Thursday, December 26, 2019


George Orwell: a farm in war
The Animal farm of George Orwell is again considered a romance very fanciful about socialism Russian land and his government, but I think that is opportune consider this romance as a metaphor of second word war; in fact the first attack to farm is easily assimilable to invasion of Poland at 1939 and second attack is assimilable to second attack to Russia land by National Socialism German, we must consider that preface of this romance was written by Orwell during 1943-1944, when by now war was ended; and during red of romance we see that initial democracy of farm is changed and from Animal farm, name that the animals give to their farm, it becomes Private farm, and Napoleon, a pig, becomes leader and much orders, written on the wall of farm, more than other ideal sentences, are transgressed with impudence and with some change that is necessary to justify capital condemns and other. Then this romance tells what is ideal concept and real policy; Orwell evidently has had news around Russian land and above all, during second word war; he was also journalist; but he tell alone that he red on journal, and around military action. He self-confesses that some editor has had refused this book because then was inopportune to tell about Russian land; but we must consider that Orwell didn’t mentioned never Russian land in romance, therefore this refuse is determined, may, by an explication that Orwell has made to editors; because is very difficult to understand that this farm is Socialism Russian, then he has explained better to editor what was allusion to this farm, and the attacks against Russian then very feared. In fact date of this romance, 1944, is to end of war and by now political contest is very different, then the end of romance is very calm, except a quarrel for a playing card during a game of card; but all is ended therefore calm is comes back.
Alessandro Lusana


Friday, December 20, 2019



CHARTA NOVA

Miscellanea documentaria sermonetana


 Una rassegna certamente avvincente la trascrisse, quantunque non direttamente, il nostro amato Gelasio Caetani, che profuse un impegno rimarchevole con altrettanto encomiabile esito storico nelle sue somme opere monografiche, che descrivono anche la graduale affermazione sermonetana nel divenire cronologico della storia laziale; un contributo che amplifica l’orizzonte, certamente ancora limitato se non sinottico, sul panorama lepino e sermonetano in particolare, con cui riuscire a svolgere attente valutazioni determinate da dinamiche storiche, nell’accezione ellenica del lemma, quindi scientifiche, di un paese che, credo, debba pregnantemente suggestionare ed entusiasmare ma anche, dopo la repentina impressione emotiva, essere conosciuto nel suo avvenimento fenomenologico, ossia nella sua specifica cronologia, e quindi nella sua  mera sussistenza materiale e, soprattutto, morale; ossia la sua natura prettamente umana e sociale, con le sue vicende più o meno lodevoli, che sono pur sempre frutto di un contesto che deve essere conosciuto e non solo giudicato per suggestive speculazioni, solitamente parallele a opinioni alquanto superficiali e fugaci; quindi senza addentrarci in considerazioni di mera storia sociale, cerchiamo di esporre una breve rassegna documentaria inedita che possa contribuire efficacemente, ovvero no, comunque l’ardua sentenza ai posteri, alla conoscenza emergente da un livello che certamente, e giustamente, non viene mai considerato, quale quello di vicende episodiche che possono però fornire materiali assai diversificati atti a interessi molteplici quanto, forse, troppo specifici della storiografia.

Da Usbergo a Corte signorile

Il castello Caetani esalta le virtù militari quanto quelle architettoniche di Sermoneta risaltandone e, infine, risultandone come il referente turistico primario, sempre considerando che lo stesso Castello resta il luogo più imponente ma non certamente totalizzante dell’intero paese; quindi una panoramica che attesta una fase, oramai più prettemente estetica che meramente bellica, dello stesso Castello, è data da qualche inventario dove, oltre le presenze armigere ed offensive, atte, ma con ritardo, alla difesa, date le nuove tecniche belliche che avevano oramai modificato l’assetto polemico europeo, emergono, e con risoluta presenza, anche apparati estetici che certamente apportavano supporti esornativi da considerare, per comprendere come un criterio difensivo potesse essere, sebbene non compiutamente, adeguato a fiere esibizioni estetiche ingiunte per celebrare e solennizzare, quanto sancire, il decoro di una prestigiosa famiglia che, oltre la florida genealogia, poteva anche aderire a nuove preferenze sia estetiche che politiche, quindi, perseverare nella celebrazione con un apporto aulico di riguardo; per cui terminato il prestigio bellico comincia quello della pura e pacifica natura decorativa; tempora currunt.
In Dei nomine Amen. Sermoneta questo di 4 Marzo 1760. Inventario , o sia descrizione si fa dall’Illustrissimo Signor Saverio Pitij Ministro dell’Illustrissimo et Eccellentissimo Signor Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta Padrone de suoi ordini et Comisione di tutte singole Robba esistenti nell’Armeria Batteria  Appartamento Nobile et altre stanze della Fortezza  di Sermoneta all’Eccellentissima Casa Caetani spettante, et per esse a Sua Signoria felicemente Regnante, da me infrascritto Notaro Pubblico et sottoscritto Onorevole Commissione del medesimo Signor Pitij a secondo de veneratissimi comandi dell’Eccellentissimo Signore al medesimo diretti et sono questi. Primieramente nel Corpo di Guardia nel primo ingresso tre fucili di tutta casa ad uso de soldati a man dritta un Armario a sei ordini di legno. Altr’Armario aveva una marca di legno a dieci ordini con quattro brandistocchi dico Picche, e un brandistocco proseguendo= Due cannoniere con due pezzi da caricare a sacchetti coll’Arme della Eccellentissima Casa Caetani. Sopra il medesimo corpo di guardia due petriere, canne di bronzo, e codacchia di ferro, sette moschetti a cavalletto. Nel secondo Ponte a primo ingresso= altri due  pezzi di bronzo coll’arme sudetta e due casse ferrate. A primo ingresso per andare all’armeria una stanza con cancello di legno ad uso di ferraria. Un soffietto a mantice con la sua fucina. Un incutina col suo piedistallo. Altra di fori a prim’entrata fatta colonnetta. Un cannoncino di bronzo sopra la porta. Nella stanza sopra all’ultimo piano per entrar all’armeria a mano dritta ad uso di bottega d’armarolo un bancone con sua morza, incutinetta un (lacuna nel testo)…di legno a tre piedi per uso dell’armarolo-una sedia d’appoggio sguarnita di legno molto vecchia. Altro bancone fissato nel muro con spranghe di ferro. Nella prima stanza dell’armeria= Nove armarij di legno con centotrentasette moschetti a miccio=Altro consimile con tredici labarde di diverse sorte, e lavori. Un bancone di legno attacco alla muraglia dirimpetto alla finestra=Una p(illeggibile)… di legno con suo ferro. Un legno di moschetto da incassare. Nella seconda stanza a mano manca guarnita d’intorno intieramente di armeri fissati nel muro- Numero duecento e cinque moschetti a miccio 205. Altri sei armari di legno in aria con altri cento e nove moschetti a miccio come sopra. Nella prima cassetta di legno a prim’entrata a man sinistra lunga senza coperchio quarantaquattro granate di bronzo liscie con altre tre di ferro. Altra cassetta consimile trentadue granate liscie ed altre sette fatte a punta di triangolo e due mortari di bronzo. Otto ordigni da montar cannoni e due piedistalli di ferro da porre li mortari. Sei cassette con quantità di palle di piombo da fucile=Altre due con palle a quadrello di ferro, et altre cinque con palle di pietra. Nel Salone dell’Armeria -nel primo traverso Piazza d’Arme vi sono appese cinquantasette fiaschette di legno da polvere in sei filze. Nel secondo trentanove zeppi con fiaschetti circa(illeggibile)…e nove zeppi con bandoliere. Nel terzo zeppi ventiquattro con fiaschetti circa. Nel quarto diciassette fassi di fiaschetta vedi sopra. Nel quinto fassi ventitre fiaschetti vedi sopra. Nel sesto vi saranno descritti tutti. Nel settimo li fassi delli micci che sono. Nell’ottavo attaccati alle zeppi in detti travi, Quattro armari di legno attaccati alle muraglie. Il primo a mano dritta -Diciassette picche con loro aste lunghe. Uno stendardo di tela, con francie con due pomi indorati fatto in tempo del primo passaggio delle truppe estere con due balestre diverse a piè del detto armario due morze di ferro -un fascio di regoletti. Nel secondo armario altre dieci picche con aste=20 aste lunghe e corte senza picche, et altri fragmenti d’asta per terra con picche. Nel quarto trentasei fra alabarde, picche sargentini, e di diverse maniere con loro aste. Sotto detto armario con altre divere smontate una dell’istessa forma come sopra ventiquattro moschetti a cavalletto montati. E più due altri moschetti a cavalletto come sopra. Novantatre fassi di miccio tra grandi e piccoli. Altra balestra con suo bilancione di ferro seperatemente altra balestra vicino al detto bilancione. Una tagliola di ferro da prender lupi col suo carcano di ferro. Quattrocento forchette con suoi bastoni per moschetti a miccio=Un soffietto con la sua fucinetta=Una pietra(illegibile)…  tinello col suo ferro. Altra stanza contigua con sedici armari attacchi al muro. Duecentotrentasette fucili dico con moschetto a miccio=Nove simili a terra. Nell’altra stanza contigua centoquarantatre busti di ferro e cento e dieci canne tre moschetti a miccio, e da munizione smontate e sciolte e settantotto smozzoni dell’istesse canne. Nella stanza dell’armi nobili= Nel primo credenzone-Quattro busti, cioè due forniti dorati e due con vernice nera guarniti di velluto turchino=Una guarnizione di sella con guarnizione simile di testa da cavallo. Due timpani turcheschi=Uno scudo dorato et ornamento di granzia di seta. Un taschino di corame rosso ricamato -con due pallottoliere da far palle=Due elmi sciolti. Nel secondo credenzone tre busti parimenti d’acciaro dorati=Tre scudi due grandi, uno de quali guarnito di francia, et un piccolo fatto a cappello con sfogliami dorati. Una guarnizione da seta -Un elmo sciolto -Un bracciale -cinque guanti -Due gambali -e più un altro elmo=Un concetto con suo fodero=Un bastone intersato di avorio con suo verdico e pomo consimile. Nel terzo credendone ventitre pezzi d’arme incassati in diversi modi con fucili a riota. Macchina francese a miccio, alla romana. Due de quali con due fucili. Un spingardone a cavalletto alla romana. Altro parimenti con fucile consimile. Altro alla turchesca intarsiata da avorio con fucile a ruota e canna(illeggibile)…Altro archibugio di canna grossa ordinaria canna ottangolata senza fucile. Nel quarto credenzone ventuno pezzi darme incastati ad uso cherubine con fucili a ruota, otto con due fucili, uno con due canne(illeggibile)…sette alla turchesche, cioè tre intersiate di avorio altri tre di legno interzati e guarniti con diversi lavori, et uno col fucile alla francese un bastone curto di legno nero col suo mascaroncino.
A dì 5 detto. Proseguendo il sudetto inventario come sopra. Nel quinto credenzone ventidue pistoni tre con fucili a ruota
-tredici con fucili alla romana. Due alla spagnola et tre alla catalana nell’armario. Altri sette con fucili a ruota alli lati del detto armario dua labarde un sargentina. Nel sesto credenzone nell’armario -fatto a due ordini dodici pistoni con fucili alla spagnola con casse di noce et uno alla romana, e due pistoncini uno con fucile alla romana, et un altro(illeggibile)…et un'altra pistola sciolta a martellina. Dentro una cassetta senza coperchio. Due pistole pariglia con canna grossa con fucile alla catalana. Due pistole senza fucili. Un scorpione a lancia ad uso balestrino. Sei mozzatati con fucili a ruota=altri tre curti con fucili alla spagnola e due cannuccie di pistole curte -un'altra pistoletta curta alla turchesca da olio -Altra pistoletta curta alla turchesca da olio -Altra pistoletta con fucile alla spagnola e due spade con impugnatura d’argento e guardia d’acciaro. Altra spada con guardia d’acciaro intagliata fatta a conocchia. Un bastone di comando di legno con fiocco -Un martellino di ferro con manico lungo di legno. Un scettro di legno, foderato di rame indorato. Nel settimo credenzone -Nell’Armaria
-Ventuno archibugi -Tre fucili a miccio nove con fucili alla romana=Due a martellina un altro con fucile a ruota tre alla catalana e tre alla francese. Un archibugio con canna grossa guarnizione di acciaro senza fucile=Una cherubina con fucile alla catalana intagliato con treccia di corame. Altra cherubina incassata di noce liscia con fucile alla romana. Altra parimenti con cassa liscia alla turchesca con fucile a ruota boccaglio d’ottone=Altra cherubina altra cassa di noce fiammettata d’acciaro con fucile a martellina e fiocco di seta rosso e veste di panno rosso sciolti. Credenzone(illeggibile)…Una cassettina di legno senza coperchio dentro quindici pallottoliere di bronzo calibro piccolo. Nell’ottavo credenzone -un armario a due ordini=quaranta pistole lunghe di cavalleria. Ventisei tutte di cassa bianca uniformi con fucili a ruota, e tre altre diverse una  fiammettata d’acciaro un'altra liscia con fucili uno a ruota et l’altro a martellina. Altri due con impugnatura tonda con fucile a ruota compagne liscie, sette con fucili alla romana con casse liscie. Nel nono crdenzone=Nell’armario quarantadue pistole da cavalleria tutte con fucile a ruota uniformi. Nel decimo credenzone -Un armario con nove cherubine con fucili a ruota e una alla spagnola, una alla romana et cinque alla spagnola -Due pistole con fucile a ruota curte altra lunga con fucile a ruota -Un archibugio senza fucile a ruota -Un altro con canna minuta quadra con fucile a ruota -Diciotto pallottoliere di bronzo fra grosse e piccole e quattro di ferro -Con due fondi di pistola -Un altro archibugio senza fucile. Nell’undicesimo credenzone -Un armario con otto spade -quattro con fodero, e quattro senza fodero. Sei sciabole senza foderi e pochi foderi rotti -tredici lame di spada sciolte -Due fioretti da scherma sguarniti e due altri solamente in lana. Nel duodecimo credenzone armario con ventuno cherubine, diciannove con fucili a ruota, uno a miccio et l’altro alla romana -e quindici a ruota. Nel decimo quarto credenzone trentasette fra sciabole e spade tutte senza fodero lunghe et curte di diverse di diverse guardie con cherubine con fucili a ruota vecchie con tiniri -Diciotto pugnali di diverse specie una cassetta con quindici focili vecchi versi a ruota alla romana, e cinquantasette chiavi per li fucili a ruota. El decimo quinto credenzone quattro cherubine con fucile alla spagnola=altre tre cherubine con fucile alla catalana altre due con fucile a ruota, una  de quali con due cani. Altre due senza due senza fucile, altre due cherubine con fucili alla turchesca impellicciate d’avolio=Due spade una delle quali lunga con sua e l’altra piccola con manico cristallo del Monta due pistoni uno con bocca a tromba fucile alla spagnola fiammettato di ottone altro parimenti, d’ottone con fucile alla catalana, Una cartella fodero tegrino, manico tortoglione e mascaroncino puntale et d’argento -Un archibugio senza fucile liscio ordinario-Un verduco a pie di gallo con la sua asta -E più cherubino con fucili a ruota et un archibugio senza fucile. Nel decimo sesto credenzone, Un armario -Ventuno cherubine -Dicotto de quali con fucili a ruota, ma sei sono a due cani e due con fucile alla romana et una a miccio -Una cherubina alla turchesca con fucile a ruota con cassa di noce scannellata e canna intagliata con due figure d’acciaro dorate. Altre due cherubine ordinarie con fucile a ruota. Cinque cherubine senza fucili senza cassa vecchie. Due casse senza canne con li soli fucili. Nel decimo ottavo et ultimo credenzone nell’armario quattordici cherubine con fucili a ruota con casse liscie -Altra cherubina senza fucile -altra cherubina senza fucile -Quattro spacchetta pure di ferro. Nell’appartamento di Piano detto del Cardinale. Nel Salone del medesimo. Sette cannoncini smontati tre coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani, e quattro coll’Arme di Casa et Conti. Nella stanza contigua a man dritta una cornice grande per facciata senza figure. Nella batteria a primo ingresso tre rote di cassa di cannoni smontate sciolte. Nella seconda cannoniera un cannoncino coll’Arme dell’Eccellentissima Casa e Pignatelli con cassa senza rote. Nella terza altro consimile con la medesima Arme con cassa e ruote. Nella quinta consimile con arme cassa e ruote. Nella sesta mezza colombrina quadra coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani con sua cassa e ruote ferrate. Nella settima un cannoncino scannellato con cassa e ruote ferrate et Arme dell’Eccellentissima Casa. Nella nona un altro mezzo sagro coll’Arme della Casa Orsini parimenti con sua cassa e ruote ferrate. Altro cannone tirato dentro la batteria detto Sagro coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani con sua cassa e ruota ferrate. Nella decima altro mezzo Sagro coll’Arme sudetta con cassa et ruote ferrate. Nell’undicesimo altro mezzo Sagro coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani con cassa e ruote ferrate. Nella duodecima un altro cannoncino coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Pignatelli in terra senza verun fornimento. Nella decima terza nelle cannoniere del corridore scoperto. Altro cannoncino consimile in terra  senza cassa e ruote coll’Arme sudetta. Nella decima quarta un cannone scannellato coll’Arme dell’Eccellentissima casa con cassa ferrata e ruote senza ferri. Nella decima quinta-Altro cannoncino coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Pignatelli con cassa e ruote ferrate. Dalla decima quinta fin alla cannoniere -Ventitre, un cannoncino quadro coll’Arme dell’Eccellentissima Casa come sopra e sola cassa ferrata senza ruote. Nella vigesima quarta altro cannoncino consimile coll’arme come sopra e  sola cassa ferrata senza ruote. Nella stanza detta Santa Barbara fila di palle di diversi calibri di ferro -Tre file di palle di pietra di diversi calibri come sopra -Nove pani di solfi intieri, e due mezzi spazzoni -Due barili e mezzo barile per uso di polvere senza fondo in una parte. Un cavalletto di legno. Due ruote di cannoni rote-Due crivelli da polvere-Un servitore per li cannoni. Due stanga da leva. Tredici cocchiare da polvere per caricare con le loro aste e quattro sciolte quattro cacciapeli con suo battiballe. Un baullo con undeci palle di pietra da colombrina. Una finestrina piena di ferri per casse e rote per cannoni -Un porta miccio e otto mortari di ferro. Nella guardiola di casa Matta una campanella per la sentinella. Avanti il quartiere delli soldati di guardia. Un cannone detto Sagro in terra coll’Arme dell’Eccellentissima Casa  senza cassa e senza ruote. In detto quartiere sopra il ponte un altra campanella per la sentinella. Nel maschietto a primo ingresso. Nella prima cannoniera un cannoncino coll’Arme di Pignatelli e Orsini con cassa rotta. Nella seconda altra cannoncino senz’arme in terra. Nella terza niente. Nella quarta altro cannoncino quadro senza arme in terra. Nella quinta altro cannoncino coll’Arme Orsini e Pignatelli in terra. Nella sesta altro cannoncino coll’Arme sudetta Pignatelli et Orsini. Nella settima altro cannoncino quadro in terra coll’Arme della  Eccellentissima Casa Caetani. Un campanello corrispondente alla sentinella del corpo di guardia. Nel Salone dell’appartamento nobile. Un tavolino vecchio, e cinque sedie a braccio di legno lacere. Nella prima stanza. Una credenzina per uso di bicchieri sotto della medesima un'altra credenza sopra dimessa due putti senza braccia, una statua di Sant’Onofrio di legno, un altra statua dorata con rappresentante Maggio et un quadretto con suo piedistallo intagliato a due faccie rappresentante la Santa Annunziata, di coda una parte l’angelo che tiene la mano in testa e due immagini, et dall’altra. Un quadro mezzano con cornice di legno rappresentante la Madonna Santissima. Altro senza cornice coll’immagine di San Gaetano, altro grande con cornice di legno rappresentante un Pontefice. Altro con cornice di legno mezzano rappresentante San Pietro d’Alcantara. Altro con cornice e cristallo davanti con reliquie et dentro, et in mezzo l’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani et altro senza cornice rappresentante una Dama. Otto quadri piccoli con cornicette et diverse figure. Un quadro grande senza cornice, rappresentante Santa Maria celeste et Costanza Caetani. Un quadretto piccolo con cornice rappresentante San Rocco. Un quadro con cornice dorata semi grande che rappresenta Santa Teresa. Due reliquiari ornati vecchi a filigrana, un quadretto con cornice nera in rame col Volto del Santo. Un quadretto con cornice ottangolata rappresentante Sant’Antonio. Altro quadro grande con cornice dorata rappresentante la Madonna Santissima del Rosario, San Domenico et Santa Chiara, un quadretto in rame rappresentante una Santa Vergine Regina. Altro con cornicetta nera. Altro semi grande con cornice di legno rappresentante un Crocefisso in mezzo alla Madonna e alla Madalena lavorato a ricamo Altro quadretto piccolo quatro cornice nera rappresentante la Madonna della Stella col suo attaccaglio di sopra intagliato. Altro quadretto in tavola cornice nera cortonato in oro rappresentante con diverse figure. Altro di avorio con cornice nera rappresentante Israele ove dice Suscepit Israele Puerum Suum. Altro quatretto con cornice nera rappresentante la testa di San Giovanni Battista. Altro quatretto in tavola con cornice nera fondo dorato rappresentante due figue(illeggibile)…Pietra con cornice nera rappresentante sant’Agata. Altro piccolo bislungo rappresentante San Nicola da Bari. Altro quadro in rame cornice nera rappresentante San Girolamo. Altro quadro semi grande con cornice dorata rappresentante il Volto Santo. Una croce col suo Crocefisso spirante. Sette carte rappresentante sette piazze. Un quadro senza cornice rappresentante la Madonna Santissima col suo bambino. Alto quadro piccolo senza cornice rappresentante la Madonna. Un altro quadro bislungo rappresentante Bonifacio Ottavo. Un tavolino ordinario con sopra un serigjetto con dodici secretini et piedistalli dorati. Altro tavolino impellicciato di ebano con suoi piedi torniti sopra del quale un Crocefisso in basso rilievo, rappresentante Gesù Cristo che si pone in Croce, di marmo. Altro Crocefisso parimenti di marmo col suo piedistallo con l’intorno il piedistallo coll’Arme dell’Eccellentissima casa di Marmo. Un bauletto a punto di Spagna. A dì sei detto. Proseguendo l’inventario come sopra. Nella stanza contigua per uso di cocina. Un quadro bislungo con cornice intagliata rappresentante. Altro quadro con cornice vecchia e stampato. Un altro senza cornice con fiori. Un arme di cocina o vaso di rame con quattro piedi di ferro con sue canizze, e coperchio. Un paro di capofochi di ferro e catena  di ferro con quattro pomi due spiedi grandi da fuoco. Altro spiedo piccolo. Nell’altra stanza contigua una tavola grande lunga di noce  una cassa piana vecchia. Una canula intagliata con figure Stemma di Casa Colonna indorata. Altra canula più piccola e più vecchia. Un baullo con sudetto, quadro intagliato. Un baullo piano vecchio ma questo nella stanza contigua due cassoni lisci piani per uso di farina. Due para di capofochi. Una navicella di ferro. Un paro di molette. Un tira brage. Una paletta una forcina tutto con pomi dì ottone. Quattro colonne  di ferro da letto con sue bandinelle di corame, con suo ferro sopra la porta. All’altra stanza contigua. Un credenzone con due sportelli di sotto con dieci tiratori. Un bavullo coperto di corame vecchio sbrancato di ferro. Due banchi di ferro. Un torciere di ferro e un focone di quattro piedi di ferro lungo. Nell’anticamera contigua al Salone dell’appartamento nobile. Un scrignetto con diverse figure intagliate di noce, con suoi tiratorini dentro, mandandovene una frangia a color paonazzo sbiadito. Nell’altra stanza contigua. Un scrigno impellicciato di ebano, e residui di balaustre da avorio con sua maniglie di ferro, e diversi tiratorini e serratini. Un tavolino ordinario con gambe di ferro di noce. Nell’altra contigua. Un quadro lungo rappresentante un bosco e fontana e donne a lavare, et animali con cornice dorata nell’angoli. Altro quadro più piccolo rappresentante due satiri; et altre figure cornice nera con gli angeli doratia spicolo. Altro quadro cornice nera a spicoli dorati boscarecci con alcune figurine. Due altri consimili parimenti boscarecci. Nella cappelletta. Altare con suo Paliotto di tela dipinta turchina con una croce di Malta con sua scalinata, quattro statuette di legno rappresentanti San Matteo, San Lorenzo, Sant’Andrea e la Madonna Santissima con sue canti Gloria e libretto di corame lavorato, et in principio. Quadro grande con cornice verde spicolata d’oro, rappresentante la Santissima Annunziata. Altro più piccolo con cornice liscia, rappresentante l’Ecce Homo, con sua tela turchina sopra l’altare, e piastrella di legno. Una nicchia di noce con sue colonne a tartaglione capitelli indorati con dentro una statua di marmo bianco fino rappresentante Santa Rosa. Nella stanza contigua. Due banchi di ferro di letto con quattro tavole grandi, due matarazzi, due portiere di seta e bombace verdi e gialla. Due quadretti uno con cornice negra piccola liscia col suo vetro rappresentante San Francesco d’Assisi, l’altro fatto di nocetta rappresentante la Madonna Santissima. Un comodo e servitore di bicchieri(illeggibile)…Nella camera contigua. Otto seggi d’appoggio di vacchetta rossa con trine turchine con suoi pomi indorati. Nella dispensa. Tredici vettine da oglio vote grandi di Creta. Nella stanza contigua alla Dispensa sudetta. Un capo foco di ferro con due pomi di spiedi, quattro bauli vecchi sfogiati, due casse piene vecchie, due girelloni di ferro per tirar su li cannoni, un bilancione da peso di ferro. Un altra bilancia più piccola, un girella grande di legno con stanche di ferro. Un ferro di verrocchio di pozzo per turar l’acqua, sette ferri da cassa di cannoni, Sei cerchi da barilli da cannoni, sei altri grandi da secchi, un merchetto dell’Eccellentissima Casa, una lettica inservibile, altri ferri vecchi di(illeggibile)…Un altro martello di ferro da orologio. Un catenaccio grosso due occhietti di ferro, quattro colonnette rosse di legno da letto liscie, con altri pochi ferracci vecchi di niun valore. Nella Cappella di Santa Barbara. Suo altare col quadro rappresentante Santa Barbara, con suoi scalini. Sei candelieri con Croce, quattro vasi inargentati di legno, e quattro rami di fiori, altri quattro candelieri d’ottone con sue carte, gloria e lavabo et in principio, con simili altri candelieri di legno, altri due candelieri d’ottone con sua Croce parimenti, due tovaglie d’altare con suo merletto, un legio d’altare, un paliotto di corame fiorata coll’Arme dell’Eccellentissima Casa. Nelle due nicchie due statue con piedistalli di marmo una rappresentante il Martirio di Sant’Andrea, l’altra rappresentante(illeggibile)…coll’Arme dell’Eccellentissima Casa, e più due banchi, un inginocchiatore et un confessionale. Nella sagrestia. Un calice d’ottone indorato con sua patena borza, velo e palla, una pianeta di tutti colori con trine gialle. Il camiso di cortina  liscio, con angoli, e messale di corame. Una cassa piana di legno. Un inginocchiatore. Due tovaglie bone, et una sotto tovaglia. Campana per messa e un(lacuna nel testo)…Una credenza con corame vecchi sopra. Due depositi con li suoi cristalli(illeggibile)…e colonnette. Un libro coperto di carta pecora-L’Azzienda di Sermoneta dell’anno 1693. …Due banchi di ferro con sue colonne di ferro.
Inoltre…
In primis  avanti il Corpo di guardia, di detta fortezza chiamato la Cittadella, un largo con sei arbori d’olmi, e due celsi, et una stanziala. Item attaccato al detto largo un giardino circondato da muraglia con arbori di melangoli, con due pozzi, et alcuni arbori di granati. Item il Corpo di Guardia con il suo Ponte levatore attaccato con due catene di ferro, e dentro a detto corpo di guardia quattro cherubine a ruota con due forcine, e quattro bandoliere con tre alabarde con li suoi rotelli, e sopra al detto Corpo di Guardia, una maiana tutta di metallo con il manico di ferro, con il segno di un C. un L. et una Croce, e due altre, moiane di metallo con la cassa , dove va il martello di ferro con l’impronta di San Marco. Item ventidue mortaretti di ferro e tre simili crepati, e tre altri da moiane in tutte numero ventotto. Item un altro Ponte levatore attaccato con due catene di ferro con la sua serratura, et avanti detto Ponte dodici pietrere di metallo, sei lavorate con l’impronte sopra di un Aquila, Imperiale, e sei altre liscie coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetana di sopra con le sue casse. Item attaccata al detto Ponte la Chiesa di santa barbara con il suo quadro, et in un altra stanza dentro una Capra di legno per mettere a cavallo li pezzi con palle di ferro tra grandi e piccoli numero mille quattrocento ventidue. Item una campana di piccolo metallo per la detta Chiesa. Item un altra stanza, cioè la Cappella. In primis il quadro della Santissima Annunziata con cornice indorata, e suo velo di seta, Item un Crocefisso di legno, sei Candelieri con sua Croce, Tre reliquiari indorati, quattro statue piccole indorate a mezzo busto, e due altri simili parimenti, due(lacuna nel testo)…piccoli indorati. Sei vasetti indorati una statua piccola di legno della Madonna del Rosario, quattro statua, tre grandi, ed una piccola di marmo, tre delle quali coll’Arme dell’Eccellentissima Casa, due altre statue di legno piccole, una statua di Santa Rosalia di marmo con sua nicchia di noce foderata di taffetano rosso, trentasei quadretti di diverse imagini tra grandi, e piccoli con cornice senza, nove quadri un po’ più grandi, due de quali con cornice indorata, sei perni di vetro, un quadretto di marmo con il suo piedistallo, con torciero di legno inargentato attaccato al muro, un paliotto d’altare a due faccie, una di Co(lacuna nel testo)…rosso, e l’altro paonazzo. Una pianeta di raso rosso con la fodera gialla, un altro paliotto di altare di raso rosso con l’Arme dell’Eccellentissima Casa, un altra pianeta bianca di camelotto, un'altra paneta di capra rossa, un altro paliotto di velluto nero frissato d’oro, un cuscino rosso di seta, un altro paliotto di seta vecchio, un camoscio con sette borze da calice di diversi colori, due delle quali ricamate, un calice di argento con sua patena, due cerei grossi, uno de quali con l’Arme…

Doni bellici
Ma tempora de pacis deficiant, ossia la guerra durante il pontificato clementino era in vigore ed era una ferale necessità, che ancora assecondava le nette preferenze politiche, ed umane, del tempo, quindi il para bellum di romana memoria non tralasciava ancora il posto ad una sana intesa verbale, a cui, forse, sarebbe anche seguito l’atto bellico, ma che probabilmente sarebbe stato anche preterito, limitando così i danni; comunque all’epoca l’attenzione imperava, anche perché le scelte politiche e territoriali, inerenti pur sempre alla dinamica politica, erano soggettivamente assunte da chi signoreggiava e non era certamente materia di scelta ovvero partecipazione democratica, nell’accezione greca del termine, ossia un’opzione che doveva provenire dalle classi subalterne che, storicamente, ben inteso, spesso trovavano anche motivo di guadagni, magari non lauti, ma ben sostanziati da saccheggi e razzie, fattori e dinamiche sempre aduse in ambito bellico, oltre le paghe già garantite dallo stesso fautore della dinamica bellica; quindi i sermonetani provvidero, al rifornimento di armi forse in seguito alla tensione creata da una probabile avanzata turca verso il Friuli che indusse Clemente VIII papa al coinvolgimento di diversi stati italiani per fronteggiarne il progresso islamico; quindi il pensiero giuridico e i doveri statuali già presenti nella legiferazione in atto dal 1271 che prevedeva gli armamenti e la partecipazione della popolazione alla guerra, infatti: Intorno all’uscita con prede ed armi . Inoltre se la guerra fosse generale interna che con altri territori nemici di Sermoneta e un uomo come uomini di Sermoneta prendessero una preda, per metà spetti a loro e l’altra metà alla curia. Le armi minute se fossero quelle che qui cervelliera, gorgia, coltello, ciroteca, caliga, cappello e scudo, elsa, lancia, clava e diplomo, cappuccio ferreo e braccioli abbiano per la preda duci ovvero combattenti. Altre armi, come la lorica, la panciera, la lameria con il cappuccio e cavallo, con la sella ed il freno, lo abbia la sola curia, passo legislativo che suggerisce quanto fosse precipua e dovuta l’adesione della cittadinanza alle vicende belliche del paese, l’anticipo cronologico e certamente morale del successivo, ossia cinquecentesco particulare giucciardiniano, che teorizzava la difesa delle città per il diretto intervento popolare, che avrebbe così provveduto alla difesa dei propri beni materiali; una forma di egoismo umano che certamente lo storico fiorentino conosceva bene, e di cui suggerì di fruire politicamente per salvaguardare il potere stabilito in un territorio. Sebbene questo non appaia il caso guicciardiniano e assimilabile al riportato assunto giuridico medievale, certamente possiamo valutare che l’assuefazione al contributo, fosse esso umano ovvero siderico, quindi delle armi, era ancora viva, ovvero non ancor morta, citando il Petrarca, per cui resta assai encomiabile lo spirito umano, qui meramente sermonetano, che assume il compito di operare materialmente e finanziariamente alla difesa, per un attacco polemico quantunque solo ipotetico. Onore al grande merito sermonetano e alla sentita aderenza alla propria terra!
La comunità di Sermoneta fornisce l’Armeria della Rocca di 100 Archibugi a Rota, con la spesa di scudi 670  .
In Dei Nomine Amen. Anno Domine 1594 Pontificatus Santissimi Domini Nostri in Cristo Patris Dominus Clementis Pape VIII. Annus ejus tertio Indictione VII die ultimo Mensis Martiis. Costitutus personaliter coram Magnifico et Excellentissimo Domino Locumtenente Sermineti Cesare Scappuccio in Lodia Magnifici Domini Officiles Terre Sermineti videlicet Domino Jacobus Cancellarius, Petrus Tuscanus, Marcus Leardus, Hieronimus Casalis Officiales ejusdem Terre Sermineti presentes, et representantes toto Consilio, et Communitates, et Univeritas eiusdem Terre Sermineti ut nobis est non vis sed sponte omni meliori modo pro proviserunt, et solemniter sese obligaverant in forma juris valida, et in meliori forma Reverenda Camera Apostolica cum solitis Clausis solvere, et cum effecto exbursare Magnifico Reverendo Don Petro Americo absenti, et pro eo Alexandro Americo Americi presentis me notario scuta sexantis septuaginta in moneta argentea pagati ad ratione juliorum decem pro quolibet scuto hinc per totum mensem Augusti proxime absque alia exceptione, causa, et occasione emptionis centum Archibugio nova a Rota factotum per dictum Reverendus Domino Petrus in Urbe pro Magnifica Comunitate Sermineti de ordine Excellentissimi Ducis Sermineti ut asserverunt quod Archibusios Magnifici Domini Officiales predicti nomine quo supra habuerunt, et sibi consegnati fuerunt intus Arcem Sermineti a dicto Domino Alexandro Americo nomine eiusdem Domino Petri in hunc modus videlicet Archibusis sferrati numero 81, julii 60 per unum, Archibusis ferrati numero 18 ad julios 86 l’uno, et uno Archibugio ferrato al calare de reso julii 66 in totum ascendunt ad summas dictorum Archibusorum centus, qui centus Archibusis sicut sopra recepii asserverunt inserire pro defentione Comunitatis illos distribuire, et vendere particularibus Petionis pro pretio predicto de ordine, et commissione dicti Dominis Ducis Sermineti, ac etiam renunciarunt exceptioni doli, mali et non habitorum, et non consignaverunt dictos Archibusios centus, et omnibus alii exceptionisbus, omnique alio juris, et legaliter quomodocumque, et qualitercumque ad eorum favorem facientibus Pro quibus omnibus, et singulis firmiter observandi, et adibentis predicti Domini Officiales nomine quo supra obligaverunt sese, ac omnes homines, et particulares personas ejusdem dicte Terre Sermineti, ac omnia ejus bona presentia, et futura ubicumque existentes, et existentia tam stabilia, quam mobilia, et semoventia, jura, et actiones in forma Camerae Apostolicae cum solitis clausibus susciientes ex nunc mandatu executionis in forma, una tantum citatione predicte et promisses et juravant factis licentis super quibus  per Actum…. Magnifico et Excellentissimo Dominus Flaminio Pantanelli …La comunità di Sermoneta fornisce l’Armeria della Rocca di 100 Archibugi a Rota, con la spesa di scudi 670.
In Nome di Dio Amen. Anno del Signore 1594 Pontificato del Santissimo Signore Nostro in Cristo Signore Clemente Papa VIII. Anno del suo terzo Indizione VII nell’ultimo giorno Mese di Marzo. Costituito personalmente di fronte al Magnifico ed Eccellentissimo Signore Luogotenente di Sermoneta Cesare Scappuccio in Lodi del Magnifico Signore Ufficiale della Terra di Sermoneta sia concesso al Signor Giacomo Cancellieri, Pietro Toscano, Marco Leardo, Girolamo Casali Ufficiali del medesimo presenti in Terra di Sermoneta, e rappresentanti di tutto il Consiglio, e la Comunità, e l’Univarsità della stessa Sermoneta non da noi voluta ma spontaneamente in ogni miglior modo provvidero, e solennemente obbligarono nella forma giuridica valida, e nella miglior forma alla Reverenda Camera con le solite Clausole da sciogliere, e con effetto di sborsare al Magnifico Reverendo Don Pietro Americi assente e per Alessandro Americi presente a me notaio scudi sessanta settecento in moneta di argento pagati a razioni di giulii dieci per qual si voglia scudo per tutto il mese di agosto prossimo da altra eccezione, causa, ed occasione di somma cento per Archibugio a Ruota fatto per detto Reverendo Signore Pietro in Roma per la Magnifica Comunità di Sermoneta dall’ordine dell’Eccellentissimo Duce di Sermoneta come asserirono che gli Archibugi dei Magnifici Signori Officiali predetti nel nome dove sopra ebbero, e a lui consegnati furono nella Rocca di Sermoneta dal detto Signor Alessandro Americi in nome dello stesso Signor Pietro in questo modo concede gli Archibugi senza ferri in numero 81, giulii 60 per uno, Archibugi ferrati in numero 18 a giuli 86 l’uno, et uno Archibugio ferrato al calare de resto giulii 66 in tutto ascendono alla somma dei detti Archibugi cento, i quali cento Archibugi così sopra ricevuti asserisco servire per la difesa della Comunità e quelli distribuire, e vendere con particolari richieste per il prezzo predetto dall’ordine, e per commissione del detto Signore Duce di Sermoneta, e anche rinunciando all’eccezione del dolo, male non secondo le abitudini, non consegnando i detti Archibugi cento, con ogni altra eccezione, e ogni altro giudizio, e legalmente in qualsiasi modo e di qualunque a favore di costoro fare a favore di chiunque, e singoli fermamente osservando, ed adibendo i predetti Signori Ufficiali in nome dove sopra si obbligarono, e tutti gli uomini, e particolari persone della stessa detta Terra di Sermoneta, ed ogni bene di questi presenti, e futura dovunque esistente, sia esistente che stabile, quanto mobile, o semimobile, ad con diretta azione nella forma giuridica della Camera Apostolica con le solite clausole da ora con mandato di esecuzione in forma, una citazione predetta et promessa e giurarono fatte le licenze sulle quali per Atto…Magnifico ed Eccellentissimo Signore Flaminio Pantanelli…

Voce armigera
Un’istanza documentaria però si levò anche dai disciplinati soldati sermonetani, che chiesero determinati privilegi ed il compiuto rispetto degli stessi, ed inoltre che i subalterni rispettassero i ruoli e la gerarchia ben ripartita all’interno dello stesso corpo armato; forse qualche esagerazione emerge quando chiedono la concessione di giochi che la legge non proibiva, ma per l’epoca, motivo di grave ed indecoroso atteggiamento soprattutto per chi doveva rappresentare il Ducato sermonetano ed il suo Signore, aderendo sia alle leggi istituite che a quelle ufficiosamente e conformisticamente accolte con integro spirito di partitanza, ossia la retta moralità, che restava all’epoca, come oggi, il motivo principe di una felice rappresentanza, anche e soprattutto morale, oltreché estetica, da cui non poter prescindere. Inoltre da notare che i privilegi erano, rispetto alla popolazione comune assai più estesi, non è certamente da imputare ad uno spirito di fanatismo militarista dei Caetani, ma, credo, solo per placare spiriti che potevano essere sia fedelmente aderenti alla legge caetanea come avrebbero anche potuto opinare sulla stessa ovvero, eventualmente, perorare e condurre una azione belligerante all’interno dello stesso paese. Considerando seriamente le istanze, dopo una accurata lettura del documento riportato, i privilegi concessi non sono davvero eccessivi, quindi una retta professionalità che veniva espressa tramite richieste non certamente esose, il che palesa un retto spirito sia di corpo che di ferma disciplina; si deve valutare inoltre che le armate, indipendentemente da qualsiasi luogo da proteggere erano vitali, nell’accezione letterale del lemma, per la salvaguardia della popolazione come del potere istituito, quindi i soldati erano un fondamento specifico per la stessa vita del paese, e avrebbero potuto certamente condizionare le stesse scelte signorili, se avessero avuto la coscienza oggettiva e consapevole della loro importanza, ma purtroppo, ovvero fortunatamente, in base alle singole e personali valutazioni dei miei quattro lettori, di manzoniana memoria, non avevano tale retta consapevolezza; l’assuefazione all’inferiorità sociale era un dato oggettivo, quantunque non ancora sancito dalla psicologia, assuefazione che all’epoca era definita come habitus, in senso giuridico, ovvero decoro.
Francesco Caetani Duca di Sermoneta, e di San Marco, Principe di Teano, Marchese di Cisterna, Signore di Bassiano, Ninfa, e San Donato, Barone Romano, e Grande di Spagna di Prima Classe .
Desiderando Noi, che gl’Officiali, e Soldati della Milizia della Nostra Terra di Sermoneta siano distinti, e trattati a differenza degl’altri Nostri Officiali, e che abbiano a godere tutti quei privilegi, onori, ed esenzioni, ne’ tempi trasandati hanno goduto per concessione fattogliene dalli Nostri Antenati, affinché con maggior fraquenza assistino, e siano vigilanti alle funzioni della Fortezza, ed in tutt’altro, che riguarda il Nostro servizio, perciò di Nostra volontà condiscendiamo a concederli tutti quelli privilegi che poi anno per anno si troveranno annotati quali vogliono, e comandiamo a chiunque spetta, che siano esattamente osservati sotto pena della Nostra disgrazia, ed oltre ad arbitrio. E siccome è ben giusto ancora, che i soldati ascritti a detta nostra Milizia, quali goderanno li detti Privilegi abbino i loro pesi, così vogliamo, che anco loro debbano esser soggetti a tutto ciò, che viene da Noi contemporaneamente ordinato. E primo doveranno essere obbedienti alli loro Officiali in occasione del Nostro servizio. 2)Doveranno avere il vestito da soldato, Archibugio di giusta misura, Spada, e Baionetta con sufficiente munizione. 3) Doveranno essere ben vestiti, e con le loro Armi, quali non possino in verun conto rendere, ed ingegnare, comparire nelle Mostre generali dell’Anno. 4)Che ogni si batterà la Cassa debbano subbito accorrere vestiti, ed armati sotto la pena dell’arresto per tre giorni se non passeranno attestato di legittima scusa.5)Che ciuschedun Officiale, cioè Capitano, Tenente, Alfiere, Sargente debba tenere l’insegna destante la sua Carica.
Privilegi
All’opposto poi vogliamo primieramente, che non sieno molestati quando anderanno cantando di notte per puro divertimento, ogni volta per altro, che non cantino canzone disoneste, oppure con pretesto di canto non offendino l’onore altrui, ne quali soli casi il Giudice possa procedere, come non fosse soldato, e non possa portar Armi insidiose, ma solo la semplice spada e patente da soldato. 2)Che possino portare per tutto il Nostro Stato Spada, e coltello non proibito di giorno, e di notte con lume, e senza lume, e che possino andare a caccia ad Uccelli, ed animali non proibiti, ed in luoghi non vietati nelli Nostri Bandi, e di già agl’Officali, che possino portare ogni sorte d’Armi eccettuate le proibite dalle Costituzioni, e Bolle Pontificie. 3) Che essendo trovati  a giocare a carte, dati, ed altri giuochi permessi non possa il Giudice procedere contro di essi. 4)Che non possino essere condannati a pene infami, cioè Galera, Berlina, e Frusta se prima non siano cassati dal Rollo. 5)Che non possino esser carcerati da Birri, ed altri Ministri di Giustizia in tempo, che non si ritrovano vestiti da soldati stando in fazione. 6) Che non siano molestati con mandati per debiti Civili se prima dall’Officiale Maggiore non sarà passato l’Ostendator per tre giorni di tempo al Mandato, passati i quali facendosi l’esecuzione di esso sieno tenuti al pagamento solamente di mezza cattura, e dandosi il caso, che s’incontrasser ad esser spedito il mandato nel tempo che sarà battuta la cassa debba godere otto giorni di tempo prima, che venga eseguita da computarsi dal giorno, che sarà battuta la Cassa. 7)Che il soldato, quale averà servito vent’anni, o che sia inabile per il servizio prestato goda li stessi privilegi, ancorché fosse casso dal Rollo, e rimpiazzato l’altro in suo luogo. 8)Che gl’Officiali, e Soldati tanto se saranno attori, quanto rei, e così se vincono, o sieno vinti nelle liti civili, o Cause Criminali per la parte loro, ancorché la causa sia tra Soldato,e  non Soldato, non potranno astringersi a pagare fuorché la metà delle Catture, Sportule, Notule di decreti, accessi, e  qualunque altro atto giudiziale, che si faccia in tali cause al Giudice, Cancelliere, ed esecutori, benché le Cause non fossero militari, quando però non sieno di delitto infame, per il quale ne sia seguita prima la Cassazione del Soldato, ordinando, che il Giudice Cancelliere, ed esecutori quali contravverranno a queste esenzioni, sieno tenuti del proprio alla restituzione del doppio, ed altre pene a Nostro arbitrio. 9) Che accadendo rissa tra Soldati, e Soldati overo tra questi, e non soldati nell’annual servizio della Milizia, o fuori di essa, purché non sia seguita morte, mutilazione di membro, o alcuno di essi rimasto stroppiato, o sfregiato siano essi Soldati dal capitano, o altri in di lui difetto giudicati, e puniti more belli, o in altro modo terminar le differenze loro, purché ciò segua in termine di tre giorni doppo la rissa, ed esibita, che sia in Cancellaria la pace nel detto termine non possa il Giudice, e Cancelliere procedere contro di loro con carcerazione, o altr’atto, ne astringere i medesimi a pagamento di sorta alcuna, ma siano spediti gratis ubique come se tal rissa non fosse seguita rispetto a Soldati, potendo procedere, come sarà di giustizia contro quelli, che non sono soldati, ma non seguendo, ne riportandosi in actis la pace nel termine delli tre giorni, il Giudice possa, spirati però i tre giorni, procedere contro di essi soldati ancora, osservando però l’antecedente capitolo intorno al pagamento, che non deve oltrepassare rispetto a Soldati la metà; e perché si tolga ogni sospetto, che le dette paci, benché esibite in actis si possano perdere, ordiniamo, che li Cancellieri debbano tenere un Libro a parte, in le registrino di volta in volta, che saranno esibite, o almeno notarle, per la quale esibizione i cancellieri non possin pretender più, che un grosso, ancorché nella medesima pace fossero compresi più soldati. 10)Che succedendo il capo, che il Giudice sia necessitato di sottoporre all’esame o sia per causa Civile o Criminale qualche Soldato, debba domandarlo al Capitano, al quale ingiungiamo, che senza ritardo subito ordini al Soldato a portarsi dal Giudice per poterle esaminare, e così vogliamo ancora, che il Giudice, e rispettivamente il Capitano, pratichino in qualunque altro comando, che dal Giudice medesimo potesse giustamente darsi a i Soldati.11)Finalmente ordiniamo, e comandiamo, che nascendo disputa intorno all’interpretazione di detti Privilegi, il Giudice non possa per se stesso dichiarare, come più gli piace, e venire ad alcuna risoluzione contro de Solati, ma prima debba scriversene a Noi, per sentire la giusta dichiarazione; ed acciocché non possa allegarsi ignoranza di detti Privilegi, che da Noi saranno sottoscritti, vogliamo, che una copia de medesimi si conservino all’Archivio, altra se tenga dal capitano, ed altra se n’affiggerà in cancellaria a pubblica vista unitamente con il Rollo degl’Ufficiali, e Soldati della Milizia. Ditto nel Nostro Palazzo Ducale di Cisterna questo dì 20 Luglio 1780. Francesco Duca Caetani. Nicola Bartolomei Segretario.
Soldati
Copia. Privileggi, et gratie, che concede il Signor Cardinale Caetano alli Soldati del suo Stato descritti nella Militia d’Archibugeri a Cavallo. 1)Primariamente Sua Signoria Illustrissima fa esenti li sudetti Soldati da tutti comandamenti tanto personali, quanto de Cavalli, eccetto, che per uso di sella per servigio di Casa dentro allo Stato di Sermoneta, non vole, che soggiccino ai comandamenti fuori allo Stato in qualsivoglia maniera. 2) Item non vole Sua Signoria Illustrissima, che contro li sudetti Soldati possa seguire mandato alcuno per Causa Civile, rilassato dalli Tribunali dello Stato, ne realmente, ne personalmente, se prima non sarà impetrata licentia o in scritto, o in voce del Capitano, o Luogotenente, overo non sia segnato, dal suo Auditore il quale non lo debba mai signare se non gli constarà che prima si sia fatta diligenza d’haver dimandata detta licenza, et gli sia stata negata. 3)Nascendo rissa tra Soldati in qualsivoglia modo, purché non ne segua effusione di sangue sudetto ne segua pace, vuole Sua Signoria Illustrissima, che non si proceda contro di loro, ne si metta penna in carta, ma solo per evitar maggior scandalo, li Giudici procedano per via di precetti a fargli dar la sicurtà de non offendendo. 4)Item gli concede Sua Signoria Illustrissima, che se li cavalli loro saranno trovati siano essenti di pena, e siano tenuti solo alla refettione del danno. 5)Item se gli concede portare ogni tipo d’Arme, che è lecita, e solo a portare la Corte, eccetto, che non vole Sua Signoria Illustrissima, che di notte, passasse le due ore, possino portare alcuna sorte d’Arme dentro i Luoghi murati, ma solo si consenta, che posino andare senza lume, o fuoco, e dall’Ave Maria fino alle due ore non possino andare più de due in Compagnia, ne possano portare il pugnale, senza la spada. 6)Item, se gli concede che possino andare a caccia con l’Archibugio ne Luoghi dove vanno li Frati giurati, ma non possino tirate ad animali proibiti. 7)Item che possino far legna morta per uso proprio ne luoghi dove la fanno l’altri affidati, che pagano. 8)Item vuole Sua Signoria Illustrissima, che li sudetti Soldati siano obligati a servire in tutte l’occasioni, che saranno necessarie alla Casa di valersi della sudetta Soldatesca, come a dire per la Sede Apostolica contro li Banditi, batter le Marine dello Stato in occasione de Turchi, per incontri de Signori, e de Principi, per difesa delle caccie in Compagnia de Frati giurati, et altro simile. 9) Item, che siano abedienti al loro Capitano, o Luogotenente in quelle cose, che gli commandaranno pertinenti alla Soldatesca, et alle cose necessarie per(lacuna nel testo)… possa far pagare il Capitano le pene alli disubbidienti, con applicarle a luoghi pii, o in servitio della sudetta Soldatesca con partecipazione del Signor Duca, o di chi sarà in suo luogo nello Stato di Sua Eccellenza. 10) Item, vole et comanda, che ciascuno delli sudetti Soldati debba tenere un cavallo buono, e sano d’approvarsi per tale dal Capitano, guarnito con sella, e tutti l’altri fornimenti…Archibugi con la Spada, il Pugnale, Stivali, e Speroni, et una Casacca dell’istessa livrea dell’altre all’uso d’Archibugio a Cavallo, volendo, che nelle sudette cose in nessuna maniera possa esser fatta esecuzione civile contro li sudetti Soldati. Il Cardinal Caetano.
Nota dell’armi levate qui nella Fortezza di Sermoneta per ordine di Sua Eccellenza per servizio di guarnizione per la nuova fontana, consistendo inDue Cannoncini Quadri, Quattro spingardi, o siano moschettoni a cavalletto, Otto Carabinette col fucile alla Francese, Quattro Pistoni, Dodici Arme da taglio, a punta, consistendo in sciabole, e spadoni, Dodici fiaschette, o siano stagnarole per polvere, Due fiasche per polverino più grossa.
Soldati
Illustrissimo, et Eccellentissimo Signore. Essendoci molto a cuore, che li Soldati della nostra Fortezza di Sermoneta debbano non solo essere rispettati, ma sostenuti ancora ne loro Privilegi, circa l’osservanza de quali si sentono introdotti alcuni…,  perciò qualora i medesimi Soldati siano vigilanti al loro Ufficio, e vastano colla Montura, che devono avergli fatta a proprie spese, abbiano determinato di meglio garantirgli ne loro Privilegi, di maniera che secondo la disposizione del Capitolo VII.VIII.X., e XI de loro Privilegi, che si dispone debba farsi all’intelligenza, e sottoscrizione del Capitano, debba in avvenire oltre il consenso, Intelligenza, e Sottoscrizione, che viene in detti Privilegi  incaricata al Capitano, debba in avvenire esserci il Consenso, Intelligenza, e Sottoscrizione anche del Nostro Vice Castellano copulativamente, di modo che senza il Consenso, Intelligenza, e Sottoscrizione copulativa del Vice Castellano della Nostra Fortezza, non possano, ne debbano i soldati essere pregiudicati. Procurerà pertanto Vostra Signoria  di far comprendere a cotesti Soldati il valore, ed il peso di questa Nostra Grazia, e dell’affezione, che dimostriamo per maggior decoro de’medesimi, e che volendone godere, debbano unitamente avere, e vestirsi colla Montura fatta a proprie spese, altrimenti non avendo, ne portando i medesimi Montura, o sia Uniforme Militare, propria, non possano godere il presente, ne altro Privilegio, essendo questa la Nostra determinazione, che Vostra Signoria farà affiggere dal Nostro Luogotenente anche nella sua Cancelleria, oltre il Registro della medesima che dovrà esistere anche presso il Capitano perché ne casi occorrenti possa eseguirsi senza alcuna restrizione. Tanto Vostra Signoria  farà essequire, e le auguro dal Cielo ogni contento. Roma 18 Dicembre 1770. Il Signor Antonio Cattaneo Vice Castellano di Sermoneta.
(f.41) A dì 15 Aprile 1782. Ordini da osservarsi dalli Soldati del Presidio della Rocca di Sermoneta. 1)Che nessun Soldato quando è di Guardia non possa partire dalla medesima per qualunque pretesto sotto pena di esser fatto casso dal Ruolo, oltre il castigo, che merita. 2)Che il Soldato, che è di Ritengo non possa parimente partir dalla Guardia, se non che con la licenza del Vice Castellano o per servigio del medesimo, o per altri bisogni. 3)Che il Soldato tanto di Guardia, che quello di Ritengo debbano sempre stare con Montura, Stivaletti, e Padrina. 4)Che ciascun soldato debba tenere il suo fucile ben pulito e la sua Padrona con tutte le cariche, dovendone egli renderne conto, ordinando che tal’effetto ogni mese gli si debba fare la revista. 5)Che il Corpo di Guardia, come luogo di rispetto, non si possi ne giocare, ne far schiamazzi, e ne tampoco li Soldati, che saranno di Guardia, e Ritengo in quei giorni fare in esso lavoro alcuno per loro; ma bensì debbano unicamente invigilare, e fare diligentemente il nostro servizio. 6)Chi contravverrà a tali ordini intendiamo sia per la prima volta castigato con otto giorni di Vidone, e per la seconda casso dal Ruolo. Francesco Caetani Duca di Sermoneta.
Desiderando Noi, che gl’Officiali, e Soldati della Milizia della Nostra Terra di Sermoneta siano distinti, e trattati a differenza degl’altri Nostri Officiali, e che abbiano a godere tutti quei privilegi, onori, ed esenzioni, ne’ tempi trasandati hanno goduto per concessione fattogliene dalli Vostri Antenati, affinché con maggior frequenza assistino, e siano vigilanti alle funzioni della Fortezza, ed in tutt’altro, che riguarda il Nostro servizio, perciò di Nostra volontà condiscendiamo a concederli tutti quelli privilegi che poi anno per anno si troveranno annotati quali vogliono, e comandiamo a chiunque spetta, che siano esattamente osservati sotto pena della Nostra disgrazia, ed oltre ad arbitrio. E siccome è ben giusto ancora, che i soldati ascritti a detta nostra Milizia, quali goderanno li detti Privilegi abbino i loro pesi, così vogliamo, che anco loro debbano esser soggetti a tutto ciò, che viene da Noi contemporaneamente ordinato. E primo doveranno essere obbedienti alli loro Officiali in occasione del Nostro servizio. 2)Doveranno avere il vestito da soldato, Archibugio di giusta misura, Spada, e Baionetta con sufficiente munizione. 3) Doveranno essere ben vestiti, e con le loro Armi, quali non possino in verun conto rendere, ed ingegnare, comparire nelle Mostre generali dell’Anno. 4)Che ogni si batterà la Cassa debbano subbito accorrere vestiti, ed armati sotto la pena dell’arresto per tre giorni se non passeranno attestato di legittima scusa.5)Che ciuschedun Officiale, cioè Capitano, Tenente, Alfiere, Sargente debba tenere l’insegna denstante la sua Carica.
Saldi mensili
Rollo de Caporali e Soldati della Torre di Montecerello in San Felice di soddisfare dal primo Marzo passato tutto il maturato Mese di Maggio 1701 per tre mesi. Giovanni Domenico Ungaretti Caporale di Torre Vittoria-14 et 70 moneta Innocenzo Botticelli Soldato di detta Torre-9 et 60; Gaetano di Lisa Caporale della Torre del Fico-14 et 70; Cesario di Lisa Soldato di detta Torre-9 et 60; Giovanni Antonio Bracco Soldato-9 et 60; Erasmo Felice Soldato-9:60; Giacomo Cernila Soldato Caporale della Torre Ceraia-14:70; Simone Ungaretti Soldato di detta Torre-9 et 60; Michele Camola Soldato di detta Torre; Marco Matteo Buonfigliolo nuovo Caporale della Moresca-14:70; Sebastiano Calisi nuovo Soldato di detta Torre-9 et 60; Nicola Calambrogio Soldato di detta Torre-9 et 60; Antonio Raimo Colambrogio Soldato di detta Torre-9 et 60.
Epistole maltesi 
L’entrata di Gragorio Caetani, figlio di Onorato IV Caetani nell’ordine dei cavalieri di Malta resta certamente un gran privilegio per la famiglia, ma anche la documentazione restataci per questo episodio palesa quanto oramai lo spirito di adesione e di abnegazione alla fede, ancorché vigoroso, la Valletta ne sia esempio, si rapportava a criteri declinati in relazione a chi veniva assunto nell’ordine; se un aristocratico doveva mantenere un determinato prestigio e godere di commende, ovvero territori ed entrate che fossero pari al prestigio familiare; quindi il Gran Maestro informa della disponibilità di cui avrebbe goduto Gragorio Caetani e delle diverse commende che a lui si potevano destinare. Non si deve interpretare come una questione puramente mercantile, ma come la necessità di salvaguardare l’ordine stesso con una presenza di gran prestigio, in questo caso Gregorio Caetani, all’epoca tredicenne, che garantisse un sostegno anche politico all’ordine, oltre ché finanziario se eventualmente ci fosse stato bisogno.  
Copia della lettera del Gran Maestro di Malta scrive alla signoria Eccellentissima 8 di Agosto 1584.
Per mandare al Signor Onorato Caetani. Illustrissima et Eccellentissima Signora mia. Mi è stato caro che Vostra Eccellenza secondo mi significa per questa sua de 23 de luglio habbia dato avviso all’Eccellenza del Marcantonio di quanto il Capaci à mio nome le significo circa lo animo mio di conferire al Cancelliere Giorgio Paleuno suo Nipote la Commenda di Mareggio in luogo di quella di Pulissi perché sua Eccellenza conoscerà subito che quella è più presto avvantaggiata di valore e qualità, che non è questa, e più comoda e più vicina a godersi parendomi che dove non si ricerca interesso di roba, anzi più presto a vantaggio di utile, et honore mi si possa, e debba dare questa soddisfatione, e comodità della sola vicinanza intendendo di tenerla per mio uso particolare e del promettervi Vostra Eccellenza dell’animo mio sempre prontissimo a servirla, e maggiormente in assenza di Sua Eccellenza tiene ogni ragione perché mi effetto non facio cosa alcuna di maggior mio gusto di questo, e parmi sempre che le opere che restero inferiori al grande animo che ne tengo. Nonché a Vostra Eccellenza baciole  le mani, e prego Dio per il colmo d’ogni sua maggior prosperità. Di Malta il dì 8 di Agosto 1584. Dominus Vostre Eccellentiae. Arcacinzio . Illustrissimo et Reverendissimo mio padrone ossequissimo. Non prima di questa sera ha auta comodità far saper a Vostra Illustrissima quanto più passato mi torno alla mi Comenda che importava il Signor Gregorio la voluta dal Gran Maestro saria di volerla cambiare a dar line un altra della medesima che una terza o con castello in terza di Otrento che fara vicino da seicento fochi per quanto dice il ricevitore, la Signoria Eccellentissima li ha resposto che lei non ne ha da fare cosa niuna stante che questa e cosa nata per mezzo del Signore Eccellentissimo al quale se vi è fatto sapere questa voluntà che tiene il Gran Maestro di voler cambiarla li pone cosa nova stante che sonno ormai quattro anni che li fu dato al signor Gregorio tanto che si sta aspettando resposta chi del Gran Maestro come di Sua Eccellenza, Signor mio Illustrissimo questa sia insignito e uno bello pezo ne mancano da mano in mano farlli sapere quanto passarà intorno a questo negotio passarà resposta si del Gran Maestro come di Sua Eccellenza, Signore mio Illustrissimo che sta ora in Sicilia a una bella peza, non mancano da maroni in mano farlli sapere quanto passarà intorno aperto tenerla acciò come più habito non mancano dalla sua parte pure gran bontà di luna lì concessa longa cinta come dissi cera e contentione lo bacio le Illustrissime mano di Palermo il dì 20 di Agosto 1584. Illustrissimo  signore mio cognato et fratello. La morte dil Comendator li Motta la seppi subitamente, et mentre si stava facendo diligenza per vinire, et sapere quillo, chi bisognava far per pigliar nostro, mi venni a parlar il Ricivitor, che sta qui, della Religione, et con avermi dato parti di questa morti, mi disse ancora, che ordine del Gran Maestro aveva già preso possesso di questa In commenda, et ch’essendomi vacata per la midà parti un’altra nil Regno di Napoli nilla Provincia di Terra di Otranto nominata Mareggio, tineva di commissionati di trattare il cambio con questa de Pulizzi, la quale si bene, è in quali cosa di maggior valori, è però assai manco di qualità, perché questa consisti in due fighi, et certi altri Tireni, et Mareggio e una Tirra murata di circa 500 ò, 600 fuochi posta su la marina con un Palazzo signorili, et il Signore del spirituale, et temporale, et anchor’ei sia un poco di disseguaglianza di rendita dui, chi si putribbe rifere, con ponervi tanto minor gravezza di quella, che fu quest’altra
Varia umanità
Se la vita dei soldati non deponeva al meglio rispetto agli altri sudditi sermonetani, considerando che i pericoli erano certamente maggiori, quella del Bargello, la polizia odierna, non trascorreva nell’ozio; un lettera racconta qualche avvenimento interessante per valutare un contesto sociale che talvolta riservava notazioni di colore alquanto interessanti, quantunque il coniuge non credo potrebbe comprendere il valore storico sociale del documento qui riportato, anche perché non ne avrebbe il tempo; troppo impegnato a perseguire se non eliminare feralmente l’amante della moglie la quale, una nota di merito la guadagna, da nubile, ovvero secondo il testo “zitella”, addirittura conquisce due uomini, complimenti Signora! Davvero notevole.
Illustrissimo et Eccellentissimo Signore Padrone mio sempre Colendissimo. Hieri alle 20 hore habbi la littera de Vostra Signoria Illustrissima spedetti subbito segretamente per dieci giurati de Cisterna che questa notte se sonno uniti alla Torre dell’acquapuzza con il Bargello et senza intoppo, et strepito sonno hora tornati, et  condotto in questa Rocca Marco di Cola quale ha fatto mettere nella più secura secreta che ve sia, se cominciava il processo della recognitione, et se verrà anco a tortura per sapere se vi son stati complici et fautori, et se usaranno tutti quelli termini che il caso richederà, et de mano in mano Vostra Eccellenza Illustrissima sarra advisata. Il Signor Prospero responde alla mia littera et così anco il Capitano de qual luogo il quale pretende qualche recognitione gli le mando acciò le veda. Protesta me fece consapevole dell’animo de Vostra Signoria Illustrissima d’esiliare, con qualche occasione Lionardo Scincia dal stato per un par d’anni che veramente e bene per quiete di questa Terra, et per salute sua perché prevedo che un giorno nasceria qualche scandalo, et oltre il caso del Pantanello, che contra Leonardo vi è qualche suspicione, se bene reputo difficilissimo venirne in piena cognizione essendo il fatto di notte, et lui stesso non li ha conosciuti, vi è sopraggiunto che hieri venne da me a querelarsi un giovanotto vegnicolo che ha preso per moglie quella Zitella che svergino et impregno Leonardo, lamenandosi che sua moglie quattro notti sa fuggita fori de casa per haverla voluta admonire, et che Leonardo li ha braccato che non se parte da Sermoneta che lo vuole fare ammazzare, et se bene non se possa provare io lo tengo per verissimo, et per questo consultai con il Dita che se carcerasse Leonardo come già è stato fatto, et se retiene anco peggiore quel giovane accio non facette qualche scappata contra la moglie ancor lui, che quando Leonardo sarra fori del Stato forse se quietera et non se puol far altro che fargli dare una scorta giurato sia de non offender sua moglie che altro remedio non se può pigliare, qualli che ammazzorno quelle donne non se sente che siano in Stato, et s’assecuro che ce usa esquisita deligenza. Credo sara bene pubblicare un Banno che chi vole accasarsi nel Stato debbia comprare almeno 10 scudi de stabili. Come anco che nelli adulteri, et fornicationi publiche se possa procedere ex offitio non ostante la disposizione del Statuto che vole se proceda solo a querela che cosi se troncaranno molti scandali, et in esecutione stanno aspettando quel che me ordina. Se manda inclusa lista dell’offitiali novi da nominarse da Sua Eccellenza Illustrissima, et secondo il suo ordine ho segnati alcuni che me parono atti al governo, et boni per il publico li Signori Affittuari corriano aprire un forno qui in Sermoneta et dar pane a tutti lor fidati, et recorriano se proibissero li fornari che non dettero pane alli detti fidati, saria cosa che necessariamente ne seguisca la ordinanza in Terra se bene despiace alli particolari che hanno grano non mai parso resolotione senza ordine, et senza de Vostra Signoria Illustrissima alla quale fo umilmente reverenza da Sermoneta li 13 de Settembre 1605 Vostra Signoria Illustrissima Devoto et Obbligatissimo Servitore Logotenente.
(Rescritto)Vaconio Luogotenente Sermoneta 13 Settembre.

Lex mutanda est
La legge certamente deve essere rispettata come anche, all’esigenza, cambiata nel suo valore intrinseco ed oggettivo per adeguarla alle nuove esigenze sociali ed umane rapportabili direttamente alle abitudini che tendono ad evolversi e quindi a modificare gli assunti morali; quella del furto resta pur sempre un pessimo costume, ma esiste, esisteva ed esisterà sempre, finché la volontà di potenza prettamente umana sussiterà, ossia finché l’umano genere persevererà nella sua presenza fisica e naturalmente concreta; Sermoneta non è certo eccezione, e la legge provvide, con Guglielmo Caetani, Signore di Sermoneta, a reprimere la cattiva abitudine di cui prima; ma l’evoluzione giuridica ovvero, in senso morale, regressione, del contesto sermonetano, lo si evince dal cementificarsi di supporti legislativi che devono sancire pene rapportate alla gravità del reato; nulla di particolarmente entusiasmante, poiché ovvio, ma un modico particolare nel testo legislativo identifica una franca evoluzione, intendo il passo in cui il testo recita: Principe obviare per quanto si può a tutti li scandali et pericoli che nel suo stato possono occorrere, et maximamente a quelli di li quali il Statuto puocamente ne parla, qui emerge un’evoluzione alquanto sostanziale nella Universitas sermonetana, ossia se uno statuto precedente, credo sia quello che mi appronto a pubblicare ed ancora inedito del 1504, non contemplando ampiamente la dinamica del furto, si dovette provvedere all’esigenza legislativa con un sussidio statuale adeguato alla nuova piaga che, forse, emergeva con netta prepotenza; quindi un cambio assai concreto delle certezze legislative e delle sanzioni che dovevano essere perorate; da cui una netta modifica della socialità, che intervenne evidentemente per una condizione economica che marcava una deficienza notevole, dato il bisogno di sancire le sanzioni riguardo al furto. Quindi la legge non è solo un documento legislativo e giuridico ma anche un signum temporum che desta interesse per i diversi ambiti di indagine storica, quali quelli economici. Il medesimo signum precitato emerge con maggior risolutezza anche nel cambio, ossia incremento dei Priori che devono curare gli interessi cittadini con altre modifiche statuali da considerare; Priori provenienti dalla stessa popolazione, certamente connotati da attributi di rilevante emergenza sociale che Francesco Caetani accolse pienamente; una netta sensibilità politica che vede una sorta di osmosi fra il popolo, variegato, ed il sovrano, che incontra le necessità, quindi le garantisce, con il suo potere legislativo e decisionale. Ma il contesto meramente lesivo che sovviene da un’aggressione viene ulteriormente affinato a livello giuridico dal primo capitolo qui riportato, che richiede una sanzione maggiormente severa per gli aggressori; rilevando che lo Statuto succitato contempla sommariamente tale reato; probabilmente la popolazione era incrementata durante la seconda metà del Cinquecento e le divergenze aumentavano, gli stranieri, o meglio allogeni, erano molti, lo affermo con certezza dopo un’accurata ricerca sulla popolazione sermonetana, dal 1575 sino ai primi anni del XIX secolo, dove risultano rappresentati corsi, francesi, tedeschi, romani, fiorentini, pisani; inoltre non mancano carpinetani, bassianesi, coresi, setini ecc.; quindi anche le usanze e le moralità tendevano a conflagrarsi, secondo Guicciardini, quello che a Firenze è reato a Ferrara è legge; da cui una divergenza interpretativa ed etnica che poteva evolversi verso individuali moralismi.  
Statuta  Terrae Sermoneti(sic)
Volendo lo Illustrissimo Signor Camillo Caietano Signore di Sermoneta et altri luochi come si conviene ad ogne buono et justo Principe obviare per quanto si può a tutti li scandali et pericoli che nel suo stato possono occorrere, et maximamente a quelli di li quali il Statuto puocamente ne parla accio li suoi subditi non s’habbiano così facilmente et pericolosamente ad offendersi, et di loro male oprare gloriarsi. Da parte et expressa commissione di Sua Signoria Illustrissima si notifica fare banno et espresso commodamento a tutte et singole persone di Sermoneta, o abitanti in essa di qual si voglia grado, stato o conditione se sia che non ardischi ne presuma tirare con archibugi o scoppi di qual si voglia sorte ad Huomini et tirando et non approntando quello il quale tirargli caschi in pena di cinquantadue carlini da applicarse alla corte di Sua Eccellenza ipso fatto et affrontando in qualche parte di la persona che non restasse stroppiato o signato l’offeso caschi in pena di due et cinquanta simili da applicarsi come di prima et di tre tratti di corda, et restando stroppiato et debilitato alcuno membro de l’offeso o signato per tal botte in qualche parte di persona caschi in pena di cinquanta scuti di oro da applicarse come di sopra  et di uno tratti di corda da darseli in ognuno delli casi pridotti inremissibilmente, et morendo l’offeso di tal botta di Archibugio o di scoppi tirati caschi in pena di la vita. Et in ognun de li prefati casi alla medesima  pena. Chi facesse tirare o consigliasse o comandasse che fosse tirato o chi lo sapia(…)notificarlo infra termine di tre giorni sotto pena di venticinque ducati simili da aplicarse como di sopra et notificandolo alla Corte et accusandolo(…)recito in Juramento essendo homo digno di fede,(…)dichiarando che il presente banno s’intenda non solo ne la Terra di Sermoneta, ma fuori ne la campagna, et in ciascuna parte del suo Stato, et che habbia forza, et vigore come se fusse Statuto. Et accio nullo possi pretendere ignoranza del presente Banno, s’è fatto bannimento per Leonardo publico mandataro et trombetta di Sermoneta in la piazza et altri luochi soliti et consueti affisso alla prima  cossa di la Loggia di la piazza. Sigillato alli altri statuti. Nostro solito sigillo et s’è messo et aggiunto all’altri Statuti. Quod infrascipta sunt, vera esse, et observanda, responsione assero. Ego 2 d’anno 92 Potestate quibus addo, quo Potestate audire semper expedire sumarie, imputinori, et male in rigenerans audacia reprimere, accusatuum in dannis datis innocentie consolatione male…
De furto
Fur qui occulte furatur, nostro primo furto, si res subrepta non excedat valore bolonenorum quinque in boloninorum XXX condemneto a bononensis quinque usqe ad decem, in Julis quinque, a decem usque a vigenti in juliis decem a vigenti ad quadraginta in juliis vigenti, a quadraginta usque ad trecentum in juliis sexaginta, et in duplo valori rei subtractae. Ad trecentum vero  supra scutis decem, et praeterea in tribus tractibus funis, in pullio infirendos condemnetur. Pro secondo autem ad trireme per omnium mittatur(…)ut de esculentis, et poculantis esigui valoris, quo casu, mitiis iudicis arbitro condonetur, qualitate personae considerari.Pro terbio vero furto laqueo furca, suspendatur[……]parum profeto minor poena[…] et aliorum exemplum, profutura est vilitas rei subtractae, furi ita consuetudi[..]esse sancimus quandoavider convietudi furando non valor rei spectanda est Haec autem vari iubem quam vis pro precedente vel praecedentem furtis non fuerit condemnatus. Furtum vero, magnam, aut enorme, vel atrox quanimus semel patratum, loco, et tempore, quantitate, ac qualitate personae consideratis, etiam usque ad mortem inclusive nobis prius vel successoribus  nostris certioribus factis iudicis arbitrio puniatur.Die XX Septembris 1587 susprascriptum statute reformationium de furto fuit per Magnificum et Excellentissimum Agapetum Gidetum de Lunatis Rome Potestate Sermoneta de mandato Illustrissimi et Reverendissimi Abbatis Camillus Caietani servari mandatum ac publice lectura in loco Sermoneta praesentibus et bastantibus Magnifici Censuarii Sermonetae, Petro Cella, Francisco Flemarosio, Francisco Sicciolante, Francisco Vangelista pro Populo Sermonetae  vocato ad sonum tubae ad hunc effectum.
Intorno al furto
Il furto chi occultamente compisse un furto, se il primo furto, se la cosa sottratta avesse un valore pari fra i cinque bolognini a trenta bolognini venga condannato, da cinque bolognini fino a trenta, a giulivi cinque, a dieci fino venti a giulivi dieci, da venti a quaranta in giulivi venti, da quaranta fino fino a trecento in giulivi sessanta, e fino al doppio del valore della cosa sottratta. A trecento su scudi dieci, ed inoltre a tre colpi di fune. Inoltre per il secondo alla trireme per tutti sia inviato(…), e se il valore fosse esiguo il giudice emetta a suo arbitrio il condono della pena, considerando il valore della pena. Per il terzo furto sia prevista la pena capitale, sia sospeso(…) parimenti sia esposta la minor pena anche per altri esempi, proferendo il modico valore della cosa sottratta, il furto così alla consuetudine(…)sanciamo e quando conviene al furto se il valore della cosa rubata non sia ispezionato è questa vario ordine quanto vuoi per la precedente condanna al furto. Il furto in verità, di grande cosa, ovvero enorme, ovvero atroce sia preparato, nel luogo, e nel tempo, la quantità, e la qualità della persona considerata, fin anche alla morte per noi e nostri successori scritto il giudizio e con giusto arbitrio sia punito. Il giorno 20 settembre 1587 il soprascritto statuto riformato intorno al furto fu dal Magnifico ed Eccellentissimo Agapito Gideto di Lunati di Roma Potestà in Sermoneta per mandato dell’Illustrissimo e Reverendissimo Abate Camillo Caetani per conservare il mandato e dare pubblica lettura in luogo di Sermoneta ai presenti e sufficienti Magnifici Censori di Sermoneta, Pietro Cella, Francesco Flemarosio, Francesco Siciolante, Francesco Evangelista, per il popolo di Sermoneta convocato al suono della tromba e quindi ad effetto.
(Libro de consegli del 1636)Copia.                    Costituzioni fatte dal Signor Duca
Noi Don Francecso Caetano Duca Ottavo di Sermoneta, Marchese di Cisterna Signore di Bassiano, Ninfa, et Santo Felice. Perché l’anno 1624 che il governo di quattro Officiali che duravano un’anno da noi eletti, et così trovano essere stato osservato da nostri Predecessori non veniva in utile del Pubblico, fu risoluto di crescere il numero sino alli dodici mutando ogni quadrimestro quattro di loro, et essendo seguito così tutti questi anni l’esperienza maestra delle cose ha insegnato, che tale amministrazione è sempre passata con poco utile, anzi con evidente danno del Pubblico, con nessuna soddisfazione de nostri vassalli di Sermoneta, quali desiderosi, che il governo della Comunità possa con maggior diligenza, sollecitudine, et cura con espresso memoriale di grazia numero di essi vassalli sottoscritto, et a noi presentato ne suplicorno, che ci degnassimo di mutare forma di governo con tornare ad eleggere il Magistrato di quattro, che duri un’anno come prima si usava sopra avendo noi lungamente, et sollecitamente pensato, e discorso più, et più con la più sana parte de nostri Vassalli, et avendo da loro inteso le cause di tal motivo, et dimanda, che parendo a noi giuste, e ragionevoli avendo maturamente considerato quanto in questo negotio si doveva considerare inclinando benignamente alla preghiera di detti uomini di Sermoneta, et di detta Comunità. Vogliamo, ordiniamo, e comandiamo, che per l’avvenire inviolabilmente si osservino le seguenti nostre costituzioni. 2)Che il governo, et amministrazione delli beni et ragioni della detta Comunità sino eletti cinque Priori il primo de quali sia chiamato Capo Priore, che  sia Dottore, o delli Principali di Sermoneta, et un Camerlengo rappresentino tutto il Corpo della Comunità di modo, che tutto quello, che sarà fatto da loro deliberato, et decretato nel modo, et forma, che si dirà nelli seguenti Capitoli habbia forza, e vigore come se fusse stato, et decretato da tutto il Popolo della Comunità predetta. 3)et perché in alcune cose gravi concernenti al Pubblico come locare membri della Comunità, o d’imporre nuovo peso, o in occasione di raccolte, o d’altro come più a basso si dirà non si stia al solo parere delli cinque, nomineremo dodici Consiglieri, che uniti con li cinque Priori, et Camerlengo stabiliscano, et determinano in Congregazione quello, che si dovrà fare, et che l’offitio delli detti Priori duri un’anno, et che essi debbano nel principio del loro officio, et con giuramento promettere esercitare la loro carica bene, bona fide, senza loro dolo o fraude, e di perseverare, e mantenere la Terra di Sermoneta, et li homini, et Abitanti di essa sotto l’obbedienza, fedeltà, et sogettione nostra, et di nostri successori, difendere in quanto possono li beni, et ragioni del Comune, et ricuperare le cose diperse, o da altri forse occupate, et fare ogni altra cosa spettante alla tranquillità, et pace della Comunità, et delli uomini, et abitatori di Sermoneta, et del nostro Stato. 4) Li Priori, et Comunità abiano un Cancelliero che sia Notario idoneo degno di fede il quale assista continuamente appresso li detti Priori, che scriva tutte le proposte deliberazioni, et decreti, che si fanno dalli Priori, et Consiglieri, nella Congregatione, e si roghi di tutti l’Istrumenti, che si fanno pro tempore in un Libro particolare dalla medesima Comunità, et di quelli debbia dare di quando bisognarà copia alli Priori senza pretendere alcuna sorta di mercede si di rogiti, come copie oltre a quella, che se li da ogn’anno cioè di scudi diciotto, e li emolumenti del Sigillo, et sia tenuto fare tutto quello, che si dirà nelli seguenti capitoli. 5)Priori, che saranno pro tempore non possano per se stessi esigere, riscotere, toccare, e maneggiare robbe, o denari della Comunità sotto pena di un’anno di esilio dal Nostro Stato, et di scudi cinquanta d’applicarsi per la metà alla nostra Camera, e l’altra metà alla Comunità predetta. 6)Che li Priori debbano governare e fare tutto ciò è necessario per la Comunità in detto anno concorrendo la maggioranza di essi nella risolutione, eccetto che nell’imponere novi pesi, affittare, locare, vendere membri della Comunità, far provisioni di grani, affittar forni pigliar denari a censo in poca, o molta quantità, allumar candele, elezione di Medico, e Mastro di Scola, e li offiti minori et altre cose urgenti non chiamato il corpo della Comunità consistente nelli Priori, Camerlengo, e Consiglieri che avesse da seguire come appresso si dirà, dichiarando per nullo, et invalido ogni contratto, et di nessun valore. 7)Li Priori doppo, che averanno giurato debbono fra tre giorni prossimi congregarsi insieme con il Cancelliero, et Consiglieri e nominare, eleggere, et ordinare con il consenso, et approbatione nostra doi Abbondantieri, quattro Groscieri o Soprastanti, quattro Acquaroli, o Stimatori, doi Mastri di Campo, quattro Paceri, un Procurator de Poveri, doi Mastri di Strada secondo la consuetudine osservata quali s’intendano eletti, et fedelmente fatti quando da noi saranno approvati se saremo nel Stato, se non dal nostro Luogotenente, comandando, et esortando a chi toccarà, fare elettione di uomini pratichi, et da bene, non interessati ma fedeli, di bona vita, et conditione, et timorosi di Dio, quali così eletti debbano giurare di bene, e fedelmente con sincerità, e diligentia senza eccezione di persona esercitare il loro officio. 8)Che li Consiglieri subbito, che saranno eletti, e nel principio del loro officio debbano giurare avanti il nostro Luogotenente, et alla presenza delli Priori per rogito del Cancelliero della Comunità di andare alla Congregatione ogni volta, che si sarà intimato, e di là non partirsi se non saranno licenziati dalli Priori, e nel dare il loro voto si spoglino d’ogni interesse, et affettione avendo l’occhio solo al servitio di Dio, et utile del Pubblico, et il tutto si facci con fedeltà, et secondo il lor giudizio senza affettione, passione, o odio, e prezzo o preghiere d’altri, ma secondo che crederanno essere spedienti al Pubblico, e comodo della Comunità sotto pena di chi contravverrà di assistere, o partirà alla Congregatione senza licenza la prima volta di cinque giulii da pagarsi di fatto la seconda di un scudo, la terza di quindici giulii d’applicarsi, et pagarsi come di sopra. 9)L’officio delli Consiglieri volemo, che duri un’anno, et poi a nostro arbitrio da confirmarli, o rimovere secondo il merito, o demerito di ciascheduno. 10)Dichiariamo, et volemo, che l’offitio del Camerlengo sardi riscotere tutte, e singole entrate, crediti di qualsivoglia somma della Comunità da essa assignatili, e pagar li debiti della medesima Comunità con mandato però scritto dal Cancelliero sottoscritto almeno da tre Priori, cioè dal Capo di essi, et doi altri Priori, et in assenza del Capo Priore da tre altri delli Priori con il Sigillo della Comunità, et se esso Camerlengo pagherà altrimenti sia suo danno senza speranza de ripeterli, ne se li mandi fuori delli conti. Debbia anco detto Camerlengo nel principio del suo officio dare idonea sicurtà a contentamento delli Priori, et consiglieri di rendere bono, et fedel conto della sua amministrazione restituire fatti li conti quello si resterà in mano. Che il detto Camerlengo debba havere un Libro legato et sigillato con il Sigillo della Comunità da darseli dalli Priori, nel quale debba bene, e fedelmente scrivere, et annotare chiaramente, et distintamente di giorno in giorno tutto quello, che esigerà, et pagare et quanto li entrerà in mano, et debba anco tenere appresso disse una filza tutti li mandati per ragioni de quali haverà pagati, acciò a suo luogo, e tempo quando renderà conto possa mostrarli sotto la pena della perdita di quello, che averà pagato e scudi doi per ogni che contravverrà d’applicarsi come di sopra, al quale per sua provisione ogni Anno se li dia scudi due per cento di quelli che maneggiare nel suo anno. Che il Cancelliero della Comunità habbia tre libri da consegnarseli dalli Priori legati, et Sigillati con il Sigillo della Comunità, in uno de quali scriva tutti li rogiti delli Istromenti, che si faranno pro tempore per servizio della Comunità, et in un altro quale sarà chiamato Registro, o rincontro esso Cancelliero registri tutti li mandati, o bollettini, et ordini la giornata, che farà da verbo ad verbum tutte le minute delle lettere, che scriverà a nome delli Priori, e Comunità, li quali Mandati, ordini, e lettere siano nel detto registro da quelli medesimi Priori, che sottoscriveranno li Mandati, et ordini, et che sigilleranno le lettere nell’istesso tempo, che li Mandati, et ordini si sottoscriveranno, et le Lettere saranno sigillate come di sopra acciocché il detto registro serva nelli conti, che si renderanno dalli Priori, et Camerlengo sotto la pena della privazione dell’offitio, et perdita del suo salario, et inoltre debba una o più filze di tutte le scritture sotto le medesime pene. Con il Sigillo della Comunità debba stare in mano del Capo Priore, et in sua assenza di un altro Priore a dominazione del capo Priore. Occorrendo, che uno delli Priori, o Consiglieri vada in servitio della Comunità fuori di Sermoneta in altre Città, o terre non pernottandovi non abbia più di doi giulii il giorno, et il Cavallo sarà pagato dalla Comunità, et pernottando fuori il cavallo habbia cinque giulii il giorno per il suo vitto, e cavallo, ma in quelli giorni, che starà senza cavallo li si diano quattro giulii il giorno, e non più, et in ogni caso sempre le mercede del cavallo sia pagata dalla Communità. Nessuno di quelli, che saranno eletti ad officio possa ricusarlo sotto pena di venticinque scudi per ciascheduno, che contravverrà d’applicarsi come sopra, et non di meno sia con opportuno rimedio ad accettarlo, et esercitarlo, il che non abbia luogo quando averà legittima scusa, o impedimento da giudicarsi da noi. Li Priori non possano far radunare li Consegli a far Congregatione per far proposte, risoluzioni, et decreti senz’ordine presente, et intervento del nostro Luogotenente, et in sua absenza del Podestà, o di altro Giudice, che sarà deputato da noi a questo affetto sotto pena tanto pecuniaria quanto corporale d’arbitrio nostro et de nostri successori, et della nullità di tutto quello che sarà stato fatto, risoluto, dichiarato, et decretato nella detta Congregazione vogliamo, nel Libro della Congregazione il nostro Luogotenente, o altro Giudice, che vi sarà intervenuto, et li Priori, et cancelliero, che ne sarà rogato si sottoscrivano. La Congregazione non si intenda valida nelle risoluzioni, et decreti, che in essa saranno fatti abbia alcuna forza, e vigore se in quella non saranno stati presenti il nostro Luogotenente, o altro Giudice, tre Priori almeno comprendendovi il Capo Priore quando non sarà absente da Sermoneta, il Camerlengo, et almeno nove delli Consiglieri se non saranno impediti da assenza, o infermità. Che li Priori tre di essi congregandoci il Capo Priore quando non sarà absente da Sermoneta il giorno prima, che si congreghi la congregazione debbano far intimare con ordine del nostro Luogotenente dal Mandatario li Priori, Camerlengo e Consiglieri come il giorno seguente ad un’ora destinata debbano trovarsi al luogo solito della Congregazione, et il Mandatario avanti che la Congregazione si cominci debba referire in scrignis in mano del Cancelliere d’aver fatta l’Intimazione, la quale riceuta, et passata l’ora intimata si scriva il luogo della Congregazione, et si faccino le proposte, et risoluzioni come è nelli seguenti Capitoli. Le proposte si doverano fare dalli Priori che saranno presenti alla Congregazione, et scrivere dal Cancelliere nel Libro a dettatura del Capo Priore se vi sarà, o d’altro Priore nel medemo Libro si doveranno scrivere, e notare le risoluzioni, che si faranno nella Congregazione doppo le dette proposte; fatte le proposte si servi il silenzio da tutti, ne alcuno parli alla Congregazione se non sarà stato terminato dalli Priori, o di lor licenza  sotto le pene espresse. Nessuno ardisca rispondere alla proposte se non sarà andato a sedere nel luogo destinato, eccettuandone li Priori, alli quali sia lecito rispondere dalli loro luoghi, o seggie, et nessuno abbia ardire di dire, et proporre cosa nuova, ma rispondere alla questione proposta dalli Priori, et scritta dal Cancelliere, et dire il suo parere una volta sola se non volesse corroborare, o meglio decifrare il suo detto, nel qual caso gli sia lecito per una volta sola, e nell’arringar nel rispondere alle proposte si debba fare dalli Assistenti secondo l’ordine saranno chiamati. Il Cancelliere debba scrivere, et annotare nel libro della Congregazione i nomi, et numero delli Priori, et Consiglieri, che vi saranno presenti, et pigliare il numero delli voti dati per le questioni proposte del numero delle fave, o ballotte esprimendo chiaramente quante fave, o ballotte saranno trovate nella bussola per la parte affermativa, et quante per la negativa, acciò che da questo si possa conoscere quello sarà stato concluso, et risoluto. Tutti li decreti, et risoluzioni si debbano fare, et ricevere con fave, o ballotte le quali si mettano segretamente nella Bussola, et non altrimenti viva voce et li voti, et decreti pigliati altrimenti siano nulli, et di(…)niun valore, et momenti, ne il Cancelliere debba annotarli. Li Priori. Li priori che saranno pro tempore otto giorni avanti, che finischino il loro officio faccino una lista di quaranta persone da eleggersi da noi li Priori, Camerlengo, Cancelliere, et Consiglieri per l’anno seguente, de quali quelli, che saranno confirmati da noi, o da nostri successori s’intendano essere veri Priori, et Consiglieri, et ripresentino tutta la Comunità predetta, riserbando a noi per questa prima volta elegger li Priori, Consiglieri, Camerlengo, et Cancelliere. Il Cancelliere della Comunità sia tenuto, et obligato il primo giorno, che entrano li nuovi Priori, Camerlengo, et Consiglieri pro tempore leggere pubblicamente li sopradetti nostro ordini, et costituzioni in presenza di tutti gl’altri officiali sotto pena di dieci scudi per ciascuna volta, che contravverrà d’applicarsi come sopra. Che il detto Cancelliere registri li presenti Capitoli, et costituzioni nel principio del Libro delle Congregazioni, et tenerne un’altra copia affissa nella Cancelleria della Comunità acciò tutti possano vederla. Il Duca di Sermoneta. Ego Dionisius Gallus publicus Notarius, et Cancellarius extraxi ex suo originalis. Loco + Signi.
Un caso risolto
Non infrequente sono le notizie che, nella dinamica odierna, vengono tralasciate, quelle di accadimenti tragici quali incendi ovvero vittime conseguite a questi; in effetti se oggi sono sintetiche informazioni giornalistiche per i secoli passati potevano essere motivo di accurate ispezioni che accertassero la vera natura del ferale avvenimento; quindi nel 1728, una capanna che prese fuoco perché colpita da un fulmine che la colpì, provocando così la morte di diversi uomini lì ritiratisi, restava un avvenimento di eccezionale valore cronachistico; che ingiunse la presenza di un medico chirurgo che accertasse l’accidentalità del letifero incidente, come la descrizione puntuale e alquanto macabra dei corpi, che probabilmente furono colti di sorpresa dall’evento, un caso di tragica cronaca locale che anticipa le versioni oggi più comuni della cronaca, poiché, in effetti, la sedula descrizione apportata ricorda da vicino quelle meramente a noi coeve.    
Die 27 Augusti 1728. Compilatio in Cancelleria Criminali Terre Sermonete coram Illustrissimo Dominus Locotenete Gelli meque. Io Impaccianti Prior Fiscalis qui non animo sed ex debito sui offici exposiut et infra videlicet. Poco fa, che poteva essere circa l’hore 22 notturne canonico, o sia semplice sacerdote da Sezze si è portato dal Signor Flaminio Americi maestro di Casa in Sermoneta di Sua Eccellenza Principe, e gl’ha riferito, che nella tenuta Tufette di questo Territorio, spettante a Sua Eccellenza ritenuta in affitto da un certo sezzese vi siano numero sette cadaveri d’homini, supponendo, che nella stravaganza del tempo di questa matina di Piogge, e toni, mentre li sudetti homini incadaveriti tutti assieme s’erano rifuggiati per le piogge in una piccola Capanna in mezzo di detta tenuta situata, e sia in quel mentre caduto un fulmine nella medesima, il quale non solo abbi privati di nanzi l’infelici homini, ma anche si suppone abbi incenerita detta capanna(lacuna nel testo) all’incendio della medesima siano morti, e mezzi bruciati detti uomini, giunta per tal notazione in Sezze, il predetto Sacerdote è accorso al luogo del nominato conflitto, per dare qualche soccorso spirituale alli detti Homini, ma non lì giunto in tempo, e che poi dalla detta tenuta li si è portato qui a dar notazione, sapendo essendo tenuta in questa Terra, con far istanza al predetto Flaminio Americi, come Maestro di casa di Sua Eccellenza, acciò voglio fare trasportare in questa Terra detti cadaveri e farli dare sepoltura, con esibirsi far pagare dai suoi parenti tutte le spese, onde io hauta tal notazione sono comparso per debito de mio officio a dare questa relazione facendo istanza, che si vada a fare la detta recognitione si del luogo dove resti incendiata l’enunciata cappanna, o per dir meglio la medesima come come anche li detti uomini incadaveriti prima d’haverli il tutto per il bon servitio della Giustizia che è questa supra quibus. Illustrissimus Dux Auditij per deputavit me per notum locum Dominus Pacifici cogniti ad effusionem accedendi ad enunciata(lacuna nel testo)Dei lode ad habundantiam recognitione(lacuna nel testo)rifare sicut etiam de prefata Cappanna combusta pro Justitie ad implemento, omnia laia necessaria facente tribueri mihi eodes facultates  per omni et atenta tardiate ora, ac considerata distantia, comisit michi per die crestina valde mane accedi, et interim custodiri cadaveres ab invasione, seu devastatione, Animalia. Hillarius de Fggiole Dia 28 prefati mensis Augusti 1728. Ego Notarius infrascripto deputatus, in vim supra scripti decreti, vocati Baiullo, et Virgilio Ceccarelli Chirurgo huius Terre Sermonete ad affionem a quibus associatus equtantes disciessi, et retto tramite cum prefati me contuli ad nominata Tenuti Tufette huius terris, et pervento in medio circiter ejusdem, in qua loco inveni effigie cuisdam tuguri seu capanne, et cadaveres enuncoatos, mandavi vocare duos testes, qui in parva distantia in eadem tenuta, a loco incendij laborabant et coram Dominus Virgilio Ceccarelli chirurgo Antonio Santo, alias Grillo, a Rocco Benvenuti testifi, ac Philippus Calandrino Baiulo Terre Sermonete peregi prout infra vidint. Giunto nell’enunciata tenuta delle Tufette proprietà di Sua Eccellenza Principe, e circa in mezzo della medesima trovo alcuni pochi residui di paglia da Cappanna brugiate le quali si vedono disperse, e formano un circolo di sito come vi fosse stata ivi una picciola Cappanna, et in oltre in mezzo di detto sito della medesima una poca quantità di cenere con alcuni residui di tozzetti di legni, e tre spiche di grano turco, o chiamasi siciliano vicino detta cenere, e legni, quale spiche con li suoi vachi di detto sito si vede ocularmente esservi stato fatto il foco, et abitato da persone, per esservi anche due buzzichetti voltati sottosopra, uno de quali in essa una poca quantità di olio, dalla parte poi verso la marina di detto sito, si vede esservi un spazio circa tre palmi, che non unisce il circolo(lacuna nel testo)sito sudetto che apparisce essere stato tanto della circonferenza del sudetto sito quando dal detto spazio, che non unisce, una cappanna per servizio di detta tenuta, et in quella parte che non unisce  verso la marina, avesse l’ingresso, et intorno intorno alla circolare situatione di paglie sudette. In oltre trovo numero sette cadaveri d’huomini, che distesi in terra sono posti quasi in ordinanza di circolo intorno al luogo dove apparisce sia stato il foco dentro al sito della medesima colli piedi voltati uno, verso l’altro, e le teste di tutti verso il termine del circolo rotondo di essa cappanna; e per distintamente descriverli detti cadaveri. Il primo de quali trovo essere d’homo disteso in terra nel detto luogo, con la faccia verso il celo, con barba nericcia, et abbrusticata capelli inaneriti senza vestimenti, e nudo, che da due pezzi di panno piccole, chiamato pannetto bruciati, si vede,  che detti vestimenti essere stati lacerati dal foco, o bruciati, il cadavere ha la testa, il corpo, le braccia il membro virile, le coscie, ma senza gambe, le quali restavano brugiate, per quello ocularmente si vede, dal foco qual cadavere di mio ordine fatto voltare, e rivoltare, et veduto, et osservato per tutte le parti del corpo non si trova ferita veruna, solo la carne dapertutto rossiccia, et increspata, quli cose tutte il Signor Chirurgo giudica e secondo la sua Arte scienza, e coscienza dice essere state fatte di fresco causate dal foco, per il quale sia morto, e detto cadavere mentre era in vita si chiamava, e si faceva da tutti chiamare, secondo asseriscono li sudetti infrascritti testimoni Patrioti del medesimo Antonio Mauritij da Sezze. Un altro cadavere delli sudetti, parimenti trovo disteso in terra, con la faccia verso il celo, barba, e capelli inceneriti, e la faccia abbrugiata et anerita in maniera, che lo rende difforme, vestimenti parimenti incendiati, restando detto cadavere denudato a fatto, il quale cadavere ha la testa, il corpo, le braccia alzate, et rechiolte(raccolte) verso la testa, le mano con suoi cinque diti per ciascheduna di esse, le cosce, con suo membro virile, le gambe con suoi piedi formalmente umani, bensì le medesime retturate, et inarcate verso il corpo, la vestimenta del quale essendo come si è detto incenerite, hò fatto di mio ordine voltare, e rivoltare il detto cadavere per tutte le parti del corpo, non si trova ferita alcuna bensì la carne da per tutto il corpo cotta, cio è arrostita, et increspata le budella, una poca porzione fori del ventre nel lato però sinistro, e secondo dice, e depone il sudetto Signor Chirurgo tutte detti segni, e cose ocularmente si vede essere state fatte di fresco dal foco, per la violenza del quale siasi estratte le fibre, e muscoli del corpo del cadavere crepato, e traverste dette poche quantità di budella, e detto foco habbi cagionata al medesimo la morte, il qual cadavere dalli sudetti segni, o per dir meglio membri del corpo si vede essere d’homo di giusta statura, che per essere la faccia bruciata, detti testimoni non ponno distinguerlo, e dire il nome del medesimo. In oltre vedo parimenti in luogo sudetto un altro cadavero d’homo di giusta statura, che per essere la faccia bruciata, detti testimoni non ponno distinguerlo, e dire il nome del medesimo. In oltre vedo parimenti nel luogo sudetto un altro cadavero d’homo disteso in terra con la faccia verso il celo, il quale hà la carne dimessa bruciata, et annegriat, resta però tre palmi in circa distante dal sudetto descritto di sopra; et per quello si vede et di giusta statura, con vestimenti bruciati, per quello denoto due pezzetti di giubbetto di lana, e panno rozzo bruciato vicino al medesimo, in maniera che detto cadavere resta, per quello si conosce denudato dal foco, et il medesimo hà la testa, corpo, e braccia, emano, agranchite, et aranciate verso la testa, le dite delle medesime simili, emezze arse le sue cosce, membro virile le gambe e la carne di esse brugiate, li piedi inceneriti, che di mio ordine fatto voltare, e rivoltare per tutte le parti del corpo di esso cadavere non si trova ferita veruna, bensì  la cerne per tutta la vita abrusticata, et agrinsita, ed annegrita, e nel fianco, o lato sinistro crepato, et hà fori un pezzo di budello, che il Signor Virgilio Chirurgo dice secondo la sua peritia, arte e coscienza, che tutte dette cose siano state causate dal foco, e di fresco, per l’attratione ch’ha fatto il medesimo l’ha in detta parte cepato e fatto uscire fori dello budello, e per causa di detto foco sia deto cadavere morto, il nome del quale non ponno li testimoni sudetti individuare per essere la faccia di esso cadavere bruciata, e rasa di forme. Item trovo un altro cadavere nel sudetto luogo e sito disteso in terra con la faccia verso il celo, di giusta statura con la testa voltata verso il Portone dell’Acqua Puzza, e resta distante dall’altro soprascritto cadavere, due palmi in circa, con vestimenti bruciati et rasi, la carne della sua faccia, e testa bruciata, et anegrita, le braccia, e mano aroncinate, verso il corpo, le dita similmente aranciate, il corpo denudato tutto, eper quello si vede li vestimenti bruciati la carne di esso arrossita et aggrinzata con il suo membro virile, le coscie, la carne delle quali meza bruciata, e laltra arrossita le gambe, quella sinistra incenerita a fatto, e la destra piegata, et in arcata verso il corpo, e voltate verso il mare la detta estremità, il quale cadavere fattolo voltare, e rivoltare in tutte le parti del corpo non si trova ferita veruna, solo nella parte, ò lato sinistro sotto le coste, crepato, et un budello, o sia parte diesso fori del corpo, quali cose appariscono essere state fatte di fresco e secondo si vede oculatamente, e dice il sudetto Signor Ceccarelli Chirurgo siano tutte dette cose causate dal foco, il quale attraendo, ò per dir meglio habbi atratto le fibre e muscoli del corpo habbi poi crepato in detta parte, e dato fori parte d’un budello, e che per detto foco il sudetto cadavere sia morto, il qual cadavere per havere la faccia bruciata si rende diforme, e li sudetti testimoni dicono non potere individuare il nome, e riconoscerlo. Item vedo, e trovo un cadavere d’homo di mediocre statura con la faccia verso il celo di tergo in terra, parte della vita, e la testa apogiata ad un altro cadavere cio è ad una coscia dell’infrascritto cadavere, la qual testa è senza carne, essendovi restato l’ossa del cranio, e della faccia nirite, e la carne essere consumata dal foco, come ocularmente dalle ceneri apparisce, le vestimenta parimenti incenerite, restando la carne di tutto il corpo, e la carne arrossita senza mano, avendoci arse e inanerite, membro e testicoli anegriti e parte staccati, le coscie, e gambe inarcate verso il celo voltate verso la marina li piedi senza dita, e dalle ceneri appare essere state brugiate, e per detto cadavere resta in tutto denudato. Io ho fatto quello voltare e rivoltare in tutte le parti del corpo, trovo nel lato sinistro sotto le coste parte dell’intestini o budelle fori, la qual apertura e travasione di detti interiori il sudetto Signor Chirurgo secondo la sua peritia, scienza e coscienza dice essere stato causato dal foco, il quale non solo, et hà arrossita la carne tutta del corpo di detto cadavere, ma anche attratta e ritirata la medesima per cui ha causato detta apertura e travasione d’intestini, e per chi è restata la carne faccia e testa incenerita li sudetti et infrascritti Testimoni dicono non poterlo riconoscere et individuare il nome di detto cadavere…

Media etas
La presenza di documentazione inedita, inerente al Medioevo(Roma Archivio Caetani, Misc.441/5), alquanto rara e non trattata da qualsiasi storico, poiché non direttamente interessata ad eventi rilevanti e, soprattutto, distinta dalla presenza di grandi personalità, lo studio ne resta ancora un vero miraggio storico, quindi poter avere qualche informazione anche su presenze assolutamente ignote, ma qui certamente rilevanti, più per la loro sussistenza in un contesto sermonetano, che resta ancora incerto soprattutto riguardo ad esponenti religiosi originari, da quanto afferma il testo nell’invocatio, ossia il destinatario del documento, di Sermoneta in età anteriore alla feudale storica presenza sermonetana dei Caetani, che qui, per l’anno riportato, sembra essere ancora la signoria annibaldea; quindi da Sermoneta proveniva un Rainaldo Canonico in Anagni, chi fosse però resta un mistero della fede, ovvero di qualche altro testo documentario che sarebbe difficile identificare; quindi le labili tracce di un Medioevo sermonetano, occasionalmente emergenti, restano un conforto informativo di grande valore per sapere chi vi fosse, e che cosa svolgesse qualche esponente ignoto alle attuali conoscenze.
Ma come recita un adagio popolare, ciò che esce dalla porta rientra dalla finestra quindi, i Caetani che trionfalmente entrarono, nel 1297, a Sermoneta, dalla Porta oggi appellata Valeria, intorno al 1301, erano ufficialmente signori di Sermoneta, e la vicinanza, come humulissimi sudditi, per adottare una favella distinta e distante dall’èra odierna, al Domino Papa Bonifacius VIII, è per ogni sermonetano un riferimento ovvio, come lo resta la vicinanza, al medesimo papa; quindi l’attacco sferrato ad Anagni da Sciarra Colonna, che, con il Nogaret, sequestrarono Bonifacio nel suo palazzo anagnino, per costringerlo sia al ritiro della scomunica verso i cardinali Colonna, che alla rinuncia al papato. Questo prologo in effetti sarebbe meno che anodino, se non fosse utile ad introdurre una cronaca inedita, pubblicata nel 1872,  qui presentata nella sua versione italiana, dopo quella latina e francese, che garantisce ai sermonetani una visione certamente europea, nell’accezione greca del lemma, ossia di amplia visione, dell’accaduto caetaneo in Anagni.
Bolla di Urbano IV anno 1262 die 13 Januari
Urbano al diletto figlio. Quanto detto dal Guardiano dei Frati intorno a Reginaldo di Sermoneta Canonico Anagnino con faziosità…Dei Minori Anagnini Salute e Apostolica Benedizione. Alla nostra udienza pervenne che Rinaldo di Sermoneta Canonico Anagnino gia ora con…una figlia nata da Pietro di Acato cittadino anagnino per le parole stesse dei presenti, adibite alla solennità dei testimoni contrasse, e matrimonio fra loro per congiungimento carnale consumato, i benefici ecclesiastici per molti modi recepì le cura delle anime, che conservi per la propria salute il dispendio, e lo scandalo dei molti. Poiché in verità non possiamo e non dobbiamo conviventi percepire con gli occhi connivenze e progenie tacite in virtù dell’obbedienza, quante sopra questo ricerchi pienamente e sollecitamente la verità, per questo a noi l’impegno per le tue lettere chiuse sotto il sigillo tuo fedelmente intimare. Dato in Viterbo nei giorni di Gennaio, Pontificato Nostri anno primo.

