Friday, May 6, 2016

                                             Volvere cappellaniam[1]
In Dei Amen Anno Domini 1599 Pontifex Sacri Clementis Divina Provvidentia pape anno eius tertium 22 die Mensis Septembriss. Costituto Johannes Iannarellus de Sermoneta filios Septimus Romano ad presens pate  et ordinatio Terrae Sermonetae sedente in undici ligni in dono Dominus SaveriiJulii posta in Decarcia regionis valentis suis fines decens et penes et ingenti quinque anni et male et cum habeat disponete pro necessitationis aliquo de rebus suis et specie renunciare quod ius et ac heredis quam ipsa habeat de Jure patronatus in quidam cappella positam ecclesia Sanctae Mariae de Sermonetae in titulo Cappella di San Leonardo suos fines et ante eius non voleat  de aliis  disponete ad effectum de ea ut ad eius legittime disponete possis per ipso comparenti de legittimo curatori provideri ad jure ac Jura tantum et cura multum comprovate probitate et bonitate et sufficienti Ludovici Toscani. Si placet sua ipsum deputari simili ante deputari aliis filii placuerit ea ad modum. Successive consitutus presens me notario Jus Johannes Jannarello de Sermoneta cum presentia et licentia et consensu Ludovici Toscani eius curatoris ac cum licenti aprente ac consensu Laure Jannerello sue ma tris ac magnificus anteponi Ferrantis Jacobi Cancellatus ad presens offici terrae Sermineti consanguinis jure officium ad presens in terra Sermineti non ac esistentium ipse Johannes Jannarello juravit habere alios affines, nec consanguineos Quatrassis et de Marchis retenter…
                                                    Cedere la cappella
In Nome di Dio Amen Anno del Signore 1599 Sacro Pontefice Clemente per Divina Provvidenza papa anno del suopontificato terzo giorno 22  mese di settembre. Costituito Giovanni Jannarelli di Sermoneta figlio di Settimo Romano  appare alla presenza e nell’ordine della terra di Sermoneta sedente in undici sedie in dono di Savrio Giulio posta nella Decarcia della regione valendo i suoi confini e le pene entro cinque anni e  per male  dovendo disporre per necessità di altre proprietàsue e specie deve rinunciare al giuspatronato come gli eredi della stessa cappella posta nella chiesa di Santa Maria di Sermoneta con la titolazione di Santo Leonardo i suoi limiti non voglia di latri disporre all’effetto di questa cappella come legittimamente diporre possa per lui stesso comparendo legittimamente il curatore provvedere secondo il diritto e giuramento e la cura che viene comprovata con onestà e bontà da Ludovico Toscano che approva per sé stesso ed essere deputato parimenti anche da altri figli in tale modo.
                                                              Extrema voluntate[2]
In Nome della Santissima Trinità di Maria Vergine et tutti li santi della corte celeste questo anno  mille et cinquecento novanta cinque nel pontificato di papa Clemente VIII nell’anno suo quarto Indizione ottava questo dì dieci di marzo 1595. Consta personalmente avanti a me noto, et testimonis infrascritti Tullia de Marchis de Sermoneta qui sana Dio gratia di corpo et di mente sappendo non esser cosa più della morte né cosa più incerta dell’hora di essa et apparecchiasse come conviene ad ogni fidel, cristiano fa questo suo  ultimo testamento acciò nella sua morte non caschi alcuna controversia sopra le soe robbe et per esser l’anima molto più degna del corpo et ad essa bisogna principalmente provvedere testa et dispone nel modo infrascritto. In primis raccomanda all’innipotente Dio et al suo figliolo Gesù il quale recuperato del suo pretiosissimo sangue et li chiede perdono di tutti li suoi peccati commessi dall’era che nacque fino al passo della sua morte dice et si pretesta voler morire quando Sua Maestà piacerà volentieri con tutti li Sacramnenti della Santa Chiesa come fedel cristiana et dice che crede et tiene essa Santa Madre Chiesa Cattolica Romana et nella fede di essa voler vivere etmorire et caso di qualche malattia per qual si voglia accidente avesse à perdere