Thursday, May 5, 2016

  • A painting certainly much seen but less deciphered for stylistic character, therefore wrapped by fog of anonymity, is altarpiece with Saints Quirico e Giulitta, author is easy identifiable with Giovanni Baglione[1], although somebody identify it with only anonym Caravaggesque : the face keep by an aseptic line which unify rightly, for the woman to centre, the nose to eyebrow, follows a physiognomy model of Baglione, used for Armida and Rinaldo, at casino of Aurora Pallavicini-Rospigliosi, datable around 1614; the breasts projected of same woman follow the density of Armida, and these of Giuditta with head of Oloferne, Borghese Gallery, datable to 1608[2], with same line of nose, almost a Modigliani ante litteram, wide to physiognomic typology of Giuditta, who has and the cut of light and shade on the cheek, so translating the formal overall think used by Giovanni for the woman to centre at altarpiece of Saint Quirico e Giulitta; moreover the form of foots same woman, looks to of Rinaldo, abovementioned, and the nose of Christ at Return to Egypt, in the Monastery od Saints Apostle, remember that of woman to centre our altarpiece, so the face as much linear of two figures to bottom at a altarpiece at church of Saints Cosma and Damiano, Rome, very close to Saint Quirico and Giulitta, then and last , the physiognomy of Christ  at Adoration of Magi, which take again that of angels at superior register of altarpiece of Saints Quirico e Giulitta; the model assimilate by Giovanni is repeat constantly, but correlated by news influence. For these last emerge a stylistical reference this is a Caravaggesque and the his indirect master; in fact thae light and shade are took by Spadarino, in the same church of Saints Cosma e Damiano, whose Manichean style, for light and shade of shadow on the child Christ can suggest to Baglione a god idea for light and shade for altarpiece of San Quirico e Giulitta, the flash are suggested by Venetian culture of Caravaggio.
  • Alessandro Lusana        
  • Fra lo Spadarino e Gherardo delle Notti
  • Un’opera, magari tanto vista quanto poco decifrata nel carattere stilistico, quindi ancora avvolta fra le nebbie dell’anonimato, è la pala dell’altare maggiore della chiesa romana dei Santi Quirico e Giulitta, l’autore è facilmente identificabile in Giovanni Baglione(C.Strinati, Il Martirio dei Santi Quirico e Giulitta, in Mattia Preti. Il cavalier calabrese, Napoli 1999, p.167. Lo studioso attribuisce la pala ad un anonimo caravaggesco): la fattura fisionomica trattenuta da una linea asettica che unisce rettamente, nella donna al centro, il naso alle sopracciglia segue un modulo fisionomico del Baglione impiegato dell’Armida e Rinaldo[3], nel Casino dell’Aurora in Palazzo Pallavicini-Rospigliosi, databile al 1614; i seni aggettanti della medesima donna poi seguono sia la densità di quelli dell’Armida, sia quelli della Giuditta con la testa di Oloferne, nella Galleria Borghese, databile al 1608(M.Smith O’Neil. Giovanni Baglione, Cambridge 2002, p.215), come la medesima linearità del naso, quasi un modiglianeo ante litteram, estesa poi alla tipologia fisionomica complessiva della stessa Giuditta, che ripete anche il taglio chiaroscurale sulla gota, traducendo così l’assunto formale complessivo adottato da Giovanni nella donna al centro della pala di San Quirico e Giulitta; inoltre la conformazione dei piedi della stessa donna risente nettamente di quella del Rinaldo considerato; ed ancora il naso del Cristo nel Ritorno dall’Egitto, nel monastero dei Santi Apostoli, porta a quello della donna al centro della nostra pala; come il volto altrettanto lineare di due figure sul fondo della pala centrale di San Cosma e Damiano, poco distante da San Quirico e Giulitta, databili ai primi anni Trenta[4]; quindi, ed in ultimo, la fisionomia del Cristo dell’Adorazione dei Magi, che riprende quella degli angeli del registro superiore nella pala di San Quirico e Giulitta; il modulo figurativo assimilato in passato da Giovanni è ripetuto costamente ma correlato da nuove influenze. Per quest’ultime emerge un referente stilistico da non tralasciare, ossia un caravaggesco ed il suo indiretto maestro: nella pala di San Quirico e Giulitta i marcati tagli chiaroscurali vedono al Santo Antonio dello Spadarino, nella medesima chiesa di San Cosma e Damiano,la cui impronta manichea dell’ombra sul Cristo potrebbe aver suggerito al Baglione una buona partitanza chiaroscurale per la pala di San Quirico e per le tele della medesima chiesa; ma non manca il nucleo centrale del caravaggismo venezianeggiante del Baglione, quale il Merisi, i cui incarnati hanno suggerito, per la pala di San Quirico, il versante epidermico delle figure.
  • Alessandro Lusana
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  • Alessandro Lusana

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Figura 2.
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


                                             
                                        

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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