Bolla di Urbano IV anno 1262 die 13 Januari
Urbanus dilecto filio.Que dicebatur Guardiano Fratrum de Reginaldo Sermonetanus Canonico Anagnino facinora …Minorum Anagninensis Salutem et Apostolicam Beneditionem.
Ad audientiam nostrane pervenit quod Rainaldus de Sermineto Canonicus Anagninus jamdudum cum…puella nata Petri de Acato civis anagninus per verba de presenti, adibita testium solemnitate contraxit, ac matrimonio inter eos per subsecutam carnalem copulam consumato, beneficia ecclesiatica post modum plura recepit animarum curam habentia, que detinet in propri salutis dispendium, et scandalum plurimorum. Quia vero hec, si vera sunt, non possumus ac debemus conniventis oculis progenie discrezioni tue in virtute obedientie discricte percipiendo mandamus, quatenus super hoc inquiras plene, et sollecite veritatem, et quod ingeneri, nobis studeos per tuas litteras clausas sub sigillo tuo fideliter intimare. Datum Viterbi diebus Januari, Pontificatus Nostri Anno Primo.

In Bonifacium: una cronaca poco conosciuta dell’attacco contro 

Bonifacio VIII ad Anagni
Lo schiaffo di Anagni assume certamente connotati che storicamente hanno determinato, post mortem pontificis, processi e condanne morali da parte di Filippo IV il Bello, re di Francia, e altri suoi seguaci, che cedettero di astendere un cesaropapismo di matrice ottoniana, quindi altomedioevale sulla chiesa di Bonifacio (K.de Lettenhove, Une relation inédite de l’attentat d’Anagni, in Revue des questions historiques, 1872, n. XI, pp.511-520): Intorno all’orribile  insulto e rapimento di Bonifacio papa: Nel sabato, alla vigilia della Natività della Beata Vergine Maria, all’alba venne un esercito di uomini armati da parte del re di Francia e da parte dei due cardinali Colonna condannati, che vennero verso le porte di Anagni che erano aperte e sferrarono l’attacco al Palazzo del papa. Quando il clamore su Anagni cominciò, sia gli uomini che le donne si alzarono dai letti, e ai nemici aprirono quando il clamore di questi avanzava, certo fu che Sciarra Colonna fratello dei cardinali Colonna venisse nella città con grande schieramento di armi da lui acquisita per il Re di Francia per rapire il papa e portarlo morto in Francia. Quando il popolo di Anagni sentì, fu suonata la campana, vennero in un luogo e secondo il costume trattarono a vicenda per quanto fosse concesso, per quanto il tempo lo permettesse, la medesima comunità anagnina elesse un capitano, il quale tutta la comunità dovesse dirigere e governare. Fu eletto Adinolfo uomo assai potente e nemico fervente del papa, a cui il popolo giurò fedeltà ed obbedienza e promisero il loro comando. E mentre avvenivano queste vicende per il popolo di Anagni, il predetto Sciarra attaccava alacremente il palazzo del papa e anche verso il palazzo del nipote del papa e al palazzo dei tre cardinali, come al signor penitenziere Gentile, il signor Francesco Signore del papa e del signor Pietro Ispano. Ma i familiari uscirono e lo stemma della famigli papale era colpito e gettando a terra le stesse epigrafi intento che in alcun modo era possibile a loro di entrare nel palazzo del papa, ma tre cardinali considerati stretti amici del papa entrarono e qui ogni tesoro trovarono portarono via, e gli stessi cardinali appena possibile fuggirono. Fin qui durante questo attacco ecco quindi che sopraggiunse Adinolfo capitano, portando con se Reginaldo di Supino che è grande nemico del papa e grande signore della Campagna, e portò con se i figli del signor Giovanni di Chitaux, il cui padre il papa teneva in carcere, e quando il detto capitano raggiunse Sciarra Colonna, ed il suo esercito, lo stesso capitano e i suoi si unirono a Sciarra, quindi tutti i nemici capitali del papa, quindi entrarono con irruenza contro il papa ed i nipoti, per cui sia il papa che il loro stemma non poterono, come si era creduto, a lungo difendere; quindi il papa chiese una tregua che fu concessa da Sciarra fino all’ora nona di detto giorno della vigilia della Natività della Beata Vergine Maria, sapendo che la tregua sarebbe cominciata dall’ora prima fino alla nona come già detto. Il papa in segreto inviò lettere al popolo di Anagni affinché potessero salvare la vita sua e dei nipoti, promise che se questo avessero fatto li avrebbe lautamente ricompensati, ma il popolo rispose che avrebbe prestato fedeltà al capitano eletto e in lui avrebbe riposto la piena potestà, senza il quale capitano nulla avrebbe fatto, il papa udito questo allora inviò ambasciatori. Il papa chiese a Sciarra di esporre le richieste con cui il papa condannava i cardinali Colonna, e perciò avrebbe approntato un secondo concistoro con cui avrebbe emendato le condanne. Sciarra rispose che mai avrebbe dimesso il papa dalla sua vita le tre cose che seguono: primo che integrasse i cardinali Giacomo e Pietro Colonna, già da lui condannati, sia nella funzione spirituale che temporale, e non solo loro ma tutti i loro consanguinei, ed inoltre che il papa rinunciasse al papato dopo aver esaudito il primo punto, e che il corpo del papa fosse a sua completa disposizione. Ascoltate queste richieste il papa rispose: Povero me, dure queste parole! E quindi intervennero i nuntii per quanto fosse possibile, ma in nessun modo poterono cercare accordo. E venendo l’ora nona  il papa esclamò: “Andate! Andate, è volgare e vale tanto quanto: A lui, a lui e prese l’esercito per irrompere contro il papa, ed i suoi nipoti, e così si difesero con tanto coraggio, Infine la madre Chiesa della Beta Maria di Anagni fece per loro impedimento e giunsero al palazzo del papa, e quindi i cardinali posero incendio alla porta della chiesa cosicché i nemici della chiesa fossero arsi e gli uomini di Sciarra e perché lui salvasse la vita sia al capitano che ai suoi figli, e uno dei suoi figli fuggì in una camera e fu tradotto in carcere. Il papa non potè più difendersi dall’attacco di Sciarra ed i suoi uomini, rotte le porte come le finestre per più luoghi del palazzo fu accesso il fuoco da altra parte, e finalmente l’esercito entrò con voce furibonda e contro il papa si scagliò portandogli gravi offese e minacce, alle quali il papa non rispose, essendo il papa posto alla rogazione se il papato volesse deporre se non voleva perdere la testa, disse costantemente di no, ed anzi in volgare rispose, “Ecco il collo, ecco la testa”, e subitamente protestato fu da ognuno che al papato non mai rinunciasse per quanto ancora potesse vivere. Sciarra avrebbe voluto uccidere il papa, ma gli fu impedito poiché il male nel corpo che affliggeva il papa non recedeva. Il signor Pietro Ispano assisteva il papa in tutto questo conflitto, ma tutti i familiari del papa erano fuggiti e lasciarono lui ai suoi nemici, e gettarono sia gli ordini maggiori che i minori, sono nominati i custodi del papa in carcere, Reginaldo da Supino e molti altri con lui. E così fu rapito il papa i suoi nipoti e lo stemma, il papa ebbe un malore la notte, fu rapito all’ora VII, et come l’esercito nel suo primo ingresso fu creduto, il Papa ebbe un malore nella notte. Ma non nell’accesso fu permesso che derubassero il Papa, la sua camera e i suoi tesori di vasi e le vesti, ornamenti, d’oro ed argento e di ogni altra cosa che qui era posta, intento che il papa era restato così povero come Job dopo la notizia tristissima che gli fu annunziata. Lo stesso Papa guardando dovunque quale genere di uomini scellerati era giunta e prendeva i suoi vestiti e tutte la mobilia stando quindi che prendeva una cosa e chi un’altra null’altro disse che: “Il Signore diede, ed il Signore toglie”. E chiunque prendeva ciò che poteva, sottraeva, e asportava, ma al Papa ora più nulla importava ne di rei che di qualunque altro ribaldo. In verità non si crede che tutti i re del mondo possano avere tanti tesori entro un anno, quanto fu sottratto da palazzo del Papa e dal palazzo del marchese e dei tre cardinali, e in questo nella breve ora del giorno. Sopra Simone Gerardo mercante del Signor Papa fu totalmente derubato il quale riuscì a salvare la vita. E così restarono il Papa ed i nipoti suoi sotto la custodia di questi stessi militari e di altri laici dalla Vigilia della Natività della Beata Vergine Maria fino al terzo giorno seguente, e fino al giorno della luna che fu nel successivo alla Beata Maria. Intanto era trattato da Sciarra se il Papa dovesse essere ucciso ovvero portato vivo dal re di Francia. Udendo il popolo di Anagni che il Papa doveva essere portato morto come volevano lui ed i suoi uccidere il Papa, la stessa comunità di Anagni fece qualche invocazione fra loro in qualche luogo segreto ignorando il capitano, sia Sciarra che gli altri custodi del Papa che questa riunione fu certamente svolta il giorno dopo del giorno della Maria Vergine, circa all’ora terza. In vero in quella riunione in verità dissero fra loro che il Papa fece molti mali nella sua vita, ma non certo è lecito uccidere lui:“ Se il papa in questa città fra noi tutti, è detto per tutto il mondo che noi siamo morti per questa cosa e restiamo interdetti, intanto che non mai sarà celebrata la messa in questa villa. E per questo fatto tutta la cristianità sorgerà contro di noi e così saremo rovinati tutti”altri dissero“Che cosa allora si deve fare?. Altri risposero:“Andiamo tutti al Palazzo del Papa e sottraiamo il corpo del Papa e del marchese nipote dalla mani dei loro custodi, e assumiamone noi la custodia e così avranno salva la vita. E tutti giurarono che se i custodi, e Sciarra avessero resistito, nessuno da loro vivo sarebbe sortito. E così con questa deliberazione il popolo di Anagni, la stessa comunità, che aveva diecimila uomini bene armati, come si crede, corsero verso il palazzo del Papa dove lo stesso era prigioniero, e volendo entrare non poterono per la presenza dei custodi. Ma infine scacciati i custodi e da questi allontanati, accedette il popolo di Anagni verso il Papa, e uno di questi disse per tutti:“Padre Santo, noi veniamo qui affinché la Vostra vita sia salva e per questo vogliamo avere la custodia della vostra persona fin quando non sia placata questa tempesta. Sentite queste parole il Papa levò gli occhi e le mani al cielo, e ringraziò sia il Signore che il popolo da cui fu liberato dalla morte. E similmente la comunità liberò anche i nipoti del Papa e li tennero sotto la loro custodia. Udite queste cose Sciarra recedette dalla villa con il suo esercito contro il popolo di Anagni e molto irato e minato gravemente. E così fu liberato il Papa dal popolo di Anagni il giorno dopo la Natività della Maria Vergine circa dopo la nona ora. E così lo stesso popolo e lo stesso Papa si fece portare dal suo Palazzo fino alla grande piazza di fronte a tutto il popolo, e ringraziando Dio e tutti i Santi il Papa lacrimò e predicò a tutti e il popolo di Anagni per la sua vita. Ora sarebbe lungo narrare quanto il Papa disse ma disse queste cose:“Buoni uomini e donne, voi ben sapete quali nemici contro di me vennero e sottrassero a me che alla Chiesa beni preziosi, e tanti che gli stessi lasciarono me povero così come fu Job perciò a voi dico che nulla ho da mangiare e bere e perciò sono digiuno. Perciò se sia un qualche buona donna che mi voglia aiutare con la sua elemosina con pane e vino, e se il pane ed il vino non avesse, almeno poca acqua io darò a lei la benedizione di Dio e la mia, e chiunque volesse portare anche se modico in sovvenzione mia, assolverò dai peccati loro e dalla pena e dalla colpa. E tutti acclamavano :“Viva il padre santo”. E allora tutti gli uomini che le donne correvano al Palazzo del Papa offrendo a lui qualche vino, qualche poco di acqua che in un momento solo la sua camera fu ripiena di pane, vino ed acqua. Ed ora tutti potevano andare dal Papa buoni e malvagi, grandi e piccoli, e così ora tutti potevano parlare con il Papa come un uomo povero e umile. Il papa vedendo che ancora fosse libero uscì con licenza e benedisse tutti, e ringraziò Dio ed il popolo per la vita salva:“Ieri nulla avevo ma fui povero come mai lo fu Job. Benedetto l’altissimo e fatto per me tramite voi pane e vino, e così assolse tutti dalla pena e dalla colpa gli astanti nella città, tranne i derubatori e spgliatori dei beni della Chiesa romana ed anche dei cardinali e degli altri della curia che non assolse se non questi i beni non restituissero entro tre giorni. In verità il Papa rimise espressamente a tutti coloro che i beni suoi asportarono purché i beni asportati non fossero del tesoro della Chiesa romana ma del suo proprio; e così il papa insultato perché volle avere e ripristinare la pace con i cardinali Colonnesi e gli altri suoi nemici, e preparato era anche a riparare con i Colonnesi sia nel temporale che nello spirituale; e per questo fece proclamare nella città. E così stette il papa con i suoi nipoti sotto la custodia della città di Anagni dal giorno dopo della Natività della Beata Maria, dall’ora vespertina fino al venerdì dopo prossimo seguente. Intanto in verità furono riportati i beni nella lro prima quantità; ma noj credete che furono restituiti integralmente, poiché qualche soldo certamente fuoriusc’ dalla camera del Papa, che non mai fu restituito. Il venerdì dopo l’ottavo la Natività della Beata Maria, il papa subito si ritirò da Anagni  verso Roma con la massima moltitudine degli armati il giorno di mercoledì dopo l’ottavo della Natività della Beata Maria e pernottò presso il Laterano, e qui restò per due giorniE nel terzo giorno si trasferì a San Pietro, ove restò valido ma triste, come sembra, e non potè salvare sé stesso in questo luogo se non nella città romana. Dovunque infatti aveva nemici che appena giunto qualche città della Toscana ovvero Campania che possa lo stesso Papa difendere contro i Colonnesi, e se non il popolo romano si allontanò dal Papa e lo stesso mantenesse, e si temeva che il papa in poco tempo fosse distrutto. Gli Orsini erano stretti al Papa, ma molti latri romani erano contro il Papa e con i Colonnesi.  E così è diviso il popolo romano perciò noi siamo qui nella città di Cesena, siamo radicalmente turbati, e aspettiamo quando saremo derubati dei cavali e degli altri nostri beni; né possiamo fuggire oltre la città, poiché da ogni parte di Roma sono in agguato ladronie derubatori che aggrediscono chiunque  transiti. Così s evenissero sessanta uomini bene armati e cadessero nelle loro mani non potrebbero resistere. I senatori della città di Roma avvertendo il pericolo che era imminente di giorno in giorno, restituirono il loro incarico nelle mani del popolo Romano, e così nella città non restò alcuno che reggesse la legge ovvero ci teneva i giuramenti, ma chiunque difese la propria testa. Quello che vide premessa in questo modo scrisse… Detto in vero il Papa visse ancora poco tempo dopo. Lui in vero compose il sesto libro delle Decretali; resse la Sede Apostolica con il massimo rigore giuridico per nove anni; nell’anno del Signore Millesimo Trecentesimo Terzo morì e diede l’anima al Signore. Ancora per poco tempo vacante la Sede romana, secondo il costume, e vi successe Benedetto che era cardinale, dell’ordine dei Predicatori, uomo di grande età, di vita santa ed eminente nelle lettere, il quale assolse i predetti scomunicati e resse per nove mesi e nove giorni. Per le discordie la Sede fu ancora vacante per un anno, ma successe Clemente V, originario della Guascognia Arcipresbitero di Bordeaux, nel cui tempo accadde il mirabile evento dei Templari; questo infatti fu il proposito fatto al predetto Papa nel giorno di mercoledì prima della Pentecoste, nel palazzo del Signore, venerabile Arcivescovo Pittavensi contro i Templari per il Signor Guglielmo di Weiler, militare e dottore in legge  primo proponente da parte del re di Francia(K.de Lettenhove, riguardo alla fine della narrazione, in una nota l’autore e curatore dell’edizione critica indica che: Le righe successive sono state aggiunte in epoca posteriore.(Traduzione a cura dell’autore del presente saggio)
          
Rex siculorum transit
La vicenda di Ladislao re di Ungheria giunto a Roma per l’incoronazione a re d’Italia resta uno dei tanti capitoli della nostra storia, soprattutto per quanto attiene le incoronazioni di presunti e fugaci re che godevano del loro momento di gloria, ma sembra che la storiografia non abbia mai conosciuto anche il passaggio a sulle nostre terre. Che sembra avvenuto nel 1409, fino ad occupare l’Acquapuzza, una regione assai modesta che però sollecitò notevoli interessi sia da parte caetanea che setina.

Tella ad limes
In causa Terracinennsis Roche…. Item premissis salvis excipit et dicit quod alias quondam Ladislaus rex Sicilie manu armata cum excercitu potenti et valide violenter et tirannice Campaniam Maritimam Urbem Romam et multas terras Ecclesiae Romane immediate subiectas de facto et violenter tali vi et violentia quibus resisti non poterat occupavit et quandam Johannem vicesimus tertium in sua obedientia nuncupatum ex Urbe dieci et bonis predictis spoliaverit et illa tirannice tenuit usque ad obitum et obitus tempore et quo dicta fuit et est verum. V. Item quod inter alia bona que de facto occupavit ad romanam ecclesiam pertinentia dictam Acqueputride similiter tenuit et occupavit et detinuit occupatam usque ad obitum suum et obitus tempore. Et ita fuit et est verum.
Terra di confine
Nella causa della Rocca di Terracina. Inoltre premesse salve sortì e disse che un tempo altra cose in un tempo che fu Ladislao re di Sicilia con mano armata ed un esercito potente et valido violentemente e tirannicamente la Campagna e la Marittima la Città di Roma et molte terre della Chiesa Romana soggette di fatto e violentemente tali e con forza e violenza alle quali non potè occupare e al tempo di Giovanni XX terzo in sua obbedienza dalla Città dieci e buoni spogliò e quella tirannide tenne fino alla morte e quanto è detto è vero. V. Inoltre che fra gli altri beni che occupò e di stretta pertinenza della Chiesa Romana la detta Acquaputrida conquistò e la tenne occupata fino alla sua morte.
Devotio in domo
Certamente la devozione privata resta un assunto che garantisce lunga vita sia allo spirito fideistico che all’anima, per chi l’avesse, identificando una sorta di elitaria celebrazione che sembra quasi destituire di fondamento l’universalità del Cattolicesimo che, per sua natura, come religione, deve tendere al concentrare il maggior numero possibile di aderenti soggetti ad un unico dettato; una contraddizione che oggi risulta tanto oggettiva che nessuno la vede; questo per l’aspetto puramente teologico, ma per quello meramente umano, e quindi condizionato da fattori prettamente terreni, la realtà storica sembra scalzare la teologia per accogliere un codice morale definito da concrete abitudini sociali, che vedono la gerarchizzazione di una società umana scandita in ruoli e timocratici riferimenti materiali. Le cappelle private che affollano le nostre chiese ne sono la rappresentazione, quasi una distinzione che denunci nettamente lo spirito e l’orgoglio di appartenenza, motivo prettamente umano di legittima fierezza. La famiglia Razza, già in Sermoneta dalla seconda metà del XIII secolo non poteva essere un’eccezione, quantunque nessun attestato di nobiltà li qualifichi furono una rilevante presenza che godè di grande rilevanza, e di grande consapevolezza del ruolo sociale assunto in Sermoneta; quindi per il fondamento espresso prima, quello della devozione privata era di rigore che la stessa famiglia avesse un proprio oratorio, ovvero una cappella privata; la quale ebbe certamente sussistenza da prima del documento riportato, stento a credere che una famiglia quale quella Razza, che aveva, come accertato da una visita pastorale nel Convento di San Francesco, dove viene riportato il giuspatronato per la Cappella di Sant’Antonio, abbia voluto attendere il breve episcopale per la devozione privata; forse, l’oratorio richiesto nel documento, da principio era solo una piccola cappella che poi fu successivamente arricchita e quindi legittimata. La memoria della universalità cattolica però permane come un dato assunto e imprescindibile, solo in alcune feste della Chiesa era possibile celebrare nell’oratorio Razza la liturgia, poiché celebrare la messa ufficialmente era solo ed esclusivo compito della stessa Chiesa, quindi anche i Razza dovevano recarsi nella stessa chiesa per ascoltare la celebrazione ufficiale. Il punctum dolens resta purtroppo che dell’oratorio non si hanno precisi riferimenti strutturali, quindi resta solo ipotizzabile il luogo dove fosse originariamente.
Breve concesso dalla Santità di Nostro Signore Papa Benedetto XIV li 22 decembre 1756 alli fratelli Bernardo, e Giacomo Razza di Sermoneta di poter fare ed erigere nelle loro private case, un oratorio per ascoltare la Santa Messa, diretta al Vescovo di Terracina.
Benedictus Pontifex XIV. Venerabilis salutem, et Apostolicam Beneditionem. Exponi Nobis fecerunt dilecti fili Bernardus, et Jacobus fratres Razza Terracinensis, seu alterius civitatis, vel diocesis, quod ipsi, qui, ut asserunt, more nobilium vivunt, pro eorum spirituali consolatione Sacrosantam Missorum Sacrificium in privatis domorum sue abitationi sue abitationis existentibus Oratoris celebrare facere plurimum desiderant. Nos igitur ipsos exponentes specialibus favoribus, et gratis volentes, et eorum singularis personas a quibusvis excomunicationis, suspensionis, et interdicti, aliusqe ecclesiastici sententiis, censures, et penita Jure, vel ab homine a quavis occasione vel causalis, si quibus quomodolibet in date, existens, ad effectum presentium tantum consequendum horum serie absolventes, et absoluta fare censentes, supplicationibus eorum nomine et Nos super hoc humiliter porrectis inclinati Fraternitati tue per presentes committimus, et mandamus, quatenus constito tibi de narrates eisdem exponentibus, ut ipsi in private domorum sue habitationis in dioceses Terracinensis existentibus Oratoribus ad hoc decenter muro extructi, et ornatis, seu extruendis, et ornandi ab omnibus domesticis usibus liberis per Te prius visitandis, et approbandis, deque tui licentia arbitrio tuo duratura, unam Missam pro unoquoque die, dummodo in ejsdem domibus celebrandi licentia, que ad hoc duret, lateri concessa non fuerit, per quecumque Sacerdotem a Te approbatum secularem seu superiorem suorum licentia Regularem, sine tamen quorumcunque juriam Parrocchialium prejudicio, ac Paschalis Resurrectionis, Pentecostes, et Nativitatis Domine Nostri Jesu Christi, alique solemnioribus anni Festis diebus excepti, in sue, ac Consanguineorum, et Affinium secum insimul in eadem domo habitantium, familierque, et quod Oratoria ruri existentia etiam in hospitum nobilium suorum presentia celebrari facere libere, et licite possint, et valeant, et quilibet eorum posit, et valeat, licentiam auctoritate Nostra Apostolica arbitrio tuo concedas, et indulgeas non obstantibus Constitutionibus, et ordinationibus Apostolicis, ceterisque contraries quibuscumque Volumus autem quod Consanguinei, ac Affines prefati dictam unicam Missam ipsis exponentibus presentibus dumtaxat audire, numquam vero celebrari facere valeant, quodque familiars servitiis sue tempore dicte Misse actu non necessari ibidem Misse huismodi interessentes ab obligatione audiendi Missam in Ecclesia diebus festis de precepto minime liberi censeantur. Datum Rome apud Sanctam Mariam Majorem sub annulo Piscatoris die XXII decembris 1756. Pontificatus Nostri Anno decimosptimo. Pro Domino Cardinali Passioneo
Joannes Florius Substitutus.
Signum + AnuliExhibitus, et registrat in actis Beneficialibus Gentis Curis Setine hac die 7 Januari 1758.


Breve concesso dalla Santità di Nostro Signore Papa Benedetto XIV li 22 decembre 1756 alli fratelli Bernardo, e Giacomo Razza di Sermoneta di poter fare ed erigere nelle loro private case, un oratorio per ascoltare le Santa Messa, diretta al Vescovo di Terracina.
Benedetto Pontefice XIV. Venerabile salute, ed Apostolica Benedizione. Fecero a noi esposizione i diletti figli Bernardo, e Giacomo fratelli Razza della Diocesi di Terracina, ovvero di altra città, o Diocesi, che gli stessi, i quali, come asseriscono, secondo costume nobile vivono, e per la loro consolazione spirituale vogliono celebrare la Sacrosanta Messa nella loro privata residenza ovvero abitazione e quindi desiderano erigere un Oratorio per celebrare. Noi stessi esponiamo un particolare favore, e per grazia volendo, e per ogni singola persona, a chi voglia scomunicata, sospesa, e interdetta, e di altri ecclesiastici le sentenze, le censure, e punita per legge, oppure da uomo per qual si voglia occasione o causa, se qualcuno in qual modo si voglia negasse, per effetto del presente tanto con i seguenti in serie siano assolti, con le suppliche di costoro in questo umilmente vicini a te fraterni per il presente ordiniamo, e mandiamo, quanto a te sia stabilito e narrato a questi stessi, affinché possano erigere Oratorio nella loro privata abitazione nella Diocesi di Terracina, con gli ornati, ed ogni ornato in ogni domestico luogo per uso libero per te da visitare ed approvare, e con questa licenza a tuo libera scelta la durata, una messa per un giorno, secondo il modo di celebrare in casa secondo la licenza, che amplia non sia concessa, con qualunque sacerdote da te approvato sia secolare che superiore con loro regolare licenza, senza pregiudizio di qualunque giuria parrocchiale, sia la Resurrezione pasquale, la Pentecoste, e la Natalità di Nostro Signore Gesù Cristo, ed altre solennità degli anni e nei giorni festivi esclusi, nella sua e dei consanguinei, ed affini simili ed non affini in questa stessa casa i residenti, e i familiari, e che sia in oratoria rurale anche in presenza di loro ospiti nobili egualmente si possa celebrare liberamente, valendo così anche per chiunque soggiorni, e valga, la nostra licenza Apostolica concessa a tuo arbitrio, che conceda nonostante le Costituzioni, e gli ordinamenti Apostolici, e restanti contrari chiunque. Vogliamo inoltre che anche valgano, anche per i consanguinei ed affini predetti la Messa unica per gli stessi esponenti presenti che possano udire, e non mai celebrare, neanche per servizio di qualche familiare nel tempo detto della Messa almeno che non sia necessario alla stessa Messa, siano anche tenuti ad ascoltare la Messa nella chiesa durante i giorni festivi siano considerati minimamente liberi dal precetto. Dato in Roma presso Santa Maria Maggiore per il Signor Cardinale Passioneo.
Giovanni Florio Sostituto.Segno Anello. Esibito et registrato fra gli atti Beneficiali della Gente della Curia di Sezze il giorno 7 Gennaio 1758.

Res nostra
Un inventario certamente non eccita grandi entusiasmi culturali ma agevola la conoscenza di una famiglia, qui quella Colavacchi, e soprattutto le proprietà che cementificano, e non certo per un anodino classismo sociale, le informazioni su cui poter fondare ulteriori certezze riguardo ai rapporti sia umani che economici, e valutare quale fosse la rilevanza della famiglia stessa, quali i gusti e le preferenze, il tutto desumibile dalla descrizione degli oggetti conservati, come i quadri che non sembrano mancare in casa Colavacchi; ritratti e pittori che emergono, che  quindi denunciano stretti rapporti con il contesto culturale romano da cui mutuare anche interventi pittorici come quello di Biagio Ruggeri, citato come autore di una tela; inutile dire che sarebbe altrettanto interessante sapere dove queste opere siano ubicate odiernamente, per una valutazione stilistica e magari l’inizio di un catalogo pittorico, ovvero l’arricchimento dello stesso, di un pittore, come per scultori ed artigiani; ma la volontà viene frustrata dalla carenza oggettiva del materiale primario e oggetto dell’indagine che ne emergerebbe. L’importanza documentaria comunque emerge, almeno in questo caso, anche dalla cappellania di Santa Maria delle Grazie, chiesa attualmente inaccessibile, che sembra fosse stata lasciata direttamente da Annibale De Paulis, il committente della ricostruzione della stessa chiesa, ma emergono anche i rapporti di parentela con i Razza, precitati, quindi anche le genalogie assumono qualche motivo di interesse che possono agevolare considerazioni storiche riguardo ad eventuale altra documentazione.
Inventario della Casa Colavacchi fatto nel 1702 per li atti della Curia Vescovile di Sermoneta, in cui si individual il JusPatronato del beneficio della Madonna delle Grazie, erecto da Monsignor de Paulis, spettante a detta Casa Colavacchi
Copia. Noi sottoscritti col presente Chirografo deputiamo il Signor Francesco Maria Colavacchi nostro Fratello Procuratore speciale a poter in nome nostro, e anche del Signor Dottor Ferdinando Maria Colavacchi altro nostro Fratello assente, e per il quale promettiamo de rato de comparire avanti il Signor Vicario Foraneo della Curia Vescovile di Sermoneta o altro Giudice a fare istanza di essere ammessi all’additione dell’heredità della bona memoria del Signor Giuseppe Colavacchi nostro Padre col beneficio della Legge, et Inventario, e di fare, e sottoscrivere anche in nome nostro il sudetto Inventario, e con facoltà di esercitare qualunque altro atto per detto effetto necessario, e opportuno, promettendo, e rilevando. In fede questi di 21 Ottobre 1702. Io Alessandro Maria Colavacchi mano propria.
Io Filippo Maria Colavacchi Canonico mano propria.
Inventario delli Beni mobili, immobili, semoventi, e crediti e debiti ritrovati nell’eredità, e dopo la morte della bona memoria del Signor Giuseppe Colavacchi da Sermoneta fatto da me sottoscritto, in nome anche delli sudetti Signori Fratelli figli, e heredi col beneficio della Legge…
Primariamente nella casa della solita abitazione di esso Signor Giuseppe bona memoria posta dentro di Sermoneta nel Rione del Borgo appresso suoi noti confini cominciando nella Sala; Un Tavolone usato di quattro piedi, in mezzo di essa con sedie mozzette di legno numero otto. Sedie di vacchetta d’appoggio alla francese con fusti di noce numero dodici. Scabelletti di vacchetta simili numero sei. Quadri di tela Imperatore rappresentanti diverse istorie con cornici di tartaruca, e cantonate d’oro germania numero quattro. Altri dell’istessa misura con prospettive, e figure senza cornice numero sei. Un altro quadro di palmi tre cornice bianca, e turchina con una campagna, et hosteria. Un canterano di noce con quattro tiratori con scudetti indorati alle serrature. Portiere di corame con opera rabesca numero quattro, quali nobili cioè cominciando dalla garrita delle sedie di vacchetta si dichiara esser stati compri col denaro pagato dall’Illustrissimo Signor Giovanni della Molara in Roma alla Signora Ortenzia Nevi vedova relitta del detto quondam Signor Gioseppe Calavacchi per prezzo di 22 scudi(…)Tavolini di noce con piedi storti numero due. Capofochi di ferro con pomi ottone nel Camino della sala numero due. Alcune lucerne, e Candelieri ottone, con piatto mezzo reale simile sopra il detto Camino. Nella prima stanza mano dritta di detta Sala verso Strada. Un tavolino usato numero uno. Sedie di legno a mozzetta numero due. Un baullo usato di corame con chiodetti d’ottone con alcune vesti di saja, e di viveri ad uso di donna. Quadro da testa cornice nera usato col ritratto della bona memoria del Signor Francesco Neti Padre di detta Ortensia. Altro dell’istessa misura con cornice simile de frutti della medesima Signora Ortensia. Altro parimente di detta misura con Marina, e la Fortuna a sedere in una conchiglia tirata da tre Amoretti della medesima Signora. Altra da testa rappresentante una delle Sibille della medesima. Nella seconda stanza verso Strada. Una cassa di noce usata con dentro alcuni lenzuoli usati para dodici. Altra cassa di castagno con dentro alcune camicie usate da huomo, e da donna, con alcune da tavola, e salviette. Un quadro di palmi cinque e sette vecchio  rappresentante la Madonna Santissima con il Bambino in braccio, San Giuseppe, e San Giovanni Battista senza cornice. Altro quadro da testa colla Madonna, et il bambino Giesù in braccio senza cornice della detta Signora Ortensia Neri donatogli dal Signor Biagio Rugieri Pittore in Roma. Un letto con banchi, e tavole, pagliaccio, e due matarazzi usati. Un inginocchiatore usato di legno. Nella stanza mano manca  la sala corrispondente nel Giardino. Un letto con banchi, e tavole, pagliaccio, e due materazzi, copertina distanza rossa, e lenzuoli usati. Baulli numero due di corame chidetti ottone usati uno piano della Signora Ortensia sudetta dove sono alcuni istromenti, e munizioni da caccia con vestiti parimenti da caccia, e da Campagna del Signor capitano Alessandro Maria Colavacchi, ed altro arcato con abiti da donna di seta, et operetta di seta a pelo. Un cimbalo a corda con due registri, e piedi di legno dorato del Signor Ferdinando Colavacchi alla Casa. Un tavolone vecchio con sovraccoperta, o tappeto vecchio con scancia di legno sopra li ordini quattro con libri, e trattati di medicina spettanti alla bona memoria del Signor Francesco Neri Padre di detta Ortensia. Alli lati inferiori di detta scancia in due tiratorini vi sono, cioè nel destro alcune  scritture, e memorie della casa, e nel sinistro parimenti alcune memorie domestiche con Posate numero nove d’argento cioè sei della bona memoria del detto Signor Giuseppe senza cortelli, ed il resto della Signora Ortensia Neri sudetta. Una Cassetta da camera di legno. Quadri da testa numero sei con figure, e teste di diversi Santi senza cornice. Altri quadrucci di carta pecora con cornicetta negra numero sei. Altro quadro bislungo da testa con San Michele Arcangelo, e altro quadretto con il Santissimo Sacramento adorato da due angeli della Signora Ortensia sudetta, Sedie mozzette di legno numero tre. Specchio di Cristallo d’un palmo a ottangolo con cornice di cristallo della Signora Beatrice Maria Colavacchi figlia di detto Signor Giuseppe. Nella seconda stanza mano manca della Sala. Letto con lettiera di legno, e tavole, con pagliaccio, e due materazzi, lenzuoli, e coperta rossa di lana, e filo ad opera. Casse di legno usate numero quattro con diversi vestimenti, e biancheria ad uso di donna, con una coperta di damasco giallo, e tornaletto simile compra col denaro della detta Signora Ortensia ritratto dalla vendita di detto jus redimendi, con altra coperta, e tornaletto di filo, e seta color gialla, e rossa, et altre coperte usate di cera numero quattro, et una coperta di tela stampata. Nell’altra stanza ad uso di cucina. Una tavola da mangiare con alcune sedie di paglia, pile, e brocche di terra da acqua. Nell’ultima stanza corrispondente nel violetto, che non riesce. Una tavola antica e vecchia, Una cassa da conservare robbe commestibili, Un talaro da tessere. Nella stanza sopra le scale per andare al secondo Appartamento. Tavolini numero due, Uno di noce con piedi storti, e l’altro usato di noce, Sedie mozzette di legno numero due, Sedie di paglia con fusti coloriti torchini, e dorati alla Napoletana numero due, Un studiolo di due pezzi a modo di credenza scorniciato con termini laterali, tiratori, et altri ornamenti usato dal quondam Signor Pietro Neri, hoggi della Signora Ortensia sudetta. Quadri di tela Imperatore per lungo numero due uno rappresentante un San Giovanni Battista, e l’altro San Giovanni Evangelista con cornici negre, e filettate d’oro della medesima Signora Ortensia, Un altro quadro da testa con cornice svenata di noce, e filettata d’oro rappresentante San Francesco di Sales della medesima, due quadracci di un palmo con prospettive senza cornice della medesima, Un altro da testa con cornice color di noce svenata, con filetti d’oro con la Madonna e il Bambino in braccio, e San Giovanni Battista della medesima, Un altro da testa  usato con cornice filettata d’oro con l’immagine di San Carlo Borromeo della medesima, Tonnini di legno con teste, e campagne numero sei della medesima, Un quadro da testa con la Santissima Annuntiata con cornice ornata di rabeschi d’oro, Un quadro di mezza testa in rame col miracolo di Lazzaro risuscitato, con molte figurine, cornice d’ebano filettata d’avorio donato al Signor Francesco Maria Colavacchi dal Signor Giovanni Bernardino Saraniso bona memoria Cappellano già della fortezza di Sermoneta suo Sartolo, Un quadretto di rame d’un palmo cornice negra usata con la Pietà, e due Angioli lacrimanti della Signora Ortensia Neri, Un quadro usato da testa con San Francesco senza cornice della medesima, Un letto con pagliaccio, e due materazzi con lenzuoli, e coperta, e tornaletto di bambace a opera color torchino, e bianca, Lettiera di ferro con pomi d’ottone compra col danaro della detta Signora Ortensia proveniente dal detto jus redimendi venduto, Un inginocchiatore di noce con tre tiratori con incrostatura svenati, e termini laterali compro dal Signor Canonico Filippo Maria Colavacchi, Un Baullo piano di corame chiodettato d’ottone della detta Signora Ortensia Neri con entro alcuni abiti di detto Signor Canonico Colavacchi, Nel camino di detta stanza due capofochi di ferro ordinarij, Un focone di rame con piede, Un lavamano di legno, Una cassetta da camera di legno, Un specchio di palmo uno, e mezzo con cornice di pero negro. Nella prima stanza a piano, che ha la porta nella cantonata della Casa, che serve ad uso di Cucina, Una credenza usata da Cucina, Due tavole usate da mangiare, Un cassone vecchio da conservare il Foraggio. Nella seconda stanza. Letto per serva ordinario, Un arcone da farina, Arca da fare il pane, et un tavolino, con un Cassabanco vecchi, Conche grandi di rame numero tre, Conche da acqua numero uno, Caldara da mosto da una soma, e mezza, altra di mezza soma, et altra ordinaria, con testi, e tielle di rame numero tre. Nella terza ad uso di dispensa. Alcune vettine con poca quantità di olio, alcuni formaggi, prosciutti, e sale. Nel secondo appartamento. Nel salotto, fave di quantità rubia otto in circa…Stabili. La sudetta Casa di solita habitatione di due Appartamenti, e piano nel Rione del Borgo con Giardino annesso, Altra Casetta di due stanze nel Rione della Torrenuova ritenuta in saleriano, Un'altra ritenuta da Giulia Caldaroni con patto redinendi per scudi 50 sotto l’Hosteria, Tre stanze di Casa nel Rione della Rocca secondo li confini antichi appresso li beni di Pietro Bobbi, e li beni di Roberto Vitelli usurpata da ricuperarsi…
Copia di lettera scritta dal fu Avvocato Francesco Maria Colavacchi con la data delli 27 decembre 1728.
Già all’offico di Monte Citorio ho trovata prodotta una copia della Fondazione della Cappellania della Santissima Vergine delle Grazie con farne l’investitura perpetua a Casa Nostra da Anibale de Paulis Vescovo di Cervia, che questa è una cosa di moltissimo rilievo, e che estinguendosi la Casa nostra, che Dio non voglia, vada in Casa Razza nostri stretti Parenti, dove dice, che standoci un Chierico di Casa lo possa quello ritenere con l’obbligo delle Messe, e non standoci Chierici, che sia in nostra libertà conferirlo a chiunque, ed estinguendosi la nostra Casa succeda come ha detto Casa Razza con l’istesse facoltà, onde non è io come voi non essere ancora andato da Sua Eccellenza a parlargli, ma se volete andarci, e portargli la copia della detta Fondazione avvisatemelo, che subbito in risposta la mando, mentre queste sono cose da non dormirci, ed essendo cosa nostra non è dovere se la godi Sua Eccellenza, che non ne ha di bisogno.
Americis de Sermoneta
L’origine genealogica della famiglia Americi forse potrebbe risalire, almeno ipotizzando da un documento, da un altrimenti ignoto Americus de Sermoneta , che potrebbe aver dato, per la coniugazione latina del genitivo di Americus, ossia Americi, il cognome al ramo sermonetano, episodicamente presente, in diversi luoghi, nella storia della Rocca, come maestri di casa Caetani, come servitori dei Caetani durante la Battaglia di Lepanto, come committenti di cicli decorativi, ma anche come decoratori, e senatori romani, come Pietro, di cui dopo una lettera da Lione; quindi la presenza della famiglia resta una costante che quantunque tacitamente, quanto timidamente, riemerge quasi imprevista, come la già notata altrove , presenza di un pittore, Americo Americi, attivo nel 1671 in una cappella del convento di San Francesco di Sermoneta.
Comunque le lettere riportate sono rapportabili ad una duale autografia, quella di Pietro e Alessandro Americi, che informano, per diverse ragioni, diversi referenti. Alcune notazioni interessanti emergono da due delle tre lettere di Alessandro che, con la lemmatica inconsueta per il tempo ma che definisce rettamente il ruolo sociale della famiglia, si definisce Vassallo, in effetti un’identificazione di matrice medioevale, ma che ancora vigeva per connotare, almeno per il secolo di scrittura della lettera, il ruolo del servitore nell’accezione lata del termine, ossia un collaboratore assai vicino al signore, qui Filippo Caetani; un dato certamente trascurabile nella storiografia ma che rivela l’identità e la vicinanza fra le due famiglie, quella Caetani ed Americi, che in effetti perdurava da secoli. La lettera qui di seguito certamente rivela una lemmatica assai approssimativa, e qualche polemica, in fine, che lambisce sinceramente l’ironico, quantunque il disagio sia alquanto rilevante; comunque è una lettera scritta durante la delegazione del Cardinale Enrico Caetani, voluta da papa Sisto V, in Francia per cercare di temperare le risolute posizioni fideistiche di Enrico IV di Navarra, convintamene ugonotto; la delegazione ebbe esito fallimentare ma che in compenso cercò di frangere il solido e compatto usbergo protestante in terra gallica.  

Epistola gallica
Noi non fossi sollo a Raissana a Roma dove restati a brache calate, et non domani partiranno per la volta de Parigi et più sa  con che sicurezza piaccia a Sua Maestà dirà di darci felice viaggio et bona fortuna non vostri servitori a lungo ma posso per saver alcun da farsi che scrivere et pregati. Duo solo dirrò che col primo corrieri mi mandiati copia se però saver l’origginale de tutti l’inventari che si sanno, delle previsioni de tutti et più sia a che tempo son pagati li sanatari; perché io non ne so parlare et fra le robbe del Cardinale Beata Maestà che si è trovato più un foglio di ricordi che se fosse ossuto saper qualche cosa può venir voglia alli padroni de dire tirar qualcuno, et allintarlo a qualcuno dolersi partire, et non sapendo ciò niente(…)indicati et il simile dico delli inventori de De Credenza per latri offitii però vi prigo ad mandari: prigandovi bassarlemani de all’Eccellentissimo duca nostro alle Signorie et Signori et a tutti acausa nominata et a un Gioseppe nostro quadro lo veder di Lione agli ultimi di novembre 1589.
Li denari volano, et ne arricciano li capelli et li magnari et li manca.
Ille dixit: Alessandro Americi a Filippo Caetani
Don Niccolò mi scrive d’Ordine dell’Eccellentissima Signora Duchessa, e del Signor Antonio Illustrissimo ch’io per domatina facesse trovare costì in Terracina più sandoli, et fusse possibile per lo ritorno di Vostra Eccellentissima con questi altri Signori dovendo tornare senz’altro per un corriero spedito hieri a Vostra Signoria Illustrissima et Eccellentissima così ho fatto inviando Luca con essi: al Monticchio ò l’Historie di Piedimonti sarà la carrozza di Vostra Eccellenza venuta questa sera da Roma, con gli latri cavalli che stavano à Cisterna, acciò possino venir quella sera à Cisterna per esser più comodo dove vorrà trovare apparecchiato, emassime dovendo partire il giorno seguente per Roma e per fine con debuta reverenda le bacio le mani. Da Sermoneta lì 18 di Settembre. Devoto a Vostra Signoria Illustrima et Eccellentissima.
Negozi partenopei
Illustrissima et Eccellentissima Signor Illustrissimo. Devo rispondere a Vostra Eccellenza di due littire conforme già per Jacobo Matti inviami li scudi 450 d’oro in oro, ch’havea hanti ad hora di manadare mandato altri quattrocento scudi riscossi già di giovenchi. Da Napoli il Signor Settimio Suinci, et ritinne la rimessa delli detti: quali tirrà così sino a suo ordine per questi ultimi ch’io l’invio sentirà Vostra Eccellenza il presto accomodamento: del negotio et oltre la pubblica voce, le particularità son vere, si ché si potrà, far di meno di andar à Napoli: et credo ancora bisognarà andar a Roma per bon rispetto. Hoggi aspetto Jacobo Matti. A Vostra Venerabile Eccellenza humilissimo bacio le mani, e prego felicità. Da Cisterna lì 13 dì Settembre 1604. Humilissimo Vassallo Alessandro Americi.

Varia res
Illustrissimo et Eccellentissimo Signore. Per Jacomo Matti secondo il suo ordine Le mando li scudi quattrocento cinquanta d’oro in oro, e se n’è pagato tre per d’aggio, et non s’è ossuto haver a manco. Questa notte sono venuti tre forzeri da Roma uno con le robbe di Vostra Eccellenza l’altro con le livree riposato li muli li mandarò, se bene speso, et non occorrerà sendo prima lo ritorno per Jacomo Matti mi potrà ordinare se debbo mandarli. L’Arciprete di Bassiano m’ha mandato l’incluso Memoriale e se ben in esso desidera favore presso al Signor Don Filippo tuttalvolta le basterà una lettera al Signor Tommaso de Renzi cognato delli Signori Riccardi quale ad istanza di Vostra Eccellenza le farà ogni servitio Don Giovanni è informato chi sia, à me ancora farà gratia, et à Vostra Eccellenza umilmente bacio le mani: da Cisterna lì di(…)7mbre 1604. Humilissimo Vassallo e Servitore Alessandro Americo Americi.
Visite farnesiane
Illustrissimo et Eccellentissimo Signore A hore ho tanto il piego(lettera) di Vostra Eccellenza et inviato à Roma ed ordine delli scuti quattrocento cinquanta d’oro, et mandato subito per il Matto à Vostra Signoria Illustrissima. Hieri 8 del corrente doveva far l’intrata ad hore 23 il Duca di Parma chiamato più volte in Roma da Nostro Signore, e nel partire, et fece da Roma il Signor Bernardino Matti già era preparata la cavalcata per incontrarlo, et inviata alla porta del Popolo  dove andò Illustrissimo Cardinale Aldobrandino ed molti altri cardinali Creature di Nostro Signore, et il Signor Giorgio Aldobrandino ed tutta la nobiltà di Roma, et per Roma si dice che viene a partiti fatti, e negoti accomodati. Ho voluto avvisarlo à Vostra Eccellenza per non tardare ad aspettarlo da Roma et à Vostra Eccellenza Illustrissima Humilmente bacio le mani. Da Cisterna li 9 di 7mbre 1604. Devoto a Vostra Signoria Illustrissima et Eccellentissima Humilmente Vassallo et servitore Alessandro Americo Americi.
Una triade documentaria attesta qualche riferimento, certamente non esaustivo, della famiglia de Marchis, alquanto eminente in un contesto come quello sermonetano del Seicento; l’attuale Palazzo della Cultura, lungo Corso Garibaldi di Sermoneta, riporta, sugli architravi delle porte il nome di Stefano de Marchis, nipote di Tullia, che detenne il giuspatronato della cappella della Madonna degli Angeli, prima sulla navata destra della Cattedrale, ove è custodita la nota pala di Benozzo Gozzoli, oltre quello della cappella di San Sebastiano, terza dal fondo della medesima Cattedrale, e quindi altri riferimenti, qui tralasciati, che risultano eminenti per una famiglia non certamente annoverabile gli alti livelli dell’aristocrazia. Il primo documento riguarda la cessione, nel 1595, a Tullia  de Marchis citata, della cappella della Madonna degli Angeli, già di San Leonardo, con giuspatronato della famiglia Jannarello. Il secondo riguarda il testamento della stessa Tullia de Marchis che commissiona una pala d’altare, oggi ancora nella cappella di San Sebastiano, già restituita ad Angelo Guerra di Anagni , oltre alla cessione del giuspatronato al nipote Stefano de Marchis, citato, canonico della Cattedrale.    

Volvere cappellaniam
In Dei Amen Anno Domini 1599 Pontifex Sacri Clementis Divina Provvidentia pape anno eius tertium 22 die Mensis Septembriss. Costituto Johannes Iannarellus de Sermoneta filios Septimus Romano ad presens pate  et ordinatio Terrae Sermonetae sedente in undici ligni in dono Dominus SaveriiJulii posta in Decarcia regionis valentis suis fines decens et penes et ingenti quinque anni et male et cum habeat disponete pro necessitationis aliquo de rebus suis et specie renunciare quod ius et ac heredis quam ipsa habeat de Jure patronatus in quidam cappella positam ecclesia Sanctae Mariae de Sermonetae in titulo Cappella di San Leonardo suos fines et ante eius non voleat  de aliis  disponete ad effectum de ea ut ad eius legittime disponete possis per ipso comparenti de legittimo curatori provideri ad jure ac Jura tantum et cura multum comprovate probitate et bonitate et sufficienti Ludovici Toscani. Si placet sua ipsum deputari simili ante deputari aliis filii placuerit ea ad modum. Successive consitutus presens me notario Jus Johannes Jannarello de Sermoneta cum presentia et licentia et consensu Ludovici Toscani eius curatoris ac cum licenti aprente ac consensu Laure Jannerello sue ma tris ac magnificus anteponi Ferrantis Jacobi Cancellatus ad presens offici terrae Sermineti consanguinis jure officium ad presens in terra Sermineti non ac esistentium ipse Johannes Jannarello juravit habere alios affines, nec consanguineos Quatrassis et de Marchis retenter…
Cedere la cappella
In Nome di Dio Amen Anno del Signore 1599 Sacro Pontefice Clemente per Divina Provvidenza papa anno del suopontificato terzo giorno 22  mese di settembre. Costituito Giovanni Jannarelli di Sermoneta figlio di Settimo Romano  appare alla presenza e nell’ordine della terra di Sermoneta sedente in undici sedie in dono di Savrio Giulio posta nella Decarcia della regione valendo i suoi confini e le pene entro cinque anni e  per male  dovendo disporre per necessità di altre proprietàsue e specie deve rinunciare al giuspatronato come gli eredi della stessa cappella posta nella chiesa di Santa Maria di Sermoneta con la titolazione di Santo Leonardo i suoi limiti non voglia di latri disporre all’effetto di questa cappella come legittimamente diporre possa per lui stesso comparendo legittimamente il curatore provvedere secondo il diritto e giuramento e la cura che viene comprovata con onestà e bontà da Ludovico Toscano che approva per sé stesso ed essere deputato parimenti anche da altri figli in tale modo.
Extrema voluntate
In Nome della Santissima Trinità di Maria Vergine et tutti li santi della corte celeste questo anno  mille et cinquecento novanta cinque nel pontificato di papa Clemente VIII nell’anno suo quarto Indizione ottava questo dì dieci di marzo 1595. Consta personalmente avanti a me noto, et testimonis infrascritti Tullia de Marchis de Sermoneta qui sana Dio gratia di corpo et di mente sappendo non esser cosa più della morte né cosa più incerta dell’hora di essa et apparecchiasse come conviene ad ogni fidel, cristiano fa questo suo  ultimo testamento acciò nella sua morte non caschi alcuna controversia sopra le soe robbe et per esser l’anima molto più degna del corpo et ad essa bisogna principalmente provvedere testa et dispone nel modo infrascritto. In primis raccomanda all’innipotente Dio et al suo figliolo Gesù il quale recuperato del suo pretiosissimo sangue et li chiede perdono di tutti li suoi peccati commessi dall’era che nacque fino al passo della sua morte dice et si pretesta voler morire quando Sua Maestà piacerà volentieri con tutti li Sacramnenti della Santa Chiesa come fedel cristiana et dice che crede et tiene essa Santa Madre Chiesa Cattolica Romana et nella fede di essa voler vivere etmorire et caso di qualche malattia per qual si voglia accidente avesse à perdere il senso et sua ragione ò che venesse a ricevere nella parte intellettiva fattagli ò tentazioni ò che da se istessa necesserà in tutti li modi di protesta di non essere di sua intenzione di cui mai dalla fede cattolica Romana mai venire ad alcuna eresia ne biastema di sua propria volontà, de più se in qualche modo subitamente Dio per sua pietà la libiri venesse in lacun modo a perder la parola de mo se protesta voler l’assolutione di tutti li peccati delli quali se ne pente et incerta all’hora ad accenni potesse mostrar cenno di contrizione questo scritto ne sia per segno et testimonio se sia possibile et domanda se depinga la Santissima Madonna con lo figlio in braccio et San Marco Evangelista et si spenda quanto costa purché non possa venticinque scudi. In più vole et comanda che Stephano de Marchis sia cappellano di detto jus et di tutte queste cose se ne habbia a fare un juspatronato et se debba concedere alli più prossimi di casa de Marchis et anche che li detti più prossimi habbino autorità di presentare cappellano il quale debba essere sempre dello più dotto et idoneo di casa de Marchis et quando non ci ne fusse niuno di lor parentato debbiano legare uno idoneo a loro arbitrio et per ora essa testatrice elegge et vole che sia cappellano di detto altare et juspatronato da farsi il detto prete Stephano de Marchis suo nepote… 
In Domo Stephani de Marchis
Palazzina nel Borgo. Portavisi strada quando si entra di due fusti di tavole così grossi foderati con sue cornici centinate con intagli con due sportelli in detti fusti che si aprono e serrono con due maniglie lavorate di ferro e battitore e catenaccio piano al di dentro con suoi occhietti simili stanghetta di ferro, quattro paletti di ferro grossi per parte, cioè uno in terra e l’altro in aria, androne a volta con suoi muri incalcinati, e pavimento di selciata in detto androne, vi è una porta scorniciata di due fusti con suoi mangani e bandette catenaccio piano, ochietti simili, serrature chiave con paletto al muro. Segue una stanza terranea avvolta con muri incolati bianchi e pavimento di mattoni a una finestra a due fusti di legno scorniciati, con suoi gongoni e, bondelle e suo paletto al muro di ferro con ferrata al di fuori lavorata a occhi tondi e nodi, in detta stanza una scaletta di materiale che porta sopra un ripiano in guisa di dormire. Altra porta in detto androne di correscente, simile suddetta con simili ferramenti serratura e chiave e paletto di ferro. Stanza simile terranea a volta con muri bianchi incollati pavimento di mattoni con finestra a due fusti di legno scorniciati, bandelle e gongoli e paletto di ferro al muro con telaro con due sportelli di legno, la metà dei quali oscuri con specchi di tavole e l’altra metà di vetri conservati e con lamino di conci di pietra. Nel cortile. Il pavimento di selciato con pozzo con suoi conci di pietra, e con spranghe di ferro impiombate con uno balcone di conci di travertino per tirar acqua con umino di ferro da prsi la girarla, detto pozzo com muri incollati, ed acqua in esso, una bozza di pietra al muro per buttare l’acqua, una vaschetta al muro nel cantone  per buttare l’acqua di muri incollati che resta sotto la scala dell’appartamento nobile, una terrata liscia con conci di pietra a pinaterreno, una porta di pietra, porta di legno con due fusti con gorgoni e bandette, catenaccio piatto ad occhietti simili serratura a chiave. Dentro una stanza con mattoni nel pavimento fatto a solaro con lamino di conci di pietra, con finestra con fusti di  legno, gongoli bandette, paletto di ferro al muro e suo telaro con quattro sportelli di vetri non mancanti. Dentro di detta stanza  altra porta simile alla descritta, senza serratura, muri di detta stanza incollati bianchi. Scala cordonata di selci e pietre lavorate, che porta di sotto ad altre stanze cioè alla dispensa, cortine, stalle, giardinetto, in mezzo di detta scala  una finestra in lato con ferrata una strada  lavorata e con occhietti tondi e nodi in fine di detta scala portava un fusto gongoli e bandette serrature e chiave con crociata di legno sopra. Porta della grotta, di due fusti a cancello con bandette, gongoli, serratura e chiave, detta composta di un sol cavo e nicchia in ottimo stato. Cantina con porta di legno con due fusti con catenaccio piatto e occhietti simili, bandette, serratura e chiave, detta cantimano con muri incollati, pavimento d’astrico con finestra in alto che corrisponde in strada con  ferrata ornata, lavorata a occhi tondi e nodi con due posti di legno longhi, ed uno corto, in detta cambino una ferrata e una ramata, che corrisponde alla dispensa. Stalla tutta a volta con muri incollati con selciato nel pavimento, con troghi di legno senza tavole sotto per lungo di detta stalla in cattivo stato con dodici conganelli di ferro attaccate nei travi di detta mangiatora et altre tre al muro, una vasca in detta stalla accanto alla sponda del pozzo con suoi conci di pietra per lavare li panni porta in detta stanza che à altra dispensa di un fusto con mangani, bandette, serratura, chiave, Detta dispensa a volta con muri bianchi incollati con astrico nel pavimento con quindici gongone che nella volta di ferro e ventidue modelli di legno nei muri cancellata di legno in detta dispensa con porta di un fusto, gongoli, bandette e catenaccio tondo, occhietti, portatore, serratura e chiave che forma un’altra dispensa ad uso di oglio. Un pozzetto in terra per scolo di oglio, pavimento di mattoni muri bianchi incollati soffitto simile al disopra descritto, una finestra a due e due fusti di legno con gorgonie  bandetet, paletto di ferro al muro con telaro di quattro sportelli, due di vetri non mancanti e l’altri due con specchi di legno, una nicchia con luogo comune al muro col suo sportello di legno, una nicchia col luogo comune al muro col suo sportello di legno, suoi gorgoni e bandette. Altra stanza con un sol fusto senza serratura e chiave con paletto al muro  al di dentro di ferro con muri rotondi  bianchi incollati ove c’èuna scala alumaca di legno in ottimo stato per mezzo della quale si và nell’appartamento nobile superiore. Appiè di detta scala alumaca una finestra o suo fusto o suo telaro di legno, con un sol sportello di vetri non mancanti e sua naticchia. Riuscendo al cortile sudetto scala grande di muro a volta con ventitre scalini di pietra con parapetto di muro e suoi modelli in numero di undici per uso di tener vasi. Porta fuori della scal di due fusti foderati con cornici e maniglia di ottone gorgoni, bandette, serratura e chiave, con stanghetta e paletto di ferro al muro di dentro per forza di detta porta. Entrandosi in detta sala, pavimento di mattoni muri bianchi incollati con fregio di varie pitture, solaro  tutto foderato e scorniciato con sfondi quadrati tutto ripiano con vari piori, camino grande di conci a architrave di pietra, scorniciato con cappa di muro dipinta con varie pitture e due finestre con suoi fusti di legno foderati, e scorniciati con suoi telari con quattro sportelli di vetri, due piccoli e due grandi con specchi di legno alti grandi e detti vetri intieri e non mancanti loggia al di fuori sopra ad uno degli intagliati di pietra, il di cui pavimento è di una sol pietra con ferri intorno uno sfiorato e tre pozzi di metallo fermi nei ferri. Porta che va dalla prima camera di due fusti foderati, e scorniciati come gongoli in caso di rottura di vasi, finestra con due fusti di legno con suoi mangani e bandette con paletto di ferro al muro e ferrato di ferro e di fuori. Riuscendo  in detta stalla, un palchetto di tavole sopra due colonne di legno per uso di dormire con parapetto intorno di tavole, finestra in detta stalla con due fusti di legno gongoli e bandette con paletto di ferro al muro, e ferrata di ferro al di fuori. Porta che va al giardinetto di un sol fusto, gargani, e bollette, paletto di ferro al muro con catenaccio tondo con occhietti al di dentro. Giardinetto recinto di muri con due frammezzi similmente di muri con numero quattro alberi di melangoli forti, porta che dal detto giardino riesce alla strada detta la carbonara fatta con due fusti di legno, con sue bandette, argani serratura e chiave. Ritornando nel cortile, una stanza grande ad usi di cucina con sua porta di fusti due decorate, scorniciata, bandette gangoni e maniglia di ottone, serratura e chiave con catenaccio piano, occhietti simili con posatore, paletto di ferro al muro, sua bussola di legno  coperta con due porte una ad un fusto e l’altra due fusti con suoi mangani bandette ed ancinelli di ferro per chiudere un credenzone di tavole per uso di dispensa con uno finestrino con ro0mata e gongone, e bandette con porta ad un fusto e suoi gongoli e sua nicchia, e tre tramezzi di tavole di dentro, camino con suoi conci, e architrave di pietra scorniciato cappa di muro con sua piattina di ferraccio con il millesimo, 1697, con due muriccioli l’uno di là, e uno di qua del camino con suoi archetti, uno sciacquatolo con concio di pietrana quattro dipartimenti per uso di tenerci piatti, e pile due finestre con due fusti di legno di due pezzi con suoi gongoli, bandette epaletti di ferro al muro con telari con quattro sportelli e basi con specchi di legno e, li quattro altri con vetri non mancanti con sue nicchie, pavimento di detta stanza  di mattoni bianchi incollati, solaro con travi e travicelli e tavole di lavoro. Altra porta di un sol fusto che va ad una camera con bandette e gongoni senza serratura, bandette serratura e chiave, stanchezza al muro di ferro con la maniglia di ottone, pavimento, muro, soffitto simili a quelli della sala già descritta. In detta camera latra porticina accanto alla di sopra, per la quale si va ad una credendola o telaro gongoli e bandette, catenaccio piatto con suoi occhietti simili un finestrino entro la medesima  credenza con un telaro e sportello di legno, un camino di conci di pietra scorniciati, una finestra con due fusti di legno foderati scorniciati gongoli e bandette e paletto di ferro al muro con suo fusto a quattro sportelli di vetri e sua nicchia.
Sala da Camera. Porta di due fusti foderati scorniciati con suoi gongoli, bandette, stanghetta con paletto di ferro al muro, pavimento, muri, fregio e soffitti simili a quelli già descritti, una finestra con due fusti di legno e telaro con due sportelli di vetri con paletto di ferro al muro simili in tutto alla descritta della prima camera. Terza Camera Grande. Porta di due fusti di legno foderati e scorniciati con gongoli, e bandette, paletto di ferro al muro, pavimento di mattoni muri bianchi incollati con fregio di varie pitture, e soffitto tutto foderato con cornici dipinte con vari fiorami, e sfondi quadri con putti in essi
Esterna al contesto urbano è la cappella della Madonna del Giglio, oggi limitata ai soli muri perimetrali, e proprietà privata, che trattiene qualche labile traccia di affrescatura e qualche ricordo archivistico che ne attesta il restauro; la famiglia Bucci, commissiona nel 1600, anno del Giubileo, l’intervento di ripristino che però resta ancora ignoto per la natura ed i luoghi che lo riguardarono. Comunque resta un sinottico accenno nel testo di un’epigrafe riportata da uno storico locale, Pietro Pantanelli , che recita: Antonius Buccius sermonetanus. Hoc cum campana construxi, et dote sacellum: fac bona dum vivis: mors inopia rapit. Lilla, qui sevis pietatis, carpo salutis Lilia; quae quisquam severit, illa metet.

Un soterico intervento
In Dei Nomine  Amen. Anno Domini 1600 Pontificatus Santissimi Patris Nostrum Domini Clementis Divina Providentia pape anno eius nono sub ultima indizione mensis octobris costituti Stefano Justi vicario foraneo seu commissario deputato Reverendissimo Dominus Episcopus Terracinensis per litteras eius transmittas una cum pacibus precettis pro parte et Reverendissimi Fabritius infrascripto compire(…)presenti hinstrumenti annotabili et deferire sedente quidam sedici(…)posita in Decarcia la Valle(…)Camillus Dionisius Caesar ac Franciscus Bucci coram patris curatores dicta Stefania mia filia quondam Alexandri de Bucci a patris germani circa(…)no suerunt denuo quale quondam pater magni(…)restauratur et meliorare formam rechiederi in eccelesia divina Maria Gigli sitam in dicta terra Sermineti nec quam dictus pater similiter erexit intus ecclesia Sancti Angeli novo altare sub vocabolo Sancti Jeronimi, pater et concetione quondam Reverendissimi Jaccio Ranuzza Episcopus Teracinensis omnia dare patet…
Il primo li assegano et consegnano alla predetta chiesa Madonna del Giglio et altare San Girolamo dote quattro tumula di terre poste nella Decarcia di Carapelle. Nelle prime confinano ad li beni di Santo Angelo verso mare con li beni dell’ospedale da verso l’acqua puzza et li beni della corte verso Sermoneta et alios suos fines, un altro mezzo tumulo et mezzo nella dicta Contrada delle Carapelle alle seconde appresso li beni delli sopradetti Francesco Nardo verso Velletri et li beni della corte verso il mare et alios suos fines et più un altro tumulo et mezzo nella contrada Carapelle al fine di Santicolone per confine con la terra di messer Francesco Colavaco…

Fiat voluntas paludis
La vita cappuccina di Sermoneta certamente no fu agevole, tanto meno per la vicinanza mefitica con la palude, mancava però ancora un referente documentario che permettesse di identificare l’uscita dello stesso ordine dal convento risalente al 1585 , e voluto da Giovan Battista Gallo; la scelta fu certamente condizionata dalla presenza di una chiesa, quella di Santa Maria della Vittoria, di cui rimane qualche frammento strutturale, e forse dall’assetto stradario sermonetano che agevolava la frequentazione congiungendo sia la pianura che, ancorché palustre, era abitata, e la discesa della collina; ma l’ubicazione era alquanto infelice e impervia per una lunga permanenza; la palude avrebbe operato con indefessa alacrità e assai subdolamente, quindi il trasferimento dei frati avrebbe avuto luogo certamente, ma si deve anche considerare che per alcuni periodi lo stesso ordine cappuccino cercò tenacemente di reinsediarsi, ma sempre con esito fallimentare, fin quando però poi nel 1740 fu deciso che i Padri Cappuccini si servissero della chiesa di Santa Maria dei Monti, oggi inagibile, per le sole celebrazioni liturgiche.
Copia. Lettera, nella quale si vedi l’anno, et il motivo per cui partirono li Padri Cappuccini da Sermoneta.
La risoluzione della partenza dei Padri Cappuccini da costesto Convento, è seguita d’ordine della Congragazione deputata da Nostro Signore sopra la riforma de Regolari, ma mossa principalmente dalle informazioni, e per opera de medesimi Padri, che hanno riferito, cotesto Convento in luogo di cattiva aria, e che ogni anno vi si ammalano, e così tra quattro o cinque Conventi, che detta Congregazione ha levati a detti Padri v’è stato compreso anche cotesto di Sermoneta. Io non lascio d’adoprarmi perché segua il loro ritorno, ma non vi ho speranza, stare che essi hanno mostrato avversione di starci, faccio bensì diligenze, che le robbe della Chiesa restino alla medesima con rappresentare, che noi, e cotesti cittadini li avemo dati alla detta Chiesa acciò servano per lo culto di essa in accriscimento della devozione dei Cittadini, e non li havemo donati ai Padri, che le trasportino altrove, e così non sono fuori di speranza, che restino, o si faccino ritornare quelle, che sono state trasportate fuori, poiché serviranno per altra Religione, che venga ad abitare il Convento, e servire la Chiesa. Questo è quanto posso rispondere alla Lettera, che mi avete scritta in questo proposito, e Nostro Signore vi guardi. Roma 19 Maggio 1652.
Il duca di Sermoneta. Arciprete, e Canonici di Sermoenta. All’Arciprete, e Canonici di Sermoenta, che Dio guardi Sermoneta.

Transire ad proximam ecclesiam
Essendo che all’Illustrissimo et Eccellentissimo Monsignor Don gaetano Francesco Caetani, Duca di Sermoneta et sua Eccellentissima Casa spetti, et appartenergli il Giuspatronato la chiesa in vocabolo la Madonna Santissima de Monti coll’abitazione che si trova esistente fuori della sua terra di Sermoneta, e che li Reverendi Padri Cappuccini abbiano, e ritenghino si poco distante un loro Convento, ove continuamente risiedano e che parte dei detti Padri Cappuccini, e il Reverendissimo Padre Provinciale sia stato supplicato di Eccellentissimo Duca, se si fosse voluto compiacere concedergli ospitio. L’uso di detta chiesa di Santa Maria de Monti con la sua abitatione senza pregiudizio  del sudetto Giuspatronato e totale pertinenza di detta chiesa, et abitazione e che detto Eccellentissimo Signore se ne sia compiaciuto nell’infrascritti modi, patti, condizioni e riserve, e non altrimenti. Quindi è, che personalmente costituito il signor Priore specialmente. Costituito da Eccellentissimo signor Duca come da chirografo fatto che egli da a me infrascritto notaro, e concede alli Padri detti Cappuccini, che al presente risiedono, e risiederanno nel detto Convento non molto lontano dalla chiesa il solo mero uso di detta chiesa di Santa Maria et abitazione ammessa, loro mero ospizio e non altrimenti, espressamente, di chi osando, e come convenendo che a tal uso, et ospizio, che si concede non sia acquistato, ne si acquisti alli detti Padri Cappuccini.
Panem et calcem
Artigiani ed artigiane all’opera
Il vicolo interno che collega l’attuale Piazza del Popolo, centrale a differenza dei secoli passati, con il secondo quartire sorto nell’urbanistica sermonetana, ossia quello della Torre Nuova, dalla torre eretta intorno al 1451, che per l’assetto cittadino del XV secolo, risultava di nuova erezione rispetto alle altre già esistenti, dovette subire interventi di pianificazione che ne agevolassero il raggiungimento, e certamente non solo agli appiedati cittadini, ma forse ai carri e animali, di singole abitazioni e centri di guardia come l’attuale Bastione del Castriotto, che definisce il termine urbanistico del quartiere; quindi l’ampliamento della stradina interna era fondante; ma anche qui bisogna notare che la data, 1785, è un dato assai significativo che suggerisce qualche valutazione al riguardo; l’età di tale pianificazione, tarda rispetto alla sussistenza e notificazione documentaria della nascita del quartiere stesso, 1451, agevola serie considerazioni su di un probabile inediamento abitativo che venne, gradualmente nei secoli, a raccogliersi intorno al quartiere; ad esempio sappiamo che l’attuale caserma dei Carabinieri, intorno agli anni dell’intervento descritto dopo, era il dormitorio per i frati Cappuccini che erano tornati in Sermoneta, quindi probabilmente l’addensarsi di abitazioni per diversi servizi potrebbe aver comportato la pianificazione e l’apertura di una strada secondaria che, poi, divenne primaria. Ma il quartiere precitato era certamente assai considerato, sia per l’imponente struttura difensiva databile al 1546, del Castriotto precitato, sia per la definizione difensiva che svolsero le mura erette durante il 1448, conclusasi, almeno per il quartiere in questione, con la Torre descritta, che vide la coopresenza di molteplici artigiani qui citati solo assai parzialmente, che vi lavorarono con retta efficacia allo scavo dei fossati ovvero fondamenta delle stesse mura, quindi una presenza artigianle che conforta sia per l’opera svolta, dato l’odierno segno storicamente materiale, sia per la presenza altrettanto materiale della documentazione che comporta una conoscenza assai maggiore rispetto al Quattrocento sermonetano. Ma non mancano, da quanto risulta, interventi posteriori che migliorino ulteriormente le condizioni degli accessi, quindi la Porta del Pozzo, oggi l’entrata principale del paese conserva ancora la sua rilevanza, visto l’intervento deciso nel consiglio comunale, il che palesa una netta sensibilità, certamente detatta da motivi pragmatici più che culturali, ovvero estetici, che però oggi ci permette di valutare quale potesse essere l’assetto di Sermoneta. Dato, ancor meglio emergente, dal  consiglio comunale, del 1709, qui riportato, che attesta l’apertura di uno spazio antistante la Porta del Pozzo e che possiamo immaginare sia la formazione originaria dell’attuale Porta. Inoltre l’intervento sulle campane della cattedrale sono un’altra nota, in effetti un primo intervento lo abbiamo durante il 1492, con un certo mastro Antonio da Bergamo che lì lavora con suoi garzoni; quindi una continuità artigianale nella storia sermonetana, che porta gradualmente ad acquisire informazioni utili per ricreare vicende assai ignorate, che qui forniscono un quadro assai rilevante per un contesto umano che viveva anche di queste piccole commissioni. Inoltre una personale soddisfazione è quella della pubblicazione del documento inerente alla statua di San Giuseppe, che finalmente traduce qualche notazione su di una statua, oggi nella versione ottocentesca, ma già presente nel secondo Seicento, oltre il culto del santo che certamente, oltre la normale affezione dei fedeli, era divenuto il Santo Patrono di Sermoneta.
Lista delle Opere per spianare la strada alla Torrenova, e cavar sassi per la porzione che spetta alla Comunità, con la licenza della Sacra Congregazione.
Giovedì 7 Aprile 1785-Omini tre, Muratore, Donne sei; Venerdì 8 detto Omini quattro mezza giornata, Muratore, Donne quattordici, Sabbato 9 detto Omini sei, Muratore, Donne venti…Venerdì 15 detto Omini tre, Muratore, Polvere per le mine due, Al Ferraro per accomodar de ferri…

Fossa fatta alle Fortificazioni nella Torrenova .
In Nome di Dio Anno 1448 nel giorno penultimo di Giugno. Previdenti, e discreti uomini Leonrado di Giacobbe, e Giovanni di Angelo Caccabari, il Visitatori e Sindaci della Terra di Sermoneta, eletti, ed assunti, per eseguire l’ufficio per dodici Consiglieri, principali Ufficiali della detta Terra, secondo il consueto costume, in nome del ruolo di Sindacato, e per parte di tutti gli uomini e singoli di tutta l’Università di Sermoneta la predetta Terra per la quale a rate, e ratealmente promisero spontaneamente da una parte, non con Maestro Giovanni(…)di Castro Ripi, che abita nella città di Napoli, come asserisce di se proprio e dei soci che promise di condurre da altra stipulazione i Fossati, ovvero valli che deve fare con Dio oltre la detta Terra di Sermoneta, nella contrada della Torricella Torre nuova, per munire, e con buone cautele della detta terra dalle offese dei nemici, dal beneplacito e la volontà del magnifico ed Eccellente Signore Don Onorato Gaetani signore di detta Terra, e il primo maestro Pietro Perrerio di sua sponte promise al predetto Leonardo et a Giovanni Vistaleri, e ai Sindaci della predetta Terra, et agli stessi Uomini e all’Università predetta fra lo spazio di otto mesi cominciando fra 15varia umanitàgiorni del mese di Luglio per incidere e scavare e completare il loro predetto Fossato misurato in longitudine, latitudine, ed in profondità, per lo stesso maestro Pietro con il detto Magnifico Signore, e Vistaleri ed i Sindaci promisero spontaneamente per l’opera completa per ducati cento di Carolini argentei, dieci Carolini per ogni ducato e non mutare e non preparare ogni ferramenta necessario, ed opportuna per riattare quanti siano gli espedienti ed opportuni espedienti(…)della detta Terra di Sermoneta per tre soluzioni debbano essere in questo modo sia permesso per Arra lo stesso Vistaleri, e i Sindaci saldino i ducati dieci per detto Maestro, e quando dovrà iniziare l’opera assolvere sia tenuto per quaranta ducati e nel compimento della metà della detta opera cinquanta altri ducati e nessuno possa mutare per se Casa con un Cubilo e promise lo stesso Fosso di purgare, evacuare, e purgare. Atto in Sermoneta in Podio della finestra maggiore del Palazzo della Curia del detto Signore presenti nobili, e attento notaio Giovanni Maglieri di Monterotondo Capitano della detta Terra di Sermoneta, Maetsro Giovanni Nemaria, Leonardo di Pietro Gauli(…)Cristoforo(…)Antonio, Giovanni Cola di Sermoneta. Testimoni.


Excavare oportet
In nomine dominis Anno 1448 die penultima Junis. Providi, et discreti viri Leonardus Jacobi, et Johannes Angeli Caccabarii, a Vistalerij, et Sindici Terre Sermonete, electi quidam, et assumpti, ad huismodi offiucium exeguendum per duodecim Consiliarios, principales Officiales dicte Terre, more solito, Sindicatio nomine, et pro parte hominum omnium et singulorum totius Universitas pre fate terra pro qua de rato, et rate habens sponte promiserunt ex una parte, nec non Magister Petrus Johannis…de Castro Ripi, habitator autem civitatis Neapolis, ut asseruit se pro ipso et sotii eius pre conducendi promisit ex altera super fissione cuisdam Fossi, seu Valli perficiendi cum Dei nomine extra dictam Terram Sermineti, in contrada Turricelle Turris nove, pro munitine, et bona cautela dicte terre ad hostium insultibus volentis, de beneplacito, et voluntate Magnifici, et excellentis Domini Don Honorati Gaytani domini dicte terre, et primo dictus Magister Petrus Perrerius sponte promisit predictis Leronardo, et Johanne Vistalerii, et Sindici prefate Terre, et ejus Hominibus, et Universitate prefatis, infra spatium octo mensium et inchohandorum 15 die mensis Julii pro incidere fodere et complere suis sumptibus totum prefatum Fossum mensuratum quidam longitudine, latitudine, et profunditate, prout ipse magister Petrus cum dicto Magnifico Domino, et Vistalerii, et Sindici sponte promiserunt pro totali merito fossioris per ducatos centum, et( …)de Carolenis argenteis, decem Caroleis pro prolibet ducatos nec non mutuare et preparare omnia ferramenta necessaria, et opportuna, reactanda totiens quotiens fuerit expediens, et opportunum exp[…]dicte Terre per tres solutiones fieri debent ipsi Magistero in hunc modum videlicet nunc pro Arra ipsi Vistaleris, et Sindici solvant ducatos decem dicto Magistero et cum fuerit ad initiandum opus solvere teneatur per ducatos quadraginta et in complemento medietatis, dicte operis quinquaginta laios ducatos, nihilominus mutuare  sibi Domum cum Cubili et promisit ipsum Fossum renundare, evacuare, et purgare. Actum Sermineti in Podio termie fenestris majoris Palatij Curie dicti Domini presentibus nobili, et circumspecto viro Notario Johannes Maglierij de Monterodono Capitaneo dicte Terre Sermineti, Magistero Johannes Neimarie, Leonardo Petri Gualii(…)Cristoforo(…)Antonio Johanni Perroni, Johanne Cole(…)de Sermineto Testibus Et ego Antonius Tuti.

Porta del Pozzo(1701)
Propongo ancora alle Signorie Vostre come a richiesta de nostri Concittadini di Sermoneta si deve restare, et ridurre in pristino la Porta comunemente detta del Pozzo, che anni sono fu disfatta et aperta un’altra Porta assai angusta, et incomoda, quale porta di novo aperta, et incomoda si deve rimurare et avendo fatto riconoscere la spesa, che possi entrare nella detta opera, cioè reattazione, et muratura della Porta incomoda, et angusta et altre spese, che entreranno per reattare l’altre Porte da Periti hanno stimato vi possi entrare di spesa scudi doicento, et perché la nostra Comunità si trova esausta di denari, stimerei di ricorrere alla Sacra Congregazione per ottenere la licenza di potere imporre la colletta a nostri Concittadini di Sermoneta, però loro Signori risolvano se si deve supplicare alla detta Sagra Congregazione per detta licenza di potere imporre detta Colletta, et dati paloli albis, et nigris albe denotari inclusive, et nigre exclusive, et bussola per vota secreta, reperte fuerunt novem nigre, et sex albe, et sic conclusit fuit.
Die 2 Aprilis 1702. Risarcimenti di Mura, e Porte di legname per serrare le Porte.
Coram per Illustrissimi exiti Dominus Bonaventura de Girardis Terre Sermonete neque coadunato, et congregato Consilio in loco solito residentie Prioratis previa intimatione esecuta per Joannem Calandrinus pubblicus Mandatarium heri pro hodie ut retulit, in quo intervenerunt Illustrissimus Domini Johannes  Baptista Tutius Primis Prior, Petrus Pitius, Bernardus Franci Nardi, Francesco Porretat, et Dominus  Johannes Franciscus Justus Priores Illustrissimi Comunitatis Sermonete, nec non Petrus Spagnolus Primis Consiliarius, Petrus Tomarosius, Joseph Scapigliatus, Joseph Baccarius, Gasparus Francus, Pasqualis Colaleus, et Johannes Joseph Zazzarus, Joseph Stefanuccius, et Angelus Baronus Consiliarij Illustrissimi Comunitatis Sermoente majore parte totumque Corpus Consilii representant, licet absentibus Domini Julio Casale, Carolo Antonio Borzo, et Sebastiano Coletta aliis Consiliaris, et previa invocatione Spiritus Santi fuit per dictus Dominum Primum Priorem prepositum prout infra videlicet=Propongo alle Signorie Vostre, che essendo stato fatto il risarcimento delle Muraglie, et per serrare almeno tre Porte, et per tre Porte di legname in questa Terra di Sermoneta già fatte, la nostra Comunità per detta opera fatta debba pagare scudi ottanta, et perché la nostra Comunità si trova esausta di denari, et non puol pagare detta somma, avendone la nostra Comunità supplicato la Sagra Congregazione del Buon Governo, acciò che dasse la licenza di poter imporre per detta spesa la Colletta, la medesima Sagra Congregazione n’ha scritto al nostro Signore Luogotenente, il tenore della qual lettera è del seguente tenore cioè=Al molto mio amatissimo. Il Governatore di Sermoneta=Intus vero=Magnifico mio amatissimo=Per la spesa che si desidera di fare da cotesta Comunità mediante il dipartimento di una Colletta per rifare le Porte principali della Terra, et risarcire le Mura della medesima la Sagra Congregazione vuole che sopra ciò si faccia la proposta del Pubblico Consiglio, et che da Periti se riconosca la somma precisa, che richiederà per tali lavori. Però dovere fare, che così segua con dar parte della risoluzione dell’istesso Consiglio et con trasmettere la perizia de medesimi eseguisca dunque, et vi prego salute. Roma 22 Marzo 1702=Vostro amorevole=Il Cardinale Imperiale Sermoneta Governatore=Prospero Marefoschi Segretario. Quale spesa già fatta essendo stata riconosciuta da Periti, che ascende alla detta somma di scudi ottanta, risolvono che si deve fare la Colletta per la detta somma, et ottenere la licenza della detta Sagra Congregazione et datis palolis albis, et nigris, labe denotans inclusive, et nigre exclusive, et bussolatum per rota secreta, repente furunt tredecim albe, et una nigra, et sic conclusus fuit.