il senso et sua ragione ò che venesse a ricevere nella parte intellettiva fattagli ò tentazioni ò che da se istessa necesserà in tutti li modi di protesta di non essere di sua intenzione di cui mai dalla fede cattolica Romana mai venire ad alcuna eresia ne biastema di sua propria volontà, de più se in qualche modo subitamente Dio per sua pietà la libiri venesse in lacun modo a perder la parola de mo se protesta voler l’assolutione di tutti li peccati delli quali se ne pente et incerta all’hora ad accenni potesse mostrar cenno di contrizione questo scritto ne sia per segno et testimonio se sia possibile et domanda se depinga la Santissima Madonna con lo figlio in braccio et San Marco Evangelista et si spenda quanto costa purché non possa venticinque scudi. In più vole et comanda che Stephano de Marchis sia cappellano di detto jus et di tutte queste cose se ne habbia a fare un juspatronato et se debba concedere alli più prossimi di casa de Marchis et anche che li detti più prossimi habbino autorità di presentare cappellano il quale debba essere sempre dello più dotto et idoneo di casa de Marchis et quando non ci ne fusse niuno di lor parentato debbiano legare uno idoneo a loro arbitrio et per ora essa testatrice elegge et vole che sia cappellano di detto altare et juspatronato da farsi il detto prete Stephano de Marchis suo nepote… 
                                                   In Domo Stephani de Marchis[3]
Palazzina nel Borgo. Portavisi strada quando si entra di due fusti di tavole così grossi foderati con sue cornici centinate con intagli con due sportelli in detti fusti che si aprono e serrono con due maniglie lavorate di ferro e battitore e catenaccio piano al di dentro con suoi occhietti simili stanghetta di ferro, quattro paletti di ferro grossi per parte, cioè uno in terra e l’altro in aria, androne a volta con suoi muri incalcinati, e pavimento di selciata in detto androne, vi è una porta scorniciata di due fusti con suoi mangani e bandette catenaccio piano, ochietti simili, serrature chiave con paletto al muro. Segue una stanza terranea avvolta con muri incolati bianchi e pavimento di mattoni a una finestra a due fusti di legno scorniciati, con suoi gongoni e, bondelle e suo paletto al muro di ferro con ferrata al di fuori lavorata a occhi tondi e nodi, in detta stanza una scaletta di materiale che porta sopra un ripiano in guisa di dormire. Altra porta in detto androne di correscente, simile suddetta con simili ferramenti serratura e chiave e paletto di ferro. Stanza simile terranea a volta con muri bianchi incollati pavimento di mattoni con finestra a due fusti di legno scorniciati, bandelle e gongoli e paletto di ferro al muro con telaro con due sportelli di legno, la metà dei quali oscuri con specchi di tavole e l’altra metà di vetri conservati e con lamino di conci di pietra. Nel cortile. Il pavimento di selciato con pozzo con suoi conci di pietra, e con spranghe di ferro impiombate con uno balcone di conci di travertino per tirar acqua con umino di ferro da prsi la girarla, detto pozzo com muri incollati, ed acqua in esso, una bozza di pietra al muro per buttare l’acqua, una vaschetta al muro nel cantone  per buttare l’acqua di muri incollati che resta sotto la scala dell’appartamento nobile, una terrata liscia con conci di pietra a pinaterreno, una porta di pietra, porta di legno con due fusti con gorgoni e bandette, catenaccio piatto ad occhietti simili serratura a chiave. Dentro una stanza con mattoni nel pavimento fatto a solaro con lamino di conci di pietra, con finestra con fusti di  legno, gongoli bandette, paletto di ferro al muro e suo telaro con quattro sportelli di vetri non mancanti. Dentro di detta stanza  altra porta simile alla descritta, senza serratura, muri di detta stanza incollati bianchi. Scala cordonata di selci e pietre lavorate, che porta di sotto ad altre stanze cioè alla dispensa, cortine, stalle, giardinetto, in mezzo di detta scala  una finestra in lato con ferrata una strada  lavorata e con occhietti