Piazza della Porta del Pozzo
Die 4 Novembre 1709. Congregatus pubblicum(…)Si propone alle Signorie Vostre come giorni sono li Signori Priori hanno risoluto al solito di dovere risarcire le strade della Madonna del Monte, e Grazie, e perché si è stabilito far una muraglia per riparo, per fare una piazza fuori la Porta del Pozzo, e perché la spesa ascende a scudi sedici più, o meno tanto maggiormente, che concorrono a questa spesa tutto il Popolo, et per il decoro del Luogo propongo voler fare la detta muraglia, o riparo, onde dichino il loro parere, e chi vorrà la palla bianca, e chi no la negra, e date furono trovate bianche numero dodici, et una negra.
Nuova Porta del Pozzo
Numero 96. Sotto li 16 Giugno 1780. Ordine di 2:60 a Mastro Giovanni Battista Jacomo Muratore per aver disfatto il Portone dell’Acqua Puzza per applicarlo alla nuova Porta del Pozzo-2:60; Numero 111. Sotto li 31 Luglio 1780. Ordine di 5:70 a Mastro Giovanni Battista Jacomo in conto di tante giornate per fare l’apertura alle mura per fare la nuova Porta(…)Numero delli ordini. Spesa per il lavoro della Porta del Pozzo. Numero 512 Sotto li 18 Aprile 1782 ordine di 35 in conto delli disegni fatti dal Signor Francesco Ferrari Architetto per la nuova Porta del Pozzo-35; Numero 590 Sotto li 10 Ottobre 1782 ordine di 25 per saldo pagati al sudetto Architetto delli disegni, accessi, e recessi-25;
Sotto li 26 di Maggio 1783 pagati 20 a Pietro Fabroni Scarpellino in conto de lavori-20; Numero 697 Sotto li 11 Giugno 1783 ordine di 3 a Sebastiano Carbone Ferraro per lavori fra quali 24 Mollette baiocchi 60=3 zeppe di ferro baiocchi 30=altre 4 zeppe di peso libre 42 in tutto=3; (f.9)Numero 117 Sotto li 19 Giugno 1784 ordine di 48 al Signor Vincenzo Auda Architetto per saldo, e final pagamento delle fatiche fatte nell’assistenza prestata alla Costruzione della nuova Porta-48.
1654=5 Febraio. Obligo fatto da Amodeo Godeo Campanaro a favore del Capitolo, e Canonici della Collegiata di Santa Maria di rifare tre Campane scudi 60 compatti. A dì 5 febraro 1654 in Sermoneta.
Per la presente personalmente costituti avanti di me ac testimoni il signor Francecso Molinari Arciprete della Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta tento in nome quanto da tutti signori canonici et capitolo de detta Collegiata, promettendo far ratificare la presente da una parte, et dall’altra parte mastro Amodio Godeo campanaro li quali spontaneamente e di comune consenso all’infrascritti Capitoli per tre campane che sono rotte di detta Chiesa, da fondersi di nuovo da detto mastro Amodio. In primis convengono che si debbano pesare dette tre campane rotte et detto peso notarlo et consegnarlo nel fondere le nuove, et che per difalco et calo di detto metallo da fondersi, si debba far buono dieci per cento à detto Mastro. Item che nel far il conto del peso del metallo consegnato difalcato il colo a dieci per cento, quel di più la Chiesa hqbbia da pagare al mastro a raggione di dui giulivi la libbra e così trovandose di meno peso, debba detto mastro farlo buono alla Chiesa al detto prezzo di dui giulii le libra. Item chiese da dare stanza et letto franco per la sua persone, et anco il luogo del muntano per poterle fundere. Item per far la Cava per dette Campane la Chiesa debba dare un huomo per cinque giorni à spese della Chiesa. Item che per colare le campane dal Campanile si debba dare l’ogiunto necessari. Item doppo che saranno colate dette Campane et finite sia obligato detto mastro consegnarle sane dentro la Chiesa. Item che tanto la Calce Arena mattoni legna et ogni altra cosa et manifattura per fondere campane vada à spese di esso mastro Amodio ma quanto bisognarà per detto servitio debba farlo trovare detto Arciprete et canonici a spese di detto mastro et così anche l’humini necessari ma cioè li paghi et tutto a suo conto. In che le tre Campane siano fatte conforme le vecchie di grandezza se sarà possibile, et di buon servito ad uso et consuetudine di buon maestro, et siano colate per netto il mese di marzo prossimo, et atte a sonare. Item per pagamento di dette tre campane convengono per scudi sessanta moneta, dieci de quali da pagarsi tutti otto giorni, et altri cinquanta à Santa Maria di mezzo Agosto prossimo, si come l’uno all’altro promettono osservar altrimenti super osservate delle cose predette et quanto si conchiude in soprascritti capitoli, il detto Arciprete obliga li beni della Chiesa et detto Amodeo…
Obligo fatto a favore delli Canonici di Santa Maria di Sermoneta da Mastro Oratio Falcone Muratore di restaurare il Molino a grano a Piedi monte appartenente a detti canonici, detto di Santo Jagni.
In Nomine Domini. Obligo fatto a favore delli Canonici di Santa Maria di Sermoneta da mastro Oratio Falcone Muratore di restaurare il Molino a grano a Piedi monte appartenente a detti canonici, detto di Santo Jagni. In nome di Dio Amen . Presenti al pubblico In strumento a tutti, dovunque sia evidente, e sia noto che nell’anno del Signore 1619. Indizione seconda, giorno 22 del mese di Luglio, Pontificato dell’Illustrissimo in Cristo padre, e Signore Nostro Paolo per Divina Provvidenza Papa V anno del suo pontificato quindicesimo. Essendo, e il Reverendo Signore Paolo Siciolante Arcipresbitero della Chiesa di Santa Maria di Sermoneta, il Reverendo Signore Vincenzo Antiochi, Il Reverendo Signore Pompilio di Ascoli, Pietro Antonio Leardo, Camillo Marrocco, Bonifacio Mazzancollo, Camillo Grapparello, Angelo Mirti, canonici della detta Collegiata Chiesa si riunirono in Capitolo in Sacrestia della detta Chiesa secondo le cose infrascritte, quando il moto ed il suono della Campanella, e come a Dio piace le cose dette curino che divangano, e vollero asserire essere anche maggiori, e la parte più anziana del detto Capitolo. Questo è ciò che in mia personale e presenza dei testimoni costituito il Maestro Orazio Falcone di Pesco Costanzo abitente in Guardia di San Raimondo della diocesi di Tolosa, spontaneamente promise, e si obbligò a ridurre, e terminare il Mulino, che è detto di San Giovanni, esistente in Monte Calce delal detat Terra di Sermoneta, proprietà del detto Venerabile capitolo di Santa Maria, dei detti Canonici, e così del detto Mulino valga, e possa macinare il frumento e la detta opera terminare per il mese di Agosto prossimo venturo, e quello solcare per quanto allo stesso Mastro Orazio  fu detto, e consegnare la materia necessaria per realizzare la detta opera, da costruire, e riducendola, e restaurare, e terminare, infine senza notare deficenze dichiararono, e vollero che il detto Maestro Orazio ora, dal caso non più ampio di essere tenuto, e pretendere di non essere obbligato, e se nel presente strumento fatto ciò che non è esistente, ed anche, se in parte, ovvero in tutto in detto rifornimento della materia mancasse poiché così e non altra. Promisero i detti Reverendi Signori e l’Arcipresbitero e i Canonici sopradetti che la detta opera per Maetsro Orazio sia effettuata per la sua mercede, e lui sia soddisfatto per giulii otto per quanto si voglia nei giorni, quando ovvero in quei giorni in cui lo stesso Maestro Orazio lavorerà all’opera, quanto i suoi famigliari che lo stesso Maestro Orazio eleggerà, ed altri da questi. Inoltre promise, il detto Maestro Orazio, affinché fedelmente i materiali a lui siano portati per il compimento dove sopra e altri da queste, e ogni cosa da queste. Per questi il  detto Maestro Orazio obbliga i suoi eredi e con buona forma ogni cosa la Reverenda Camera Apostolica con le solite clausole di consenso e al detto Reverendo Signore Arcipresbitero, e Canonici, che sopra  ogni buona cosa del detto Venerabile Capitolo, consensiente una cosa rinunciante così rispettivamente tocca le Sacre Scritture e il petto giurando su questi. Atto in detta Sacrestia della detta Santa Maria di Sermoneta presenti i Signori Cherici Girolamo Patarozzio, e Francesco Capoleggio Sermonetani testimoni…
Feudo pro Canonicis
Presenti publico In strumento cunctis, ubique pateat evidenter, et sit notus quod anno eiusdem Domini 1619. Indictione seconda, die vero 22 mensis Julii, Pontificatus Illustrissimi in Cristo patris, et Domino Nostri Pauli Divina providentia Pape V anno eius decimo quinto. Cum fuerit, et Admodum Reverendus Dominus Paulus Siciolantes Archipresbiter Ecclesie Sancte Marie Sermonete, Admodum Reverendus Dominus Vincentius Antiochius, Reverendi Domini Pompilius de Ascolis, Petrus Antonius Leardus, Camillus Marrochus, Bonifatius Mazzancollus, Camillus Grapparellus, Angelus Mirtus, canonici dicte Collegiate Ecclesie Capitulariter congregati fuerunt in Sacrestia dicte Ecclesie ad infrascripta paragenda, ut motis est ad sonus Campanelle, et ut Deo placuit ad infrascirpta divenire curarunt, et voluerunt asserentes esse majores, et seniores partem dicti Capituli. Hinc est quod in meis testiumque personaliter constitutus Magister Oratius Falconus de Pesco Costanzo habitans in Guardia Sancti Raimundi diocesis Tolosane, sponte omni promisit, et se obligavit reducere, restaurare, et perficere Molendinus, quod dicitur de Sancti Janni, existens in Calce Montis dicte Terre Sermonete proprietatis dicti Venerabili Capituli Sancte Marie, ad dictorum Canonicorum, ita quod dictum Molendinus valeat, et possit Molere frumentum et dictam operam perficere per totum mensem Augusti proximi venturi, et illud incidere statim quod ipsi Magistro Horatio fuerunt tradite, et consegnare materia necessaria ad dictam operam faciendam. Et versa vice dicti Admodum Reverendi Archipresbiter, et canonici, ut supra capitulariter congregati promiserunt, ad effectum quo supra, tradere et consegnare omnes materias necessarias ad dictam operam faciendam, construens, reducens, restaurans, et perficienda, quinus noteris deficientibus declaraverunt, et voluerunt dictus Magistrum Horatium tunc, et ex casu non amplius teneri, et obligatum esse pretende, et si presens Instrumentum factum non existens et, etiam, si in parte, sive in totus in dicta subministratione materiarum deficerens quia sic et non alias. In supra promiserunt dicti Reverendi Domini Archipresbiter, et canonici supradictistatim dicte opere per dictum Magistrum Horatius perfecto per eius mercede dicte operis effectuata, et sibi satisfacere ad rationem Juliorum octo pro quolibet die, quo sive quibus idem Magister Horatius in dicto Magisterio laboraverit tam ipse, quam suis Famuli et ipsius Magistrum Horatius eligens alias de quibus quia sic et alias de quibus. In super promisit dictus Magister Horatius bene, et fideliter uti materis sibi tradendo ad effectum quo supra aliasde quibusque omnias de quibus pro quibus dictus Magister Horatius obligavit se heredes ac bona omnia in forma Reverenda Camera Apostolice solitis cum clausalis consensiens unica et dicti Admodum Reverendi Domini Archipresbiter, et Canonici, qui supra bona omnia dicti Venerabili capituli, consensientes unicas renunciantes sic respectiev tactis litteris et pectore juraverunt super quibus. Actum in dicta Sacrestia dicte Sancte Marie Sermonete presentibus Domini Clerici Hieronimo Patarozzio, et Francisco Capolegio Sermonetani testibus…
Opus coementicium
 Obbligo a favore delli canonici di Santa Maria di Sermoneta fatto da Marco de Rossi Muratore di condurre sopra archi l’acqua della Fontana al Lago della Mola di Santo Janni per scudi 130. In dei nomine amen. Anno Domini 1626 Indictione IX die vero 24 Septembris, Pontificatus autem Santissimi in Cristo Patris, et Dominus Nostri Urbani divina Providentia Pape VIII anno quarto. In mei personaliter costitutus Magister Marcus de Rossi Murator de Sermoneta, qui sponte omnibus promisit Reverendis Domininibus Francisco Molinario, et Angelo Mirti canonicis Procuratoribus venerabili Capituli Sanctae  Mariae Sermonetae presentibus et infrascripta opere facere ipsius Marci sumptibus, expensis ac cum infrascriptis pactis, consitionibus, capitulis, declarationibus, et expressionibus prout infra videlicet. In primis esso Marco promette si per muro, come per archi pigliar l’acqua del Fonte dell’Acquaviva del detto capitolo, e portarla dentro al Lago della Mola di Santo Janni dell’istesso capitolo a spese di esso Marco come di sopra. Item promette fare detti muri, et archi ben fondati di modo che no periscano e venendo a perire per difetto di fondamenti, promette di rifarli similmente a sue spese, con patto però che non sia tenuto detto Marco se no doppo un Anno finita l’opera. Item promette di fare detti Archi, e pilastri a misura tale che non siano discosti uno dall’altro più, che una canna. Item, che detti archi, e Pilastri siano larghi di quattro palmi, con due palmi di muro sopra, dove bisognarà ad arbitrio di uomini periti, et sopra detti muri vi debbia essere li corridori dell’Acqua ad usanza di forma, con le spallette di muro di qua, e di là alte abbastanza per ricevere detta Acqua, ma che esso Marco non sia tenuto ad altro, se non a fare il detto Corridoio di muro arricciato ed incollato ad usanza di forma come sopra. Item, che tanto gli Archi, e Pilastri, quanto la Muraglia, che va sopra detti Archi siano arricciati da tutte le bande, cioè tutto quello, che si vedrà sopra terra. Item, che detti Corridori, e spallette siano bene arricciate, et incollate di fuori e di dentro. Item, che le Centole di legname, che vanno per testatore delli detti Archi si debbano fare la metà dal detto Marco, e l’altra metà dal detto capitolo, ma il detto capitolo, et procuratori di esso siano tenuti a dare al detto Marco tutti li chiodi, che alle cento el bisogneranno a spese del detto Capitolo. Item, la detta fabbrica esso Marco la debbia tirare dalla detta Fontana dell’Acqua Viva, al detto Lago di San Janni per linea retta, et da quella parte  della detta Fontana, che dall’Architetto, e Procuratori del detto capitolo gli sarà designato. Mà il detto Marco nella detta Fontana non sia tenuto ad altro che a fare il buco, e forame per donde debbia uscire l’acqua al Corridoro della detta fabbrica. Item, che sia lecito al detto Marco per la detta Fabbrica pigliare di dentro l’Arnale di esso capitolo tutti li sassi, che bisogneranno senza recognizione alcuna. Item, che il detto Marco debbia havere data finita la detta fabbrica al detto capitolo per tutti li 15 di Novembre prossimo da venire, altrimenti il detto capitolo, e Procuratori di esso capitolo la possano e le sia lecito farla finire alle spese, et interessi di detto Marco da altri Maestri alla ragione di quanto più, et che troveranno. Item, che succedendo lite sopra la detta opera fuora dal presente Instromento, et da Persone qui non comprese ne espresse in tal caso detto Marco non possa pretendere altro che per la rata di quello, che averà fatto, mà in tal caso il Capitolo sia obligato a pagare al detto Marco tutta la materia condotta, eccetto li sassi per li quali sassi non di meno esso Capitolo sia obbligato a pagare al detto Marco la conduttura di essi sassi solamente. Item, accadendo capo d’infermità di detto Marco si dichiara in tal caso, che il detto tempo non corra al detto Marco, se non a giudizio di Periti,a  giudizio de quali Periti si debbia sempre rimettere ogni loro differenza sopra tal Fabbrica. Item, che debba, et sia obligato il detto capitolo, fatto tagliare, che averà esso Marco il legname farli carreggiare una carozzata di legna a spese di legna a spese di esso capitolo nel loco della detta opera. Item promette esso Marco, che Paolo Mastrojanni suo Cognato accederà la presente Contratto a favore del detto Capitolo, altrimenti vuole potere essere astretto, et vuole essere  tenuto a tutti danni, spese, et interessi, delli quali sopra…
Copia                                                      Restauro della fontana
Die 30 Augusti 1666 Coram per Illustri, et Admdum Excellenti Dominus Angelo Marchetti Terre Sermonete Locumtenente neque. Coadunato, et congregato Consilio more solito in loco solito facta prius intimatione per Jacobum Palladinus publicus Mandatarius puteat retulit, in quo intervenerunt Dominus Jacobus Razza Caput Priorus, et Domini Francisci Corbanus,  Mariangelus Dragus, et Johannes Roscinus, absente Dominus Marsilio de Monte, Priore Illustri Communitatis Sermonete nec non Dominus Innocentius Gallus Caput Consiliarorum Johannes Santorum, Nicolaus Petrus Auzzettus, Angelus Impacciantes, Andreas de Livias, Marcus Conteatus, Petrus Aloisius Campimelle, Nicolaus Antonius Zazzinellus, et Alexander Lupus Consiliarii, absentibus Alexandro Luciano, et Josepho Spagnolo Consiliariis, quibus cum Antonio Consiliario novo electo…Si soggiunge alle Signorie Vostre, che è necessario di risarcire la Fontana per il bene publico, che di presente si ritrova guasta, del che propongo, che per detto risarcimento stimo efficace Giuseppe Allorati a risarcirla, e per prezzo d’essa ha stabilito con il medemo per Poliza di scudi sette, e baiocchi 80 con obligo, che detto Giuseppe debba mantenere detta Fontana risarcita per un anno altrimenti sia tenuto a tutti danni, spese, et interessi, il quale debba mettere tutta la calce, che sarà di mestiere eccetto che l’Arena, quale è stata condotta da Particolari cittadini senza dispendio della Comunità, sicché stimerei necessario di valerci delli denari della Fida di Piedinolfo fatta da Bassianesi, però ogn’uno de lor Signori dica il suo parere, che però Et datis pallolis albis, et nigris, et votatus per vota secreta fuerunt repente tote albe, et sic fuit conclusum, et acceptatum…
Copia                                                                     Statua di San Giuseppe
Die 31 Decembris 1675.Coram Per Illustri et Admodum excellenti Domini Joanni Antonio Rainaldo Locumteneti Sermonete neque. Coadunato, et congregato Consilio more solito…Dominus Jacobus Buccius Caput Prioribus, et Domine Marsilio de Monte…Domini Josepho Casale…Dominus Julius Pitius Caput Consiliarorum, nec non Domini Gregorius Pitius, Christophorus de Marchis…Dominucus Mancioccus, Angelo Impacciante…Si propone parimente alle Signorie Vostre, che sarebbe bene di far dare dal nostro affittuario qualche elemosina per servizio della Statua del Protettore San Giuseppe con far un mandato di cinque, sei scudi dalla nostra Comunità, e farli pagare ad effetto, che venga a terminarsi detta statua, però diano i loro voti se si dovrà farne il mandato da noi Priori a detto Affittuario=et datis pallulis albis, et nigris, albe denotans inclusive, et nigre exclusive…et sic fuerit resolutum ut fiat charitas pro ornamento dicte Statue Sancti Josephi…

Indorare l’ornamento di San Giuseppe
Signori Priori, e Consiglieri si propone anche alle Signorie Vostre, che questa nostra terra stà sotto la protezione del glorioso San Giuseppe nostro Protettore, e perciò ciascheduno è obbligato a portargli ogni dovuta riverenza, e noi in particolare per essere nostro Avvocato, e dovendosi indorare le cornici della statua di detto Santo, che la spesa ascenderà alla somma di quaranta, e più scudi, e non potendosi questi interamente trovare per elemosina dalli Cittadini, et ad effetto di portare a quell’ossequio, e devozione dovuta al medesimo Glorioso Santo nostro Protettore, sarei di parere ad effetto di poter adempire intieramente detta in doratura di far un ordine al nostro Affittuario di scudi venti moneta per poter comprare l’oro, che vi sarà necessario, et in sussidio della sudetta spesa, con il solito beneplacito di Sua Eccellenza Padrona,  però diano i loro voti…
Per finire l’ornamento di San Giuseppe
Die 20 Octobris 1680…Propongo anche alle Signorie Vostre, che per finire l’ornamento incominciato al nostro Protettore Glorioso San Giuseppe gli farebbe di bisogno di scudi dieci, perché l’elemosine avute non arrivano a pagare il lavoro, però sarei di parere di farli dare dalla Comunità scudi dieci pertanto dicano li loro voti Jacobus Buccius primis Prior…Petrus Tomarosius, Joannes panciardus…Roccus Spagnolus…
Sii laudato Altissimo Signore…
La voce francescana in Sermoneta, come sui Monti Lepini, in effetti si è sempre levata con tacito fragore ben scandito nella sua presenza distribuita e varia, oltre il Convento francescano, prossimo all’attuale cimitero la chiesa e convento di duale origine sia allogante che architettonica, Francesco da Volterra e il Cortesilla, ai piedi della collina sermonetana, dei Cappuccini; le diverse decorazioni che attestano il culto francescano diffuso in Sermoneta con la relativa spirituale semplicità e modestia di mezzi credo che si adeguassero organicamente alla modestia economica di un paese fondante sulla pastorizia e l’artigianato come sul commercio assai modico; ma certamente mancava la presenza francescana laica ovvero secolare dei terziari; una vicenda che certamente sollecita interesse e curiosità ma che ancora resta quasi totalmente ignota, la documentazione, sempre ammesso che sia stata prodotta, non sussiste, almeno fino ad ora, comunque quella del francescanesimo secolare nel Convento di San Nicola, può agevolmente essere interpretata come una rimembranza di trascorsi francescani inerenti alla chiesa stessa che in effetti accolse già l’ordine durante il XIV secolo, prima dell’attuale Convento, quindi un ritorno alla originaria sede che con altra forma e regola vide la continuità dell’assisiate. Ma oltre la conventualità meramente sermonetana una modica documentazione ripristina anche qualche raccolto contesto cisternese, ossia nell’attuale Cisterna di Latina, dove un altro convento francescano emerge, almeno dalla visita dell’indefesso Ludovico da Modena, con il suo fragore decorativo, dalla cui esecuzione emerge anche il nome di Tullio Siciolante, figlio del ben più noto Girolamo; la questione riserva ancora qualche dubbio; forse Tullio era ancora troppo giovane per compiere una commissione, infatti leggendo attentamente il testo si evince agevolmente che Per Tullius Siciolantes anno Domini…Beatissima Virginis pinxit, et postea adornato…, quindi data la morte prematura di Tullio, che anticipò quella del padre avvenuta nel 1575, si comprende che la Sacra conversazione, descritta nel testo del francescano, si riferisca ad una dedica al figlio scomparso; inoltre resterebbe incomprensibile un secondo dato, ossia fu il Santo del sopradetto Tullio detto Gerolamo Siciolante, assai anomalo che Girolamo abbia poi assunto lo pseudonimo di Tullio, secondo quanto affermato, mentre resterebbe meglio comprensibile un’altra un’ipotesi, che l’opera firmata da Girolamo Siciolante, sia, come già accennato, una tela dedicata al figlio, e che quindi il frate abbia  troppo facilmente confuso la firma dell’autore, quindi Girolamo Siciolante, con il nome del figlio a cui era dedicata l’opera, infatti quel Per, come complemento di favore, esposto nella fase incipitale della descrizione, ed il seguito: egli medesimo(Girolamo) aspirando all’eternità lasciò nella detta Tribuna registrato…ma forse l’eternità a cui Girolamo anelava non era sua ma del figlio Tullio, quindi si potrebbe chiarire il Per, citato e l’aspirazione alla vita eterna, da cui la facile assimilazione del concetto che Girolamo abbia dipinto la pala per invocare la salvezza eterna del figlio Tullio, che certamente il nostro fra Ludovico ha confuso con l’autore della medesima pala.   

5 Settembre 1626
Istitutione della Congregazione de Tertiarii fatta da Padre Antonio Bisiautti Guardiano del Convento di San Nicola di Sermoneta de Minori Conventuali nella Cappella sotto l’invocatione della Santissima Concezione esistente nella Chiesa di detto Convento, in vigore della lettera del Padre Generale di detti Padri Conventuali. In Nome di Dio Amen Anno Mille Seicentesimo ventesimo sesto Indizione nona giorno quinto di Settembre Pontificato in Santissimo Cristo Padre, e Signore Nostro Signore Urbano Divina Provvidenza Papa Ottavo Anno suo quarto. In mia presenza personalmente costituiti Frate Antonio di Pilasicio di Sezze a favore del Guardiano del Venerabile Convento di San Nicola dentro Sermoneta che in forza delle lettere del Reverendissimo Frate Felice dei Minori Conventuali Generali, le quali portate per essere allegate nel presente strumento dopo che fu riportato il tenore che con se riportava degli infrascritti come da tergo. Al Reverendo Padre Guardiano de Minori Conventuali Sermoneta=San Nicola=Loco Sigilli=Intus vero Reverendo Padre= Mi contento possiate istituire in cotesta vostra Chiesa la Congregazione de Terziarii, quali procurino far beneficio alla detta Chiesa in quello miglior modo, che potranno. Pregate il Signore per me et Dio vi assista sempre. Roma 18 Luglio 1626. Di Vostro Padre Fratello nel Signore=Fra Felice Generale= di questo stesso le lettere apparendo spontaneante istituì la Congregazione dei Terziari di Sermoneta nella Cappella sotto l’invocazione della Santissima Concezione nel detto Convento di San Nicola esistente e quella del Signore Baldassarre Borniglioro, Pietro Milizia, Nicola Saporosio, Giovanni Battista Crispo, e Giovanni Battista Milanesi di queste stesso Convento dei Frati Terziari presenti e portatori inchinati e tanto per loro, quanto altri terziari assenti una con me legittimamente ricevendo benedicendo concesse per il bene, e secondo la regola della Congregazione costituì per questa tanto di questa stessa Congregazione il Priore ed al Priore sopraddetto il Signor Baldassarre Borniglione presente con la facoltà necessaria e oltre ed opportuna  per la sopraddetta Congregazione per lo stesso e dall’ordine come sopra in detta Cappella istituita promise di mantenere e difendere con la Giusta Bolla dei Sommi Pontefici da chiunque e per contrario gli stessi al Signor Terziario detto venerabile Frate Guardiano presente promisero detta Cappella secondo il costume del buoni terziari e fedeli in Cristo tenere benevolmente secondo la detta Congregazione, e tenere. Ogni mandato e ordine per il tempo del Guardiano devono apparire, ed ogni altra cosa fare per il decoro della Cappella ad ogni cosa necessaria provvedere e in questa per quanto sia concesso dal testo recitare la Messa, per cui sia così che sia nelle mani del dello stesso venerabile Frate Guardiano giurarono  toccando questo Atto nel detto Convento di San Nicola, presenti Antonio Borio di Sermoneta, e Roccho Marchionno di Sezze abitante in Sermoneta testimoni ad ogni predetta vicenda. Io Giovanni Felice Tabarro di Sermoneta di Terracina diocesi pubblico di Dio grazia per Imperiale autorità Notaio del predetto rogato presente istrumento ho scritto e infrascritti e pubblicai il requisito e la fede che io faccio Notaio sopradetto quale Signore Galeazzo di Sermoneta è uno dai Terziari assenti, e da questa stessa Congregazione dei Terziari nel sopraddetto nello strumento espressa.
5 Settembre 1626: verba Francisci
Istitutione della Congregazione de Tertiarii fatta da Padre Antonio Bisiautti Guardiano del Convento di San Nicola di Sermoneta de Minori Conventuali nella Cappella sotto l’invocatione della Santissima Concezione esistente nella Chiesa di detto Convento, in vigore della lettera del Padre Generale di detti Padri Conventuali. In Dei Nomine Amen. Anno Domini Millesimo seicentesimo vigesimo sexto Indictione nona die vero quinta Septembris Pontificatus autem Santissimi in Cristo patris, et Domini Nostri Domini Urbani divina Providentia Pape Octavi, Anno ejus quarto. In mei personaliter constitutus Frater Antonius de Pilasiucius de Setia, ad propter Guardianus Venerabili Conventus Sancti Nicolai intus Sermoneta existens, qui in vim litterarum Reverendissimi Fratris Felicis Minorum Conventualium Generalis, quas mihi traditas ad effectum inserendi in presenti Instrumento postea secum reportavit tenoris infrascripti videlicet a tergo. Al Reverendo Padre Guardiano de Minori Conventuali Sermoneta=San Nicola=Loco+Sigilli=Intus vero Reverendo Padre= Mi contento possiate istituire i cotesta vostra Chiesa la Congregazione de Tertiarii, quali procurino far beneficio alla detta Chiesa in quello miglior modo, che potranno. Pregate il Signore per me et Dio vi assista sempre. Roma 18 Luglio 1626. Di Vostro Padre Fratello nel Signore=Fra Felice Generale=eiusdemque litteras parendo sponte omnibus instituit Congregationem Tertiarorum Sermonete in Cappella sub invocatione Santissime Conceptionis in dicto Conventu Sancti Nicolai existens, illamque Domini Baldassari Borniglioro, Petro Militie, Nicolao Saporosio, Johanne Baptista Crispo, et Johanne Baptista Milanensi ejusdem Conventus Fratribus Tertiaris presentibus et geribus flexis instantibus ac tam pro se, quam aliis tertiaris absens, una mecum legittime recipiens benedicens concessit et ad effectum bene formate, ac regulate Congregationis constituit pro hac vice tantum ejusdem Congregationis Priorem, et in Priorem supradictum Dominem Baldassarrem Borniglionem presentem cum facultatibus de super necessarii, et opportunis et in super supra dicta Congregatione per ipsum, et de ordine ut supra in dicta Cappella instituta mantenere ac Juxta Bullas Summorum Pontificum ab omni Persona difendere promisit et e converso iidem Domini Tertiari dicto venerabili Fratri Guardiano presenti promiserunt dicta Cappella more bonorum Tertiarum, et fideluim in Cristo bene uti, in dicta Congregatione sese bene versari, mandatisque, et ordinationibus, mandatisque et ordinationibus omnium pro tempore Guardianorum parere, omnique alia facere que decent et presentia dictam Cappellam sumptibus ipsorum de omnibus necessarii providere et in ea quolibet testo recitari facere Missam, quoniam sic atque sic in manibus ejusdem venerabilis Fratris Guardiani Juraverunt tactis super quibus. Actus in dicto Conventu Sancti Nicolai, presentibus Antonio Borio de Sermoneta, et Roccho Marchionno de Setia Incola Sermoneta testibus ad predicta omnia. Ego Johannes Felix Tabarrus de Sermoneta Terracina diocesis publicus Dei gratia Imperiali auctoritate Notarius de predictis rogatus presens instrumentum scrissi infrascripsi, ac pubblicavi requisitus ac fidem facio ego. Notarius sopradictus qualiter Dominus Galeazzius de Sermoneta est unus de Tertiarii absentibus, et de eadem Congregatione Tertianorum in supradicto in strumento espressa.

Un’eco riformata: il convento di Santo Antonio Abate
Cisterna antico sito e comodo luogo della vasta campagna romana di Roma situato lungi dalla città  che nel modo tutto è capitale 26 miglia secondo Alveri, e secondo Abramo Ortelio 36 incirca: sotto il dominio dell’Eccellentissima Casa Gaetana, e della medesima Eccellentissima per la maggior parte, come diremo appresso siede in una bellissima pianura di un territorio assai amplo, e a maggior segno abbondante trhaendosene tutto ciò che all’humano sostentamento è necessario non solo, mentre di ricche e delitiose cacciagioni mirabilmente abbondanti mercé l’immensità delle selve, che à bella posta quei magnanimi principi con gelosia, e generosità vi conservano; al che parte dal ciel medesimo destinato, mentre anche nei trapassati secoli i precedenti Imperatori, et altri gran personaggi di quel sublime impero abbandonati e riservate caccie vi avevano; così aggiunto per antiche tradittioni a severi vecchi affermano, dicendo che Tiberio, e Marco Agrippa vi avessero ciaschedun di loro nobilissime e delitiose caccie, in prova di che adducono essere a due gran tenute restarci di quegli antichi padroni i nomi, dicendosi ancora oggi a quella di Tiberio, la Tiberia e con nome corretto. Quale un miglio in circa della terra distante e dicono che  di lui palazzo fosse in quel medesimo sito ove oggi la vigna del Principe si vede. L’altra che fu di Marco Agrippa, con nome Agrippara, e volgarmente Grippara viene chiamata: anzi la porta medesima per dove si va a Sermoneta, Sezze, Napoli per via chiamata Agrippara, ò porta Grippara, a cagione dicono l’intendenti del luogo, che vi era del  sopraddetto Marco Agrippa il Palazzo. Dicono, e non s’habbiamo citato di sopra che questa terra fosse edificata da uno della sopradetta Eccellentissima Casa Gaetana, quali conviso il sito da diversi possessori della città di Sezze, va quali il principal venditore fu dell’antica e nobile Casa Ormesini, e ben vero che il posto con qualche abitazione si sa esservi stati già più di sedici secoli passati. Questo è il famosissimo luogo detto anticamente Tre Taberne: ci cui parla il Santo Apostolo Paolo, che negli Atti Apostolici a lìultimo capitolo, ove dice “enimus Romam et inde cum audissent fratres occurrerunt nobis usque ad Appi Forum ac tre Tabernas” che ciò s’intenda in questo luogo, hoggi detto Cisterna, e del quale non qui parliamo si tiene da quegli abitanti per infallibile avendo egli, per prova di questo un’antichissima, e stabile tradizione sia di presente in piedi il carcere in cui fu il Santo Apostolo rinchiuso per il tempo che ivi si trattenne serve anche oggi per carcere; diversi scrittori dell’antichità il medesimo affermano, tra quali Abramo Orchio così ne parla=Tres Tabernae circa romani, non longe ab Urbe Via Appia; Cicerone teste; Inter Romam, et Appi Forum e Cisternam vacari ait Baronices in Annalibus qui vicus; habet celsu cittadines et in medio Vie Appie 36 miliumpassus ab Urbe. Onofrio in Cronico Pontificium, vacat Tres Tabernas apud Nimpham” che si ha che detto luogo sia molto antico mentre in tempo che ripassò San Paolo, che fu l’anno di nostra salute 50, nel quale anno in Roma entro a 6 di Luglio, come si ha dal Platina nella Cronologia ecclesiastica vi erano habitationi anche per passeggeri, vi dimorano genti per riceverli. Se il Foro di Appio era, come dice il citato Onofrio, apud Nimpham; acuto è che era  ivi vicino e in tal caso saria d’uopo dire che vi fossero molte e comode habitationi per ricevervi la moltitudine che à debiti tempi vi concorreva=Ma essendo varie le opinioni circa il luogo ove veramente fosse al foro di Appio, volendo ascrive il Biondo, et altri che fosse vicino à Piperno, in quel medesimo sito, ove oggi è il gran monastero, et insigne Abbadia detta Fossa Nova, in cui il gran Tommaso d’Acquino trovandosi di passaggio lasciò la spoglia mortale, e salì all’Empiro; lasciò che in questo ognun creda quello che pareva più verosimile. Questa terra, che su la tanto celebre decantata Via Appia si vede fondata, di cui per molte miglia se n’ammirano grandi Vestigia, viene composta di 350 fuochi in circa all’uso moderno con bellissima simmetria disposta, sono in detta terra tre chiese, cioè la matrice con l’Arcipèrete, 4 canonici, tre beneficiati, e alcuni cappellani. L’altra è della congregazione dei Buoni Fratelli, di cui l’Eccellentissimo Signor Duca di Sermoneta, e Marchese di Cisterna e primo ufficiale. La terza è l’Hospedale dei poveri  con stanze assai belle e comode, dove si da ai sacerdoti  Peregrini ricovero, et è ricca di buone entrate. Non vi sono fontane, ma non per questo pensiamo li abitanti di acqua, essendovi molti pozzi perfettissime acque. Gode nel suo distretto il tanto famoso lago di fogliano, abbondantissimo di Casali; et per il pesce, che dal mare artificiosamente allettati, vi entrano=Nella via Appia di cui ne gode questo territorio 25 miglia in circa si vedono ancora alcuni torrioncini, che si suppone che servisse in quei tempi di termini per distinguere le miglia, uno dei quali vien hoggi tre ponti, per essere ivi un bellissimo e ben inteso  ponte longo uno stadio meno un quinto, con tre famossimi archi, lavorati di pietre ben riquadrati, e grosse, e senza calce ivi allocate; nelle quali pietre sono molte lettere antiche, e geroglifici. Due miglia di questa terra distante vicino alla detta strada Appia vedesi un profondo e spaventevole pozzo largo 200 passi di circonferenza, e chiamasi comunemente  casa affondata, ma corrottamente: Casa fondata; di cui ciò che sono per raccontare, si narra=era ivi raccontano per tradizione i più vecchi abitanti, un’insigne osteria, di cui l’oste era tanto perverso che faceva mangiare carne humana, togliendo a diversi passeggeri la vita, aveva due figli uno maschio detto Annibale, et una fimina detta Eufemia, giunte che furono le iniquità  all’eccessivo grado, volle il sommo Giudice, alla misura degl’errori, darli castigo, e salvare insieme due figli innocenti, quindi mandato, come  si vede esecutor dei suoi decreti un Angelo, vollero risorsero li due giovinetti accusati, ingiungendoli come  d’appunto fece alla famiglia di Lot, non si fermassero, ne si voltassero indi se non volivano in quel medesimo luogo disobbedivano restare esserci non seppero quei curiosi innocenti la curiosità superare: doppoché Annibale si fece da mezzo miglio incirca allontanato, voltandosi indietro in qual luogo, vedesi anche al presente una diruta muraglia detta da paesani Sant’Anibale=Eufemia girò più avanti da 100 passi incirca ma non tanto che bastasse: onde anch’ella voltatasi per vedere il successo, nel luogo medesimo rese lo spirito in memoria di che anch’ivi di detto divorato muro chiamavano comunemente Santa Eufemia=Intanto che quegli poveretti si allontanavano, eseguì la divina giustizia il delegato onde al sotto la casa, e con tutto il contenuto della terra ingoiata restò per memoria del facto il sopradetto lago spaventevole et horrido a vedersi. In questo territorio e probabilmente vicino alla terra dicono alcuni succedessero quei mirabili e prodigiosi fatti, al Nostro Santo Padre accaduti mentre la divina parola proponeva, come si ha delle croniche del Santo Padre Marco da…, ultimamente ristampate da Santo Padre Leonardo di Napoli libro 2º capitolo numero 127, e 129: cioè che volendo egli a quel numeroso popolo predicare non essendosi luogo sollevato, per esseri tutta pianura ad una quercia antica quercia a rembarsi ma veduto essere di formiche ripieno che immantinente  d’indi si sparissero l’intimò rigoroso  precetto, qualora sentito il suo vedere, a trovarsi in altra parte ricovero tute si incamminarono, passando per l’apertura factali dal popolo per ordine del santo ne mai più ivi si videro. L’altro si è che, nella medesima predica rappresentando à popoli delle loro colpe la bruttezza. Una donna dal demonio tentata, con un pastore campanaccio, impedita  che sentisse l’udienza  della Divina parola e con il medesimo Iddio inspirato. Portare la satanassa che ell’è suo libro; e ad un tratto, prendendola, per li capelli la sollevò de altezza in aria ne mai fu più veduta. Altri però vogliono, non avvenissero meraviglie si grandi nella terra, a loco di Cisterna in campagna, di cui parliamo, ma in Cisterna in Umbria vicina al borgo San Sepolcro. Vicino a questa doviziosa terra, consiste la sua mercantia in animali, cera, e da ivi cento passi in circa fa da un tale Bonifacio primario all’hora dell’Eccellentissima Casa Gaetana a tutte sue spese eretto a somma gloria del supremo monarca sotto l’invocation di Santo Antonio Abbate, il devoto e venerabile convento, che hoggi si mantiene,e concesso per abitazione, con actività Apostolica, a Padri osservanti l’anno 1572 regnando nel Vaticano Gregorio 13, il grande; la cui bolla, dice il Gonzaga, al presso detti Padri si conserva. Hoggi però non si trova a benché diligente inquisitione se ne sia fatta Cinquantacinquenni doppo passò da gl’osservanti a Riformati di questa nostra Provincia Romana; a distanza dell’Eccellentissimo signor Duca Gaetani, regnando Urbano 8, l’anno 1628, per ordine del medesimo Pontefice dato a Monsignor Tagnari: allora della Santa Congregatione, sopra lo stato de Regolari; come consta dalla lettera precettoria di detto Monsignor scritta al Padre Generale Benigno di Genova che è come segue. Di fuori=Al Reverendissimo in Cristo Padre. La Santità di Nostro Signore ha ordinato che li conventi di Santo Antonio di Cisterna e di San Francesco di Sermoneta, si diano alli frati Riformati. Il ché significa a Voi Padre Reverendissimo per commissione della Santità sua affinché non manchi di dare gli ordini opportuni a chi bisogna, perché sia eseguita puntualmente la volontà di sua Beatitudine, facendo che li frati, che la presente sono di stanza nei medesimi due conventi sieno distribuiti in altri della famiglia. Conché alle sue(…)affettuosissimi mi raccomando. Di essa lì 30 giugno 1628: Venerabile Padre Reverendissimo
=Servitore affettuosissimo Padre Fagnano. L’originale di questo ordine si conserva con la dovuta diligenza in questo Archivio Provinciale. Era in questi tempi Procuratore per l’osservanza, e Riforma il Padre Reverendo Angelo da Carpineto Dicreti custodiali  per la Riforma erano li Padri Bartolomeo di Santo Vito, Silverio di Poggio Fidone, e Vitale di Roma et era il loro 3º anno. Era di questo convento, quando passò alla Riforma, competente comodo: con due dormitori, ma l’industria di diversi Guardiani Riformati, in forma assai migliore e ridotto, in cui sono stanze abitabili in numero di 16, oltre tutte le officine necessarie.=Vi si mantengono di quotidiana mendicatione 12 frati, e quando questa  non arriva supplisce Eccellentissima Casa provedendo con bon ducale carità di ogni bisogno. La libraria e la medesima stanza del Guardiano abitata perciò non esservi comodità migliore, in cui sono alcuni pochi libri sino al numero di 184. Il coro, che non è, all’uso d’altri conventi, dietro l’altare maggiore, ma in cornu evangeli al piano del dormitorio per maggiore  comodità de Religiosi trovasi di libri…in li appartamenti ben proveduto. In sagristia, in cui fa nuovamente  fatto il bancone, di bella noce, à lavoro e ben inteso, da un nostro laico detto fra Pietro da Norma, essendoci Guardiano il Padre Alessio di Sermoneta; oltre una competente precisione di supelletili sacre, in cui sono anche dei quadi in tela in tela di competente bontà, da mano a noi incognita dati alla luce; uno dei quali rappresentano i Santi Diego e Pasquale genuflessi in atto di orare, e supplicare la pietosissima Vergine, quale con lo stensorio in mano, da una risplendente nocciola si affaccia. L’altro la pregata Santissima Vergine del Suffragio si addita in atto di(…)suo figlio l’anima preganti dipinte sotto una nuvola da cui pietosamente si affaccia, e con occhi benigno le riguarda. In chiesa che è assai bella, e da Architettura ben intesa, sono 7 altari numerandovi il maggiore, al Santo Abbate Antonio dedicato di cui vi è l’immagine dipinta in pietra, che lo rappresenta insieme con il Padre fondatore de Domini Paulo Sancto in piedi fissati ambidue in rimirare la Vergine Sacrosanta dipinta nella parte superiore con il Bambino in braccio. Dai lati di detta Vergine sono alcuni Angeli, che riverenti l’adorano: e da i lati de prefati santi Antonio Abbate e Paolo eremita si riveriscono graziosissimi  santi Francesco d’Assisi, e Antonio il Padovano ambedue genuflessi in atto di supplicanti=opera del famoso Tullio Siciolante di Sermoneta, quale a perpetua memoria il suo nome vi scrisse. Per Tullius Siciolantes anno Domini…Beatissima Virginis pinxit, et postea adornato, essendo le cornici di marmo fino, e le colonne di breccia di frassino. Ammiransi nei vani di questo Altare, e Tribuna molti, e diversi quadri rappresentanti misteriosi fatti nelle Scritture Sacre descritte, et anche alcuni prodigi de sopradetti dui Santi Antonio Abbate, e Pavolo eremita in pietra, o in muro dipinti, secondo veniva al famoso pittore in acconcio e fu il Santo del sopradetto Tullio detto Gerolamo Siciolante, egli medesimo aspirando all’eternità lasciò nella detta Tribuna registrato, et hoggi così da curiosi si legge in faccia alla fenestra del coro. Hieronimus Siciolantes ex Sermoneta fecit 1571. Dalla parte del Vangelo del detto Altar Maggiore, vi è la prima cappella al serafico Padre Nostro consacrata, di cui vi è la divinitissima immagine in un quadro in tela ove viene da incognita mano nello surprendissimo atto di ricevere le sacre stimmate rappresentato con uno de suoi compagni, che sedendo quasi spaventato si mostra, e fa con la mano in aria, un assai riguardevole gesto; et è la detta mano si ben fatta da celebri pittori è stimata di molto. La cappella con finissimi stucchi è lavorata, cui più sublime parte vedesi in muro l’eterno Padre dipinto in atto di sostenere con la sinistra il mondo, e con la destra salvevoli benedizioni diffondere=Dalle bande vi sono dipinti similmente in muro alcuni prodigi di nostro Santo Padre. Dalla parte del Vangelo si adora da nobil pittura rappresentato la fenice dei Predicatori Antonio Santo di Padova con il solito giglio nelle mani. Dalla parte opposta il Porporato serafin di Bagnate con il cappello cardinalizio ai piedi; Pittura tutte in muro, e non ingrata bontà ma di incognita mano, nella sommità  della cappella vi sono le gentilizie insegne della Eccellentissima Casa Caetani di stucco, et in parte indorate. Seguita doppo questa la seconda cappella del medesimo ordine, in cui si rappresenta  il Redentor risorto con un badile in collo, in quell’atto che all’amorosa Madalena comparve, nei lati della capella si ammirano vagamente disposti alcuni misteriosi fatti del medesima Cristo=quivi con Simon vedesi alla mensa sedere, e la Madalena  tutta nel baciarle i piedi impiegata=In altro luogo si scorge la Madalena medesima di odorosi(…)ben proveduta giungesse al sepolcro ansiosa ad effetto di ungere il già morto signore. Vi si scorge similmente il grande Apostolo Pietro con le chiavi della celeste corte in mano; e con la spada e il libro: opera del famoso già soprannominato Siciolante data alla luce l’anno 1572, come ivi si legge. Viene in 3º luogo, l’ultima cappella in quest’ordine alla purissima Immacolata Concezione di Maria Consacrata in atto di calcare coi santi pié la luna: sotto la quale sono alcuni di questi spirti celesti che mostrano considerabile forza per sostenerla. Due altri mostrano volerla incoronare et uno fuori del quadro dipinto in muro, che mostra affacciarsia rimirare sopra si degna della mano del Divin Artefice. Sono all’intorno di esso quadro i soliti emblemi, ò misteriosi significati dallo Spirito Santo all’Immacolata Concettion di Maria attribuiti: cioè lo specchio con il motto “Speculum sine macula”. Il puro e bianco giglio tra le pungenti spine, con il motto, Turris Davidica. Una odorifera Rosa con il motto: “Rosa mostica” e finalmente un’altra intera torre, con il motto “turris eburnea”. Vedesi anche in cornu Evangeli il serafico, e Porporato Bonaventura in abito Cardinalizio in piedi et atto supplichevole. Dall’altra parte la gloriosissima matrona Francesca Romana, con l’Angelo suo custode a canto con un libro aperto nelle mani ove si leggono le seguenti parole, “Angelo Domini sempre Vobiscum”. L’opera veramente è degna e molto ai divoti corrispondente ma non habbiamo del maestro hauta notizia, benché si possa dalla seguente inscrittione argomentare: Mercurio favorito. Anno Domini 1616. Dalla parte dell’Epistola  del soprannominato altar maggiore vi è la prima cappella al glorioso Apostolo Andrea Santo dedicata la cui effigie in un bellissimo quadro in tela, in piedi con un libro nella destra, e un pesce nella sinistra pendente, vien dottamente rappresentata; nella cui parte superiore mostra affaccirasi un Angelo, e con honore rechi palme in mano, venire sul dal cielo a precipitio.=Si dice che a molti  che a quasto mobilissimo e impareggiabile quadro sia venuto di Francia, nella parte sinistra di questo Altare, vedesi il nostro Apostolo in atto di servire il suo Santo Evangelio, a cui un Angelo il calamaio, e lo scrittoio sostiene.= Sopra il cielo della cona il Dio Padre viene rappresentato in mezzo di lucidissima nube da tre serafini sostenuta. Alla destra dell’Eterno Padre sono tre quadretti rappresentanti uno li santi Andrete Pietro Apostoli in atto di tirare sopra la loro rete di numerosi pesci ripiena. L’altro il medesimo Santo Apostolo Andrea alla presenza del tiranno condotto=et il 3º quando fu posto in Croce sotto la quale veggonsi i carnefici con qualche numero di fedeli mescolati. In corrispondenza di questo tre altri ne sono nella parte opposta, e rappresentano, uno il Divino(…)che seguì i suoi cari discepoli, chiama con la divina parola, indicare Matteo.=L’altro il miracoloso  risanamento che fa d’un(…)il medesimo Apostolo Andrea con molti che ivi intorno al letto genuflessi di moderno.=Il 3º il glorioso, e sublime suo martirio ne dà a vedere seguendo il medesimo ordine, trovasi la 2º cappella alla Madre Santissima detta della Pietà, conservata, di cui vi è al quadro in tela, che con arte ingegnosa Cristo della Croce schiodato ne rappresenta insieme con Giuseppe, e Nicodemo, quale sopra un lenzuolo allocarlo devotamente studiano: La gran Maria Madalena, Veronica e Giovanni tutti in atto di mestizia grandissima, con la gente della corte, et il Calvario con le tre Croci, che una vaga lontananza cui il Crocefisso si rappresenta, alli di cui lati la madre, e Giovanni in somma mestizia s’amirano, e viene da dui angeli sostenuto. Nel cielo della capella lo Spirito consolatore si adora alla cui(…)sono tre quadri=In uno si vede Christo orante nell’horto.=nell’horto la di lui presa.=Giuda che con un finto bacio lo tradisce, e Pietro che taglia al servo Matteo l’orecchio=nel 3º quando fu al Tribunale del perfidissimo Caifa condotto. Altri tre ne sono alla sinistra, e ne rappresentano il primo la flagellattione alla colonna il 2º dolorosa coronatione di spine, con altri scherni, e penosi obbrobri et il 3º il medesimo Christo che con la pesante Croce su le flagellate sue spalle se ne va al Calvario, tutti dipinti in muro, ma non di molta bontà; il quadro però maggiore, che è come si disse, in tela è stimato  di molto, e ne lascia del suo fattore il peso. Viene in 3º et ultimo luogo la cappella del santo de miracoli consacrata: ad honore di cui ivi si vede una bellissima statua di rilievo allocata, nella base di cui è scritto come segue. Vincentius Capius. In questa chiesa è un bellissimo organo fatto da poco tempo in qua dall’Eccellentissimo Principe per solennizzare con il dovuto decoro del Glorioso Antonio santo di Padova la festa, quale celebra Sua Eccellenza ogni anno in rendimento di gratie di haver ottenuto per li meriti del santo un figlio maschio. Celebra Sua Eccellenza detta festa con tutta solennità; et in vigore di un particolare Brevetto la solennizza quando avanti e quadrodoppo il giorno della sua festa, avendo alla comodità de’popoli(…), et insieme de musici quali manda da Roma e ogni anno vi ottiene l’indulgenza plenaria sulla porta della chiesa di fuori, vi è l’arma di rilievo in pietra, dell’Eccellentissima Casa: e ivi si legge come segue: Bonifacius Caietanus a fundamentis erexit. Annus salutis 1568. Sopra questa arma in elmo posta la Ducal corona, dal che il sopradetto Bonifacio fondator del luogo non fosse cardinale, coem lo asserisca il nostro Gonzaga, et altri del medesimo parere. Che la detta chiesa sia consacrata si deduce dall’invecchiata consuetudine di celebrarne a dui Aprile l’officio, e si vede notato in piccola cartella in coro affissa ma non essendovi memoria dell’anno, ne di chi la facesse, ne restiamo ansiosi. Una sola memoria ci è venuta alla mani, che indica l’anno nel quale fu fatta ma non chi la facesse, e questa è un’indulgenza di 10 anni, e 10 quarantene Gregorio 13 concesso data il 17 Marzo 1576; et per il giorno di haverse la detta consacratione accadere, onde può essere che alli 2 di Aprile facesse. Il Brevetto è del tenor che segue: Gregorio Papa Tertius decimus Universis Cristo fidelibus presentes litteras inspecturis salutem, et Apostolicam benedictionem: augendam fidelium Religionem, et animam salutem celestibus ecclesiae thesaurus, pia charitate intenti, omnibus civitate secus Christo fidelibus veri penitentibus, et confessis, ecclesia monasteri Santi Antoni Terrae Cisternae in eo, die Dominico alia festivitate, in qua dicta ecclesia Santi Antoni, sicut accepimus consecratibus a Vesperis usque ad occasum solis eiusdem festi devote visitaverint, et ibi pro Christianorum principem concordia, et unione, ac herectum(…) sancte Matris ecclesiae exaltatione pias ad Deum preces effuderint, decem annos, et decem quadragenas, quomodolibet debitis poenitentis misericorditer in Pro presentibus post dictum festum minime valet. Datum Romae apud Santi Petrum sub Annulo Piscatoris die 17 Martii 1576. Pontifice nostri anno 4º. Da cui si ha la certezza della consacratione e l’anno gode questa chiesa di molte altre indulgenze, oltre quelle dei santi nostri et era questa chiesa una Plenaria perpetua per il giorno di Santo Antonio Abbate concessa dal sopraddetto Gregorio 13  li 20 Settembre 1576, nel modo che segue. Gregorio papa 13 Universis Cristo fidei presentes litteras, et Apostolicam Beneditionem et Ampliam fidelium religionem, et animarum salutis, et ecclesiae thesaurus pia charitate intenti, omnibus utriusque sexios Christi fidelibus vere penitentibus, et confessis, qui ecclesia Santi Antonii(…) in festa eiusdem Santi Antonii a Virginis iusque ad occasum solis eiusdem estis singuli annis devote visitaverit, et ibi Vicarorum Principium concordia, et unione, ac effunderit plenariam principuim peccatorum quorum indilgentiam, et remissionem misericorditer in Pro concedit; et elargimus contrareis non obstantibus quibuscumque. Presentibus per peccatis futuris temporibus validiter Datum Romae apud Santi Petrum sub Annulo Piscatoris die 20 Settembris 1576. Un’altra ve ne anche più singolare concessa dalla Santa memoria d’Innocenzo 4º ad septemnium 9 Aprilis 1689 per ogni seconda domenica del mese da decenni diversi però dall’ordinario, et in quanto a giorni et in quanto a gli altari a vinticinque visiterà li 7 altari in detta chiesa si concedono dico tutte quelle indulgenze, e remissioni dei peccati e pene perché sono concesse a quei divoto fedeli che visitano li altari in detta chiesa si concedono li 7 altari in San Pietro in Vaticano, et è del seguente tenore. Innocentius Papa Undecimus. Universis Christi fidelibus(…)litteras salutis, et Apostolicam beneditionem ad augendam fidelium Religionem et Animarum salutem, celestibus ecclesia thesaurus pia charitate intenti omnibus ut iusque sexue Christi fidelibus a septima sita sint, in ecclesia, Santi Antonii Abbatis, ordinis minoris Santi Francisci, Reformati terre Cisternae Veliternus Diocesis per ordinarium loci designatus 12 vicibus pro quolibet anno eunem ordinarium specificandum devote visita venint, et ibi pro ChristianorumParticipium concordia(…)ac Santa Matris ecclesiae vocatione fiat ad Deum spes effunderit, qua vice agerent, ut omnes, et singulos indulgentias, et peccatorum remissionens, ac penitentiarum relaxationes consegnatus, quos consegnerunt  7 altaria in Basilica Principis Apostolorum de Urbe sita, ad id designata pesonaliter et devote visitarent, Apostolica authoritate, et more presentium concedimus et indulgimus in consacrarium faciendum non obstantibus quibuscumque Presentibus ad septennium tam valituris. Volimus pro imperatione, presentatione, admissione seu publicatione presentium alique vel minimum décor, aut sponte ab latum recipiatur presentes nulle sint. Datum Romae apud Santam Mariam Maiorem sub Anulo Piscatoris die 9 Aprilis 1689. Pontificatus nostri anno 13. Gratis pro Deo. Il chiostro di questo Convento è piccolino non però fuori di proporzione al Convento, e vi sono da tre parti le nicchie dipinte in numero di 17 nelle quali ci si rappresenta in buona parte de Nostro Santo Padre la vita et eroiche attieni et cioè dalla tanto  meravigliosa et eroica attiene di spogliarsi nudo avanti l’assisiano Besuli, sino alla sua canonizzazione. Cominciandosi dunque dalla porta del Convento si vede nell’entrare a mano destra la prima nicchia in cui ne vien rappresentato il santo Giovinetto nudo leva le braccia del Vescovo ricoverato. Sotto la pittura si leggono due versi che a sufficienza spiegano  il fatto, cioè nudo Francesco, e con un cuor giocondo, che par preda dal cielo, spreggia il mondo. Nella 2º nicchia ci si rappresenta il miracolo che fece, mosso da Divin impulso, baciò ad un pellegrino l’impiagata faccia, e sanò. Col bacio il santo sana ad un mendico d’una guancia impiagata il morbo antico. La 3º nicchia ne rappresenta quando da masnadieri fu gettato dentro la neve. Da masnada crudel gettato è il santo per nevoso borron. Dio loda intanto. La 4º quando viene da Christo la Regola mentre il nuovo Mosè sul monte aspetta. La Regola de Minori Christo la detta. Nella quinta la mistica riparatione della chiesa di Laterano. Benché dormendo, il papa, il santo vede de Palma in stanza. Nella sesta quando Honorio 3º li confermò la Regola. Conferma Honorio il foglio al Pio dopo averlo dettato il Grand’Iddio. La 7º la Conversione dell’acqua in vino a pro de muratori. Dal mormorar de falsi il santo astretto cangiare un fonte d’acqua in vin perfetto. L’ottava quando risuscitò un giovinetto annegato nell’acqua. Vien sommerso dall’onde un putto, il santo lo richiama alla vita e cessa il pianto. La nona il miracolo sanamento del chierico Gedeone e la sua stortura. La decima  quando invitato da donna impura si adagiò. La chiama al Cielo col gettarsi al fuoco. L’undecima quando ottenne l’indulgenza detta di Porciuncolo. Per franar molto l’impulso ottenne Rose. L’offerse a Dio, e Indulgenza espose. La duadecima, quando ricevette le Sacre Stimmate. Tra serafini il Divo all’hor fu ascritto. Quando gli impresse i segni il Dio confitto. La terza decima quando con l’acqua con cui aveva lavati i piedi aspersi i bestiami infermi guarirono. L’acqua  che tutta ogni hor piante innocenti aspersa, fuga i morbi e gli egri armenti. La 14º la sua morte nudo con Christo il corpo in terra aggira, chiede per carità lhabito, e spira. La 15º come convocato da marinari in orribil tempesta gli libera. Accenni di Francesco il mar si frena, e l’agitato legno in salvo mena. La 16º ne rappresentail miracolo che fece in liberare una giovane che caduta nell’acque era in pericolo di morte. La 17º nicchia ne rappresenta la di lui gloriosa canonizzazione. Nella 2º et
9º quelle di Domenico Bassano, e fa un braccio armato di ferro con una spada in mano, nella 3º, 4º, 5º, 6º e 12º quelle della Casa Gaetana, nella 13º quella di Venato Ricci, e fu un Riccio con una stella sopra. L’ottava, e del signor Antonio Cancellieri, e fa un can bianco in campo rosato sopra una sbarra gialla, e più su un’acquila nera in campo turchino nella 9º nicchia sono 4 pezze legate in due mazzetti in campo turchino, quali vengono separate da 3 stelle, et è di Nicolasso Mariotti. Il pittore è un di Core di cui non ho potuto sapere il nome.
…rimembri ancora
In effetti con la presenza di un medico si trattiene la presenza e le si prolunga sulla terrenità antropica, ma anche il trascorso sembra sollecitare qualche attenzione; in effetti una memoria storica di Sermoneta, oltre ad interventi certamente più recenti sul nostro archivio storico, ricordo sia l’ultimo che quello precedente, che vide l’intervento soterico, nell’accezione letterale del lemma, che operò sentitamente per il ripristino della nostra memoria storica tramite la salvaguardia materiale dello stesso archivio; una rimarchevole sensibilità che trova ancora referenti più antichi, quantunque non esclusivamente destinati alla materia cartacea ma  bensì a quella umana, vedono una sincera partitanza del consiglio comunale settecentesco per l’impegno archivistico, non certamente di ricerca, dato il tempo del documento, in cui non esisteva certamente, se non per motivi prettamente giuridici e di altro genere, comunque esenti da quelli meramente storici, quantunque anche una ricerca giuridica, per confermare e fruire di diritti acquisiti nei secoli, sia in effetti una ricerca storica ma sollecitata dalla volontà di possesso più che da quella culturale; comunque Sermoneta in questa fase si mostra assai sensibile verso la salvaguardia di un archivista a cui, più per dignità piuttosto per sincero trasporto umano, viene corrisposto un incremento sul compenso. Per quanto mi riguarda davvero encomiabile, considerando il tempo con cui datare il documento.
Prospero Caffarello Protonotario Apostolico in Ambedue le Segnature del Santissimo Signore Nostro Papa Referendario con la curia delle cause della camera Apostolica Generale Auditore Universale, e singoli in questa presente pubblico Istrumento di vedere con decreto, lettura parimenti, ed udire vollero quanto appresso, ed infrascritta per parte, e ad istanza della Comunità e degli Uomini di Sermoneta, principali contro, ed avversi all’Eccellentissimo allora Don Francesco Caetani Duce di Sermoneta rivolto Giovanni Battista del Santissimo Nostro Signor Papa Curiale riportò contro gli scritti nel giorno diciassette in questa casa spedita la copia al Reverendissimo Padre il Signor Baranzotto nostro Luogotenente infrascritto aver citato l’Esimio allora Duce Don Francesco Caetani Duce di Sermoneta contro il Principale a dire contro le liti pendenti, dalle quali negli atti in forza di quello, ed altre tutte a vedere nelle parti sulla pretesa deputazione del Cancelliere della Comunità, e in occasione di quello, e ne qualcosa altro tentare sotto qualsivoglia pretesto e dei decreti di qualunque contro il primo giorno dall’Istanza di questa stessa Comunità, e agli Uomini di Sermoneta ovvero Relazione fatta che comparve a queste stesso Luogotenente nostro Signore Giovanni Battista Procuratore della detta Comunità e degli Uomini, e riprese la pendenza della lite, dalla quale negli atti, e chiese, e ottenne di inibire e da questo alla forma dei decreti con inibizione di tutto con intimazione fu eseguita, e nell’atto infrascritto dal Notaio riprodotta. Il tenore del decreto per la parte della Comunità sotto il primo Mese di Giugno 1653 tale appare per eseguire lecitamente, sotto la citazione contro la detta Eccellenza del Signor Duce, la sesta relazione fatta nel mese di Giugno comparve al Signor Giovanni Battista Procuratore della detta Comunità, e degli Uomini di Sermoneta, chiese ed ottenne come sopra detto di mantenere in possesso l’elezione della Comunità il Cancelliere, e l’Archivista, e non poter rimuoverlo se non fra tre con intimazione, la quale intimazione fu parimenti eseguita, e come  sopra riprodotta per voi tutti e singoli sopradetti con il tenore dei presenti intimiamo ed inibiamo a tutti, anche singoli sopradetti ne osi in qualche parte rinnovare, ovvero attentare, ne contro il giudizio trarre, se non difronte a noi  per qualsivoglia pretesto sotto pena del predetto altro giudizio nostro. Fidando di questi dato in Roma dalla nostra corte in questo giorno diciannove Settembre 1653…
Libro de Consegli. Die 15 Martii 1701.
Coram Per Illustrissimi et Reverendissimo Dominus Petro de Pantanelli domus Prefecto Illustrissimi et Excellentissimi Domino Ducis Sermonete Pro Vice Locutenentes. Coadunato, et congregato Consilio in loco solito residentie Prioralis precedente intimatione executa per Johannes Calandrinus Publicum Mandatarius pro hodie retulit, in quo intervenerunt Illustrissimi Domini Johannes Baptista Tutius Primis Prior, Gregorius Pitius, Petrus Antonius Santorus, Camillus Ciocius, et  Nicolaus Campielli Priorem Illustrissimi Comunitatis Sermoente, nec non Domini Petru Pitius Primis Consiliarum, Franciscus Nonnasantus, Joseph Corbanus, Gregorius Mancioccus, Bernardua Francisci Nardi, Petrus Tomarosius, Franciscus Porretta, Joseph Baccarius, Johanens Franciscus Justus, Dominicus Zazzinellus, et Felix de Magdalenis Consiliari Illustrissimi Comunicate Sermonete majores parte, totumque consilio representas, licet absente Dominus Josepho Spagnolo alio Consiliario, et facta prius invocatione Spiritus Santi…Propongo anco alle Signorie Vostre come conoscendo le fatiche straordinarie, che il Signor Giuseppe Scatafasso cancelliere della nostra Comunità ha prestato, et continua a favore della medesima Comunità, et perché non pare di dovere, che abbia a servire per dodici scudi l’anno solamente, tanto più che la Costitutione della bone memoria dell’Eccellentissimo Signor Duca Francesco dispone, che il Cancelliere debba avere annualmente scudi diciotto, ho pensato per li detti scudi sei cresciuti alli detti scudi dodici fargli godere l’Archivio di Sermoneta gratis, però loro Signori risolvano se si contentano, et datis pallubis albis, et nigris, albe inclusive, et nigre exclusive, et bussolatorum per vota secreta repone fuerunt quattordecim albe, et due nigre, et sic conclusum fuit.
Editto. Annibale del titolo di San Clemente Prete Cardinale Albani della Santa Romana Chiesa Camerlengo
Essendo continui li Ricorsi, che si presentano sopra li abusi, che sono stati introdotti nell’Archivio di Sermoneta in occasione dell’estrazzione di copie d’Istrumenti, e d’altre scritture, per le quali esigono emolumenti maggiori de 3 dovere contro la disposizione della Tassa statuaria di detta Terra, e contro gli ordini, sopra di ciò altre volte pubblicati da nostri Antecessori, come costa dagli atti di Petrucci Segretario della Reverenda Camera; E volendo noi precludere la strada  a simili inconvenienti, et agravij in sollievo de poveri Collitiganti e del Popolo di detta Terra, d’ordine di Nostro Signore datoci à bocca e coll’autorità di nostro Officio di camerlengato ordiniamo, et espressamente comandiamo tanto al moderno Archivista, quanto à gli altri, che succederanno nell’Appalto, ò amministrazione di detto Archivio, che in ogni futuro tempo debbano onninamente, e rimossa qualunque eccezione, e pretesto osservare la detta Tassa statuaria non solo nell’estrazzione delle copie di detti Istromenti de Notari desunti, mà ancora in ogni altro, che vien disposto nella medesima sotto la pena di scudi 25 moneta d’applicarsi alla Reverenda Camera Apostolica senz’alcuna remissione. Inoltre ordiniamo, et espressamente comandiamo, che per le semplici visure di detti Istromenti, e scritture non possino detti Archivisti affligere maggior somma di baiocchi cinque in tutto, compresovi anche l’interesse degli Eredi di detti Notari desunti, per qualsivolglia visura di ciascun Istromento, e che il ritener aperto l’Archivio nell’ore destinate, osservino esattamente quanto si prescrive nel Bando Generale al cap.20. E finalmente ordiniamo, che il presente nostro Editto pubblicato, che sarà nei luoghi soliti della sudetta Terra di Sermoneta astringa li medesimi Archivisti all’osservanza di quanto in esso si contiene, come se fosse stato loro intimato personalmente, e che dopo pubblicato si debba ritenere affisso in Archivio à publica vista per notizia di tutti sotto la pena di scudi dieci d’applicarsi parimente come sopra. Dato in Roma nella Camera Apostolica questo dì 20 Settembre 1724.

Legere et scribere
La certezza di apprendere è data senza dubbio dalla presenza di un’istituzione che ne garantisca la didascalica sussistenza, ma anche da un governo, che quantunque modico nelle sue ragionate scelte provveda anche  alla cauta istruzione che riesca a dimidiare l’analfabetismo; esisgenza che in Italia a differenza di altri paesi europei, ebbe una diretta influenza sulle abitudini sociali, l’analfabetismo, a dispetto delle nostre straordinarie patrie lettere, aveva una eccezionale diffusione, ben pochi erano dotati di capacità letterarie minime, in ogni secolo, quindi poter considerare che in Sermoneta la volontà specifica dell’allora consiglio abbia optato direttamente per questa presenza scolastica, resta un assunto davvero rimarchevole, pensando e risolutamente che la richiesa non venne certo dai sermonetani delle classi infime, un uomo del Cinquecento che appartenesse a classi sociali modeste, se non ultime, non era certamente proiettato verso la propria emancipazione culturale, le singole esigenze erano di altro genere; quindi che la scalta di un maestro sia stata solo dettata dal desiderio dello stesso consiglio comunale di poter sensibilizzare i costumi verso gli elementi minimi della conoscenza. Valutare gli effetti sarebbe alquanto incerto, non credo che si sia radicalmente diffuso il senso profondo delle Umanae Litterae, ma comunque l’esempio è rimarchevole per un modesto paese che quantunque ricchissimo di variegate e crescenti storie umane quanto prettamente artististiche ed urbane, non può essere assunto certamente come modello della diffusione scolastica ausonica. Una nota certamente curiosa è quella che emerge da un passo del testo riportato, nel quale quasi si auspica che la frequentazione scolastica possa raccogliere una varietà di o preti, o seculari che siano, et in questo anno ch’è condotto admaestrarli, et dar le bone creanze, cominciando prima tutte l’altre scientie impararsi il timor di Dio, et la sua dottrina, quale è nominata dottrina Christiana et poi; nulla di rilevante, ma certamente anomalo che ad un prete debba essere insegnato il timor Dei, ovvero la dottrina di Dio, capisco qualche assenza dal corso tenuto in Seminario, ma un prete che avesse dovuto imparare la dottrina da un maetsro di scuola forse no fu veracemente vocato; ma oltre il celio, questa nota riportata attesta che anche fra coloro che in effetti avrebbero dovuto, per il tempo del documento, rappresentare il baluardo della cultura, in effetti erano assai epidermici e molto approssimativi, forse, anzi certamente vocati per necessità piuttosto che per spiritualità. Ma talvolta accidenti spiacevoli distolgono dalle litterae, per orientarsi sulla praticità fattiva, quindi un caso è documentato dal Maetsro di scuola Oddo dell’Atti, maestro attivo al medesimo impegno didascalico chedeve lasciare Sermoneta per raggiungere la sorella , per tale repentina fuoriuscita deve chiedere al Signore di Sermoneta che certamente lo concesse. 

Gennaio 1574: Docere litteris
Si fa piena et indubitata fede oggi VI de gennaio 1574 qualmente Camillo Cappone, Antonio de papa, Bonifacio Borzo, et Bonifacio Vari al presente offitili de Sermoneta per ordine et commissione del Illustrissimo Signor Bonifacio Caetano Nostro Patrone, si come appare per littere de Sua Signoria conclusono mastro Ferrante Bresciano maestro di scola in detta Terra promettendo darli per suo salario per uno ano  scuti quaranta di moneta il letto comodo per dormire dico 40 incominciando l’anno dal primo de Decembre prossimo passato da finisse similmente al detto tempo nel 74. Et esso mastro sudetto s’obliga insegnar tutti de la sudetta Terra ch’andando in detta scola tanto fanciulli come grandi, o preti, o seculari che siano, et in questo anno ch’è condotto admaestrarli, et dar le bone creanze, cominciando prima tutte l’altre scientie impararsi il timor di Dio, et la sua dottrina, quale è nominata dottrina Christiana et poi l’altre virtù de mano in mano secondo il scolare harra di bisogno, ciò, imparato de leggere, de scrivere, de grammatica et tutte che complete l’Humanità. Et In Fede del vero Io Francesco Quatrasso Cancelliero di la sudetta Terra ho fatta la presente a dì mese et anno come di sopra quale tanto di sopra nominati Signori officiali come esso maestro sudetto vogliono habbia qual rigore che si suol dare a qualsiasi instromento fatto per publico Notario corroborato ed tutte solite clausule, et per più testimonianze che vengosi sotto scrivando, et così si sono convenuti, et obligati. Io Camillo Cappone notari ed firmo quanto sopra. Io Francecso Quatrasso Concelliero.
Di signori Officiali vogliono che tutti quelli ch’anderando alla detta scola o grandi o piccoli, o preti, o seculari che siano di qualunche stato et conditione portino al detto maestro le legna et il pane, non facendo però escusati quelli che non si vogliono scaldare per non portarle legna ch’o, il pane secondo el solito et costume antiquo de la Terra de Sermoneta.
Illustrissimo et Eccellentissimo Signore e Padrone mio Colentissimo. Missere Oddo dell’Atti Mastro di scola di sermoneta ha dimandata  licenza per occasione di certi travagli scussandoli per la morte di una sua sorella; Per tanto in questo  particolare Noi non l’havemo resoluto à cosa acuna senza ordine di Vostra Eccellenza Illustrissima alla quale gli rimettemo il tutto, et per fine le bagiamo umilmente le mano, et Dio Nostro Signore li conceda ogni felicità da Sermoneta li 25 di Agosto 1588.
Maestro di Scuola.
Die 21 Maggio 1705. Coram …Si propone anco alle Signorie vostre, come ritrovandosi questo Pubblico senza Maestro di Scuola per la qual causa li Giovini di questo Loco marciscono nell’ozio tiranno della virtù, et Padre de vizi, et restano privi di apprender quelle virtù, che sono tanto necessarie ad esser formale dell’homo, come anco di sapere d e privilegi, come anco di saper li principi et fondamenti della nostra Cattolica Fede, senza la di cui notizia non possiamo slavarci, et male educati crescono nell’età, et assieme nelli vitii, et però starei bene, per ovviare simili disordini di mettere un Maestro di Scuola, ma però Forestiere, et che sii di buone qualità, et intelligenza, con la provisione di scudi cinquenne l’anno da pagarsi dalla nostra Comunità, però risolvano se vogliono accettarlo, et datisi pallolis albis, et nigris, albe denotanti inclusive, et nigre  exclusive, et votans per vota secreta, reperte fuerunt indecim albe, et una nigra, et sic conlusum fuit.
Hora certa
Oggi appare risibile che un orologio cittadino non segni l’ora esatta, sebbene sia la norma, ma per il Settecento sermonetano risulta straordinario che vi fosse un orologio, oltre le diverse meridiane diffuse per le campagne; in effetti la scansione cronologica giornaliera anche per l’epoca era una necessità, gli orari assai più elastici e continuativi rispetto al tempo odierno permettevano di valutare il rporpio impegno nelle diverse attività, quantunque fossero assai consuete e quindi scandite dalle abituali mansioni nel breve tratto di una giornata, ma una novità quale quella della misurazione scientifica autoptica del tempo certamente favorì una più corretta scansione temporale anche degli impegni.
Campana per l’orologio.
Die 25 Julii 1710. Coram per…Propongo alle Signorie Vostre , che dovendosi rifondere la Campana dell’orologgio esistente nella Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoenta, et perché li Signori Arciprete, e Canonici nella spesa da farsi non si trovano comodi ne hanno di farla sollecitamente, et con spender tutto il denaro, che fa di bisogno, ed essendo il rifondar detta Campana molto necessario per il Pubblico affinché ogn’uno si possa regolare col tempo nel sentire l’ore, e benché la nostra Comunità non sia tenuta ad alcuna contribuzione in detta spesa nondimeno per questa volta solamente sarei di parere quando le Signorie Vostre volessero condiscendere di dare per la detta spesa di elemosina,  e non per titolo d’obbligo scudi quindici, fondata, che sarà la detta Campana, però chi si contenta, che si facci detta elemosina pona la palla bianca, e chi non se contenta la poni negra… fuerunt albe decem, et nigre quattuor, et conclusum fuit. Coram…Propongo anche alle Signorie Vostre come nella risoluzione del Consiglio da nostri Antecessori fatto risolsero pagare per la fattura della Campana dell’Orologgio già rifondata scudi quindici, e perché il Capitolo di Santa Maria non poteva venire a tal manifattura per scarsezza di denaro ci fu richiesto di dovere la nostra Comunità in supplemento del prezzo di pagare altri scudi cinque, che in tutto fa la somma di scudi venti, come anco avendo fatto pingere, et indorare il Pulpito, nel quale si predica dentro la Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta per prezzo di scudi sei compimento di scudi quindici per detta fattura pagando altri nove li Signori, e Canonici di detta Chiesa, però se li Signori si contentano, che la nostra Comunità paghi di scudi undici mettano la palla bianca e chi non si contenta metti la palla negra…per vota secreta repente fuerunt omnes albe, et sic conclusum fuit.
Capitoli fatti tra li Padri Conventuali  di San Nicola, e li Fratelli della Cappella de Crociferi di San Giovanni de’Battenti esistente in detta Chiesa di San Nicola. 4 luglio 1518
Hec est copia sumptum sive transcriptum quorundam Capitolorum celebratorum editorum, et factorum per Religiosos Patres Fratres, et capitolorum Venerabilis Conventus Sancti Nicolai de Sermineto ex una et Fratre Antonius quondam Joannis de Bassinao Prioris Cruciferorum Cappelle sub vocabolo Sancti Joannis in dicta Ecclesia Santi Nicolai scripta detta Capitula, et adnotata per me Giustaferrum Archipresbiteris Sancti Salvatoris de Cora ostiensis Diocesis publicus notarius inde rogatus et presentiorum Capitolorum…In Nomine Domini Amen. Anno Domini Millesimo quinquagesimo decimo octavo Pontificatus Santissimi in Cristo Patris, et Dominus Nostri Domini Leonis Pape decimi Inditione sexta mensis Juilii die vero quarto. Infrascripta sunt capitula edita, et facta per religiosos Patres Fratres, et Capitolum Venerabis Conventus Santi Nicolai de Sermineto Congregatus ad sonum campane, in quo capitulo interfuerunt Venerabiles et Religiosus Vir Frater Bernardinus de Sermineto Guardianus dicti Loci, Frater Pacificus de Sermineto, Fratrer Martinus de Sonnino, Frater Leonardus de Piperno, Frater Martinus de Bassiano, Major, et senior par dicti Conventus ad dictum capitolum faciendas, et ex latera Frater Antonius, magisteri Joannis de Bassiano, prior Cruciferorum Cappelle sub vocabolo Santi Joannis sito in dicta ecclesia Santi Nicolai Conventus praedicti, nec Honoratus Basii Petri Nardi Confrater dicta cappelle Joannes Colacele, Petrus Joannes Amati, et Cola Capibasii etiam confraters dicta Cappelle asserentes dictas Fratres Antonius Prior…In Primis li Frati di San Nicola siano obbligati  officiare la cappella predetta delli Confrati secondo li Capitoli, et per elemosina detti Offitti hanno per Anno s’obliga detto frate Antonio Priore in nome della detta Confraternita dare ogn’anno alli Beati Frati del detto Convento Carlini quattordici cominciando detto Anno nella Pasqua di Resurrettione, et così finiendo de mano a mano, et tre libre de cera. 2)Item promette detto Priore per detta Compagnia, che quando accadrà morire qualcuno della Compagnia delli Confrati de dare per elemosina alli venerabili Frati predetti et Convento una torcia, et una libra di candele, et dieci soldi per ragion della loro fatiga, et viatico. 3) Item promette, et si obbliga detto Frate Antonio Priore nomine detto tutti, et singuli relicti, che si faranno di detta loro Cappella dare a detti Frati, et Convento di San Nicola la canonica portione zoè la quarta parte. 4) Item promettono detti venerabili Frati del detto Convento cantore la Messa solennemente nella detta Cappella di San Joanne nella sua Festa di San Giovanni Battista, et che l’offerta, che se farà si devida communemente tra detti crociferi, et Convento. Actum Sermonete in Ecclesia Santi Nicolai pesentibus ibidem Magistero Massari Magistero Petro de Funnis, et Petro Antonio Tutii Marini Testibus de Sermineto…
Salus populi
Un consiglio comunale del 1691 evidenzia che in effetti la salute cittadina non era secondaria, anche perché, per oggettivi motivi politici, le braccia e la popolazione era utile per la stessa economia, un salario, certamente assai modesto, ma forse anche gratificante, ha garantito che la scienza medica penetrasse anche fra le mura domestiche e cittadine, qualche altro medico lo troviamo registrato nella documentazione ecclesiastica, un Giovan Battista de Rossi, medico di Cori, residente in Sermoneta, ma di medici condotti non avevamo traccia, e quindi l’attestazione che le nostre amministrazioni abbiano operato attivamente anche alla salvaguardia della salus populi non senza saldi privati, allora la sanità doveva essere pagata dal paziente, ma l’interesse verso, ripeto, la sanità pubblica resta un fattore di grande modernità morale e politica da cui non prescindere nella considerazione di anteriori tempi magari solitamente considerati ferali. Inoltre la presenza ospedaliera è riportata in qualche documento, quello di Sant’Antonio verso la Portella, e questo anche dell’Oratorio dell’Annunziata, dove magari poveramente ma la Compagnia della Carità forniva aiuti concreti per i malati, un servizio destinato ai soli poveri, che non avrebbero potuto provvedere autonomamente, come altrettanto sollecita, la stessa Compagnia, nello svolgimento dei conforti religiosi, che venivano pagati dalla medesima. A ben guardare poi sembra, almeno attenendoci alla descrizione, che lo spazio non mancasse, sono citate più stanze ed un apparato di notevole entità di suppellettili, quindi evidentemente la compiaciuta vicinanza caetanea alla popolazione anche da qui si evince; l’Oratorio aveva il giuspatronato dei Caetani, quindi è probabile che siano intervenuti direttamente per suffragare sia il compito sociale della Compagnia che per gli strumenti idonei allo svolgimento di tale compito. Non ci si faccia trarre in inganno dalla dicitura corrente; il documento di possesso della Compagnia, non è da intendere come un possesso materiale, ma bensì come l’elezione di un membro alla responsabilità delle finanze della stessa Compagnia, suggerito fin dal modico regesto con l’intervento del Duca Caetani; infatti alla famiglia ducale spettava il diritto di eleggere il Priore e il Camerlengo della Compagnia, che in questo caso è un Colavacchi. Ma talvolta anche i caritatevoli fratelli della Compagnia avvertono, ovvero ricordano che in effetti la risolutezza risulta efficace, quindi qualche lamentela è rivolta al Priore Giacomo Razza
Libro de Consegli                                                Salario calato al medico
Januarij 1691.Coram Per Illustrissimi et excellentissimi Domino Alexandro de Sanctis ac Terre Sermonete Locumtenente, neque. Congregato, et cohadunato consilio more solito, et in solita Residentia Domini Prioum Illustrissimi Communitatis Sermonete facta jurius Intimatione per Jacobus Palladinus publicus Mandatarium, in quo interfecerunt Illustrissimus Josephus Pellegrinus Prior in capite, Johanens Ciocius, Marsilius de Monte, Johanens Porretta Priores dicte Communitariis nec non Domini Camillus Ciocius Primis Consiliarius, Carolus Antonius Borgius, Alexander Colinus, Lucas Mazzancollus, Johannes Francisconus, Paschalis Colaleus, Felix Magdalenis, Petrus Lucchesius, Bernardua Francisci Nardi, in absentia Domini Nicolai Colalei, Francisci Porretto, et Josephi Spagnoli Consiliarorum pro quibus de rato quatenus et facta prius invocatione Spiritus Sancti more solito, fuit infra videlicet=Per sovvenire alla Comunità, che presentemente si trova in stato bisognoso si potrebbe levare al Medico Condotto scudi venti annui in modo che restarebbe al medesimo scudi centoventi a ragion di scudi dieci il mese, però consideriamo quello si deve determinare, o di levarglieli come si è detto, o di farlo continuare con la provisione solita, et datis fabis nigris, et albis, et noniti quod Albe intelligantur favore Medici Conducti, nempe quod continuet, cum solita provisione, nigre vero intelligantur favore, Communitatis, scilicet, quod minuetur dicta  provisio, et reducatur ad rationem scutorum decem pro quolibet mense, dictisque fabbis recollectis fuerint inverte sexum tantu albe, octo vero nigre, et sic determinatu, quod imposterus Meicus inserviat ad rationem scutorum decem quolibet  mense, et ita.

Ospedale dell’Annunziata
1779. Descrizione, o sia Inventario della Chiesa, ed Ospitale della Madonna Santissima dell’Annuntiata, e di tutte le suppellettili, et altre robbe esistenti nella sudetta Chiesa ed Ospedale, e sono come in appresso, cioè. Una Chiesa fatta a volta con sua facciata scorniciata sopra la quale  vi è la Croce di ferro, porta di Conci d’Ordine Dorico con Inscrizzione=Charitas Mille Cinque Cento Settanta Sette= Con la sua porta di legno a due fusti, ad uno de quali vi è l’Arma  della Carità, e all’altro  di Sua Eccellenza Reverendissima il Duca di Sermoneta, con serratura, due chiavi, Bandelle, Gangheri, et un paletto rotto in una parte. Bussola di legno scorniciata dentro, e fuori con suoi ferramenti per aprirla, e serarla…In Cornu Epistole vi è il letto de Paramenti, o sia Credenza di legno colorati e scorniciata con sua Pratella parimenti scorniciata con quattro tiratori, con serrature, chiavi, e scudetti d’ottone e con Maniglie tonde di legno a ciascun Tiratore. Sopra detta credenza vi è altra credenza dove si conservano Calici, veli, messali ed altro con sua chiave, serratura, scudetto di ottone con due credenzini laterali con maniglie tonde di legno, con sopra l’Arme della Compagnia rappresentante il Salvatore, che tiene con tutte e due le mani una Croce rossa con fondo nero, e due piccoli Angioli in stato d’Adorazione. Un Acquasantiera appena entrato nella Chiesa sulla dritta di pietra scorniciata tonda, tutta d’una pezzo, con suo piede parimente di pietra tutto d’un pezzo fatto a balaustra. Una credenza antica di legno scorniciata, a due dipartimenti con sue chiavi, e serrature. Un Confessionale di legno scorniciato dentro al muro con sue immagini sopra nelli rispettivi luoghi, con sue travelle di latta, e suoi sportellini. Sopra detto confessionale vi è una credenza messa al muro tonda con sue porte di legno imbiancate con serratuara, e chiave. Numero 8 banchi di legno senza spalliere. Altro banco lungo fato fatto a cassabanco con sue centine. Altro cassabanco nuovo scorniciato con sua chiave, e serratura. Altro cassabanco lungo antico, con una serratura senza chiave.Un genuflessorio grande con centine, chiave, e serratura, con suo recettivo banco, e predella…Un legio di legno antico. Un inginocchiatoi scorniciato avanti l’Altare con sua pretella. Altra credenza di legno antica, a due porte scorniciata con due maniglie di legno grosse tonde, con sue serrature, e chiave, sotto la qual credenza vi resta una menza d’Altare di pietra tutta d’una pezzo. Una cassa di legno scorniciata di palmi tre riquadrata con centini, serratura, e chiave. Un Cristo con sua croce scorniciata ad oro buono. Due lanternini scorniciati, e dorati con suoi vetri e stemma della Carità, e con inscrizione=Charitas= con sue aste. Due maniglie di ferro, di là, e di qua al letto de paramenti, messi al muro, che servono per detti lanternini. Sopra la credenza de Paramenti, sopra della quale vi sta il descritto Crocifisso viè un piccolo Baldacchino scorniciato, e dorato. Un stendardo per le processioni lacero, rappresentante da una parte il Santissimo Crocefisso Spirante, e dall’altra la Santissima Annunziata, al di sotto con sue Armi della Carità, del Papa, e di Sua Eccellenza Reverendissima, con sue aste, pomi dorati, fiocchi undeci di seta mancanti due, e sue ventole, o siano cordoni di seta. Due Cigne di scamoscio nero, con sue fibbie d’ottone, per portare il Cristo nelle processioni lacero rappresentante da una parte il Santissimo Crocefisso Spirante, e dall’altra la Santissima Annunziata, al di sotto con sue Armi della Carità, del Papa, e di Sua Eccellenza con sue aste, pomi dorati, fiocchi undici di seta mancanti due, e sue ventole o siano cordoni di seta. Due cigne di scamoscio nero, con sue fibbie d’ottone per portare i lanternini. Una cigna di scamoscio nero, con sue fibbie d’ottone, per portare il Cristo nelle Processioni. Numero ventinove pezzi di apparati di camiciola, seta fondo torchino, e fiori color di oro con le rispettive francie ad alcun pezzo. Due portiere di simili apparati di quà e di là al Capo Altare, con suoi ferri et anelletti. Numero sei candelieri di due palmi, ed un quarto con sua Croce, Piedistallo, e Carte Glorie di legno dorati ad oro buono. Altri sei candelieri con sua Croce, e Piedistallo di legno filettati ad oro buono con due Carte Glorie feriali. Sei candelieri piccoli detti controlumi di ottone. Un regolo scorniciato per comodo da celebrar le Messa. Un campanello d’ottone per servizio della Messa. Una Pace di rame indorata. Un piattino di stagno, con un con un paio di ampolline. Un smorzatolo di latta con sua bacchetta. In Cornu Epistole. Nel sfondo vi resta un piccolo confessionale messo al muro con sua gratella di latta ed immagine sopra per comodo di Fratelli. In cornu Evangeli. Un porta di legno scorniciato, ove resta un credenzino al muro con due sportelli per tenervi il bazzico per comodo della lampada, con sua serratura. Un bazzico di latta con suo imboccatore staccato.  Avanti al capo Altare una lampada di ottone con sua lampada di vetro sostenuta da un ferro da capo a piedi. Una lampada sopra detta chiesa con suoi finimenti, e fune per convocare i Fratelli. Una picciola tabella scorniciata con l’iscrizione=Chorus. Altra tabella scorniciata detta brario. Due finestre con suoi telari vetrate e due sportelli per ciascuna, o siano scuri. Un calice d’argento con sua Patena dentro la custodia. Un pianeta di lama d’argento guarnita d’oro con suo manipolo, e stola foderata di Nobiltà rossa con suo stemma da piedi a detta Pianeta dell’Annunziata.Una borza di lana d’argento, guarnita d’oro con quattro fiocchi bianchi con entro il suo Corporale, e pala, Un velo di nobiltà bianco, ondato guarnito tutto d’oro. Un altro velo nero di seta con sua trina gialla.  Altro velo sospeso parimenti di seta nera senza trina. Due tele stragule di tela torchina per coprire l’altari. Numero otto tovaglie d’altare di cortinella parte con merletti, parte liscie, e parte con francie. Altre sette tovaglie di Panno ordinario e rotte, compresa una ripiena di bombace di lavoro a saia. Altra tovaglia di panno ordinario con sue lenze intersecate, con sua francia. Sei candelieri con sua Croce, e Piedistallo, carte Glorie di legno, indorate a vernice, con altri sei ordinari dell’altezza di due palmi. Una lampada d’argento grande rappezzata, e rotta. Un baretta da preti di stamigna nera. Ventinove purificatori. Cinque fazzoletti per porre sopra l’ambolline. Un camice ordinario di tela casereccia con suo merletto e cingolo. Una pianeta nera di saia per Messe da morti guarnita con trina di seta color di perla, con suo manipolo, e stola fazzoletto nero di seta per porre sopra il calice colla stessa guarnizione, e con borza nera con guarnizione gialla e con la palla solamente. Altra pianeta di cornicciola di tutti colori con francia di seta color d’oro, con suo manipolo, stola, borza con entro corporale, e palla, e con suo velo similmente di tutti colori. Altro velo di seta paonazzo con frangetta gialla. Un calice di metallo dorato con sua coppa d’argento, patena d’ottone dorata con sua palla. Un messale da morti ed altro da vivi. Un incensiere con sua navicella d’ottone, e cocchiarino di stagno. Una bussola di latta per cercare l’elemosina. Un paliotto a due facciate una di damasco rosso con trine d’oro, e l’altra di raso color perla ricamato con fogliami di lustra d’oro in mezzo del quale vi è l’immagine della Santissima Annunziata. Altro paliotto similmente a due facciate una di seta di tutti colori, e l’altra di damasco bianco guarnito d’oro in mezzo del quale vi è l’immagine della Santissima Annunziata. Altro di amove paonazzo guarnito d’oro falso, in mezzo del quale vi è l’immagine della Santissima Annunziata. Altro camice di tela ordinaria con suo merletto, e cingolo. Altro messale da vivi, quasi nuovo.Un panno di seta, molto antico di porre sopra la legio, con frangetta d’oro. Altro camice di sengilione arricciato con suo merletto, ammitto, e cingolo. Una pianeta di damasco bianco, guarnita d’oro, con stemma della Santissima Annunziata, con suo manipolo, stola, velo e borza con entro corporale, e palla.  Altra pianeta di durante verde con sua striscia in mezzo paonazzo, guarnita con francia di seta gialla con suo manipolo, stola, e velo. Altra pianeta di damasco rosso guarnita d’oro con manipolo, stola, velo borza con entro il suo corporale, et palla. Numero 13 libretti per dire l’Ufficio de morti. Due cuscini a due faccie di damasco, da una parte bianco, e dall’altro rossa guarniti d’oro con suoi rispettivi fiocchi di seta bianca, e rossa. Numero 47 abiti di barbantina nera con suoi cordoni. Numero 4 aste nere con i rispettivi nodi con sopra il riporto scorniciato con iscrizione Charitas, e con crocetta sopra, e con crocetta sopra indorata a vernice per gli officiali. Numero 19 aste nere con suoi nodi, pomi, e crocette sopra indorate a vernice, per i fratelli. Altre cinque aste nere con suoi nodi, e pomi senza crocette indorate a vernice per i fratelli. Altre due aste nere con pomi sopra indorate a vernice dette pastorali. Altre quattordici aste nere antiche, rotte e mezze fraciche. Una Croce di legno tinta nera, indorata a vernice, vecchia, e rotta. Numero 3 telari con trina sopra per formare il catafalco de morti. Una Scaletta di legno con sette piroli vecchia. Altre carte glorie indorate a d’oro buono scorniciate. Due tele nere con suoi anelletti, e trine per tirarle in mezzo alla Chiesa. Numero cinquanta carte nere de morti. Un atrezzo de legno con suoi chiodi per comodo dell’Officio delle tenebre.
Nello Ospedale grande detto lo Ospedalaccio.
Cinque travi in piedi di legno con tavolato della lunghezza di venti palmi, largo otto con finestra con crocetta di legno. Cammino grande, e luoghi communi. Un porta vecchia con gangheri, bandelle, catenaccio, chiave, e serratura. Due stanze terratiche mal ridotte con porta fracida senza alcuno terramento. Pozzo con sua vasca col canone di  baio quindici a favore dell’Insigne Collegiata di Santa Maria, secchio con due cerchi, e maniglia di ferro, con sua corda.
Nell’Ospedalle detto delle donne.
Un cataletto di legno per trasportare morti dalla campagna. Una porta con sue bandelle stanghette, serratura, e chiave. Due pagliacci con due capezzali uno buono e l’altro in cattivo stato con quattro banchi ed otto tavole di legno. Una fenestra con ferrata, e sportello fracido di legno. Un porta con suoi gangheri, e bandelle, che conduce al luogo comune. Un cammino con architrave di legno.
Nell’Ospedale di sopra.
Porta di legno con sue bandelle, gangheri, catenaccio tondo di ferro con passamano, e ochietti. Chiave e serratura in buono stato. Numero 7 pagliacci parte in buono stato, e parte in cattivo stato, con numero 28 tavole, e nove banchi, parte buoni e parte cattivi, e cinque scannella alla bassianese. In detta stanza vi è un ristretto, o sia tramezzo di tavole con suoi regoletti imbiancato dentro, e fuori, con porta con sue bandelle, a due serrature e chiave.
Dentro a detto tramezzo.
Due cassette, o siano comodi, una delle quali inservibile.Una lettiera di legno fatta all’antica ingessata, vecchia, e rota con suo pagliaccio, matarazzo, e capezzale nuovo di lana. Un altro letto consiste in pagliacci, matarazzo, e capezzale di lane con due banchi, e quattro tavole. Una fenestra con ferrata con telaro e sportelli di legno rotti, e quasi inservibili con due scuri. Sette coperte di lana in pessimo stato. Un tavolaccia pessima, mancante un piede. I luoghi communi senza porta.
Nelle tre stanze abbitate dallo Ospedaliere.
Porta foderata a prima entrata con gangemi, bandelle, serratura, e chiave. Cammino con architrave di legno. Una padella di ferro. Due finestre con suoi scuri di legno, gangemi, e bandelle di ferro in cattivo stato.
Nella seconda stanza.
Porta di legno con gangheri, bandelle senza serratura, e chiave. Un cassabanco o sia cassone senza serratura, e chiave, dentro del quale. Numero 7 lenzuoli di tela ordinaria, due de quali a tre tele, e li restanti a due, uno de quali inservibile. Altra finestra con scuro di legno con suoi gangheri, e bandelle in cattivo stato.
Nella terza stanza.
Altra finestra con telaro, e scuro di legno con suoi gangheri, e bandelle.
Copia. Possesso del Camerlengato della Compagnia della Santissima Annunziata preso da Ferdinando Colavacchi eletto         dal Signor Duca questa copia è stata estratta dal libro delli Istromenti di detta Compagnia.
In nome di Dio Amen Anno 1682 Indizione 5º Pontificato Innocenzo Divina Provvidenza Papa Undicesimo, anno suo sesto, giorno 30 mese di Agosto. In mia presenza e testimoni, e personalmente costituito l’Illustre Signore Ferdinando Colavacchi figlio dell’Eccellente Signore Dottore Giuseppe Colavacchi di Sermoneta da me conosciuto, il quale con l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Francesco Caetani di Sermoneta Duce Patrono nominato fu Cammerario dell’Ospedale sotto l’invocazione della Santissima Annunziata della Terra di Sermoneta dalla Lettera Patente spedita per detto Eccellentissimo Signore Duce da Vigna Pontemolle a Roma sotto il giorno 14 Maggio prossimo per i quali il vigore fu adempiuta il possesso dello stesso ufficio nel giorno sesto corrente mese di Agosto, e volendo il contenuto in detta lettera ad adempiere spontaneamente in ogni affetto promise, e solennemente obbligò il detto ufficio integralmente, e fedelmente esercitare, ogni cosa, che sia tenuto ad adempiere, e fare, e con rigoroso costume, e ricevere anche il dolo, e la frode integra, sincero e fedele computo rendere ad ogni richiesta del detto ufficio bene amministrare verso ogni danno di cui per questo Signore Ferdinando et per ognuno per se stesso promise e presenta, et personalmente costituito il sopraddetto Eccellentissimo Sommo Dottore Giuseppe Colavacchi del fu Alessandro filglio intorno allo stesso per niente conosciuto; nessuno accede, e fede ingiunta, come principale e principalmente, e se obbligò così entra lo stesso Signore Ferdinando indenne a rilevare promise, così questo altro intorno a cui ognuno sia lui che gli eredi e i beni, e giura nella forma più amplia alla Reverenda Camera Apostolica con le solite clausole e oltre obbligarono a rinunciare, consenzienti ed unica e se anche con il tatto giurarono. Sulle quali per Atto in Sermoneta nella chiesa della stessa Santissima Annunziata presso i suoi e presenti qui i Signori Marco Tullio Toscano, e Giulio Casale ambedue di Sermoneta testimoni. Così è Francesco Gallo Notaio pubblico rogò.
Electio Camerlenghi
In Nomine Domini Amen Anno 1682 Indictione 5º Pontificatus Innocentii divina provvidentia Pape Undecimi, annus eius sexto, die vero 30 mensis Augusti. In meis testimque  presens, et personaliter consistutus Illustri Dominus Ferdinandus Colavacus filius Excellentis Dominus Phisici Josephi Colavachi de Sermoneta mihi cognitus, qui cum ab Illustrissimo et Excellentissimo Dominus Francisco Caetano Sermonete Duce Patrono nominatus fuerit Cammerarius Hospitalis sub invocatione Santissime Annuntiate Terre Sermonete ex litteris Patentalibus expedit per dictum Excelentissimus Dominum Ducem ex Vinea Pontismolli Alme Urbis sub die 14 Maij proximi preteriti quorum vigore adepta fuit possessionem eiusdem officij sub die sexta currentis mensis Augusti, et volens modo contenta in dictis litteris ad implere sponte omnis promisit, et se solemniter obligavit dictus officium integre, fideliter exercere, omnia, ad que tenetur ad implere, et facere, et de exactis abiti, et receptis absque dolo, et fraude integrum, sincerum, et fidele computum reddere ad omnem requisitionem dictumque officium bene administrare aliter ad omnia damna de quibus  pro quo Domino Ferdinando, et pro omnibus per ipsum promisit presens, et personaliter constitutus supradictus Excellentissimus Sominus Phisicus Josephus Colavacus quondam Alexandri filius de eodem nihil cognitus  partes omnis sciens ad predicta non teneri; nihilominus accessit, fideiussit, et uti principalis principaliter, et insolidum se obligavit quem sic accedentem idem Dominus Ferdinandus indennem relevare promisit, ita quod aliter de quibus omnibus sese et heredes et bona, juraque in ampliori forma Reverenda Camera Apostolica cum solitis clausulis et citra obligaverunt renuntiantes, consentientes et unica et sique tactis et juraverunt. Super quibus per Actum Sermonete in ecclesia eiusdem Santissime Annuntiate juxta suos et presentibus ibidem Domini Marco Tullio Toscano, et Julio Casale ambobus de Sermoneta testibus. Ita est Franciscus Gallus Notarius publicus rogavit.
Una querela caritatevole
Altissimo Signore= Essendo stato da noi costituito Priore di cotesto Ospedale, deve invigilare sopra gli andamenti dei suoi subalterni, avendo Ella tutte le facoltà di rimuoverle dal loro Officio in caso di mancanza notabile. Se cotesta ospedaliera si è ostinata di ritenere gli animali neri nel sotto scala dell’Ospedale, se ha voluto convertire quello delle Donne ad uso di Cantina, e resiste ai suoi ordini anche in altri ragguargli con modi impropri, Ella gl’intimi un congruo termine di dieci giorni all’esecuzione de medesimi, quale spirato persistendo nella sua ostinazione la rimuoverà dal suo officio, mentre sempre ricercheremo noi conto de suoi subalterni da, che l’abbiamo costituito capo. Potrà servirsi di due delle colonne di legno tornite, che anticamente servivano per sostenere trabacche da letto, per fare i due candelieri grandi da tenere avanti la Chiesa di detto Ospedale. Così si regoli, e le auguriamo dal Cielo ogni. Di Roma 25 Luglio 1782. Giacomo Razza Priore dell’Ospedale Sermoneta.
Illustrissimo et Reverendissimo Signore. Gl’Officiali, e Confrati della venerabile Compagnia del Santissimo Crocefisso sotto il titolo della Carità canonicamente eretta nella Chiesa della Santissima Annunziata di Sermoneta servitori Umilissimi di Vostra Signoria Illustrissima, e Reverendissima devotamente rappresentano, che in vigore dei Privilegi della loro Congregazione alla venerabile Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso in San Michele di Roma possono e fino fare in ogni anno quattro processioni cioè nella feria V, ovvero nella Feria VI  in Parasceve, nel giorno solenne dell’Epifania del Signore, e nel giorno dell’Inventione, e Esaltazione di Santa Croce…
Partite estratte dalli libri della Confraternita della Carità dello Spedale
A dì 8 di Febraro 1630= et più pagato a Giuseppe de Fonzo, et Antonio Andrea ospedaliero, e compagni giuli sei per aver pigliato un morto alla Torre dell’Acqua Puzza dico-60; A dì 30 di gennaro 1700 fu speso scudi 15 per pigliare dalla Torre dell’Acqua Puzza Diana Barbata da Benevento inferma, che la portò Gasparo Zanchi…; A dì detto cioè 17 Marzo 1633. Pagato a Francecso Francescone scudi 10 per lui, e per la Bestia, che sono andati a pigliar un infermo all’Abbadia; 1637 A di detto primo Agosto fu mandato a pigliare un infermo alla Torre dell’Acqua Puzza portato da Genuese, et Alessandro Pietropace giulivi sei=60; A dì 24 Settembre 1693. Speso per far condurre un cadavere del Aloisi da Piemonte giulivi octo, che stava vicino Ninfa, e furno quattro uomini per prendere esso cadavere.
Novembre 1759
Perché il signor Vincenzo Fabrizi Pittore sia satisfatto terminare, che avrà il lavoro per il Santissimo Salvatore di cotesta terra, mi contento ben volentieri che coteste compagnie siano tassate perl’infrascritta pittura quota, e paghino in mano del medesimo Priori, e Camerlenghi l’infrascritta somma di soli scudi quaranta, et il restante consegnarlo in mano del predetto Camerlengo Monti per altra cosa, che potete bisognar oltre al sudetto lavoro di pittura da darne poi conto a suo tempo, dovranno per riportare i Priori, e Camerlenghi sudetti la solita ricevuta per di loro giustificazione, mentre dal Cielo le prego ogni bene. Il Signor Canonico Bucci per la Compagnia del Santissimo Sacramento in Santa Maria-10; Il Signor Saverio Pizzi per la Compagnia del Santissimo Rosario-10; Il Signor Farncesco Mattocci per la Compagnia del Santissimo Nome di Gesù-06; Giuseppe Tranfunti per la Compagnia dei Battenti in Santa Maria-07; Antonio Corbani per la Compagnia dei Battenti di Sant’Angelo-06; Gli eredi di Marco Zazzinelli per la Compagnia de Battenti in San Nicola scudi sei, cioè scudo uno al suddetto pittore, e scudi cinque al reverendo Canonico Monti sudetto.-06. Sezze 29 Novembre 1759.
Li Benefattori inscritti sono quelli, che per loro devozione concorrono colle loro Carità, et elemosine a fare la cappella, et Altare al Santissimo Salvatore, per poter celebrare il venendo Sacrificio della Santa Messa, tanto in tempo, che stava esposto, quanto in tutto l’anno. La casa del signor Filippo Razza un rubio di grano-1; La casa de signori Tutij un rubio di grano, ed il signor Canonico Don Lorenzo altro mezo rubio-1=½; La Casa de signori Pantanelli un rubio di grano, ed il signor Canonico Don Onorato altro mezzo rubio-1=½; La Casa de Galli un rubio di grano, ed il canonico Don Carlo Filippo altro mezo rubio-1=½; La casa del signor Capitani Marco Maria Quadrassi un rubio di grano=1; La Casa de signori Don Giovan Battista, e Giacomo Giorni mezzo rubio di grano=½; La Casa del signor Giovanni Impacciante mezzo rubio di grano=½ La casa del signor Ludovico Piti mezzo rubio di grano=½; La casa de signori Don Gioseppe, e Saverio Piti mezzo rubio di grano=½.
Nota della suppellettile Sacra, che deve farsi di nuovo
Un altro camice con suo amitto, e cingolo; Un altro Corporale. E palla; Un altro velo di Calice; Un’altra Paineta, stola, e manipolo; Un altro Paliotto di corame; Due altri cuscini di corame.
1406= Nell’anno 1406 fu abbandonata la Terra di Ninfa, e le migliori cose vennero in Sermoneta.
Nell’anno 1406 fu abbandonata la terra di Ninfa e per lo più quei abitanti si portarono ad abitare in Sermoneta massime le migliori famiglie, e molte in Bassiano, ma delle mediocre, ed infime, e vi vennero i Padri Conventuali, a quali fu data la Chiesa di San Nicola quale in quel tempo era parocchia, e fu da San Nicola trasferita in Sant’Angelo, e quella chiesa in Ninfa de Conventuali era sotto il titolo di San Giovanni, Chi volesse sapere per qual causa fosse abbandonata Ninfa legga la vita del Pontefice di Gregorio XII e(…)verrà in cognizione della verità, fu dunque per cagione di scisma nella Chiesa della verità, guerre, carestie, e pestilenze, et in quell’anno non furono seminati questi nostri campi per cagione di Ladislao Re di Napoli, quale da inimico si portò in Roma.

Tella et pecunia
Attestato di perpetua sopra li terreni spettanti al beneficio della Santissima Annunziata al presente di Santo Stefano aggregato alla Cappella del Crocefisso della Collegiata di Santa Maria. In Nomine Dei amen Anno Domini 1718 Inditione XI Pontificatus Santissimi in Cristo Patris et Dominus Nostri Domino Clementis divina Providentia Pontificatus XI anno eius 18 die vero sexta Mensis Martij. In mei testiumque presentes, et personaliter costituti Marcus Maccioccus quondam Dominaci flilius etatis sue annorum septuaginta, et Joannes Petrus Zazzarus filius quondam Francisci etatis sue annorum septuaginta…Ricercati per la verità attestano e deponemo come noi sapemo, e semo benissimo informati delli infrascritti terreni, esistenti nel Campo, e Territorio di Sermoneta cioè tumoli diecinove, e mezzo spettanti, e pertinenti al Beneficio sotto l’Invocazione prima della Santissima Annuntiata, al presente di Santo Stefano aggregato alla Cappella del Santissimo Crocefisso esistente nella Chiesa Collegiata di Santa Maria di Sermoneta, de jure patronatus della Casa delli Signori Quadrassi, et ultimamente presentato, e conferito al Chierico Signor Giuseppe Galeazzi da Sermoneta per quanto havemo inteso, quali diciannove tumoli, e mezzo di terreno, parte sono in Contrada la Vaccareccia, parte sono in Contrada dell’Arco, parte sono in Contrada il scigitillo, e parte sono in Contrada la carrara, quali terreni noi sapemo, che sono seminatori, e fruttiferi, e sapemo, e semo informati, che li detti terreni da trent’anni in qua in circa, non sono deteriorati da quel che erano…Acta Sermonete in domo mea solite habitationis posit in Regione Sancte Marie juxta suos presentibus Nicolao de Valle filio Caroli…Ego Joseph Scatafassus publicus Notarius Sermonete Terracinensis Diocesis…
Estranei pacificatori
La presenza eugubina in Sermoneta certamente non risulta anomala riguardo all’allogena derivazione; stranieri in Sermoneta sono sempre registrati fra i diversi documenti ecclesiastici; francesi come corsi, tedeschi, romani, milanesi, napoletani ecc. hanno consolidato la loro presenza con incarichi vari e anche talvolta complessi; ma sicuramente mancava un esponente di Gubbio, che certamente per ricreare la concordia attestata dal documento, dovette vivere anche in Sermoneta; purtroppo la vicenda si limita a questo documento, ma consola sapere che anche la nostra Sermoneta abbia goduto di tale rilevante sussistenza estranea.


1457= 6 Novembre=Antonio Tuzi Notaio pubblico di Sermoneta.
Procura di Onorato Gaytani in persona di Antonio di Eugubino, e Onofrio de Macarij per comparire avanti li Giudici compromissori per accomodare le differenze tra esso Onorato, e li figli del quondam Nicola Rosa di Terracina sopra la Rocca di Cisterna.
Procura del Magnifico Signore Gaetani nella persona del Signor Antonio eugubino, e di Ser Onofrio de Machario. In Nome della Santa e Individua Trinità, Anno dalla Natività di Nostro Signore Giesù Cristo 1457 Pontificato del Santissimo Signore Nostro Callisto divina Provvidenza Papa III anno terzo giorno 6 Mese Novembre,Costituito personalmente il Magnifico Signore Onorato Gaetani Signore di Sermoneta asserendo, dichiarando non valere, e ne si possa dal  presente lui personalmente conferire per i molti negozi in Roma, e a lui sarebbe necessario essere presso la città per proferire affinché la concordia sia compiuta con il figlio del fu Nicola Rosa di Terracina, da e sulla rocca di Cisterna nella Provincia Marittima sita presso il territorio di castro delle Coche, presso il territorio della Chiesa rurale di San Lorenzo, presso il territorio della Torrecchia e presso altri suoi confini…
Die 6 Novembris
Procura Magnifici Dominus Gaytani in persona Dominus Antonii de eugubino, et Ser Onophriii de Macharii. In Nomine sancte, et Individue Trinitatis, Anno a nativitate Dominus Nostri Jesu Christi 1457 Pontificatus Santissimi Domini Nostri Calisti divina Providentia Pape III anno tertio die 6 Mansis Novembris. Constitus personaliter Magnificus Dominus Honoratus Gayetani Dominus Sermineti asserens,  declarans non valere, nec posse de presenti se personaliter conferre Romane per multa sua negozia, eique necessarius fore ad Urbem proficisci ut Concordiam perficieret cum fili quondam Nobilis Viri Nicolai Rosa de Terracina, de, et super Arce Cisterne in Provincia Marittime situate juxta Territorium castelli veteris ipsius Dominus Honorati ab una parte, juxta territorium Castri Concharum ab alia parte, juxta Territorium Ecclesie ruralis Sancti Laurentii ab alia parte, juxta Territorium Torrecchie ab alia parte, et Juxta alios suos fines…
Orare oportet
Un gesto certamente cristiano quello della cessione di una Cappella in fruizione, che potrebbe apparire come tale ed esclusivamente tale s e non vi fosse da considerare, e risulta ovvio, dato che se non si può vivere di solo ossigeno, ovvero aria nell’accezione comune dell’adagio, le Ave Maria certamente saturano lo spirito ma non saziano l’intestino; quindi la fruizione ingiungeva anche un pagamento come era previsto dalla consuetudine.
Concessione in perpetuo di orare, et eius seppellendi fatta dalli Padri del Convento di San Francesco di Sermoneta a favore della Famiglia Giorgi, e di Tutij della Cappella intitolata della Madonna degl’Angeli esistente nella chiesa di detto Convento.
In Nome di Dio Amen. Anno del Signore 1647. Indizione decima quinta Pontificato del Santissimo Nostro Signore Innocenzo divina Provvidenza Papa decimo anno terzo, giorno quindicesimo di Aprile. Il Signor Paolo Cifra di Sermoneta Sindaco e generale Procuratore del Venerabile Convento, e dei Reverendi Padri del Santo Ordine di San Francesco Convento degli osservanti nella detta Terra di Sermoneta, con la presenza, il consenso e la volontà del Reverendo Padre Andrea di Velletri di questo stesso Convento Guardiano, il quale  Signore Paolo per autorità di cui funge in questo luogo, dove sopra è nominato, e dalla Santa Sede Apostolica, e dalle Costituzioni sopradette a lui concessa per inerente decreto in Roma dai Superiori del sopradetto Ordine fatto su infrascritta cessione da fare, da questo decreto in lettere dello stesso Reverendo Padre Andrea alla maniera del Reverendo Padre Giuseppe Rivaldo della Provincia Romana Ministro sia trasmesso la citazione con il tenore seguente per quanto sia concesso per essere= Al Padre Fra Andrea da Velletri Guardiano Minore Riformato= San Francesco=Sermoneta=Locus + Sigilli=Intus vero= Già è fatto il decreto, e sottoscritto, e registrato nell’Archivio di concede l’uso della Cappella alla Signoria Claudia et al Signor Francesco per quello, che possono li nostri Patri resta che Venerabile Padre faccia fare la sua parte al nostro Procuratore come Sindico Apostolico, che faccia far l’Istromento per notario del semplice uso della Cappella per il mantenimento, e la sepoltura, che il dominio è della Sede Apostolica, circa la dote non la possiamo ricevere come perpetua, se non fosse pensiero dell’herede per il tempo, che gli toccasse mantenerla senza nostra obbligazione. Se poi voglia far l’elemosina come si costuma in queste concessioni, potrà farlo non rimanendo modo di locrare il Convento. Roma 13 Ottobre 1646.
Concessio orationis
In Dei Nomine Amen. Anno Domini 1647. Inditione decima quinta Pontificatus Santissimi Domini Nostro Domini Innocecentii divina providentia Pape decimi, anno tertio, die vero decimaquinta Aprilis. Dominus Paulo Cifra de Sermoneta Syndicus et generalis Procurator Venerabiles Conventu, et Reverendi Patrii Ordinis Sancti Francisci strictioris Conventu, observantie dicte Terre, cum presentia, consensu, et voluntate Reverendus Pater Andree Veliterni eiusdem Conventu Guardiani, qui Dominus paulus aucthoritate qua fungitur in hac parte, quo supra nomine, et a Sancta Sede Apostolica, et Constitutionibus supradicti sibi concessa inerendo etiam decreto in Urbe a Superioribus supradicti Ordinis facto super infrascripta cessione faccenda, de quo decreto in litteris ipsi Reverendus Pater Andrae ab admodum Revendus Pater Josepho Rivaldo Romane Provincie Ministro trasmissis fit mentio tenoris sequentis videlicet foris= Al Padre Fra Andrea da Velletri Guardiano Minore Riformato=San Francesco=Sermoneta=Locus + Sigilli=Intus vero= Già è fatto il decreto, e sottoscritto, e registrato nell’Archivio di concede l’uso della Cappella alla Signoria Claudia et al Signor Francesco per quello, che possono li nostri Patri resta che Venerabile Padre faccia fare la sua parte al nostro Procuratore come Sindico Apostolico, che faccia far l’Istromento per notario del semplice uso della Cappella per il mantenimento, e la sepoltura, che il dominio è della Sede Apostolica, circa la dote non la possiamo ricevere come perpetua, se non fosse pensiero dell’herede per il tempo, che gli toccasse mantenerla senza nostra obbligazione. Se poi voglia far l’elemosina come si costuma in queste concessioni, potrà farlo non rimanendo nodo di locrare il Convento. Roma 13 Ottobre 1646.
Commistione di soggetti
La cappella Bucci di San Michele Arcangelo la seconda sulla destra dall’altare maggiore, la cui pala d’altare ritrae la Madonna del Rosario, restituita a Giovan Domenico Fiorentini , che lascia qualche imbarazzo sulla scelta canonica dei Santi ritratti; in effetti oltre il San Francesco emerge anche il San Girolamo che sorprende per la presunta vicinanza alle confraternite di tale natura; ma la commistione di soggetti così diversificati è agevolemnte comprensibile dalla titolazione della cappella stessa di cui la Confraternita godette, ossia San Girolamo, che possiamo ipotizzare fu probabilmente eretta intorno al 1525, e certamente fu la stessa Confraternita a commissionare la pala al medesimo Fiorentini; inoltre le decorazioni ancora in loco, sulla volta trattengono lo stilema prettamente fiorentiniano, non credo autografo ma certamente da lui ideato, almeno nella resa grafica. La Confraternita non sapiamo quando subentrò alla famiglia Bucci, ma certamente credo che abbia apportato qualche modifica  alla struttura, vista la grandezza della cappella stessa, che probabilmente fu adibita ad oratorio; quindi i confratelli certamente vollero mantenere memoria della precedente titolazione inserendo anche la figura di San Girolamo.
Concessione della cappellania di San Girolamo nella Collegiata di Sant’Angelo Juspatronato della casa Bucci con 24 tumoli di terreno per legato Pio, lasciato dal quondam Cesare Bucci col peso di due messe la settimana.
In Nome di Dio Amen, Anno del Signore 1646 Indizione XIV giorno primo Agosto Pontificato del Santissimo Padre, e Signore Nostro Innocenzo divina Provvidenza Papa X Anno secondo. In mia personale costituiti gli illustri Signori Pietro, ed Alessandro Bucci di Sermoneta eredi con beneficio della Legge, e Inventario del fu Cesare Bucci loro padre, i quali asserendo che nell’ultimo Testamento del detto fu Cesare, che decedette e lasciò tumuli ventiquattro di terra nel detto Testamento pienamente espressero, e declamato per legato pio con l’onere di due Messe per quando si voglia nella settimana da celebrare nella Nuova Cappella di San Girolamo nella Chiesa di Sant’Angelo esistente secondo il giuspatronato degli stessi Signori Bucci il detto legato un tempo concesso al Signor Antonio Pizi, e il detto Antonio Pizi già alla moglie aveva concesso dove essere fatto il luogo per la detta vacanza del legato; Questo detto legato con i suoi oneri, e onori spontaneamente per primo cedettero, concessero all’Illustrissimo, e a modo al Signor Francesco Bucci di questi Nipoti presenti con tutti ed ogni cosa per nessun legge di avere ponendo e costituendo dando e infine costituirono promettendo la presenza dell’Istrumento predetto con Legato di concessione sempre ed in perpetuo avere, grato, e fermo, e in nulla contraffatto con qual si voglia pretesto altrui dai quali per chiunque loro eredi nella forma della Reverenda Camera Apostolica con clausule oltre che obbligano e rinunciano e censurano, e così con il tetto giurarono su queste. Atto in Sermoneta in casa mia solita abitazione di proprietà venerabile capitolo di Santa Maria in Regione della stessa Chiesa presso i suoi presenti il Reverendo Signore Carlo Franco, e il Signor Alessandro Tomarosi, e Francesco Martello di Sermoneta Testimoni. Io Giovanni Felice Tabarro di Sermoneta diocesi di Terracina, pubblico di Dio grazia Apostolica autorità Notaio dai predetti rogato presente Istrumento scrissi, sottoscrissi e pubblicai, e ho redatto in pubblica forma.

Concessio Cappellaniam
In Nomine Dei Amen. Anno Domini 1646 Inditione XIV die vero primo Augusti Pontificatus Sanctissimiin Tristo patris, et Dominus Nostri Domini Innocentii divina providentia Pape X Anno secondo. In meis personaliter costituti Illustres Domini Petrus, et Alexander de Bucci de Sermoneta heredes cum beneficio Legis, et Inventarii quondam Cesare Bucci eorum patri, qui asserentes dicto quondam Cesare in suo ultimo Testamento, in quo decessit reliquisse tumulos vigintiquattuor terrarum in detto Testamento plene expressarunt, et declamata  pro legato pio cum onere duarum Missarum qualibet hebdomata celebrando in Cappella Nova Sancti Hieronimi in Ecclesia Sancti Angeli Sermonete existens de jure patronatus ipsorum Domini de Bucci, dictumque legatum olim concessisse Domino Antonio Pitio, dictumque Domino Antonio Pitius  iam uxore duxisse, ubi esse tactus locum vacazioni dicti legati; Hinc propterea dictus Legatus cum eius oneribus, et honoribus sponte cesserunt, concesserunt Illustrissimi et admodum Domino Francisco Bucci eorum Nipoti presentibus cum omnibus et omnia nullo jure ad habendum ponentes constituentes dantes et donec constituerunt promittenets presens Instrumentu predicti Legati concessionis sempre, et perpetuo habere ratum, gratum, et firmum, et in nihilo contrafaceres quovis pretextu alias de quibus pro quibusque sese heredes ac bona in forma Reverendae Camerae Apostolicae cum clausulis citra obligaverunt renuntiaverunt consenserunt et sic tectis juraverunt superquibus. Actum Sermonete in domo meis solite habitationis de proprietate venerabile capituli Sante Marie in Regione eiusdem Ecclesie iuxta suos presentibus Revendus Dominus Carolo Francho, et Domini Alexandro Tomarosio, et Fracisco Martello de Sermoneta Testibus. Ego Joannes Felix Tabarro de Sermoneta terracinensis Diocesis, publicus dei gratia Apostolica autoritate Notarius de predictis rogatus presene Instrumentum scripsi, satiscripsi pubblicavi, et in publica forma redegis.

Una fedele caetanea
Ippolita Bettini, assai prossima alla famiglia Caetani, credo che non potesse optare per un’altra chiesa se non quella prettamente commissionata dagli stessi Caetani nel 1521, Santa Maria della Concezione, ovvero qui riportata sinotticamente come della Concezione; che volle la cappella riportata nel testo documentario; l’originaria decorazione non sappiamo quale soggetto ritraesse, le rarissime e brevi visite pastorali inoltre non agevolano l’indiretta conoscenza decorativa, ma il dato che supporta meglio un palese dato morale, nell’accezione latina del lemma, ossia una determinazione di costume era l’affinità diretta con i Caetani che agevolò certamente l’erezione di una cappella, quasi a rimarcare la vicinanza della Bettini; della stessa non abbiamo altre informazioni, in effetti nella documentazione non appare, ma la contraddizione fra il mutismo degli archivi contraddice perfettamente l’abbienza di cui certamente, vista la commissione, la Bettini godeva; ma ripeto le carte tacciono quantunque il ricercato e voluto prestigio sia ben documentato.   
Istituzione, o erezione della Cappellania sotto il titolo dell’Assunta nella Chiesa della Concezione di Sermoneta[oggi San Giuseppe] fatta da Ippolita Bettini con l’obbligo di tre messe la Settimana .
In Nome di Dio Amen. Per  questo presente pubblico Istrumento a tutti dove appaia evidente, e noto sia, che la Signora Ippolita Bettini moglie Carpena familiare per molti anni dell’Illustre Signore Caetani nel suo ultimo Testamento preparò l’istituto suo universale agli eredi, concesso dall’Illustrissimo, ed Reverendissimo Signore Enrico di Santa Romana Chiesa Cardinale Camerario, Illustrissimo, e Reverendissimo Signore Patriarca Alessandrino, ed Eccellentissimo Signore Onorato di Sermoneta Duce Generale con i Fratelli Caetani residenti a Roma con onere, come detto la Cappella sia tenuta da erigere nella Chiesa della Concezione della Beata Maria della predetta Terra di Sermoneta, e quella dotare a scelta con facoltà perpetua di eleggere, e presentare in perpetuo il Cappellano, il quale serva negli uffici divini, e per la salvezza dell’anima della stessa testatrice, qui in perpetuo tre Messe per quanto sia permesso celebrare nella settimana, ed altre più  ampie essere contenute in detto Testamento, e volendo a detto Signore la volontà degli eredi, e gli ordini detti della detta Signora Ippolita per debita esecuzione parlare, e da detto Signore onere esimere, e come più facilmente, et più liberamente per quanto riportato al Signore Vescovo Terracinense della detta Terra di Sermoneta Ordinario, e Pastore della detta Cappella presso dette disposizioni essere eretta, e possa essere istituita. Questo è ciò che nell’Anno dalla Natività sua Mille Cinquecento Ottanta nove Indizione seconda di Dio giorno vero nove Mese Luglio Pontificato Santissimo in Cristo Padre ed Signore Nostro Dio di Papa Sisto per Divina Provvidenza Quinto. In mia presenza Notaio pubblico, testimoni infrascritti a questo specialmente chiamati, e rogato, presenti e personali costituiti personalmente Illustrissimi Signori Enrico Cardinale, Onorato Duce, e Camillo Patriarca fratelli germani Caetani spontaneamente ed tutti certa, e deliberata volontà in esecuzione, del detto Testamento da tutti in migliori, modo, via, e legge, causa, e forma, con i quali maggiore, e meglio potessero, e dovessero, e possano, e debbano(…)ora per(…)detta Cappella per detto Riferimento al Signore Vescovo Terracinense in detta Chiesa di Santa Maria della Concezione sita in detta Terra di Sermoneta sotto infrascritte facoltà, e condizioni eretta, e legittimamente istituita, e non ancora, in altro modo, da questo espresse ante protestati sono, e siano  per protestare alla stessa Cappella così da erigere per la stessa dote, che sostanzi di quello stesso per il tempo esistente del Rettore, ovvero del Cappellano, e altra di cui ora fosse posta, che sarà, l’interesse che potesse in qualche modo essere concesso in futuro stipulando, e accettando, dessero, applicassero, con puro titolo, liberamente, in perpetuo, e irrevocabile applicazione, e donazione fra vivi per loro, e i suoi eredi, e successori qualunque con dichiarazioni, e altro intanto dicendo dovessero dare, e concedessero per un anno il censo di scudi 25 moneta di giuli dieci per qualsivoglia scudo  dal prossimo come dissero per il Signore Antonio Carrida di questa stessa Terra di Sermoneta sopra i suoi beni presso disposizioni della costituzione felicemente ricordata di Pio Papa V intorno al modo di creare il censo dell’imponibile e lo stesso Illustrissimo Signore donatori di scudi 400 monete di vendere per Istrumento sopra celebrato, e stipulando nella città, ovvero in Terra di Sermoneta come concede e appare per(…)e(…)chi(…) il detto censo così imposto, e a loro venduto fu, e ogni altro migliore modo tanto che sia anche l’uso frutto, per la qual cosa cedendo per questa, e ora a favore di questa Cappella, e di questo per il tempo esistente Rettore, ovvero Cappellano ogni cosa, come singola, e ognuno, e singole azioni reali, e personali, utili, e dirette, tacite, ed espresse, e altre dovunque in nome a loro stessi nel qual modo concesso sia competenza, e competenti, e imperituri, e sopra detto censo imposizioni, e venditori, e altri imponibili, e vendita di quello in nel modo in cui è concesso loro si obbligarono, ed altri comunque ad avere, tenendo, ed usando, e fruendo, e dando, e donando, e cedendo e altre da detto censo annuo a sua diretta volontà, e disponendo, Parenti ed anche ora per detta Cappella, ovvero Rettore nella legge Universale, luogo, e privilegio degli stessi signori che dotano, nessuna legge, e nessuna cauzione per loro stessi, ovvero dei loro eredi, e ai successori imponibile di costituire e riservata la Cappella, e per il tempo esistente del Rettore, ovvero Cappellano Procuratore irrevocabile e con Giuramento, come prestito detto, come verso la cosa propria dalla detta legislazione, e azioni come sopra cada, usando, e fruendo, ed ricercando nel giudizio, ed anche contro qualunque persona, Comunità, Collegio, e Universita, e loro liberamente facciano, e disponendo per chi vogliano intorno a simili cose, e disporre possa. Questa concessione certamente, donazione, e dotazione fecero, e fare, per questa Cappella debba in ogni seguente mese computandoli dal giorno dell’imposizione, e dalla vendita sopra detto Censo del predetto Signor Vescovo, ovvero di lui il Generale Vicario spirituale, per quanto infatti la legge, e la facoltà verso questo abbia, nella detta Chiesa della Beata Maria della Concezione sotto l’invocazione di Maria Assunta essere eretta, e istituita per uno di quei Rettori, il quale qui in perpetuo tre messe singole nella settimana per la salvezza dell’Anima sopradetta della fu Ippolita celebrare, e per i vivi, e defunti le preghiere all’Altissimo siano profuse. Inoltre che il Giuspatronato, e di presentare il Cappellano ovvero Rettore alla detta Cappella tanto dalla prima stessa erezione, che per il luogo, ovvero designazione, permutazione, ovvero qualunque altra dismissione per il tempo di ottenere quella, ovvero altre nel cui modo lecito vacanza allo stesso Illustrissimo Signore e Fratelli che ancora vivano, e di poi, per il tempo esistente del Duce di Sermoneta in perpetuo, e concesso sia, e per il detto Reverendissimo Signore Vescovo in detta erezione, ed istituzione, e declarato detto Giuspatronato, e di presentare dei laici tanto, e nobili, e da meri laici, e non mista sia la fondazione, e dotazione a cui competa, di avere la natura, dichiarando e volendo, che se detta Cappella altro fosse, come è promesso, ed ora sia eretta, e in questo caso sia nel presente dotata, e la donazione sia lo stesso ordinamento, e lo stesso fatto essere censito, con nulla di invalido, e niente sia operato e se fatta non fosse, poiché così, anche non altre, ne altro modo dotare, applicare, e donare volessero, e dichiarassero, e anche più ampiamente di ora per detto un tempo(…) quando per detta Cappella con predetto eretta, ed istituita sarà, ne se diuturna la vacanza di quel Cappellano qualcosa di altro in spirituale, e temporale detrimento debba patire, da attestazione, conoscenza, vita e costumi del Reverendo Signore Orazio Organtini Presbitero della Diocesi Terracinense. Canonici della Chiesa(…) essendo il Reverendo Signore Orazio assente, tanto quanto possa alla detta Cappella così erigendo, e dotata del Rettore, ovvero Cappellano, e nominano, lo stesso così eletto, e nominato il sopradetto Reverendissimo Vescovo Terracinense in ogni migliore modo, secondo legge, causa, e forma con cui maggiore, e migliore secondo legge possa essere, istituendo, presentarono, ed essere presentato mandarono, e rogando per il detto Reverendissimo Signore Vescovo come  allo stesso Signore Orazio alla predetta cappella, ovvero Cappellania da erigere, da governare, e a quello servendo che sia abile, quanto idoneo quella a lui infine di questa elezione, e presentazione sia conferita, e provvista, e quelli sempre salva promisero la dotazione, applicazione, concessione, e donazione, in ogni tempo avere, valida e ferma e quelle non richiedere, ne far revocare, ne contro quella chiunque fare, dire, opporre, ovvero venire direttamente, ovvero indirettamente sotto qualsiasi pretesto, o questione, e qualsiasi cosa sia, ed essere, e essere cosa buona, valida, e bene, e legittimante fatta, e quanto tali sempre, ed in perpetuo mantenere, e difendere, ed alcuna cosa fatto essere, ne nessuno mai in alcun tempo fatto apparirà nel pregiudizio a detta Cappella, e per il tempo in cui esiste il Rettore, ovvero il presente contratto, e il contenuto in esso, altri in qualunque caso vogliano tenere le detta Cappella, e di questa il Rettore, mentre è la promessa di tutti, e dei singoli la manutenzione, e la custodia e l’osservazione, anche in verità verso ogni danno, le spese, e interesse per detta Cappella, e per il tempo del Rettore, ovvero Cappellano in occasione di subire le cose premesse, di sostituire, ed incorrendo, per qualsiasi danno, con l’interesse, e credere volessero, e della semplice parola con il giuramento al danno subito, e da questo onere e di altri al fare prove. A favore dei quali, per tutte le premesse, così come sopra fermamente inviolabilmente da osservare loro stessi, di questi eredi, e successori qualunque siano, e contro ogni, e singoli mobili, e immobili, e in futuro anche dove esistente sia nella forma della Camera Apostolica con le clausole sue per qualunque costituzione rispettiva siano obbligati, e ipotechino, e per maggiori cose delle predette mediante giuramento, come fra il prestito rinunciano a qualunque appello, reclamo, e ricorso, per questi ovvero altri contro predetti, o di questi no mai in nessun tempo sotto qual si voglia pretesto, ovvero causa sotto qualunque pretesto, Giudice, Tribunale, ovvero Magistrato possa operare, e rispettivamente interponendo, e così l’appello, ed il ricorso nella sua maniera, l’effetto, e l’esecuzione anche presente. Nello strumento, e contenuti in questo essere sospesi, essere impediti, ovvero in qualche modo ritardare non possa, ma debitamente l’esecuzione debba, e così toccando per dita Illustrissimo Signore Enrico Cardinale, e Camillo Patrarca il petto secondo il costume dei Prelati, e per Illustrissimo Signore Onorato Caetani Duce con le mani sulle Sacre Scritture nelle mani di me notaio sui Santi Evangeli giurarono, sui quali ognuno, e singoli messe prima da richiesta furono poste, e da me Notato Pubblico infrascritto uno, ovvero più cose pubbliche, o pubbliche divengano, e feci Istrumento, ovvero Istrumenti. Atto in Roma in Palazzo di questi, Urbanus dilecto filio.
Institutio Cappellaniae
In Nomine Domini Amen. Per hoc presente publicus Instrumentum cunctis ubique pateat evidenter, ac notum sit, quod cum alias Domina Hippolita Bettina mulier Carpena familiaris permultos annos Illustriorum Domini de Caetani suum ultimum Testamentum condiderit institutis eius universalibus heredibus, scilicet Illustrissimus, et Reverendissimo Dominus Henrico Sancte Romane Ecclesie Cardinali Camerario, Illustrissimo, ac Reverendissimo Dominus Camillo Patriarcha Alexandrino, et Excellentissimo Dominus Honorato Sermonete Duce Generalis Fratribus de Caetani domicellis Romani cum honere, ut dicti heredes tenerentur erigere Cappellam in Ecclesia Conceptionis Betae Marie predicte Terre Sermonete, illamque arbitrio dotare cum facultate perpetua eligendi, et presentandi perpetuum Cappellanum, qui illi in divinis deserviat, et pro refrigerio Anime ipsius Testatricis, ibi perpetuo tres Missas qualibet hebdomata celebret, et alias prout latius contineri dicitur in dicto Testamento capientes modo, et volentes dicti Domini heredes voluntatem, et ordinationem dicte quondam Domina Hippolite debite executioni demandare, seque a dicto onere esimere, et ut facilius, et liberius per Referendum Dominum Episcopum Terracinensis dicte Terre Sermonete Ordinarium, et Pastorem dictam Cappellam juxta dicte disposizione erigi, et institui possit. Hinc est quod Anno a Nativitate eiusdem Millesimo quinquagesimo Octagesimo nono Inditione seconda dei vero decima nona Mensis Julii Pontificatus autem Santissimi in Christo Patris et Domine Nostri Dei Sixti divina providentia Pape Quinti anno quinto. In mei Notari publici, testiumque infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum, et rogatorum persentia, presentes et personaliter costituti Illustrissimi Domini Henricus Cardinalis, Honoratus Dux, et Camillus Patriarcha germani Fratres de Caetanis sponte et omni certa, deliberata voluntate in executione, dicti Testamenti e omnibus melioribus, modo, via, jure, causa, et forma, quibus magis, et melius potuerunt, et debuerunt, ac possunt, et debent(…)nunc pro(…) dicta Cappella per dictum Referendum Dominum Episcopum Terracinensis in dicta Ecclesia Beate Marie Conceptionis sita in dicta Terre Sermonete sub infrascriptis facultatibus, et conditionibus erigatur, et legittime instituatur, et non la iter alias, nec alio modo, de quo espresse protestati sunt, et protestantur eidem Cappelle sic erigende, et instituende pro eius dote, et pro substentatione illius pro tempore existentis Rectoris, sive Cappellani, me Notario uti publica, et autentica prsona pro dicta Cappella, ac omnibus aliia quorum nunc interest, intererit, aut interesse poterit quomodo libet in futurum stipulante, et acceptante, dederant, applicaverunt, et donaverunt, ac titulo pure, libere, perpetue, et irrevocabilis applicationis, et donationis inter vivos per se, suosque heredes, et successores quoscumque cum declarationibus, et aliter infra dicendis dederunt, et concesserunt unum annum censum scutorum 25 monete de julii dece pro quolibet scuto de proximo ut dixerunt per Dominum Antonium Carridam de eadem Terra Sermonete super eius bonis juxta dispositiones constitutionis feliciter recordantia Pii Pape V de modo creandi census edite imponens, et cerandus et ipsis Illustrissimi Dominiii donantibus pretio scutorum 400 monete vendendum per Instrumentum de super celebrans, et stipulans in Civitate, seu Terra Sermonete videlicet per(…)et(…)qui(…)dictus census sic impositus, et sibi venditus fuerit, et omni alio meliori modo tam quoad usum fructum, qua quoad proprietate cedentes propter ea, et nunc pro tunc dictam Cappellam, et eius pro tempore existens Rectores, sive Cappellano omnia, et singola jura, omnesque, et singulas actiones reales, et personales, utiles, ac directas, tacitas, et expressas, ac alias quocumque nomine nuncupatas sibi ipsis quomodolibet competentia, et competentes, et imperitura de, et super dicto censu impositores, et venditores, et alios ad impositores, et venditionem illius quomodolibet se obligatores, et alios quoscumque ad hebentem, tenendus, usendus, fruendus, dandus, donandus, cedendus, concedendus ac alias de dicto de dicto annuo censo ad sue libitum voluntatis facies, et disponens, Parentes etiam nunc pro tunc dictam Cappellam, sive Rectores in universum Jus, locus, et privilegium ipsorum dominorum dotantium, nullo jure, nullaque catione sibi ipsis, vel eorum heredibus, et successoribus imposterum reservatis constituendes tandem Cappellam, et pro tempore esistente Rectore, sive Cappellanum Procuratores irrevocabiles et cum juramento, ut infra prestito, ut in rem propriam a dictis juribus, et actionibus ut supra cessis, utendum, fruendum, et expetiendum in judiciis, et etiam contra quascumque Personas, Communitates, Collegia, et Universitates, et illis libere facies, et disponens pro  quilibet de rebus similibus facere, et disponete potest. Hanc autem concessione, donatione, et datatione fecerunt, et facere dixerunt etiam, causis prenarratis, et cum infrascriptis declarationibus, et reservationibus videlicet, quod dicta Cappella debeat in omnino  infratres menses computandos a die impositionis, et venditionis supra dictus Census pre dictum Dominum Episcopum, sive eius spiritualibus Generales Vicarius, quatenus tamen ius, et facultate ad id habent, in dicta Ecclesia Betae Mariae Conceptionis sub invocatione Beatae Marie Assumpte erigi, et institui pro uno illius Rectore, qui ibi in perpetuam tres Missas singulis hebdonadis in refrigerium Anime supradicta quondam Hipolite celebrare, et pro vivis, et defunctis preces Altissimo fundere teneatur. Item quod jus Patronatus, et presentandi Cappellanum sive Rectore ad dictam Cappellam tam a prima ipsias eretione, quod per obitu, vel resignatione, permutatione, vel quamcumque aliam dimissione pro tempore illam obtinentes, vel alias quomodolibet vecatione ipsis Illustrissimi Domini Fratribus quoad vixerint, et deinde pro tempore esistenti Duci Sermonete in perpetuum reservatum, et concessum sit, et per dictum Reverendissimum Dominum Episcopum in dicta eretione, et istitutione decernatur, et declaretur dictus Jus Patronatus, et presentandi Laicorum tantum, et nobilium, et ex meris Laicalibus, et non mixta fundatione, et dotatione competere, naturam habere, ac vim, et robur optinere, declarantes, et volentes, quod si dicta Cappella aliter quas, ut promissum est, erigeretur tunc, et eo casu presens dotatio, et donatio sit ipso jure, et ipso facto ac esse censeatur nulla, et invalida, nihilique operetur perinde ac si facta non fuisset, quia sic, et non alias, nec alio modo dotare, applicare, et donare voluerunt, et declararunt, amplius etiam nunc per dictum quondam(…)quando dicta Cappella ut preferetur erecta, et instituta erit, ne ob diuturnas illius vacatione aliquod in spiritualibus, et temporalibus detrimentum patiat, confissi de prabatione, scientia, vita, et moribus Reverendus Dominus Horatii Organtini Presbiteri Terracinensis diocesis Canonici Ecclesiae(…)eundem Revendus Dominus Horatius hinc absente, tamquam possente ad dictam Cappellam sic erigents, et dotatam in Rectorem, sive Cappellanum erigerunt, et nominarunt, ipsumque sic electus, et nominatum suporadicto Reverendissimo Episcopo Terracinensnis omni meliori modo, jure, causa, et forma quibus magis, et meliori de jure fieri potuti, et debuit, instituens, presentarunt, et presentari mandarunt, rogantes propterea dictum Reverendissimus Dominus Episcopus ut eondem Domino Horatio ad predicta Cappelam, seu Cappellaniam regenda, gubernandam, et illi inserviens habilem, et idoneus repertus instituat, illamque ei ad tandem eorum electione, et presentatione conferat, et providet, et illis semper salvis promiserunt dotatione, applicatione, concessione, et donatione prefatas semper, et omni tempore habere ratas, gratas, validas, et firmas  illasque non revocare, nec revocari facere, nec contra illas quicunque facere, dicere, opponete, vel venire directe, vel indirecte sub quovis pretextu, aut quesito colore, aliasque fuisse, et esse, ac sempre foras bonas, validas, ac bene, et legittime factas, et tanquam tales semper, et perpetuo mantenere, et difendere, sibique ferisse, quidquam facturos esse, ne ullo unquam tempore facto apparebit in preiudicium dicte Cappelle, et eius pro tempore existens Rectores, vel presentis contractus, vel contentorum in eo, alis in quocumque casu teneri voluerunt erga dictas Cappellas, et eius Rectores quoscumque ne dum promisiorum omnium, et singulorum manutenzione, et defentione, et observatione, verum etiam ad omnia damna, expensas, et interesse per dictos per Cappellam, et eius pro tempore Rectores, sive Cappellanum occasione premissiorum petienda, sustinenda, et incurrenda, quibus quidam damni, expensis, et interesse stare, et credere voluerunt soli, et semplici verbo cum juramento damnum passi, absque honere alterius desuper facendo probationis. Pro quibus, omnibus et singulis premissis, ita ut supra firmiter, et inviolabiliter observandis se ipsos, heorumque heredes, et successores quoscumque, ac contra omnia, et singola mobilia, et immobilia, sequemoventia preferita, et futura ubique existentia in forma Camere Apostolice cum clausulis suis preterquamcumque constitutione respective obligarunt, et hypothecarunt, et pro majori prefatorum robore mediante juramento ut infra prestito renunciarunt cuicumque appellationi, raclamationi, et recursu per eos vel alique contra predicta, vel eorum aliqua ullo umquam tempore sub quovis pretextu, vel causa coram quocumque Judice, Tribunali, vel Magistratu forsam haberi, et respective interponens, itaque appellatione, et recursu huismodi non obstans vis, effectus, et executio presentis. In strumenti, et contentorum in eo sospendi, impediri, aut quoquo modo retardari non possit, sed debite executioni demandari debeat, et ita tactis per dictos Illustrissimos Dominum Henricum Cardinales, et Cammillus Patriarchas pectoribus more Prelatorum, et per Illustrissimum Dominum Honoratum Ducem scripturis sacrosantis in manibus mei Notari ad sancta dei evangelia juraverunt, super quibus omnibus, et singulis premissis petitus fuit a me Notario publico infrascripto unum, vel plura publicum, seu publica fieri, et confici Instrumentum, vel Instrumenta. Actum Rome in Palatio eorum  solite residentie presentibus ibidem Magnificis Dominus Riccio Garavino de Brisighello juris utriusque doctore, et Antinio Ambrosi Clarico Urbinatem diocesis et Virgilio Bruni de Cingolo utriusque Juris Doctore Testibus ad predicta omnia, et singola habitus, vocatis specialiter atque rogatis, qui eorum propris manibus sese una cum prefatis Illustrissimis Dominus Donantibus, de donatoribus  modo infrascripte. Ego Henricus Cardinalis Camerarius dono, et affermo ut supra. Ego Camillus Patriarcha Alexandrinus dono, et et affermo ut manu propria. Ego Riccius Gararinus interfui pro teste ut teste ut supra, et rogans subscripsi. Ego Virgilius Bruno de Cingulo interfuis pro teste ut supra. Ego Antinus Ambrosius adfui pro teste ut supra illiusque pro tempore esistente Rectore, sive Cappellano, et eventum approbo Franciscus Belgius. Ego Franciscus Belgius Curie Causarum Camere Apostolice Notarius de promisis rogatus presens Instrumenta subscripsi, et publicari requisitus.

Una muraglia sconosciuta
La strada menzionata nel documento, certamente oggi assai agevolmente percorribile rispetto ai tempi trascorsi e parimenti utile allo svolgimento del traffico, è una modica ma rilevante deviazione dalla Via Appia, egualmente importante, anche perché precedente alla precitata, quantunque assai meno nota; siamo certamente usi trascorrere nell’accezione fisica e motoria del lemma, strade di cui non conosciamo quasi nulla, le fonti sono assai limitate sull’assetto stradario del basso Lazio, ma la rilevanza di questa deviazione acquisisce rilevanza riguardo alla fruizione per la sua facile transumanza quando, in passato, l’Appia era impraticabile; il sintomo manifesto di questa indispensabile praticità stradale è data proprio dal documento stesso, che ingiunge il ripristino di una muraglia che salvaguardi la strada stessa, da cui la rilevante presenza della medesima strada che resta un dato di notevole interesse pratico, per cui operare al ripristino era un motivo certamente fondante.
Io sottoscritto per la pura verità ricercato faccio veridica fede mediante il mio giuramento come avendo io esercitata la Carica di Capo Priore di questa Città Ducale di Sermoneta mia Patria per sino a tutto li 14 del corrente Agosto, ed in questo frattempo essendo da Sua Eccellenza il Signor Principe Don Emilio Altieri, e dal Architetto del Tribunale delle Strade  di Roma stato ordinato da questa comunità dovesse far fabbricare un muro per difesa della Strada Romana nel luogo ove il torrente, denominato il Fossato, aveva rotto l’argine, e danneggiata la medesima fu pertanto fatta passare per Consiglio una tale resolutione, e dal medesimo approvata, e per metter mano all’opera con maggior sollecitudine, fu fatto notificare alli muratori, che qui erano, che chi volesse attendere al tal lavoro avesse data la sua offerta in scritto, e sarebbe stato deliberato al migliore, e minore offerente, e difatto avute nel stabilito termine cinque offerte sigillate, queste in presenza di me Capo Priore, e degl’altri Priori, che compongono il Magistrato, come anco del Governatore, dal Segretario della detta Comunità aperte, in presenza altresì di tutti gl’offerenti, e ritrovata esser la migliore, e minore quella di Mastro Giuseppe Varesini fu al medesimo rilasciato il lavoro, e portatovi poscia di persona sul luogo gli segnai le lunghezza, l’altezza, e sito dove dovea fabbricarsi detto muro, il quale ad altro non dovea servire se non se l’acqua non corrodesse l’Argine, che dovea farsi dietro detto muro, e detto Argine dovea venir fatto nell’atto, che si sarebbe ripulito il letto di detto Torrente, giacché la materia, che sarebbesi levata nel fondo del medesimo dovea servire per arginare, gli fu fatta mettere in opera l’arena del medesimo Torrente, perché si è veduto coll’esperienza particolarmente nel lavoro ultimamente fatto del nuovo Ponte sopra lo stesso Torrente che detta arena per essere frigida, è ottima in particolare nell’estate, che mantiene fresco il lavoro, e non si brugia, come con la pozzolana ordinaria, anzi di più depongo, che doppo terminato il muro che fula sera dei sette del corrente Agosto per maggior cautela, dalla parte più esposta al sole lo feci coprire di terra, che veniva ad essere quella parte appunto, che doveva essere arginata, anzi nel mentre si lavorava mi sono portato più volte di persona a vedere il lavoro fusse ben fatto, ed il dì 10 del corrente Agosto mi portai a riconoscerlo e farlo misurare, fu misurato, ed in sequela di ciò gli fu fatto spedire l’ordine per il pagamento diretto a questo publico Depositario della Communità sottoscritto si da me come Capo, che dalli altri Priori e Segretario, essendo poi terminato il mio Officio, ed entrato il di 15 corrente Agosto il Magistrato nuovamente eletto, era incombenza di questo seguitare il lavoro, e far fare l’Argine dietro al detto nuovo muro assodato, che fusse, ma il dì 17 detto sul doppo pranzo per un caso fortuito, e inopinato d’una Pioggia che niuno qui si ricorda la simile, portò il detto Torrente, una piena così sterminata, che non si è mai veduta ai tempi, con portare alberi intieri, e persino una vaccina, talmente che il muro di fresco lavorato, benché fusse senz’Argine, doppo di aver resistito, non solo fintanto, che l’acqua lo saperò, ma altresì all’urto continuo delli detti Alberi, dovette finalmente cedere, e ne restò una porzione rovesciata. Mi portai giorni dopo  di persona nella faccia del luogo per vedere, ed esaminare oculatamente la rottura, e riconobbi ad evidenza per quella poca perizia, che ho delle matematiche, che tal rovesciamento era seguito per il gonfiamento dell’acqua, perché la luce del Ponte della Strada Romana non è sufficiente ad ingoiare un tal Torrente, talmente che se il muro era arginato averebbe dovuto soccombere il medesimo si per la violenza dell’acqua come per la percossa degli Alberi, che portava di fronte al Ponte il quale non avendo, che 20 palmi di larghezza, e 6 di raggio, o altezza non era sufficiente a ricevere una piena di 7 palmi di altezza, vale a dire più della luce, e 65 di larghezza, che tale era nella Porta della Clausura dei Padri Cappuccini, dove ha lasciato il segno visibile alla medesima poco lontana da detto Ponte. Li Periti dell’arte danno tre mesi di tempo acciò un muro sia assodato, e molto più ancora a quelli lavorati con arena frigida come questo, ciò non ostante è incontrovertibile, che il muro, abbenché fresco, avrebbe resistito se fusse stato arginato, come ànno resistito due pezzi restanti in piedi, uno de quali di 93 palmi di lunghezza all’imboccatura del Ponte, ove l’acqua faceva il maggior sforzo, perché vi era dietro l’Argine vecchio ben grosso, e ben assodato, e l’altro pezzo in faccia a detta Porta de Padri Cappuccini parimenti appoggiato all’Argine vecchio, ciò fa vedere, che detto muro era stato lavorato con buona materia, e ad uso di arte, come chicchessia puole occasionalmente riconoscere dalli sudetti pezzi restati, e questo è quanto posso attestare per la verità, e in fatto proprio in causa di scienza in fede Sermoneta questo di 31 Agosto 1773. Giacomo Razza mano propria.

Per fidem erigenda est
La chiesa, oggi un modico rudere, che ancora suggerisce le originarie dimensioni fu una seconda chiesa caetanea, voluta dalla famiglia e ideata a livello progettuale e già restituita, per i caratteri stilistici , a Francesco da Volterra; in effetti della stessa chiesa sappiamo ben poco; oltre qualche succinto riferimento la letteratura critica tace su interventi cosi rilevanti, per un paese come Sermoneta, che possono certamente arricchire il catalogo di un architetto; forse Onorato IV Caetani, duca di Sermoneta durante gli anni Novanta del XVI secolo, decise che quella chiesa sarebbe stata destinanta ad accoglierlo dopo la dipartita; inoltre una chiesa di tali proporzioni era anche un adempimento non certo fideistico, come ancora si tende ad affermare, ma l’attestazione diretta della famiglia committente che, in tendenza con la Riforma cattolica, volle rimarcare la sua adesione spirituale e dottrinale al rigore morale del feudo sermonetano, celebrando e consacrando il ruolo fondante della religione; soprattutto a seguito dell’esperienza sistina dei Caetani, nella persona di Enrico Caetani, creato Cardinale da papa Sisto V Peretti, che elevò al ruolo di ducato Sermoneta; quindi una solida nota di prestigio che certamente indusse alla erezione di una chiesa maestosa quanto amplia; quindi un complesso sinergico di fattori che accentuò radicalmente l’onore familiare a cui si dovette provvedere anche con strutture architettoniche aderenti al medesimo ruolo ducale svolto dalla stessa famiglia, e soprattutto che celebrassero la sepoltura dell’esponente di rilievo che in quel momento storico aveva svolto un ruolo notevole, quantunque poco ricordato nella celebre battaglia di Lepanto del 1571.

29 ottobre 1600.Consacrazione della Chiesa intitolandola la Madonna della Vittoria delli Cappuccini di Sermoneta, fatta da Monsignor Camillo Caetani Patriarca d’Alessandria in vigore delle facoltà dategli da Fabrizio Vescovo di Terracina
In Nome di Dio Amen. Anno Milleseicento Indizione tredicesima Pontificato Santissimo in Cristo Padre, et Signore Nostro Clemente per divina provvidenza Papa ottavo, anno del suo pontificato nono, giorno ventinove Ottobre in mia notaio pubblico infrascritto e testimoni infrascritti personalmente costituiti l’Illustrissimo, e Reverendissimo Signore Camillo Caetani per grazia di Dio, e l’Apostolica Sede Patriarca Alessandrino esistente nella Chiesa della Beata Maria Vergine della Vittoria di Sermoneta per pontificali vesti investito, per primo vista per lui stesso le lettere patenti a lui concesse, e trasmesse per il Reverendissimo in Cristo Padre e Signore Fabrizio Vescovo di Terracina per grazia di Dio e della Sede Apostolica per consacrare questa Chiesa di cui qualche lettera segue il tenore come in seguito appare da dietro, Illustrissimo e Reverendissimo Signore mio osservandissimo Monsignor Patriarca di Alessandria, Roma:Loco Sigilli mio osservandissimo=Ho sempre desiderato efficacemente di essere fatto degno di qualche comandamento di Vostra Signoria Illustrissima, ma nel ricercarmi, che ella mi ha fatto della licenza  di poter consacrare la Chiesa delli Cappuccini di Sermoneta, io non riconosco altro, che mia propria grazia troppo singolare, però non solo resto contento che Vostra Signoria Illustrissima possa fare la sudetta attiene, ma anco riceverò  per moltiplicati favori, quante altre funzioni episcopali ella si degnarà di esercitare in tutta cotesta mia Diocese, non parendomi di poter mai sperare, che altro Prelato dell’insigne qualità, et della singolar bontà di Vostra Signoria Illustrissima sia per umiliarsi a favorir me tanto, ne che meno fosse per consolare particolarmente l’Anime di Sermoneta, nel modo, che io mi assicuro, che restaurando soddisfatte delle pie, et sante attieni di Lei per la sincera devozione che osò, che portano universalmente. Restami solo di supplicarla, che ante grazie soggionga spesso qualche suo comandamento, che io li viverò sempre devotissimo servitore, et per fine di questa le faccio umilissima riverenza, e li prego da Dio ogni prosperità. Di Spoleti XIX  di Ottobre 1600 =Di Vostra Signoria Illustrissima, e Reverendissima= Humilissimo, e devotissimo servitore Fabritio Vescovo di Terracina. Con le quali viste e lette da me apertamente all’ infrascritti testimoni, e alla piena udienza degli altri qui proprio presenti, con l’autorità e la facoltà, e la licenza del predetto Reverendissimo Signore Vescovo a me è concesso  il potere delle dette lettere, con ogni diritto, modo, e causa, quanto forma , con cui anche può affinché meglio possa fare, e sia, e essere possa, e agli intervenuti tutti chiunque  con solennità tanto il diritto, quanto i fatti, e la sostanza quanto simili ed opportuni dal diritto e per consuetudine con aspersione di acqua benedetta, e la Sacra unzione consacrata la detta Chiesa di Santa Maria della Vittoria, e l’Altare Maggiore in questa esistente consacrando, dedicando, sia quella che quello consacrò, e dedicò, sempre nella debita solennità, e riti secondo il Rito  e la consuetudine, e la forma, della Santa Romana Chiesa. Sui quali ad ognuno richiesto fu da me pubblico Notaio infrascritto, uno ovvero più cose, e preparai lo strumento ovvero gli strumenti presenti, ascoltati e interletti dal Reverendo Signore Giacomo Fascio Abbate di Sant’Angelo, dal Reverendo Signore Gaspare Franco Arcipresbitero, ed il Reverendo Signore Stefano Giusti, il Reverendo Signore Marco Balordo, e il Reverendo Signore Vincenzo Antichi Canonico della Collegiata della Chiesa di Santa Maria di Sermoneta, testimoni per le predette cose citati, e rogati. Andrea Impernicciati Notaio rogò.
Consacratio Ecclesiae Sanctae Mariae Victoris
In Nomine Domini Amen. Anno eiusdem Millesimo Sexecentesimo, Indictione decima tertia, Pontificatus Santissimi in Cristo Patris, et Dominus Nostri Clementis divina providentia Pape octavi, anno eius nono, die vero vigesima nona OctobrisIn mei notari publici infrascripti, testiumque infrascriptorum personaliter constitus Illustrissimus, et Reverendissimus Dominus Camillus Caetanum Dei, et Apostolice Sedis gratia Patriarcha Alexandrinus existens in Ecclesia Beate Mariae Virginia Victorie Sermonete pontificalibus, vestibusque inditus, visis prius per eum litteris, patentibusque sibi concessis, et transmissis per Reverendissimum in Cristo Patrem et Dominum Fabritium Dei, et Apostolice Sedis Episcoporum Terracinensem pro ipsa Ecclesia consacrando, quorum quidam litterarum tenor sequitur ut infra videlicet=a tergo Illustrissimo, et Reverendissimo Signore mio osservandissimo Monsignor Patriarca di Alessandria, Roma:Loco Sigilli=intus vero Illustrissimo, e Reverendissimo Signore mio osservandissimo=Ho sempre desiderato efficacemente di essere fatto degno di qualche comandamento di Vostra Signoria Illustrissima, ma nel ricercarmi, che ella mi ha fatto della licenza  di poter consacrare la Chiesa delli Cappuccini di Sermoneta, io non riconosco altro, che mia propria grazia troppo singolare, però non solo resto contento che Vostra Signoria Illustrissima possa fare la sudetta attiene, ma anco riceverò  per moltiplicati favori, quante altre funzioni episcopali ella si degnarà di esercitare in tutta cotesta mia Diocese, non parendomi di poter mai sperare, che altro Prelato dell’insigne qualità, et della singolar bontà di Vostra Signoria Illustrissima sia per umiliarsi a favorir me tanto, ne che meno fosse per consolare particolarmente l’Anime di Sermoneta, nel modo, che io mi assicuro, che restaurando soddisfatte delle pie, et sante attieni di Lei per la sincera devozione che io sò, che portano universalmente. Restami solo di supplicarla, che a tante grazie soggionga spesso qualche suo comandamento, che io li viverò sempre devotissimo servitore, et per fine di questa le faccio umilissima riverenza, e li prego da Dio ogni prosperità. Di Spoleti XIX  di Ottobre 1600 =Di Vostra Signoria Illustrissima, e Reverendissima= Humilissimo, e devotissimo servitore Fabritio Vescovo di Terracina. Quibus visis, et lectis per me coram infrascriptis testibus, et ad plenam audientiam aliorum ibidem stantium, auctoritate, et faculatte, ac licentia predicti Reverendissimi Domini Episcopi sibi concessis vigore dictarum litterarum, omnibusque jure, via, modo, causa, et forma, quibus et potest ut malius possit, et potest, et fieri, et esse possit, intervenientibusque, quibuscumque solemnitatibus tam juris, quam facti, etiam substantialibus, et similibusuqe opportuni de jure, et consuetudine cum asperzione acque benedicte, et Sacre untionis impressione dictam Ecclesiam Sancte Marie Victorie, et Altare Major in ea existens consacrandam, dedicandam, ac consacrandum, et dedicandum duxit, et illam, et illum consecravit, et dedicavit, servatis in his debitis solemnitatibusque, et ritibus iuxta Ritum et consuetudinem, ac formam Sancte Matris Ecclesie. Super quibus omnibus petitum fuit a me Notario publico infrascripto unum vel plura, publicum seu publico fieri, et confici instrumentum seu instrumenta presentibus, audientibus, et intelligentibus Reverendus Dominus Jacobo Fasci Abbate Sancti Angeli, Reverendus Dominus Gaspare Franco Archipresbitero, et Reverendus Dominus Stephano Justi, Reverendus Dominus Marco Balurdo, et Reverndus Dominus Vincentio Antichi Canonicis Collegiate Ecclesie Sancte Marie de Sermoneta testibus ad predicta vocatis, atque rogatis. Andreas Impernicatis Notarius rogavit.
Fronti polemici
Con gran sorpresa, confesso, lessi, durante la ricerca, questa nota cronachistica, poiché non riuscì a rapportarla a nessuna vicenda nota che potesse sollecitare qualche considerazione riguardo ad un attacco sferrato, la deficienza del regesto iniziale, già notato dall’archivista Giacomo Razza, autore della raccolta documentaria, qui parzialmente pubblicata, in effetti non agevola il riferimento cronologico, resta ancora ignoto anche il luogo, che possiamo immaginare come Sermoneta, ma resta solo un’ipotesi, quindi la narrazione segue gli eventi che sono riportati da popolani, secondo il canone linguistico; gli eventi restano però noti solo da questa cronaca, e non possiamo aggiungere altro.
Manca al di sopra il principio ….
Compagnia, ammazzarono quarantotto homini, oltre il Capitano della Terra, quale fu parimenti ammazzato. Super 4 dixit= Viddi similmente che doppo fatto questo li detti Banniti dettero sacco alla Terra rubando panni, lenzola, et altri mobili portandoli via, oltra i magnare e bere che buttorno anche via delle robba, e la scarno le botte sturate. Super 5 dixit= le sudette cose sendo vere, et notorie a tutti et io son statio presente a tutto quanto per essere andato in quel tempo a revedere li messi seminati, che avevo in quel de Norma, et detti in mano a detti Banniti, de quali per grazia de Dio scappai sano, e salvo, in causa scientie. Cosmus herba de Magenzia alius testis ut supra inductus dictus testis dixit ut infra videlicet. Super 1 dixit io viddi quando Marco de Sciarra con altri Banniti, che potevano essere da secento vennero alla Terra di Norma per entrare dentro, ma perche dalli homini li si faceva resistenza per ho detti Banniti se allargorno intorno cercando de entrare per forza. Super 2 dixit è anche la verità, che una parte de detti Banniti entrarno da un buco delle muraglia della banna di piedi dove subbito furno tirate molte archibusate dalli homini che erano dentro, et ci furono ammazzati tre Banniti, che veddi io, tra quali ce era uno, che diceano, che se chiamava Hortenzio, et che era Caporale, et Nipote Carnale de Marco de Sciarra, per la morte de quali Banniti li altri subito sdegnati essendo entrati dentro la Terra attaccorno foco a tre case donde potevano considerare per le archibusate fussero restati morti detti Banniti. Super 3 dixit. Ho visto, che doppo li detti banniti per la sdignatione, e colera della morte de loro seguaci pigliorno quanti uomini possettero havere in quella Terra et li ammazzarono, che furno il numero di 48= oltre il capitano che fu parimente ammazzato. Super 4 dixit è la verità anchora, che doppo, che detti Banniti ebbero fatto tanto male non contenti dettero ancho sacco universale alla detta Terra rubando panni linzola, et altre robbe, che portoro via, oltre molta altra robba, che magnano, et buttorno per terra. Super 5 dixit le sudette cose…vere, et notorie, et ne publica voce, et fama, et io fui presente a quanto di sopra essendo io Mandatario in quella Terra dove io allora, fugendo ne salvai con lo adiuto di dio, in causa scientie. Antonius N. Petri de carpineto alius testis ut supera inductus et dictus testis dixit ut infra videlicet. Super 1 dixitme so trovato presente nel tempo, che arrivò Marco de Sciarra con li altri Banniti, che potevano essere da secento per quanto si diceva…a Norma alli 18 di Aprile del 1592 dove travando serrate le Porte, facendosegli resistentia da quelli di dentro, se dilatorno intorno alle muraglie cercando di entrare forzatamente come fecero. Super 2 dixit similmente ho visto quando detti Banniti credendo che non possero entrare…della Terra comenciorno ad entrare per un buco nella Terra la banna di piedi dove poi subito furno tirate molte archibusate per le quali ristorno morti tre banniti, che uno dicevano nipote di marco di Sciarra, e che si chiamava Ortenzio Caporale, per il quale furno poi tanto… e misero a foco tre case donde considerorno esser venute dette archibusate. Super 3 dixit viddi quanno li detti Banniti doppo aver dato foco alle dette Case essendo tutti entrati dentro, che avevano aperto le Porte pigliarono quanti homini possettero havere che erano in numero di 48 quali tutti ammazzarono innediatamente, et io me portai a sepelirli oltre il Capitano della Terra quale fu ammazzato nella Strada. Super 4 dixit detti Banniti non contenti de tanto male, che avevano fatto oltre il magnare buttorno della robba assai, et misero a sacco la Terra rubando panni, et altre cose. Super 5 dixit le dette cose sono publiche, et fatti veri lo so perché lo visto perché io era in quel tempo a Norma, che era andato a pigliare il pane per portarlo fore, che io stavo fidato in quel di Norma, et mi scusai perché li dissi, che io non era de Norma che non li aveva fatto male nessuno, in causa scientie.
Flagellum Dei
La titolazione certamente evoca trascorsi storici che un qualsisi cittadino di Aquileia, del V secolo d.C., rapporterebbe meccanicamente alla fenomenologia che vide l’invasione e la distruzione della predetta città, da parte di Attila, re degli Unni; ma in questo caso l’assimilazione con la dicitura latina ha un senso assai meno drammaticamente barbarico; ossia ci riferiamo ai flagelli della Confraternita dei Battuti, che ebbe, sino agli anni Sessanta del secolo scorso il suo Oratorio, il cui ideatore architettonico resta un mistero della fede, ma, in compenso, riguardo alla decorazione pittorica , abbiamo specifici riferimenti sia autografi che meramente documentari. La struttura architettonica certamente non riserva grandi entusiasmi ma la si deve rapportare direttamente alle esigenze della medesima Confraternita che ingiungeva la fruizione pratica dello stesso Oratorio, per cui il perimetro era fondante per la stessa sopravvivenza della Confraternita. Un dato interessante è che la struttura, nel testo documentario, è definita esterna alla Cattedrale, quindi intorno al 1460, possiamo immaginare che la chiusura sulla destra del pronao ecclesiastico fosse la cappella de Ritiis, comunicante con la stessa Cattedrale tramite la porta, ancor oggi esistente sulla sinistra della cappella medesima, il che induce, nella ricostruzione ipotetica della struttura quattrocentesca della Cattedrale, a ritenere che le altre cappelle lungo la navata destra della stessa fossero già esistenti, fra cui certamente, per dati documentari, quella oggi de Marchis, ma già titolata a San Leonardo, da cui si evince agevolmente una susseguirsi di strutture private, quali le singole cappelle, fra cui quella già citata de Ritiis che, ubicata esternamente alle navate della Cattedrale, induce a credere ad una saturazione delle navate stesse, quindi l’alternarsi di cappelle nella Cattedrale probabilmente ebbe inizio con i primi anni del XIV secolo; dati ipotetici che potrebbero essere confortati da referenti documentari che purtroppo sino ad ora non abbiamo ritrovato.     
Concessione, che fanno li canonici della Chiesa di Santa Maria a favore della Compagnia delli Battenti in perpetuo della Cappella della Casa Ritij col peso di pagarli per recognizione 4 libbre di Cera l’anno, et altri patti .
In dei nomine amen. Hoc est sumptus sive transumptus cuiisdam in strumenti existens in libro Instrumentorum Reverendi Domini Capituli Archipresbiteri, et canonicorum Venerabilis Collegiate Ecclesie Sante Marie Sermonete per eosdem mihi Notario ad hunc effectum consignatus folius 108 cuius tenor talis est ut sequitur videlicet. In Nomine Sancte et Individue Trinitatis Patris, et Filii, et Spiritus Sancti amen. Anno a Nativiate Domini Nostri Jesu Christi Millesimo quadrigntesimo sexagesimo 1460. Pontificatus vero Santissimi Domini Nostri Pii divina providentia Pape Secundi, anno tertio, Indictione octava Mensis Novembris die decimo sexto. In presentia mei Notarii Antonii Tutii Magisteri Petri de Sermineto publici Apostolica authoritate et Testium subscriptorum ad hec specialiter vocatorum, et rogatotrum, congregati ad sonum Campanelle more solito, et constituti personaliter in Capella esteriori Venerabilis Ecclesie Sancte Marie de Sermineto Terracinensis Diocesis tamquam in loco Capituli, in quo contracto locationus, et aliarum rerum ipsius Ecclesie solent communiter celebrari Venerabiles Viri Dominus Johanens Magisteri Jacobi Dominus Johannes Petri Gorii, Dominus Nicolaus Pontellus, Dominus Nicolaus Antonii Impaccianti, Dominus Notarius Petrus Magisteri Antonii, Dominus Franciscus Angeli Natalis, Dominus Johannes Nardi Veruni, Dominus Laurentius Notari Nicolai, Dominus Johannes Nardi, Dominus Blasius Antonii Mancinelli, Dominus Antonius Notarii Johannes Ritti, Dominus Johannes Blasii Piersauli, et Dominus Leonardus Magisteri Petri Americi Archipresbiter, et canonici omnes, et singuli Ecclesie prelibate, ipse vero Dominus Johannes Archipresbiter tamquam Vicarius Generalis Reverendissimi in Cristo Patris, et Domini Corradis de Marcellinis de urbe Dei, et Apostolice Sedis gratia episcopi Terracinensis de speciali commissione ipsius Dominus Episcopi oracula eius vocis sibi facta, ut retulit mihi Notario prudenter animadvertentes sane ruminantes, et mature considerantes fore quidam, et esse opus pius, et charitatice, ac a deo meritorius Parrochiainos eorum, et maxime devoto Religiosos seculares pervales Virgini Gloriosissima Matris Christi avocare, locareque, fideliter congragare cum zelo paterne charitatis in loco onesto, et congruo, in quo cultu divinus Deo gratis, eisque saluti ferunt clandestine, et modestis sperentur, et cum omni studio exaltatione spirituali quanto perventius poterunt monere, et concedere, ac ad huismodi obseqium perseverantur exequerentur fideliter confortare, ut ipsi primi alios secundos, secundique alios tertios, tertique alios quartos sic infine uberius procedentes[dante Deo] eorum exemplo bono diligentius alleverit, et maxime sincero vinculo fraterne charitatis ad idem servile Collegium Jesu Christi, cuius quidam servitium fervens cuncta alia bona procedit, et suppeditat huiusque cultores exigit sensus per eam viam ad Hierusalem supernam Gloriosam Patriam Beatorum idcirco his, et aliis bonis respectibus Deogratis sponte, et cuilibet eorum bonis, meritisque liberis, et spontaneis voluntatibus, et certis scientis libere gere artitio, et non per errorem, de licentia, et bona voluntate, et auctoritate dicti Dominus Episcopi re vera commissa ut predicitur predominato eius Vicario tam pro se ipsis, quam pro eorum in dicta Ecclesia legitimis successoribus, et pro ipsa Ecclesia, et principaliter proprio nomine locaverunt, et titulo vere locationis dederant, cesserunt, et concesserunt jure proprio prenominete Ecclesie in perpetuum discretis, et honestis viris Luce Johannis Piccatelli nunc Priori, Francisco Honuphris Hercole camerario Societatis, Fraticello Johannis Jacobi Cicci, Jacobo Andrea Carpineta, Nicolao delli Sauli, Stephano Petri Ritij, Francisco Jacobo Cicci Pediis, Antonio Colavelli, Antonio Tutio Jacobutii, Leonardo Antonio Johamnnis Amoris, Antonio Petri Horati, et Johanni Nardi Corii de Terra Serminete flagellantibus asserits saccaliis gloriosissime Regine Celorum presentibus locataris legittime stipulantibus, et recipientibus pro se, ipsisque et eorum in huismodi religione, et Societate Successoribus in perpetuum videlicet Cappellam de Ritiis usualiter nuncupata, fabricatamque, et facta per quondam Petrum Ritius vetere proprii sumptibus suis, et expensis pro sepoltura ipsius, et quorum heredibus, et successorum per rectam lineam masculinam seriose descendentium in perpetuum sita intus Ecclesia predicate et juxta Cemeterium eius sub speciali vocabolo Beatorum Apostolorum Petri, et Pauli, nec non quoddam solum terre predicti Cemeteris quatraturam contiguatorum per directam mano esteriori predominate Cappelle, in quo quidam solo terre parietes fundamentorum de fabbrica boni muri paululum relevati super terram, et facti per ipsos locatarios pro laica nova fabbrica alterius Cappelle per eodem proprius sumptibus costruendo, et desuper camminando quantum comode opus erit eius nova janua fabricanda in pariete muri esteriori dicte Cappelle per quas januas fiat introiutum honestus de una Cappella in alia prout decet de licentia quippe et beneplacito dictorum locatariuorum, ipsaque nova Cappella postqua, Deo dante, constructa fuerit, et completa totaliter proprio vocabolo nuncupabitur vestitorius et spoliatorium Confratrus in Cristo ipsius religiose Societatis cum omnibus, et singulis utriusque rei locate juribus, usibus, utilitatibus, adiacentitiis, et pertinentis universis, et specialiter cum liberis introitibus, et exitibus suis usque ad viam publicam, ad hebendum, tenendum, possidendumque eos, nec non utendum, et fruendum eis prout decet Religiosos cum honestis, et divinis obsequis, ministerisque devotis, et gestibus, et operibus salutaribus animarum. Cum pactis tamen, et conventionibus hinc inde prossimis, et  confirmatis unanimiter, et concorditer inter eos, et Primo reservatur propriis heredibus et successoribus dicti quondam Petri Ritii veteris per recta linea masculinam descendentibus, et descensuris usus sepoltura eorum fine etiam libera ab dutus a primo tempore ipsius quondam Petri Ritii concessus sibi in Cappella predicta, exinde Archipresbiter, et canonici eiusdem Ecclesie tam predicti, qua futuri teneantur, et obligentur eligere, et deputare de numero eorum, vela inde quondam Presbiterum, qui legat eis in dicta cappella quolibet die dominico, et quolibet die festivo unicuiusque anni Missa de Beata Maria Virgine, nihliominos tradere et dare eis, et cuilibet ipsorum  presentium, et futurum necessaria Ecclesie, et Sacramenta videlicet Confessione, Comunione, et estrema untionem. Item quod omnia, et singola Cadavera illorum de Confraternitate dictorum Religiosorum tam presentibus, quam futurorum possint seppelliri in eadem Cappella, et de Officio viatici funeralis debeat solvi pro quolibet funere pro elemosina tantum Capitulo dicte Ecclesie solidos quindecim de moneta Romana, darique unus dupplicatum cereus pro ipsa Ecclesia, et Candele sufficientes pro ipso clero Capituli predicti pro mercede autem elemosina huius modi sepolture solidos tantum quadraginta de moneta Romana. Completa vero cappella supradicta que vocabitur vestitorium, et spoliatorium eundem pro funere cuiscumque Confrarum ibi seppelliri solus pro mercede sepolture solvantur tantummodo quinque solidi de moneta Romana, pro viatico autem illius solvatur totidem solidi, e tantummodo cere quot, et in quantum solvebatur, et debebatur in prima Cappella. Item pro recognitione Domini, et Patronatus eiusdem Ecclesie quolibet anno ex nunc in antea teneatur, et obligetur ipsa Societas Confratrorum reddere, et tradere Procuratoribus dicte Ecclesie quatuor libras cere, et pro merito de celebratione, seu lectura Missarum totius anni, nec non pro datione predictorum trium Sacramentorum Ecclesie libras octo denariorum de moneta Romana in festo Assumptionis Gloriosissime Matris Christi benedicti, aut saltem per totam ejus octavam. Item de uno quoque relicto, seu legato perficiens de Cappelle acquierat, et ipso facto dicta Ecclesia ad perpetuum cultum integram tertiam partem, alia vero due partes sint, et esse debeat dicte Cappelle, ad liram dispositionem ipsorum Confratrum, et honorem, et commoditatem Cappelle predictam, preterquam de relictis, seu legatis, que fient espresse in opere, seu paramentis, et ornamentis Altaris dicta Cappella, de quibus sit exclusa totaliter predicta Ecclesia. Item quando contingat non aliquem de Societate ipsorum Confratrum, teneatur Presbiter eundem legere unam Missam de mortuis pro salute anima illius defunti pro die lune seguenti in eadem Cappella, renunciantes quidam dicti locatores, et locataris vicissim una pars ad cautelam alterius, et alteri alterius exceptioni doli, mali in factum cationi erudizioni ad causam, et sine causa rei predicta modo novo geste non totaliter celebrati contractus, et quod metus causa lucri quo lesis seu deceptis subvenitur juri per quod generalis renunciatio impugnatur fini, cui renunciare non potest, et generaliter omnibus, et singulis alii exceptionisbus, juribus, et legibus, auxilii, tam canonicis, quam civilibus, seu municipalibus, quibus vel ipsorum aliquo primo locationis contractus, et que continentur in eo posse parti, aut totaliter minui, vel infingi, seu quomodolibet vitiarint…

Religio est
Erezioni, e Aggregazioni di Compagnie, e Cappelle, e Indulgenze
Flavio del Titolo di Santa Maria del Popolo Santo Reverendo Eccellentissimo Presbitero Cardinale, e Venerabile dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso dell’Urbe Protettore Girolamo Mathhei Duce, Pietro dagli Altemps Duce della Gallia, Ippolito Lante di Rovere Duce di Bomarzio, Pietro Angelo Cessio Duce Acquasoarta Custode, et Pietro Paolo di Fabii Camerario. Diletti a noi in Cristo in ambo i sessi Confratelli della Confraternita della Charità in Chiesa ovvero Oratorio Santissima Annunciata di Sermoneta della Diocesi di Terracina Apostolica e con ordinaria autorità canonico eretta salute in Dio sempiterno; Noi che prossimi agli uffici nostri debito fedeli salute, di pietà e Religione progresso procurare dobbiamo liberamente nostra Arciconfraternita ad altra della medesima Confraternita Istituita aggiungiamo, ed aggreghiamo, a quella così aggregati Indulgenza, facoltà, altra spirituale grazia, ed indilgenza facoltà, ed altra a noi concessa dal Sommo Pontefice. Per la quale cosa per Illustre, ed Eccellentissimo Signore Giovanni Francesco Perto Dottore in Ambe i Diritti di Legge e della stessa Confraternita Procuratore aggregato, ed indulegntie communione eminente chiese; a Noi Protettore, Custode, e Camerario predetto tutta la stessa Arciconfraternita rappresentante felice regnante Clemente Papa Ottavo Costituzione  sopra  il suo modo aggregazione, e celeste Chiesa tesoro comunicazione moderazione presso edito inerente, a lui la nostra lettera del solo Dio amore, e pietà, e Religione Cristiana aumentando zelo condotti, le Confraternite  predette Canonicamente, come sopra eretta Episcopo, ovvero ordinario luogo consenso, e lettera testimoniale, con cui  di questo Istituto, Pietà, e Religione concessa a noi Arciconfraternita, nel quale modo per Noi simil grazia ad altra Confraternita in detto luogo concessa, e nel tempo stesso la concessione  ad altra Arciconfraternita aggregata non fosse stata giusta facoltà Apostolica a Noi concessa aggiungiamo, ed aggreghiamo, ed inoltre agli stessi Confratelli indulgenza, e grazia spirituale fra sigilli descritti, la nostra Arciconfraternita per lettera Pontificale nominati espressamente, e precisamente concessa elargiamo, e comunichiamo, di queste il tenore di parola in parola, presso questa  appare; Da dietro. Diletti figli Guardiani, et Confratelli della Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso di Roma canonicamente istituite. In vero Paolo Papa V Diletti figli salute, ed Apostolica benedizione concerta ed unica Arciconfraternita Indulgenza, e grazia spirituale, con cui dalle altre fruiscano e conduciamo alla prescrizione; Per questo a Noi la misericordia di Dio onnipotente, e dei Beati Pietro, e Paolo Apostoli della sua autorità, e singole Indulgenze, e remissione dei peccati, e relazioni delle penitenze vostre all’Arciconfraternita, e dei Confratelli fin quando per qualunque Romano Pontefice e predecessore nostro concessa sia revocata, e annullata, e nessun rossore, e momento sia declamante, ed per ognuno ambedue i sessi a Cristo fedeli, la quale detta Arciconfraternita dai restanti entrino, nel primo giorno di questi l’ingresso, se veramente penitenti, e confessi Santissima Eucaristia del Sacramento abbiano assunto e tanto di questo per tempo descrivendo, quanto già descritto in detta Arciconfraternità ai Confratelli, e Consorelle veramente penitenti, e confessi, e con la Sacra Comunione ricevuta, il quale nell’Invenzione, ed esaltazione della Santa Croce nei giorni della festa di questa stessa Arciconfraternita e Cappella sotto l’Invocazione sita nella Chiesa di Roma nei primi vespri fino alla discesa del sole nei giorni e nei singoli anni devotamente visiteranno, e qui per i Principi Cristiani la concordia, e l’estirpazione dell’eresia, ed esaltazione della Santa Madre Chiesa a Dio le preghiere pie saranno proiettate in via plenaria ai morti e ad articolo, se parimenti, veramente parimenti, almeno contriti, ne non con preghiere a Gesù, se potessero, certamente con il cuore devotamente invochino la plenaria Indulgenza similmente di ognuno dei loro peccati, e la remissione misericordiosamente nel Signore concediamo; Per cui questi stessi confratelli, e Consorelle similmente veramente pentitenti, e confessi, e con la Sacra Comunione ricevuta, chiunque nella Chiesa, ovvero Cappella di questo modo nella Natività dell’Epifania del Signore Nostro Gesù Cristo, nella Pasqua di Resurrezione, e nel giorno di festa della Pentecoste , e
neanche la Cappella predetta feria quinta della Cena del Signore affinché visitino, e qui cinque orazioni nella Domenica, e per la Salutazione Angelica dissero, e come sopra pregarono; Né, le Arciconfraternite dalla Chiesa predetta nella Basilica del Principe degli Apostoli di Roma nei singoli anni feria quinta della Cena del Signore, ovvero feria sesta in Parasceve entro sette anni, e nello stesso giorno quaranta; Il quale nella feria sesta quando permesso nella settimana la Cappella predetta visitino, e come predetto, preghino per cento giorni, nelle Processioni per la stessa Arciconfraternita negli Anni della Epifania, e nell’Invenzione, ed Esaltazione della Santa Croce nei giorni della festa come soliti avvennero, quanti anche nel proprio Oratorio ai divini uffici di quelli soliti decantare come conviene, e i defunti Confratelli, con abito nero nuovamente indossati alla sepoltura accompagnati fossero per cento giorni; I quali anche la Santissima Eucaristia del Sacramento, e quando gli Infermi siano portati, siano associati, cinque anni, e questi in verità, costoro predetti in questo fare ricerchino, con segno udito delle Campane e a questo dato, con ginocchia piegate e questa stessa orazione nella Domenica, e la Salvazione Angelica e recitando per lo stesso Infermo preghino per cento giorni, e ne in ambedue i sessi a Cristo fedeli della  Santissima immagine del Crocefisso, e quando dalla  sia estesa ai visitatori, e altre devote preghiere dinanzi a quello da recitare, e per cento giorni, ovvero altri per quanto sia permesso dalle debite penitenze nella forma consueta ingiunta dalla Chiesa ; E ulteriore ai Confrati ogni predetta Arciconfraternita oltre Roma in questi giorni, ai quali le indulgenze predette siano concesse, decenti se  sull’altare, ovvero luogo, nel quale sia l’immagine del Santissimo Crocefisso, che devotamente visiteranno, e qui sette orazioni Domenicali, e Salvazione Angelica recitino, e come detto, recitino, e queste stesse indulgenze, e in questa Cappella visitino, concediamo, su questi Confratelli, e consorelle, e monaci Cappuccini per quante Corone del Signore Nostro Gesù Cristo felicemente regnante Gregorio XIII Predecessore nostro alla stessa Confraternita concessa sesta feria di cui concessa la settimana nel premesso verso del Santo Dio, Santo forte, Santo, e immortale misericordia abbia di noi per i vivi, e nel giorno della Commemorazione dei defunti,  premesso verso la Requie eterna doni il Signore, e luce perpetua risplenda su di loro, e riposino in pace per le Anime dei defunti recitassero, come alle stesse Anime per modo del suffragio di tre anni, e tre quaranta di Indulgenze, ed applicare possano, indulgiamo, ne allo stesso Confrati, e Consorelle, i quali contriti, e nel animo loro confidenti nel tempo habbiano, la stessa Corona angeli del Signore nei giorni devotamente recitino, cento giorni per il quale ovvero; il quale altri giorni e alla stessa Corona recitino, similmente per il quale cinquecento giorni ovvero altre nel modo concesso debba  penitenti rilasciamo; Per ciò agli stessi Confrati, e Consorelle, i quali nella Chiesa di Roma stazionino e visitino, e qui, come sopra, preghino ovvero anche a questa stessa corona per le Anime dei defunti dicano, come per le stesse Anime le Indulgentie predette per modo suffragi applicare possano; infine Roma, e  la vostra Arciconfraternita come i Confratelli aggregare, e quelli tutti sopradette Indulgenze servati nella forma tradotta secondo il vigore della Costituzione del felicemente regnante Clemente Papa Ottavo del Predecessore nostro sopra  del dettato della Confraternita , con il tenore  dei presenti e la facoltà concediamo, ed impartiamo. Non ostante le Costituzioni, ed Ordinazioni Apostoliche, delle aggregazioni edite comunicare libere e lecite possiate, e valide, con l’Autorità Apostolica, con il tenore dei presenti concediamo la facoltà, ed impartiamo. Non ostante le Costituzioni, ed Ordinamenti Apostolici, ed altri contrari con i quali anche Presenti in perpetuo futuro tempi siano validi. Dato in Roma presso San Pietro sotto l’anello del Pescatore 28 Febbraio 1608; Pontificato nostro Anno terzo. Con cui ogni Indulgenza, e spirituale grazia, sul sigillo descritto predetto, Confraternita, e di quella Confratelli, come possano godere presso la Costituzione del felicemente regnante Papa Clemente Ottavo del tenore seguente come appare// Clemente Papa Ottavo in Perpetua memoria  dalla Sede Apostolica mosso dalla fedeltà a Cristo la salvezza è concessa e si e se in questa maturo consiglio con grande prudenza, e cauzione sancita, e decretata siano allora con Romano Pontefice delle anime salute sollecito progresso nei tempi anima attenta e sensi altri abuso in questo stesso statuto, e Decreto da osservare provenire debba con il suo Pastorale ufficio munire loro opportuna ragione occorrere, e quanto con il Signore possa, adibito salutare rimedio  provvedere. Poiché da molti Pontefici Romani Predecessori nostri, ed anche da Noi non altro Regolare Ordine Religioso, ed Istituto, e anche fedeli in Cristo Seculiarius Arciconfraternita, e Congregazione delle diverse Nazioni, Nomi ed Istituti tanto in Alma Urbe nostra, quanto in altre Città, e Luoghi Cristiani nel Mondo di erigere con facoltà, e di istituire in questi, ed altre, e Collegi e non anche a se aggregate Confraternite, e Congregazioni nella stessa Roma e altri luoghi esistenti, e con questi stessi privilegi le Indulgenze, facoltà, altre speciali grazie, ed Indulti concessi rispettivamente concesse di comunicare gli attributi furono, e nessuna forma certa, ovvero ragione prescritta sia, la quale nel suo modo con erezioni, ed Istituzioni, aggregazioni, e comunicazioni facendo e di conservare si debba. Per questo o la negligenza dei Superiori Ordini della Religione, ed Istituti, ovvero Ufficiali dell’Arciconfraternita, e Congregazione da erigere, e istituendo, e da comunicare in Confraternitate, e Congregazione da erigere, ed aggregando, e con queste comunicazioni dei privilegi, e delle Indulgenze, altre grazie predette siano servano questa forma nel loro modo nelle erezioni, nelle istituzioni, aggregazioni, e comunicazioni debba servarsi ne sia prescritto il modo il quale privilegi, Indulgenti, facoltà, e altre grazie spirituali, ed indulti predetti debbano conseguire, ovvero delle stesse Confraternite, e Congregazioni incuria che non ricercano questa, alla quale prestare è opportuno, come quella che consegue, e nonnulla patti e consuetudini, e molti incomodi da dove provebgono, con cui Noi per commessa Apostolica a Noi con sollecito ufficio, paterna e quindi per tutti la fede Cristiana con carità osservare volendo, In questa nostra Costituzione con perpetuo validità guardiamo, ed inoltre stabiliamo come imposero tanto di questa Alma Città nostra per la quale di altre Città, e Luoghi di tutta la Cristianità del Mondo Regolari, Ordini, Religione, ed Istitutori, con cui negli errori, e con chiunque altra Chiesa, e Collegi, e Confraternite secolari da erigere, e istituire la facoltà concessa, e non anche l’Arciconfraternita, e delle Congregazioni di qual si voglia Nazione, e Nome, ed Istituto quelle siano, e in qualunque altra Chiesa, Casa, ed Oratorio tanto secolare, quanto come prima detto e di cui anche  Mendicanti Ordinari Religiosi, ed Istituzioni Regolari per quanto sia ordinaria, ovvero altra in qual si voglia modo introdotto, e con cui altre Confraternite, e Congregazioni istituite, da erigere, e a loro aggregate, e quei privilegi, Indulgenze, facoltà, ed altre spirituali grazie, ed indulti predetti da elargire, e comunicare la potestà dai Romani Pontefici Predecessori nostri oppure da Noi, e dall’Apostolica Sede attribuita fu, Magnifico Priore, Prepositi, Rettori, Governatori, Precettori, Primiceri, Prelati, Custodi, Guardiani, Prefetti Amministratori, ed altri Ufficiali, ovvero Superiori nel quale modo Regolari se certamente ordinari Religiosi, ed Istituzioni una tanto Confraternita e Congregazione del consenso Ordinario del luogo, e con lettera di questo testimoni, con cui la Confraternita, e Congregazioni da erigere, ed istituire l’ufficio della pietà e della Cristiana Carità, la quale di esercitare sia consueto presso questi commendare, ed aggiungere, ed aggregare possano. A questa Confraternita, e Congregazione da erigere, da istituire, ovvero aggregare questa con tanti privilegi, le Indulgenze, le facoltà, e altre spirituali grazie, ed Indulti, che gli stessi Ordini Religiosi, ed Istituto erigendo, insituenti, e comunicanti, ovvero Arciconfraternita, e Congregazione aggreganti nominalmente, ed in specie non certamente, che per estensione, ovvero comunicazione a se con qual si voglia modo concessa sono e quella certamente non sotto alla generale forma delle parole, ovvero espresse, ed in specie comunicare valgano, gli Statuti certamente per regime degli Ordinari, Religiosi, ed Istituiti da erigere, da istituire, e comunicanti, ovvero dell’Arciconfraternita, e Congregazioni edite e Confraternite, come Congregazioni da erigere da istituire, e da aggregare, e da cui le comunicazioni dei privilegi, ed altre predette siano, impartire non possano se non questa per primi dal Vescovo Diocesano esaminata e per ragioni del luogo approvata siano state, le quali nessun uomo di questo stesso Vescovo decreto della moderazione, e correzione in ogni, e sempre soggetta rimanga. Inoltre vogliamo, ed ordiniamo, come i predetti ordini, Religiosi, ed Istituto da erigere e istituita, comunicante, né Arciconfraternita, e Congregazione aggregante certa da erigere, da istituire, da aggregare, e da comunicare la formula a Noi recentissimamente approvata e diligentemente siano osservate, secondo quanto i privilegi, le Indulgenze, la facoltà, ed altre grazie spirituali ed in altra dello stesso Ordine, Religione, ed Istituto da erigersi, e comunicante, ovvero Arciconfraternita, e Congregazione aggregante per nome, ed espressamente non per comunicazione, né  prossima, come sopra concessa e della stessa Confraternita, e Congregazione da erigersi, istituire, ed aggregare, e dalle quali sia comunicata, dalle quali Confraternite, e Congregazioni della stessa Nazione, Nome, Ordine, Religione, ed Istituto dell’Arciconfraternita, e Congregazione di quelle erette, istituite, ed aggregate, e dalle quali comunicazioni fatte siano al Ministro, all’Ufficiale, ed altri sopradetti privilegi, Indulgenze, facoltà, e altre grazie spirituali, ed Indulti previa ricognizione dell’Ordinario luogo, adibito con due di queste stesse Chiese  e Capitolo, di quella giusta Sacro Concilio Tridentino il decreto promulgando speculi in tempo debito e valga la promulgazione. Con questi anche i Ministri, Ufficiali, ed altri predetti, elemosina, ed altra larga carità Cristiana i sussidi giusti, e la forma per ordinario luogo prescrivendo remoti Mesi, e Capi, che nella Chiesa, e Oratorio delle dette Confraternite, e Congregazioni pubbliche questo espongano e conservino assumendo la potestà a loro data; Inoltre in questo stesso Ordine, Religione, ed Istituto da erigere, istituito, e comunicato, che sia Arciconfraternita, e Congregazione aggreganti tanto nell’Alma Roma nostra, quanto in altra città di qualunque altra giusto modo dal Vicario della Città di Roma, e dagli Ordinari Luoghi rispettivamente prescrivendo debbano osservare, le elemosine come la colletta nella riparazione, e nell’ornato delle Chiese tanto ordinario, Religioso, dell’Istituto da erigere, da istituire, e comunicare, e l’Arciconfraternita, e Congregazione delle aggregazioni, quanto delle Confraternite e Congregazioni da erigersi, da istiuire, ed aggregare, e con le quali comunicazioni siano ovveri in altro uso pio a scelta dello stesso Vicario nostro nella Città di Roma, e non ordinario luogo rispettivamente e fedelmente esporre, ed erigere procurino come tutti riguardino i tesori della celeste Chiesa, ovvero di qualche altro lucro, ma la pietà, e la Carità eccitante la grazia, dall’Apostolica Sede con benigna fede Cristiana aprire; Per ciò vogliamo, come Confessare nel vigore dei privilegi stessi degli Ordini, della Religione, ed Istituto da erigersi, ed istituiti, comunicando, ovvero Arciconfraternita, e Congregazione aggregante le concessioni, e Confraternite, e Congregazioni aggregando di comunicare per il tempo che possano essere elette, e possano Secolari nell’Alma Roma dal predetto Nostro Vicario, oltre la Città in verità dai Luoghi ordinari Regolari non solo dal predetto nostro Vicario, oltre la Città in verità dai luoghi Ordinari rispettivamente ma anche dai suoi Superiori siano approvati. Come anche i Confratelli confidenti dei casi criminali, e censure presso i detti privilegi [per quanto infatti siano in uso, anche il Sacro Concilio Tridentino decretò, e i Romani Pontefici Predecessori nostri, e con le nostre Costituzioni, né revocata, ovvero sotto qualche altra revocazione siano compresenti] la forma, ed il tenore di assolvere valga. Osserviamo inoltre, come questi stessi Confessori predetti Confratelli di qualunque grado, stato e condizione, e preminenza anche se speciali di nota degni siano dai casi contenuti nelle lettere, nel giorno della Cena del Signore siano lette con consuetudine, né violazione dell’Immunità, e della libertà ecclesiatica, e le chiusura dei Monasteri Monacali, se sia permesso senza necessaria, ed urgente causa, e senza licenza dei Superiori, ovvero causa, e licenza concessa al predetto Monastero all’ingresso siano, né violentemente le mani siano brandite verso il Chierico, e singolari questioni, ovvero Duello, ed altri casi tanto da Noi, quanto dal predetto in Roma Nostro Vicario, e dei luoghi ordinari rispettivamente riservati, e per tempo da riservare, ed anche da quanto si voglia la scomunica di un uomo sia amplia l’assoluzione, et sopra le irregolarità, tanto da altro difetto proveniente, quanto occasione delitti contratti con altro pretesto dispensare dei detti privilegi in alcun modo possano. Non ostante quale si voglia Costituzione, et Ordinazione Apostolici, e e di qualunque Ordine, Relione, ed Istituto ovvero Arciconfraternita, Congregazione e Confraternita Secolare. Il restante poiché difficile sarebbe per questa stessa presenza ai singoli luoghi dove vogliamo che siano riportati, e simili autorità osserviamo di queste affermazioni impresse con mano da qualche altro Notaio pubblico sottoscritte, e con Sigillo e di qualche latra persona in digitate Ecclesiastica costituite munite queste stesse dove fede sia aderente, queste stesse lettere, siano credute, se fossero esibite, ovvero ostentate. Dato in Roma presso San Pietro sotto l’anello del Pescatore nel giorno 7 Dicembre 1604. Pontificato nostro anno terzo decimo. Nei quali ognuno, e singoli fedele, e testimoniquesta nostra lettera e per nostra Scrivario sottoscritti, e pubblicare mandiamo, e sigillo nostro Arcipresbitero ingiungiamo, e facciamo espressione di munire. Dato in Roma in luogo solito della nostra Congregazione anno dalla Natività del Signore Milleseicento75, Indizione XIII giorno 18 Mese di Settembre Pontificato Santissimo in Cristo Priore e Signore Nostro Clemente divina Provvidenza Papa Decimo anno 6º. Cardinale Chisio Protonotario, Girolamo Mattei Custode, Pietro Altemps Custode, Ippolito Lante della Rovere Custode, Federico Angelo Pietro donato della Città Custode, Pietro Paolo di Fabii Cameriere. Bartolomeo Orlando Segretario.