tondi e nodi in fine di detta scala portava un fusto gongoli e bandette serrature e chiave con crociata di legno sopra. Porta della grotta, di due fusti a cancello con bandette, gongoli, serratura e chiave, detta composta di un sol cavo e nicchia in ottimo stato. Cantina con porta di legno con due fusti con catenaccio piatto e occhietti simili, bandette, serratura e chiave, detta cantimano con muri incollati, pavimento d’astrico con finestra in alto che corrisponde in strada con  ferrata ornata, lavorata a occhi tondi e nodi con due posti di legno longhi, ed uno corto, in detta cambino una ferrata e una ramata, che corrisponde alla dispensa. Stalla tutta a volta con muri incollati con selciato nel pavimento, con troghi di legno senza tavole sotto per lungo di detta stalla in cattivo stato con dodici conganelli di ferro attaccate nei travi di detta mangiatora et altre tre al muro, una vasca in detta stalla accanto alla sponda del pozzo con suoi conci di pietra per lavare li panni porta in detta stanza che à altra dispensa di un fusto con mangani, bandette, serratura, chiave, Detta dispensa a volta con muri bianchi incollati con astrico nel pavimento con quindici gongone che nella volta di ferro e ventidue modelli di legno nei muri cancellata di legno in detta dispensa con porta di un fusto, gongoli, bandette e catenaccio tondo, occhietti, portatore, serratura e chiave che forma un’altra dispensa ad uso di oglio. Un pozzetto in terra per scolo di oglio, pavimento di mattoni muri bianchi incollati soffitto simile al disopra descritto, una finestra a due e due fusti di legno con gorgonie  bandetet, paletto di ferro al muro con telaro di quattro sportelli, due di vetri non mancanti e l’altri due con specchi di legno, una nicchia con luogo comune al muro col suo sportello di legno, una nicchia col luogo comune al muro col suo sportello di legno, suoi gorgoni e bandette. Altra stanza con un sol fusto senza serratura e chiave con paletto al muro  al di dentro di ferro con muri rotondi  bianchi incollati ove c’èuna scala alumaca di legno in ottimo stato per mezzo della quale si và nell’appartamento nobile superiore. Appiè di detta scala alumaca una finestra o suo fusto o suo telaro di legno, con un sol sportello di vetri non mancanti e sua naticchia. Riuscendo al cortile sudetto scala grande di muro a volta con ventitre scalini di pietra con parapetto di muro e suoi modelli in numero di undici per uso di tener vasi. Porta fuori della scal di due fusti foderati con cornici e maniglia di ottone gorgoni, bandette, serratura e chiave, con stanghetta e paletto di ferro al muro di dentro per forza di detta porta. Entrandosi in detta sala, pavimento di mattoni muri bianchi incollati con fregio di varie pitture, solaro  tutto foderato e scorniciato con sfondi quadrati tutto ripiano con vari piori, camino grande di conci a architrave di pietra, scorniciato con cappa di muro dipinta con varie pitture e due finestre con suoi fusti di legno foderati, e scorniciati con suoi telari con quattro sportelli di vetri, due piccoli e due grandi con specchi di legno alti grandi e detti vetri intieri e non mancanti loggia al di fuori sopra ad uno degli intagliati di pietra, il di cui pavimento è di una sol pietra con ferri intorno uno sfiorato e tre pozzi di metallo fermi nei ferri. Porta che va dalla prima camera di due fusti foderati, e scorniciati come gongoli in caso di rottura di vasi, finestra con due fusti di legno con suoi mangani e bandette con paletto di ferro al muro e ferrato di ferro e di fuori. Riuscendo  in detta stalla, un palchetto di tavole sopra due colonne di legno per uso di dormire con parapetto intorno di tavole, finestra in detta stalla con due fusti di legno gongoli e bandette con paletto di ferro al muro, e ferrata di ferro al di fuori. Porta che va al giardinetto di un sol fusto, gargani, e bollette, paletto di ferro al muro con catenaccio tondo con occhietti al di dentro. Giardinetto recinto di muri con due frammezzi similmente di muri con numero