Novam cappellam erecta est
Francesco Beltramino Dottore in ambedue i diritti di Dio, e dell’Apostolica Sede per grazia Vescovo Terracinense. Diletti a Noi in Cristo Bonifacio, Antonio, e Tullio figli, ed eredi del fu Annibale Bonifaci della Terra di Sermoneta laici da noi discesi salute nel Signore sempiterno. Quando così…la vostra richiesta a Noi conteneva che voi piamente,e devotamente una Cappella sotto il nome di Santa Maria della Concezione della Betata Maria Vergine nella Parrocchia della Chiesa di Sant’Angelo della detta Terra sotto il Patronato vostro, e dei successori vostri per linea maschile discendenti, e in difetto della linea maschile, anche per linea femminile della vostra Casa in perpetuo costituire, e fondare vi avvallerete ovvero già sopra questa costituita, e fondata per Noi con consenso ed autorità, e decreto nostro, la Cappellania in tale modo valida nell’infrascritto  doterete per quanto sia valido. In primo due tumuli di terre nel Territorio di Ninfa nella contrada detta  la Teppia presso Cola Orlando verso il mare, e verso Terracina e due altri ai lati delle terre di Candido Colarenzi verso Tre Ponti, e verso la Città di Velletri, e altri confini. Inoltre tre tinelli di terre nel territorio predetto nella contrada che è detta Piazza Lunga dove è detta la Via Romana presso le terre della Chiesa di Sant’Antonio verso la Città di Velletri sulla Via Roamana verso il mare, e le terre dotali di Jacobello Petrincioni verso Terra di Sezze, ed altri confini. Inoltre due tinelli di terre nel territorio di Sermoneta nella Contrada della Croce presso le terre dotali di Verone Marco Macchiuti verso la via, le terre Jacobo Toscano verso verso la Città di Velletri, ed latri confini. Con tali condizioni che nella detta Chiesa, e prossima Cappellania due sepolcri costiuuire, uno per voi e i successori vostri predetti, per seppellirvi i cadaveri, altro nella detta Parrocchia Chiesa da donare e cedere per la salvezza delle anime vostre, e il Cappellano nella detta Cappella esistente celebri nella stessa Cappellania sei messe per quante Messe celebrate siano, e così in questa stessa petizione sia aggiunto, ne  dalla fondazione, costituzione, orazione, ed latri premesse da altri in futuro contenga il permesso di ogni cosa, e singola per loro, e sussistente fermezza del nostro Vescovo la munizione corroborare. Noi ancora vostra in questa parte la giusta petizione inclinati alla speciale grazia fare volete l’autorità, la facoltà, la licenza, e potestà a voi per presenti concediamo, ed impartiamo in questo modo la Cappellania di fondare, e costituire nel luogo predetto una con i sepolcri predetti una con il sepolcro predetto, e dotato[per cui dotaste] sotto il detto giuspatronato, ovvero già fondata, e costituita per il bene, il rito, e vaidamente fondata e costituita, e di quella dotazione predetta, ed ogni, e singola premessa tanto licita, e onesta, e nel rito, anche legittimo gesto, e fatta l’autorità nostra episcopale, e per la quale fungiamo in questa parte il tenore approviamo confermiamo, ed innoviamo, e con i presenti scritti il patrocinio commettiamo, corroboriamo. Ne come voi, e ai vostri posteri, discendenti, et successori dalla linea mascolina, et vostri posteri, discendenti, e successori dalla linea mascolina,  ein difetto, come premesso, dalla linea femminile in perpetuo quanto prima Cappellania in questo modo eretta, costituita, e fondata, e per quanto quella tanto per decesso ovvero in abitazione ovvero altra per quanto si voglia modo vaghi, ovvero di vagare sia contesa verso questa di qualunque Cappellano a voi, e ai vostri successori, e discendenti antedetti bene visti[abile infatti, e idonei] presentare e nominare, ed eleggere liberamente, e lecitamente potete, e valete il tenore dei presenti concediamo, et indulgiamo; il quale infatti Cappellano sia tenuto in detta Cappellania celebrare sei messe in sei mesi  come in tutti i giorni di sabato, ed in latri giorni, ed in latri giorni di mercoledì sino al numero di sei messe per i quali mesi  sotto la pena di giulii cinque per quanto sia permesso, e per mancanza dei pii usi ad arbitrio nostro da applicare. E di questo Patronato alla stessa Cappella, il Cappellano, ovvero Cappellani idonei da presentare, e nominare, ed eleggere da voi e dai vostri posteri, successori e discendenti predetti in futuro, ed in perpetuo spettare, pertinente a quella se non alla presentazione, e nomina ed erezione a chi essere conferito, ovvero da questa provvedere, ovvero nel quale modo sia lecito ed essere disposto possa, e dichiariamo per i presenti tutti, e singoli tanto nel diritto, quanto fatti difetti, e se qualcuno forse nel premesso intervenisse, supplente e per quanto la nostra ordinaria autorità possiamo supplire e valga. In tutti e singoli fede, e testimoni premessi questa presente lettera nostra con mano sottoscritta per infrascritto Cancelliere scritta, e sigillata per nostra apposizione giuridica munita. Dato in Sezze in casa del Vescovo nella chiesa di San Paolo nell’anno del Signore Millecinquecentosessanta sette. Il Pontificato del Nostro Signore Pio per Divina Provvidenza Papa Quinto. Anno secondo Indizione decima mese di Agosto nel giorno undicesimo. Presenti Leonardo Potier chierico, e il Signore Manilio della Rena Chierico Colleri Rubbio ovvero Fiorentino con testimoni alla predetta vocata, abilitati, specialmente rogati. Francesco Beltramino Vescovo Terracinense.   
Concessione, che fanno li canonici della Chiesa di Santa Maria a favore della Compagnia delli Battenti in perpetuo della Cappella della Casa Ritij col peso di pagarli per recognizione 4 libbre di Cera l’anno, et altri patti.
In nome di Dio Amen. Questo è il sunto e trascrizione dello strumento esistente nel libro degli strumenti del Reverendo Signore Capitolo dell’Arcipresbitero, e dei Canonici della Venerabile Collegiata di Santa Maria di Sermoneta per questi stessi a me notaio  questo effetto a me consegnato il foglio 108 il cui tenore è tale come segue.
In Nome della Santa ed Individua Trinità del Padre, e del Figlio dello Spirito Santo amen. Anno dalla natività di Nostro Signore Gesù Cristo Mille quattrocento sessanta. Pontificato del Santissimo Signore Nostro Pio per divina provvidenza Papa Secondo, anno terzo, Indizione ottava del Mese di Novembre giorno sedicesimo. In mia presenza Notaio Antonio Tuzzi Maestro Pietro di Sermoneta della pubblica Apostolica Autorità, e dei Testimoni sottoscritti a questa specialmente richiamati, e rogati, riuniti al suono della campanella come l’uso comune, e  personalmente costituiti nella Cappella esteriore della Venerabile Chiesa Santa Maria di Sermoneta Diocesi di Terracina tanto in luogo del Capitolo, nella quale contratta la locazione, e di altre cose della stessa Chiesa sogliono comunemente celebrare i Venerabili uomini Signore Giovanni Magistri di Giacomo, il Signore Giovanni Pietro Gorii, il Signor Nicola Pontello, il Signor Nicola Pontello, il Signor Nicola di Antonio Impaccianti, il Signor Notaio Pietro Magistri di Antonio, il Signor Francesco di Angelo di Natale, il Signor Giovanni Nardi Veruni, il Signor Lorenzo del Notaio Nicola, il Signor Giovanni Nardi, il Signor Biagio di Antonio Mancinelli, il Signor Antonio Notaio, Giovanni de Ritis, il Signor Giovanni di Biagio di Pierpaolo, e il Signor Leonardo Magistri di Pietro Americi Arcipresbitero, e i canonici tutti, e singoli della Chiesa, lo stesso Signore Giovanni Arcipresbitero tanto Vicario del Generale Reverendissimo in Cristo Padre, ed il Signor Corrado di Marcellino di Roma, vescovo di Terracina per grazia di Dio, e della Sede Apostolica dalla speciale commissione dello stesso Signor Vescovo dalla sua voce a lui rivolta, così riporta a me Notaio prudentemente rivolgendosi sanamente, e saggiamente considerando che sarà questo, essere opera e caritatevole, e da Dio meriti Parrocchiali di questi, e massimamente devoto e Religioso secolare alla Vergine Maria Madre di Cristo invocare, locare, fedelmente congregare con zelo paterno e carità in luogo idoneo, ed opportuno nel quale per il culto Divino, sperando nella salute segretamente, e con ogni studio l’esalazione spirituale per quanto poterono pervenire e restare  e concedere, e nel modo con ossequio perseverando per confortare seguono fedelmente, così i primi come i secondi, e ai secondi i terzi, e dopo i terzi anche i quarti e così infine così più riccamente procedendo[volendo Dio] e di questi il buon esempio allevino, e con il sincero vincolo fraterno la carità al medesimo Collegio servire Gesù Cristo, e di cui qualche servizio fervente ogni altro bene procede, e di questi cultori esige il senso per la stessa via verso Gerusalemme suprema Gloriosa Patria dei Beati, ed altri beni guardando alla grazia di Dio spontaneamente, a cui è concesso di questo il bene, i meriti liberi, e la spontanea volontà, e le certe conoscenze portare, e non per errore, con licenza, e buona volontà, e per autorità del detto Signore Vescovo con cosa autentica inviata al suo Vicario tanto per se stesso, quanto a favore di questi nella detta Chiesa del legittimo successore, e per questa Chiesa, e principalmente in proprio nome locarono, e il titolo della locazione diedero, cessarono, e concessero secondo legge alla prenominata Chiesa in perpetuo, e gli onesti uomini Luca Piccatelli Priore, Francesco Onofrio Ercole Camerario della Società, il Farticello Giovanni Giacomo Cicco, Jacopo Andrea di Carpineto, Nicola dei Sauli, Stefano Pietro de Ritis, Francesco Jacopo Cicco Piede, Antonio Colavelli, Antonio Tuzzi Jacobuti, Leonardo Antonio di Giovanni Amere, Antonio di Pietro di Orazio, e Giovanni Nardi di Cori della Terra di Sermoneta flagellanti asserito alla Gloriosissima Regina dei Cieli e  con i presenti locatari legittimamente stipulando, e ricevendo per loro, e gli stessi e di questi la religione e la Società ai Successori in perpetuo sia concessa la Cappella de Ritis fabricata, e fatta per il fu Pietro de Ritis anticamente con propri mezzi, e spesi per la propria sepoltura, e i cui eredi, e successori per diretta linea mascolina discendendo in perpetuo sita nella Chiesa predetta, e prossima al cimitero suo sotto la speciale titolazione ai Beati Apostoli Pietro e Paolo,e non qualche cosa è inclusa nella detta Cappella del predetto Cimitero dalla predetta Cappella, nella quale solo le terre parete dei fondamenti della fabbrica e i muri poco a poco rilevati sulla terra, e fatti per gli stessi locatori per altra nuova fabbrica di altre Cappelle per lo stesso con propri soldi erigendo, e camminando quanto comodamente sarà l’opera nuova le porte fabbricando nella parete del muro esteriore della detta Cappella per le quali porte sia l’accesso giusto da una Cappella verso altra certamente di licenza e beneplacito dei detti locatori, e la stessa nuova Cappella dopo questa, Dio volendo, sarà costruita, e completa totalmente con la propria titolazione di vestitori e spolgliatori per i Confratelli in Cristo degli stessi della Società con tutti, e  singoli altri della cosa locata, con l’uso, l’utilità, adiacente, e universalemnet pertinente, e specialmente con accesso libero, ed uscita loro sino alla via pubblica, per avere, e tenere questi, non usare, e fruire per questi per decoro degli stessi Religiosi con onesti, e divini ossequi, e servizi devoti, e gesti, ed opere per la salvezza delle anime. Con tali patti infine e convenzioni da qui prossimi, e confermati unanimemente, e concordemente fra loro, e per primo riservato ai propri eredi e successori del detto che fu Pietro de Ritis per diretta linea maschile discendenti l’uso della sepoltura di questi infine sia libera sin dal primo tempo di questi del fu Pietro de Ritis concesso nella Cappella predetta, e dall’Arcipresbitero, e Canonici di questa stessa Chiesa tanto predetti, che nel futuro terranno, e si obbligheranno ad eleggere, e deputare dal numero di questi, ovvero dopo qualche Presbitero, il quale sia delegato nel giorno di domenica, e per qual si voglia giorno festivo negli anni la Messa alla Beata Vergine Maria, e nessuno possa portare e dare, e a chi si voglia di questi presenti, e futuri il necessario alla Chiesa, ed i Sacramenti come permesso della Confessione, la Comunione, e l’estrema unzione. Inoltre tutti, e singoli i Cadaveri dei Confratelli dei detti Religiosi tento presenti, quanto futuri possono essere sepolti nella stessa Cappella, e l’Ufficio del viatico del funarale debba essere assolto per qualsivoglia rito funebre per elemosina tanto del Capitolo della detta Chiesa per quindici soldi di moneta Romana, e dare un doppio di cera alla detta Chiesa e candele sufficienti per lo stesso clero e Capitolo per mercede certamente elemosinaria nel loro modo alla sepoltura soldi tanto quranta di moneta Romana. Completa in vero la Cappella sopradetta per vestimenti e spogliatoi per gli stessi funerali di qualunque fratello da seppellire qui solo per mercede di salvazione e così cinque soldi di moneta Romana, per il viatico sia assolta la spesa di moneta Romana, e tanta cera , per assolvere, e si debba nella prima Cappella. Inoltre per la visita del Signore, e del Patronato di questa stessa Chiesa per quanto sia permesso nell’anno da ora in precedenza si tenuto, e sia obbligata la stessa Societàdei Confratelli, a rendere e dare ai Procuratori della detta Chiesa quattro libre di cera, e per merito di celebrazione, ovvero lettura della Messa per tutti gli anni, e non per concessione dei detti tre Sacramenti della Chiesa libre otto di denaro di moneta Romana nella festa dell’Assunzione Gloriosissima della Madre di Cristo benedetto, ovvero per tutta l’ottava. Inoltre di uno restato, ovvero legato terminando della Cappella acquisisca, e lo stesso fatto per la detta Chiesa in perpetuo culto integra la terza parte, altre due parti siano, ed essere debba la detta Cappella, a disposizione degli stessi Confratelli, e onore, e comodità della Cappella predetta, da cui sia esclusa totalmente la predetta Chiesa, quindi dei restanti, ovvero legati, che siano espressi nelle opere, ovvero paramenti, ed ornati dell’Altare nella detta Cappella, dai quali sia esclusa totalmente la predetta Chiesa. Inoltre quanto contenga  non da altra Società degli stessi Confratelli, sia tenuto il Presbitero per leggere la Messa dei morti per la salvezza dell’anima dei stessi defunti per il giorno e la notte seguente in questa Cappella, rinunciando infatti i detti locatori, e i successivi locatari una parte per riserva degli altri, ed alcuni ad altri ad eccezione del dolo, male nel fare cauzione ed erudizione per causa, e senza la causa della predetta cosa in modo nuovo con gesto non totalmente sia celebrato, e perciò causa del timore di guadagno dove leso e dimodiato venga secondo legge per il quale la generale rinuncia sia impugnata al fine, a cui rinunciare non può, e generalmente tutti, e singoli altri con eccezioni, secondo legge, e il diritto, con ausilio, tanto canonico quanto civile, ovvero municipale, con questi ovvero degli stessi in altra prima locazione contratta, e che contenga in questo le parti, ovvero totalmente minore  

De patre ad filium
Un passaggio di cappellania, ossia possesso di una cappella, non risulta certamente un grande avvenimento storico per sancire radicali notazioni riguardo alla drammatica alternanza cronologico umana, ma comunque attesta, e suggerisce, qualche valutazione che potrebbe arricchire un patrimonio figurativo sermonetano, qui riguardo alla committenza; in effetti il documento riportato, datato 1632, sollecita qualche considerazione per una tela sita nella cappella titolata a Santa Caterina, la prima dall’altare maggiore sulla navata destra della Cattedrale; la tela, che specularmente ritrae la Santa a cui era titolata la cappella, Santa Caterina, spetta ad un autore anonimo, già appellato convenzionalmente dallo scrivente come il Maestro della Madonna del Rosario , assai attivo in Sermoneta ma, credo, originario di Cori; per la tela possiamo ipotizzare la datazione intorno all’anno attestato dal documento, in base anche e considerazioni stilistiche che lambiscono un caravaggismo chiaroscurale mutuato, probabilmente, dal Fontebuoni corese, ed acuito dall’esempio pittorico sia di Giovanni Baglione che dello Spadarino; in questo caso il contributo informativo riguardo al nostro Maestro potrebbe essere dato dal passaggio del giuspatronato della cappella, primi anni Trenta del XVII secolo, come già notato, che agevolerebbe, ripeto, considerazioni probanti riguardo alla committenza, probabilmente spettante  al Canonico Pietro Pistiglione, che potrebbe anche aver optato di rimarcare questo passaggio di giusptronato, commissionando, all’autore precitato, la tela in questione, certamente dopo il 1632; considerando che il carattere stilistico adottato dal Maestro per questa tela è rapportabile a quello della Madonna del Rosario, già restituita al medesimo Maestro da chi scrive , ora nell’ultima cappella sulla destra della Cattedrale, ma già documentata nel 1635  nella cappella della Confraternita del Santissimo Rosario, la cappella adiacente, sulla destra, all’altare maggiore; il dato temporale quindi fra le due commissioni resta esiguo, tre anni soltanto, che potrebbe aver garantito al Maestro precitato le due commissioni, di cui, in questo caso, l’una sarebbe rapportabile al Canonico Pietro Pistiglioni. Per esclusione, considerando sempre il dato stilistico dell’opera, si può preterire il secondo dato cronologico riportato nel documento, ossia il 1603, per ipotizzare una probabile esecuzione della tela; l’oggettivo caravaggismo chiaroscurale, premenzionato, sarebbe un dato alquanto anomalo per il secondo dato cronologico, ossia prima della esposizione pubblica, e per l’epoca anche indecorosa, della celebre cappella Contarelli, San Luigi de’ Francesi, Roma, per la quale il Caravaggio dipinse le tre celebri pale con il ciclo di San Matteo; quindi ritengo che sia assai più credibile che la diffusione dello stile caravaggesco sia sorta dopo la presentazione pubblica di opere del latore di questo stilema, e certamente non prima; quindi il caravaggismo nasce dalla pittura del Caravaggio e non il contrario, da cui la datazione della nostra Santa Caterina credo sia posteriore di qualche anno al 1632, quando sia il Caravaggio che, soprattutto, il Fontebuoni corese avevano già operato.        
Cessione del Jus Patronato della cappellania di Santa Caterina, e della Annunziata esistenti nella Collegiata di Santa Maria, fatto da Nicola Pistiglione a favore di Giovan Francecso Nardi, e Don Pietro suo figlio
In Nome di Dio Amen giorno 13 ottobre 1632. In mia presenza attesto, e personalmente consituito il Signor Nicola Pietro Postiglione asserendo allo stesso tanto quanto uno della Famiglia Postiglione, quando un tempo fu Francesco Quadrassi, ed un tempo Antonio Jardinelli parimenti della Famiglia Pistiglione debba spettare e perviene il Giuspatronato della Cappellania della Santissima Annunziata, della Cappellania di Santa Caterina esistente nella Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta, come constare disse dalla Bolla spedita dal Reverendissimo Signor Fabrizio vescovo di Terracina nel giorno 9 Maggio 1603 e quando anche dalla famiglia Postiglione sia il Signor Francesco Nardi, et il Signor Reverendo Pietro suo figlio legittimo, e naturale, e da tutta la sua famiglia, volendo quando sia permesso che chiunque suo Giuspatronato sia usato, e così venga assunto, come cosa grata fare, il sopradetto non vuole, duolo, timore, frode, ovvero altra sinistra macchinazione, e con la sua libera consapevolezza e volontà in ogni miglior modo, legge, e forma, con cui più grandi, e mali possa, e può il predetto Giuspatronato per la sua parte, e per ognuno, e qualunque proprio diritto, ed interesse, che nel detto Giuspatronato abbia, e possa avere per se, ed i suoi eredi, e successori in perpetuo riservi, e per ogni detto il Signor Giovanni Francesco Nardi assente, ed il Reverendo Pietro suo figlio Postiglione presenti e consenzienti, tali per loro quanto detto dal loro Padre, e per i suoi eredi per questo stesso Signore Nicola Pietro, come sopra, e accettare senza pregiudizio di tutti, e di chiunque, e qualunque sia allo stesso Reverendo Signore Pietro, e Giovanni di Pietro competente, e non altri da questo espressi protestano, e dicendo anche, e promettendo il detto Signore Nicola Pietro per la detta rinuncia al detto Giuspatronato non interviene altra frode, duolo, ne quanto voglia altra corruzione in questa detta rinuncia fare da mera, e libera volontà, come sopra, e sul detto Giuspatronato, e per ognuno, e dovunque il suo diritto, ed interesse questi stessi Signor Giovanni… 

Caessio Juspatronati
In Nomine Dei Amen die 13 octobris 1632. In mei testiumque presens, et personaliter constitutus Dominus Nicolaus Petrus Pistiglionus asserens ad ipsum tam quam uno de Familia de Pistiglionis, una cum quondam Francisco Quatrassi, et quondam Antonio Jardinelli similter de familia de Pistiglionibus spectare, et pertinere Jus Patronatus Cappellanie Sanctissime Nuntiate, et Cappellanie Sancte Catarine existens in Collegiata Ecclesia Sancte Marie de Sermoneta, ut constare dixit ex Bulla expeditas coram Reverendissimo Domino Fabritio episcopo Terracinensis sub die 9 Maij 1603 seu et cum etiam de familia de Pistiglionibus sit Dominus Joannes Franciscus Nardi, et Dominus Reverenus Petrus ejus filius legitimus, et naturalis, et tota ejus familia, volens quamdecenseat quod unusquisque suo Jure utatur, et ac veniat deceptus, ac re grata facere, supradictus non vi, dolo, metu, fraude, vel aliqua sinistra machinatione cirumventus, et cum ejus scientia libera voluntate omnibus melioribus modo, via, jure et forma, quibus magis, et malius potuit, et potest predictum Jus Patronatus sibi parte ac pro omni, et quacumque suo Jure, et interesse, quod in dicto jure Patronatus habet, et habere potest pro se, suisque heredibus, et successoribus in perpetuum reservavit penitus, ac omnino dicti Dominus Joannei Francisci Nardi assentia, et Reverendus Petro ejus filio de Pistiglionibus presenti, et acceptanti, talis pro se quam dicto ejus Patre, ac pro ejus heredibus, et successoribus per eumdem Dominus Nicolaus Petrus, ut supra, acceptare sine prejudicio omnium, et quoramcumque jure quomodocumque, et qualitercumque ipsi Reverendus Dominus Petro, et Joanni ejus Petri competenti super dicto jure Patronatus cum pretendant, ut asseritur ad ipsiorum spectare dictus Jus patronatus tamquam de vera Familia de Pistiglionibus, et hec omnia facere animo jure juribus addendi ad suorum favore pro dicto Jure Patronatus ipsis competens, et non aliter de quo expresse protestatur, dicensque etiam, et promittens dictus Dominus Nicolaus Petrus pro dicta renunciatione dicti juris Patronatus non intervenisse alique fraude, dolus, nec quamvis alia corruptela in eo dicta renunciatione facere ex mera, et libera voluntate, ut supra, et super dicto Jure Patronatus, ac pro omni, et quocumque suo jure, et interesse eosdem Dominus Joannes…
Pecunia non olet
Magari gli ultimi risorgimentali nostrani potranno certamente inveire contro il patrimonio che la Compagnia della Carità ebbe in dono, perorando la distribuzione eque die beni in nome della fruizione repubblicana, con risorgimentale laicismo e anticlericalismo; ma dato che nel 1593 l’eroica Breccia di Porta Pia, non era ancora un dato storico, i testatari optavano anche per lasciti più o meno ubertosi a singole Compagnie religiose, che a dispetto di quanto si possa credere, spesso erano il conforto, non solo spirituale, di tanti indigenti
Testamento di Camillo Evangelista, copiato dal Libro degl’Istromenti della Confraternita della Carità
In Nomine Domini Amen. L’anno della sua incarnazione 1593 [a dì 11] del mese di Giugno, al pontificato di papa Clemente septimo l’anno secondo inditione sesta= Perché non ci è più cosa certa, che la morte, ma incerta qual ora io Camillo Evangelista di Sermoneta scrivo di mia propria mano, con li sette testimoni sottoscritti, dico, in primo, raccomando in prima l’Anime all’Onnipotente Iddio, et alla gloriosa sua Madre Maria, et a tutti i Santi, lascio, che in ciaschedun loco, che morirò sia seppellito alla Chiesa cattedrale invitate tutte le Chiese, che ivi sono, acciò et allo più cinque Chiese con una Torcia per Chiesa, et essendoci comodità farmi l’offitio sopra terra, che se faccia,, et non il primo commodo, che se facciano celebra cinque messe all’Altare privilegiato, et in altri altari dieci Messe, et poi se faccia in capo di otto di se faccia un altro offitio per l’Anima mia con vinti Messe…Io Camillo costituisco erede universale, et generale l’Archiconfraternita della Santissima Carità della Terra di Sermoneta di tutti miei beni, mobili, e stabili, presenti, e futuri, et tutte le cose, che possono appartenersi a me Camillo sudetto, intendendosi quest’Horto, il Prato qui sopra alla Madonna del Monte, il quale l’ho fatto fare io Camillo, come apparisce al testamento di mio Padre, che lascia a ciascheduno quello, che se ha fatto sia suo, questo l’ho retrovato io, è mio et per la legitima, e Trebellianica, et altro de mia Madre, che se pigli alli Terreni, che sono all’Anetto, et de tutte cose tanto mobili, che stabili la detta Compagnia le venda, et detti quatrini siano messi a frutti, et de questi frutti se mariti una Zitella vergine facendo de tutte una cartuccia, et a quella che verrà la sorte sia fatto senza fraude: et non bastando fino al numero di trenta scudi se habbi aspettare fin che li frutti siano di tal numero, et tutte quelle persone, che iscriverò a nome, et cognome voglio, che siano in prima di tutte le altre scritte di mano in mano: et morendo le sudette Zitelle senza legittima erede et che detta erede abbia ancora ella fatta erede debbia tornare alla detta Compagnia, et ne faccia detta Compagnia tanti paramenti di Altari, et altri con il mio nome…
Testamento del Dottor Metello Cifra, nel quale lascia due case per legato, alla Confraternita della Carità, col peso di due messe la settimana una della Croce, e l’altra de Morti
In Nome di Dio Amen. Anno del Signore 1588 Indizione 1 giorno 2 Mese dicembre Pontificato del Santissimo Signore Nostro papa Sisto V anno del suo pontificato quarto. Di fronte al Magnifico ed Eccellentissimo Signore Felice Sandro de Amerio e alla presente Terra di Sermoneta Sedente davanti al Tribunale nella Rocca di Sermoneta nella sua solita seggiola presso le Camere Pinctae in qualche sedia lignea l’infrascritto atto al Tribunale stesso deputato, né il Notaio infrascritto, e testimoni personalmente costituiti al Signor Oronzio figlio di Antonio de Candida di Sermoneta, e dalla Signora Orinzia figlia del fu Signor Metellio Cifra moglie del detto Antonio suo Padre asserendo al detto Signor Luogotenente, e a noi, Notaio e Testimoni che nella Terra di Sermoneta fu qualche Signor Metellio Cifra dello stesso Oronzo Ava Materna, che nei giorni prossimi passati volendo preparare il testamento, e la sua ultima volontà dichiarò apertamente ai testimoni, che in nessun modo con la morte quello fare non potesse, infatti dalla sua stessa ultima volontà, ed animo quando Antonio de Candida suo padre qui presente, come disse dal predetto Signor Metellio fosse più certo a lui stesso dicendo già aver disposto il suo ultimo Testamento, e quello fra le sua scritture così conscritte tenere, e secondo il tenore del conscritto volle reperire e disporre delle cose dette nel detto Testamento di mano propria del detto Signor Metellio, e perquisite le sue scritture fu trovato e volle disporre intorno alle cose dette nel Testamento e disporre delle sue cose dopo la sua morte. Questo è quanto detto dal Signor Metellio, e rirovato fu e volle disporre delle sue cose dette nel Testamento di mano propria del detto Signor Metellio scritto in due fogli di pergamena, ed è questo, esibendo a me Notaio e al Signor Luogotenente e Testimoni due fogli di pergamena similmente, ed in parte scritti con il concesso tenore= In nome di Dio Giesù Cristo amen costituito a me Notaio…In primo raccomandò l’anima a Dio Altissimo Creatore, e alla Beata Maria sempre Vergine suo Avvocato, volendo dopo la sua morte che il suo corpo debba essere seppellito nella Chiesa Cattedrale di Santa Maria di Sermoneta nella sua sepoltura associato ai Canonici, ed altri presbiteri Fratelli…Inoltre legò per la salvezza della sua anima due scudi alla Società del Santissimo Sacramento, altri due alla Società della Carità, uno alla Società del Rosario, ed uno alla Società  di Gesù congedando con comodità gli eredi infradetti…Inoltre per la salute dell’Anima sua, al Padre, alla Madre, e ai Figli lascia due Case esistenti in Sermoneta nella Contrada detta di Santa Maria, la Casa di Attilia Moglie di Eugenio di Camillo Dani, et la propria Casa dello stesso Testatore, che deve essere locata, e dare a pigione ad un Presbitero da nominare dallo stesso Testatore prima della sua morte, che debba celebrare due messe per la sua Anima…
Testamentum Metalli Cifrae
In Nomine Domini Amen. Anno Domini 1588 Inditione 1 die 2 Mensis decembri Pontificatus Sanctissimi Domini Nostri Sixti pape V anno eius quarto. Coram Magnifico et Excellentissimo Dominus Felice Sandro de Amerio et ad presens Terre Sermonete Sedente pro Tribunali sedente intus Arce Sermonete in eius solito cubiculo juxta cameras pictas in quadam sedia lignea ad infrascripto actus pro condecenti Tribunali sibi deputatus, neque Notario infrascripto, et testium personaliter constitutus Dominus Orintius Filius Antonij de Candida de Sermoneta, ex quondam Domina Orintia Filia quondam Domini Metelli Cifra uxore dicti Antonij major quatuordicim annorum ut dixit minor tamen vigintiquinque cum presentia dicti Antonij sui Patris asserens coram dicto Domino Locotenente, nobisque Notario, et Testibus quod in Terra Sermonete fuit quidam Dominus Metellus Cifra ipsius Orintij Avua Maternus, qui hisce diebus proxime elapsis volens condere testamentum, et sua ultima voluntate declarare coram Testibus, nihilominus morte preventus illud efficere non potuit, de eius tamen ultima voluntate, et animo cum Antonius de Candida eius Pater hic presens, ut dixit sepe sepius a predicto Domino Metello fuisset certioratus eidem dicendo se iam disposuisse suum ultimum Testamentum, et illud pene set inter suas scripturas ita con scriptum retinere, et secundum illius tenores prout con scriptum reperitur velle disponere de rebus suis post eius morte. Hinc est quod mortuo dicto Domino Metello, et perquisitis eius scripturis fuit repertus velle disponere de rebus dictus Testamentus manu propria dicti Domini Metelli scriptum in duabus folis papiri, et est hoc, exhibendo mihi Notario coram dicto Domino  Locotenente et testibus duo folia papiri simul, et in parte conscripta tenoris vide licet=In nomine Domini Jesu Xristi amen constitutus coram me Notario…In primis autem recomandavit Animam suam Altissimo Creatori, et Beate Marie semper Virginis eius Advocate, volensque post eius morte corpus suum seppellire debeat in Ecclesia Cathedrali Sancte Marie de Sermoneta in eius sepoltura associatus ab omnibus Canonicis, et ab aliis Presbiteri Fratribus…Item legavit pro salute Anime ipsius Testatoris duos scutos Societati Sanctissimi Sacramenti, duos alios Societati Charitatis, unum Societati Rosarij, et unum aliud Societati Jesus solvendos cum commoditate eredij infrascripti…Item pro salute Anime ipsius testatoris, Patris, Matris, Filiarum reliquit duas Domos existens intus Sermoneta in Contrada dicta Sancta Maria, propre Domus Autilie Uxoris Eugeniis Cammilli Dani, et propre Domus alias ipsius Testatoris, que debeant locari, et pensionis dari debeant uni Presbitero nominandum ab ipso Testatore ante ipsius morte, qui dicere debeat duas Missas pro Anima…
Appalto del Forno della Comunità di Sermoneta, con diversi Patti.
In Nomine Domini Amen. Annus eius 1643. Indictione secunda, pontificatus Sanctissimi in Christo Patris, et Dominus Nostri Urbani divina providentia Pape VIII, annus eius duodecimo die vero 17 mensis Octobris. In mei personaliter constitutus Petru Giudottus quondam Pauli filius de Sermoneta, qui sponte omni promisit, et se obligavit Comunitati Sermonete, et pro ea Domini Marco Antonio Columne Capiti Priorum, Jacobo Pitio, Felici Impernicato, Alexandro Corbano alias mallocca Prioribus dicte Communitatis Sermonete presentibus promittentes de rato, et prose alias mallocca Prioribus dicte Communitatis Sermonete presentibus promittentes de rato, et pro seiusque frati habit in forma pro Dominus Cosma Crucis eorum collega absente ita quod aliasde quibus cum presentia, et asistentia Admodum Illustrissimi et admodum existentis Dominus Ascanij Catalani Dominus Locotenentij generalis Sermonete pro se, suisque exercere eius Furnu incipindo a die presentis Instrumenti, et ut sequitur finiendo per tota die 15 Augusti proximi venturi anni 1635 et mantenere dicta Comunitate in venditionis panis sub infrascriptis capitulis, pactis, et conventionibus inter dictas Partes mutua hinc inde stipulatione interveniens hinitis, et firmatis, quorum copia mihi Notario infrascripto tradita fuit tenoris infrascripti, videlicet. In primis esso Pietro Guidotti si obliga fare tutto il Pane necessario per la Terra di Sermoneta, et alla Eccellentissima Casa per tutti li 5 d’Agosto prossimo da venire del 1635. Item, che il pane a baiocco bianco debba essere di undeci oncie, qual pane sia buono,  et recipiente, et staccato come si suol dire a gelosia ben staggionato, et cotto. Item si obliga far pane a decina buono, et recipiente per detta tutta stagione come sopra a baiocchi sette la decina, et di detto pane negro a decina ne debba fare una fornata almeno la settimana. Item vole detto Pietro, che il pane che farà a baiocco si debba pesare ogni mattina sino a mezzogiorno all’usanza di Roma, et non essendo pesato, et revisto dalli Grescieri non possi venderlo sotto pena di giulii cinque per volta d’applicarsi alla camera Ducale in caso et ritrovandosi detto pane freddo calare due oncie per palata, che sono sei pagnotte, non sia astretto a pagare cosa alcuna, ma caldo sia giusto: et pesato, che sarà una volta non si possi pesare più ne sia tenuto a cosa alcuna, et se calasse più de due oncie, et fusse più di un scudo per volta d’applicarsi come di sopra, et il pane si habbia a vendere a peso corrente cioè undici oncie a baiocco, et baiocchi sette la decina del pane negro: et se calasse tutto il forno più de due oncie volle esser tenuto alla pena di scudi doi, et alla perdita della metà del pane, cioè della fornata, che mancarà, d’applicarsi come di sopra. Item mancando il pane più di sei ore vole essere tenuto pagar la pena di giuli cinque per volta, purchè il lavoro stia impiedi, altrimenti vole esser tenuto non essendo il lavoro impiedi alla pena di cinque ducati, et niente di meno vole esser tenuto a fare il pane, et quante volte mancarà, tante volte vole esser tenuto alla pena, come di sopra, d’applicarsi come di sopra. Item vole detto Pietro che nessuno possi far pane a vendere, ne a biocco, ne a decina, senza pregiudizio però di quello, che ha concesso per Instromento la Comunità al suo Affittuario sopra questo particolare del Grano, et che non si facci altro, che un Forno in Sermoneta, et le fornare di Sermoneta possino vendere il fornatico, che li toccarà. Item vole poter vendere pane a chi parerà al detto Pietro tanto a Cittadini, come a Forastieri a grosso, et a minuto secondo li parerà, e piacerà senza incorso di pena alcuna, eccetto però alli Fidati di Sua Eccellenza, alli quali non possi esso Pietro vendere pane sotto pena di cinque giulii d’applicarsi come di sopra. Item vole, che li Signori Priori si oligano di mantenere detto Pietro in pacifico possesso durante detto termine, altrimenti quia sic et non alias. Item esso Pietro vole esser tenuto, et obligato a pigliare, et spianare per servizio di detto Forno il Grano dell’Eccellentissimo Signor Cardinale Caetano Patrone, che riceve la molitura delle Mole di Ninfa, et Portatura, et quello pigliarlo a cinque Rubbia per volta in dette Mole da misurarseli alla misura corrente, qual grano promette pagarlo manualmente, et in contanti a ragione di giulij quarantadoi il Rubbio et non pagando il detto grano in contanti, non vole esser tenuto l’Eccellentissimo Signor Cardinale et per esso il Signor Filippo Piovezzica suo Agente a darli grano, et che detto Pietro Guidotti non possi, ne li sia lecito sotto qualsivoglia pretesto pigliere a spianare grano di altre Persone, etiam in minima quantità, sotto pena di scudi venticinque, et di tre tratti di corda da darseli in publico ipso facto contravenendo a pigliare, o compare, o spianare grano di altri, eccetto quello dell’Eccellentissimo Signor Cardinale. Item vole il detto Eccellentissimo Signor Cardinale, et per esso il Signor Piovezzica suo agente esser tenuto et obligato dare, et consegnare al detto Pietro Guidotti Fornaro tutta la quantità di grano per servizio di detto Forno di Sermoneta al prezzo sopradetto, mentre il detto Pietro Fornaro lo pagherà in contanti, il quale non pagandolo in contanti, non sia tenuto l’Eccellentissimo Cardinale, et il detto Signor Filippo Piovizzica suo Agente consegnarli, et darli grano in nessun modo…Actum Sermonete in Domo solita habitationis dicti Petri Guidotti in Regione Burgi juxta suos fines presentibus Antonio quondam Augustini de Rocco filio, et Carolo quondam Camilli Semenze filio de Sermoneta Testibus ad predictas.

Committenti rivelati
La cappella di Santa Lucia, la prima sulla sinistra nella chiesa di San Giuseppe, ha sempre rappresentato un dedalico riferimento riguardo al giuspatronato, quindi alla committenza degli affresci che, in base a confronti stilitici, lo scrivente ha restituito ad Angelo Guerra di Anagni ; quindi abbiamo l’autore ma manca il fattore fondante e determinante della medesima decorazione, il committente, che adesso possiamo agevolmente rapportare, finalmente, alla famiglia Loffi,   
Testamento di Ottaviano Loffi, nel quale lascia alla Confraternita della Carità il jus di conferire la cappellania, jus Patronato della fameglia de Loffi esistente nella chiesa della Concezione[oggi San Giuseppe] sotto il vocabolo di Santa Lucia, e lascia a detta Cappella due case col peso di due Messe la settimana.
In nome di Dio Amen. Anno del Signore 1625 Indizione 5 giorno 29 Marzo Pontificato del Santissimo in Cristo Padre, e Signore Nostro Urbano per divina provvidenza Papa VIII anno suo secondo. Personalmente costituito Clerico Ottaviano de Loffi di Sermoneta che sano di mente per grazia di Dio, e di intelletto, con retta locuzione, nel corpo languido, e nel letto giacente consapevole che nulla di più certo della morte e l’ora della morte incerta, temendo la futura morte, e non decedendo intestato, dopo della sua morte lite, e controversie sorgano sui suoi beni, per cui presente il Testamento, che dal diritto è detto senza scritti, in questo modo segue, e curò di fare la forma, e= In primo che l’Anima è più nobile del corpo, e all’onnipotente Dio, e di questo la gloriosissima Madre Vergine Maria, e tutta la Curia Celeste raccomanda. E omesse altri. Inoltre per il diritto lascia legati alla Venerabile Società della Carità di Sermoneta la Cappellania con Giuspatronato di Famiglia de Loffi, esistente nella Chiesa della Concezione di questa Terra di Sermoneta sotto il vocabolo di Santa Lucia, così permesso, che esistente altra persona capace della famiglia della Signora Elisabetta del fu Sacripante Bonifacio Andrea di Cori di suoi Nipoti, ora e sempre, e in qualunque modo proferito, e dagli ufficiali della detta Venerabile Società proferiti debbano altre persone estranee, e non da detta Famiglia alla detta Cappellania, poiché così e non altri. Inoltre alla stessa Cappellania di Santa Lucia dal Giuspatronato della famiglia de Loffi per legato siano le due infrascritte case dello stesso Testatore l’una all’altra contigua poste nella detta Terra di Sermoneta, nella Regione del Borgo presso da una, mediante via, la quale  conduce alla Torre nuova, alle Mura della Terra di Sermoneta, da altro da Claudio Guardino, e Giovanni Battista Lombardelli, ed altri con onere, per il tempo cappellano della detta Cappella debba tanto per l’Anima dello stesso Testatore, che di suo Padre, e Madre, ed degli altri della sua Famiglia già defunti, celebrare nella detta Cappella due Messe per quando sia concesso nella settimana, e di cui una nel giorno della Luna, e l’altra in qualsivoglia giorno a piacere del detto Cappellano, condizione imprescindibile, che in detta Elisabetta di suo Nipote voglia abitare le dette case, o una di queste, ora, e in questo caso non possa questa espellere, ma questa invece ammettere deve e nella stessa vivere alle dette dove è abitazione, e la detta Signora Elisabetta all’interno, e a rispetto del detto Legato prometta di assolvere le pigioni delle dette case per scudi otto a razione per scudo quattro per qualsivoglia delle dette case, e non altre per detto tempo al cappellano…
Testamentum Ottavini Loffi
In Dei nomine Amen. Anno Domini 1625 Indictione 5 die vero 29 Martij Pontificatus autem Sanctissimi in Christo Patris, et Dominus Nostri Urbani divina providentia Pape VIII anno eius secundo. In mei personal iter constitus Clericus Octavianus de Loffij de Sermoneta qui sanus dei gratia mente, et intellecto, recteque locutionij, licet corpore languens, et in lecto jacens sciens quod nil certius est morte et hora mortis incertius, timens future mortis eventu, et ne decedens intestatus, post eius mortem lite, et controversie oriantur super eius bonis, ideo presens nuncupatium Testamentum, quod de jure civili dicitur sine scriptis, in hunc qui sequitur modus, et forma facere curavit, et= In primis qui Anima est nobilior corpore, igitur illo omnipotenti Deo, eiusque gloriosissime Matris Virgini Marie, totique Curie Celesti commendavit. Et omissis alios. Item jure legati reliquit Venerabili Societati Charitatis Sermonete jus conferende Cappellania de Jure Patronatus de Familia de Loffi, existens in Ecclesia Conceptionis eiusdem Terre Sermonete sub vocabulo Sancte Lucie, conditione adiecta, videlicet, quod existente aliqua persona capace de familia Domina Helisabette quondam Sacripanti Bonifacis Andrea de Cora eius  Nepotis, tunc semper, et quandocumque preferatur, et ab officialibus dicte Venerabilis Societatis preferri debeat aliis Personis estranei, et non de dicta Familia, ad dicta Cappellania, quia sic et non alios aliter. Item eidem Cappelle Sancte Lucie de jure Patronatus Familie de Loffis jure legati infrascriptas duas domos ipsius Testatoris unam alteri contigua posita in dicta Terra Sermonete in Regione Burgi juxta ab uno, mediante via, que ducit ad Turrim novam, Menia dicte Terre Sermonete, ab alio heredibus quondam Francisci Monacelli, ab alio Claudie Guarcine, et Johanne Baptiste Lombardelli, et alios  cum onere tamen, pro tempore cappellanus dicte Cappelle debeat tam pro Anima ipsius Testatoris, quod suorum Patris, et Matris, et aliorum de eius Familia predefunctorum, recitare in dicta cappella duas Missas quo pro quolibet hebdomada, quarum una in die Lune, et altera in quolibet die ad libitum dicti Cappellani, conditione etiam adiecta, quod indicta Helisabetta eius Nepotis velit habitare dictas Domos, vel una ipsarum, tunc, et eo casu non possit ea expelli, sed ea admitti debere ipsa vivere ad dictas habitatione, dummodo dicta Domina Helisabetta intuita, et contemplatione dicti legati solvere promitatt pensiones dictarum domorum pro scutis octo ad ratione scutorum quattuor pro quolibet dictarum Domorum, et non alias aliter dicto pro tempore Cappellano…
Copia. Legati della Compagnia del Santissimo Rosario. Legato della quondam Lucrezia Piacentini di una Messa il Mese Legato della quondam Laurenzia Sementi di due Messe il Mese ed un Anniversario.
Il Signor Giulio Pizzi Cammerlengo, il Signor Canonico Domino Pietro Antonio Auzzetti, ed il Signor Giacomo Razza Priori della venerabile Compagnia del Santissimo Rosario esistente dentro la Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta devotissimi oratori, e sudditi di Vostra Signoria Illustrissima, con ogni ossequio l’espongono, come la quondam Lucrezia Piacentini di detto luogo nel suo ultimo Testamento, con il quale morì, rogato dal Signor Giuseppe Scatafasso Notaro di detta Terra li 25 Aprile 1694 ordina in detto suo Testamento a suoi eredi, che vene dessero due suoi Tummoli di Terreno al Signor Domenico Balsani, e del prezzo di essi si estinguesse un Censo, che lui avea passivo con la sopradetta Venerabile Confraternita, e pagatone li frutti decorsi, del residuo del prezzo di quelli, e del prezzo d’una Caldara di rame, e di cinque lenzuoli di tela grossolana, che parimenti ordina si vene dessero se reformasse un legato perpetuo per l’Anima sua, e suoi a favore della detta venerabile Confraternita, con il peso doi messe da tassarsi da Vostra Signoria Illustrissima…
Legato della quondam Laurenzia Sementi di due Messe il Mese ed un Anniversario.
Il Signor Giulio Pizzi Cammerlengo, il Signor Canonico Domino Pietro Antonio Auzzetti, ed il Signor Giacomo Razza Priori della venerabile Compagnia del Santissimo Rosario esistente dentro la Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta devotissimi oratori, e sudditi di Vostra Signoria Illustrissima, riverentemente l’espongono come , la quondam Lucrezia Sementi passata a miglior vita nell’ultimo suo Testamento rogato dal Signor Giuseppe Scatafasso li 4 del Mese di Gennaro 1694 lasciò sua erede universale le detta Venerabile Confraternita con titolo di Legato perpetuo per tutti i suoi beni in una casa di due stanze, che se ne cava di frutto annuo di piggione scudi 2 e baiocchi 50= Due tummoli di terreno aratorio, che l’anno fertile con l’infertile rende di frutto scudi 2= Una vigna con alcuni piedi di olive, che l’un anno per l’altro rende di frutto scudi 2 moneta=et delle masserizie di Casa di già vendute se ne sono cavati scudi 70… Ita omnis datum Setie hac die 3 Mensis Junis 1701…
Legato della quondam Anna Maria Mozzarella di Messe 15 ogn’anno.
A dì 20 Ottobre 1730  per gl’atti del Signor Luca Pacifici Notaro seguì l’assegna dei beni lasciati dalla quondam Anna Maria Mozzarella, consistenti in una Casa di due stanze medie in Contrada la Portella confinanti con li beni del quondam Giulio Caposio, al presente dotali di Biagio Nannasanti, e la detta portella, ed altri in un tummulo, e mezzo di terreno prativo in Contrada Piedenolfo…
 In Nomine Domini  Amen =Die 14 Februari 1752=In meis, ac Testium Philippus Fiorentino Filius quondam Josephi, et Joseph Barzellona Filius quondam Salvatori de Sermoneta mihi cogniti, qui sponte ad requisitionem Tummulorum Dominii Priorum Illustrissime Communitatis Sermonete deposuerunt, ut infra vide licet. Ricercati da Vostra Signoria deponiamo per verità e non altrimenti, come essendo io Filippo Fiorentini l’anno prossimo passato stato eletto dall’Illustrissimi Signori Capo Priore, e Priore di quest’Illustrissima Communità…
Inventario della Compagnia della Carità, ed Ospedale 1778.
Terreni nel Quarto di casale Venditto. Rubbia sei in un Corpo detto il Casale della Carità in Contrada la Gialla confinante con la strada della Gialla, e Dogana, con li beni di Santa Maria di Ninfa, Pantanelli, Francesco Maria Pizi, li beneficiati di San Paolo, ed altri. Tumoli cinque vicino il detto casale confinanti con gl’eredi del quondam Giovanni Spagnoli, li Monaci di Sant’Antonio Abbate di Roma mano la Teppia il Capitolo di Santa Maria di Sermoneta, ed altri. Tumuli sette sodivi incolti di verun frutto in Contrada la Gialla rimanenze di campo, confinanti con Tutij, il Benefitio di Sant’Antonio di Padova, ed altri. Tummoli sette nel quarto della Vaccareccia confinanti con Galli, li Beneficiati di San Paolo, li Beneficiati di Santa Maria di Ninfa, ed altri. Nel Quarto dei Mazza Cornuta, e Settenole. Tumuli tre in Contrada la Via di Roma confinanti con Galli, Razza la Teppia, ed altri. Tumuli tre in Contrada la Piscina confinanti con li eredi del quondam Giovanni Spagnoli Quatrassi, il Beneficio di Sant’Antonio di Padova, ed altri, nel Quarto di Mezza Cornuta. Nel Quarto di Mazza Cornuta. Nel Quarto dello Schitillo, e Carrara. Tumuli tre in Contrada la Cona di San sala confinanti col Capitolo di Santa Maria, Strada maestra, Francesco Maria Pitij, ed altri. Tumolo uno, e mezzo in Contrada lo Schitillo confinante con la Vigna di Francesco Maria Pitij, Angelo Maria Spagnoli, ed altri. Tumuli quattro in Contrada li Federichi confinanti con Galli,  Gragorio Verdone, il Capitolo di Santa Maria, ed altri. Tumoli tre coltivi in Contrada sopra il Convento di San Francesco detta il Pozzo dell’Orso, e Casali…
Copia dal Libro della Compagnia della Carità.
Item la metà d’una casa assegnata oggi 19 settembre 1673 da Camilla Tomarosi per la dote, che hebbe quondam Clementia Cagnari moglie del quondam Francesco Tomarosi, la quale dote ha havuto luogo alla restituzione  per esser morta essa quondam Clementia senza figli legittimi, et naturali, si possiede in divisa con essa camilla, e sta sopra con patto redimendi per scudi trenta conforme apparisce per Istromento rogato dal Signor Onorato Casale Notaro sotto il giorno, et anno sudetto. La detta casa stà nella Decarcia della Valle confinante con li beni dotali di Caetano Marrocco, et di Giacomo Borzo, et la via publica. Item un’altra casa nella Decarcia del Borgo apresso li beni delli Signori Pasquali, et la via publica. Item un’altra casa nella Decarcia di Santa Maria appresso li beni di essa Chiesa et li beni dotali di Francesco Santoro. Item una Casa nella Decarcia di Valle Pagana la possiede indivisa con Caterina Martelli. Item un’altra Casa sotterranea sotto la Cittadella della Fortezza sotto li beni dotali di Giuseppe Filavoro. Item un casarile nella decarcia della valle Pagana confinata con li beni di Barone lasciata dalla quondam Madalena Sgrafignia. Item un altro casarile nella Decarcia della porta Sorda vicino li beni del quondam Giulio Cesare Spadone. La Casa sotto la Rocca lasciata alal Compagnia della Carità di Sermoneta da notaro Alessandro erario indivisa con li eredi di Antonio Buccio, confinante con la Casa di Santa Maria lasciata dall’istesso Notaro, è stata appeggionata a Don Vincenzo Antiochi per scudi cinque l’anno sotto il dì primo di Maggio 1603 vengono alla Compagnia per sua parte giulij venticinque. La Casa alla Decarcia del Borgo confinante con Horatio Paquale la tiene in vita Madonna Laurentia Pasquale conforme all’Istromento per averla murata Stefano suo marito, et ne paga scudi sette l’anno. La Casa dell’heredi di Lucrezia Cipriani nella Decarcia del Borgo è enfiteosi della Compagnia della Carità, et se ne paga per annuo canone scudi 7 deve per tre anni finiti alli 15 di Agosto 1603 baiocchi ventidoi, e mezzo. La Casa di Don Ottaviano Loffo al Borgo è emphiteosi dell’Hospitale, et ne paga un carlino l’anno, et deve doi carlini per doi anni maturati alli 15 di Agosto 1602. L’Orto di Piedinolfo lo tiene locato Alessandro Monacello in terza generazione, ne paga giulij tre l’anno come per Istromento rogato per Notaro Alessandro erario, tra esso Monacello, et Messer Metello Cifra, o suo Padre, del quale la Compagnia è erede, deve per un anno finito alli 15 Agosto 1602 giulij tre.
Alle sudette si potrebbero aggiungere
Una Stanza di Casa in Contrada della Torrenuova confinante con Don Salvatore Pretagostini, Giulia Pretagostini Santoro, e la Strada, comprata dalla Compagnia scudi 30= da Florinda, Rosa, ed Antonia sorelle d’Ariziao, come per Istromento rogato da Francecso Tommaso Rossi sotto li 13 Marzo 1751. Una Casa in Contrada la Valle di stanze cinque vicino li beni di Suor Maria Scatafassi, di laurenzia Rossetti, e strada pervenuta alla Compagnia per grossa somma restato debitore il fu Canonico Don Giuseppe Galeazzi Camerlengo di essa, come dal suo Sindicato, ed Istromento rogato da Biagio Bruni lì 18 Febbraio 1761. La metà di due stanze indivise con la Compagnia della Carità in Contrada l’Arco della Torrenuova, confinanti con la muraglia del Cimitero di Santa Maria, con le sorelle Razza, o Cattivera, e Vincenti scudi 34: 66 comprata da Caterina Colonna, e Maria Vittoria sua fglia moglie di Loreto Stefanucci, come per Istromento rogato da Francesco Tommaso Rossi sotto li 31 Agosto 1776.
Beni esistenti in Sermoneta, e suo Territorio spettanti alla Chiesa Rurale di Santo Antonio Abbate presentemente appartenente all’accademia nobile ecclesiastica di Roma.
Una Vigna in Contrada l’Abbadia di due Tummoli, e mezzo, vicino li beni di Giuseppe Monti, e di Giardini oggi li Fratelli Riccelli, strada publica ed altri. Un Canneto confinante a detta, ora ridotto a vigna, ed unita colla sudetta, ed in descrizione e stima stà espresso=ivi= Tummulo uno canneto nell’Territorio di Sermoneta in Contrada la canneta vicino li beni di Giuseppe Ciocio, e del Abbadia. Possessione vignata in contrada li canneti di tummolo uno, e canne cento confinante da ponente, e Tramontana col Stradello vicinale, il Signor Duca, e Scatafassi salvo altri coltivata oggi dalli eredi di Giuseppe Galante alias Cuirmera. In detta contrada li Canneti altra Possessione Vignata della quantità di quarta una, e canne 15 da Levante confina con camillo Amati o sia il Legato Milizia, salvo altri in oggi coltivata da Salvatore Ferrari. Possessioe vignata in Contrada le Cese di quarte due, e canne 30 confina da Levante colla strada, che va a Carlacupa in oggi in oggi si ritiene da Farncesco Cappelletti alias Scarafone da Norma e li altri confini sono con Sant’Erasmo di Bassiano, e Tutij, salvo altri. Nella stessa Contrada le Cese di tummoli due altra vigna coltivata da Pasquale Collinvitti di Norma oggi Stefano Bianconi, confinante…
Sieguono li Oliveti
Un’Oliveto in Contrada il Monte di Portatura, oggi detto del Porto di rubbia due recinto di Macerai, che si riteneva da Domenico Martelli ed oggi dalli fratelli Riccelli, confinanti con li Beni di Diodato Spagnoli, li stessi fratelli Riccelli, e Luca Pacifici, e la Strada. Sotto la detta Strada altro Oliveto del quantitativo parimenti di Rubia due ritenuto da Tutij come Affittuario.
Sieguono li terreni Seminativi esistenti in mani di Tutij Affittuario, coem in appresso siegue, cioè
Terreno in Contrada il Ponte di sala di tummoli due, confina colli beni di San Nicola, e di San Lorenzo, oggi Prativi. Terreno in Contrada il Ponte del Piagale di tummoli due confina colli beni di Razza, e di San Nicola, salvo altri. Altro terreno confinante col detto Ponte di Piagale, e il fiume di Ninfa, e la via Romana di capacità di un tumolo, che prima era canneto, ed ora è seminativo. Altro terreno che prima era vignato, ed ora seminativo in contrada il Ponte del Piagale di tumulo uno, e mezzo, confina con li Beni di San Pietro di Corte, e di Bernardo Razza, e la Strada publica salvo altri. Possessione aratoria in Contrada le Perazzetta della capacità di rubbie due, confina con il Fosso del Rivo da Levante il colle ditto di Mastro Marco Tizzani, Giuseppe Mirti, e Quatrassi, salvo altri. Terreno seminativo di un Rubbio in Contrada la carrara, o sia la Fuga di livia confinanti con li Beni della chiesa di Sant’Angelo, e di Tutij, e la Fuga di livia, salvo altri. Altro in Contrada la Bocca della teppia, vicino li Beni di Santa Maria di Sermoneta, e la Strada Publica, e la teppia stessa salvo altri della quantità di un rubio.Terreno Contrada lo Schitillo di un Tumulo, e contigua ad esso. Altro terreno di un altro tumulo, e mezzo, che in oggi forma tutto un corpo con il detto e confinano colli beni di Santa Maria…
Sieguono le Case entro la Città Ducale di Sermoneta
Casa a Piedi la Piazza confinante con l’arco di numero 3 piani, che resta affittata scudi 22 l’anno compresa la Bottega vicina l’Arco. Casa in Contrada la Pescina confinante con Francesco Morelli, e Barbarossa di stanze due erratiche, restano affittate scudi 3:50 annui. Casa in Contrada li Travi confinante con Rosalba Perna, e Girolama Colini di 4 piani, e sta affittata scudi 11 annui Casa alla piazza, confinante col Palazzo di Corte, ed il Canonico Coltabaccari, di due piani, e stà affittata per scudi 3 annui. Casa in contrada la Madonnella confinante con andrea Pitij di numero 4 piani, e  stà affitatta scudi 7 annui. Casa in Contrada le Murella confinante con Luca Pacifici, e Pietro Pietragostini, di tre Piani. La detta casa è indivisa col capitolo di Sant’Angelo, e Giulia Didico, ora Pietro Tribuzi per una sesta parte di quello se ne ricava di piggione spetta al sudetto capitolo, e Tibuzi, e per tre seste parti spettano all’Accademia la quale viene ritenuta da detto Pietro Tribuzi scudi 1:50 l’anno…
1653. 19 Settembre. Sebastiano Pasquetti Notaro. Inhibitione a forma di Decreto ottenuto ad istanza della Communità di Sermoneta contro il Signor Duca sopra la manutenzione dell’Archivista, e Cancelliere, o sia Segretario .
Prosper Caffarellus Prothonotarius Apostolicus Utriusque Signature Sanctissimi Domini Nostr43i Pape Referendarius nec non Curie Causarum Camere Apostolice Generalis Auditor Universis, et singulis hac presens publicum Instrumentum decreti visuri, lecturi pariter, et audituri Noverint quod nuper, et infrascripta die pro parte, et ad instantiam communitatis, et hominum Sermonete, principalium contra, et adversos eccellentissimum dum don Franciscum Caetanum Decem Sermonete exadverso Principalem, Johanne Baptista Sanctissimi Domini Nostre Pape Curior retulit in scriptis se die decima septima huius domi dimissa copiam coram Reverendus Pater Dominus Baranzono nostro in avibus locumtenente infrascripto citasse dictum Eximium dum Ducem don Franciscum Caetanum dicem Sermonete ex adverso Principalem ad dicendum contra litis pendentiam, de qua in actis in vim illius, et alias omnis videndum sibi inhiberi ad statim subdictis penis scuto rum mille, allisque arbitrio Domini ne aurea aliquid innovares in parti bus super pretensa deputazione Cancellarij Communitatis, et illius occasione, nec aliud quicquam attentare sub quovis pretextu et decretum quodcumque ad primam diem Instantibus ejusdem Communitate, et hominubus Sermonete sive Relatione facta comparuit coram eodem Locumtenente nostro Dominus Johannes Baptista de Nobilibus Procurator dicte Communitatis, et Hominum, et reperit Pendentiam litis, de qua in actis, et petiit, et obtinuit inhiberi hinc inde ad formam decreto rum cum inhibitione omnis que quidem intimatio fuit lgitime exequuta, et in actis infrascripti Notarij reproducta. Tenor autem decreti pro parte Communitatis obtenti sub die septima Mensis Junis 1653 talis est vide licet, sub citatione contra dictam Excellentiam Dominus Ducem exequire.Sexta die eiusdem mensis Juniis preteriti relatione facta comparuit Dominus Johannes Baptista de Nobilibus Procurator dicte Communitatis, et Hominum Sermonete, et petiit et obtinuit ut supra manuteneri Communitatem in possessione eligendi cancellarium, et Archivistam, et amovendi nisi  infra tres cum intimazione, que quidem intimatio fuit pariter exequuta, et ut upra reproducta vobis omnibus, et singulis supradictis tenore presentium intimamus atque inhibemus omnibus, et singulis supradictis ne aurea aliquid in parti bus innovare, seu attentare, nec alibi in judicium trahere, nisi coram Nobis quovis sub pretexto sub penis predictis allisque arbitrio nostro taliter. In quorum fidens datum Rome ex Edibus nostris hac die decima nona Septembris 1653…
Melius pecunia quam Amor
Certamente oggi sarebbe un pensiero esecrabile, almeno formalmente quantunque nella prassi in effetti sia ancora prettamente e tacitamente accolto e razionalmente giustificato, ossia il matrimonio d’interesse; in effetti resta un dato assai consueto, che secondo i costumi morali odiernamente vissuti non dovrebbe, formalmente, essere concepito, ma talvolta ci si accorge che in effetti potrebbe non nuocere molto, anzi agevola. Tale considerazione se oggi è ripudiabile, durante i secoli passati era l’abitudine, la scelta patrimoniale surclassava quella prettamente morale ovvero sentimentale, che poteva intercorrere e garantire un un lieto evento quale quello simbiotico fra due amanti, nell’accezione latine del lemma, ossia chi si ama; i matrimoni della storia erano fondanti per la vita dello Stato, accordi patrimoniali e matrimoniali era indispensabili per garantire l’esito di una nazione, quindi le certezze ereditarie che ne sarebbero pervenute, il sentimento, all’epoca ignoto a tal genere di incontri, era il principio che solo raramente veniva a svolgersi fra due coniugi, fondamentale era garantire il prosieguo della stirpe e della parentela che agevolasse una famiglia regale contro altre che avrebbero potuto contendere alcuni diritti terrieri e finanziari, a cui erano i possessi territoriali stessi. Quindi Francesco Caetani, figlio di Filippo Caetani e Duca di Sermoneta dal 1614,  assecondò rettamente le idee a lui contemporanee riguardo alla politica matrimoniale seguita dalla sua famiglia; i risultati sono puntualmente descritti nei seguenti Capitoli Matrimoniali .
Copia.Per lo presente Albarano valido come pubblico Instrumento roborato con giuramento, e d’ogni solennità necessario. Io Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta dechiara, che nilli capituli, cge si faranno sopra il matrimonio che haverà da contrahire tra me e la Signora domina Anna Acquaviva d’Aragona figlia dil Principe di caserta, si cediranno, e daranno in detto beneficio per la detta Anna li annui di settemila che si devono per li Signor Duca, e Dudona di Montone per detti 100 mila che furono dati dilla quondam Donna Isabella Caracciola de Mendola Cameriere di detta donna Anna, tutta volta siamo continuti, che dessi detti settemila Io predetto Duca debba goderne anni detti 2500 solamente e gl’altri detti 4500 dilla somma di detti annui detti settemila ristino a beneficio di detta Principessa di caserta,  sua vita davanti, quali annui dati 4900 a maggior cautela di detta Principessa di caserta di mia spontanea volontà dono a detta Signora Principessa, donatione titolo irrevocabiliter inter vivos. Et di più perché mia istanza alcuni rispetti, che movino la mi ametto detta signora Principessa promettendomi li annui detti 800, che adesso la Principessa si pagano per la Reverenda Corte per solo dilla sua Compagnia di genti d’Arme, l’isattione de’ quali ridirà à carico , e pericolo, e comodo mio del dì dilla detta cissione faciendo con far prouva alla persona,  e persone da me eligendo perché debba cautione mi continuerà cedere, come da mò cedo, e do solutione e detta signora Principessa di caserta similmente durante sua viat altrettanta summa dilli detti anni detti 2500 che deverò goderria delli detti annui detti settemila di modo che detta signora principessa abbia da godere mchi li detti annui detti 800 durante sua vita annui detti 3300, quali prometto di più pagare di proprio alla detat signora Principessa, ne farle molestare nell’assuntione di detti annui detti 530 durante sua vita, tanto cotanto detto matrimonio quanto ancora se premariamente detto  la signora Duchessa Anna, soprascritti però figlio o figli pareandi da detto Matrimonio e premontando io per Duca superstite detta Duchessa Anna ò suoi figli nascituri da presente Matrimonio, prometto che detta signora Principessa non pone una molestia per la istituzione di detti annui detti 300 che si li cadono, e rilasiano dalli detti annui detti settemila come di sopra et in caso di qualsiasi molestia prometto per  detto Duca per me, e per gli miei heredi, e successori di pagare il detto Principe tutta la quantità, che forse potria esser avocata con riface tutti i danni spese et mostra de proprio. Et per la conservazione di detti annui 530 che erstano, come di sopra a beneficio di deta signora  Principessa dilla summa di detti annui detti settemila prometto far procura invocabile in ampla forma, etiam in rem propriam alla persona, ò persone che gira detto Principe, et quella mutare, e fu di nuovo in la persona, ò persone che vorrà esso signor Principe tanto vole, quanto li piacerà, con obbligo, come lo prometto di fare ogni anno sieguo che risurgenno detti annui detti 3700 quietanza in amla forma alla persona che li assegni, et successore in benefitio anche di detta signora Principessa. Anche parimenti costitui provenire lo detto signore Principeò altra persona da lui eligenda, come da mo lo costituisco a fare la quietanza di detta esattione. Et seguita la morte di detta signora Principessa detti annui 5300  ristino a mio benefitio li quali annui detti 5300 e detto signor Principe debba godere sua viat durante solamente ettiam in caso che premorirà al detto Principe la detta Donna Anna con i figli o  figlie di detto Matrimonio come si è detto di sopra. Di più prometto io presente Duca che la detta signora Anna sudetto contratto detto matrimonio retroceda al detto signore Principe di Caserta suo Principato  tutti li beni stabili, che per detat Città di caserta nilli luoghi ditti videre et il Borchato, et così anco retroceda alla signora Principesas di caserta tutti li beni stabili a detta signora Duchessa Anna donati per la detta signora Principessa, comprati per la detta Principessa dalli Santoro attiso detti bini spittano a detti Principi, Principesse, e Principessa, et in quilli detta Principessa signora Donna Anna, e fameglia  nella detta Terra di Sermoneta utrisque Roma, ò in altra parte, fuora però dilla Città di Napoli. Et di tutte le cose parte prometto di farne scrittura, ò scritture ali medesimi, così publiche, come private una, ò più volte, et tanti quanti saranno rechiesti ad eletti di detto Principe di cserta, et a connseglio di suoi successori, etiam dogni contratto de matrimonio in amplissima forma et attuale cose predette, non solo prometto come di sopra, ma anche come Cvaliero,  sotto questa legge voglio onorare di più di tutto, et obligato di oservare tutte le cose predette, et ogni una di esse, atteso che d’altra maniera detto matrimonio non saria contrastato, ne conchiuso, ne venuto in sotto, et alle cose predette, ò alcune di esse non posso contravenire in nessuno futuro timpo, ne per qualsiasi causa opinata, et di nuovo super venienti, et promisas di ragione, ita che contravvenendo etiam in minima parte dibba essere imputato per mal cavaliero, et di haver fatto atto indegno ristando sempre in suo robore il presente Albarano, con il quale obligo me, miei heredi, e successori, e beni feudali, e titulati presinti, et futuri, risirvato l’assenso Regio à rispetto d efeudali in Regno, e l’inteso Principe per li bini faudali siti in notro stato Eccellentissimo con clausola di costituto, e precario, et à maggior cautila ne giuro in presenzia dilli infrascritto Notario con sottoscrivendolo di mia propria mano. Et perché io Domma Camilla Caterina d’Aragona Duchessa di Sermoneta vedova , Madre  del detto Duca di Sermoneta à contemplando del sudetto Matrimonio donarò al detto Duca mio  Figlio detti 50 mila però in ogni miglior sia che posso, consento alla sudetta rilasso attestazione et donatione fatta in vigore dil presente Albarano per lo Duca mio Figlio al sudetto signor Principe di caserta dilli sudetti annui detti 5300 dil modo che i contiene nil sudetto Albarano. Et più predetta Duchessa di Sermoneta mi copntinto che li detti cinquantamila, che per me si donaranno al predetto Duca mio figlio a contemplando dil detto matrimonio ristino obligati al detto signore Principe, così per ossirvanda di tutto le promesse, che per detto Duca mio figlio si daranno in detti Capituli, come per osservanza dille promisse et obblighi fatti nil presente Albarano. Et per cautela dil detto Signor Principe, et de suoi heredi, e successori, obligo me, miei heredi e successori, et beni etiam fiudali presenti, et futuri col detto assinso impetrando per li fiudali, et anco le mie doti, ragioni dotali…
Primum otiare
Esito fatto per mano del Signor Antonio Trapani nella preparazione della venuta dell’Eccellentissimo Signor Principe di Caserta in Napoli dalli 15 Gennaro dato per uttto li 9 febbraro 1656. A dì Gennaro dato accastasi per le trabacche, ed altre robbe portate in San Severino-2-5; Dato à Gioseppe lupo per le centrella che ha adoprato -0-17; A dì Gennaro dato per il l’affitto di due lettiere e quattro matarazzi ed quattro coverte e tre coscini per quindici di cominciando da detto a correre il mese à magione di carlini vintiquattro il mese in contro di detto affitto se l’è dato-1;A dì detto dato per portatura di dette robbe à San Severino-0-0-15;  A dì detto per una cassetta di corame rossa-3-10;  per portatura di essa-0-41; A dì 8 detto dato per caparra di quindici di per quattro coverte à ragione di carlini otto il mese-2-0; A dì 20 etto dato  per un cantaro, e 17 carboni-1-0-12; dato per cinquanta sarcene della marina-1-0; a ragione di carlini vintiquattro l’osterano; Dato per portatura di esse-0-10; dato per due boffette grande ed linternoni per la cocina portatura-2-5; A dì 20 detto dato per portatura di due matarazzi presi dalla casa del Signor Cavarretta-0-0-4; A dì 20 detto datoal fabbricatore che fece li residui-8; di cocina per calce, e pozzolana-1 dato al detto fabbricatore per sua massima-2; Dato a Gioseppe lupo per un cato per chiodi e per una libra di candele di sicco-0; Dato per due mascature e due chiave nove ed diversi, e più licchitti, et altri residui fatti alle camere-3; A 4 dì febbraro dato pertre libbre di andette di secco-0; dato à Perino per oglio-1-10; dato per 28 pezzi di cristalli tra giarrette e bicchieri, e catini-3-10;Dato per cinque tremboni tra grandi e piccoli, emezani-2Dato per quaranta piatti piccoli faienza-0Dato per sei piatti mezzani-1-5;Dato per un destro di faienza-1-0; Dato per quattro orinali fini e le vesti e per un altro ignudo-2-3; Dato per diversi pezzi di creta per la cocina-1 28 libra; dato per una libra di candelotti-1-8;dato per diversi portatori in san severino di robbe-2-5; dato al Signor Ciccio Trotta per la spesa della sera di detto di per causa che s’aspettava il camarata del detto Principe come per sua lista appare-3-0; A dì detto dato per portatura delle quattro coverte delli Signori della casa del Signore Girolamo insansevi-0-2; Dato per una scopa, e bambace0-3; A dì detto dato per tre libre di candelotti quel si diedero sopra la galera di Sua eccellenza a ragione di grana vinti  otto a libra-4-4; Dato per quattro porta robba, che si portorno l’argenti in casa del Signor Principe d’ottaviano-0-15;  A dì detto dato per portare li stigli di cocina al principe-0-8; dato per l’affitti di essi-2-3.
Spesa fatta per mano di disfatta in San severini in compagnia dell’eccellentissimo; formaggio, pane cardoni, finocchi, e isalata, Ova Caolicchi et Angini, Per diverse specie, Per vino Nero per strangola e comingalle.
Io Marcho Antonio  Petina Cocchiero con la presente dichiaro haver ricevuto dal Signor Girolamo Pepe Agente dell’Eccellentissimo Signor Duca di Sermoneta, e  Principe di caserta baiocchi Cinquantaquattro, et sono per una Giornata d’affitto di due Carrozze da napoli a Pozzuoli a baiocchi sette che hanno servitio per  detto Signor Marchese d’Alignano daCarlo Pignatato per detto secundo della Deputatione Signor Filippo Mostillo, che vanno a Baia, à riconoscer lo sbarco di detto Eccellentissimo Principe; baiocchi 28 per due carrozze per due Giornate per portar l famiglia di detto Principe in Caserta carlini trenta per detto Camino fatto la Notte per tutte due Carrozze da baia à caserta per la strada d’Aversa a Infide di più per Compagni di detti Cinquanta quattro altri nove, e sono per haver condotto con dodici miei cavalli da Baio a Napoli tre carrozze di detto Eccellentissimo Signor Principe, sbarcate dal Vascelo, che però ha fatto scriver sopra per mano del Signor Giacomo de Stefano, segretario col Segno di Corce di mia propria mano  napoli li 24 Marzo 1658. Segnato di Croce di me sopradetto Michel Angelo Petrini, Giacomo de stefano ho scritto la presente di mia mano volontà del sopra detto Michel Angelo Petrini ed sono testimone.   Io Tommaso Siciliano col la presente dechiaro haver recevuto dal detto Signore Gerolamo pepi dal mese di novembre 1657 per tutto l’ultimo di questo mese de marzo 1658 scudi Novanta  ciò è venti cinque, ad ordine scritto dell’Eccellentissimo Signor Principe de caserta pasati per il Porto delle robbe da palermo in Napoli sedici spesi spesi nel andare e veniree stanziare in pezzuolo dal detto mese de novembre per tutto detto di la venuta del detto Eccellentissimo Principe e figli venni spesi nel sbarco delle robbe de detto Eccellentissimo Principe in Baia, et in pezzuolo costi ancora per magnare e per pagamenti di barche bastasi cavalcatare et altro che tato necessario per detto effetto per i li trenta pagati ad Honofrio Castalano per un viaggio, che e fatto de Palermo in Napoli quaranta denari detto ordine del medesimo Eccellentissimo Principe et in fede ho fatto scriverla presente per mano de Luca Trapani siguita ad Segno di + de me  Tomaso Ciciliano in presenza delli tre infrascritti Testimoni. Io li 31 Marzo 1658. Tomaso Ciciliano per mano di me. Antonio Trapani per esso non sapeva scrivere à facto in la presente del +  et in Fide…
Io Vincenzo Mecola, Isidoro Gregantino, Vincenzo Carlino Angelo perugino, Andrea Gregantino, Gregorio lanorso segretari con la presente dichiara haver ricevuto dal Signore Dottore Girolamo Pepe Agente dell’Eccellentissimo Signore Principe di Caserta ducati Vienti due per due giornate, et una notte, che  la seggue haver servuto in portare l’Eccellentissima Signora Principessa a caserta, et in fede n’hanno fatto scrivere la presente e croce Sigritari dare propie mani Napoli 23 Marzo 1658. Segno di croce di Vincenzo Mecola per non saper scrivere. Segno di croce di Isidoro Gregantino per non saper scrivere. Segno di croce di Vincenzo Carlino per non saper scrivere. Segno di croce di Angelo perugino per non saper scrivere. Segno di croce di Andrea Gregantino per non saper scrivere Segno di croce di Gregorio danorfo per non saper scrivere. Io Giacomo forluza ho scritto la presente per  volta delli soprascritti, e sono testimone. Io Abondanzio de mauro sono testimone.
Speso per la Carozza che pone il  ticcio  col medico a 20 Giugno. Ieno-1-10; paglia-1; per due ferri-1-10; per stallaggio-1; per letto-10; per rinfrescari à  Cardito, e altamare-1.
Signor Girolamo mio servitore farà  detto Principe carrlino sette al presente stalliera per havere tenuta in sua stalla sei mule della Carrozza di Sua Signor Principe, et di un’altra mula del Signor Giovanni Berardino et a dì settembri Caserta li 12 1658
Omnes presentis
Uno Stato delle Anime resta un assunto prettamente archivistico ecclesiastico che potrebbe, e certamente lo scrivente non nutre pie illusioni riguardo al contrario, destare tedio radicale; in effetti un asettica elencazione di famiglie e componenti delle stesse con età rispettive, genitori e figli e le rispettive età comporta una ovvia stanchezza, ma adottando un taglio critico riguardo alla valutazione della natura del documento possiamo ovviare alla noia con altre considerazioni che possono essere estese e rapportate ad altre concezioni storiche, preferendo così l’asettica lettura per speculare la natura fenomenologia del dettato documentario. La presenza di stranieri, la vita media in Sermoneta la presenza di fanciulli, come i rispettivi nomi, dato da cui spesso si prescinde, ma che in effetti rispecchia una tenuta morale assai diffusa nei centri di modesta entità urbana come Sermoneta; la pletorica presenza di antroponimi quali Giuseppe; un dato certamente trascurabile, ma considerando che il patrono di Sermoneta, almeno dalla seconda metà del XVII secolo era San Giuseppe, non la meccanica assimilazione per omonimia ma un sospetto di adesione partecipe al culto di questo Santo forse si era diffusa notevolmente; la suggerita presenza di stranieri, fra milanesi e romani, bassianesi, e carpinetani, qualche discendente di origine tedesca, non registrato come tale, ma conosciuto da chi scrive per una ricerca ancora in svolgimento sulle famiglie sermonetane; toponomastica che oggi risulta assai incerta da identificare, ed altre valutazioni che possono certamente ampliare l’esame del documento, che resta, nella sua sussistenza storica, polivalente quantunque formalmente estraneo all’interesse specifico per cui si vuole studiarne il valore storico.     