quattro alberi di melangoli forti, porta che dal detto giardino riesce alla strada detta la carbonara fatta con due fusti di legno, con sue bandette, argani serratura e chiave. Ritornando nel cortile, una stanza grande ad usi di cucina con sua porta di fusti due decorate, scorniciata, bandette gangoni e maniglia di ottone, serratura e chiave con catenaccio piano, occhietti simili con posatore, paletto di ferro al muro, sua bussola di legno  coperta con due porte una ad un fusto e l’altra due fusti con suoi mangani bandette ed ancinelli di ferro per chiudere un credenzone di tavole per uso di dispensa con uno finestrino con ro0mata e gongone, e bandette con porta ad un fusto e suoi gongoli e sua nicchia, e tre tramezzi di tavole di dentro, camino con suoi conci, e architrave di pietra scorniciato cappa di muro con sua piattina di ferraccio con il millesimo, 1697, con due muriccioli l’uno di là, e uno di qua del camino con suoi archetti, uno sciacquatolo con concio di pietrana quattro dipartimenti per uso di tenerci piatti, e pile due finestre con due fusti di legno di due pezzi con suoi gongoli, bandette epaletti di ferro al muro con telari con quattro sportelli e basi con specchi di legno e, li quattro altri con vetri non mancanti con sue nicchie, pavimento di detta stanza  di mattoni bianchi incollati, solaro con travi e travicelli e tavole di lavoro. Altra porta di un sol fusto che va ad una camera con bandette e gongoni senza serratura, bandette serratura e chiave, stanchezza al muro di ferro con la maniglia di ottone, pavimento, muro, soffitto simili a quelli della sala già descritta. In detta camera latra porticina accanto alla di sopra, per la quale si va ad una credendola o telaro gongoli e bandette, catenaccio piatto con suoi occhietti simili un finestrino entro la medesima  credenza con un telaro e sportello di legno, un camino di conci di pietra scorniciati, una finestra con due fusti di legno foderati scorniciati gongoli e bandette e paletto di ferro al muro con suo fusto a quattro sportelli di vetri e sua nicchia.
Sala da Camera. Porta di due fusti foderati scorniciati con suoi gongoli, bandette, stanghetta con paletto di ferro al muro, pavimento, muri, fregio e soffitti simili a quelli già descritti, una finestra con due fusti di legno e telaro con due sportelli di vetri con paletto di ferro al muro simili in tutto alla descritta della prima camera. Terza Camera Grande. Porta di due fusti di legno foderati e scorniciati con gongoli, e bandette, paletto di ferro al muro, pavimento di mattoni muri bianchi incollati con fregio di varie pitture, e soffitto tutto foderato con cornici dipinte con vari fiorami, e sfondi quadri con putti in essi
Esterna al contesto urbano è la cappella della Madonna del Giglio, oggi limitata ai soli muri perimetrali, e proprietà privata, che trattiene qualche labile traccia di affrescatura e qualche ricordo archivistico che ne attesta il restauro; la famiglia Bucci, commissiona nel 1600, anno del Giubileo, l’intervento di ripristino che però resta ancora ignoto per la natura ed i luoghi che lo riguardarono. Comunque resta un sinottico accenno nel testo di un’epigrafe riportata da uno storico locale, Pietro Pantanelli[4], che recita: Antonius Buccius sermonetanus. Hoc cum campana construxi, et dote sacellum: fac bona dum vivis: mors inopia rapit. Lilla, qui sevis pietatis, carpo salutis Lilia; quae quisquam severit, illa metet.
                                                                                                        Alessandro Lusana



[1] Archivio di Stato di Latina, Archivio Notarile Sermoneta(da ora A.S.L. A.N. S.), atti del notaio Angelo Annibale, Busta 34/2/1500, f. 99.
[2] A.S.L., A.N.S.,  atti del notaio Angelo Annibale, Busta 36/5/1500/1600, ff.1r-4v.
[3] A.S.L., A.N.S., atti del Notaio Luca Pacifici, Busta 37/3/1700, ff. 180r-188v.
[4] P. Pantanelli, Notizie storiche della Terra di Sermoneta, Roma 1992, a cura di L.Caetani, p.494.

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