Animae incolae
Status Animarum Parochia Insignis Collegiata Ecclesiae Sancta Mariae Sermonetae.
Ab anno 1780
Ad annum 1783
Regio dicta la Piazza Santa. Anno Domini 1780 die 13 mansis Martii. Numerum 1. Habitant in Aedea Parrocchialis. Franciscus Zanzinelli quondam Johannis Baptista annorum 39; Johannes Baptista ejus filius-2; Anna Maria Trofi, quondam Rochi, ejus mater-71; Antonius ejus frater-31. Numerus 2. Aede Sanctae Mariae: Angelus Maria Impaccianti quondam Francisci-11; Domina Elisabeth Ricelli, quondam Philippi ejus uxor-56; ejus filii-Franciscus Xaverius-24; Maria Theresia-22 Catharina-20; Joseph-16; Julius-13; Antonia Catharina Manciocchi, quondam Joseph, ejus matertera; Numerus 3. Angelus Maria Impaccianti; Numerus 4. Domina Rosae Francesconi; Paschalis Tomarosi quondam Cosmae-56; Julia Mastranni quondam Vincentii ejus uxor-48; ejus filii-Franciscus 28; Stella 16; Vincentius 13; Philippus 10; Numerus 5.Thomae Carfanfa; Thomas Caranfa quondam Antonii-56; Jacobus ejus filius-17; Numerus 6. Seraphinae Tomarosi; Placidus Bernardini quondam Paschasii-37; Magdalena Lupo quondam Joseph, ejus uxor-35; Anna Maria ejus filia; Numerus 7. Rosa Lupi, quondam Joseph, vidua Januari Spositi-49; ejus filiiMaria 17; Francesco Xaverius-14; Catharina-10; Numerus 8.Valentinus Benedetti, quondam Antonii-41; Theresia Tomarosi, quondam Alexandri, ejus uxor-37; Maria Francisca ejus filia-13; Numerus 9. Sancti Joannis; Maria Rifonetti quondam Johannis-54; Numerus 10. Joseph Maggi quondam Nicolai-36; Francisca Ferroni quondam Fanciscus, ejus uxor-28; ejus famuli Blasius Falciani quondam Octavii-20; Antonii Montura-26; Franciscus Gonnello-21; Mattheus Bernoia quondam Antonii-28; Numerus 11. Joseph Marcucci filius Ambrosii-28; Angela Nalli, quondam Joseph, ejus uxor-36; ejus filii- Franciscus Xaverius-4; Antonius-3; Rosa Maria-2.
La Piscina
Numerus 12. Maria Rosarie Laino. Marcus Forcinella, quondam Petri-34; Maria Rosaria Laino, quondam Francisci ejus uxor-29; ejus filii Rosa Maria-10; Maria Catharina-8, Petrus; Maria Magdalena-2; Numerus 13. propria. Felix Antonius Laino quondam Francisci-22; Catharina ejus soror-25; Numerus 14. propria. Dominus Michael Angelus Rossi Scatafassi quondam Francisci-33; Domina  Olympia Galli, filia Petri Antonii ejus uxor-34; ejus filii-Enrica-5; Philippus-3, Franca-1; Domina Aurora Francisconi, quondam Philippi, ejus mater-6; Reverendus Dominus Joseph ejus frater-40 Domina Angelica Maria ejus soror-34; Elisabeth Longo, quondam Joseph ejus famula-16. Numerus 15. Domo de Tuzi. Felix de Marchis quondam Joseph-56; Carolus Marchionni ejus avunculus-79. Numerus 16. Domo Matthei Ricchi. Joseph Manciocchi, quondam Francisci-31; Maria Stella Biancone, quondam Justini, ejus uxor-36; ejus filii-Maria; Maria Angela-4 Franciscus Xaverius-1. Numerus 17. Numerus 18. propria. Constantia Dovizi quondam-51; Maria Franchi, filia Philippi, ejus uxor-46; ejus filii-Paschalis-18; Felicisius-16; Angela Maria-13; Gertrudes-10. Numerus 19. propria. Philippus Barzellona, filius Leontio-26; Rosa Ruticcia, quondam Joseph, ejus uxor-21; Maria Dominica ejus filia-1. Numerus 20. Domo Joannis Fioretti; Thomas Antoniacci, quondam Marci-45; Olympia Rifonetti, quondam Marci, ejus uxor-38; ejus filii Maria Theresia-18; Joseph Antonius-4; Antonius Maria-10; Michael-5. Numerus 21. ejusdem. Michael Angelus Leti, quondam Andreae-25; Maria Victoria Molinari, ejus uxor-22. Numerus 22. Domo Michael Angelus Rossi Scatafassi. Francisca Salvati, quondam Caroli, vidua Honorati Trofi-61; ejus filii-Maria Rosaria-29; Joseph-21; Maria Angela-18. Numerus 23. Amati. Alojsius Corso, quondam Angeli Mariae-33; Maria Elisabetta Carbone, quondam Paschalis, ejus uxor-21; Maria Lucretia ejus filia-2; ejus sorores-Lucia-17; Crucifixa-14; Aurora Nannasanti ejus nurus-61. Numerus 24. Eleonorae Bianchi. Alexander Franchi, quondam Philippi-41; Eleonora Bianchi, quondam Christofori, ejus uxor-30. Numerus 25. propria. Crescentius Zazzera, quondam Joseph-37; Angelica Spositi, quondam Xaverii, ejus uxor-37; Franciscus Lonnello, quondam Philippi, ejus gener-28; Candida ejus filia-19; Joseph Antonius ejus nepos-1. Numerus 26. Domo Benedecti Ricciardelli. Vincentius del Rè, quondam Petri-31; Rosa Marcelli, quondam Rochi, ejus uxor-24; ejus filii; Clementina-6; Franciscus-4; Attilia-2; Raphael-1. Numerus 27. Domo Aloysii Pizi. Mattheus Franchi, quondam Caroli-86; Angela Maria Colapenna, quondam Antonii, ejus nurus-46; Joseph Franchi, quondam Dominici Antonii, ejus nepos-17. Numerus 28. Margarita Corso. Dominicus Feo, quondam Matthei-34; Olympia Religio, quondam, ejus uxor-33; Rosa ejus filia-13.
Strada sopra il Borgo
Numerus 29. Domo Andreae Pizi. Blasius Tomarosi, quondam Alexandri-53; Gratia Molinari, quondam Aexandri, ejus uxor-34; ejus filii-Alexander-103; Rosa-12; Franciscus-8; Francisca-5; Maria Angela-1. Numerus 30. ejusdem. Xaverius Granati, quondam Joseph-37; Maria Dominica Neri, quondam Antonii, ejus uxor-38; ejus filii-Joseph7; Maria Rosa-4; Alexandra-2. Numerus 31. Domo Aloysii Pizi. Carolus Franciscus Galli, quondam Hyacinthi-35; Catharina Simoneschi, quondam Andreae, ejus uxor-29; ejus filia Magdalena-2. Numerus 32. ejusdem domini. Laurentius Cassoni, filius Angeli-36; Elisabeth Francesconi, quondam Jacob, ejus uxor-31; ejus filii-Antonia; Maria Gertrude-1. Numerus 33. Numerus 34. propria. Dominus Aloysius Pizzi, quondam Francisci-34; ejus sorores e fratres-Attilia 37; Eugenia 31; Romualdus 29; Canonicus Joannes 21; Natalitia Fantassa ; Sebastiani, ejus famulus-17. Numerus 35. propria Theresia Paisi, quondam Nicolai, vidua Joseph Rusticia-56; ejus filii-Angelus Maria-25; Maria Gertrudes-21; Clemens-18. Numerus 36. Domo Equitus Tuzi. Felix Ricci, filius Baptista-31; Candida Zaccheo, filia Felicis, ejus uxor-31; ejus filii; Rosaria-9; Joannes Baptista 8; Maria Angela-5; Maria Crucifixa-3; Joseph Maria-2. Numerus 37. ejusdem domo. Franciscus Ricci, filius Joannes  Baptista 45; Maria Magdalena Zaccheo, filia Felicis etiam-36; Danilus Romanino ejus famulus-15. Numerus 38. Numerus 39.  propria. Francesco de Angeli quondam Angeli Mariae-45; Maria Victoria Mazza, quondam Joseph, ejus uxor-39; ejus filii; Angelus Maria 21; Joseph-18; Attilia-17; Camillus-1; Vencentius-9; Augustinus-4; Maria Magdalena-2. Numerus 40. propria et legataria. Antonia Catherina Ciceromella, quidam Horatii vidua Antonii Mastranni-59; ejus filii; Reverendus Dominus Joachim Mastranni-37; Dionisius-24; Reverendus Dominus Angelus Abbas Mastranni-74; Magdalena ejus Glos-61; Maria Theresa Granati, quondam Joseph, ejus famula-36; Joseph Pacifici, quondam Cosmae, ejus nepos-22. Numerus 41. propria. Rosa Maria Francesconi quondam Enrici.
Dietro Santa Maria.
Numerus 42. propria. Antonius Chiadroni, quondam Francisci Antonius-36; Coelestis Ludovici, quondam, ejus uxor-35; ejus filii; Anna-7; Franciscus-5; Vincentius-3;Theresia-2. Numerus 43. Domo Flaminii Americi. Alexander Rossi, quondam Joseph-41; Maria Ctherina Scandriglia, quondam Josaphat, ejus uxor-41; ejus filii; Joseh 14; Antonius-12; Vincentius-5. Numerus 44. Euphrasiae Testa; Didacus Vano quondam-41; Virginia Botticella, quondam, ejus uxor-28; Francisca ejus filia. Ibidem. Jacobus Antonius Modica, quondam-51; Eleonora Vano, quondam ejus uxor-42; Anna Antonia ejus filia-12. Numerus 45. Sanctae Mariae. Blasius Ludovici, quondam Marci-30; Angela Ciasco, filia Joseph, ejus uxor-31; ejus filii; Francisca-5; Rosa-2. Numerus 46. ejusdem. Domina Antonia Giorgi, quondam Lidani-61; Domina Theresia-25; Apollonia-26. Numerus 47. propria. Birgitta Mazzancollo, quondam Ludovici, vidua Joseph Paisi-46; ejus filiae; Anna-19; Gertrudes-17. Numerus 48. Cinthiae Pizzicatella. Antonius Maria Ferrari, filius Thomae-26; Rosa, quondam Petri Pagliuca, ejus uxor-24; ejus filii; Joseph-6, Franciscus-4. Numerus 49. Lucia Galli, quondam Caroli, vidua Joseph Lino-41; Maria ejus filia-14; Numerus 50. Franciscus Barzellona, filius Joseph-29; Maria Antonia Fantasia, filia Sebastiani, ejus uxor-25; Vincentius filius-4. Numerus 51. Angelus Scarpelli, quondam-46; Magdalena Preteagostini, quondam Francisci ejus uxor51; Joannes Riozzicca, quondam Alexandri, ejus privignus-33; Dominicus ejus filius-23; Felix ejus filia-20. Numerus 52. Antonius Battisti, quondam Alexandri-33; Magdalena Carbone, quondam Joannis, ejus uxor-30. Ibidem. Monaca Cinelli, quondam Cajetani, vidua Joannis Carbone-59. Numerus 53. Numerus 54.
Torre Nuova
Numerus 55. Charitatis. Franciscus Belardi, filius Filippi-33; Camilla Franchi, filia Antonii, ejus uxor-30; ejus fili; Anna Francesca-8; Rosa-1. Numerus 56. Domo Castora. Franciscus Boffi, quondam Lidani-39; Elisabeth Spaziani, quondam Crascentius, ejus uxor-30; ejus filii; Crescentius-6; Magdalena-4; Lidanus-1. Numerus 57. ejusdem. Catharina Gonnello, quondam Laurentii-19. Numerus 58. ejusdem. Petrus Ciammarucone, quondam Marini-35; Antonia Marcucci, quondam Josephi, ejus uxor-26, ejus filii; Joseph-8; Marianus-6; Paschalis-2. Numerus 59. Domo Joseph Monti. Philippus Grifonetti, quondam Andreae-28; Theresia Brevo, filia Josephi, ejus uxor-26; ejus filii; Andrea-6; Dominicus-4; Angela-Maria-2. Numerus 60. Domo Bernardi Razza. Felix Perazzo, quondam Josephi-25; Antonia Paisi, quondam Josephi, ejus uxor-39; Domina Antonia-18; ejus filii; Marta-16 Theresa-10; Joseph-3. Numerus 61. Sancti Pois. Basilius Lino, quondam Andreae-46;Victoria Nicodemo, quondam Joseph, ejus uxor-39; ejus filii; Maria 17, Joseph-14; Anna-11; Angelus Maria 7; Barbara-5. Numerus 62. Sancti Penti. Rosa Tomarosi, quondam Alexandri, vidua Laurentii Gonnello-46; ejus filii; Lucia-12; Joseph-8; Petrus-6. Numerus 63. Annae Martocci. Joseph Barzellona, quondam Salvatoris-61; Livia Rossi, quondam Joseph, ejus uxor-57; Antonius ejus filius; Camillus Spaziani, quondam Crescetii ejus gener-23; Maria ejus filia, et uxor Camilli-21. Numerus 64. Filiorum Domo Joseph Mancia. Franciscus Gatti, quondam Felicis-31; Annuntiata Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-25; ejus filii; Joseph-8; Vincentius-2; Lucretia-1. Numerus 65. propria. Joseph Montim quondam Caroli; ejus sorores; Clementia-42; Costantia-40;; Catharina-50; Joseph Antomius Tonio, quondam Antonii ejus famulus-25. Numerus 66. Domo Angelus Mariae Spagnoli. Joannes di Nicandro, quondam Philippi-43; Maria Palma Carchitto, quondam Stephani, ejus uxor-39; ejus filii; Angelo Maria-20; Maria Theresia-10; Gratia-8; Maria Francisca-3. Numerus 67. propria. Franciscus Macale, quondam Cosmae-38. Numerus 68. Santissimi Senti. Joannes Feluca, quondam Antonii-21; Angela Rossi, quondam Angeli, ejus uxor-21. Numerus 69. propria. Camilla transuati, quondam Paschalis, vidua Francisci Guarnacci-46; ejus filii; Rosa Maria 21; Paulus 17; Magdalena vidua Francisci Castellacci-22; Maria Clementina ejus nepotis, et filia Magdalenae-1. Numerus 70. Domo equitis Tuzi. Marinus Spaziani quondam Francisci-42; Magdalena Benedetti, quondam Antonii, ejus uxor-38; ejus filii; Catharina-16; Joseph-14; Michael Angelus-9; Franciscua Xaverius-6; Aloysius-3; Clara-1. Numerus 71. Antonii Riva. Francisus Rossi, quondam Angeli-34; Spes, ejus soror-26. Numerus 72. Domo Cattivera Angela Cimmarucone, quondam Gregorii-61; Laurentia Laureti, quondam Joannis-41. Numerus 73. propria. Antonius Riva, quondam Joseph-71; ejus filii; Rosaria-36; Joseph-33; Clementina-30; Joannes-26; Francisca-23; Crescentius-22; Reverendus Dominus Evangelista ejus frater-59; Rosa ejus soror-56. Numerus 74. Domo Cattivera. Philippo d’Addamio, quondam Hiacinthi-31; Pudentiana Rifonrtti, quondam Eleutheri, ejus uxor-25; ejus filii; Alexander-5; Maria Angela-2; Joseph Antonius-1;Dominicus ejus frater-34. Numerus 75. Marie Mastranni. Aloysius, quondam Antonia Tornaro, quondam Xaverii, ejus uxor-31; ejus filii; Maria Angela-10; Franciscus-8; Paschalina-3; Maria Theresia-1; Lidana Canosa, quondam vidua Xaeri Tornaro, ejus socerus-42; Ignatius Tornaro ejus levir-19. Numerus 76. Joseph Marchetto. Aloysius, quondam Laurentii de Setia-30; Margarita Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-27; ejus fili Laurentius-1. Numerus 77. propria. Bartholomei Velardi, quondam Angeli-29; Francisca Martini, quondam Antonii, ejus uxor-20; ejus fratres; Aloysius-22; Joseph-17; Magdalena Orefturi, quondam Aloysius, ejus mater-59. Numerus 78. Santi Senti. Rosa Maria Brancacci, quondam Gerardi-70. Numerus 79. Domo Bernardi Razza. Antonius Tiburtio, quondam Xaveri-79; Lucretia Rifonetti, quondam Salvatoris, ejus uxor-61; Maria Renzella, quondam Aloysius, ejus nepotis-7. Numerus 80. Rosarii Franciscua Ruticcia, quondam Silvestri-41; Maria Anna Caranta, quondam Petri, ejus uxor-40; ejus filiae; Maria Stella-12; Catharina-10. Numerus 81. Angelus Maria Corso, quondam Philippi-50; Maria Scandriglia, quondam Xaverii, ejus uxor-41; ejus filiae; Anthonia Catharina-16; Constantia-12; Theresia-10. Numerus 82. Petrus Rasi, quondam Laurentii-23; Constantia Nicodemo, quondam Laurentii, ejus uxor-21; ejus fili; Anna Camilla-1; Rosa Nicodemo, quondam ejus matertem-62. Numerus 83. Santi Joannis. Felix Maria Corso, quondam Philippi vidua; Joseph Martocci-44; ejus filiae; Rosaria-20; Maria Angela-11. Numerus 84. Domo Angelus Maria Impaccianti. Laurentius Marcucci, quondam-48; Maria Eleonora Reale, quondam ejus uxor de Setia-41; Angela Maria ejus filia-14. Numerus 85. Pauli Spaziani. Joseph Grassati, quondam Francisci-33; Rosa Troti, quondam Francisci, ejus uxor-47; ejus fili; Thoma-16; Antonia-11; Blasius-6; Francisca-3. Numerus 86. Domo Bernardi Razza. Romualdus Proja, quondam Antonii-51; Antonia Trofi, quondam Francisci, ejus uxor-50; Joseph ejus filius-17. Ibidem. Martinus Spagnardi quondam-28; Theresa Castellussi, quondam Joannis, ejus uxor-23. Numerus 87. ejusdem. Andrea Bonomo, quondam Philippi-30; Victoria d’Ascoli, filia Josephi, ejus uxor-20. Numerus 88. ejusdem. Cajetanus Rifonetti, quondam Philippi-32; Eusebia Salvi, quondam Benedicti, ejus uxor-35. Numerus 89. ejusdem. Dionisa, quondam Dominici Campagna-25; Franciscus ejus frater-13. Ibidem. Franciscus Ciantarani, uxor Slvatoris Cecano absentis; Jacob ejus filius-3. Numerus 90. propria. Ignatius Gonnello, quondam Francisci-51; Maria Silvia Santori, quondam Felicis, ejus uxor -37. Numerus 91. Domo Julii Impaccianti Xaverius Tortolano, quondam Cajetani-61; Maria Peruzzi, quondam Joseph, ejus uxor-47. Numerus 92. Joseph Paolelli. Gabriel Cantarani, quondam-31; Theresia Ceccano, quondam Joanni, ejus uxor-36; Joseph Liburdi, quondam Joannis, ejus consobrinus-21. Numerus 93. Sancti Francisci Xaveri. Brigitta Catone, quondam, vidua-56; Innocentia Nonnasanti, quondam Michelangeli, ejus filius-22; Paulus ricci, quondam Francisci, ejus filius-26. Numerus 94. Domo Joseph Monti. Philippus Corso, filius Angeli Maria-23; Hiacintha Nonnasanti, quondam Arcangeli, ejus filius-26. Numerus 95. Santae Mariae. Antonius Nicodemo, quondam Joseph-42; Maria Agnes Corso, quondam Philippus, ejus uxor-40; Maria Theresia ejus filia-13 Laurentius Nicodemo. Numerus 96. Antonii Riva. Ludovica Macale quondam, Cosmae, vidua Francisci Scandriglia-38; ejus fili; Candida-9; Paschalis-6; Antonia-4. Numerus XV. Domo Joseph Monti. Rosaria Molinari, quondam Marci, vidua Antonius Nocandro-36; Aloysius ejus filius-6. Numerus 97. Santi  Francisci Xaveri. Joannes Colonna, quondam Antonii-28; Catharina Peruzzi, quondam Joseph, ejus uxor-34; Joseph Fratearcangeli, ajus frater-23; eorum filius-2. Numerus 98. Sancti Nicolai. Maria Ricci, quondam Caroli, vidua Petrantoni-39; ejus fili; Joseph-20, Dacius-16. Numerus 99. Julii Impaccianti. Blasius campagna, filius Bartholomei-20; Maria Magdalena Gonnello, quondam Laurentius ejus vidua-21. Numerus 100. Francisci Colletta; Joseph Rifonetti, quondam Andrea-28; Rosa Tomarosi, filia Paschalis, ejus uxor-23; ejus filius; Andreas-3; Rosa Manciocchi, quondam Felicis, ejus mater-59. Numerus 101. Joseph Marchetta. Laurentius Nicodemo, quondam Joseph-40; Rosa ejus soror-70. Numerus 102. Domo Julii Impaccianti. Joseph Bracco, quondam Eleutheri-59; Petrus Antonius, ejus filius-27. Ibidem. Joannes Bracco, filius Joseph-28; Alexander Corso, filius Angeli Maria, ejus uxor-28; ejus filii; Maria Angela-5; Angelus Cajetanus-1. Numerus 103. Joannes Andreas di Litta, filius Joseph-23; Maria Hieronima Tornaro, quodam Xaveri, ejus uxor-23. Numerus 104. Antonii Riva; Petrus Paulus Conte, quondam Angeli-36; Franciscus Paulus, ejus frater-27; Dominica ejus soror-19. Numerus 105. Santissimi Sacramenti. Anastasia Avvisatti, quondam Eracli-54; Serfaina Tedesco, quondam Joseph, ejus uxor-62; Constantia Bassi, filia Caroli, ejus nepotis-9. Numerus 106. Domo Julii Impaccianti. Anna Camilla la Valle, quondam Nicolai, vidua Alexandro Fiorentini-56; Clementina ejus filia-20. Numerus 107. ejusdem. Joannes Baptista Fontanella, quondam-40; Magdalena Montalanico ejus uxor-37; Antonius ejus filius-2. Numerus 108. ejusdem.Vincentius Franchi, filius Antonii-38; Eusebia Colapenna, quondam Antonii, ejus uxor-43; ejus filii; Felix-14; Carolus-13; Severina-10. Numerus 109. Celestis Rossi, quondam Francisci,  vidua Francisci Borzo-38; ejus filii; Panatio-9; Angelus-2; Spes, ejus soror; concessit habitandum, ubi nurus-116. Numerus 110. Domo Angelus Maria Spagnoli. Franciscus Feluca, quondam Antonii-48; Victoria ejus filia-13. Numerus 111. Domo Antonii Pane. Simon Caranfa, quondam Petri-31; Francisca Colapane, quondam Antonii, ejus uxor-36. Numerus 112. Domo Julii Impaccianti; Antonia Velardi Bartholomei-41. Numerus 113. Domo Cattivera. Stephanus d’Ori, quondam Petri-38; Antonia del Giudice, quondam, ejus uxor-36; ejus filii; Paschalis-11; Dominicus Antonius-8; Marta-4. Numerus 144. Reverendus Domo Dominici Santoro. Arminia Polidori, quondam Antonii, vidua Nicolai Rossi-19; Antonius Maria ejus filius-20. Numerus 115. propria. Antonius Zazzinchi, quondam Marci-48; Anna Maria Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-44; ejus filii, Franciscus-14; Maria Dominica-13; Vincentia-11; Loysius-7; Joseph-3; Alexander-2; Generosa Fiorentini, quondam Dominici Antonii, ejus amita-66. Numerus 116. Gregori Verdone. Adriana Corso, quondam Philippi, vidua eleutheri Rifonetti-47; Rosa ejus filia-20. Numerus 117. ejusdem. Joannes Battista Ciammarucone, quondam Marini-42; Camilla Mare, quondam Leonardi, ejus uxor-37; Angela Rosa-11; Anna Victoria-9; Maria Francisca-4; Benedictus-1; Theresia Mare ejus glos-18; Joannes Alexandrini, quondam Archangeli, ejus famulus-30. Numerus 118. Domo Angelii Maria Spagnoli. Dominicus Savelloni, quondam Joannis-61; Magdalena Coletti, quondam Joseph, ejus uxor-56. Numerus 119. Flamini Parisi. Petrus Tornaro, quondam Xaverii-31; Maria Theresa Valeriani, quondam Petri, ejusdem uxor-41; ejus filii; Lucas-14; Aloysius-7; Joseph-4. Numerus 120. Reverendus Domo Crescentii Mancone. Felix Cantarano, quondam Francisci-36; Gratia Stampiglia, filia Joseph, ejus uxor-32; ejus filii; Franciscus-7; Maria Agnes-4; Maria Camilla-1. Numerus 121. Mensae Episcopali. Maria Cajetana Lino, quondam Cajetani-37. Numerus 122. Sancta Mariae. Franiscus Milanese, quondam Joseph-39; Stella Ciammarucone, quondam Marini, ejus uxor-39; ejus filii; Joseph-11; Dominicus Antonius-2. Numerus 123. ejusdem. Elisabeth Salvini, quondam Xaverii, vidua Dominici Pane-45; ejus filii; Franciscus 17; Maria-15. Numerus 124. Clericus Joannis Fioretti. Franciscus Beneacquisti-40; Ursula Trofi, quondam Francisci, ejus uxor-38; Felix ejus filis-19; Maria Francisca; ejus filia, ejus proximi-10; Maria Stella Trofi, ejus glos-12. Numerus 125. Sancti Joannis. Joannes d’Ascoli, quondam Francisci-28; Theresa Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-27; ejus filii; Paula 14; Angelus Maria-12; Perfecta-9; Maria Rosaria-4; Angelus Cajetanus-1. Numerus 126. ejusdem. Chiara Rossi, quondam Petri, vidua Ludovici Peruzzi-48; eius filii; Petrus Antonius-21; Anna-15; Stella-9. Nuemerus 127. eiusdem. Rosa Mazzola , quondam, Dominici-61; Maria Agnes, filia Aoysi Molinari ejus nepotis-11. Numerus 128.  Antonii Riva. Joseph d’Ascoli, quondam Francisci-46; eius filii; Fraciscus-17; Salvator-14; Angela-9. Numerus 129. ejusdem. Bernardinus Proja, quondam-39; Gratia Manciocchi, quondam Francisci, ejus uxor-37; ejus filii; Andrea-9; Franciscus -6; Joseph Antonius-2. Numerus 130. propria. Fraciscus Pacificis, quondam Cosme-25; Paula Lucchese, filia Philippi, ejus uxor-21.

Avanti L’Annunziata
Anno Domini 1780 die 13 mensis Martii habitant in Aede
Numerus 131. Sanctae Mariae. Aloysius di Cesare, quondam Nicolai-41; Gratia Cicciotto, quondam Cerini, ejus uxor-31; ejus filii; Maria Angela; Carmina-1. Numerus 132. Laurentia Molinari, quondam Alexandri vidua Dominici Ricci-49; Gertrudes ejus filia-21. Numerus 133. Sanctae Mariae. Philippus Belardi, quondam Francisci 52; Annuntiata Ricci, quondam, ejus uxor-58; ejus filii; Joseph-21; Maria-16. Numerus 134. propria. Joseph Pacificus, quondam Cosme-21. Numerus 135. Domo Michael Angelus Rossi; Angelus Cajetanus la Valle, quondam Nicolai-48; Anna Martocci, quondam Mattia, ejus uxor-50; ejus filii; Franciscus-20; Maria Magdalena-6; Paschalis-4; Cinthya Caranfa, quondam Joseph, ejus nepotis-15. Ibidem. Joseph Antonius, filius Angeli Cajetani la Valle-25; Hyacinta Bonatti, quondam Clemnetis, ejus uxor-25; ejus filii; Michael Angelus-9; Alexander-3.
Dietro San Giuseppe
Anno Domini 1780 die 13 mansis Martii habitant in aede
Numerus 136.Charitatis, seu Hospitalis. Eugenia Boccie, quondam, uxor Sebastiani; Fantasia-54; Joseph-21; Julia-15; Jacobus-11. Numerus 137. Domo Joseph Moati-28; Theresia Biancone, quondam Basilii, ejus uxor-26; eorum filii; Maria Diminica-1. Numerus 138. propria. Leonardus Cipriano, quondam Rochi-24; Angela Vetica, quondam Antonii, ejus uxor-19; ejus filius Emilius-2. Numerus 139. Piovezzicca. Philippus Antonius Andreoli, quondam Benedicti-29; Maria Stella Trofi, quondam Honorati, ejus uxor-29; ejus filii; Clementina-8; Maria Josepha-6; Franciscus Xaverius-3; Ursula-1. Numerus 140. Domo Francisci Scapigliati. Aurora Rifonetti, quondam Philippi, vidua Landolfi-37; ejus filii; Nicolai-17; Clementina-15. Numerus 141. propria. Antonius Calandrini, quondam Dionysis-32; Hyacintha Cavalieri, quondam Melandri, ejus uxor-34; ejus filii; Franciscus-11; Laurentia-8; Jopatia-2. Numerus 142. propria. Franciscus Marcelli, quondam Rochi-32; Josephina Riozzi, quondam Alexandri, ejus uxor-28; Antonia, ejus filia-2.
Strada della Madonne del Refugio
Numerus 143. Domo Aloysi Pizi. Anna Maria Martini, quondam Paschalis, vidua Antonii Martini-86. Numerus 144. Beatae Virgini de Rifugio. Federico Preterimer, quondam Dyonisius-33.
Borgo
Anno Domini 1780 die 13 mensis Martii habitant in aedae.
Numerus 145. Franciscus Manauzzi, quondam Joseph-51; Marta Nana del Sasso, quondam Joseph, ejus uxor-53; Augustinus ejus filius-21. Numerus 146. Augustinus Pretagostini. Hieronimus Mansueto, quondam Dominici-35; Angela Antonia Stefania, filia Marci, ejus uxor-24; ejus filii; Maria-4; Dominicus-1. Ibidem. Tomas Lisi, filius Joannes Felici-21; Francisca Stafanacci, filia Marci, ejus uxor-22. Numerus 147. propria. Reverendus Domo Franciscus Concus Martocci, quondam Josephi-69; ejus sorores; Soror Maria 5; Horatia-65; ejus nepotes; Hyacintha Fioretti-48; Reverendus Dominus Joseph-44; Joannes-51; Domina Clementina Manni filia Antonii, huius uxor, et ejus nepotis-22. Numerus 148. Magdalena Preteagostini. Seraphinus Maccarelli, quondam Onophri-46; Elisabeta Nicodemo, quondam Petri, ejus uxor-40; ejus filii; Joseph-18; Maria-10. Numerus 149. Aloysis Pizi. Carolus Mastranni, quondam Vincentii-38; Margarita Corso, quondam Angeli Maria, ejus uxor-34; ejus filiiVinentius-15; Michael Angelus 12; Anna-7. Numerus 150. propria. Angelus Preteagostini, quondam Francisci-72; Angela Colonna, quondam Joannis, ejus uxor-50; ejus filii; Ferdinandus-28; Theresia-21; Joseph-18. Numerus 151. propria. Augustini Pretagostini, quondam Felici-29; Maria Rosa Fiorentini, quondam Alexandri, ejus-25; ejus filius; Felix-1; Cosma ejus frater. Numerus 152. Piovazzicca. Dominus Joannes Savelloni filius Dominici-26; Anna Maria Martelli, filia Dominici, ejus uxor-22; ejus filii; Vincentius-3; Joachim-1. Numerus 153. ejusdem. Philippus Lucchese, quondam Antonii-56; Maria Agnes Lupi, quondam Joseph, ejus uxor-46; ejus filiae; Seraphina-19; Clementina-17; Theresia-14; Maria-11; Rosa-8. Numerus 154. Domo Greorii Pizi. Joseph Stampiglia quondam Antonii-60; Antonia Antini, quondam Simonis, ejus uxor-66. Numerus 155. Domo Aloysi Pizi. Thomas Giannoli, quondam Antonii-30; Seraphina Corso, filia Angeli Mariae, ejus uxor-27. ejus  filiae; Maria Clementina-2; Maria Rosaria-1. Numerus 156. ejusdem. Alexander Negrosini, quondam Joseph-31; Attilia Stefanacci, quondam Jacob, ejus uxor-31; ejus filii; Lucia-9; Vincentia-7; Joseph-5; Francisca Filauro, quondam Caroli, ejus mater-70. Numerus 157. Domo Gregorii Pizi. Vincentius Mosca, quondam Hyacinti-29; Laurentia Tuci, quondam Joannis, ejus uxor-49. Numerus 158. Domo Deodati Spagnoli. Salvator Barzellona, filius Joseph-37; Eusebia Agnarelli, quondam Sebastiani, ejus uxor-27; ejus filii; Lucia-6; Paschalis-3; Angela Maria-1. Numerus 159. Domo Joannis Baptista Giorni; Michael Angelus la Valle, filius Francisci-36; Anna Rossini, filia Joannis, ejus uxor-30; ejus filii; Joseph-9; Paschalis-3; Maria-4; Salvator-3; Romualdus-2; Joannes Rossini, quondam Joseph, ejus socer; ejus avunculi; Franciscus Coallo, quondam Bernardi-64;Reverendus Dominus Joseph Canonicus Coallo, quondam Bernardi. Numerus 160. Excellentissimi Ducis. Hieronimus Alberini Medicus-55; Aloysius Colinvitti, quondam Caietani-40;  Margarita Leonardi, quondam Francisci, ejus uxor-25; Maria Archangela ejus filia-1. Numerus 161. Charitatis. Salvator Biancone, quondam Joannes-39; Angella Marazzotti, quondam Macarii, ejus uxor-36; ejus filii Franciscus Xaverius-9; Laureta-6; Paschalis-2. Numerus 162. ejusdem. Bernardino Manauzzo, quondam Joannis-59; Nicolina Ciammarucone, quondam Marini, ejus uxor-41; ejus filii; Joseph 20; Maria Anna-13; Philippus-11; Clemens-9; Clementina-7. Numerus 163. Domo Aloysii Pici. Bruno Martini, quondam Antonii-33; Rosa d’Arizzi, quondam Joseph, ejus uxor-40; Joannes ejus filias-12; Maria Angela ejus filia-2. Numero 164. ejusdem. Joseph Ciarla, quondam-36; Maria de Angelis, quondam Petri, ejus uxor-31; Petrus ejus filius-13. Numerus 165. Domo Deodati Spagnoli. Joseph Ciarmatore, quondam Romualdi-32; Marta Agnes Rifonetti, quondam Caroli, ejus uxor-31; ejus filiae; Antonia-6; Clementina-4; Maria-2. Numerus 166. propria. Joannes Dominicus Cinelli, quondam Cajetani-48; Magdalena Rifonetti, quondam Caroli. ejus uxor-47; ejus filii; Cajetanus-23; Antonius-20; Rifonetti quondam ejus nepotes; Margarita-20; Maria Angela-15. Numerus 167. Ferdinandi Franchi. Bendictus Germano, quondam Crescentii-43; Francisca Valente, quondam Francisci, ejus uxor-39; ejus filii; Faustina-20; Eleutherius-17; Maria-11; Crescentius-9; Arduinus-6; Nicolaus Barone, quondam Thome, ejus nepos-18. Numerus 168. propria. Franciscus Pretagostini, filius Angeli-23; Maria Francisca Santilli, filia Paschalis, ejus uxor-21. Numerus 169. Domo Deodati Spagnoli. Doctor Paschalis Carolus Minerva-44. Ibidem. Antonius Favilla, quondam-57; Cypriana Scafa, quondam Caroli, ejus uxor-56; Leonardus ejus filius; Felix Scarpelli, filius Angeli, huius uxor, et ejus nurus-22. Numerus 170. Sancti Joseph. Sotius Vacca, quondam Joannis Baptistae-52; Aurora Rusticcia, quondam Joseph, ejus uxor-41; ejus filii; Franciscua-18; Clementina-16; Joseph-11; Aloysius-5;Francisca-3; Joannes Baptista-1. Numerus 171. Domo Michel Angeli Rossi. Aloysius Molinari, quondam Alexandri-46; Anna Maria Scandriglia, quondam Cosmae, ejus uxor-39; ejus filii; Joseph Maria-15;Clementina-8; Alexander-5. Numerus 172. Domo Deodati Spagnoli. Innocentius Barnardini, quondam Francisci Xaveri-55; Ermilia Lupi, quondam Joseph, ejus uxor-50. Numerus 173. Charitatis. Sebastianus Peruzzi, quondam Gregorii-33; Camilla Ricci, quondam Dominici, ejus uxor-30; ejus filii; Michael Angelus-8; Maria Magdalena-4; Anastasia-3; Joseph Antonius-1. Numerus 174. Domo Matthei Ricelli Alexander Melanesi, quondam Joseph-28; Marta Angela Barzellona, fili Joseph, ejus uxor-24; ejus filii; Anna Maria-6; Petrus-3; Franciscus Xaverius-1. Numerus 177. Anacleti de Angelis. Magdalena Milanesi, quondam Joseph-49; Cajetanus, ejus frater-30. Numerus 178. Franciscus Carpini. Aloysius de Ori, quondam Joannis-40; Eleonora Ciasco, filia Joseph, ejus uxor-25; Clementina, ejus filia-2; Joseph Ciasco, ejus socer-70; Dominicus Ciasco, huius, et ejus clevir-21. Numerus 179. Francisci de Angelis; Cajetanus Molinari, quondam Alexandri-48; Beatrix Silveri, quondam Cajetani, ejus uxor-54; Rosa ejus filia-20. Numerus 180. Ferdinandi Franchi Bernardina Silvi, quondam vidua-47; ejus filia; Maria-17; Irsula-13. Numerus 181. propria. Paschalis Filauro, quondam Caroli-66; Carolus ejus filius-38; Elisabeth Mastranni, quondam Antonii, huius uxor et ejus nurus-34; ejus nepotes; Joseph-12; Anna Theresia-10; Antonia-7. Numerus 182. Sancti JoannisFrancisus Biancone, quondam Basilii-40; Victoria Talone, quondam Antoni, ejus uxor-31; Maria Magdalena ejus filia-11. Numerus 183. propria. Leopoldus Cardone, quondam Gasparis76; Theresia Cardone, quondam Nicolai, ejus nepotis-37. Ibidem. Joseph Corciosi, filius Petri-32;Coelestis Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-34; Tranquilla Neri ejus privigna-12; Benedictus, quondam ejus privignus-6; ejus filii; Thomas Neri quondam Thomae privignus-4; Matildes ejus filii-2. Numerus 184. Paschalis Filauro Franciscus Zaccheo, quondam Donati-55; Maria Canobi, quondam Jacobi, ejus uxor-46; ejus filii; Joseph-20; Maria Gertrudes-18. Numerus…propria. Ferdinandus Franchi, filius Antonius Mariae -37; Joanna Rifonetti, quondam Joseph, ejus uxor-36; ejus filii; Rosa-8; Lucia-6; Philippus-5; Joseph-3; Felix Antonius-1. Numerus 185. propria. Antonius Riozze, quondam Joseph-44; Joanna Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-42; Hyacinta ejus filia-19. Ibidem.Vincentius Bonatti, quondam Clementis-29; Theresia Riozzi, filius Antonii, ejus uxor-22; ejus filii, Paschalis-4; Maria Carolina-1. Numerus 186. Domo Benedicti Ricciardelli. Thomas Ferrari, quondam Joseph-67; Margarita Molinari, quondam Alexandri, ejus uxor-63; Joannes Pagliuca, quondam Petri-24; Petrus Pagliuca, quondam Petri, ejus privigni-21. Numerus 187. ejusdem. Joseph Carpini, quondam Nicolai-77; Laura Silveri, quondam Cajetani, ejus uxor-63; ejus filii; Maria Magdalena-30; Philippus-25; Francisca Scapigliati, quondam Francisci, uxor Philippi-30; Aurora Scapigliati, quondam, amita Philippi-61. Numerus 188. Reverendus Domo Joseph Canci Coallo; Aloysius Corso, quondam Philippi-41; Theresia Spositi, quondam Xaveri, ejus uxor-41. Numerus 189. propria. Theresia Franconi, quondam Philippi, vidua Clementis Bonatti-69; Angelus Maria, ejus filius-26. Numerus 190. Domo Bernardi Razza. Dominicus Gondoli, quondam Marci-31; Candida Fiore, quondam Innocentii, ejus uxor-27; Angelus Maria ejus filius-2; Xaverius Rizzi, quondam Antonii ejus avus-30. Numerus 191. Sancti Antonii. Franca Antoniacci, quondam Alexandri, vidua Alexandri Ciceromella-73; Joseph, ejus filius-47; Maria Stella, ejus filia, vidua Joannis Baptista Nalli-49, quondam Joannis Baptista Nalli ejus nepotes; Joseph Antonius-22; Salvator-19; Antonia-15. Ibidem. Aloysius Villanova, quondam Joannis Baptista-34; Seraphina, ejus soror, quondam Joannis Baptista-38. Numerus…Domo Joseph Monti. Aloysius Giorgi, quondam Caroli-33; Victoria Infancelli, quondam Antonii, ejus uxor-39; ejus filii; Aloysius-17; Franciscus-15; Antonia-11; Philippi-9 Maria-3.
Via della Carbonara
Anno Domini 1780 die 13 mensis Martii habitant in aedae
Numerus 192. propria. Reverendus Dominus Joseph Canonicus Coalbaccari, quondam Annibalis-61; Laureta Colbaccari ejus soror-60; Gertrudes Legni, quondam Julii, vidua Francisci Xaverii Coalbaccari, ejus lavira-46; ejus nepotes Magdalena-17; Antonia-7; Joachim-15. Numerus 193. Piovazzecca. Angela Capponi, quondam vidua Angeli d’Alonzo-46; ejus filii; Alexandra-16; Franciscus-13; Blasius-10; Maria Rosa-8; Joseph-4; Angelus-2; Leontius Capponi ejus frater-47. Numerus 194. Excellentissimi Ducis. Dominus Locumtenens Nicolaus Morelli-69; Francisca Spaziani, quondam…ejus famula-18. Numerus 195. Sancti Antonii. Rosa Tortolano, quondam Cajetani, vidua Francisci Meo-57; ejus filii; Angelus-24; Domenicus Antonius-12. Numerus 196. Santissimi Sacramenti. Dominucus Porrella, quondam Caroli; Symphorosa  Balordi, quondam Nicolai, ejus uxor; ejus filii; Philippus; Joseph; Vincentius; Maria Angela. Numerus 197. Piovezzicca Joseph Ignatius Reali, quondam Antonii-37; Theresa Brunetti, quondam Paschalis, ejus uxor-28; ejus filia; Maria Angela-2. Numerus 198. ejusdem.Constantinus Bernacchio, filius Joannis-34; Camilla Feluca, quondam Antonii, ejus uxor-28; ejus filii; Antonius-9; Petrus-5; Franciscua-3; Paschalis-1.
Rione Vecchio
Numerus 199. Domo Equitus Tuzi. Angelus Nicodemo, quondam Francisci-47; Laureto Joannis, quondam Daci, ejus uxor-52; ejus filii; Severina-18; Dyonisius-14; Joseph Antonius-10. Numerus 200. propria. Dominus Joannis Baptista Tuzi, quondam Antoni; Catharina Solimani, quondam…ejus uxor; Franciscus ejus filius; Maria Lucchese, quondam Angeli Maria, ejus famula-40; Francisca Lucchese, quondam Mario, ejus famula-22. Numerus 201. Domo Bernardi Razza. Maria Borzo, quondam Alexandri, vidua Francisci d’Aritis-61; Dominicus Antonius d’Aritis, quondam Franciscua ejus filius-27. Numerus 202. Domo Julii Impaccianti. Paschalis Sartai, quondam Bruni-59; Amilia Martina, quondam Dominici, ejus uxor-49; ejus filii; Antonius-18; Lauretus-15; Virgilia Martini, ejus glos-45. Numerus 203. propria. Dominus Bernardi Razza, quondam Philippi-52; ejus filii; Philippus-18; Anna Maria-15; Aloysius Zampini, filius ejus minister-41; ejus famula; Victoria Borzo, quondam Antonii-42; Marta Colini, quondam Marini. Numerus 204. Domo Julii Impaccianti. Domina Marta Roseria Sorentini, filia vidua Domini Joseph Impaccianti; ejus filii; Joseph Antonius; Lucretia; Reverendus Dominus ejus levir-7;Domina Maria ejus levira-6; Domina Brigitta Berni, quondam vidua Domini  Angeli Impaccianti, ejus glos-52; Antonia Santoro, quondam Cajetani, ejus famula-31. Numerus 205. Domo Bernardi Razza. Petrus Tomarosi, quondam Antonii-62; Flaminia Amati, quondam Innocentii, ejus uxor-6; ejus filii; Innocentius-3; Rosa-2; Maria Theresia-1. Numerus 206. Domo Julii Impaccianti; Joannes Marrocco, quondam Angeli-49; Olympia Amati, quondam Innocentiii, ejus uxor-46; ejus filii; Anna Theresia-21; Maria Stella-18; Franciscus-12; Antonius-10. Numerus 207. propria. Franciscus Coletta, quondam Joseph-58; Franciscus Scandriglia, quondam Xaverii, ejus uxor-44; ejus filii; Clara-21; Anna Maria-8;Paschalis-6. Numerus 208. Scandriglia. Antonius d’Alonso, quondam Angeli-27; Catharina Trofi, quondam Salvatoris, ejus uxor-26; ejus filii; Dominicus-7; Vincentius-3; Maria-2. Numerus 209. Domo Julii Impaccianti. Joseph Ori, quondam-43; Maria Gregorii, quondam Vincentii, ejus uxor-34; ejus filii; Anna-4; Franciscus Xaverius-1. Numerus 210. Amati. Antonius Stefanacci, filia Rochi-24; Hyacinta Rappaia, quondam Thome, ejus uxor-19; ejus filius; Carolus Maria-1. Numerus 211. ejusdem. Angelus Casinni, quondam Bartholomei-68; Rosalba Viani, quondam Eleutheri, ejus uxor-65; Caesar ejus filius-22. Numerus 212. propria. Reverendus Dominus. Joseph Canonicus, quondam Gasparus-60; Clara ejus soror-47; Paschalis Trofi, quondam Salvatoris, ejus nepos17. Numerus 213. propria. Andreas Fraleone, quondam Aurelii40; Oliva Bajola, quondam Joseph, ejus uxor-41; ejus filii; Clementina-13; Anna Maria-13; Paschalis-8; Dominicus-6. Numerus 214. Sancti Joseph. Aloysius Nicodemo, quondam Petri-42; Stella castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-29; Joseph ejus filius-4; Joannes ejus frater-33. Numerus 215. propria. Maria Gonnello, quondam Francisci, vidua Antonii Paolelli-49; ejus filii; Joseph-13; Magdalena-9; Palmerinus Cozzo, quondam Antonii, ejus famulus-22. Numerus 216. propria. Franciscus Xaverius del Re, quondam Petri-35; Rosa Preterimer, quondam Diomedii, ejus uxor-31; ejus filii; Joseph-7; Gertrudes-7; Gabriel-3; Maria Ludovica-1. Numerus 217. prorpia. Dominicus Preterimer, quondam Diomedis-30; Diomedes ejus filius-3; Anna Constantia ejus soror-17. Numerus 218. propria. Joseph Velardi, filius Antonii-23; Maria Spes Preterimer, quondam Diomedi, ejus uxor-23.
Sotto la Fortezza
Numerus 219. propria. Rosaria Merolli, quondam Dominici vidua Petri del Re-61; Dominicus Antonius del Re, ejus filius-29; Joseph ejus frater-6. Numerus 220. propria. Antonius Vitelli, quondam Salvatoris-46; Clara Merolli, quondam Dominici, ejus uxor-51; ejus filii; Aloysius-22; Diomita-12 Numerus 221. Domo Dominici Savelloni. Dominicus Montellanico, quondam …-31; Rosa di Falco, filia Joseph, ejus uxor-20; Joseph  Ricchi, filius Joannis Baptista-30. Numerus 222. propria. Franciscus Scandriglia, quondam Nicolai-44. Ibidem. Dominicus Blanchi, quondam…-77; Martia Galeate, quondam Joseph, ejus pririgna-21; Paschalis-18; Antonius-16; Rosaria-14; Joannes Baptista-12. Numerus 223. propria. Alexaner Pasquarelli, quondam Antonii-41; Maria Stella Vincenzi, quondam Antonii, ejus uxor-32; ejus filii-6; Joseph Antonius-6; Maria Rosaria-3; Beatrix Maddalena, quondam Angeli, vidua Antonii Vincenzi, ejus socerus-65. Numerus 224. Domo Bernardi Razza. Andreas Galanta, quondam Alexandri-44; Candida Ferrari, filia Thome, ejus uxor-35; ejus filii, Alexander-13; Maria Theresia-7; Angela Maria-4; Dominicus-1. Numerus 225. propria. Dominicus Masuglia, quondam-38; Maria Theresia-12; ejus filii; Antonius -9; Francisca-4. Numerus 226. Domo Aloysius Quatrassi. Franciscus Intancelli, quondam Antonii-46; Carmina Caritelli, quondam Antoni, ejus uxor-43; Antonius ejus filius-11. Numerus 227. Domo Bernardi Razza. Michael Angelus Antoniacci, quondam Cosme-54; Anna Francisca Vitelli, quondam Salvatoris, ejus uxor-46; ejus filii; Franciscus 19; Clementina-17; Vincentius-12; Clara-9. Numerus 228. Pantanelli. Libera Antonia Starco, quondam Thomae, vidua Matthiae Colella-45; Joseph ejus filius-1. Ibidem. Joannes Colella, quondam Matthiae-24; Maria Rosa Filia Antonii, ejus uxor-21; ejus filius; Matthiae-1. Numerus 229. ejusdem. Antonius Volzi, quondam Gerardi-41; Elisabeth d’Arizi, quondam Persii, ejus uxor-29; ejus filii; Paschalis-9; Anna Maria-5; Michael Angelus-2. Numerus 230. Excellentissimi Ducis. Pietro Sorrentiani, quondam Joseph-50; Theresia, quondam Antonii, ejus uxor-42; Joseph ejus filios-30. Numerus 231. propria. Illustrissimus Dominus Aloysius Quatrassi, quondam Joseph-47; Attilia Prosperi, quondam Caroli, ejus uxor-37; ejus filii; Franciscus Xaverius-17; Joseph-13; Martia-9; Victoria-7; Anna Maria-6; Catharina ejus soror-36; ejus famuli; Alfonsus Corsi, quondam…-35; Antonia Nardigli, quondam Nonnorosii Diomira Vitelli, filia Anonius-15, Joannes Rossini, quondam ejus vinitor-40. Numerus 232. propria. Reverednus Domo Petrus CanonicusPantanelli Vicarius Foraneus-71, Joannes Baptista, quondam Francisci, ejus frater-49; Joseph Antonius, quondam Paschalis, ejus nepos-24. Numerus 233. Domo Aloysius Quatrassi. Paschalis Sturco, quondam Thomae-41; Julia Vitelli, quondam Salvatoris, ejus uxor-36; Franciscus Xaverius ejus filius-5. Numerus 234. Domo Bernardi Razza. Franciscus Marcucci, quondam Joseph-28; Maria Victoria Vitelli, filia Joseph, ejus uxor-25. Ibidem. Joseph Vitelli, quondam Salvatoris-73; Severa la Valle, quondam Nicolai, ejus uxor-48; ejus filii; Salvator-17; Maria Nimpha-13; Vincentius-10; Rosa-8. Numerus 235. Sanctae Mariae. Maria Angela Lupi, quondam Joseph. Numerus 236. ejusdem. Petrus Massini, quondam Felicis-29; Francisca Giansanti, quondam Antonii, ejus uxor-31; ejus filii; Candida Rosa-9; Antonia-6; Felix-2.
Fortezza
Numerus 239. Dominus Jacobus Razza, quondam Philippi-73; Angela Gueregni, quondam, ejus uxor-44; ejus filii; Elisabeth-16; Joseph-14; Joannes Baptista-12; Franciscus-10. Numerus 240. Ibidem. Joseph d’Antonio, quondam-31; Magdalena Corso, quondam Franci, ejus uxor-58. Numerus 241. Ibidem. Stephanus di Giovanni, quondam Dominaci-60; Catharina Simeoni, quondam Angeli, ejus uxor-38; ejus filii; Maria gratia-20; Angela Antonia-17; Hieronima-15; Dominicus-14; Hyacinta-7; Joseph-6; Antonius-3. Numerus 242. Ibidem. Leontius Barzellona, quondam Salvatoris-53; ejus filii; Paula-20; Dominicus-19; Aloysius-17; Seraphina-14. Numerus 243. Ibidem. Rinaldus Antonius Poggi quondam-70. Ibidem. Joannes Ginnelli, quondam-28; Rosa Pedione, quondam, ejus uxor-23.
Sotto la Fortezza verso i confini della Parrocchia
Numerus 244. propria. Reverendus Dominus Dominicus Santoro, quondam Felicis-54; Reginalda Perna, quondam Joseph, ejus famula-5. Numerus 245. propria. Reverendus Dominus Crescentius Manciocchi, quondam Joseph-46; ejus sorores; Elesabeth-43; Perfecta-27. Numerus 246. propria. Antonius Sancta Maria, quondam Joannis-59; Magdalena Manciocchi, quondam Antonii, ejus uxor-29; ejus filii; Joseph-22; Angelus-5; Eleonora Gonnello, quondam Caroli, vidua Antonii Manciocchi,ejus socerus-63. Numerus 245. Petrus Pretagostini, filius Angeli-81; Gertrudes Monni, quondam Crescentii, ejus uxor-23. Numerus 248. Santissimi Sacramenti. Constantinus Scandriglia, quondam Josaphat-41; Anna Maria Andreoli, quondam Marci Mariae ejus uxor-43. Numerus 249. ejusdem. Rosalba Nicodemo, vidua Joseph Camardo-60; ejus filii Joannes-24; Petrus-19; Angelus-16; Antonius-14; Numerus 250. Angelus Maria Listerno, quondam Jacob-49; Serafina Marocco, quondam Angeli, ejus uxor-42; ejus filii; Maria-15; Anna-13; Jacob-10; Maria Rosaria-7. Nuemrus 251. Dominus Aloysius Pizi. Joannes Dominicis, quondam Joseph-41; Rosa Corso, quondam Caetani, ejus uxor-41; ejus filii; Franciscus-14; Angelus-13; Theresia-10; Joseph-6; Antonius-3. Numerus 252. Domo Gregari Pizi. Aloysius Manauzzo, quondam Alexandri-34; Alexander Guarnaccia, quondam Benedicti, ejus uxor-36; ejus filii; Joseph-8; Isabella-6; Andreas-4. Numerus 253. eiusdem. Franciscus Reale-48; ejus filii; Ludovicus-18; Joseph-13. Ibidem. Antonius Reale, filius Francisci-22; Apollonia Boni, quondam, ejus uxor-25. Numerus 254. Domo Aloysii Pizi de Fundis. Magdalena Demedio, quondam Mauri, vidua Laurentii de Angelis-24; Antonia ejus filia-1. Numerus 255. ejusdem. Innocentius Fiore, quondam Joannis-28; Apollonia Nicodemo, quondam Petri, ejus uxor-32;ejus filia; Maria Rosa-1. Numerus 256. ejusdem. Joseph Marocco, quondam Angeli-39; Maria Antonia, quondam, ejus uxor-41; Laurentius ejus privignus-23; Angelus ejus filius-13. Numerus 257. propria. Julius Carata, quondam Antonii-37; Maria Josepha Massaroni, quondam Stefani ejus uxor-33; ejus filii; Maria Magdalena-10; Antonius-7; Maria Rosaria-7; Vincentia-2; Candida Parisi, quondam Joannis Baptistae, ejus socerus-62. Nuemrus 258. propria. Illustrissimus Dominus Gregorius Pizi, quondam Ludovici-49; Maria  Anna Pantanelli, quondam Paschalis, ejus uxor-28; ejus filii; Ludovica-8; Ludovicus-6; Maria Theresia-5; Stephanus-2; Betarix ejus soror-46; ejus famulae; Dionira Cavalieri, quondam Alexandri-37 Emerentiana Tedesco, quondam-57. Numerus 259. Domo Gregorii Pizi. Vincentius Tardone, quondam Angeli Antonii-29; Angela Antonia Rifonetti, quondam Philippi, ejus uxor-29; ejus filius; Aloysius-1; Antonia Transeunte, quondam Bartholomei, ejus socerus-48. Numerus 260. Anacletus de Angelis quondam Angeli Mariae-40; Maria Zazzera, filia Crescentii, ejus uxor-34; ejus filii; Aloysius-8; Catharina-3; Dominicus-2; Agnes Zazzera, quondam Joseph, ejus amita-64; Reverednus Antonius Canonicus Zazzera quondam Joseph, ejus patrinus-61; Oliva Zazzera, quondam Christophori, ejus glos-16. Numerus 261. Domo Lucae Pacifici. Andreas Sacripante, quondam Simonis-45; Anna Maria Tasciotti, quondam Ignatii, ejus uxor-45; ejus filii; Antonia-17; Candida Rosa-12; Franciscus-8; Clementina-5. Numerus 262. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Thomas Renella, quondam Antonii-52; Magdalena Rossi, quondam Joseph, ejus soror-46; Maria ejus filia-10. Ibidem. Franciscus Maria Renella, filius Thomae-20; Maria Carmina Macale, quondam Joannis, ejus uxor-24. Numerus 263. propria. Philippus Ciammarucone, quondam Cosmae-29; Theresia, quondam Joannis, ejus uxor-24; ejus filii; Anna Maria-4; Alexander-1. Numerus 264. Vetica. Anna Camilla Laccucci, quondam Gregorii, vidua; Joannis Macale-58; ejus filii; Joseph-30; Franciscus-26. Numerus 265. Animarum Purgatorii. Rosaria Renella, quondam Caroli, vidua Joseph de Norma; ejus filii; Barbara-18; Franciscus 15; Maria-12; Aloysia-10; Annuntiata-7; Jacoba-4. Numerus 266. Rosarii. Joseph Putrella, quondam Horatii-30; Anna Magdalena della Calce, quondam Joseph, ejus uxor-30; ejus filii; Maria Domenica-6; Paschalis-4. Numerus 267. Domo Gregorii Pizi. Alexandra Minicosse quondam Lidano , vidua  Alexandri Granati-6; Felix Maria Zazzinelli, quondam Antonii, vidua Aloisij Stefanucci, ejus filia-3; filii, et ejus nepotes; Catharina, uxor Aloisij Barzellona-18; Innocentius-18;Joseph huius Felicis Mariae-17 Michael Angelus-16. Numerus 268. propria. Maria Manciocchi, quondam Hyacinti-22. Numerus 269. propria. Maria Stella de Marchis, quondam Honorati, vidua Fabritii Andreoli-78; Salvator ejus filius-33. Numerus 270. Domo Bernardi Razza. Aurora de Angelis, quondam Petri, vidua Francisci Andreoli-33; ejus filii; Diomedes-12; Dominicus-10 Marta-8; Matildes-6; Ermenegilda-4. Numerus 271. propria. Illustrissimus Dominus Flaminius Americi, quondam Alexandri-47; Theodora Taloni, quondam Caroli uxor-38; ejus filii; Catharina-12, Clementina-10; Alexander-5; Palmisera Attili, quondam…ejus mater-68; Reverendus Dominus Canonicus Joseph, ejus frater-43. Ibidem. Maria Americi, quondam Alexandri, vidua Blasij Bruni-40; Reverendus Dominus Franciscus-23; Felicitas-20; Maria Theresia Talocco, quondam eorum famula. Numerus 272. propria. Philippus Dilani quondam Gabrielis-39; Rosalba Perna, quondam Joannis, ejus uxor-38; Rosa Maria-8; Antonia-2. Numerus 273. propria. Carolus Granati, quondam Alexandri-43; Laureta Ricci, quondam Salvatoris, ejus uxor-44; ejus filii; Anna-22; Vincentia-18; Maria Angela-16; Aloysius-13; Alexandra Mosaico, quondam …, ejus mater-68. Numerus 274. Domo Flamini Americi. Franciscus Coreani, filius Antonii-21; Anna Domenica Rossi, filius Alexandri, ejus uxor-22; Jacob, ejus filius-1. Numerus 275. Anna Pacifici. Annibal Baccari, quondam Antonii-33; Crucifixa Sacripante, filia Andrea, ejus uxor-23; Antonius ejus filius-1. Numerus 276. ejusdem. Joseph Ferrari, quondam Antonii-36; Anna Camilla Scandriglia, filia Antonii, ejus uxor-26;  Vincentius ejus filius-2. Numerus 277. Domo Bernardi Razza Topatia Corso, quondam-76. Numerus 278. propria. Aloysius Taddei, filius Caetani-27; Martha Maria Corso, quondam Francisci, ejus uxor-36. Numeurs 279. Domo Gregorii Pizi. Joannes Baptista Rossigni, quondam Joannis-47; Theresia Taddei, filia Cajetani, ejus uxor-27; ejus filii; Joseph-18; Paschalis-10; Anna -5; Maria Clementina-2. Numerus 280. Domo Innocentii Galli. Joannes Manauzzo, quondam Alexandri-38; Virgilia Angelilli, quondam Joannis Baptista, ejus uxor-35; ejus filii; Maria Clementina-12; Maria Vincentia-10; Joseph Maria-6; Numerus 281. Domo Gregorii Pizi. Joseph Andreoli, quondam Fabritii-42; Victoria Tardone, quondam Ageli Antonii, ejus uxor-38; ejus filii; Joannes-15; Antonia-13; Tullia-7; Maria Jacoba-2. Numerus 282. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Antonius Caritelli, quondam-79; Laurentia Babbi, quondam Crescentii, ejus uxor-47; Lucia ejus filia-17. Numerus 283. Domo Gregorii Pizi. Augustinus Zampetti, quondam Joannis-33; Rosa di Mosto, quondam Francisci Antonii, ejus uxor-36. Numerus 284. Dominici Antonii Vetica. Joseph Stefanucci, quondam Angeli-43; Elisabeth Manciocchi, quondam Philippi, ejus uxor-38; ejus filii; Maria Nympha-24; Angelus-17. Numerus 285. Sanctae Mariae. Rochus Stefanacci, quondam Salvatoris-69; Hyacintha Scandriglia, quondam Dominici, ejus uxor-56. Ibidem. Joseph Stefanacci, filius Rochi-36; Elisabeth Villanova, quondam Joannis Baptistae, ejus uxor-36; ejus filii; Jacobus-6; Vincentius-4; Joannes Baptista-2. Numerus 286. propria. Alexander Laureti, quondam Honofrii-47. Numerus 287. propria. Nicolina Cuponi, quondam Joannis Baptista, vidua Caetani Corso-50; Cosmae ejus filius-23. Numerus 288. propria. Franciscus Bellagamba, quondam Sebastiani-43; Marta ejus uxor-52. Numerus 289. propria. Nicolaus Contili, quondam…-49; Angela Ramaccia quondam Silvestri, ejus uxor-26; ejus filii; Catharina-6; Vincentius-1; Lucia Mancini, quondam Joseph, vidua Silvestri Ramaccia, ejus socerus-50. Numerus 290. Santissimi Sacramenti. Antonia Franzese, quondam…, uxor Francisci la Valle-70. Ibidem. Salvator Marsella, quondam Victorii-50; Maria Theresia Talone, quondam Antonii, ejus uxor-21; Aloysius filius-1. Numerus 291. ejusdem. Paschalis Polidoro, quondam Thomae-46; ejus filii; Angela-15; Alexandra-8; Clemens-7. Numerus 292. Domo Angeli Mariae Impaccianti. Maria Olivella, quondam Benigni, vidua Horatii Perda-56; ejus filii; Antonia Catharina-34; Francisca-21; Anna Camilla-19; Antonia Putrella ejus Lavira-45. Ibidem. Joseph Francese, quondam Antonii-30; Angela Putrella, quondam Horatii, ejus uxor-33; ejus filius; Franciscus Maria-1. Numerus 293. propria. Antonius di Litta, quondam Joannis Andrete-39; Catharina Tolone, quondam Antonii, ejus uxor-41; ejus filii; Joseph-20; Dominicus-17; Maria Angela-15; Maria Domenica-12; Antonia 7; Andrea-9; Maria Francisca-3. Numerus 294. propria. Antonius Cicerchia quondam Lidani-49; Theresia Rosa, filia Cosmae, ejus uxor-42; ejus filii Maria Magdalena-14; Joseph-13; Anna Camilla-11; Angela Stella-8; Alexander-5;Franciscus Maria-2. Numerus 295. Paschalis campagna, quondam Joannis-31; Maria Rosa, filia Cosmae, ejus uxor-31; ejus filii; Joseph Antonius-7; Candida Rosa-5; Joannes-2. Numerus 296. Domo Gregorii Pizi. Cassandra, quondam Cosmae di barccio-72; Petrus Sanctus Monaco, quondam Fortunati, ejus nepos-16. Numerus 297. Excellentissimi Ducis. Magdalena Boccarozza, quondam Lucae-72. Numerus 298. Franciscae Tomarosi. Cosma Rosa, quondam Moichaelis-70; Margarita Zampucci, quondam Augustini, ejus uxor-60. Numerus 299. ejusdem. Franciscus Stella, quondam42; Constantia Ritis, quondam Perii, ejus uxor-34; ejus filii; Antonia-7; Maria-3. Numerus 300. Domo Gregorii Pizi. Franciscus Avvisati-32; Angela Maria Ciasco, quondam Jacob, ejus uxor-34. Numerus 301. Excellentissimi Ducis. Philippus Polidori, quondam Thomae-63; Martha Casini, filius Nicolai, ejus uxor-42; ejus filii; Clemens Polidori, quondam…-25; Cajetanus Casini, filius Pauli-20. Numerus 302. Marthae Mariae Carestia. Numerus 303. ejusdem. Oannes Antonius Tracci, quondam Thomae-40; Victoria Babbio, quondam Crescentius, ejus uxor-37; ejus filii; Maria sartia-16; Josephi-13; Simon-8; Paschalis-7; Philippus-2. Numerus 304. propria. Sabina Conti, quondam Andrea-70. Numerus 305. Domo Deodati Spagnoli. Dominicus Antonius, quondam  Francisci-22; Maria Victoria Cascone, quondam Laureti, ejus uxor-21; ejus filius; Franciscus-2.
Confini della Parrocchia
Numero 306. propria. Isidorus, quondam Thomae-43; Delphina della Valle, quondam Joseph, ejus uxor-34; ejus filii; Rosa Maria-19; Magdalena-17; Carolus-11; Clara-9; Angelus-6; Innocentius-1; Anna Coreani, quondam Honofri, ejus socerus-79. Numerus 307. Domo Deodati Spagnoli. Alexandra Ricci, quondam Salvatoris, vidua Laureti Casconi-49; Petrus Antonius ejus gener-32; Maria Catharina ejus filia-22. Numerus 308. ejusdem. Ventura Fazione, quondam Marci Antonii-45; Costantia Seppero, quondam Michaelis Arcangeli ejus uxor-43; ejus filii; Clara-15; Aloysius-12; Thomas-5; Jacobus-1. Numerus 309. ejusdem. Joseph casconi, quondam laureti-27; Elisabeth Manni, quondam Honorati, ejus uxor-29; Maria Domenica, ejus filia-3. Numerus 310. Numerus 311. Mariae la Leta. Antonius Didino, quondam Vincentii-48; Maria Antonia Pompei, quondam Niccolai, ejus uxor-41; ejus filii; Vincentius-6; Nicolaus-3. Numerus 312. ejusdem. Benedictus Fratini, quondam Joseph-35; Parasceves Pompei, quondam Nicolai, ejus uxor-36; ejus filii; Rosolia-8; Joseph-5; Maria-3. Numerus 313. propria. Joseph Monti, quondam Salvatoris-46; Beatrix Brigante, quondam Hyacinti, ejus uxor-38; ejus filii; Salvator Hyacintus-8; Anna-16; Maria-16;  Franciscus Xaverius-3;  uxoris fratres; Vincentius-16; Antonius Maria-12;  Numerus 314. Domo Deodati Spagnoli. Angela Antonia Cappelletti, quondam …vidua Angeli Borzo-40; ejus filii; Margarita-20; Joseph-18; Andreas-16; Lucia Borzo, quondam Joseph, ejus Cevira-56. Numerus 315. propria. Jacobus Trazza, quondam Angeli-42,  Anna Con- stantia Stefanucci, quondam Angeli ejus uxor-47; Angelus ejus filius-11. Numerus 316. Petri caroli Colini. Paschalis Stefanucci, quondam Cosmae-50; Maria Borzo, quondam Philippi, ejus uxor-46; ejus filii; Felix Maria-17; Philippus 14, Lucia-10. Numerus 317. Aloysius Francioni, quondam Dominici-45; Magdalena Ferrari, quondam Dominici, ejus uxor-40; ejus filii; Theresia-22; Elisabeth-19; Dominicus Antonius-16; Paschalis-6. Numerus 318. Michaelis Ricci. Bartholomeus Calvani, quondam Joseph de carpis-48; Regina Ermo, quondam Angeli, ejus uxor-41; ejus filii; Angelus Maria-23; Joseph-17; Rosa Maria-13; Silvestre-9. Numerus 319. Antonii Picione. Camilla Vetica, quondam Joseph, vidua Francisci Stefanucci-42; ejus filii; Dominicus antonius-23; Magdalena-20; Petrus Paulus-18; Vincentius-9. Numerus 320. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Cosma Stafanacci filius Paschalis-19; Maria Clementina della Valle, quondam Joseph ejus uxor-18. Numerus 321. propria. Joannes Belardi, quondam Francisci-76; Anna Felix Biancone, quondam Laureti ejus uxor-50; ejus filii; Joseph-18; Vincentius-13; Angela Antonia-9. Numerus 322. Domo Angeli Maria Spagnoli. Franciscus d’Ascoli, quondam Angeli Mariae-49; Gertudes la Valla, quondam Antonii, ejus uxor-39; Angelus Maria ejus filius-17. Numerus 323. Salvator Porretta, quondam Caroli-37; Rosaria Vitelli, quondam Francisci, ejus uxor-34; ejus filiae; Francisca-9; Rosa Maria-8, Metildes-5; Maria Theresia-3; Quintilia-1. Gratia Ruticcia, quondam Francisci, ejus socerus-55. Numerus 324.  propria. Petrus Carolus Colini, quondam Dominaci-50; Rosaria Greco, quondam Archengeli, ejus uxor-49; ejus filii; Hieronyma-24; Theresia-22; Camilla-20; Dominicus-18; Reverendus Dominus Julius ejus frater-58. Numerus 325. Sancti Joannis. Angela Coreani, quondam Joseph, vidua Joseph Francischetto-51; Franciscus ejus filius-17. Numerus 326.  Setini. Franciscus Carpini, quondam Nicolai-53; Angela Pei, quondam Dominici, ejus uxor-52; Antonius ejus filius-17. Ibidem. Joseph Carpini, flius Francisci-22; Maria Ciantarano, quondam Francisci, ejus uxor. Numerus 327. Domo Matthei Ricelli. Andreas Manauzzi, quondam Alexandri-30; Marta Francisca Tedesco, quondam Joachim, ejus uxor-23; Maria Angela ejus privigna-2. Numerus 328. ejusdem. Paula Corso, quondam Antonii, vidua Angelii Antonii Tardone-60; Marta Agela Tardone, quondam Angeli Antonii, vidua Gratigliani Porcari-33; ejus nepotes; Maria Domenica-13; Rosa Maria-10.
Rompicollo di Pizi
Numerus 329. propria. Arduinus Falcone, quondam Joseph-29; Rosa Micarelli, quondam Francisci, ejus uxor-30. Ibidem. Joannes Tartaglia, quondam Alexandri de Priverno-23; Theresia Micarelli, quondam Francisci, ejus uxor-25. Numerus 330. Dominicus Captano, quondam…-30; Rosaria Stefanucci, quondam Francisci, ejus uxor-27; ejus filius; Franciscus-4. Numerus 331. Domo Angeli Maria Spagnoli. Maria La Buona, quondam Luca, vidua Aloysii Ciarle-30; ejus filii; Hyacintha-11;  Paschalis-8; Franciscus Xaverius-3. Numerus 332. ejusdem. Joacobus Antonius Ceccano, quondam Joannis-41; Laurentia Tosto, quondam Antonii, ejus uxor-43; Joannes ejus filius-17. Numerus 333. ejusdem. Cajetanus Ferri, quondam…-47; Domenica Marchetti, quondam Joseph, ejus uxor-33; Maria Magdalena ejus filia-6; Catharina Capiresi, quondam Viti, ejus socerus-56. Numerus 334. Domo Joannis Fioretti. Lucia Battisti, quondam Antonii, vidua Marci Liseo-70. Numerus 335. Salvator Mazza, quondam Joseph-46; Felix Stefanacci, quondam , ejus uxor-37.
Strada delli due Portici
Numerus 336. Domo Aloysii Pizi. Aloysius di Rocco, quondam Dominaci-41; Domenica Sordi, quondam Xisti, ejus uxor-35; ejus filii; Francisca-17; Victoria-11; Franciscus Xaverius-5; Rosa Maria-3; Paschalis d’Amici, quondam Francisci, ejus famulus-25. Numerus 337. ejusdem. Maria Antonia d’Alonzo, vidua Paschalis Careglio-57; Salvator ejus filius-26. Numerus 338. ejusdem.Jacobus Filauro, quondam Nicolai-36; Stella Monni, quondam Crescentii, ejus uxor-31; ejus filii; Theresia-19; Nicolaus-14;  Maria Angela-12; Franciscus-6; Anna Maria-1; Maria Rosaria-1. Numerus 339. Domo Innocentii Galli. Cynthia Borzo, quondam Antonii, vidua Salvatoris Mnauzzi-43; Annuntiata ejus filia-16. Numerus 340. Domo Angeli Maria Spagnoli. Lucida carata, quondam Josephi, vidua Angeli Mariae d’Ascoli-67; Felix  ejus filia-40; Alexander la Valle, quondam Joseph, ejus nepos-11. Numerus 341. Santissimi Sacramenti.  Petrus di Mario, quondam Angeli-25; Maria Rosa Ceccano, filia Jacob, ejus uxor-20; Angela ejus filius-2. Numerus 342. Santissimi Joannis. Rosa Maria Vincentii, quondam Petri, vidua Francisci Ghionni-77. Numerus 343. Sancti Nicolai.  Rosa Maria Giovannelli, quondam…vidua Francisci d’Addami-56;  Joannes ejus filius-24; Maria ejus soror-25. Numerus 344. Domo Julii Impaccianti. Antonius Maria Galante, quondam Alexandri-48; Magdalena Polidori, quondam Thomae, ejus uxor-42; ejus filii; Maria-17; Aloysius-11. Numerus 345. Santissimi Sacramenti. Archangelus Biancone, quondam…de Norba-34; Maria Angela di Menica, quondam Caetani ejus uxor de Setia-25. Maria Clementina ejus filia-3. Numerus 346. Domo Julii Impaccinti. Rosaria Porretta, quondam Felicis-59.
Via della Portella
Numerus 347. Preterimer. Laura Stefanucci, quondam Xaverii-77. Numerus 348.Domo Julii Impaccianti. Aloysius Borzo, quondam Antonii-42; Natonia Stefanucci, quondam Cosmae, ejus uxor-39; Joseph=Antonius ejus filius-3. Numerus 349. Sanctae Mariae. Joseph Sturco, quondam Tomae-35; Aurora Castellani, quondam Joseph, ejus uxor-29; ejus filii; Maria-7; Cosma-3; Vincentius-1. Numerus 350. Santissimi Sacramenti. Joseph Ghionni, quondam Francisci-34; Maria Catharina castellucci, quondam Joseph ejus uxor-24; Maria Domenica, eorum filia-1. Numerus 351. Santissimi Joannis in Sancto Nicolai. Annuntiata de Angelis, quondam Nicolai-21; Franciscus Rossi, quondam Angeli. Numerus 352. propria. RosariaBoccarozozza, quondam Laureti, vidua Joseph Castellucci-48; ejus filii; Salvator -18; Aloysius-16. Numerus 353. Theresia Francesconi. Quintia di Giorni, quondam Antonii, vidua Salvatoi-55; ejus filii; Palmerinus -22; Rosa-20. Numerus 354. Santissimi Sacramenti. Carolus Monaco, quondam Lidani-40; Rosalia Casco, quondam Lidani, ejus uxor-44; ejus filli; Maria Celestis-20; Joannes Baptista-15; Thomas-12; Maria Domenica-5; Franciscus Antonius, quondam Clementis-20. Numerus 355. Sanctae Mariae. Joseph  Bassone dell’Isola, quondam…21; Antonia Catharina, filia Thomae ejus uxor-20. Numerus 356. Rosa Mosaici. Joachim Quatrino, quondam-21; Maria Francisca Caciotti, quondam Antonii, ejus uxor-23; Anselmus Caciotti, ejus uxorii frater-24;  Alexandra Colavecchio, quondam Michaelis, vidua Antonii, ejus socerus-70. Numerus 357. propria. Marcus Stefanacci, quondam Jacob-37; Martha Maria Polani, quondam Francisci, ejus uxor-37; Maria Magdalena, ejus filius-1; Rosalba Franciscone, quondam Philippi ejus socerus-63. Numerus 358. propria. Angelus Caldarone,filius Salvatoris-19; Maria Rosaria Ciollo, quondam Antonii, ejus uxor-1. Numerus 359. Sanctissimi Sacramenti. Joseph di Falco-50; Clara Scandriglia, quondam Joseph , ejus uxor-40; Michael Angelus, ejus filius-12. Numerus 360. propria. Rosa Maria Mosai, quondam Silvestri-36; Maria Angela Ciollo, quondam Antonii, ejus filia-13. Numerus 361. Rosae Mariae Mosai. Filii Antonii Mariae Galanta; Joseph-23; Franciscus-21; Thomas. Numerus 362. Domo Innocentii Galli.  Salvator Caldarone, quondam Antonii-49; Stella Scandriglia, quondam Josaphat ejus uxor-54; ejus filii; Maria-19; Aloysius-14. Numerus 363. Domo Equitus Tuzi. Paschalis Farnzese, quondam Antonii-39; Magdalena Cimino, quondam Bonifacii, ejus uxor-29; ejus filia; Anna Maria-2; Apollonia Marangola, quondam vidua.
Ghetto antico di Ebrei
 Numerus 364. propria. Aloysius de Angelis, quondam Antonii-35; Stella Tomarosi, quondam Horatii, ejus uxor-30; ejus filii; Maria Theresia-9; Andreas-6; Bernardus-5; Magdalena-3. Numerus 365. propria. Rosa Greco, quondam Archengeli, vidua Angeli Filippucci-79; ejus filii; Archipresbiter Felix-37; Fidelis-34; Philippus ejus frater-71. Numerus 366.  Beatae Virginia de Torrente. Attilia Greco, quondam Arcangeli, vidua Horatii Tomarosi-72; Franciscus ejus filius-25. Ibidem. Francisca Tomarosi, quondam Horatii, vidua Crescentii Zazzinelli-37; Franciscus ejus filius-14. Numerus 367. Domo Equitis Tuzii. Antonius Marcani, quondam Petri-49; Victoria Corso, quondam Gerardi, ejus uxor-42; ejus filii; Joseph-18; Angelus Maria-13. Numerus 368. ejusdem. Antonius Rosa, quondam Joseph-46; Felix Maria  Poretta, quondam Caroli, ejus uxor-48; ejus filii; Lucia-22; Crolus-19; Philippus-10; Maria Angela-5. Ibidem. Numerus 369. propria. Maria Manauzzo, quondam Joannis, vidua Jacobi Stefanucci-61; Reverendus Dominus Franciscua ejus filius-30. Numerus 370. Josephi Rifonetti. Luca del Monte, quondam Antonii-21; Antonia Catharina Feluca, quondam Cosmae, ejus uxor-25; Joannes Pane, quondam Petri, ejus uxoris avunculus-45;Franciscus ejus uxoris frater-30. Numerus 371. Domo Innocentii Galli. Horatius Morica, quondam Joannis-38; Beatrix Laino, quondam Francisci, ejus uxor-30; Antonius Maria ejus filius-4. Numerus 372. Francisci Coletta. Nicolaus Chiappino, quondam Eugenii-26; Maria Mancini, quondam Francisci, ejus uxor-24; ejus filii; Francisca-4; Maria Angela-2. Numerus 373. Sanctae Mariae. Joseph Luccone, quondam…-21; Theresia de Meo, quondam Francisci, ejus uxor-21; Maria Francisca, ejus filia-1. Numerus 374. ejusdem. Rosolia Taddei, quondam Felicis, vidua Antonii Ciceromella-50; ejus filii; Camilla-20; Benedictus-15. Ibidem. Joseph Monelli, quondam Basii-55; Catharina Pietrobono, quondam Xisti, ejus uxor-49; ejus filii; Thomas-17; Maria-10; Matthia-5. Numerus 375. propria. Hieronimus Manciocchi, quondam Hyacinthi-26; Gertrudes Irazza, quondam Angeli Maria, ejus uxor-43; ejus filii; Rosa-9; Maria Catharin-7; Clementina-3. Numerus 376. Domo Flamini Americi. Ferdinandus Antoniacci, quondam Francisci-36; Angela Trazza, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-34 Franciscus ejus filius-9; Elisabeth-1; Francisca Trazza, quondam Angeli Mariae, soror ejus uxoris-23; CosmaTrazza, ejus sororis frater-19. Numerus 377. ejusdem. Salvator Tuccinelli, quondam Alexandri-47; Constantia Maccarelli, quondam Salvatoris, ejus uxor-34; ejus filii; Alexander-10; Maria Magdalena-5; Maria Stella-2. Numerus 378. propria. Hyacintha Graco, quondam Joannis, vidua Hieronimi Boccardi-58; ejus filiae; Theresia-38; Metilde-33; Petrus Capponi, filius Leontii, ejus nepos-19. Ibidem. Joannes Baptista Boccardi, quondam Hieroniymi-25; Rosa Cassoni, filia Angeli, ejus uxor-25; Maria Rosaria ejus filia-1. Numerus 379. Lucia Sartorio. Antonio Volzi, quondam Gerardi-41; Elisabeth d’Arizi, quondam Persii, ejus uxor-29; ejus filii; Paschalis-8; Anna Maria-5; Michael Angelus-2. Numerus 380. propria. Mattheus Riccelli, quondam Joannis-68; quondam Rochi Riccelli ejus nepotis; Felicitas-22; Canicus Paschalis-19; Philippus-18; Michael Angelus-14; Clara-10. Lucia Casco, filius ejus famula-21. Numerus 381. Equitis Tuzi. Angela Maria Rifonetti, quondam Salvatoris vidua Caroli Poretta-60; Joannes ejus filius-24. Ibidem. Joseph Ciammarucone, quondam Caroli-29; Maria Poretta, quondam Caroli, ejus uxor-26. Numerus 382. propria. Anna Boccarozzo, quondam Laureti-64. Numerus 383. Antonii Nalli. Aloysius Pacilli, quondam, Lidani-48; Gertrudes, quondam Petri, ejus uxor-37; ejus filii; Maria Lucia-13; Lidanus-9; Angela Maria-6; Antonia-3. Numerus 384. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Joseph Forcinelli, quondam Crescenti-36; Laurentia Campagna, quondam Joannis, ejus uxor-36; ejus filii;Franciscus Xaverius-11; Maria Catharina-4; Lucida-2. Numerus 385. Sancti Joannis. Antonius Barzellona, quondam Salvatoris-41; Angela Scandriglia, quondam Josaphat, ejus uxor-47; ejus filii; Joannes Baptista-20; Maria Hyacintha-18; Maria-13; Vincentius-9;Lucia Farnzese, quondam Francisci, ejus socerus-78. Numerus 386. Reverendus Dominus Crescentii Manciocchi. Andreas Porretta, quondam Caroli-32; Anna Theresia la Valle, quondam Antonii, ejus uxor-24; Carolus ejus filias-3. Numerus 387. propria. Illustrissimus Dominus Angelus Maria Spagnoli quondam Baptista-49; ejus sorores; Roslaba-58 Rosa Maria-50; ejus nepotes; Papi, filius Agapiti-18; ejus famulae; Felix d’Ascoli, quondam Angeli Mariae-42; Marta Barzellona, filia Salvatoris, ejus famulae-14. Numerus 388. propria. Petrus Monni, quondam Crescentii-33; Angela Ruficcia, quondam Silvestri, ejus uxor-34; eorum filii; Crescentius-12; Joseph-10; Anna-8; Antonius-5; Joannes Baptista-3; Vincentius-1. Alexandra Manciocchi, quondam Joseph, ejus mater-64. Numerus 389. Domo Andrae Pizi. Ignatius Caritelli, quondam Antonii-47; Felix Serapica, quondam Dominaci, ejus uxor-42; Maria Francisca ejus filia-17. Ibidem. Dominicua Caritelli, filius Ignatii-21; Rosa Vetica, filius Dominaci Antonii. Numerus 390. propria. Illustrissimus Dominus Andreas Pizi, quondam Xaverii-33; Cassandra Pizi, quondam Francisci, vidua Francisci Mariae Pizi, ejus lavira-34; ejus nepotes; Diomira-12; Maria-10; Francisca-8; Reverendus Dominus Joseph ejus frater-42; Magdalena Capo d’Annicchio, quondam Joannis ejus famula-60. Numerus 391. Domus Andrae Pizi. Ignatius Bellocci-32; Camilla Bettucci, ejus uxor-29; Maria Domenica ejus filia-2. Ibidem. Joseph Antoniacci, quondam-17; Angela Maria Ciollo, quondam Matthei, ejus uxor-48. Numerus 392. propria. Michael Caleri, quondam Sebastiani-48; Francisca Caranfa, quondam Dominaci, olim vidua Caroli Lattanti nunc ejus uxor-46; ejus privigni; Margarita-25; Jacobus-23; Cecilia-21; Laurentius-17; ejus filii; Vincentius-10; Maria Theressia-8; Athanasius-5. Numerus 393. Domus Bernardi Razza. Joannes Antonius Gondoli, quondam Marci-47; Theresia Paris, quondam Gregorii, ejus uxor-34; ejus filii; Marcus-26; Dorothea-23; Franciscus-11; Joseph-6; Vincentius-3.

Strada di Brancacci
Numerus 394. Rosarii. Joseph Vetica, quondam Petri-46; Laura Brancacci, quondam Leopardi, ejus uxor-40; ejus filiae; Maria Theresia-18; Maria Angela-15; Maria Domenica-5; Maria Catharina-2; Maria Colini, quondam Rochi, ejus…-68. Numerus 395. ejusdem. Nonnosius Ciammarucone, quondam Antonii-56; Reonilda Colini, quondam Maximi, ejus uxor-46; ejus filii; Joseph-13; Angela-11; Maria Theresia-8. Numerus 396. Pantanelli. Petrus Iballa, quondam Joseph-41; Livia Lino, quondam Andrete, olim vidua nunc ejus uxor-41; ejus privigni; Maria Agnes-13; Bartholomei-13; Maria Francisca-9; Joseph ejus filius-2. Numerus 397. propria. Franciscus Manciocchi, quondam Joannis-44; Hyacintha Bajola, quondam Angeli, ejus uxor-40; Clementia Mastranni, quondam Dionisii, ejus socerus-68. Numerus 398. propria. Joannes Galeazzi, filius Crescentii-46; Beatrix Mosai, quondam Silvestri, ejus uxor-39; ejus filii; Margarita; Joseph-16; Magdalena-8; Salvator-5; Anna Maria-2; Magdalena Gonnello, quondam Telli, ejus socerus-77. Numerus 399. Angela Capponi. Alexander Bartolomeo, quondam…-41; Virgilia Berti, quondam Francisci, ejus uxor-42; ejus filii; Vincentius-8; Antonia-2. Numerus 400. ejusdem. Vincetius Castagna, quondam-28; Antonia Mellozzi, quondam, ejus uxor-27; ejus filii; Thomas-7; Aloysius Maria-1. Numerus 401. propria. Crescentius Scandriglia, quondam Xaverii-50; Gertrudes Nardi, quondam Joseph, ejus uxor-49; Joseph Santoro. Numerus 402. Domus Innocentius Galli. Silvestre Berti, quondam Laurentii-51; Diana Saporiti, quondam Augustini, ejus uxor-48. Ibidem. Salvator Berti, quondam Laurentius-51; Diana Saporiti, quondam Augustinus, ejus uxor-48. Ibidem. Salvator Berti, filius Silvestri-29; Virgilia Zaccheo, quondam Francisci, ejus uxor-28; ejus filii; Rosa Maria-3; Franciscus Xaverius-1. Numerus 403. ejusdem. Rosa paris, quondam Gregorii-57; Maria ejus soror-51. Numerus 404. Domus Andrete Pizi. Blasius Galli, quondam-39; Gertudes Martignone, quondam Joseph, ejus uxor-22; ejus filius; Joseph Antonius. Numerus 405. propria. Alexander Spositi, quondam Januarii28; Maria Colini, quondam Philippi, ejus uxor-29; ejus filius;Petrus-4. Numerus 406. Franciscae Tomarosi. Marcellus Giusti, quondam Joannis Pauli-57; Rosa Tardone, quondam Francisci, ejus uxor-13; Franciscus Antonius, ejus filius-32. Numerus 407. Domus Equitis Tuzi. Philippus Nalli, filias Antonii-37; Magdalena Sancta Maria, filia Antonius, ejus uxor-26; Aloysius ejus filius-8; Antonius Nalli, quondam Joannis Baptista, ejus pater-61. Numerus 408. Antonii Talocco. Joannes Baptista Colajacchi, quondam Dominaci Antonii-33; Anna amilla Dammj, quondam Francisci, ejus uxor-28; ejus filiae; Maria Theresia-7; Anna-4. Numerus 409. Domus Equitis Tuzi. Caesar Simeoni, quondam Crespini-37; Anna Maria Talone, quondam Antonii, ejus uxor-36; ejus filii; Dominicus-8; Joseph Antonius-6; Aloysius-2; Angela Maria-1. Numerus 410. Domus Innocentii Galli. Anna Comardo, quondam Joannis-66. Numerus 411. Domus Michael Angeli Rossi. Anna Maria Ceci, quondam Antonius, vidua Angeli Giampaolo-42; Angela Maria ejus filia-16. Numerus 412. Marcantonio quondam Felice Marino; Marco Maria-23; Elisabeth ejus soror-21. Numerus 413. Brancacci. Bartholomeus Greco-57; Rosa Longo, quondam…ejus uxor-40; ejus filii; Gesualdus-17; Severina-13. merus 414. propria. Anna Francisca Ciammaruconi, filia Nonnosi-19; Seraphina ejus soror-15. Numerus 415. Domus Equitus Tuzi. Aleysius Molinari, quondam Philippi-29; Theresia Cardini, quondam Nonnosi, ejus uxor-28; ejus filii; Anna-6; Joseph-4; Franciscus Xaverius-2. Numerus 416. Brancacci. Angelus Granati, quondam Joseph-30, Elisabeth Ciammarucone, filia Nonnosi, ejus uxor-23; ejus filii; Fealix Maria-7; Joannes-5; Franciscus Xaverius-2. Numerus 417. Sancti Joannis. Franciscus Benvenuti, quondam Antonii-39; Julia Paris, quondam Franciscus, ejus uxor-37; ejus filii; Ignatius-8; Maria Theresia-4. Numerus 418. Annae Franciscae Ciammarucome. Eleutheria Battisti, quondam Petri, vidua Matthei Benvenuti-48.


Strada al fianco della Portella
 Numerus 419. propria. Franciscus Dorie, quondam Philippi-41; Maria Tradione, quondam Angeli, ejus uxor-31; Philippus ejus filius-6. Numerus 420. Sancti Joseph. Joseph Zampini, quondam Francisci-30; Maria Angela della Calce, quondam Joseph, ejus uxor-26. Numerus 421. Domus Matthei Ricelli. Lucas Antonius Biancone, quondam Joannis-53; Catharina Cicerchia, quondam Lidani, ejus uxor-45; ejus filii; Elibeth-12; Maria-9; Joachim-4. Numerus 422. Domus Angelii Mariae Impaccianti. Dominicus Bianchi, quondam Christophori-27; Pudenziana Barcellona, filia Leontii, ejus uxor-29; Christophorus, ejus filius-5. Numerus 423. Domus Mattehi Ricelli. Franciscus Antonius Marinari, quondam Thomae-43; Catharina Pellegrini, quondam Marci Antonii, ejus uxor-44. Numerus 424. ejusdem. Franciscus Transeunti, quondam Paschalis-32; Theresia Ciammarucone, filia Nonnisii, ejusdem uxor-28; ejus filii; Paschalis-10; Clara-8; Magdalena-3; Vincentia-1. Numerus 425. Sancti Joseph. Joseph Scandriglia, filius Antonius-31; Candida Rosa Ciammarucone, filia Nonnosi ejus uxor-27; Dominicus Antonius-5; Domenicus-3. Xaverius ejus frater-21. Numerus 426. Domus Matthei Riccelli. Joseph Olivero, quondam Dominaci-32; Angela la Bocconica, quondam Lucae, ejus uxor-33; ejus filii; Margarita-8; Catharina-6; Vincentia-4. Numerus 427. propria. Franciscus Rossi, quondam Joseph Antonius-28; Stella Molinari, quondam Philippi, ejus uxor-22. Numerus 428. Dominaci Preterimer. Philippus Zaccheo, filius Marci-30; Theresia Mnauzzi, olim vidua Eleutherii Salvatorii, nunc ejus uxor-35; ejus privignae; Maria Domenica-12; Rosa-6; Dominicus ejus filius-3. Numerus 429. Sancti Joannis Catharina Rusticcia, quondam Caroli, vidua Joseph Greco-60; ejus fili;Franciscus-36; Rosaria-18. Numerus 430. ejusdem Joseph; Anna Oliviero, quondam Honorati, olim vidua Joseph de Grandis, nunc ejus uxor de Sancto Laurenzio-41; Joannes-20; Dominicus-18; Alexander-12; Aloysius-5. Numerus 431. Ciceromella. Mattheus Gianfusi, quondam…-34; Magdalena Donnicola, quondam Antonius, ejus uxor-40; Angelus ejus filius-3; Franciscus ejus uxoris frater-23. Numerus 432. Dominaci Preterimer. Matthias Corso, quondam Francisci-43; Elisabeth Ciammarucone, quondam Antonii, ejus uxor-45; ejus filii; Petrus Antonius-20; Maria Gratia-16; Carolus-11. Numerus 433. Gertrudes Nardi. Apollonia Donnicola, quondam Antonii, vidua Francisci Colafranco-26; Maria Angela ejus filia-5. Numerus 434. Rosarii. Franciscus Belardi, quondam Nicolai-37; Antonia Gnani, quondam Caesarini, ejus uxor-34. Numerus 435. Francisca Tomarosi. Franciscus Rossi, quondam Joseph-28; Angela Stella Molinaro, quondam Philippi, ejus uxor-24. Numerus 436. Dominaci Preterimer. Mathias, quondam Dominaci-31; Maria Josepha del Giudice, quondam Petri-28. Numerus 437. propria. Crescentius Jcoacci, quondam Stephani-43; Jucunda di Critta, quondam Joannis, ejus uxor-40; ejus filius; Paulus-20; Lucia-13; Joseph Antonius-4; Dominicus Luscone, quondam Andreae Euphraria Testa, quondam Fabritii-11; ejus uxoris nepotes.
Strada della Piazza
Numerus 438. Rosarii. Dominicus Martelli, quondam Laurentii-45; Camilla Colei, quondam Cajetani, ejus uxor-52; ejus filii; Antonia-18; Jacob-17; Joseph-14; Anna Theresia-10; Elisabeth ejus soror-50. Numerus 439. Domus Julii Impaccianti. Sebastiani Carbone, quondam Joannis-33; Elisabeth Lupi, quondam Marci, ejus uxor-34; ejus filii; Maria Angela-11; Joannes-6; Perfecta-3. Numerus 440. Domus Gregorii Pizi. Joseph Santoro, quondam Joannis Baptista-42; Carlotta Rinaldi, quondam Jacob. Ejus uxor-40; Paschalis ejus filius-15; Joannes Baptista Nicodemo, quondam Nicolai-38. Numerus 441.  propria. Maria Mastranni, quondam Vincentii, vidua Philippi Lupi-41; ejus filiae; Francisca-16; Lucretia-12. Numerus 442. Piovezzicca. Honoratus Caranfa, quondam Antonii-43; Maria Catharina Granacci, quondam Alexandri, ejus uxor-36; Franciscus ejus filius-12. Numerus 443. propria. Franciscus Perna, quondam Philippi-32; Severina Preterimer, quondam Diomedis, ejus uxor-27; ejus filii; Philippus 6; Aloysius-5; Angelus-2; Joseph ejus frater-26. Numerus 444. propria. Laura Tuccinelli, quondam Alexandri, vidua Antonii Silveri-43; ejus filii; Cajetanus-18; Franciscua-13. Numerus 445. Domus Deodati Spagnoli. Michael Angelus, quondam Gabrielis-30; Hyacintha Marcucci, filia Ambrosii, ejus uxor-33; ejus filii; Maria Domenica-9; Gabriel-6; Maria Josepha-2. Numerus 446. propria. Joseph Maranola, quondam Horatii-27; Paula Monni, filia Gaudentii, ejus uxor-24; Margarita ejus filia-2. Numerus 447. Crescentius Marcucci, quondam Francisci-17; Coelestis Antoniacci, quondam Marci, ejus uxor-43. Numerus 448. Legati familiae Nalli. Blasius Ferrari, quondam Antonii-32; Rosa Maria Avvisati, quondam Antonii, ejusdem uxor-38; ejus filii; Gertrudes-16; Julia-12; Philippus-9; Anna Maria-3, Antonius Ciammarucone, quondam ejus nepos-10. Numerus 449. Rosarii. Gaudentius Monni, quondam Francisci-40;  Felina Maria d’Annuccia, quondam Nicolai, ejus uxor-38; ejus filii; Horatius-8; Franciscus-6.
Strada della Porta Sorda
Numerus 450. Sanctae Mariae. Paschalis Rusticcia, quondam Silvestr-34; Francisca Monni, quondam Crescentii, ejus uxor-32; ejus filii; Rosa Maria-12; Silvestre-11; Julius-9. Numerus 451. Reverendus Dominus Crescentii Manciocchi. Paulus Spaziani, quondam Crescentii-36; Anna Vitelli, quondam Francisci, ejus uxor-33; ejus filii; Joseph-13; Franciscus-9; Crescentius-6; Maria Visctoria-3. Numerus 452. propria. Lucidus la vale, quondam Nicolai-36; Clementia Monatti, quondam Clementis, e jus uxor-33; Anna Maria-10; Franciscus Xaverius-9; Candida Rosa-7; Domenica-5; Maria-3; Antonius Maria-1. Numerus 453. Ibidem, et propria. Seraphina Brancacci, quondam Gerardi vidua Palmerini la Valle-47; ejus filii; Franciscus-18; Maria Angela-15; Antonius-10. Numerus 454. Sancti Joannis. Catharina Andreoli, quondam vidua Joseph Mercucci-50;  ejus filii; Aloysius-23; Martha Maria-21; Rosa Biancone, ejus mater-76. Numerus 455. Augustinus Pretagostini. Alexander Baccari, filius Joseph-23; Felix Reali, quondam Dominaci, ejus uxor-21; Maria Camilla, ejus filia-2. Numerus 456. Sanctae Mariae. Mariae Antonia Carenza, filia Josephi, vidua Francisci Corso-41; Lucia ejus filia-15; Alexander ejus frater-34. Numerus 457. propria. Angela Maria Caranfa, quondam Antonii, vidua Joannis Porini-46; ejus filii; Alexandra-18; Hyacintha-14; Paula-10; Joseph-9. Numerus 458. propria. Maria Victoria Troti, quondam Gasparis, vidua Marci Lupi-53; ejus filii; Angelus-29; Dominicus-16; Settimius ejus famuli-17.
Strada della Piazza Santa
Numerus 459. Sanctae Mariae. Joannes Philippus Biancone, quondam Augustini-29; Palma Franchi, quondam Dominici; ejus uxor-22; eorum filii; Maria Domenica-7; Augustinus-3; Dominicus Antonius-2. Numerus 460. propria. Reverendus Dominus Salvator Talocco, quondam Salvatoris-33; Camilla Galante, quondam Alexandri, ejus mater-60. Numerus 461. propria. Reverendus Dominus Antonius Tacconelli, quondam Petri-61; Soror Maria, ejus soror-56; Stephanus Varesini, filius Joseph, ejus nepos-3. Numerus 462. Legati Stella Razza. Salvator Battisti, quondam Petri-44; Coelestis Zazzera, quondam Francisci, ejus uxor-15; Catharina ejus filia-10. Numerus 463. propria. Camilla Monni, quondam Nicolai, vidua Salvatoris Trofi-46; ejus filii; Cajetanus-23; Theresia-20; Gertrudes-17; Ludovicus-11; Anna Maria-7; Salvator-4. Numerus 464. Domus Aloysii Pizi; Purifica Santoro, quondam Salvatoris, vidua Rochi Marcelli-64; Casimirus ejus filius-19. Numerus 465. Charitatis. Vincentius, filius Crescentii-29; Anna Maria Carpini, filius Joseph ejus uxor-27; ejus filii; Maria Angela-9; Seraphina-7; Maria Domenica-4; Franciscus Xaverius-1. Numerus 466. Sanctae Mariae. Franciscus Marcucci, filius Ambrosii-33; Felix di Prato, quondam Caroli, ejus uxor-27; eorum filii; Vincentius-8; Annuntiata-3; Maria Francisca-1; Ambrosius Marcucci, ejus pater-67. Numerus 467. propria. Cosma Camuso, quondam Caroli-37; Angela Diana, quondam Basilici, ejus uxor-30; ejus filius; Andreas-6; Maria Victoria-2; Angelus Maria ejus uxor frater-23. Aurora Nonnasanti. Dominicus Marci, quondam Francisci-27; Constantia Rasi, quondam Alexandri, ejus uxor-22. Numerus 469. propria. Antonius Ruticcia, quondam Joseph-35; Gratia Perna, quondam Caroli, ejus uxor-33; eorum filii; Joseph-11; Maria Spes-9; Paschalis-7; Candida Rosa-2. Catharina Cascone, quondam Cajetani, vidua Caroli Perna, ejus socerus-56. Numerus 470. Paschalis Camuso. Franciscus, filius Cosmae-24; Vincentius Francischetto, quondam Joseph, ejus uxor-25; Joseph Antonius ejus filius-1. Numerus 471. propria. Cajetani Sebastiani, quondam Hyacinthi-48; Rosa taccinelli, quondam Alexandri. Ejus uxor-36;  Michael Angelus ejus privignus-16; Maria Hyacintha eorum filia-10. Numerus 472. propria. Joseph Rosa filius Cosmae-38; ejus filii; Philippus-13; Antonia-29; Candida Rosa-6; Maria Angela-1. Ibidem, et propria. Clara Pretagostini, quondam Xaverii, vidua Ceccarelli-56; Theresia filia-19. Numerus 473. Attiliae Tomarosi. Petrus Collepardi, quondam-31; Maria Zaccheo, quondam Felicis, ejus uxor-40; eorum filii; Aloysius-18; Catharina-14; Angela Maria-4; Franciscus Xaverius-1. Numerus 474. ejusdem. Lauretus Stefanucci, quondam Cosmae-43; Maria Victoria Sartori, quondam Felicis ejus uxor-46; Lucia Sartori, soror ejus uxor-56.
Extra maenia Sermonetae ubi solus Archipresbiter habet jurisditionem. In publico Hospitio, vulgo la Posta.
Numerus 476. Aloysius Pey, quondam Joannis-40; Colomba Barbara, quondam Pauli, ejus uxor-35; Hyacintha eorum filia-1. Numerus 477. Publici Cursores in eodem. Ignatius Putti, quondam Joannis-21; Ferdinandus Fantuzzi, quondam…; Andreas Saltavigna, quondam Joannis-20; Franciscus di Nicola, quondam Joannis; Vincentius di Nicola, quondam Joannis; Pampato. Numerus 478. In caupona Domini Razza, et Cattivera. Franciscus di Nicola, quondam Livii-29; Anna Maria Cimini, quondam Bernardini ejus uxor-45; Dominicus Taddei, quondam ubaldi, eorum famulus-25. Numerus 479. In Eremitoris. Beatae Virginis de Gratis. Frater Alexander Franzese, quondam Joseph-62; Beatae Mariae Virginis de Monte. Frater Crescentius Galeazzi, quondam Joannis-66; Beatae Mariae Virginis de Torrente. Frater Antonis Maria Franchi, quondam Caroli-76. Beatae Mariae Virginis de Lilio. Frater Aloysius Tacconello, quondam Caroli Maria-46….

Supplementa
Numerus I.Domus Bernardi Razza. Innocentia di Ori, quondam Joannis, vidua Marci Antonii Mastro Nicola-46. Antonia Clementina ejus filia-17. Numerus II. pag. 18. Joannes Andreas de Litta, filius Joseph-23; Maria Tornari, quondam Xaverii, eus uxor-23; Felix Antonius eorum filii-1. Numerus III. pag. 23 Domus Joseph Monti
 Liberius, quondam Antonii-37; Theresia Giannetta, quondam Rosini, ejus uxor-30; eorum filii; Antonius-7; Joseph-3; Marcus Maria-1. Numerus IV. pag.23. Domus eiusdem Rosaria Molinari, quondam Marci, vidua Antonii Nicandro-36; Aloysius eius-8. Numerus V. pag.26 Jacob Marcucci, filius Ambrosii-40. Silvestre-2. Numerus VI. pag 38 Domus Aloysii Pizii. Franciscus Corso, quondam Angeli Maria-40; Liberata de Polis, quondam, ejus uxor-45; eorum filii; Cynthia-19; Thomas-17; Joanna-13; Antonius ejus uxoris frater-43. Numerus VII. Pag. Joseph Carestia 74. Antonius Papale, quondam-21; Anna Crestia filia Joseph, ejus uxor-25. Numerus IIX pag.83. Antonius Corso, quondam Gerardi-40; ejus filii; Angelus-12; Maria-10; Franciscus-5. Numerus IX. Pag 108. Sancti Joannis. Joseph Petrella, quondam Francisci.44; Thesresia Ricci, quondam Dominici ejus uxor-24. Numerus X. pag 88. Domus Matthei Ricelli. Nicolaus Trazza, quondam Angeli-37; Theresia Corso, quondam Francisci, ejus uxor-38; eorum filii; Magdalena-17; Antonia-10; Lucia-8;  Aurora-4. Numerus XI. Domus Aloysius Pizii Lucas Coppi, quondam Francisci-42; Jacoba Birilli, quondam quondam Antonii, ejus uxor-40; Antonia Cangi, quondam Philippi, ejus privignus-14. Numerus XII. Domus Parochiae Sancti Michaelis Arcangeli anno Domini 1783 sunt 216.  Absque domo. Antonius Palazzo, quondam Caesarii-19; Felix Pomponii,quondam Caroli-27; Antonius Scincia, quondam Andrae-34; Hieronymus Molinari,quondam Stephani-30-30; Franciscus Forcinelli, quondam Joannis-33; Anacletus Greco, quondam Nicolai-45; Cajetanus Talocco, quondam Caroli Mariae-40.   
In hac Visitatione 1780. Visitavimus presente Librus Status Animarum et comperto, exaratus esse juxta methedo in Rituali Romano prescriptas, Laudamus diligentiam.
Datus Sermonete in Sacra Visitatione hac die 25 Maji 1780. Benedictus Episcopus Terracinensis Privernensis, et Setinus. Josephus Maccaroni Secretari. Quae omnes suprascriptae animae sunt bis mille nonagintaduae-2092.
Status Animarum Parochia Sanctae Mariae Sermonetae Anno 1781 confactus a me Archipresbitero Felice Filippucci
Regio dicta Piazza Santa
 Anno Domini 1781 die 1 mensis Aprilis habitant in Numero 1. Hedibus Parochialis. Franciscus Zazzinelli, quondam Joannis Baptista annorum-40; Joannes Baptista ejus filius-3; Anna Maria Troti, quondam Rochi, ejus mater-72; Antonius ejus frater-32. Numerus 2. In Hedibus Sanctae Mariae. Valentinus Benedetti, quondam Antonii, annorum-42; Teresia Tomarosi, quondam Alexandri, ejus uxor-38; ejus filiae; Maria Francisca-14; Maria Rosaria-1. Numerus 3. In aedibus propris. Angelus Maria Impaccianti, quondam Francisci-52; Elisabeth Riccelli, quondam Philippi; ejus uxor-57;  eorum filii; Franciscus Xaverius-25; Maria Teresia-23; Catharina-21; Joseph-17; Julius-14.  Numerus 4. Domus Rosae Francescani. Paschalis Tomarosi, quondam Cosmae-57; Julia Mastranni, quondam Vincentii, ejus uxor-49; eorum filii; Franciscus-29; Stella-17; Vincentius-14; Philippus-11. Numerus 5. prorpiis. Thomas Caranfa, quondam Antonii-57; Jacobus ejus filius-18. Numerus 6. Seraphinae Tomarosi. Placidus Bernardini, quondam Paschalis de Priverno-38; Magdalena Lupi, quondam Josephi, ejus uxor-36; Anna Maria eorum filia-4. Numerus 7. Sancti Joannis. Maria Rifletti, quondam Joseph-55. Numerus 8. Sancti Joannis. Joseph Maggi, quondam Nicolai, de Camerino-37; Francisca Ferroni, quondam Francisci, ejus uxor de Mareno-29; Camilla Ferroni, ejus glos-21; ejus famuli; Blasius Falciaini, quondam Octavio-31; Dominicus Vergini de Fiastro-23; Eleutherius de Bassiano-22. Numerus 9. Sanctissimi Sacramenti. Joseph Marcucci, filius Ambrosii-29; Angela Nalli, quondam Joseph, ejus uxor-37; eorum filii; Franciscus Xaverius-6; Antonius-4; Rosa Maria-3; Philippus-1.
La Piscina
 Numerus 10. propris. Maria Rosaria Laino, quondam Francisci, vidua Marci Forcinella-30; ejus filii; Rosa Maria-11; Maria Catharina-9; Petrus-6; Maria Magdalena-3. Numerus 11. ejusdem, et propriis. Felix Antonius Laino, quondam Francisci-23. Numerus 12. Michael Angelus Rossi, quondam Francisci-34; Olympia Galli, filia Pauli Antonii de Vilitri, e uxor-35; eorum filii; Enricus-6; Philippus-4; Francisca-2; Aurora Francescani, quondam Philippi, ejus mater-66; Maria Angela ejus soror-35. Numerus 13. Domus Equitis Tuzi. Franciscus Avvisati, quondam Jucundi, de Bassiano-33; Angela Maria Ciasco, quondam Jacob de Carpis, e uxor-35. Numerus 14. Domus Matthei Riccelli. Joseph Manciocchi, quondam Francisci-32; Stella Biancone, quondam Augustini, ejus uxor-35; eorum filii; Maria; Maria Angela; Franciscus Xaveri; Catharina di Vita de Cisterna, quondam Nicolai, e socerus-60. Numerus 15. Constantii Dovizi. Cosmae Talone, quondam Antonii-21; Teresia Biancone, quondam Basilici, ejus uxor-21; Maria Domenica eorum filia. Numerus 16. propriis. Constantius Dovizi, quondam Angeli de Palazzuolo-52; Maria Franchi, quondam Philippi, ejus uxor-47; eorum filii; Paschalis-19; Felicissimus-17; Angela Maria-14; Gertrudes-11. Numerus 17. propriis. Philippus Barzellona, filius Leontii-27; Rosa Rusiccia, quondam Joseph, ejus uxor-22; Maria Domenica eorum filia-2. Numerus 18. Philippus Barzellona. Joseph ,flius Salvatoris de Setia-31; Maria Agnes Giorni, filia quondam Lidani, ejus uxor-30; eorum filii; Salvator-9; Margarita-1. Numerus 19. Domus Joannis Fioretti. Olimpia Rifonetti, quondam Marci, vidua Thomae Antoniacci-39; ejus filii; Maria Teresia-19; Joseph Antonius-17; Antonius Maria-11; Michael Angelus-6. Ibidem. Joseph de Sanctis, quondam Thomae de Arce in Rocca Nova-27; Antonia Catharina Antoniacci, quondam Thomae, ejus uxor-22; Franciscus Xaverius eorum filius-1. Numerus 20. ejusdem. Michael Angelus, Leti, quondam Andrete-26; Maria Victoria Molinari, Cajetani, ejus uxor-24; Joseph eorum filius-1. Numerus 21. Domus Michaleis Angeli Rossi. Francisca Salvati de Setia, quondam Caroli, vidua Honorati Trofi-62; Joseph ejus filius-22. Numerus 22. Domini Amati de Fabriteria. Maria Elisabeth Carbone, quondam Paschalis, vidua Aloysii Corso-22; Maria Lucretia ejus filia-3; Aurora Nonnasanti, quondam Innocentii, ejus mater-62. Numerus 23. propriis. Alexander Franchi, quondam Philippi-42; Eleonora Bianchi, quondam Xristofori, ejus  uxor-31. Numerus 24. propriis. Crescentius Zazzera, quondam Joseph-58; Angelica Spositi de Sorrento, quondam Xaveri, ejus uxor-58. Ibidem. Franciscus Gonnello, quonda Philippus-29;Candida Zazzera, filia Crescentii, ejus uxor-20;Joseph Antonius eorum filius-2. Ibidem. Elisabeth Darici, quondam Persii, vidua Antonii Volzi de Norbis-29; ejus filii; Paschalis; Anna Maria; Michael Angelus. Numerus 25. Domus Benedicti Ricciarelli. Vincentius del Rè, quondam Petri de Tridento-27; Rosa Macelli, quondam Rochi de Coris, ejus uxor-23; ejus filiorum; Clementia-8; Franciscus-7; Attilia-4; Raphael-1. Numerus 26. Domus Aloysius Pizi. Mattheus Franchi, quondam Caroli-81; Angela Maria Maria Colapenna, quondam Antonii, ejus nurus-47; Joseph Franchi, quondam Dominaci Antonii, ejus nepos-17. Numerus 27. Margarita Mastranni. Dominicus quondam Matterei, de…-35; Olympia Religio de, Joseph, et uxor-34; Rosa eorum filia-17.
Strada sopra il Borgo
 Numerus 28. Domus Andrete Pizii. Raphael Fusco, filia Simonis, de Teano-22; Elisabeth Cannavaro de Cajeta, Antonii, ejus uxor-20; Rosa eorum filia-4. Numerus 29. ejusdem. Blasius Tomarosi, quondam Alexandri-37; Gratia Molinari, quondam Petri, ejus uxor-35; Alexander ejus filius-16; Rosa, quondam Caranfa, ejus privigna-13; eorum filii; Franciscu-9; Francisca-6; Maria Angela-3. Numerus 30. ejusdem. Xaverius Granati, quondam Joseph-34; Maria Domenica Neri, quondam Antonii, ejus uxor-36; eorum filii; Joseph-8; Maria Rosa-3; Alexandra-1. Numerus 31. Domo Aloysius Pizi. Carolus Franciscus Galli de Priverno, quondam Hyacinti-36; Catharina Simoneschi de Priverno, quondam Andrea, ejus uxor-30; eorum filiae; Magdalena-3; Reonilda-1. Numerus 32. ejusdem. Laurentius Cassoni de Norbis, quondam Angeli-37; Elibath Francescani, quondam Jacob, ejus uxor-32; Antonia-4; Maria Gertudes-2. Numerus 33. propriis. Illustrissimus Dominus Aloysius Pizi, quondam Francisci-35; ejus sorores; Attilia-38; Eugenia-32; Romualdus-30; ejus fratres; Canonicus Joannes-20; Maria Agnes, quondam Francisci Vetica, ejus famula-17. Numerus 34. propriis. Teresia Ruticcia, quondam Nicolai, vidua Josephi Ruticcia-57;ejus filli; Angelus Maria-26; Clemens-19. Ibidem. Joannes Baptista Barzellona, filius Antonii-21; Maria Gertrudes Ruticcia, quondam Joseph, ejus uxor-22; Joseph eorum filius-1. Numerus 35. Domo Equitis Tuzi. Candida Zaccheo de Setia, quondam Felicis, vidua Felicis Ricci-32; Rosaria-11; Joannes Baptista-9; Maria Angela-6; Maria Crucifixa-4; Joseph Maria-3. Numerus 36. ejusdem. Franciscus Ricci de Setia, quondam Joannes Baptista-46; Maria Magdalena  Zaccheo de Setia, quondam Felicis, eorum uxor-37. Numerus 37. Constantii Dovitij. Paschalis Marcelli de Ceccano, quondam Fabii-36; Maria Rosaria Trofi, quondam Honorati, ejus uxor-30; Joannes eorum filius-1. Numerus 38. propriis. Franciscus de Angelis, quondam Angeli Maria-46; Maria Victoria Mazza, quondam Joseph, ejus uxor-40; Angelus Maria-22; Joseph-19; Camillus-2; Vincetius-1; Augustinus…. Numerus 39. propriis, et legaliter. Antonia Catharina Ciceromella, quondam Horatii, vidua Antonii Mastranni-61; ejus filii; Reverendus Dominus Joachim34; Dominus Dionysius-27; Reverendus Dominus Abbas Angelus Mastranni, ejus levir-71; Magdalena ejus glos-6; Maria Teresia Granati, quondam Joseph, ejus famula-38; Joseph Pacifici, quondam Cosmae, ejus nepos-27. Numerus 40. propriis. Rosa Maria Francescani, quondam Erasmi-62. Numerus 41. propriis. ejusdem. Rosa Lupi, quondam Joseph, vidua Januarii Spositi de Surrento-56; ejus filii; Maria -18; Franciscus Xaverius-12; Catharina-11.

Dietro Santa Maria
Numerus 42. propriis. Antonius Chiadrone, quondam Francisci Antonii, de Mareno-37; Coelestis Ludovici, quondam Marci de Signiis, ejus uxor-36; eorum filii; Anna-8; Franciscus-6; Vincentius-4; Joseph-1. Numerus 43. Domo Flaminii Americis. Alexander Rossi, quondam Joseph-42; Maria Catharina Scandriglia, quondam Joasaphat, ejus uxor-42; eorum filii; Joseph ejus filius-17; Antonius-13; Vincentius-6. Numerus 44. Euphrasia testa, et Fratres. Didacus Vano, quondam Nuntiii, de Setia-42; Virgilia Botticelli, quondam Matthiae, de Babuco, ejus uxor-29; Maria eorum filia-2. Ibidem. Antonius Maria Ferrari, filius Thomae-22; Rosa Pagliuca, quondam Petri, ejus uxor-21; eorum filii; Joseph…; Domenica…. Ibidem. Dominicus Luscone, quondam Andrae-11. Numerus 45. Sanctae Mariae, et Sancti Joannis. Blasius Ludovici, quondam Marci de Signi-31; Angela Ciasco, filia Joseph Felicis de Bassiano, ejus uxor-32;  eorum filiae-3; eorum filiae; Francisca-6; Rosa-3; Jacob Angelis, quondam Antonii de Perdifumo, nepos-13.  Numerus 46. eorundem. Antonia Giorni, quondam Lidani, de Setia-62; Teresia Apollonia-26; Giorni de Setia, quondam Lidani, ejus nepotes-17. Numerus 47. propriis. Birgitta Mazzancollo, quondam Ludovici-74; ejus filiae; Anna-20; Gertrudes-18, Paris quondam Joseph. Numerus 48. Cyntiae Caranfa. Joseph la Valle, filius Angeli Caetani-26; Hyacintha Monatti, quondam Clementis de Vilitris, ejus uxor-26; ejus filii; Michael Angelus-7; Alexander-4; Cyntia Caranfa, quondam Joseph, ejus consobrina-16. Numerus 49. Lucia Galli, quondam Caroli, vidua Joseph Lino-42; Maria ejus filia-15. Numerus 50. Petri Franzese. Franciscus Barzellona, quondam Joseph-30; Maria Antonia Fantasia, filia Sebastiani de Setia, ejus uxor-26; eorum filii; Vincentius-5; Angela Maria-1. Numeurs 51. ejusdem. Angelus Scarpelli della Rocca di Arce-47; Magdalena Pretagostini, quondam Francisci, ejus uxor-52; Joannes Riozzi, quondam Alexandri, ejus privignus-34; Casearia, eorum filia-20. Numerus 52. ejusdem. Joseph Velardi, filius Antonii-24; Spes Preterimer, quondam Diomedes, ejus uxor-24; Rainaldus eorum filius-1.
Torre Nuova
Numerus 53. Charitatis. Franciscus Belardi, filius Philippi-34; Camilla Franchi, filius Antonii, ejus uxor-31;eorum filiae; Anna Francisca-9; Rosa-2. Numerus 54. Domo Cattivera. Franciscus Boffi de Setia, quondam Lidani-41; Elisabeth Spaziani, quondam Crescentii, ejus uxor29; eorum filii; Crescentius…; Magdalena…; Lidanus…; Numerus 55. ejusdem.  Petrus Ciammarucone, quondam Marini-36; Antonia Marcucci, quondam Joseph, ejus uxor-27; Paschalis eorum filius-3. Numerus 56. Domo Joseph Monti. Philippus Rifonetti, quondam Andrete-28; Teresia Bracco, Joseph, ejus uxor-25; eorum filii; Andreas5; Dominicus5; Angela Maria-3. Numerus 57. Domo Philippi Razza. Felix Peruzzo, quondam Joseph-21; Antonia Paisi, quondam Joseph, ejus uxor-42; Quagliozza filii quondam Joannis ejus privigni; Dominicus Antonius-19; Maria -17; eorum filii; Joseph-4; Constantia-1. Nuemrus 58. Sancti Joannis. Basilius Lino, quondam Andrete-47; Victoria Nicodemo, quondam Joseph, ejus uxor41; eorum filii; Maria-18; Joseph-15; Anna-14; Angelus Maria-8; Barbara-6. Numerus 59. Santissimi Sacramenti. Rosa Tomarosi, quondam Alexandri, vidua Laurentii Gonnello-41; ejus filii; Lucia-13; Joseph-9. Numerus 60. Annae Cartocci. Felix de Marchis, quondam Joseph-32; Carolus Marchionni, quondam, ejus avunculus 81. Numerus 61. Revendus Dominus Crescentius Manciocchi.Franciscus Latti, quondam Felicis-32; Annuntiata Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-29; eorum filii; Joseph-9; Vincentius-5; Lucretia-1. Numerus 62. propriis. Illustrissimus Domini Joseph Monti, quondam Caroli-46; ejus sorores; Catharina-51; Clementia-43; Constantia-41; Joseph Antonius Camuso, quondam Antonii,ejus famulus-26. Numerus 63. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Joanne de Nicandro, quondam Philippi, de Traiecto-44; Maria Palma Carchitto de Setia, quondam Stephani, ejus uxor-40; eorum filiae; Maria Teresia-11; Gratia-9; Maria Francisca-4. Numerus 64. Santissimi Sacramenti. Joannes Feluca, quondam Antonii-22; Angela Rossi, quondam Angeli, ejus uxor-22. Numeurs 65. propriis. Camilla Transeunti, quondam Paschalis, vidua Francisci Guarnaccia-47; ejus filii; Rosa Maria-21; Paulus-16; Magdalena, vidua Francisci Castellucci-23; Maria Clementina, huius filia, et ejus nepotis-2. Numerus 66. Domo Equitis Tuzi. Marinus Spaziani, quondam Francisci-43; Magdalena Benedetti, quondam Antonii, ejus uxor-39;  eorum filii; Catharina-17; Joseph-15; Franciscus Xaverius-7; Aloysius-4. Numeurs 67. Domo Antonii Riva. Aloysius Pacilli de Setia, quondam Lidani-49; Gertrudes Forcinella, quondam Petri, ejus uxor-38;; eorum filii; Maria Lucia-14; Lidanus-10; Angela Maria-7; Antonia4. Numerus 68. Domo Cattivera. Angela Ciammarucone, quondam Gregorii-52; Laurentia Laureti, quondam Joannis-42. Numerus 69. ejusdem. Philippus di Addamio, quondam Hyacinthi-32; Pudentiana Rifonetti, quondam Eleutherii, ejus uxor-26; eorum filii; Alexander-6; Maria Angela-4; Joseph Antonius-2; Dominicus ejus frater-35; Rosa, soror ejus uxoris-21. Numerus 70. Laurae Brancacci. Aloysius Pompei de Setia, quondam Joseph-42; Antonia Tornaro de Setia, quondam Xaverii, ejus uxor-32; eorum filii; Maria Angela…; Franciscus…; Paschalis…; Maria Teresia…; Lidana Caroso, quondam Stephani, vidua Xaverii Tornaro, de Setia ejus socerus-43; Ignatius Tornaro ejus levir-21; Maria ejus glos-15. Numerus 71.  propriis. Bartholomei Velardi, quondam Angeli-27; Francisca Martini de Signiis, quondam Antonii, ejus uxor-25; ejus frater; Aloysius-24; Joseph-15; Magdalena Orefici, quondam Aloysii, vidua , et mater-6. Numerus 72. Santissimi Sacramenti. Rosa Maria Brancacci, quondam Gerardi-51. Numerus 73. Domo Antonii Pane. Maria Scandriglia, quondam Xaverii, vidua Angeli Mariae Corso-47; Antonia Catharina-15; Con stantia-13; Teresia-11. Numerus 74. Domo Philippi Razza. Antonius Tiburio, quondam Xristophori-73; Lucretia Rifonetti, quondam Salvatoris, ejus uxor-68; Maria Renella, quondam Aloysius, eorum nepotis-1. Numerus 75. Rosarii. Franciscus Ruticcia, quondam Silvestri-42; Anna Maria Caranfa, quondam Petri, ejus uxor-42; ejus filiae; Maria Stella-17; Catharina-11. Numerus 76. Joseph Marchetto. Aloysius Intancelli de Setia, quondam Laurentii-31; Margarita Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-25; Laurentius eorum filius-2. Numerus 77. propriis. Antonius Riva, quondam Joseph-72; ejus filii; Rosaria-37; Joseph-35; Clementina-31; Joannes 27; Francisca-22; Crescentius-22. Reverendus Dominus Evangelista ejus freter-60; Rosa ejus soror-57. Numerus 78. Sancti Joannis. Felix Maria Corso, quondam Philippi, vidua Joseph Martocci-47; Rosaria-27; ejus filia; Maria Angela-12. Numerus 79. Domo Angeli Maria Impaccianti. Lauretus Marcucci, quondam… dell’Arnale-49; Maria Eleonora Reale de Setia, quondam Antonii, ejus uxor-42; Angela Maria eorum filia-15. Numerus 80. Pauli Spaziani. Joseph Grassuti, quondam Francisci de…-36; Rosa Trofi, quondam Francisci ejus uxor quondam Antonii Dottore de Setia-48; ejus privigni; Thomas-17; Antonia-12; Blasius eorum filius-7. Numerus 81. Domo Philippi Razza. Romualdus Proja, quondam Antonii de Velitri-72; Antonia Trofi, quondam Francisci, ejus uxor-51; Joseph eorum filius-18. Numerus 82. ejusdem. Martinus Spagnardi de Sperlonga, quondam Thomae-29; Teresia Castellucci, quondam Joannis ejus uxor-24; Annuntiata Spagnoli ejus soror-10. Numerus 83. ejusdem. Andreas Bonomo de Sancto Stephano, quondam Philippi-31; Victoria d’Ascoli, filia Joseph, ejus uxor-21. Numerus 84. Thomas Lisi de Pratica, filius Joannis Felicis-22; Francisca Stefanacci de Pratica, filius Marci, ejus uxor-23. Numerus 85. Domo Julii Impaccianti. Xaverius Tortolano, quondam Cajetani-62; Maria Peruzzi, quondam Joseph, ejus uxor-48. Numerus 86. propriis. Ignatius Gonnello, quondam Francisci-52; Maria Silvia Santoro, quondam Felicis, ejus uxor-40. Numerus 87. Maria Paolelli. Gabriel Canterani de Ceccano, quondam-32; Teresia Ceccano, quondam Joseph, de…ejus uxor-37: Joseph Librarti, quondam Joseph, ejus consobrinus-22. Numerus 88. Domo Josephi Monti. Liberius Grossi de Bassiano, quondam Antonii-36 Teresia Giannetta de Bassiano, quondam Rosini, ejus uxor-31; Marcus Maria eorum filius-2. Numerus 89. ejusdem. Joannes Marco Luca de Suessa, filius Ambrosii-21; Diana Martelli de Arce Montina, filia Vincentii, ejus uxor-20; Angelus eorum filius-1. Numerus 90. Sancti Francisci Xaverii. Brigitta Catone, quondam Antonii, vidua quorum-51; Innocentius Nonnasanti, quondam Arcangeli, ejus filius-24; Paulus Ricci, quondam Francisci, ejus filius-21. Numerus 91. Domo Josephi Monti. Philippus Corso, quondam Angeli Mariae-26; Livia ejus filia-1. Numerus 92. Sanctae Mariae Antonius Nicodemo, quondam Joseph-42; Maria Agnes Corso, quondam Philippi, ejus uxor-41; Maria Teresia eorum filia-21; Laurentius ejus frater-4. Numerus 93. Domo Antonii Riva. Ludovica Macale, quondam vidua Francisci Scandriglia-39; ejus filii; Candida Rosa-10; Paschalis-7; Antonia-9. Numerus 94. Sancti Francisci Xaverii. Joannes Baptista Colò de Ceccano, quondam Antonii-29; Joseph ejus frater-21. Numerus 95. Sancti Nicolai. Maria Ricci, vidua Petri Antonii-40; ejus filii; Joseph-21; Dominicus-17. Nuemrus 96. Domo Julii Impaccianti. Blasius Campagna, filius Bartholomei-21; Maria Magdalena Gonnello, quondam Laurentii ejus uxor-22. Numerus 97. Francisci Coletta. Joseph Rifonetti, quondam Andrae-29; Rosa Tomarosi, filia Paschalis, ejus uxor-24; Andreas eorum filius-4; Rosa Manciocchi, quondam Felicis, ejus mater-60. Numerus 98. Josephi Marchetto. Rosaria Molinari, quondam Maria, vidua Antonii Nicandro de…-37; Aloysius ejus filius-9. Numerus 99. Domo Julii Impaccianti. Joseph Bracco, quondam Eleutherii-60; Joannes ejus filius-29; Alexandra Corso, quondam Angeli Mariae, huius uxor, et ejus nurus-29; horum filii et ejus nepotes; Maria Angela-6; Angelus Cajetanus-2. Numerus 100. Domo Antonii Riva. Joannes Andreas di Litta, filius Joseph-24; Maria Hieronyma Tornaro, quondam Xaverii de Setia, ejus uxor Felix eorum filius-1. Numerus 101. ejusdem. Petrus Paulus Conte, quondam Angeli, de Carpis-37; Franciscus Paulus, ejus frater-29; Domenica ejus soror-20. Numerus 102. Sanctissimi Sacramenti. Anastasius Avvisati de Bassiano, quondam Erasmi-57; Seraphina Tedesco, quondam Joseph ejus uxor-62; Constantia Bassi, filia Caroli de…eorum nepotes-10. Numerus 103. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Numerus 104. Domo Antonii Pane. Simon Caranfa, quondam Petri-38; Francisca Colapenna, quondam Antonii, ejus uxor-37. Numerus 105. Domo. Cattivera. Stephanus di Ori de Setia, quondam Petri-39; ejus filii; Paschalis-12; Dominicus Antonius-9; Maria-5. Numerus 106. Referendum Dominus Dominaci Santoro. Antonius Maria Rossi, quondam Nicolai-21; Maria caldarone, filia Salvatoris, ejus uxor-20; Arminia Polidori, quondam Antonii, ejus mater-60. Numerus 107. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Antonius Battisti, quondam Alexandri-34; Maria Magdalena Carbone, quondam Joannis, ejus uxor-31; Monaca Cinelli, quondam…ejus socerus-60. Numerus 108. propriis. Antonius Zazzinelli, quondam Marci-49; Anna Maria Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-45; eorum filii; Franciscus-15; Maria Domenica-14; Vincentia-12; Aloysius-8; Joseph-4; Alexander-3. Generosa Fiorentini, quondam Dominaci Antonii, eorum amita-67; Joannes Alexandrini de quondam Archanngeli, et famulus-31. Numerus 109. Gregorii Verdone. Coelestis Rossi, quondam Angeli, vidua Francisci Borzo-36; ejus filii; Paschalis-9; Angelus-6; Spes ejus soror-27. Numerus 110. Joannes Baptista Cimmarucone, quondam Marini-43; Camilla Mare de Bassiano, quondam Leopardi, ejus uxor-38; Angela Rosa-12; Anna Victoria-10; Maria Francisca-5; Benedictus-2. Numerus 111. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Dominicus Savelloni de Aricia, quondam Joannis-62; Magdalena Coletti de…, quondam Joseph, ejus uxor-58. Numerus 112. Flamini Paris. Vincentia Franchi, filia Antonii-38; Eusebia Colapenna, quondam Antonii, ejus uxor-40; eorum filii; Felix-12; Carolus-11; Severina-11. Numerus 113. Reverendus Dominus Crescentii Manciocchi. Felix Ciantarano de Balzarano, quondam Francisci-38; Gratia Stampiglia de Bassiano, filia Joseph,ejus uxor-35; eorum filii; Franciscus-8; Maria Agnes-4; Maria Camilla-2. Numerus 114. Sanctae Mariae. Franciscus Milanese, quondam Joseph-45; Maria Stella Ciammarucone, quondam Marini, ejus uxor-41; ejus filii; Joseph-12; Dominicus Antonius-3. Numerus 115. ejusdem. Elisabeth Salvini, quondam Xaverii, vidua Dominaci Pane-46; Franciscus-18; Maria-16. Numerus 116. Domo Joannis Fioretti. Franciscus Benacquisti di Schiavi de Sora, quondam…-41; Ursula Trofi, quondam  Francisci, ejus uxor-39; ejus filii; Felix-20; Maria Francisca-11; ejus glos; Maria Stella Trofi, ejus glos-73. Numerus 117. Sancti Joannis. Joannes d’Ascoli, quondam Francisci-39; Teresia Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-38; eorum filii; Paula-15; Angelus Maria-13;Perfecta-10; Franciscus-8; Maria Rosaria-5; Angelus Cajetanus-2. Numerus 118. ejusdem.Rosa Mazzola, quondam Dominaci-62; Maria Agnes Molinari, filia Aloysii, ejus nepotis-12; Silvestre Marcucci, filius Jacob, ejus nepos-3. Numerus 119.  Domo Antonii Riva. Joseph d’Ascoli, quondam Francisci-47; ejus filii; Franciscus-18; Salvator-15;  Angela-10. Numerus 120. Bernardinus Proia de Fontanis, quondam Andrete-40; Gratia Manciocchi, quondam Francisci, ejus uxor-38; Gratia Manciocchi, quondam Francisci, ejus uxor-38; eorum filii; Andreas-10; Franciscus-7; Joseph Antonius-3. Numerus 121. propriis. Franciscus Pacifici, quondam Cosmae-26; Paula Lucchese, quondam Philippi, ejus uxor-22.
Avanti la Santissima Annunziata
Anno Domini 1781 die 2 mensis Aprilis habitant in
Numerus 122. Aedibus Sanctae Mariae. Aloysius di Cesare de Arpino, quondam Nicolai-42; Sartia Ciciotto de Carpineto, quondam Cesina, ejus uxor-37; eorum filiae Maria Angela-6; Carmina-2. Numerus 123. ejusdem. Innocenzia di Ori de Setia, quondam Joannis, vidua Marci Antonii Mastro-Nicola de Palazzuolo-47; Antonia Clementia ejus filia-18. Numerus 124. ejusdem. Philippus Belardi, quondam Franciscschi-53; Annuntiata Ricci, quondam Caroli, ejus uxor-51; ejus filii; Joseph-22; Maria-17. Numerus 125. Domo Michaelis Angeli Rossi. Angelus Cajetanus la Valle, quondam Nicolai-49; Anna Cartocci, quondam Matthei, ejus uxor-51; ejus filii; Franciscus-21; Maria Magdalena-7; Paschalis-5. Numerus 126. In aedibus Hospitii Pauperum. Dietro San Giuseppe. Eugenia Boccia, quondam Caesaris, uxor Sebastiani Fantasia de Setia; Joseph-22; Natalizia-18; Julia-16; Jacob-12. Numerus 127. Domo Joseph Monti. Dominicus Barzellona, filius Leontii-20; Angela Maria Nicandro, filius Joannis de Traietto-21; Franciscus Xaverius eorum filius-1. Numerus 128. propriis. Leonardus Cipriano, quondam Rochi de-25; Angela Vetica, quondam Antonii, ejus uxor-20; Emilius eorum filius-3. Numerus 129. Haeredum Piovezzicca. Philippus Antonius Andreoli de Sancto Martino in Regno Neapolitano, quondam Benedicti-30; Maria Stella Troti,  quondam Honorati, ejus uxor-30; Clementia eorum filia-9; Maria Josepha-4 Ursula-1. Numerus 130. Domo Francisca Scapigliati. Aurora Rifonetti, quondam Philippi, vidua Gandolfi de-38; ejus filii; Nicolaus-18; Clementina-18;Cajetani ejus frater-28. Numerus 131. propriis. Antonius Calandrini, quondam Dinysi-34; Hyacintha Cvalieri, quondam Alexandri, ejus uxor-35; eorum filii; Franciscus-12; Laurentia-6; Topatia-3. Numerus 132. propriis. Franciscus Marcelli, quondam de Coris-33; Seraphina Riozi, quondam Alexandri, ejus uxor-29; Antonia eorum filia-3. Numerus 133. Betae Mariae Virgininis de Rifugio. Fridericus Preterimer, quondam Diomedis-36.
Borgo
Numerus 134. legati quondam Barucca. Franciscus Manauzzi, quondam Joseph-52; Maria Anna de Sasso de Arriccia, quondam Joseph, ejus uxor-54; Augustinus ejus filius-22. Numerus 135. Augustinus Pretagostini. Benedictus Germano de Arce, quondam Crescentii-44; Francisca Valente, quondam Francisci, ejus uxor-40; eorum filii; Faustina 21; Eleutherius-18; Maria-12; Crescentius-10; Arduinus-7. Numerus 136. propriis. Joannes Fioretti, quondam Petri-52; Hyacintha ejus soror-49; Reverendus Dominus Joseph ejus frater-45; Florinthia Martocci, quondam Joseph, ejus matertera-67; Reverendus Dominus Canonicus Franciscus ejus avunculs-67; Rosa Nicodemo, quondam ejus famula-63. Numerus 137. Domo Aloysius Pizi. Carolus Mastranni, quondam Vincentii-39: Margarita Corso, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-35; eorum filii; Vincentius-16; Michael Angelus-13; Rosa-10; Anna-8; Joseph-2; filiae quondam Angeli Mariae Corso, eorum glores; Lucia 19; Crucifixa-15. Numerus 138. propriis. Angelus Pretagostini, quondam Francisci-56; Angela Colonna, quondam Joannis, ejus uxor-51; eorum filii; Teresia-22; Joseph-19; Ferdinandus-29; Catharina Gonnello, quondam Laurentii, huius uxor, eorum nurus-20. Numerus 139. propriis. Augustinus Pretagostini, quondam Felicis-30; Maria Rosa Fiorentini, quondam Alexandri, ejus uxor-26; eorum filii; Felix-3; Franciscus-2; Alexander-1; Cosma ejus frater-22; Anna Camilla la Valle, quondam Nicolai, vidua Alexandri Fiorentini, ejus socerus-57; Clementia huius filia, et ejus glos-23. Numerus 140. Heredum Piovezicca. Maria Agnes Lupi, quondam Joseph, vidua Philippi Lucchese-47; ejus filiae; Seraphina-20; Clementina-18; Teresia-15; Maria-12; Rosa-9. Numerus 141. eorumdem. Joannes Savelloni, filius Dominaci-27; Maria Anna Martelli, filius Dominaci, ejus uxor-23; eorum filii; Vincentius-4; Joachim-2. Cynthia Corso, filius Francisci, eorum famula-20. Numerus 142. Domo Aloysii Pizi. Thomas Giannolli de Aricia, quondam Antonii-31; Seraphina Corso, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-28; eorum filiae; Maria Clementina-4; Maria Rosaria-1. Numerus 143. ejusdem. Franciscus Corso, quondam Angeli Mariae-41; Liberata de Polis de Babuco, quondam Dominaci, ejus uxor-46; eorum filii; Thomas-18; Joanna-14; Antonius de Polis, ejus uxoris frater-44. Numerus 144. Domo Gregorii Pizi. Joseph Stampiglia de Bassiano, quondam Antonii-66. Numerus 145. ejusdem. Alexander Negrosini, quondam Joseph-32; Attilia Stefanacci, quondam Jacob, ejus uxor-32; eorum filii; Lucia-10; Vincentia-8; Joseph-6; Francisca Filauro, quondam Caroli, ejus mater-74. Numerus 146. ejusdem. Vincentius Mosca de Fiorentino, quondam Hyacinthi-48. Numerus 147. Domo Joannis Baptistae Giorni. Michael Angelus la Valle, quondam Francisci-37; Anna Rossigni, filius Joannis, ejus uxor-31; eorum filii; Joseph-10; Paschalis-8; Maria-6; Salvator-4; Joannes Rossigni, quondam Joseph, ejus socer-60; Franciscus Coallo, filii quondam bernardi-67; Reverendus Canonicus Joseph eorum avunculi-57. Numerus 148. Excellentissimi Ducis. Hyeronimus Alberini, Medicus Conductus-51. Ibidem. Aloysius Coll’Invitti de Norbis, quondam Caetani chirurgus conductus-41; Margarita Leopardi de Montefortino, quondam Francisci-26; Maria Archangela eorum filia-2. Numerus 149. Domo Deodati Spagnoli. Salvator Barzellona, quondam Joseph-38; Eusebia Agnarelli de Bassiano, quondam Sebastiani, ejus uxor-28; eorum filii; Lucia-7; Paschalis-3; Angela Maria-1. Numerus 150.Charitatis. Salvator Biancone de Setia, quondam Joannis-40; Angela Merazzotti de Setia, quondam Macarii, ejus uxor-37; eorum filii; Franciscus Xaverius-10; Laureta-7; Paschalis-3; Clementina-1. Numerus 151. ejusdem. Bernardus Manavizi, quondam Joannis-60; Nicolina Ciammarucone, quondam Marini, ejus uxor-42; eorum filii; Joseph-21; Anna Maria-14; Philippus-12; Clemens-10; Clementina-8. Numerus 152. ejusdem. Justinianus Perizi, quondam Gregorii-34; Camilla Ricci, quondam Dominaci, ejus uxor-31; eorum filii; Michael Angelus-9; Maria Magdalena-6; Anastasia-4; Dominicus Antonius-2; Laurentia Molinari, quondam Alexandri, ejus socerus-50. Numerus 153. Domo Deodati Spagnoli. Doctor Physicus Carolus Minerva de Roma-48. Numerus 154. ejusdem. Antonius Favilla de Verulis-58; Cypriana Scata de Signiis, quondam Caroli, ejus uxor-57; Leonardus eorum filius-29; Felix Scarpelli, filius Angeli, huius uxor, et eorum nurus-23. Numerus 155. Sancti Joseph. Aurora Rusticcia, quondam Joseph, vidua Sotii Vacca de…-42; ejus filii; Franciscus Nerone, quondam Laurentii-19 Joseph-12; Aloysius-6; Francisca-4; Joannes Baptista-2. Numerus 156. Domo Michaelis Angeli Rossi.  Aloysius Molinari, quondam Alexandri-47; Anna Maria Scandriglia, quondam Cosmae, ejus uxor-40; Joseph Maria-17; Agnes-13; Clementina-10; Alexander-6. Numerus 157. Domo Deodati Spagnoli. Innocentius Bernardini, quondam Francisci Xaverii de Bassiano-50; Ermilia Lupi, quondam Joseph, ejus uxor-52. Numerus 158. Domo Matthei Riccelli. Alexander Milanesi, quondam Joseph-29; Maria Angela Barzellona, quondam Joseph, ejus uxor-25; ejus filii; Anna Maria-7; Franciscus Xaverius-2. Numerus 159. propriis. Franciscus Pretagostini, filius Angeli-24; Maria Francisca Santilli de Signiis, filius Paschalis, ejus uxor-22. Numerus 160. Paschalis Filauro. Joseph Pucinisco, quondam Jacobi de Carpis; Eugenia Biancone de Bassiano, quondam Jacobi, ejus uxor-36; eorum filiae; Gratia Maria-3; Maria Domenica-1. Numerus 161. Sancti Nicolai. Joannes Gonnello, quondam Augustini-65; Angela Antonia Franchi, filia Matthei, ejus uxor-43; eorum filii; Augustinus-21; Paschalis-15; Magdalena-12; Michael Angelus-7. Numerus 162. Franciscus de Angelis. Cajetanus Molinari, quondam Alexandri-51;  Beatrix Silveri-38; Rosa eorum filia-2. Numerus 163. Domo Canonici Pizi. Joseph Ciarla de Setia, quondam Antonii-37; Maria de Angeli, quondam Petri de Bassiano, ejus uxor-32; Petrus eorum filius-11. Numerus 164. ejusdem. Bruno Martini de Signiis, quondam Antonii-35; Rosa d’Aritis, quondam Cavilli, ejus uxor-41; Joannes Marocco, quondam ejus privignus-12; Maria Angela eorum filia-3; Maria Anna de Signiis, quondam ejus mater-57. Numerus 165. propriis. Joannes Dominicus Cinelli, quondam Caetani-49; Magdalena Rifonetti, quondam Caroli, ejus uxor-48; eorum filii; Cajetani-24; Antonius-21; filiae Antonii eorum nepotes; Margarita Rifonetti-21; Maria Angela Rifonetti-16. Numerus 166. Domo Deodati Spagnoli. Joseph Ciurmatore de Bassiano, quondam Romualdi-34; Maria Agnes Rifonetti, quondam Caroli, ejus uxor-32; eorum filiae; Antonia-7; Clementia-5; Maria-3. Numerus 167. Ferdinandi Franchi. Livia Rossi, quondam Joseph, vidua Joseph Barzellona-52; Antonius ejus filius-19; Camillus Spaziani, quondam Crescentii, ejus gener-24; Maria huius uxor, et ejus filia-22. Numerus 168. Anacleti de Angelis. Magdalena Milanesi, quondam Joseph-50; Cajetanus ejus frater-31. Numerus 169. Francisci Carpini. Aloysius di Ori, quondam de Setia-41; Eleonora Ciasco, quondam Joseph Felicis de Bassiano, ejus uxor-21; Clementina eorum filia-3; Joseph Felix Ciasco de Bassiano, quondam ejus socer-71; Dominicus huius, et ejus levir-2. Numerus 170. Ferdinandi Franchi; Bernardina Silvi, quondam, vidua Bernardini Zaccara-48; Maria-18; Ursula-14. Numerus 171. propriis. Paschalis Filauro, filius Caroli-67; Carolus ejus filius-39; Elisabeth Mastranni, quondam Antonii, huius uxor, ejus nurus-35; horum fili, et ejus nepotes; Joseph-13; Anna Teresia-11; Antonius-8 Maria Virginia-1. Numerus 172. Sancti Joanni. Franciscus Biancone, quondam Basilii-41; Victoria Talone, quondam Antonimi, ejus uxor-32; Maria Magdalena eorum filia-12. Numerus 173. proriis. Leopoldus Cardone, quondam Gasparis-77; TeresiaCardone, quondam Nicolai, ejus nepotis-38.  Numerus 174. propriis. Joseph Circiosi Certosini de Monte Cervino, quondam Petri-33; Celestis Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-35; ejus privigni; Tranquilla Neri quondam Aloysii-13; Benedictus, quondam Thomae Apposito de Subloco-7; Matildes eorum filia-3; Constantinus Minciacca de Setia, quondam-19. Numerus 175. propriis. Ferdinandus franchi, filius Antonii Mariae-38; Joannae Rifonetti, quondam Joseph, ejus uxor-37; eorum filii; Rosa-9; Lucia-7; Philippus-6; Joseph-4; Felix Antonius-2. Numerus 176. Paschalis Filauro. Franciscus Zaccheo de Setia, quondam Donati-56; Maria Canori de Setia, quondam Jacobi, ejus uxor-47; eorum filii; Joseph-21; Maria Gertrudes-19; Laurentius Canori de Setia, quondam Jacobi, ejus levir-60. Numerus 177. propriis. Antonius Riozzi, quondam Joseph-40; Joanna Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-43; Hyacintha eorum filia-20. Ibidem. Vincentius Monatti, quondam Clementis de Velitri-30; Teresia Riozzi, filia Antonii, ejus uxor-22; eorum filii; Maria Carolina-2; Philippus-1. Numerus 178. Domo Benedicti Riccelli. Thomas Ferrari, quondam Joseph-65; Margarita Molinari, quondam Alexandri, ejus uxor-63; Petrus-2; Joannes-2, Pagliuca, filii quondam Petri, ejus privigni; Antonia Sacripanti, filia Andrea de Setia, huius uxor-1. Numerus 179. ejusdem. Joseph Carpini, quondam Nicolai-51; Laura Silveri, quondam Caetani, ejus uxor-60; eorum filii; Maria Magdalena-21; Philippus-23; Francisca Sca, quondam Francisci, huius uxor, et eorum nurus-31; Aurora Scapigliati, quondam Franciscae amita-6. Numerus 180. Reverendus Dominus Canonici Coallo. Aloysius Corso, quondam Philippi-49; Teresia Spositi, quondam  Xaveri de Sorrento, ejus uxor-49. Numerus 181. propriis. Angelus Maria Monatti, quondam Clementis de Velitris-27; Magdalena Ricci, filia Michaelis, ejus uxor-22; Teresia Francescani, quondam Philippi, ejus mater-70. Numerus 182. Domo Philippi Razza. Dominicus Gondoli, quondam Marci de Lascia-32; Candida Fiore, quondam Innocentii, de Carpis, ejus uxor-21; quondam Innocentii, de Carpis-28; Angelus Maria eorum filius-3. Numerus 183. Sancti Antonii Abbatis. Francisca Antoniacci, quondam Alexandri, vidua Alexandri Ciceromella-72; Joseph ejus filius-48; Maria Stella ejus filia, vidua Joannis Baptistae Nalli-50; Joseph Antonius-23; huius filii, et ejus nepotes; Salvator-20; Antonia-16. Numerus 184. Ibidem. Ludovicus Villanova, quondam Joannis Baptistae de Gallia-35; Seraphina ejus soror-39. Numerus 185. Domo Joseph Monti. Aloysius Giorni de Setia, quondam Caroli-34; Victoria Infancelli de Setia, quondam Antonii, ejus uxor-40; Aloysius-18; Franciscus, Luccone, filii, quondam ejus privigni-16; eorum filii; Antonia-12; Philippi-10; Maria-4.
Via della Carbonara
Numerus 186. Reverendus Dominus Joseph Coalbaccari, quondam Annibalis-63; Laureta ejus soror-61; Gertrudes Legni de Velitris, quondam Julii, vidua Francisci Xaverii Coalbaccari, ejus  frater glos-47; ejus nepotes; Antonia-18; Joachim-16; Magdalena Gertrudes flia-18. Numerus 187. Heredum Piovezzica. Angela Capponi, quondam Petri, vidua Angeli d’Alonzo de Setia-47; ejus filii; Alexandra-17; Franciscus-14; Blasius-11; Maria Rosa-9; Joseph-7; Angelus-3; Leontia Capponi, ejus frater-48. Numerus 188. Excellentissimi Ducis. Locumtenens Caesar de Romanis, quondam Joannis de Afilis in Abbatia Sublacensi-40; Theodora Ricci, filia Patritii de Nerula in Sabinis, ejus uxor-25; eorum filii; Joannes-7; Rosa-5; Teresia-3; Maria Colini, quondam Maximi, eorum famula-28. Numerus 189. Sancti Antonii Abbatis. Rosa tortolano, quondam Cajetani, vidua Francisci Meo-58; Angelus-25; ejus filii; Dominicus Antonius-13. Numerus 190. Santissimi Sacramenti. Dominicus Poretta, quondam Caroli-37; Symphorosa Belardi, quondam Nicolai, ejus uxor-35; eorum filii; Philippus-10; Joseph-8; Vincentius-6; Maria Angela-3. Numerus 191. Haeredum Piovezica. Joseph Ignatius Reali de Setia, quondam Antonii-38; Teresia Brunetti de Corsis, quondam Paschalis, ejus uxor-26; eorum filiae; Maria Angela-3; Maria Domenica-1. Numerus 192. eorumdem. Constantinus Pernacchia de Bassiano, filius Joannis-33; Gertrudes Ricci, quondam Dominaci, ejus uxor-22; ejus filii; Antonius-10; Petrus-6; Franciscus-4.
Rione Vecchio
Anno Domini 1781 die 3 mensis Aprilis habitant
Numerus 193. in Aedibus Domini Equites Tuzi. Angelus Nicodemo, quondam Franci-47; Laura Tuzi de Balzarano, quondam Dominici, ejus uxor-52; eorum filii; Dyonisia-12; Joseph Antonius-10. Numerus 194. propriis. Illustrissimus Dominus Equites Joannes Baptista Tuzi, quondam Antonii; Franciscus ejus filius-12; Maria Lucchese, quondam Angeli Mariae, ejus famula-42; Francisca Lucchese, huius soror-22. Numerus 195. Maria Borzo, quondam Alexandri, vidua Francisci d’Aris; Dominicus Antonius ejus filius-28. Numerus 196.Domo Julii Impaccianti. Paschalis Santilli de Signia, quondam Bruni-60;  Attilia Martini, quondam Dominaci, ejus uxor-50; eorum filii; Antonius-19; Lauretus-16; Virgilia de Signia, ejus glos-46. Numerus 197. ejusdem. Candida Ferrari, filia Thomae, vidua Andrete Galante-36; ejus filii; Alexander-14; Maria Teresia-8; Angelus Maria-5; Dominicus-2. Numerus 198. propriis. Philippus razza, quondam Bernardi-19; Maria Anna ejus soror-16; absentis, ejus famula Francisca Cianfarano, uxor Salvatoris Cecano-47; Jacob huius famulae filius-4. Numerus 199. propriis. Illustrissima Domina Rosaria Sorentini de Terracina, filia vidua Josephi Impaccinati-44; ejus filii; Joseph Antonius-7; Lucretia-5; Reverendus Dominus Philippus, ejus levir-52; Maria, ejus glos-68; Birgitta Berni de Roma, quondam Mariani vidua Angela Mariae Impaccianti, ejus glos-54; Teresia Mare de Bassiano, quondam Leonardi, ejus famula-19. Numerus 200. Domo Philippi Razza. Petrus Tomarosi, quondam Antonii-67; Flaminia Amati, quondam Innocentii, ejus uxor-61; eorum filii; Innocentius-32; Rosa-23. Numerus 201. Domo Julii Impaccianti. Joannes Marocco, quondam Angeli-50; Olympia Amati, quondam Innocentii, ejus uxor-47; eorum filii; Anna teresia-22; Maria Stella-19; Franciscus-13; Antonius-11. Numerus 202. propriis. Franciscus Coletta, quondam Joseph-59; Francisca Scandriglia, quondam Xaveri, ejus uxor-45; eorum filii; Anna Maria-9; Paschalis-7. Numerus 203. Scandriglia. Antonius d’Alonzo, quondam Angeli de Setia-28; Catharina Triti, quondam Salvatoris, ejus uxor-27; eorum filii; Dominicus-6; Vincentius-4; Maria-3. Numerus 204. Domo Julii Impaccianti. Joseph de Ori de Setia, quondam Silvestri-40; Maria Gregori de Bassiano, quondam Vincentii, ejus uxor-30; eorum filii; Anna-5; Franciscus Xaverius-2. Numerus 205. Amati. Antonius Stefanacci, filius Rocchi-25; Hyacintha Rappaja, quondam Thomae de Setia, ejus uxor-20; Carolus Maria eorum filius-1. Ibidem. Lucretia Andreoli, quondam Dominici, vidua Thomae Rappaja de Setia-47; Angela Teresia ejus filia-17; Gratia ejus soror-38. Numerus 206. ejusdem.Caesar Cassoni de Norbis, filius Angeli-23; Teresia Tomarosi, filia Petri, ejus uxor-19; Rosalba Viani, quondam Eleutheri, de Norbis ejus mater-67. Numerus 207. Reerendus Dominus Canonicus Joseph Trofi, quondam Gasparis-61; Calra ejus soror-50. Numerus 208. Andreas Fraleone de Montelanico, quondam Aurelii-47; Oliva Bajola, quondam Josephi, ejus uxor-43; eorum filii; Clementina-16; Anna Maria-14; Paschalis-9; Dominicus-7. Numerus 209. Sancti Josephi. Aloysius Nicodemo, quondam Petri-48; Stella Castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-37; eorum filii; Joseph…; Dominicus…; Joannes Nicodemo ejus frater-27. Numerus 210. Dominici Preterimer. Seraphinus Maccarelli, quondam Onophri-42; Elisabeth Nicodemo, quondam Petri, ejus uxor-40; eorum filii; Joseph-15; Maria-12. Numerus 211. propriis. Dominicus Preterimer, quondam Diomedi-32; Mastrilli de Terracina, filius Bartholomei, ejus uxor-29. Numerus 212. propriis. Franciscus Xaverius del Ré, quondam Petri de Tridento-31; Rosa Preterimer, quondam Diomedis, ejus uxor-32; eorum filii; Joseph-8; Gertrudes-6; Gabriel-4; Maria Ludovica-2. Numerus 213. propriis. Maria Gonnello, quondam Francisci, vidua Antonii Padelli-50; Joseph ejus filius-14; Palmerinus Corso, quondam Francisci, ejus famulus-23.
Sotto la Fortezza
Numerus 214. propriis. Rosolia Merolli, quondam Dominaci de…vidua Petri del Rè de Tridento-67; Dominicus Antonius ejus filius-27; Joseph ejus frater-63. Numerus 215. Antonius Vitelli, quondam Salvatoris de Setia-49; Clara Merolli, quondam Dominici, ejus uxor-51; ejus filii; Aloysius-23; Dionira-14. Numerus 216. Domo Dominici Savelloni. Dominicus Montelanico de Coris, quondam Joannis Baptistae-33; Rosa di Folco, quondam Joseph di Palazuolo, ejus uxor-21;  Angela Maria eorum filia-1. Numerus 217. propriis. Franciscus Scandriglia, quondam Nicolai-43. Ibidem. Mattia Galante, quondam Joseph-26; filii Dominaci Molinari; Antonius-17; Rosaria-17; ejus frater; Joannes Baptista-12. Numerus 218. propriis. Alexander Pasquarelli, quondam Dominici, de Priverno-42; Maria Stella Vincentii, quondam Antonii, ejus uxor-33; eorum filii; Joseph Antonius-7; Maria Rosaria-4. Numerus 219. Beatrix Maddalena, quondam Angeli, vidua Antonii Vincentii-66.
Numerus 220. propriis. Dominicus Masuglia, quondam Marci Antonii, di Mondragone-39; Anna Maria Corso, quondam Francisci, ejus uxor-27; ejus filii; Maria Teresia-12; Antonius-10; Anna Francisca-7. Numerus 221. Domo Julii Impaccianti. Antonia Velardi, quondam Bartholomei-42. Numerus 222. Domo Aloysius Quadrassi Xaverius Monacelli de Setia, filia Antonii-46; Vincentius Barattolo de Priverno, quondam Felicis Antonii, ejus uxor-24. Numerus 223. Sanctae Mariae. Michael Angelus, quondam Cosmae-48; Anna Francisca Vitelli, quondam Salvatoris de Setia, ejus uxor-41; eorum; Franciscus-19; Clementia-17; Vincentius-9; Clara-7; Salvator-1. Numerus 224. Domo Pantanelli. Franciscus Trentossa, quondam Innocentii-26; Francisca Coltella, quondam Matthiae de Arcesicca in Regno Neapolitano, ejus uxor-19; Maria Victoria eorum filia-1; Libera Antonia Sturco, quondam Thomae, ejus socerus-46; Joseph Spaziani, quondam Alexandri, huius nepos-7. Numerus 225. ejusdem. Antonius Sancta Maria, quondam Joannis-60; Magdalena Manchiocchi, quondam Antonii, ejus uxor-30; Angelus eorum filius-6; Eleonora Gonnello, quondam Caroli, vidua Antonii Manciocchi, ejus socerus-70. Numerus 226. Excellentissimi Ducis. Petrus Sorrentini, quondam Joseph, de Squillace-51; Teresia Pregoni, quondam Antonii, ejus uxor-43; Severus Perli, quondam Ignatii, de Arce-23; Eleutherius d’Iddio, quondam…de Arce-30. Numerus 227. propriis. Illustrissimus Dominus Aloysius Quatrassi, quondam Josephi-42; Attilia Prosperi de Coris, quondam Caroli, ejus uxor-34; Franciscus Xaverius ejus filius-18; eorum filii; Joseph-14; Martia-10; Victoria-8; Anna Maria-7; Catharina ejus soror-30; ejus famulae; Lucia Stampiglia de Coris, quondam Caroli-40; Joanna Morelli de Urbe, filia Stephani-23; Joannes Rossi de Setia, quondam ejus vinitor-45; huius Joannis filii; Angelus…; Marcus…; Aloysius Fuschi de Coris, quondam Dominici, praedictae Luciae filius-18. Numerus 228. propriis. Reverendus Dominus Canonicus Petrus Pantanelli, quondam Francisci-72; ejus frater; Joannes Baptista-50; ejus soror; Teresia-60; Joseph Antonius, quondam Paschalis, ejus nepos-25. Numerus 229. Domo Aloysi Quatrassi. Paschalis Sturco de Arce sicca in Regno Neapolitano, quondam Thoma-42; Julia Vitelli, quondam Salvatoris de Setia, ejus uxor-37; Franciscus Xaverius eorum filius-6. Numerus 230. Domo Philippi Razza. Franciscus Marcucci, quondam Joseph-28; Maria Victoria Vitelli, filia Joseph, ejus uxor-26; Maria Francisca eorum filia-1. Ibidem. Joseph Vitelli, quondam Salvatoris de Setia-54; Severa la Valle, quondam Nicolai, ejus uxor-49; eorum filii; Salvator-18; Maria Nympha-14; Vincentius-11; Rosa-9. Numerus 231. Sanctae Mariae. Maria Angela Lupi, quondam Joseph-30. Numerus 232. ejusdem. Petrus Massini de Priverno, quondam Felicis-23; Francisca Granasanti de Setia, quondam Antonii, ejus uxor-34; eorum filii; Candida Rosa-9; Antonius-7; Felix-3. Numerus 233. Reverendus Dominus Canonicus Joseph Rotondi, quondam Joseph del Laureato-63; Sigismondus ejus frater-62. Numerus 234. Excellentissimi Ducis. Gerosius Pasqualis, quondam Francisci, de Castro gandulfo-44; Rosalba Porta de Albano, quondam Joannis Baptista, ejus uxor-48; eorum filii; Hyacinthus-11; Joseph -7; Angela Peruzzi, quondam Ludovici, eorum famula-17.
Fortezza
Anno Domini 1781 die 4 mensis Aprilis habitant. Numerus 235. in Arce. Illustrissimus Dominus Jacob Razza, quondam Philippus, Vico Castellanus-54; Angela Gueregni de Velitris, quondam ejus uxoris-45; eorum filii; Elisabeth-17; Joseph-15; Joannes Baptista-13; Franciscus-11. in eadem. Joseph d’Antonio de Cisterna, quondam-32; Magdalena, quondam…-32; Magdalena Corso, quondam Francisci, ejus uxor-59; Leontius Barzellona, quondam Salvatoris-54; Seraphina ejus filia-15. in eadem Rinaldus Antonius Poggi de Monte Alboddo, quondam Joannis-71. in eadem. Joannes Giannchi, quondam de Velitris-29; Rosa Pedicone de Praneste, quondam quondam Francisci, ejus uxor-24; Maria Teresia eorum filia-1; Maria Antonia de Velitris, quondam Fede de Velitris, quondam Nicolai, ejus Nicolai, ejus socerus-60.
Sotto la Fortezza, verso i confini della Fortezza della Parrocchia
Numerus 236. propriis. Reverendus Crescentius Manciocchis, quondam Joseph-47; ejus sorores; Elisabeth-44; Perfecta-38. Numerus 237. propriis. Reverendus Dominus Santoro, quondam Felicis-54; Reginalda Perna, quondam Joseph, ejus famula-55. Numerus 238. Antonii Sancta Maria. Rochus Stefanacci, quondam Salvatoris-70; Hyacintha Scandriglia, quondam Dominaci, ejus uxor-57. Numerus 239. ejusdem. Joseph Sancta Maria, filius Antonii-23; Dominicus ejus frater-20. Numerus 240. Domo Mattai Riccelli. Petrus Pretagostini, filius Angeli-29; Gertrudes Manni, quondam Crescentii, ejus uxor-26; Joseph Maria eorum filius-4. Numerus 241. Santissimi Sacramenti Constantinus Scandriglia, quondam Josaphat-49; Anna Maria Andreoli, quondam Marci Mariae, ejus uxor-46. Numerus 242. ejusdem. Rosalba Nicodemo, quondam Petri vidua Joseph Camardo-60; ejus filii; Joannes-27; Petrus-25; Angelus-17; Antonius-13. Numerus 243. propriis. Angelus Maria Listerno, quondam Jacob-50; Seraphina Marocco, quondam Angeli, ejus uxor-43; eorum filii; Maria-16; Anna-14; Jacob-11; Maria Rosaria-8. Numerus 244. Domo Aloysii Pizi. Joannes Darici, quondam Josaph-44; Rosa Corso, quondam Cajetani, ejus uxor-41; filii quondam Clementis Battisti de Fontanis, huius filii; Franciscus-15; Angelus-14; Teresia-11. Numerus 245. Domo Gregorii Pizi. Aloysius Manauzzo, quondam Alexandri-33; Alexandra Guaranaccia de Norbis, filia Benedicti, ejus uxor-37; eorum filii; Andreas3; Elisabeth-1. Numerus 246. Angeli Mariae Listerno. Franciscus Reale de Setia, quondam Antonii-42; ejus filii; Ludovicus-19; Joseph-14. Numerus 247. ejusdem. Antonius Reale, filius Francisci de Setia-22; Apollonnia Boni, quondam Erasmi de…ejus uxor-26. Numerus 248. Domo Aloysius Pizi. Magdalena de Medio, quondam Mauri de Fundis vidua Laurentii de Angelis-25; Antonia ejus filia-2. Ibidem. Innocentius Fiore de Carpis, quondam Joannis-29; Apollonia Nicodemo, quondam Petri, ejus uxor-33; Maria Rosa eorum filia-2. Numerus 249. ejusdem. Stephanus Giovanni de Caserta, quondam Dominici-61; Catharina Simoni de Cisterna, quondam Angeli, ejus uxor-39; eorum filii; Maria Gratia-21; Angela Antonia-18; Hieronima-16; Dominicus-15; Hyacintha-8; Joseph -7; Antonius-4. Numerus 250. propriis. Julius Caranfa, quondam Antonii-38; Maria Josepha Massaroni, quondam Stephani di Pastena in Regno Neapolitano, ejus uxor-34; eorum filii; Maria Magdalena-11; Antonius-8; Maria Rosaria-6; Vincentia-3; Candida Paris, quondam Joannis Baptista, ejus socerus-63. Numerus 251. propriis. Illustrissimus Dominus Gregorius Pizi, quondam Ludovici-50; Maria Anna Pantanelli, quondam Paschalis ejus uxor-29; eorum filii; Ludovica-9; Ludovicus-7; Maria Teresia-6; Stephanus-3; Beatrix ejus soror-47; ejus famulae; Constantia, quondam Philippi-42; Catharina di Stefanucci, quondam Aloysii-19. Numerus 252. Vincentius Tardone, quondam Angeli Antonii-30; Angela Antonia Rifonetti, quondam Philippus, ejus uxor-30; Aloysius eorum filius-2. Numerus 253. propriis. Reverendus Dominus Canonicus Antonius Zazzera, quondam Joseph-65; Agnaes ejus soror-68; Anacletus de Angeli, quondam Angeli Mariae, ejus nepos-41; huius filii, et ejus; Aloysius-9; Catharina-4; pronepotes Dominicus-3; Magdalena Zazzera, quondam Xristophori, ejus nepotis-21. Numerus 254. Domo Lucae Pacifici. Andreas Sacripanti de Setia, quondam Simonis-46; Anna Maria Tasciotti de Setia, quondam Ignatii, ejus uxor-42; eorum filii; Candida Rosa-13; Franciscus-9; Clementina-6. Numerus 255. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Thomas Renella de Setia, quondam Antonii-53; Magdalena Rossi, quondam Joseph, ejus uxor-41; Maria eorum filia-10. Ibidem. Franciscus Maria Renella, filius Thomae de Setia-24; Maria Carmina Macale de Carpis, quondam Joannis, ejus uxor-23; Antonius eorum filius-1. Numerus 256. propriis. Philippus Ciammarucone, filius Cosmae-30; Teresia Gonnello, filia Joannis, ejus uxor-23; eorum filii; Anna Maria-4; Alexander-2. Numerus 257. Dominaci Antonii Vetica. Anna camilla Luccucci de Carpis, quondam Gregorii, vidua Joannis Macale de Carpis-52; ejus filii; Joseph-31; Franciscus-27. Numerus 258. Animae Purgatorii. Rosaria Renella, quondam Caroli, vidua Joseph di Norma de Setia-41; ejus filii; Franciscus-16; Maria-13; Aloysius-11; Annuntiata-8; Jacoba-5. Ibidem. Aloysius Barzellona, filius Leontii-18; Barbara di Norma, quondam Josephi de Setia, ejus uxor-20. Numerus 259. Rosarii. Joseph Putrella de Sermoneta, quondam Horatii-31; Anna Magdalena della Calce, quondam Joseph ejus uxor-31; Maria Domenica-7; Paschalis-5; Maria Vincentia-1. Numerus 260. Domo Gregorii Pizi. Alexandra Minicosse, quondam Lidani vidua Alexandri Granati-68. Ibidem. Felix Maria Zazzinelli, quondam Antonii, vidua Aloisii Stefanucci-38; ejus filii; Innocentii-17; Joseph-15; Michael Angelus-11. Numerus 261. propriis. Laurentius Gagliarducci de Signiis, quondam, Cajetani-24; Maria Manciocchi, quondam Hyacinthi, ejus uxor-23. Ibidem. Joseph Marocco, quondam Angeli-40; Maria Antonia Santilli de Signis, quondam Bruni, ejus uxor-42; Angelus eorum filius-13. Numerus 262. propriis. Maria Stella de Marchis, Honorati, vidua Fabritii Andreoli-79; Salvator ejus filius-34. Numerus 263. Domo Jacobi Razza. Aurora de Angelis, quondam Petri de Bassiano, vidua Francisci Andreoli-34; ejus filii; Diomedes-13; Dominicus-11; Maria-9; Matildes-7; Hermenegilda-5. Numerus 264. propriis. Illustrissimus Dominus Flaminius Americi, quondam Alexandri-45; Theodora Talone de Velitris, filia Caroli, ejus uxor-39; eorum filii; Catharina-13; Clementina-11; Alexander-6; Palmisena Attili de Setia, quondam…, ejus mater-69; Reverendus Canonicus Joseph, ejus frater-44; Reverendus Dominus Joannes Baptista de Velitris, ejus uxoris frater-46; Maria, vidua Blasii Bruni de Anagniis, ejus soror-41; huius Mariae filii; Reverendus Dominus Franciscus-24; Felicitas; ejus nepotes-21. Numerus 265. propriis. Philippus Dilani de… quondam Gabrielis-40; Rosa Perna, quondam Joannis, ejus uxor-39; eorum filii; Rosa Maria-9; Antonia-3; Magdalena Boccaiozzo, quondam Lucae, ejus socerus-73. Numerus 266. propriis. Carolus Granati, quondam Alexandri-44; Luerta Ricci, quondam Salvatoris, ejus uxor-45; eorum filii; Vincentia-19; Maria Angela-17; Aloysius-14. Numerus 267. Domo Flaminii Americi. Franciscus Mareani, filius Antonii-22; Anna Domenica Rossi, filius Alexandri, ejus uxor-23; eorum filii; Jacob-2; Joannes Baptista-1. Numerus 268. Annae Pacifici. Annibal Baccari, quondam Antonii-31; Crucifixa Sacripante, filia Andrete de Setia, ejus uxor-29; Antonius eorum filius-2. Numerus 269. propriis. Joseph Ferrari, quondam Antonii-37; Anna Camilla Scandriglia, filia Antonii, ejus uxor-28; Vincentius eorum filius-3. Numerus 270. propriis. Aloysius Taddei, filius Cajetani-24;  Martha Maria Corso, quondam Francisci, ejus uxor-35. Numerus 271. Domo Gregorii Pizi. Joannes Baptista Rossigni, quondam Joannis-42; Teresia Taddei. filia Cajetani, ejus uxor-27; ejus filii; Joseph-19; Paschalis-11; eorum filii; Anna-6 Maria Clementina-3. Numerus 272. Domo Innocentii Galli. Joannes Manauzzo, quondam Alexandri-37; Virginia Angelilli, quondam Joannis Baptista de Signis, ejus uxor-56; eorum filii; Maria Clementina-13; Joseph Maria-7; Maria Anna-1. Numerus 273. Domo Gregorii. Joseph Andreoli, quondam Fabritii-43; Victoria Nardone, quondam Angeli Antonii, ejus uxor-39; eorum filii; Joannes Antonia-14; Tullia-8; Maria Jacoba-2. Numerus 274. Domo Angelo Mariae Spagnoli. Antonius Calatelli de Pratica, quondam …-60; Laurentia Babbi de Magenta, quondam Crescentii, ejus uxor-46; Lucia eorum filia-18. Numerus 275. Haeredum Piovezzica. Augustinus Zampucci, quondam Joannis-34; Rosa di Mosto, quondam Francisci Antonii de…ejus uxor-31; Maria Teresia eorum filia-8. Numerus 276. Marini Spaziani. Joseph Stefanucci, quondam Angeli-49; Elisabeth Manciocchi, quondam Philippi, ejus uxor-38; Angelus eorum filius-18. Numerus 277. propriis. Alexander Laurenti, quondam Honuphri-4. Numerus 278. propriis. Cosma Corso, quondam Cajetani-24; Anna Granelli, filia Caroli, ejus uxor-23; Nicolina Cuponi, quondam Joannis Baptista, ejus mater-51. Numerus 279. propriis. Franciscus Francescani, quondam Sebastiani-44. Numerus 280. Sancta Mariae. Joseph Stefanucci, filius Rochi-37; Elisabeth Villanova, quondam Joannis Baptista de Gallia, ejus uxor-37; eorum filii; Jacobus-7; Vincentius-5; JoanneBaptista-3; Seraphina ejus uxoris soror-39. Numerus 281. Nicolaus Contili de Arcegurga, quondam…-50; Angela Romaccia, quondam Silvestri, ejus uxor-27; eorum filii; Catharina-7; Vincentius-2; Lucia Mancini, quondam Joseph, ejus socerus-51. Numerus 282.  Sanctae Mariae, et Sancti Joannis. Salvator Marsella di casale in Regno Neapolitano, quondam Victorii-51; Maria Teresia Talone, quondam Antonii, ejus uxor-22; Aloysius eorum filius-2; Rosa Carestia, quondam Cajetani, ejus socerus-62; Antonia Francese, quondam…vidua Francisci la valle-71. Numerus 283. eorum. Paschalis Polidoro, quondam Thomae-46; ejus filii; Angela 15; Alexandra-8; Clemens-5. Numerus 284. Domo Angeli Mariae Impaccianti. Maria Olivella, quondam Benigni, vidua Horatii Putrella-51; ejus filii; Angelus-36; Francisca-22; Anna Camilla-20; Antonia Putrella, ejus glos-46. Ibidem. Joseph Francese, quondam Antonii-33; Antonia Catharina Putrella, quondam Horatii, ejus uxor-34; Franciscus Maria eorum filius-2; concessit ad habitandum ubi nurus-66. Numerus 285. propriis. Antonius di Litta, quondam Joannis Andrete-40; Catharina Talone, quondam Antonii, ejus uxor-42; eorum filii; Joseph-21; Dominicus-18; Maria Angela-16; Maria Domenica-13; Andreas-10; Antonia-6; Maria Francisca-3. Numerus 286. Joseph Carestia. Antonius Papale de Bassiano, quondam Francisci-27; Anna Carestia, filia Joseph, ejus uxor-22; obit retro Parochiam, et  huc venit ad abitandum supra Sacristiam. Numerus 287. propriis. Antonius Cicerchia de Setia, quondam Lidani-51; Teresia Rosa, quondam Cosmae, ejus uxor-49;  eorum filii; Maria Magdalena-18; Joseph-15; Anna Camilla-12; Angela Stella-9; Alexander-7; Franciscus Maria-3. Numerus 288. Francisci Zazzinelli. Innocentius Manni, quondam Honorati-27; Maria Nympha Stefanucci, filiia Joseph, ejus uxor-23. Numerus 289. Domo Gregorii Pizi. Cassandra Antoniacci, quondam Cosmae-53; Petrus Sanctus Monaco, quondam fortunati, ejus nepos-17. Numerus 290. Franciscae Tomarosi. Margarita Zampucci, quondam Augustini, vidua Cosmae Rosa-61. Numerus 291. ejusdem. Franciscus Stellae de Carpis, quondam…-43; Constantia Darizi, quondam Persii, ejus uxor-35; eorum filii; Antonius-9; Maria-3 habiit extra parochia. Numerus 292. Domo Gregorii Pizi. Paschalis Campagna, quondam Joannis-32; Maria Rosa, quondam Cosmae, ejus uxor-32; Joseph Antonius-9; Joannes-3; Candida Rosa-1. Numerus 293. Philippus Polidoro, quondam Thomae-6; Martha Casini de Velitris, quondam Nicolai, ejus nepos-27. Numerus 294. Marte Mariae Carestia. Joannes Antonius Tracci de Magentia, quondam Thomae-43; Victoria Babbi de Magentia, quondam Crescentii, ejus uxor-31; eorum filii; Maria Gratia-17; Joseph-14; Simon-9; Pascahlis-6; Philippus-3. Numerus 295. propriis. Sabina Conti, quondam Andrete-71.
Confini della Parrocchia a Tramontana, e a Ponente
 Numerus 296. propriis. Isidorus Papi, quondam Thomae-44; Delphisa la Valle, quondam Josephi, ejus uxor-35; eorum filii; Rosa Maria-20; Magdalena-18; Carolus-12; Clara-10; Angelus-17; Innocentius-2. Anna Morcani, quondam Honuphrii, ejus socerus-80; Numerus 297. Alexandra Ricci, quondam Salvatoris, vidua Laureti Cascone de…-50; Petrus Antonius Jannotta de Maranula, quondam ejus gener-33; Maria Catharina huius uxor, et ejus filia-24. Numerus 298. Domo Deodati Spagnoli. Dominicus Antonius Giorni de…, quondam Francisci-23; Maria Victoria Cascone, quondam Laureti, ejus uxor-22; Franciscus eorum filius-3. Numerus 299. ejusdem. Ventura Fazione de Babuco, quondam Marci Antonii-46; Constantia Seppero de Babuco, quondam Michaelis Angeli, ejus uxor-44; eorum filii; Clara-16; Aloysius-13; Thomas-6; Jacob-2. Numerus 300. ejusdem. Joseph Casconi de Sermoneta, quondam Laureti-28; Elisabeth Manni, quondam Honorati, ejus uxor-30; Maria Domenica eorum filia-4. Numerus 301. Felix Antonius Zaccheo, quondam Philippi de Setia-23; Maria Teresia Francescani, filia Aloysi, ejus uxor-23. Numerus 302. Mariae la Leta. Maria Antonia Pompei de Setia, quondam Nicolai, vidua Antonii Didino de Fabriteria-41; eius filii; Vincentius-7; Nicolaus-4; Anna Maria-1. Numerus 303. ejusdem. Benedictus Frattini de quondam Joseph-36; Parasceves Pompei de Setia, quondam Nicolai, ejus uxor-37; eorum filiae; Rosolia-9; Maria-4. Numerus 304. propriis. Joseph Monti, quondam Salvatoris-42; Beatrix Brigate, quondam Hyacinti, ejus uxor-27; eorum filii; Anna-19; Maria-18; Salvator-8; Franciscus Xaverius-5; Dominicus-3; ejus uxors frater; Vincentius-18; Antonius Maria-13. Numerus 305. Domo Deodati Spagnoli. Angela Antonia Cappelletti Borzo-41; ejus filii; Margarita-21; Joseph-19; Andreas-17; Lucia Borzo, quondam Joseph, ejus glos-57. Numerus 307. prorpiis. Jacobus Trazza, quondam Angeli-44; Anna Constantia Stephanucci, quondam Angeli, ejus uxor-48; Angelus eorum filius-12. Numerus 306. ejusdem. Paschalis Stephanucci, quondam Cosmae-51; Maria Borzo, quondam Philippi, ejus uxor-47; eorum filii; Felix Maria-18; Philippus-15; Lucia-11. Numerus 308. propriis. Dominicus Scarpelli, flius Angeli della Rocca di Arce-24; Hyeronima Colini, filia Petri Caroli, ejus uxor-25. Numerus 309. propriis. Aloysius Francescani, quondam Dominici Antonii-46; Magdalena Ferrari, quondam Dominici, ejus uxor-41; eorum filii; Elisabeth-20; Dominicus Antonius-17; Paschalis-7. Numerus 310. Michaelis Ricci; Bartholomeus Calvani de Carpis, quondam Joseph-43; Regina Ermo de Carpis, quondam Angeli, ejus uxor-42; eorum filii; Angelus Maria-24; Joseph-15; Rosa Maria-14; Silvestre-10. Numerus 311. Aloysii Borzo. Camilla Vetica, quondam Joseph, vidua Francisci Stefanucci-43; ejus filii; Dominicus Antonius-24; Magdalena-21; Petrus Paulus-19; Vincentius-10; huc veniit Constantia Rasi. Numerus 312. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Cosma Stefanucci, filius Paschalis-20; Maria Clementina la Valle, quondam Josephi-19. Numerus 313. propris. Joannes Belardi, quondam Francisci-77; Anna felix Biancone, quondam Laureti, ejus uxor-52; eorum filii; Joseph-19; Vincentius-14; Angela Antonia-10. Numerus 314. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Franciscus d’Ascoli, quondam Angeli Mariae-50; Gertrudes la Valle, quondam Antonii, ejus uxor-40; Angelus Maria eorum filius-18.
Scesa di Angelica
 Numerus 315. Sancti Antonii Abbatis. Salvator Poretta, quondam Caroli-36; Rosaria Vitelli, quondam Francisci, ejus uxor-35; eorum filii; Francisca-10; Rosa Maria-9; Matildes-6; Maria Teresia-4; Quintilia-2; Gratia Rusticcia, quondam Francisci, ejus socerus-56. Numerus 316. Domo Angeli Maria Spagnoli. Paschalis di Giulio de Fellettino, quondam Alexandri-37; Anna Maria di Norma de Setia; quondam Lidani, ejus uxor-31; eorum filii; Maria Aloysia-9; Maria Elisabeth-7; Alexander-2. Numerus 317. propriis. Petrus Carolus Colini, quondam Dominaci-51; Maria Rosaria Greco, quondam Arcangeli, ejus uxor-50; eorum filii; Teresia-23; Camilla-21; Dominicus-19; Reverendus Dominus ejus frater-59. Numerus 318. Sancti Joannis. Angela Coreani, quondam Joseph, vidua Joseph Francischetto-52; Franciscus Francischetto, ejus filius-18. Numerus 319. Setini. Franciscus Carpini, quondam Nicolai-54; Angela Pei de Balzarano, quondam Dominici, ejus uxor-53; Antonius ejus filius-18. Numerus 320. Domo Matthei. Riccelli. Andreas Manauzzo, quondam Alexandri-31; Maria Francisca Tedesco, quondam Joachim, ejus uxor-26; Angela Capo di Ferro, quondam Paschalis, ejus prevignus. Numerus 321. ejusdem. Maria Angela Tardone, quondam Angeli Antonii, vidua Gratigliani Porcari de…-33; ejus filiae; Maria Domenica-14; Rosa Maria-11; Paula Corso, quondam, ejus mater-6.
Rompicollo di Pizi
 Numerus 322. Dominicus Captano-31; Rosaria Stefanucci, quondam Francisci, ejus uxor-26; Franciscus eorum filius-4; Numerus 323. propriis. Arduinus Falcone de Fabriteria, quondam Joseph-38; Rosa Micarelli, quondam Francisci, ejus uxor-31. Numerus 324. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Antonius Corso, quondam Gerardi-41; Angelus-13; Maria-11; Franciscus-6. Numerus 325. ejusdem. Jacob Antonius Ceccano de Setia, quondam Joannis-42; Laurentia Tosto de Setia, quondam Antonii, ejus uxor-44; Joannes filius-18. Numerus 326. ejusdem. Cajetanus Ferri de Broco Sorae, quondam Dominici-48; Domenica Marchetti de Sgurgola, quondam Joseph, ejus uxor-34; eorum filii; Maria Magdalena-7; Franciscus Antonius-1; Anna Teresia-1; Catharina Capirasi de Sgurgola, quondam Viti, ejus socerus-57. Numerus 327. Domo Joannis Fioretti. Lucia Battisti, quondam Antonii, vidua Marci Liseo-72. Numerus 328. propriis. Salvator Mazza, quondam Joseph-47; Felix Stefanacci, quondam Jacob, ejus uxor-38.
Strada del Portico della Portella
Numerus 329. Domo Aloysii Pizi. Aloysius di Rocco de Sancto Vincentio, quondam Dominaci-42; Domenica Sordi de Frusinone, quondam Xisti, ejus uxor-36; eorum filii; Victoria-12; Franciscus Xaverius-6. Ibidem. Dominicus Jacobelli de; Rosa. Ibidem. Paschalis d’Amico de Verulis, quondam Francisci-26; Joanna Francisca di Rocco, filia Aloysi de Sancto Vincentio, ejus uxor-18. Ibidem. Archangelus Fontana de Frusinone, filius Philippi-37; Catharina Sordi de Frusinone, quondam Xisti, ejus uxor-38; eorum filii; Vincentius-18; Davius-15; Joseph Antonius-9; Sebastianus-5. Ibidem. Joseph Crocca de Ferentino, quondam Antonii-21; Barnardina Fontana de Frusionone, filia Archangeli, ejus uxor-22. Numerus 330. ejusdem. Maria Antonia d’Alonzo de Setia, vidua Lidani Pasquali-58; Salvator ejus filius-27. Numerus 331. Domo Julii Impaccianti. Jacob Filauro, quondam Nicolai-37; Stella Monni, quondam Crescentii, ejus uxor-32; eorum filii; Teresia-20; Nicolaus-14; Maria Angela-13; Franciscus-7; Anna Maria-1. Numerus 332. ejusdem. Maria la Bocconica de Setia, quondam Lucae, vidua Aloysii Ciarla de…-31; ejus filii; Francisca-18; Hyacintha-12; Paschalis-9. Numerus 333. Domo Innocentii Galli. Jacob Antonius Mollica de…-52; ejus filii; Eleutherius-21; Anna Antonia-13. Numerus 334. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Lucida Caranfa, quondam, vidua Angeli Mariae d’Ascoli-68; Felix ejus filis-41; Alexander la Valle, quondam Joseph, ejus nepos-12. Numerus 335. Sancti Joannis in Sancto Nicolao. Cynthia Borzo, quondam Antonii, vidua Salvatori Manauzzo-48; Annuntiata ejus filia-17. Numerus 336. Santissimi Sacramenti. Petrus de Mario de Ceccano, quondam Angeli-28; Maria Rosa Ceccano, filia Jacob Antonii de Setia, ejus uxor-21; Angelus eorum filius-3. Numerus 337. Sancti Nicolai. Rosa Giordani, quondam Francisci38; Maria d’Addamonio, quondam Francisci-35; Joannes d’Addamonio, quondam Francisci, ejus filius-2. Numerus 338. Sanctae Mariae. Franciscus Caciotti de Carpis, quondam Antonii-33; Flaminia Rossi, quondam Antonii, ejus uxor-34; Catharina di Rollo de Arcesicca in Regno Neapolitano, quondam Francisci, vidua Josephi Catalana, ejus socerus-50. Numerus 339. Santissimi Sacramenti. Archaneglus Biancone de Norbis, quondam Petri-33; Maria Angela di Menica de Setia, quondam Cajetanus, ejus uxor-26; Maria Clementina eorum filia-4. Numerus 340. Domo Julii Impaccianti. Antonius Maria Galante, quondam Alexandri-49; Magdalena Polidoro, quondam Thoame, ejus uxor-43; eorum filii; Maria-18; Aloysius-12. Numerus 341. ejusdem. Rosaria Poretta, quondamFelicis-60.
Via della Portella
Numerus 342. Preterimer, et alios. Lucas Coppi di Palazzuolo, quondam Francisci-41; Jacobi Cerilli de Supino, quondam Antonii, ejus uxor-43; Antonia Cangi de…, quondam Philippus, ejus privigna-15. Numerus 343. Domo Julii Impaccianti. Aloysius Borzo, quondam Antonii-43; Antonia Stefanucci, quondam Cosmae, ejus uxor-40; Joseph Antonius eorum filius-4; Numerus 344. Sanctae Mariae. Joseph Sturco de Arcesicca in Regno Neapolitano, quondam Thomae-36; Aurora Castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-30. eorum filii; Maria-8; Cosma; Cosma-4; Vincentius-2. Numerus 345. Santissimi Sacramenti. Joseph Ghionni, quondam Francisci de…-35; Maria Catharina Castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-25; Maria Domenica eorum filia-2. Numerus 346. Domo Matthei Riccelli. Nicolaus Trazza, quondam Angeli-38; Teresia Corsi, quondam Francisci, ejus uxor-39; eorum filiae; Magdalena-18; Antonia-11; Lucia-9; Aurora-5. Numerus 347. Sancti Joannis in Sancto Nicolao. Franciscus Rossi, quondam Angeli-35; Annuntiata de Angelis, quondam Nicolai de ejus uxor-22. Numerus 348. propriis. Rosaria Boccasozzo, quondam Laureti, vidua Josephi Castellucci-49; ejus filii; Salvator-19; Aloysius-17. Numerus 349. Teresiae Francisconi. Quintia di Giorni, quondam Antonii, vidua Salvatori de Priverno-56; ejus filii; Palmerinus-23; Rosa-21. Numerus 350. Sanctissimi Sacramenti. Carolus Monaco de Setia, quondam Lidani-41; Rosolia Casco de Setia, quondam Lidani, ejus uxor-45; eorum filii; Maria Coelestis-21; Joannes Baptista-16; Thomas-13; Maria Domenica-6. Numerus 351. Sanctae Mariae. Joannes Coltella de Arcesicca in Regno Neapolitano, quondam Matthiae-25; Maria Rosa Rosa(sic), filia Antonii, ejus uxor; eorum filii; Matthias-2; Maria Josepha-1. Numerus 352. Rosae Mariae Mosaico. Joachim Quatrino de Carpis, quondam Francisci-22; Maria Francisca Caciotti de Carpis, quondam Antonii, ejus uxor-24; Franciscus Antonius eorum filius-3; Anselmus ejus uxoris frater-26. Numerus 353. propriis. Marcus Stefanacci, quondam Jacob-38; Martha Maria Polani, quondam Francisci, ejus uxor-38; Maria Magdalena eorum filia-2; Rosalda Francisconi, quondam Philippi, ejus socerus-64. Numerus 354. Santissimi Sacramenti. Joseph di Folco di Palazzuolo, quondam…-51; Clara Scandriglia, quondam Joseph, ejus uxor-41; Michael Angelus ejus filius-13. Numerus 355. Rosae Mariae Mosaico. Filii Antonii Mariae Galante; Joseph-24; Franciscus-22; Thomas-20. Numerus 356. propriis. Rosa Maria Mosaico, quondam Silvestri, et uxor Josephi Longo de Setia-23; Maria Angela Ciollo, quondam Antonii, ejus filia-11; Elisabeth ejus privigna-1. Numerus 357. propriis. Angelus Caldarone, filius Salvatoris-28; Maria Rosaria Ciollo, quondam Antonii, ejus uxor-19; eorum Antonia filia-1. Numerus 358. Domo Innocentii Galli; Salvator Caldarone, quondam Antonii-51; Stella Scandriglia, quondam Josaphat, ejus uxor-53; Aloysius eorum filius-11. Numerus 359. Domo Equitis Tuzi. Paschalis Francese, quondam Antonii-30; Magdalena Cimino, quondam Bonifacii, ejus uxor-21; Anna Maria eorum filia-3; Apollonia Maranola, quondam…ejus socerus-60. 
Ghetto antico di Ebrei
Numerus 360. propriis. Aloysius de Angelis, quondam Antonii-36; Stella Tomarosi, quondam Horatii, ejus uxor-31; eorum filii; Maria Teresia-10; Andreas-7; Bernardus-5; Magdalena-4; Joseph Antonius-1. Numerus 361. propriis. Rosa Greco, quondam Arcangeli, vidua Angeli Filippucci de Auximo-74; ejus filii ego Archipresbitero Felix-38, 19 Maij 1743; Fidelis-35. Numerus 362. Beatae Virginia de Torrente. Attilia Greco, quondam Arcangeli, vidua Horatii Tomarosi-69; Franciscus ejus filius-26. Ibidem. Francisca Tomarosi, quondam Horatii, vidua Crescentii Zazzinelli-38; Franciscus ejus filius-15.
Numerus 363. Domo Equitis Tuzi. Antonius Rosa, quondam Joseph-47; Felix Mariae Poretta, quondam Caroli, ejus uxor-49; eorum filii; Lucia-23; Carolus-20; Philipus-11; Maria Angela-6. Numerus 364. ejusdem. Antonii Morcani, quondam Petri-50; Victoria Corso, quondam Gerardi, ejus uxor-43; eorum filii; Joseph -19; Angelus Maria-14. Numerus 365. propriis. Reverendus Dominus Franciscus Stefanacci, quondam Jacob-31. Numerus 366. Joseph Rifonetti. Luca del Monte, quondam Antoni de Setia-22; Antonia Catharina Feluca, quondam Cosmae, ejus uxor-26; Franciscus ejus uxoris frater-31. Numerus 367. Domo Innocentii Galli. Horatius Morica, quondam Joannis de Priverno-37; Beatrix Laino, quondam Francisci de Calabria, ejus uxor-31; eorum filii; Antonius Maria-5; Joannes-1. Numerus 368. propriis. Petrus Antonius Bracco, filius Joseph-28; Clara Coletta, filia Francisci, ejus uxor-22. Numerus 369. ejusdem. Nicolaus Chiappino de Frusinone, quondam Eugenii-37; Maria Mancini de Supino, quondam Francisci-35; eorum filii; Francisca-5; Maria Angela-3; Philippus Antonius-1. Numerus 370. Sanctae Mariae. Antonius Manauzzo, quondam Salvatoris-28; Teresia Rosa, filia Antonii, ejus uxor-25; eorum filii; Alexander-5; Maria Domenica-3. Numerus 371. Sanctae Mariae. Rosalia Taddei, quondam Felicis, vidua Antonii Ciceromella-51; Benedictus ejus filius-19; Joseph Galante, quondam Joanni Baptistae, ejus gener-23; Camilla huius uxor, et ejus filia-21. Ibidem. Joseph Monelli de Sancto Laurenzio, quondam Blasii-56; Catharina Pretebono, quondam Xisti, ejus uxor-41; eorum filii; Thomas-18; Maria-11; Matthias-6. Numerus 372. Domo Equitis Tuzi. Angela Maria Poretta, quondam Salvatoris, vidua Caroli Poretta-6; Joannes ejus filius-2. Ibidem. Joseph Cimmarucone, quondam Caroli-31; Maria Poretta, quondam Caroli, ejus uxor-27. Numerus 373. propriis. Hyeronimus Manciocchi, quondam Hyacinthi-29; Gertrudes Irazza, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-31; eorum filii; Rosa-11; Maria Catharina-8; Clementina-4; Hyacinthus-1; Cosmae ejus uxoris frater-20. Numerus 374. Domo Flamini Americi. Ferdinandus Antoniacci, quondam Francisci-37; Angela Irazza, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-35; eorum filii; Franciscus-10; Elisabeth-2. Numerus 375. ejusdem. Salvator Tuccinelli, quondam Alexandri-48; Constantia Maccarelli, quondam Salvatoris, ejus uxor-35; eorum filii; Maria Magdalena-6; Maria Stella-3. Numerus 376. propriis. Hyacintha Greco. Quondam Joannis, vidua Hieronymi Boccardi de Genua-59; ejus filiae; Teresia-31; Matildes-34; Petrus Cappone, filius Leontii, ejus nepos-20. Ibidem.  Joannes Baptista Boccardi, quondam Hieronymi-26; Rosa Cassoni de Norbis, quondam Angeli, ejus uxor-26. Numerus 377. Lucia Sartori. Joseph Carpini, filius Francisci-23; Maria Ciantarano, quondam Francisci de Balzarano, ejus uxor-23. Numerus 378.  propriis. Mattehus Riccelli, quondam Joannis-64;  filii quondam Rochi Riccelli, ejus nepotesFelicitas-24; Canonicus Paschalis-22; Philippus-20; Michael Angelus-16; Clara-13; Catharina Laino, ejus famula-26. Numerus 380. propriis. Anna Boccasozzo, quondam Laureti. Numerus 380. Antonii Nalli. Franciscus Infacellli de Setia, quondam Antonii-47; Carmina Ceritelli de Setia, quondam Antonii, ejus uxor-44; Antonius eorum filius absens-12. Numerus 381. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Joseph Forcinella, quondam Crescentii-37; Laurentia Campagna, quondam Joannis, ejus uxor-37; eorum filii; Franciscus Xaverius-12; Maria Catharina-5; Lucida-3. Numerus 382. Sancti Joannis. Antonius Barzellona, quondam Salvatoris-42; Angela Scandriglia, quondam Josafat, ejus uxor-48; eorum filii; Maria Hyacintha-19; Vincentius-10; Lucia Francese, quondam Francisci, ejus socerus-79. Numerus 383. Reverendus Dominus Crescentii Manciocchi. Andreas Poretta, quondam Caroli-33; Anna Teresia la Valle, quondam Antonii, ejus uxor-25; eorum filii; Carolus-4; Joseph Antonius-2. Numerus 384. propriis. Illustrissimus Dominus Angelus Maria Spagnoli, quondam Joannis Baptista-50; ejus sorores; Rosalba-59; Rosa Maria-51; filiae Agapiti de Proxeudo, ejus nepotes; Elisabeth-22; Clementina-19; ejus famulae; Felix d’Ascoli, quondam Angeli Mariae-43; Maria Barzellona, filia Antonii-15. Numerus 385. propriis. Petrus Monni, quondam Crescentii-34; Angela Rusticcia, quondam Silvestri, ejus uxor-35; eorum filii; Crescentius-13; Joseph-11; Anna-9; Antonius-6; Joannes Baptista-4; Vincentius-2; Alexandra Manciocchi, quondam Joseph, ejus mater-65. Numerus 386. Domo Andreae Pizi. Ignatius Ceritelli de Setina, quondam Antonii-48; Felix Seraphica, quondam Dominaci, ejus uxor-43; Maria Francisca eorum filia-18; Dominicus ejus filius-22; Rosa Vetica, filia Dominaci Antonii huius uxor, et ejus nurus-20; Joseph Antonius horum filii, et ejus nepos-1. Numerus 387. propriis.  Illustrissimus Dominus Andreas Pizi, quondam Xaverii-37; Cassandra Pizi, quondam Francisci, vidua Francisci Maria Pizi, ejus glos-39; huius filiae, et ejus nepotes-11; Maria-10; Francisca-7; Reverendus Dominus Joseph ejus frater-4; Rosalba Cudibardo de Priverno, quondam Aloysii-40. Numerus 388. ejusdem. Ignatius Bellocci de Urbe, quondam…-37; Camilla de Urbe ejus uxor-35; Maria Domenica eorum filia-3. Numerus 389. ejusdem. Joseph Antoniacci, quondam Marci-52; Angela Maria Ciollo, quondam Matterei, ejus uxor-49. Numerus 390. propriis. Michaelis Caleri de Villafranca in Piedimonte, quondam Sebastiani-49; Francisca Caranfa, quondam Dominaci, olim vidua Caroli Lattazzi de San Vita, ejus uxor-45; ejus privigni; Margarita-25; Jacobus-29; Cecilia-22 Laurentius-15; eorum filii; Vincentius-11; Maria Teresia-9; Athanasius-6. Numerus 391. Domo Philippi Razza. Joannes Antonius Gondoli de Ascea, quondam Marci-48; Teresia Paris, quondam Gregorii, ejus uxor-35; Marcus ejus filius-27; eorum filii; Franciscus-12; Joseph-7; Vincentius-4.
Strada di Brancacci. Anno Domini 1781 die 5 mensis Aprilis habitant in aedibus
Numerus 392. Rosarii. Joseph Vetica, quondam Petri-47; Laura Brancacci, quondam Gerardi, ejus uxor-41; Maria Teresia-19; Maria Angela-16; Maria Catharina-3. Numerus 393. ejusdem. Nonnosius Ciammarucone, quondam Antonii-17; Reonilda Colini, quondam Maximi, olim vidua Lucae Franceschetto, nec ejus uxor-47; Joseph-14; Angelus ejus privigni-12; Maria Teresia eorum filia-9. Numerus 394. Domo Pantanelli. Petrus Sballa, quondam Joseph-42; Livia Lino, olim vidua Antonii Vetica, nunc ejus uxor-42; ejus privigni; Maria Agnes-17; Bartholomeus-14; Maria Francisca-10; Joseph eorum filius-3. Numerus 395. propris. Joannes Galeazzi, filia Crescentii-47; Beatrix Mosaico, quondam Silvestri, ejus uxor-40; Margarita-20; Joseph-17; Magdalena-9; Salvator-6; Anna Maria-3 Marianus-1. Numerus 395(sic)Vincentius Carfagna de Priverno, quondam Francisci-29; Antonia Mellozzi de Priverno, quondam Angeli, ejus uxor-28; eorum filii; Thomas-6; Aloysius-2. Numerus 396. propriis. Crescentius Scandriglia, quondam Xaverii-51; Gertrudes Nardi, quondam Joseph, ejus uxor-50. Numerus 397. Domo Andreas Pizi. Joseph Santoro de Priverno, quondam Joannis Baptista-43; Carlotta Rinaldi de Priverno, quondam Jacob, ejus uxor-41; Alexander ejus filius-16; Aloysius eorum filius-8. Numerus 398. Sanctae Mariae Blasius Galli de Ceccano, quondam Joseph-40; Gertudes Martignone, quondam de Mediolano, ejus uxor-23; Joseph Antonius eorum filius-2. Numerus 399.  Domo Innocentii Galli. Rosa Pariis quondam Gregorii-58; Maria ejus soror-52. Numerus 400. ejusdem. Salvator Berti de Setia, quondam Silvestri-30; Virgilia Zaccheo de Setia, filia Francisci, ejus uxor-29; ejus filli; Rosa Maria-4; Franciscus Xaverius-2. Numerus 401. propriis. Franciscus Manciocchi, quondam Joannis-45; Hyacintha Bajola Angeli, ejus uxor-41; Clementia Mastranni, quondam Dionysii, ejus socerus-69. Numerus 402. propriis. Alexander Spositi, quondam Januarii de Sorrento-29; Maria Colini, quondam Philippi, ejus uxor-30; eorum filii; Petrus-5; Franciscus Maria-1. Numerus 403. Franciscae Tomarosi. Marcellus Giusti, quondam Joannis Pauli-58; Rosa Tardone, quondam Francisci, ejus uxor-54; Franciscus Antonius eorum filius absens-33. Numerus 404. Domo Equitis Tuzi. Philippus Nalli, filius Antonii-38; Magdalena Sancta Maria, filius Antonii, ejus filii-1; Antonius Nalli, quondam Joannis Baptistae, ejus pater-62. Numerus 405. Antonii Talocco. Joannes Baptista Colajachi de Signis, quondam Dominaci Antonii-34; Anna Camilla di Dammio, quondam Francisci, ejus uxor-29; eorum filii; Maria Teresia-8; Anna-5; Dominicus Antonius-1. Numerus 406. Magdalena vide numerum 248, unde discessit. Numerus 407. Domo Innocentii Galli. Anna Camardo, quondam Joannis-67. Numerus 408. Domo Michael Angelus Rossi. Anna Maria Ceci, quondam Antonii, vidua Angeli; Giampaolo de…-47; Angela Maria ejus filia-17. Numerus 409. Domo Equitis Tuzi. Caesar Simeoni de Maranula, quondam Crespini-38; Anna Maria Talone, quondam Antonii, ejus uxor-37; eorum filii; Dominicus-9; Joseph Antonius-7; Aloysius-3; Angela Rosa-2. Numerus 420(sic) Sancti Joannis. Joseph Putrella de Bassiano, quondam Francisci-42; Teresia Ricci, quondam Dominaci de Cori, ejus uxor-25; Franciscus eorum filius-1. Numerus 421. Sancti Joseph. Joseph Scandriglia, filia Antonii-32; Candida Rosa Ciammarucone, filia Nonnosi, ejus uxor-28; eorum filii; Dominicus Antonius-6; Thomas-1; Xaverius ejus frater-22. Numerus 422. Domo Matthaei Riccelli. Franciscus Transeunti, quondam Paschalis-33; Teresia Ciammarucone, filia Nonnosii, ejus uxor-29; eorum filii; Paschalis-11; Clara-9; Magdalena-4. Numerus 423. ejusdem. Joseph Oliviero de Setia, quondam Dominaci-33; Angela la Bocconica de Setia, quondam Lucae, ejus uxor-34; eorum filiae; Margarita-9; Catharina-7; Vincentia-5. Numerus 424. propriis. Franciscus Rossi, quondam Joseph Antonii-29; Stella Molinari, quondam Philippi, ejus uxor-24; Domo Angeli Maria Impaccianti. Dominicus Bianchi, quondam Xristophori-28; Pudentiana Barzellona, filia Leonti-30; Xristophorus eorum filius-6. Numerus 426. Dominaci Preterimer. Philippus Zaccheo de Setia, quondam Marci-31; Teresia Manauzzo, quondam Salvatoris, olim vidua Eleutherii de Priverno, ejus uxor-36; ejus privignae; Maria Domenica-13; Rosa-7; eorum filii; Dominicus-4; Vincentius-1; Maria Ursula ejus soror-6. Catharina Ruticcia, quondam Caroli, vidua Joseph Greco-61; ejus filii; Francisus(sic)-37; Maria Rosaria-19. Numerus 428. Dominici Preterimer. Anna Rotondi de sancto Laurenzio, quondam Honorati vidua Joseph de Grandis-42; ejus filii; Joannes-27; Dominicus-19; Alexander-13; Aloysius-6. Numerus 429. Reverendus Dominus Francisci Ciceromella. Matthaeus Gialfusi de…quondam…-35; Magdalena Antonicola, quondam Antonii de Bassiano, ejus uxor-41; Angelus eorum filius-4; Franciscus ejsu uxoris frater-30. Numerus 430. Gertrudes Nardi. Petrus rasi, quondam Alexandri-24; Constantia Nicodemo, quondam Laurentii, ejus uxor-22. Numerus 430.(sic) Santissimi Rosarii. Franciscus Belardi, quondam Nicolai-38. Numerus 431. Dominici Preterimer. Matthias Corso, quondam Francisci-44; Elisabeth Ciammarucone, quondam Antonii, ejus uxor-46; eorum filii; Petrus Antonius-21; Maria Gratia-17; Carolus-12. Numerus 432. Francisca Tomarosi. Matthias Ricci, quondam Dominaci de…-32; Maria Josepha del Giudice, quondam Petri, ejus uxor-29; Philippus eorum filius-1. Numerus 433. ejusdem. Ignatius Ruticcia, quondam Joseph-28; Maria Rossigni, quondam Theodori, ejus uxor-25. Numerus 434. propriis. Crescentius Jacoetia, quondam Stephani-44; Jucunda di Litta, quondam Joseph, olim vidua Francisci Bracco, nunc ejus uxor-41; Paulus ejus privignus-21; eorum filii; Lucia-14; Joseph Antonius-5; Euphrasia Testa, quondam Fabritii de Terracina, eorum nepotis-12. 6 Aprilis 1781.
Strada della Piazza
Numerus 435. Sanctissimi Rosarii. Dominicus Martelli de Florentia, quondam Lurentii-46; Camilla Colei de Neptuno, quondam Caetani, ejus uxor-13; eorum filii; Jacob-18; Joseph-15; Anna Teresia-11; Elisabeth ejus soror-51; Victoria Borzo, quondam Antonii, eorum famula-43. Numerus 436. Domo Julii Impaccianti. Sebastianus Carbone, quondam Joannis de…-34; Elisabeth Lupi, quondam Marci, ejus uxor-35; ejus filii;  Maria Angela-12; Joannes-7; Perfecta-4; Jacob-1. Numerus 437. propriis. Maria Mastranni, quondam Vincentii, vidua Philippi Lupi-42; ejus filiae; Francisca -17; Lucretia-13; Joseph Perna ejus privignus-27. Numerus 438. Haeredum Piovezzica. Honoratus Caranfa, quondam Antonii-44; Maria Catharina Guarnaccia, quondam Alexandri, ejus uxor-37; Franciscus eorum filius-13. Numerus 439. propriis. Franciscus Perna, quondam Philippi-33; Severina Preterimer, quondam Diomedis, ejus uxor-28; eorum filii; Philippus-7; Aloysius-6; Angelus-3; Maria Magdalena-1. Numerus 440. propriis. Laura Tuccinelli, quondam Alexandri, vidua Antonii Silveri-44; Cajetanus ejus filius-19. Numerus 441. Domo Deodati Spagnoli. Hyacintha Marcucci, filia Ambrosi, vidua Michaelis Angeli Dilani de Bassiano-34; ejus filii; Maria Domenica-10; Gabriel-7; Maria Josepha-3. Numerus 442. propriis. Joseph Maranola, quondam Honorati de Itrio-28; Paula Monni, filia Gaudentii, ejus uxor-25; Margarita eorum filia-3. Numerus 443. Crescenti de Bassiano, quondam Francisci-58; Coelestis Antoniacci, quondam Marci, ejus uxor-44; Numerus 444. Legati Nalli. Blasius Ferrari, quondam Antonii-33; Rosa Maria Avvisati, quondam Antonii, ejus uxor-39; eorum filii; Gertrudes-17; Julia-13; Philippus-10; Anna Maria-4; Antonius Ciammarucone, quondam Aloysius, eorum nepos-11. Numerus 445. Sanctissimi Rosarii. Gaudentius Monni, quondam Francisci-41; Felix Maria d’Annuccia de Itrio, quondam Nicolai, ejus uxor-39; Horatia Maranola ejus privignus-9; Franciscus eorum filus-7.
Strada della Porta Sorda
Numerus 446. Sanctae Mariae. Paschalis Ruticcia, quondam Silvestri-35; Francisca Monni, quondam Crescenti, ejus uxor-33; eorum filii; Rosa Maria-13; Silvestre-12; Julius-10. Numerus 447. Reverednus Dominus Crescentii Manciocchi. Rosa Pretagostini, quondam Xaverii-50; Flaminius Paris, quondam Joseph, ejus privignus-16. Numerus 448. Domo Fidelis Perazzotti. Paulus Spaziani, quondam Crescentii-37; Anna Vitelli, quondam Francisci, ejus uxor-36; eorum filii; Joseph-14; Franciscus-10; Maria Victoria-4; Antonius Maria-1. Numerus 449. propriis. Palmerini della Valle-48; Franciscus-19; ejus filii; Maria Angela-16; Antonius-11. Numerus 450. propriis. Lucidus Maria la Valle, quondam Nicolai-37; Clementia Monatti, quondam Clementis, ejus uxor-34; eorum filii; Anna Maria-11; Franciscus Xaverius-9; Candida Rosa-8; Dominicus-6; Maria-4; Antonius Maria-1. Numerus 451. Sancti Joannis. Catharina Andreoli, quondam Marci Mariae, vidua Joseph Marcucci-51; ejus filii; Aloysius-24; Martha Maria-22; Rosa Biancone, quondam…ejus mater-77. Numerus 452. Augustini Pretagostini. Alexander Carenzi, quondam Joseph de Magentia-31; Apollonia Antonicola, quondam Antoni de Bassiano olim vidua Francisci Colafranco, nec ejus uxor-27; Maria Angela privigna-6. Numerus 453. Sanctae Mariae Caetani Carenzi de Magentia, quondam Joseph-34; Maria Marchetti de Magentia, quondam Francisci, ejus uxor-35; eorum filii; Maria Victoria-14; Angelus-9; Stephanus-6; Julianus-1. Ibidem. Maria Antonia Carenzi de Magentia, quondam Joseph vidua Francisci Corso-42; Lucia ejus filia-16. Numerus 454. propriis. Angela Maria Caranfa, quondam Antonii, vidua Joannis Porini de…-47; Alexandra-19; Hyacintha-17; Paula-11; Joseph-10. Numerus 455. propriis. Maria Victoria Trofi, quondam Gasparis, vidua Marci Lupi-54; ejus filii; Angelus-30; Dominicus-15; Septimius Romanino de Urbe, ejus famulus-16.
Strada della Piazza Santa
 Numerus 456. Sanctae Mariae. Palma Franchi, quondam Dominaci, vidua Joannis Philippus Biancone-24; ejus filii; Maria Domenica-8; Augustinus-4; Dominicus Antonius-3; Maria Perfecta-1. Numerus 457. propriis. Reverendus Dominus Salvator, quondam -36; Camilla Galante, quondam Alessandri ejus mater-61. Numerus 458. Ligati Stella Razza. Salvator Battisti, quondam Petri-47; Coelestis Zazzera, quondam Francisci, ejus uxor-59; Catharina eorum filia-11. Numerus 459. propriis. Camilla Monni, quondam Nicolai, vidua Salvatoris Trofi-47; ejus filia; Cajetanus-24; Teresia-22; Gertrudes-18; Paschalis-15; Ludovicus-12; Anna Maria-8; Salvator-5. Numerus 460. Domo Aloysius Pizi. Purifica Santoro de Coris, quondam Salvatoris vidua Rochi Marcelli de…-65; Casimirus ejus filius-20. Numerus 461. Charitatis. Vincentius Zazzera, filius Crescentii-30; Anna Maria Carpini, filia Joseph, ejus uxor-29; eorum filiae; Maria Angela-10; Maria Domenica-7; Concesserunt ad habitandum ubi numerus 461. Numerus 462. Sanctae Mariae. Franciscus Marcucci, filius Ambrosii-34.; ejus filii; Vincentius-9; Annuntiata-4; Maria Francisca-2; Ambrosius Marcucci de Bassiano, quondam… ejus pater-68. Numerus 463. propriis. Cosma Camuso, quondam Caroli-37; Angela Diana de Norbis, quondam Basilici, ejus uxor-31; ejus filii; Andrea-7; Maria Victoria-3; Alexandra eorum filia-1. Numerus 464. Aurorae Nonnasanti. Hyeronimus Mansueto de Pratica, quondam Dominici-36; Angela Antonia Stefanacci de Pratica, filia Marci ejus uxor-25; Maria eorum filia-5. Numerus 465.  propriis. Antonius Ruticcia, quondam Joseph-36; Gratia Perna, quondam Caroli, ejus uxor-34; eorum filii; Joseph-12; Maria Spes-10; Paschalis-6; Candida Rosa-3; Catharina Cascone, quondam Caetani, ejus socerus-57. Numerus 466. Paschalis Camuso. Franciscus Rosa, quondam Cosmae-21; Vincentia Francischetto, quondam Josephi, ejus uxor-22; Joseph Antonius eorum filius-2. Numerus 467. propriis. Cajetnaus Sebastaini, quondam Hyacinthi, de Ferentino-49; Rosa Tuccinelli, quondam Alexandri, ejus uxor-37; Michael Angelus, quondam Hieronimi Cappone, ejus privignus-17; eorum filiae; Mariae Hyacintha-11; Maria Rosaria-2. Numerus 468. propriis. Joseph Rosa, quondam Cosmae-32; Maria Leviti de Norbis, quondam Honorati, ejus uxor-22; eius filii; Philippus-14; Antonia-10; Candida Rosa-7. Numerus 469. propriis. Clara Pretagostini, quondam Xaverii, vidua Januarii Ceccarelli de Regno Neapolitano-57; Teresia eius filia-20. Numerus 470. Attilia Tomarosi Petrus Collepardo de Babulo, quondam Francisci-32; Maria Zaccheo de Setia, quondam Felicis, ejus uxor-41; ejus filii; Aloysius-19; Catharina-15. Numerus 471. Angeli Colonna. Lauretus Stefanucci, quondam Cosmae-44; Maria Victoria Sartori, quondam Felicis, ejus uxor-47; Lucia Sartori ejus uxoris soror-57. Numerus 472. ejusdem. Joannes Baptista Stampiglia de Bassiano, filius Joseph-37; Martha Talone, filia Antonii, eius uxor-27; eorum filii; Maria-4; Vincentius-1.
Extra Moenia Sermoneta, ubi solus Archipresbiter habet Jurisditionem. Die 7 Aprilis 1782
Numerus 473. Beaetae Virginia de Gratis. Alexander Francese, quondam Josephi-63. Numerus 474. Beatae Virginia de Monte Crescentius Galeazzi, quondam Joannis-67. Numerus 475. Beatae Virginis de Terrente filius Antonius Mariae Franchi, filius quondam Caroli-77.



in Publico Hospitio vulgo la Posta.
Numerus 477. Aloysius Pizi de Narniis, quondam Joannis-41; Colomba Barba de Coris, quondam Pauli ejus uxor-36; Hyacintha eorum filia-2; Jacob della Mastra de Ancona, quondam Ambrosii, ejus  famulus-26; Franciscus Valenti de Cisterna, quondam Erasmi, ejus falulua-28; Petrus Monaco de Sermoneta, quondam Fortunati, ejus famulus-16.
Publici cursores
Joannes Baptista Coltella de Mareno, filius Antonii-38; Joannes Baptista de Tusculo-30; Joseph Boni di Pofi, filius Antonii-32; Franciscus di Nicola di Nemi, quondam Joannis-35; Vincentius di Nicola di Nemi, quondam Joannis-32; Bartholomeus de Tusculo-22. Numerus 478. In Caupona Domini Philippi Razza. Anna Maria Cimini de Coris, quondam Bernardini-46; Innocentius Vizzacca de Sancto Germano, quondam Joannis, ejus famulus-25. Numerus 479.  In Molendino Sanctae Mariae. Gregorius Palleschi de Fontani, quondam Laureti-48.
Supplementa
Absque domo Joseph Valesini de Gimonio, diocesis Comen, quondam Stephani-35; Antonius Scincia, quondam Andrete-35;  Franciscus Forcinelli, quondam Joannis-34; Anacletus Greco, quondam Nicolai-46;  Hyeronimus Farinella de Ancona-32; Anselmus Caciotti de Carpis, quondam Antoni-32. Numerus I. Habitant ubi numerus 189. Joseph Zuccone de Setia, quondam…-22; Teresia di Meo, Francisci, ejus uxor-22; Maria Francisca eorum filia-2. Numerus II. Habitant ubi numerus
449. Petrus Antonius Peruzzi, quondam Ludovici-22; Teresia Pasquali de Setia, quondam Lidani, ejus uxor-30; Stella ejus soror-10. Ita est Ego Felix Filippucci Archipresbietr ex Parrochiae.


Domus mea; un catasto sermonetano del 1561
Giacomo di Cola di pietro postiglione disse havere una casa nella decarcia della portella nella girada del jdolo dove abita appresso alla pottecha di mastro frabritio ferraro da una banna et da altra ove era la sinagoga delli ebrei; Et più un’altra casa nella decarcia di Santo Spirito contigua alla casa di pietro di cardone; Et più otto tinelli di Terre alle Cese di Nimpha appresso alle terre di Federico di matto; Et più cinque tumuli di Terre alla Via di Roma appresso alle Terre di Antonio di faccenna; Et più 2 tumuli di Terre alla Pera appresso alle Terre di Giovanni battista di pasquale; Et più un tumulo di Terra et alcuni piedi di oliva alli quatri appresso le cose di Cola di stephano; Et più uno Oliveto alla colomba del puzzo profondo partito et Cola Jardinello appresso alle cose di Giovanni giordano pitio; Et più sei pezze di vigna alle salci appresso alle Terre di Santa Maria; Et più pezze 2 et mezzo di Terre all’irto sordino appresso alle Terre di Giovanni Giordano pitio; Et più un oliveto alla strada delli Martinelli appresso allo così 1 ducato; Et più uno tumulo di Terra in Carracupa appresso alle terre di Giovanni Giordano pitio; Et più dice havere detti beni dotali de Dianora sua moglie sei tumuli di terre a mazzacornuta appresso le terre di Giovanni Pede; Et più tumuli doi alla folla puro dotali appresso le terre di San Biasio di Meruta; Et più tre tumuli et mezo di terra dotali al fiume di San Nicola appresso le terre delli Heredi del Notaro Alessandro di Franceschi, et le terre di Santa Maria; Item dice havere di cose soi pezzi quattro di terre a casale venditto da una banda appresso le cose de Francesco Cifra, dal’altra le cose di Santo Paolo di NImpha et dal’altra verso Santo Felice Alessandro di Marco; Item tre tumuli di Terre alla piscina confina verso Velletri la strada Maestra, che va a crodallo, verso mare et Felice baniole; Item mezzo tumulo di Terra allo Fossato et quindici piedi di oliva appresso de cose delli eredi di mastro Giovanni Battista Razaz, et le cose de Camillo cappone; Item uno tumulo di terra allo fosso in doi lochi, uno loco confina ad Santo Agnolo et Giovanni Saporoso, et l’altro confina. Giovanni Leardo dice haver una casa in detta Decarcia appresso la casa ch’era del quondam Capitano Ruggero d’Oddo a l’idolo da una banda, et dall’altra la casa de Giovanni santo Martinello comprata dalli eredi del Notaio Francesco Gratiano.
De Trabum(Il Trivio)
Matthia De Dominico disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa delli eredi di Pietro martinello da una banda et da l’altra la Casa di  Notaro Francesco Gratiano; Et più una Casa in detta Decarcia appresso alla Casa col furno di detto Notaro Martiali da una banda, et da l’altra la casa delli Heredi di Mastro Giulio Americo; Et più una Casa in la medesima Decarcia appresso alla Casa del Notaro Martiale da una banda, e da altra la Casa di Chola  et Alessio di Francesco Caroso; Et più una Casa in detta Decarcia appresso alla Casa di Micchele d’Ascoli da una banda et  da l’altra la Casa di Gianni Siciolante; Et più ventiotto tumuli di terre insieme in la Contrada di Pedenolfo appresso alle Terre di Santa maria da una banda, et da laltra in Sant’Heramo di Bassiano; Et più otto tumuli di terre, in detta ConHannibale di Borzo et di mastro Antonio Barneo Giardino; Et più uno Giardino con Arbori fruttiferi nella Contrada di Carapelle appresso all’horti di Sebastiano Chola cella et alle terre sudette; Et più una Casetta in detto Giardino; Et più venti tinelli di Terre vel circa in detta Contrada appresso alle terre di Giohanni di Arpino a detto Gardino; Et più due tumuli di terre alla Carrara appresso alle terre di Antonio di Giohanni di Marcho et delli Heredi di Mastro Giulio Americo; Et più sei tinelli di terre vel  circa infrattate nella Contrada di Carrara cupa fra due Vie cio è fra la Via che si dice Via di meso, et fra la Via che va a  San Giovanni di Nimpha et appresso alle cose del quondam Vergilio magna carne; Et più otto pezze di Vigna vel circa nella Contrada delle Salce appresso alle cose di Santa Maria da una banda, et da altra la Vigna di Giohanni Notaro Pietro; Et più circa venticinque piedi di olive nella Contrada appresso alle cose di Santa maria et di Geronimo Quatrasso; Felice di Tuccio disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa  col Forno di Notaro Francesco grano, et delli Heredi di mastro Giulio Americi; Et più doi quarti di terre a Casle Perillo appresso alle cose di Santa Maria di Norma, et di Roccho di Antonino; Et più tre quarti di terra vel circa in Carrara cupa appresso appresso le cose di Antonio Fatauzza, e le cose di Arcangelo di Briante di Bassiano; Et più doi quarti di terra vel circa alla Torre di Tre Ponti appresso alle terre  della Gloria; Lucretia di Giohannella disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi ove abita appresso alla Casa di Felice di Tuccio da una banda et da l’altra la Casa di Cassandra de Sylvestro Scafato; Et più doi tumuli di terre a tre Ponti appresso alle terre di Notaro Martiali Caroso, et delli Heredi di Nardo di Scincia; Cassandra de Sylvestro Scafato da una casetta dove abita nella Decarcia delli Travi appresso alla Casa di Lucretia di Gioannella da una banda et da altra la Casa delli Heredi di mastro Giulio Americi. Gratiano Absalon disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Antonio, allocata da Bernardino di Auzzetto; Et più quattro piedi di olive in la Contrada sotto la Carbonara appresso alle cose di Pietro Cannibale di Paulo, et di mastro Chola Giardinelli; Et più cinque pezze di Vigna allo Colle di San Germano appresso alle cose di Bartholomeo Giardinello, et di Giacomo Toscano. Mastro Marcho Siciolante dosse havere di beni dotali di Cassandra di Cola d’Orlando sua moglie una Casa nella DEcarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Santo Antonio locata pro Bernardino Auzzetto da una banda et da altra; La Casa di Anbrosi Zazzinello et la Via pubblica; Et più uno tumulo di terra vel circa in doi lochi appresso alle Tombe delli Giudei similmente dotali, con sei Piedi di olive appresso alle Terre di Chola Saporoso verso lo Monte del Oviso, et appresso alle terre della Cappella verso Mare, et le terre di la Madonna delle Gratie verso Velletri, et verso i Monti de i casali appresso le Terre delli Heredi di Chola Pietro; Et più sette tumuli di terra alla volta della Teppia appresso alle Terre di Hannibale di Borzo da una banda et da latra le terre delli eredi di mastro Giulio Americo dotali; Et più circa due pezze di Vigna di detti beni nella Contrada del Cerceletto appresso alle Olive di Giulia di Rozo da una banda, et da l’altra banda appresso la Vigna delli Heredi di Giacomo matterello alias mezzo diavolo, et Via vicinali; Et  più uno tumulo di terra alla Contrada del Rioceco di detti beni con doi tumuli di terre di Antonio di Cola marroccho per non  partiti appresso le terre di Alessandro Caroso verso Velletri, et appresso detto Rione ceco, et la strada maestra versi Sermoneta; Et più uno tumulo di terra di Pantano, nella contrada della Jsolozza appresso le terre di Stefanuccio verso Mare, et appresso le Terre di Santa maria verso Santo Felice, per non partiti con le terre di Antonio Ludovico, che stando da l’altra banda; Et più nella Contrada delle Carapelle uno tumulo di terra;Ambrosio Zazzinello di sse havere  una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Mastro Marcho Siciolante da una banda, et da l’altra la Casa di Girolamo suo fratello ; Item alli Casali tre piedi di Olive appresso; Item allo Puzzo quattro piedi di olive appresso; Item sette piedi di Olive appresso; Item disse havere una Casa incolata da Infrascritto Geronimo suo fratello In decta Decarcia. Geronimo Zazzinello disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Ambrogio suo fratello da una banda, e da l’altra la Casa di Giovanni Piatanella; Item disse havere una Casa Incolata dal supradetto Giovanni Assalon In detta Decarcia. Giovanni Piatanella disse havere una Casa nella DEcarcia delli Travi appresso alla Casa di Girolamo Zazzinello da una banda, et de rincontro alla Casa di mastro Daniele di mastro Stefano da Carpineto. Daniele di Mastro Stefano di Carpinetoussorato in Sermoneta disse havere di beni dotali di Dianora Zazzinello sua moglie una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Angelo Saporoso da una banda et da l’altra le Vie intorno; Item nove tumuli di  Terre allo Vado Largo appresso alle Terre di San Paolo verso Velletri et appresso alle Terre dotali di Giohanni di Fuano verso Sermoneta; Item doi tumuli di Terra alla Contrada del Ponte con dua luci appresso le Terre di Grotta FErarta verso Velletri, et le Terre di Francesco Felice verso Sermoneta; Item tre tumuli di Terre a Casale Venditto appresso le terre di San Paolo verso Velletri et appresso le terre di la figlia di Pietro Pede verso Sermoneta; Item doi tumuli di Terre allo Cavone appresso le Terre di Terentio Pantanello verso Velletri, et lo Rio da l’altra banda; Item doi quarti di Terre con lacuni piedi di olive alli Colli, appresso le case di Giohanni Pede verso Velletri, et le cose di Renzo CHola Vaco verso Sermoneta; Item un latro quarto di Terra in detta Contrada appresso le cose di Mastro Alessandro Americo, et di Chola vaco verso Sermoneta, et le cose di Giovanni Pede verso Mare; Item disse havere del suo proprio una Casa nella Decarcia del Borgo comprata da Alessandro Martinello appresso alla Casa di Principessa Mazancollo da una banda, et da l’altra la Casa di Agostino di mastro Agostino et la Via Publica; Item uno Terratico per stalla sotto la Casa di Giohanni piatanella nella Decarcia de’Travi comprata da Chola di Papap appresso alla Casa di Girolamo Zazzinello; Item tre tumuli di terre alla pera, appresso la torre di Sant’Antonio, verso Mare, et le terre di Sant’Heramo di Bassiano verso Sermoneta; Item uno tumulo di terra nel medesimo loco stava per non partiti ed le altre tre di sopra comprati da Francesco nardo; Item disse havere di beni dotali di Camilla di Giohanni tartaglia suaNora in Prima doi tumuli di terre alla Fontana appresso le terre di Francesco Cifra verso Mare et appresso le terre dotali di Chola Piatanella verso li Monti;Item tre tumuli di terre in Settemole appresso le terre di Chola di Stefano da una banda et da l’altra lo fiume di Ninfa; Item doi tumuli di terra allo Piagale appresso li Heredi di Santo Ludovico verso Mare, et da l’altra, lo Fiume; Item dua tumuli di terre all’Irto Sordino appresso le terre dotali di Sebastiano Sciarretta da la banda verso Sermoneta, appresso alle terre dotali del quondam Stefano Chola cella verso Mare; Item quattro tumuli di terre alla Piscina appresso le terre delli Heredi di Cola Pietro, verso li Monti,, et le terre di Francesco Bernardino verso Sermoneta; Item doi tumuli di terre in Padenolfo appresso le terre delli Heredi di messer Giulio Americi verso Sermoneta, et da l’altra banda lo Monte dell’Acqua Puzza; Item tre tumuli di terre di Prato et pantano alla Fossella fredda, appresso le terre delli Heredi di Messere Giulio Americo verso Velletri, e di Terentio Pantanello verso Sermoneta; Et più una Casa comprata da fidirico de matto nella decarcia di Santo Spirito appresso a Giordano et Francesco matterello; Et più disse havere una casa nella Decarcia di Santo Spirito che sta in Jsula appreso la Casa di Stefano di tartia da una banda e dall’altra una casetta di Federico di Matto et la Via publica comprata da Messere Alessandro de Stephanis; Item disse havere delli beni dotali di Camilla di Giovanni Tartaglia sua Nora uno forno nella Decarcia di Santo Spirito appresso appresso la Casa di Bellitia coccolone, et di Francesco palladino; Item uno oliveto per la strada che va alle olive di pisa appresso alle cose di Giovanni pede, et alle cose de Terrentio pantanello; Item doi tumuli di Terre alle Cese di Nempha appresso alle Terre dotali de Verginia tartaglia sorella di  donna Camilla, et alle Terre di Alessandro martinelli; Item uno quarto di terra al ponte de li monaci appresso le case di Giovanni Giordano comprato da Federico de Matto; Chola Piatanella disse havere di beni dotali di Angilella Chola pazzo sua moglie in prima, quattro tumuli di terre nella Contrada della fontana, appresso alle terre di Giovanni Pede da una banda, e da altra, le terre di bartholomero Pietro Chola; Et più uno tumulo nella contrada delle fratte calanferne, appresso alle terre di Matthia di  di Rosa da una banda, e da l’altra le terre delli eredi di Antonio Fregagioni; Et più doi tumuli di terre nella Contrada della Fontana sudetta appresso la torre di Francesco Cifra, da una banda, e da l’altra le terre delli Heredi del detto Antonio; Et più uno tumulo di terra in Carrara Cupa appresso le cose di Angelo Vari da una banda e da l’altra, di mastro Angelo di Chola di Angelo di Gnano. Li heredi di Giovanni di Papa dissero havere una Casa nella Decarcia delliTravi dove abitano appresso alla Casa di Chola di Papa da una banda, e da l’altra di Giovanni Pietro Ciccho Luccidello; Et più sette quarti di terra nella Contrada del Schitillo appresso alle terre delli eredi di messere Giulio Americo verso la Fiume Ferra et appresso le terre di Antonio di Butio verso lo Fiume, et più mezo tumulo di terra vel circa con cinque piedi di Olive alla Contrada dello Fosso appresso le cose delli eredi di Chola di Orlando verso la Terra; Item dice haver havuto et Recepito da Giovanni Fuano per la  sua madre doi tumuli di terre all’Isola appresso alle terre di giro a Notaio Pietro; Item il sopradetto legato doi pezze di vigna al cortiletto appresso la Vigna de Demetrio Frate et de Rosa Thorreo. Chola di Papa disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa delli eredi di Giovanni di Papa, soi Nepoti da una banda, et da l’altra la Casa di Messer Marcho Melone; Et più tre tumuli di terre nella contrada delli colli appresso le cose di Statio da una banda, et la Via Publica; Item dice di havere doi tumuli di terre all’isola appresso a Giovanni Notaro Pietro confine da Giovanni de Piano; Item confine  dal sopradetto doi pezze di vigna appresso a Demetrio Frate Antonio et di Rosa di Thomeo.  Mastro Marcho di Melone disse havere una casa nella Decarcia delli Travi, dove habbita, appresso la Casa di Chola di Papa da una banda, et da l’altra, la Casa di Adrianna che fu moglie a stato di Ponte Corvo, et la Via Publica. Adriana  che fu Moglie a Santo di Ponte Corvo ha una casa nella Decarcia delli Travi appresso la Casa di mastro marcho di Melone da una banda, et da l’altra la Casa di Diana Nipote di Matthia di Domino, et la Via Publica; Et più una Casa in detta Decarcia appresso la Casa di Carlo Fiorentino, et Luciano di Antonio di Luca; Et più tre tumuli di terre alla Via  delal Altura appresso le terre di Notaro Martiale.Diana  Nipote di Matthia di Domino disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso la Casa di Andriana che fu Moglie di Santo di Ponti Corvo da una banda et da l’altra la casa di Camillo di Francesco di Angelo di Grano et la Via Publica; Et più quattro tumuli di terre nella Contrada delli Federici, appresso le terre di Chola di Stefano. Angelo di Salvina di Maggio disse havere tre pezze di Vigna con uno tumulo di terra soda nella Contrada delle Follette della Abbazia, appresso la Vigna di Camillo Cappone, di Oratio Barbetta, et di Battista Ciabattino: Mastro Luca Antonio Scarpellino disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi ove abita appresso la Casa di Giovanni Maialozzo da una banda, et da l’altra la casa di Aurelia di cinquemesse et la Via Publica; Et più tumuli doi e mezzo di terre nella Contrada del carapelle appresso le terre di Giovanni suo fratello verso Sermoneta, et di Giovanni Pede verso Mare, et le Terre di Santo Lorenzo verso Velletri; Et più doi tumuli di terre allo Schitillo di beni similmente dotali. Aurelia Cinquemesse disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita comprata da Giovanni di Giacomo di Chescio di beni dotali di Cassandra di Antonio Chola Caroso sua Moglie, appresso la Casa di Mastro Luca Antonio Scarpellino da una banda, et la Via Publica. Antonio Giovanni Matto disse havere una Casa dotale comparta da mastro Antonio Gregorio de Bassiano in questa Decarcia appresso alla Casa de Cola Caruso e de li eredi de notaio Francesco Gratiano. Chola Antonio del Barbieri. Sabetta Zaccagnino disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi appresso la Casa  dotale Francesco Pietro nigro da una banda, et da l’altra la casa dotale di Giovanni maialozzo; Et più una Vigna di pezze quattro nella strada delle Celle di Sante Germano appresso di Giacinto Toscano da doi bande et di Gioacchino di Gratiello cio è delli eredi; Et più uno tumulo di Terra alla Folla appresso le case di Giovanni Scapigliato, et di Antonio di Monaco. Francesco di Pietro nigro disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita di Letizia di Ruzo sua moglie appresso la Casa dotale di Chola Antonio de Barbari da una banda, e da l’altra la casa di Ciarlo Picchardo Fiorentino; Et più uno terratico nella Decarcia della Porta di San Nicola sotto la casa delli heredi di Bernardino di Santo Razza appresso la casa di Maria balia; Et più uno solaro di casa in detta Decarcia appresso la Casa di Oratio di fuano et di Bartholomeo mezzo diavolo; Et più doi tumuli di terre nella Contrada del carapelle appresso la casa di Santa maria et delli eredi di Pietro Galonazzo; Et più doi tumuli di terre, appresso al Ponte di Piagali e le terre di Girolamo Quatrasso et la Via Publica; Et più doi tumuli di terre alla Contrada della Folla appresso le terre di uno di Bassiano e lo Fiume di Ninfa; Et più uno tumulo di terra alla Contrada del Cerciletto appresso le Case   di messere Francesco di valerio et di Mastro Marcho Siciolante et la Via Publica; Et più doi tumuli di terre Lo varco appresso le terre di Giacinto Toscano da una banda et da l’altra, le terre di Santa Maria. Ciarlo Pichardo Ussorato(uxor moglie, quindi sposato) in Sermoneta disse havere uno solaro di Casa nella Decarcia delli Travi comprata da Dianora di Giacomo di Venafri appresso alla Casa dotale di Francesco di Pietro nigro da una banda, et da l’altra la Casa di Luciano di Antonio di Luca; Et più dicono havere un terreno sotto alla sudetta casa comprato da Adriana moglie di Santo di Ponte Corvo. Giovanni di Antonio di Luca disse havere commune con Luciano suo fratello una Casa nella Decarcia delli Travi dove abitano appresso alla Casa di Ciarlo picchardo da una banda d’incontro alla Casa delli eredi di Santo di Ponte Corvo; Item uno terraccio similmente, cioè nella Decarcia di Santo Nichela appresso la Casa di Oratio di Francesco di fuano da una banda, et da l’altra la Casa dotale di Bartolomeo matterello marito di Faustina Zamprinetto; Item una possessione pur commune col Fratello con circa vinti piedi di Olive in Contrada fuora la Porta di San Nichola appresso le Case di essa Chiesa da una banda et da l’altra le cose dotali di Francesco Tatacola fornaio in la Cisterna; Item sette Tumuli di terre non partite col sodetto Fratello nella Contrada delle Cese di Nimpha appresso le terre di Marcantonio di Pasquale; Item disse havere di beni dotali di Angilella di Antonio di Ponto sua moglie una Casa nella Decarcia di Santo Nichela appresso la Casa delli eredi di Angelo di gnano da una banda et da l’altra la Via publica; Item tre tumuli di terra a Casale Venditto appresso le terre di Antonio Ludovico da una banda et da l’altra le etrre di Santa Maria di Nimpha, pur dotali della detta; Item doi tumuli di terre dotali al Ponte con due lecci appresso le terre delli heredi  di Francesco Lucertone da una banda,et da l’altra le terre di Santa Maria di Nenfa; Item tre tumuli di terre similmente dotali dello medesimo, alla Contrada del Pantanello appresso le terre di Notaio Francesco Grano da una banda et da  l’altra le terre di Santa Maria di Grotta Ferrata; Item disse Luciano sudetto havere di beni dotali in Antonia di mastro Giulio Ferarro sua moglie due tumuli di terre nella Contrada delle Cese di Nenfa appresso alle sette sudette commune col Fratello da una banda et da l’altra le terre di Gihoanni chola grifonetti; Item  di detti beni doi pezze et meza di Vigna nella Contrada del Colla di Santo Germano appresso la Vigna di mastro Nardo Gianni mazancollo da una banda, et da l’altra, la Vigna delli eredi di mastro Giohanni Gratielle ; Item disse havere la metà di detti tinelli de terre cioè con Giohanni  sopra scritto nilla contrada dille Cese di Ninfa appresso le terre di Giohanni Cola Grifonetto da una banda et da altra le terre de marco de pasquale per la metà sudetta; Item la metà de una possessione cioè come di sopra con circa vinti piedi de olive for della Porta Santo Nichola  appresso le Case di ditta Chiesa da una banda et  e da l’altra la casa dotale di Angelilla tutta con la metà sua; Item disse havere una Casa nella Decarcia di santo Nichola comprata da Fabritio et Camillo de mastro Giulio appresso alla casa de Marco Capo Bianco et la Casa de li eredi de Belardino Santo Razza. Giohanni  Marcho fu genero a Santo di Ponte Corvo disse havere di beni di sua moglie una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Matthia di Dino da una banda et da l’altra la casa dotale di Giohanni di Giacomo di Chescio; Item un tirratico nella Decarcia de Santo Nichela appresso la Casa di Giohanni di Lugano et sopra detto terratico la casa di Francesco pietro nigro comprato da Giohanni et Luciano de Santo de Luca; Et più disse havere uno solaro de Casa nella Decarcia di Santo Nichela sopra un solaro di Giohanni de Antonio di luca appresso la casa di Francesco di Pietro nigro; Et più dice havere dei beni dotali di Nobile figlia di Janni mastro Janni sua moglie una Casa nella Decarcia della Porta sorda appresso alle cose dotali de ipso suo Cognato figlio de mastro Janni, et dette chose dotali de Dominico Carbone da l’altra banda. Giohanni di Giacomo Chescio disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita di beni dotali di Cassandra careso sua moglie appresso la Casa di Chola et Alexandro Carosi da una banda, et da l’altra la casa di Gihanni Marcho di Santo di Ponte Corvo, et la Via da doi bande. Francesco de Tritio disse havere tre tinelli di terre nella Contrada delle Terre di Ninfa appresso alli beni di Impacciante, et cola renzi, verso lo Monte, et la corte.. Claudia di Giohacchino di Chescio disse havere circa tre pezze di Vigna nella Contrada del Colla di Santo Germano appresso la Vigna di mastro Nardo Gianni ferraro di Pietro Malizia, et delli heredi di Chola di Thomeo; Item  tre tumuli di terre allo Rio ceccho appresso le terre delli eredi sudetti da doi bande et di Savello, et la Via che va a Nenfa; Item doi tumuli di terre allo ponte novo appresso le terre delli eredi di Francesco Lucertone di Prete Corvino et di la Cappella, et appresso la Teppia.
Fabritio di Antonio Chola Caroso disse havere uno tinello di terra alle cese di Nenfa appresso le terre di Guidone di SCincia da la banda verso Sezze, et di Renzo chola Vaco verso Velletri; Item  doi tumuli di terre nella Contrada del carapelle appresso le terre di Giohanni di Francesco di Fuano verso Sezze; Item uno bolaro di Casa nella Decarcia della Porta della Noce di beni dotali di la figlia di Angelo scardapicchio sua moglie appresso la Casa di Matthia Calabrese; Chola di Francesco Caroso disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso la Casa Dotale di Giohanni di Giacomo di Chescio da una banda et da l’altra la parte dove abita con Alessandro suo fratello, et la Via publica; Item una Casa nella Decarcia della Portella, appresso la Casa delli eredi di Gianni di Colello pede da una banda et da l’altra la Casa delli heredi di Angela Franceschino…; Notaio Martiale Carso disse havere una casa nella Decarcia delli Travi dove habita appresso la Casa di Chola Charoso et Fratelli da una banda, et da l’altra la Casa Dotale  di Pomponia di Felice di Tuccio et la Via publica; Item uno Csarile di dietro a detta Casa appresso la Casa di Renzo Chola Vaco, da una banda, et da l’altra, la casa di Matthia di Domino…;Pomponio di Felice di Tuccio ha una Casa nella Decarcia delli Travi di beni dotali di Chaterina di Pietro Pace sua moglie appresso la Casa di Alyssandro Zainetti cioè di sopradetto et dall’altra banda la Casa di Notaio Martiale Charoso, et la Via Publica. Silvestro Zampinetto ha una Casa nella Decarcia delli Travi appresso la Casa di Ceccharello di Giohanni delle Baletre da una banda, et sotto la Casa Dotale di Pomponio  di Tucci, et la Via Publica. Ceccarello di Giohanni mastro Gianni delle Balestre disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita di beni dotali di Antonia marigiotto sua moglie appresso appresso la Casa di Sylvestro Zampinetto da una banda, et da l’altra la Casa di Renxo Chola Vaco, et la Via publica. Gianni di Antonio Vangelista disse havere una casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso le case di Renzo Chola Vaco da doi bande.
(Uno straniero)Antonio Tagliaferro di Faenza disse havere de beni dotali de chaterina de Janni antonio vangelista sua moglie una casa in detta decarcia appresso alla Casa de renzo cola vaco da dui bande. Giohanni di Stephano di Arpino disse havere…; Item una bottega de Casa in Piazza della Decarcia di Santa Maria appresso una BOtteca delli eredi di mastro Giulio Americo da una banda, et da l’altra una Casa di Ascanio Quatrasso…; Ceccho di Gallese Ussorato in Sermoneta ha una casa nella DEcarcia delli Travi dove abita appresso la casa di Chola di Stefano da una banda, et da l’altra la Casa di Giohanni di Stefano di Arpino. Giovanni  Feniano disse havere una Casa dotale alla decarcia detta appresso alla casa di principe ottaviano et alla casa delli lati de Giovanni de Lusci. Gianni Ciciolante ha una Casa nella Decarcia sudetta appresso la Casa di Matthia di Domino da una banda, et da l’altra di Pietro Bobbo. Antonio di Liardo ha una Casa nella Decarcia sopra detta con cinque solara appresso la Casa di  Pietro Bobbo da una banda, et da l’altra Casa eadem  decracia appresso alla sudetta Casa et alla Casa di Nanna Sancto, comprata da Lucretia formicole.
De Nancti Nicola posto a Valle Pagana
Bartholomeo di Gioacchino matterello disse havere di beni dotali di Faustina di Francesco Zampinetto sua moglie uno solaro di casa nella Decarcia di Santo Nichela sopra uno solaro di  Giohanni di Antonio di Luca appresso la casa di Francesco di Pietro nigro…; Horatio di Francesco di Fiano disse havere commune con Giohanni suo Fratello una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove habita appresso la Casa Dotale di Giohanni di Antonio Capoccio; Item una casa pur commune in detta DEcarcia all’incontro della Casa sopradetta et sotto la Casa di Marcantonio Capirchio…; Giohanni di Antonio Capoccio ha una Casa nella Decarcia di San Nichela dove abita appresso una Casa di Horatio di Fiano. Giacomo de Thiano Ussorato in Sermoneta ha una Casa nella Decarcia sopradetta appresso la Casa di Giohanni Capoccia. Francesco Perillo ha una Casa nella sudetta Decarcia dove abita appresso la Casa di Francesco diVella ha una banda, et da l’altra la Casa di Francesco Zampinetto. Francescha di Vella disse havere una Casa nella DEcarcia di Sancto Nichela dove habita appresso la Casa di Gioacchino di Thiano da una banda et da l’altra di Francesco Perillo. Francesco Zampinetto disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nicola appresso la Casa Dotale di Francesco perillo da una banda, et da l’altra banda la Casa dotale di Dianora di Francesco di Serpe…; Dianora di Francesco di Serpe disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di Francesco Zampinetto da una banda, et da l’altra la Casa di Francesco Pietro Nardo, Pavetto. Francescho di Pietro Nardo pavetto ha una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la casa di Dianora di Serpe da una banda, et da l’altra la Casa dotale di Salvatore di Sancto Germano. A dì 20 Aprile 1582. Letizia sorella sopradetti dice havere una Casa sua Dotale ch’è la sopradetta per relazione fattami dalli officiali et Istromento vistone in publica forma da una banda vicino alli eredi da Angelo degnano da l’altra la casa delli Heredi di Ludovico Defenderi et dalla altra la strada publica. Aurelia di Vincenzo di Venafri disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto  Nichola dove abita appresso la Casa di Lucretia cinque messe da una banda, et all’incontro la Casa dotale di Salvatore di Sancto Germano. Lucretia cinque messe disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nicola dove abita appresso la Casa di Aurelia di Vincenzo di Venafri da una banda, et da l’altra la Casa dotale di Salvatore di Sancto Germano…; Salvatore di San Germano Ussorato in Sermoneta disse havere una Casa nella Decarcia di San Nicola dove abita di beni Dotali di Lucretia di Pacifico sua moglie appresso la Casa di Lucretia cinque messe da una banda, et da l’altra la Casa Dotale di Francesco Zazzaretto. Francesco Lazzaretto disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove habita di beni dotali di Aurelia di Pietro di Barone sua moglie appresso la Casa di Salvatore di Sancto Germano da una banda all’incontro della Casa di Francesco di Pietro Nardo pavetto…; Et più uno solaro di casa nella Decarcia della Portella appresso la Casa di sotto MIcchele di Ascholi. Panta di Pietro Zazzinello ha una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la casa Dotale di Giohanni Antonio di Luca et la Via publica.  Giohanni di Francesco Zampinetto ha una casa di beni Dotali di mastro Giohanni Ferraro nella Decarcia di Sancto Nichoal appresso la casa di Oratio di Nardo Janni et la Via publica…; Missorillo disse havere uno solaro di casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove habita Giacomo de Rita et appresso la Casa delli heredi di mastro Giohanni Fucinaro da una banda et da l’altra la Casa di Mastro Defendino et la Via publica…; Item disse havere una Casa comprata per la moglie da Francesco Biliardino cio è dui solara supra il furno di detto Francesco in Decarcia de Valle pagana appresso la casa Francesco Malizia et de  Scolito Janni. Gioacchino di Rita ha  una casa nella Decarcia di Sancto Nicola sotto la casa di MOsserillo et appresso la Casa di mastro Defendino lombardo et la Via publica…; Mastro defendino Lombardo Ussorato in Sermoneta disse havere doi solara di casa li beni dotali di Gismonda delli Giudici sua moglie nella Decarcia di Santo Nichela appresso la casa di  Giacinto de Rita et la Via publica…; Marcho Antonio Capirchio disse havere una Casa nella  Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso le case di Mastro Defendino da una banda, et da l’altra la Casa diaria balia, et la Via publica; Item uno forno in detta Decarcia appresso la casa di Pietro Razza, et la Via publica; Item una Casa ruinata nella medesima Decarcia appresso la Casa abbruciata di Franceschi di Chiara…; Maria balia  disse havere una casa nella Decarcia di Sancto Nichela appresso la Casa di Marcho Antonio Capirchio da una banda et da l’altra la Casa delli eredi di Bernardino di Santo razza, et la Via publica. Amatoccia  di Janni di Agostino che fu  moglie di Bernardino di Santo Razza ha una Casa nella Decarcia di San Nicola appresso la Casa di Maria balia da una banda, et da l’altra la casa di Giohanni maialozzo et la Via publica. Giohanni Maialozzo ha una Casa nella Decarcia di Santo Nichela appresso la casa delli eredi  Bartolomeo Sancto Razza da una banda et la Via publica. Bernardino di Santo di Sorace disse havere una casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di Cavillo di Francesco di Angelo di Gnano…; Cavillo di Franceschi di Angelo di Gnano disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichola dove habita appresso la Casa di Bernardino di Sorece da una banda et da l’altra uno  sedio suo…; Giovanni di Francesco Perillo dice havere dei bei dotali di Sveretia di Giovanni Antonio detto Luca sua moglie una Casa in detta in detta  decarcia appresso a Cavillo de Francesco di Angelo gnano, et la via publica…; Bernardino di Giachomo di Santo disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichola dove abita appresso la Casa di Gianni Celone…; Giacovello di Gianni Celone ha una Casa nella Decarcia di San Nichola dove abita appresso la casa di Bernardino di Giacomo di Santo da una banda, et da l’altra di Giohanni pietro Ciccho. Giohanni Pietro Ciccho alias  Lucciolello disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la casa di Gioachovello di Gianni celone Giachovello di Gianni Celone ha una Casa nella Decarcia di San Nichela dove abita appresso la Casa di Bernardino di Giacomo di Santo da una banda, et da l’altra di Gihoanni pietro Cicchio. Giohanni Pietro Ciccho disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di Giacchinello di Gianni Celone; Item uno solaro di Casa nella Decarcia appresso la casa anzi li sopradetti la casa dotale di Giohanna amati bona. Giohanni di Francesco di Marcho disse havere una Casa di beni dotali Marsilia di Giohanni martinelli sua moglie nella Decarcia di San Nichela comprata da mastro Andrea Lombardo appresso la casa di mastro Antonio Coperchio da una banda, et da l’altra la Casa di Francesco di Chiara et di Giohanni Amato bona di beni loro dotali. Francesco di Luciano Pantanello vel di Chiara ha una Casa nella Decarcia di Santo Spirito et appresso la Casa di Pietro di Giacomo di Cardone et la Via Publica. Bonifacio Spagnolo dice havere una Casa appresso a Francesco di Chiara, et la cose dotali di Giovanni di Marco comprato da marco capo bianco. Giovanni Amata bona disse havere una parte di Casa nella Decarcia di San Nichela dove abita appresso l’altra parte de ditta Casa di Francesco di Chiara, di beni dotali di Aurelia di Mazzocchio sua moglie et la Via publica. Antonio Quaranta disse havere una Casa nella Decarcia di San Nichela dove abita appresso la Casa di Giacomo Molinaro da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di mastro Giulio di Centio. Marcho Pallocco disse havere una Casa nella Decarcia di Santo Nichela delli beni dotali di Temperanza sua moglie figlia di Antonio Quaranta appresso alla Casa di Giacomo molenaro da una banda, et da l’altra alla Casa delli eredi di mastro Giulio di citio. Gioacchino molinaro ha una Casa nella Decarcia  di Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di mastro Giohanni Lombardo et la Via pubblica. Mastro Giohanni Lombardo Ussorato in Sermoneta disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichola dove abita appresso la Casa di Giacomo Molinaro da doi bande. Benedetto di Centio disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichola dove abita appresso la casa delli eredi di Giacomo Riccione et la Via publica. Pietro di Antonio Palazzo disse havere una Casa in detta Decarcia di beni dotali di Aurelia di Follato sua moglie appresso la casa di Giohanni Amato bona da una banda et da l’altra la Casa di Bendetto dicenti. Amata Ticcione disse havere doi solara di casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di Benedetto di Centio, et la Via publica.
(Una straniera)Giulia di Amato di Napoli…Giovanni Battista di Segne Ussorato in Sermoneta ha una parte di Casa di beni dotali di Portia Ticcione nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita conionta con la Casa di Amata Ticcione, et la Via publica. Giulia di Chola di Follato ha una Casa nella sudetta Decarcia appresso la Casa dotale di Pietro Palazzo suo parente et di Benedetto di Centio. Paolo di Segne Ussorato in Sermoneta genero di Giulia Ticcione ha una parte di Casa Dotale nella Decarcia di Sancto Nichela. Camillo di Chola Capo roscio disse havere mezza Casa nella Decarcia di Santa Maria di beni dotali di quondam Aurilia  di Camilla di Monte sua Mogliera pro non partita con l’altra mezza di Lucretia sua cognata et mogliera di Giulio suo fratello, appresso la Casa di Francesco Cifra da una banda, et da l’altra di Savello. Giulio di Chola Capo roscio disse havere mezza Casa nella Decarcia di Santa Maria di beni dotali di Lucretia di Camilla del Monte sua mogliera per non partita con mezza altra Casa dotale di Camillo suo fratello appresso la casa di Francesco Cifra da una banda, et da l’altra la Casa di Savello. Giohanni Santo la vaccareccia disse havere le cose dotali de Maria sua Moglie figlia de Giovanni la marca de core un casarile con pocha de habitatione in detta Decarcia appresso la Casa di Belardino Giacomo Santo da una banda et da l’altra la casa di Camillo d’Agilo da Andrea comprati da Sebastiano de Palazzo.
De Valle Pagana
 Silvio di Pietro Cella disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita appresso la Casa di Pietro di Giacomo Santo razza, et la via Publica. Pietro di Giacomo Razza disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita appresso lo forno di Marcho Antonio Capirchio, et la Via publica. Giochino di Antonio Santo razza disse havere una Casa nella  Decarcia di Valle Pagana dove habita appresso. Felice di Giohanni Antonio Tinello disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita con uno sedile appresso lo forno di Marcho Antonio Capirchio da una banda et la Via publica. Antonio di Monacho di Piovezzicca di Bassiano disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita dotali di Letizia di Maria zaccagnino sua moglie appresso la casa di Antonio Ludovico da una banda et da l’altra la Casa dotale di Sebastiano di Marsilio. Antonio di Ludovico disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Felice di Giohanni Antonio Tinello Francesco Maddalena. Franceschi di Maddalena disse havere una Casa nella Decrcia di Valle Pagana dove habita appresso la Casa di Antonio Ludovico da una banda et da l’altra la Casa di Giagnuccio di Stefano di Orrio et la Via publica. Giagnuccio di Stefano di Orrio ha una Casa in detta Decarcia appresso la Casa di Francesco Maddalena da una banda, et da l’altra di Giovanni di Francesco frate Antonio et la Via publica. Giohanni di Francesco frate Antonio disse havere una casa nella Decarcia di Valle Pagana dive abita appresso la Casa di Giagnuccio di Stefano di Orrio da una banda et da l’altra di Gianni Martello, et la Via publica. Giugni martello disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita appresso la Casadi Giohanni Frate Antonio da una banda. La Casa di Chola di Agostino, et la Via publica. Chola di Agostino disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Gianni Martello da una banda et da l’altra un’altra casa comprata da Marcho di Domino. Pellegrino di Marchionno passone disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Chola di Agostino da una banda et da l’altra  di Francesco Gianmino. Francesco di Giamnino dfisse havere mezzo solaro di Casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Tommaso di Pesaro. Thommaso Credenziere disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Sebastiano di Zazzaro, et la Via dei bandei. Annibale di mastro Giohanni di Falvatera disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa delli eredi di Santo Lucertone et delli eredi di Pietro riccione et la Via publica. Antonio di Pietro meione disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Annibale di mastro Giovanni  Falvatera da una banda et da l’altra. Giovanni cinque messe disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Antonio di Pietro meione, et di Giohannetto di Scimmia da l’altra banda. Maria di Lucretia di razze disse havere una Casa nella Decarcia di valle Pagana appresso la casa di Giohanni cinque messe et del figlio di Matthia di barone. Pietro di brigida ha una Casa nella Decarcia sudetta appresso la Casa di Giohannetto Scincia da una banda et da l’altra la Casa. Alesandra  del quondam Antonio Cola cicco moglie dice havere una Casa et doi solari nella Decarcia di Valle pagana appresso li beni Lidia Spadano di sotto et li beni di  Salice Palazzo et la via publica ditta et vol stata data cum dote da Pavolo Cola cicco fratello. Vespasiano  di Giohanni Vespasiano ha una Casa in la Decarcia appresso la Casa di Antonio ciccho da una banda et da l’altra di Francesco Capo roscio. Antonio Chola ciccho ha una Casa nella detta Decarcia appresso la Casa delli eredi di Pietro di Frate Angelo da una banda et da l’altra di Vespasiano di Giohanni Vespasiano. Gianni Balzano disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa delli eredi di Pietro di Frati Angelo. Bartholomeo mezzo Pianolo dice havere di cose dotali di Benedetta di Antonio Silverio una Casa nella Decarcia della torre nova cio è al borgo appresso la Casa di Jacomo periglio et la Casa di Jacomo Cancellero. Li eredi di Pietro di Frate Angelo dissero havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Gianni Balzano da una banda, et da l’altra, la Casa Giohanni Christoforo della Roccha. Giohanni di Christoforo della Roccha alias Giohannella disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa delli eredi di Pietro di Frate Angelo da una banda, et da l’altra, la casa di Giacovello Fantauzzo. Giacovello Fantauzzo dice havere una Casa diuno solaro nella Decarcia di Valle Pagana appresso la Casa di Giohanni di Christoforo della roccha da una banda et di Pietro di Stefano da l’altra. Pietro di Stefano disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Giachovello Fantauzzo da una banda, et da l’altra la Casa di Nanna di Marcho. Nanna di Marcho ha una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Pietro di Stefano da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di Francesco Palloceno.Li eredi di Franceschi Palloccho disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abitano appresso la casa di Nanna di Marcho da una banad, et da l’altra la Casa di Matthia di Roasa. Matthia di Roasa disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa delli eredi di Francesco palloccho da una banda et da l’altra la casa di Antonia Zacchagnino. Antonia Zaccagnino ha una Casa in sopradetta Decarcia appresso la casa di Fabritio di Ciovitta da una banda et da l’altra di Pietro di Brigida. Fabritio di Franceschi Luciti disse havere uno solaro di Casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Antonia di Zacacheggio da una banda et di sottodetta casa, et di Francesco Berardino. Mastro Stefano Lombardo Ussorato in Sermoneta. Cristiano di Zazzaro disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso alla casa di Thomasso Credenzieri da la banda di sopra et da l’altra banda la casa di Giohanni di la Concordia. Giohanni di la Concordia disse havere una casa nilla Decarcia di valle pagana dove abita appresso la Casa di Sebastiano Zazzaro da una banda et da l’altra la casa di Gianni Marcello. Sebastiano di Marsilio disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove habita di beni dotali di Rosa di Marcho Ciammarucone sua moglie appresso la casa di Felice Vello da una banda, et da l’altra la Casa dotale di Francesco di Sarra. Francesco di Sarra di Angelo di Prossedi ha una Casa nella sudetta Decarcia di beni dotali di Catherina di Nuntiato Tartaglione appresso la Casa di Sebastiano di Marsilio da una banda et da l’altra la Casa dotale di Giohanni. Giohanni di Pietro barbetta alias poco arrosto ha una casa di beni dotali di Laura massiccio sua moglie nella Decarcia della Valle pagana dove abita appresso la casa di Liberato Cosimo et di Francesco di erra. Liberato Colino disse havere una casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita appresso la casa dotale di Giohanni di Pietro Barbetta alias poco arrosto da una banda, e da l’altra banda un’altra casa sua, alla via publica. Mastro Stefano Ferraro della prierce havere de beni de beni dal alias de sopra sua  moglie figlia di Liberato  Cisimo una casa dove habbita vicino la  del suo suocero et  et la casa dotale de la moglie del quondam Matthiae duprie. Catherina Scorpione havere una casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Liberato Calmo da banda, et da l’altra, la casa di Sylvio Pietro Cella et la Via publica. Giohanni di Antonio grifonetto disse havere una casa nella Decarcia di Valle Pagana appresso la Porta di San Nichela da una banda et da l’altra la casa di Francesco di Serpe alias Checco et la Via publica.  Francesco di Serpe di Checco disse havere una casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Giohanni Antonio grifonetto da una banda et da l’altra la casa di Stefano di Giannarello et la Via publica. Stefano di Giannarello disse havere una parte di casa nella Decarcia di Valle pagana sopra la casa di Checco appresso la casa di Guidone di Nardo di Scincia et la Via publica. Guidone di Nardo di Scincia disse havere una casa nella  Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Stefano Giannaretto da una banda, et da l’altra la casa di Maria di Picchione. Ambroscino Lombardo Ussorato in Sermoneta disse havere una casina in ditta Decarcia appresso alla casa  di Carolina di Gian Nicola…; Guidone di Nardo di Scincia sopradetto et più disse havere nella decarcia di Santo Nichola  un solaro di casa sotto la casa di Giovanni d’Antonio di luca et appresso le cose di liberato  colino comprata dalli eredi di Francesco di Bernardino cassicino. Giohanni Ferro Ussorato in Sermoneta disse havere uno Cellaro in detta Decarcia appresso la casa di Marcho Zaccagnino da una banda et da l’altra si Sebastiano di Marsilio et la Via publica. Giohanni Maria Ussorato in Sermoneta ha uno solaro di casa di emzzo di beni dotali di Giulia Coccia sua moglie nella Decarcia sudetta sotto di quale solaro, et ha uno solaro terratico liberato Calmo, et di  sopradetto ce ha uno solaro altro solaro ad simile Giovan Ferro. Hannibale di Antonio Vespasiano a Chola hanno una Casa nella  Decarcia sudetta appresso la casa dotale di Giovanni Maria da una banda et da l’altra di Pietro Antonio della Pieve; Et più uno solaro di casa sopra la Casa di Giulio Teracinese in detta Decarcia. Pietro Antonio della Pieve Uxorato in Sermoneta ha una casa nella Decarcia sudetta di beni dotali di Alessandro di Sebastiano Lazzaretti sua moglie appresso la casa di hanibale di Antonio Vespasiano da una banda et da l’altra la casa di Giulio Teracinese. Giulio di Teracinese disse havere una casa nella Decarcia sopradetta appresso la casa di AStefano di Grifonetto da una banda, et da l’altra la casa di Pietro paolo pelogallo. Li eredi di Thomeo di Giardini hanno una casa nella Decarcia sudetta appresso la casa di Giulio Teracinesi da una banda et da l’altra la casa di Pietro Paolo pelagallo. Pietro Paolo pelagallo di Santo Lorenzo Ussorato in Sermoneta disse havere doi solara di casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa delli eredi di teracinese da una banda et da l’altra di Angelo di Veloccio. Angelo da Folio Ussorato in Sermoneta disse havere di beni dotali di sua moglie figliola di Chola di Velaccio una casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di pietro paulo pelagallo da una banda, et la casa di Francesco Berardino da l’altra banda. Francesco di Berardino Massiccio disse havere nella Decarcia di Valle pagana una casa dove abita appresso la casa dotale di Angelo da Foligni da una banda et da l’incontro la casa di di Gainni di Colonna, et la Via publica. Li eredi di  Santo Lucertone dissero havere una casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Santo di Pietro in comune da una banda, et da l’altra la casa di Chola di Gianni di Agostino et la Via in mezzo.. Matthia di Giannarello disse havere una casa nella Decarcia di valle pagana dove abita da una banda appresso la casa di Francesco Bernardino, et l’altra la casa di  Gianni di Colonna. Gianni di Colonna disse havere una casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Matthia Giannarello da una banda et la via publica. Maria di Chola Saraceno disse havere uno solaro di casa appresso la casa  di Gianni di Colonna da una banda la casa de Francesca Bevilacqua.  Liheredi di Matthia di Pascholla dissero havere una casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Maria di Chola saraceno da una banda et da l’altra la casa di Rosa di Thomeo Sciarretta. Rosa di Thomeo SCiarretta disse havere una casa nella Decarcia sudetta appresso la casa di Gregorio Galeazzo, Gregorio Galeazzo disse havere una casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Rosa di Thomeo sciarretta da una banda, et da l’altra la casa di Nardo pavento. Nardo pavento ha una casa nella sudetta Decarcia appresso la casa di Pietro di Stefano. Santa Manauzzo ha una casetta in detta Decarcia unita la casa di Giohanni Vangelista. Giohanni vangelista disse havere una Csa nella Decarciaq et Valle pagana dove abita appresso la casa del casarile di Pietro di Stefano et sotto la casa di Santo manauzzo. Ascholito di Giannibello disse havere meza casa nella Decarcia di valle pagana appresso la casa di benedetto Cicinella. Francesco di Tiburio disse havere una casa comprata da Paolo Carso di Rita di Thomeo nella detta Decarcia di Val pagana appresso la casa di Grigorio palazzo. Benedetto Cannella disse havere una casa di doi solara nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Ascholito di Gianni bello da una banda, et da l’altra di Alessandro Martinelli. Pietro Malizia disse havere mezza casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di bendetto Coccinella da una banda, et da l’altra di Antonio Cella. Luca Abbate Antonio disse havere mezza casa non partita con Pietro suo Fratello nella Decarcia di Valel pagana, appresso la Casa diAntonio Cella da una banda, et da l’altra di Benedetto Pianella; Et più uno cellario nella Decarcia della Porta delle Noce appresso la Bottega di Antonio di Butio et la casa di Chola Saporoso. Antonio Cella ha una casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Giacomo et Pietro malitia. Clementia di Nardo Chola Giardinelli disse havere uan casa dove abita nella Decarcia di valle pagana appresso la casa di Antonio di Bartolomeo Cella. Alessandro di Biasio martinelli disse havere una casa in la sudetta Decarcia appresso la casa di Marcho Martello da una banda, et da l’altra, la casa di Benedetto Cicinella.Bonifatio di Giacomo malizia ha una casa in la sudetta Decarcia appresso la casa di Antonio Fadauzzo, comprata da Giohanni cinque messe di beni dotali di sua moglie Sylvia malitia. Lauretta d’Antonio Zaccagnino disse havere una parte de casa nella sudetta Decarcia sopra la casa de Checco et appresso la casa de Guidone de nando de Scincia et la via publica, barattata con un’altra sua casa dotale de  locretia de Antonia Zaccagnino sua moglie con Stefano Jananrello. Giulio de Antonio de Sezze disse havere de beni dotali de Flamia de Antonio Ciammarucone sua moglie una casa in detta Decarcia da Val pagana appresso la casa di felice de vedo da una banda et l’altra la casa dotale di Francesco diSaria comprata da  Sebastiano marsili. Antonio  Punto disse havere un solaro de casa in detta Decarcia appresso la casa dove abita Francesco Belardino da una banda et da l’altra un sedio di detto Francesco hauto in dota da Angila de marco. Francesco Punto disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Cannibale Bonifacio da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di Luciano di Chola Bartholomeo et la Via publica. Camillo di Luciano di Chola Bartholomeo disse havere una casa dove abita nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Francesco punto da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di Francesco Lucertone, et la Via publica. Li eredi di Francesco Lucertone dissero havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove  abitano appresso la casa di camillo di Luciano di Chola  Bartholomeo et la Via publica. Camillo de Tomasso de Pesaro credenzero disse havere de robe  dotali de Beatrice sua moglie figlia de Sebastiano de zazzaro una casa nella Decarcia de Santo Angelo barattata con Giovanni  Verronzo…Giacomo di Antonio Belardino et Giovanni Antonio Belardino fratelli dissero havere de cose dotali de faustine de Francesco Cipriano et de flaminia de Francesco cipriano la moglie una casa nella decarcia de Santo Angelo appresso la Casa de Flaminio Americi da una banda et la casa de Girolamo  manetta alias cataroccio da l’altra. Gregorio de missorillo disse havere una casa nella decarcia de valle pagana appresso la casa de Guidone de Scincia da una banda et da l’altra la casa di Giohanni Francesco comprata da Lucretia de Giohanni Pantanello Pietro de Francesco de Capua disse havere de cose dotali Giohanna Luciolilla sua moglie una casa in detta decarcia appresso alla casa dotale de Ambroscino lombardo verso mare et d sopra la casa dotale de  Francesco palazzo. Carmosina moglie del quondam Francesco Bernardino massiccio dice havere una casa nella Decarcia de Valle pagana dove abita appresso la casa dotale de Angelo de foligni da una banda et dal incontro la casa de Gianni de Colonna et la via publica.
Decarcia Santi Angeli
Marcho Martello disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Alessandro Martinelli da una banda, et da l’altra lo Furno di Francesco di Chola di Ceccha, et la via Publica. Francesco di Chola di Ceccha ha una casa nella Decarcia sudetta dove abita appresso la casa di Marcho Martello da una banda, et da l’altra dotale di Pietro et Camillo di Francesco mastro Antonio vel di Vaccharella et la Via publica. Pietro di Antonio mastro Antonio vel di Vaccharella disse havere mezza casa nella Decarcia di Santo Angelo di beni dotali di Nanna di  di Thomassino di Santa Felice sua mogliera per non partita con mezza altra dotale de sua cognata moglie di Camillo suo Fratello et figlia del detto Thomasino appresso la casa di Francesco di Chola di Ceccha da una banda et da l’altra la casa di Andrea Corzo, et la Via publica. Andrea di Nardo Corzo ha una casa nella Decarcia sudetta dove abita appresso la casa dotale di Pietro et Camillo di Vaccharella da una banda et da l’altra la casa di  Allucina che fu moglie a Domenico di Fondi et la Via publica. Antonio de Paisi disse havere una casa con due solara dove abita nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa delli heredi di Domenico di Fondi da una banda et da l’altra la casa di Antonio fantauzzo et la via Publica.. Antonio Fantauzzo disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Giachovella di Antonio di Paisi da una banda et da l’altra, la casa dotale di la figlia di Pietro malizia mogliera di Giohanni cinque messe et la via publica. Li eredi di Giulio Giardinelli dissero havere uan casa dove abitano nella Decarcia di Santo Angelo appresso lo Furno de Cannibale di Bonifacio di Borzo, et la Via publica. Scipione et Alexandro di Sebastiano Zazzaro dissero havere una casa per non partita di beni dotali di cassandra et Rosa figliole di Giulio Giardinello loro mogliere posta nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Francesco di Chola Ceccha da una banda et da l’altra banda la casa di Camillod i Luciano di Chola Bartholomeo et la via publica. Giohanni di Tullio Galeazzo disse havere una casa dove abita nella Decarcia di Santo Angelo di beni dotali di sua moglie figliola di Pietro Corvano appresso la casa di Prete Giohanni Corvino. Giohanni di Colonna disse havere una casa dove abita nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa dotale di Giohacchino di Tullio Galeazzo da una banda, et da l’altra, la casa di Massimilla che fu moglie di Chola palazzo et la Via publica. Massimilia de Giacchitello che fu moglie di Chola palazzo ha una casa in appresso la casa dotale di Ambrosino lombardo, comprata da Pietro macellaro cosa dotale di Maria di Lucre. Antonia di Alessandro Mazzancollo che fu moglie di Marchionno passone disse havere una casa dove abita nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Massimilla che fu moglie di Chola palazzo da una banda, et da l’altra la casa di Giachovo di Choletta. Giacevo di Cholatta disse havere mezza casa paritta con Pietro di Francesco di Capua nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Antonia di Alexandro mazzancollo da una banda et da l’altra la casa di Pietro di Capua. Pietro di Francesco di Capua disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Giacomo di Choletta da una banda, et da l’altra la casa di Sebastiano di Chola di Thomeo Sciarretta.. Cristiano di Chola di Thomeo Sciarretta disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Pietro di Francesco di Capua da una banda, et da l’altra banda la casa di Chola di Antonio di Benedetto Caroso. Chola di Benedetto Charoso ha una casa nella Decarcia dove abita appresso la casa. Prospero di Giacomo di Benedetto Charoso…; Li eredi di Giacomo Zazzinello dissero havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso una casa di la Cappella di Battenti di detta Chiesa. Aurelia di Gianni Bobbo disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso ad una casa della Cappella delli Battenti di Santo Angelo Contusio Fregagione dice havere beni dotali de Claudia sua moglie una casa ne la decarcia di Santo Angelo appresso una casa della Compagnia dei Battenti de detta Chiesa. Sebastiano rannasaro disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la Casa delli eredi di Gianni dano, et di Santo Pietro di Sermoneta in Santa Maria. Maria di Giacomo che fu mogliera di Gianni Zaccagnino disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo. Francesco di gaeta Ussorato in Sermoneta ha una casa nella Decarcia di Santo Angelo di beni dotali di Fortuna Pietro Cella sua moglie dove abita appresso la casa di Maria di santo Verronzo da una banda et la Via publica.. Maria che moglie di Santo diVerronzo ha una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Francesco di gaeta da una banda et da l’altra la casa dotale di Pietro di Giovanni di segne, et la Via publica.Pietro di Giohanni di Segne disse havere una casa in la sudetta Decarcia di beni dotali di camilla figlia di Matthia di casbarro appresso la Casa di Maria che fu moglie di Santo Verrozzo. Rosa Canoro disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Bellitia di Nardo di Ceprano da una banda di sopra. Bellitia  di nardo  di Ceprano ha una sua casa nella Decarcia di santo Angelo dove abita appresso la casa di Rosa Canoro da una banda et da l’altra la casa. Alexandro di Sora ussorato in Sermoneta ha una casa nella sudetta Decarcia di beni dotali di Sabetta di Letizia di Furella appresso la casa di Bellitia di nardo di Ceprano da una banda et da l’altra la casa di Dianora Charatti. Gerolimo di Manfretta alias Cataroccia disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove habitaappresso la casa delli eredi di Francesco Cypriana. Li eredi di Francesco Cypriana dissero havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Flaminio Americo da una banda, et da l’altrala casa di Geronimo di Manfretta alias Cataroccia.. Flaminio Americo disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso delli eredi di Francesco Cypriano et la via publica. Dianora Charatti ha una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Giacomo buttarazzo et la Via publica Giaceva Buttarazzo ha una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Francesco di Chola. Francesco di Chola Capo roscio disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa  di Giacomo buttarazzo da una banda, et da l’altra, la casa delli eredi di Pietro Mariano et la Via publica. Li heredi di Pietro Mariano ha una casa nella decarcia di Santo Angelo dove appresso la casa di mastro Giulio Carpinetta et la Via publica. Alessandro di Giovanetto di Orlando disse havere  de cose dotali da Lucretia di Francesco de Capua sua moglie una casa  a detta Decarcia, appresso la casa de Jacomo coletta da una banda et da l’altra Antonio Sciarretta; Tomeo de Cola Sciarretta disse havere una casa in ditta Decarcia appresso la casa delli eredi de fortunia pietro cilla…; Francesco de Nardo corso dice havere una casa nella Decarcia di Santo Agnolo appresso la casa delli eredi de Francesco Lucertone da una banda, da l’altra degli eredi di Giulio Jardinelli et la via publica da l’altra in dota da aurelia moglie di  quondam Luciano cola Bartolomeo ad Gismunda sua figlia moglie di detto Francesco; Cola de Arpino disse havere comprata la infrascritta casa. Pasquale Cote fisse havere una Casa dotale di  Valentia sua moglie comprata da Camillo Luciano posta nella sudetta Decarcia appresso la casa alli heredi de Janni rastinollo et de Francesco Pinto alla porta delle noci; Giohanni de pietro lanciano dissi havere una casa nella Decarcia de Santo Angelo dotale de Ludovica de Sancto pinto sua moglie appresso alli altri di animale borzo et delli beni de Luciano cola britocamo; Jerazza de Francesco razza disse havere de boni dotali de nobilia figlia di paolo corsaro una casa in detta Decarcia appresso alla casa delli eredi di Animale borzo da dui bande et  et la banda publica…; Heredi de Vergilio pietro Vale dissero havere una Casa de beni materni una casa nella Decarcia della Porta delle Noci nella Contrada del Serrone appresso la Casa di Antonimo di Giohanni Chela leo…; Aurelio di Marcho di messere Giohanni…; Benedetto Molinaro di Fontana Ussorato in Sermoneta disse havere una Casa di beni dotali di lucia di Stefano di Choletti sua moglie nella Decarcia della Porta delle Noci, e nella Contrada del Serrone dove abita, sotto la  mezza casa con la Torre di Antonio di Butio…; Antonio di Giohanni Cola  leo disse havere una Casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita nella Contrada del Serrone appresso la casa di Marcho Piacentino da una banda, et da l’altra la casa di messer Francesco di Valerio…; Antonio di Chola ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove habita appresso la casa di Pompeo di Pietro Grifonetto. Pompeo Grifonetto ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noci di beni dotali dove habita appresso la casa di Antonio Chola Bartholomeo. Missere Francesco di Valerio disse havere una Casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita appresso la Casa di Francesco Locertone da una banda, et da l’altra le mura della Terra, et la Via pubblica…; Mastro Modena lombardo disse havere una casa dove abita nella Decarcia della Porta delle Noci appresso la casa delli eredi di Matteho di Renzo et la Via publica…; Francesco di Nardo Cappella disse havere di beni dotali di Camilla di Antonio di Santo sua moglie una Casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove habita appresso la Casa di Mastro Modena da una banda, et da l’altra, la casa di messere Francesco di Valerio et la Via publica…; Vergilio de Noto de Ceccharelli ha una casa nella Decarcia nella Porta delle Noci appresso la casa dotale di Pietro Cappella da una banda, et da l’altro lo Forno di messer Franco di Valerio…
A dì 5 7mbri 1585
Ludovico Toscano disse havere più di la metà d’una casa così metà cola Toscano, nilla contrada dilla porta  noci come appare a canto;
Sebastiano delli advisati di bassiano disse havere dui tinella  di terra da locretia cola cella dui tinella de terra oprata da  locretia cola poste nella contrada del solpo appresso lo fiume de ninfa et le cese de giulio de ruzzo.
 Messere Alessandro  Stefani dice havere una Casa nella Decarcia della Portella dove abita appresso ad una altra casa baraccata colli eredi di Giovanni Cola vaco contigua alla sopradetta et dall’altra banda alla casa delli eredi di Francesco Mazzacara, et la Via publica; Item  una casa in detta Decarcia contigua alla sopradetta ove abita da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di camillo di che serio hauta per il baratto fatto con un’altra casa con li eredi di Giovanni Cola Vaco; Item uno Casarile in piede de Monte sopra l’hostaria appresso la calcara…; Cola di Saporoso disse havere nella Decarcia della Porta di Noci dove abita appresso la casa de Giachobello belle cosse…;Giacovello belle cosse disse havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noci lassata a lui da Mattheo di Renzo appresso la casa di Chola saporoso da una banda et da l’altra la casa di messere Francesco di Valerio; Antonio di Fontana Ussorato in Sermoneta disse havere una casa nella Decarcia della Porta di Noce appresso la Casa di Gioachinello belle cosse et incontro la casa delli eredi di Gianni dano…; Antonio de  Faccenda et Fabritio suo Fratello dissero havere una casa nella DEcarcia della Porta delle Noci dove habbitano appresso la Casa delli heredi di Antonio di Valerio; Item una stalla di sotto di Arcangelo di Core…; Pietro di Nardo Cappella ha una casa di beni dotali nella Decarcia sudetta. Francesco di Gianni Bobbo disse havere una Casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove hasbita appresso le cose di Cannibale di Borzo, et di Francesco Ponto.
A dì 4 di giugno 1574
 Francesco di Giacomo Matterello alias mezzo diavolo disse havere una casa dove abita nella Decarcia della Porta delle Noci appresso la casa di Antonio di laura da una banda, et da l’altra la casa di mastro Giusto et la Via publica; Antonio di laura ha una casa nella Decarcia sudetta dove abita appresso la casa di Francesco di Giacomo matterello da una banda, et da l’altra la casa di Matthia Calabrese; Matthia Calabrese ha una casa nella Decarcia sudetta dove abita appresso la casa di Antonio di Laura da una banda et da l’altra la casa dotale di Fabritio Caroso…; Angelella di Schardapicchio ha una casa nella sudetta Decarcia appresso la Casa di  Giacomo Ciccho; Giacomo di Antonio di Giacomo Cicchio disse havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita appresso la casa di Angelella di Scardapicchio da una banda, et da l’altra la Casa delli eredi di  Villa marmo…; Patrizio di Vinitiano ha una casa  nella Decarcia della Porta delle Noci appresso la casa di Giacomo di Antoni di Giacomo da una banda, et da l’altra la casa di Chola Palladino…; Chola Palladino ha una casa nella Decarcia dalla Porta delle Noci appresso la casa di Patrizio Vinitiano da una banda, et da l’altra la casa dotale di Francesco di Alatro; Francesco di Alatro ussorato in Sermoneta ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita di beni dotali di Camilla Tinello sua moglie appresso la casa di Chola Palladino da una banda, et da l’altra la casa di Chola di Grappello; Chola di Grappello ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita appresso alla casa dotale di Francesco di Alatro da una banda, et da la’ltra la casa di Alessandro di Vinitiano; Alexandro di Vinitiano ha una casa nell Decarcia della Porta delle Noce appresso la casa di Chola di Grappello da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di Stefano Cicinella; Li heredi di Stefano Cicinella ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noce appresso la Casa di Alessandro di Vinitiano da una banda et da l’altra la casa di Pietro di Antonio Bernardino; Pietro di Antonio Bernardino disse havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noce dove abita appresso la casa delli eredi di Stefano Cicinella da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di Giachovella Bobbo…; Camillo di Pietro Chola dano disse havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noce di beni dotali appresso la casa di Biasio di Fascio di Antonella di Malizia sua moglie da una banda, et da l’altra la casa dotale di Pietro di Antonio Berardino; Giohanni di Fascio ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noce dove abita di due solara superiori, di beni dotali di Antonella Malizia vel de Lysa sua moglie appresso la casa di Camillo Dano da una banda, et da l’altra lo Casarile  di la Moglie di Galeazzo; Li eredi di Giohanni Puccio hano due solari di casa nella Decarcia della Porta delle Noce sotto la casa dotale di Giohanni di Fascio, et appresso lo Casarile delli eredi di Galeazzo mulattieri, et la Via publica; Li heredi di Galeazzo mulattieri hano uno solaro di casa ruinata nella Decarcia della Porta delle Noce la casa delli eredi di Giovan puccio da una banda, et da l’altra banda lo solio di Bernardino di Pietro Spegnolo et la Via publica; Bernardino di Pietro Spegnolo disse havere uno sedio di casa ruinata nella Decarcia della Porta delle Noce appresso lo sedio delli eredi di Galeazzo Mulattieri…; Sora Antonia Zazzinelli ha una casa in detta Decarcia appresso la casa di Giacomo Toscano da una banda, et la Via publica; Nichoal di San Germano disse havere una casa nella sudetta Decarcia appresso la casa delli eredi di Arcangelo di Chore, et di Pasquale di Giohanni di Core, et le mura della Terra…; Lo herede di Pasquale Chola leo ha una casa nella Decarcia appresso la Casa di Antonio Chola leo da una banda, et da l’altra dotale di Pompeo grifonetto; Antonio de Butij disse havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noce dove abita appresso il Cimitero di Santo Angelo da una banda, et da l’altra doi case; Item  disse havere ditte due case insieme; Item disse havere mezza casa con  con torre in detta Decarcia appresso la casa delli eredi di Stefano di Colesse da una banda, et da l’altra uno suo giardino; Item disse havere una bottega di sotto detta casa nella Via biblica; Marcho Piacentino disse havere una Casa nella Decarcia della Porta delle Noce nella Contrada rone dove abita appresso le case di Antonio Butio da una banda, et da l’altra di Antonio di Giohanni Chola leo.
Seguono li stabili di messere Flaminio Americi comprati da messere Pietro Americi; Item tinelli tre nella fossella freda confino con li eredi di Chola di Pregione; Item tinelli quattro nella fossella fredda vicino li beni delli eredi…; Item tinelli otto nella piscina confina con la strada  della cona della teppia con l’Illustrissima Corte; Item tinelli sette nella contrada dell’oppo confinano confinano con l’Illustrissima Corte et li eredi di Pietro Bobo; Item tinelli vinti nel ponte cordino con le due comprate dalla moglie di messere Franco Simone confinano con Pietro Thoscano li heredi di Pietro Bobo et essi; Item tinelli vintitre nel ponte sordino…; Item tinelli dieci nel ponte condaluce…; Item tinelli quattro in la salce canto gli Arbusti dell’Eccellentissimo Signor Duca; Item uno nelle Salce che fa a vigna; Item tinelli quattro e mezzo a tre ponti…; Item tinelli due dove se dice  li giardini….(ARE 17/2)L’Heredi Antonio Casale di sse havere nella Decarcia del Borgo una casa vicino alla Casa delli heredi di Rocco Antolino da una banda et dall’altra l’heredi di Lucretia Zampanica et la via publica; Item disse havere nella medesima Decarcia un’altra Casa patroni  vicino alla Casa delli eredi di Bastiano Marsilio et dell’heredi di Vicenzo Gambate Vetica et la via publica. L’Heredi di Grandinio passone dicono d’havere una Casa nella Decarcia di Vallepagana appresso alla Casa dotale di Marco Montanaro da una banda, et da l’altra la Casa di Larcota Tagnatello, et di Antonio tonia Ambroscinetto. Gerolamo Pasquale disse d’havere nella Decarcia del Borgo una casa dove abita vicino alla casa delli eredi di Rocco d’Antolini da una banda, et da l’altra la Casa delli eredi di Giohanni di Giorgi di Bassiano et la via publicaItem disse de havere nella Decarcia di Valleracano una casa divisa con l’heredi di Giovanni pantanello che delle cinque parti a lui ne sonno toccate tre; Item disse de havere in Piedimonte una hostaria vicino all’hostaria de Antonio Quatrasso che delle tre parti lui ce ne ha doi…; Domenico di Guarcino dice havere una Casa posta nella Decarcia del Borgo quale, è dotale appresso con la Casa d’Antonio casale et la Casa di Alessandro Monacello; Bartholomeo Fiorentino abitante in Sermoneta; Horatio Pasquale  Mazzancollo dice havere mezza casa posta nella Decarcia del Borgo appresso alla Casa della Concepitone da una banda, et dall’altra la Casa dello Hospitale; Item disse havere un forno  nella medesima Decarcia appresso la casa di mastro Giovanni Battista di Santo Angelo da una banda, et da l’altra banda Pietro Toscano; L’heredi di Sacripante Andrea de Core dissero de havere nella Decarcia del Borgo una casa appresso alla Casa dotale d’Alessandro Maroncelli, et la via publica da doi bande; Francesco Monacelli compra la sopradetta Casa dall’Heredi de Sacripante; Genova de Liberato pizzicarolo moglie de quondam Vincentio Gamba de Vetica disse haver nella Decarcia del Borgo una casa dove abita appresso la Casa dotale d’Olimpia de Loffo da una banda et da l’altra casa d’Antonio casale et la strada publica; Antonio Colaiagni disse havere nella Decarcia del Borgo una Casa dotale dove abita appresso alla Casa delli eredi di Sacripante Andrea di Core da una banda, et da l’altra heredi di Laudonia figliola del quondam Marc’Antonio Barbi

1607
In questo Libro si annoteranno tutte l’Intrate della Comunità di Sermoneta, et Uscita di pagamenti, che si farranno così ordinati dalli Signori Ufficiali moderni cio è li Signori Pietro pantanello; Dionisio quatrasso, Giohanni Thomasso Lepido, et Diogine Giardinello.
 (un fornaio)Benedetta Cappone moglie di Bartholomeo fornaio con sicurtà di Giohanni Sforza deve scuti sei per doisemestri di censi a 7 di Agosto 1607.
Messere Alexandro Americi deve alla Comunità venti uno scuti per tre rubbia di grano  che hebbe per le mani. Il detto messere Alexandro deve trentanove  scuti come sicurtà di Angelo Scarpellino il quale hebbe denari per fare il fosso della Vaccareccia, che non lo fece, et li fu tolta la casa quale li fu poi restituita con dilazione doi anni a pagare et con sicurtà di detto messere Alexandro.
Messere Alexandro Americi pago per l’infrascritta partita scudi vent’uno.
A dì primo di Giugno 1607. Alexandro Americi sicurtà di Agnolo Scarpellino pago trent’uno scudi, et mezzo.
A dì 3 di Maggio 1607. Messere Jacomo Piede deve  sette giulii per una detta di sale. Messere Jacomo Piade pagò per la detta di sale  infrascritta giulii sette uno…  A dì  4 di 9mbre 1607. Messere Flaminio Quatrasso deve  sette giulii per una detta di sale. Messere Cesare Bucci Depositario passato deve per resta da uno esattore generale fatta da anni passati per resta della spica del 1605 1606 et 1607 et di quanto ha hauto a fare con la  Comunità di Sermoneta fino a questo dì  XX di 9mbre 1607 scuti cento quarantacinque et bajocchi dodici, et mezzo; A dì 10 di Gennaro 1607. Messere Cesare Bucci pagò l’infrascritto scrittura publica di 7 et di 12 come per mandato deliberante.
Dionisio Bucci esattore delli libri delle date, sive il medico, sale, capo, Galere, robbe stabili, et bestiame deve per saldo fatto delle sue esazioni di più anni tutti l’anno 1606, cioè tutti libri datili a riscuotere e comprare il libro del 1606 deve per ersto scuti di cento settanta otto, et baiocchi settanta, et mezzo. De quali ne deve pagare alla Reverenda Camera per ersta di  pesi camerali per un anno ottantaquattro, et bajocchi trenta, et mezzo de quali, come havrà pagato, se li darà credito in conto il resto è della Corte. A dì 15 di Gennaro 1607. Messere Dionisio bucci pago à conto dell’infrascritta partita scudi cento venti come è libro de mandati…. Messere Ludovico Toscano de per tanti che è restato debitore per una sindacatione fattali da messer Cola d’Angeli, et Messere Giulio Pitio Sindicatori della amministratione della Depositeria fatta da detto Messere Ludovico l’anno cominciato del 1605 deve dico-25:93. A dì 12 Febbraro 1607 Lodovico Toscano si è fatto debitare a libro dei Mandati a dì per questi l’è cessa la inconsistenza polita-25:93. Messere Antonio Rillisi fornaio alias il Gallo deve alla Comunità scuti doicento trentacinque, et triocento, et baiocchi novanta sette  per tanti che li sono avanzati in mano del grano dotale a far pane, et giulii trentacinque per l’interesse di tutto deve scuti doicento trentanove, et baiocchi quaranta.
A dì 27 di 9mbre 1607. Messere Cancelliere licita di Antonio Gallo fornaio per l’Inconsistenza patita pagò ducento trenta nove et baiocchi 47. Paolo fornaio  deve scuti trecentosettantadoi, et baiocchi cinquantanove et mezzo per resto de grano che ha hauto dalla Comunità, et lavorato sino alla ricolta del 1607 compresi li frutti, et interi de censi conforme all’obbligo-372:59. A dì 29 di 9mbre 1607. Paulo fornaio pago scuti trecentosettanta doi, et baiocchi 59 quam l’Inconsistenza patita…-372:59. Jacomo Matto deve per doi rubbia di grano venduto dalli Officiali passati scuti vent’otto à quattordici scuti il rubbio. A dì 9 di Gennaro 1607. Jacomo Matto ha pagato scudi tredici à buon conto. A dì 15 di luglio. Jacomo Matto ha pagato per resto di scudi quindici…come per Mandato-7:15.  La Pizzicaria di Sermoneta fu locata a Giovanni Battista  Marrocco, per scuti settantacinque l’anno per tre anni cominciando alli 15 di Marzo 1606 da pagarsi anticipatamente hora è stata ceduta a Cola d’ercole, il quale per resto del secondo anno cominciato a dì 15 di Marzo 1607 deve scudi quindici, gli altri li ha pagati al Depositario particolare-15. La Pesca della Teppia sta allocata ad Agnolo Bagnorea per un anno cominciato a 26 Marzo 1607 per scuti cinquanta l’anno da pagarsi sei mesi per sei mesi, et per detto vi sono doi scuti di saldo, alla Comunità ne vengono quaranta otto scuti, et dovria per  il primo semestre mandato a 26 dì Settembre 1607 scuti venti quattro. A dì 16 di Luglio 1607. Angelo Bagnorea con pasquale scavratella con pagano scudi quaranta otto per tutto l’anno-48. Notario Andrea Impernicciati deve per grano hauto dalla Comunità in più volte scuti diciotto, et baiocchi quarantacinque-18:45. Luca del Sale, Medico, Capo, Galere, robbe stabili, et bestiame del 1607 è dato a riscuotere a Dionisio Bucci, il quale si è obbligato di fare le solite paghe alla Reverenda Camera Apostolica in tempo,  et con obbligo de ogni spesa di Commissari, et altro vada a fine spese , et quel  che sopra avanza pagato alla Corte per tutto Agosto 1608 il suo salario et scuti  novanta et tutta…delle date ascendano alla somma scuti mille et cento alle volte più, et alle volte meno, et li pagamenti da farsi alla Reverenda Camera appariranno il libro d’uscita… Messere  Pietro Pantanello per doi dette di sale. 1608 Mastro Antonio Sanello ha pagato la Comunità in tante spese della sua arte et peggione della Casa de  Antonio dove fu il mastro de scola l’ammonta fu in 7 et  de censo facti d’acurdo con li Signori Ufficiali con il Signor Pietro Pantanelli, Giohanni Usonalli Lepoldo et Diogine Giardinello resta creditore delle sudette partite et opere fino prezzo di 2 Aprile 1611 in giulii ventuno quali s’è fatto il mandato sotto il dì detto. Agnelo Scarpellino per peggiore di casa fu messo pregione et vi stette un pezzo per contro  fu pigliata la casa et si deve dare à peggiore et la chiave sta nell’Archivio. Dopi la feci l’obbligo di pagare a dì 15 di febbraro 1609 in questo modo cio è scudi quattro et baiocchi 32 ad Agosto prossimo et il resto ad Agosto ad sicurtà Alexandro per ruzza, et Bernardino assaline, et Pietro Mancino…; Notaro Angelo Borzo è debitore alla Comunità di Sermoneta scuti venti cinque, et baiocchi 66 per tanti da lui ritratti da diversi di sorta per Archiviatura di polize, et altro come appare in un Libro fatto di sua mano che sta nel Archivio. Gl’Heredi del quondam Angelo Borzo Incontro suoi atti mostrano un conto de mano del quondam Agnelo lor padre di sua mano quale sta in credenza dell’Archivioper Incontroscritta somma de 7 et 25 et baiocchi 2 li la retrossi de Archivio alla meta saldato restano debitori delli Heredi netti in scudi dodici, et baiocchi ottanta tre dalli quali se ne devono levare scudi quattro pagati dal detto quondam Angelo Borzo per tanti da lui pagati per la Comunità àFabri  Mario lozzo come per mandato sotto scritto dalli signori Ufficiali in qual tempo sotto il dì detto primo de luglio 1597.
1608. La Gabella de Cavalli, et delle fogliette è restata ad Angelo d’Aritio à pubblico bannimento li restò la gabella delli detti Cavalli, et delle fogliette per scudi settanta come per In strumento  sotto il dì 12 di luglio 1607, et l’anno l’intendenciato alli 4 di giugno 1608 da pagare sei mesi per sei mesi, et la sicurtà de Diogine Giardinelli.
Introito(Per il depositario Ludovico Toscano e come era eletto il sindaco)
Scindicationi di messereLudovico Toscano fatta da noi Andrea Imperniato, et Jacomo Piede Scindici eletti dalli Signori Ufficiali cioè Cosimo de Marchis, Pietro Tucci Benedetto Martinello, et Atenio Corbano officiale  del presente anno 1608 et 1609… (f.22v) (pittore ed artigiano)A Pietro Pittore scuti tre a conto de quello deve havere della pittura dell’Arco Trionfale-3; A mastro Bartolino Chiavaro giulii quattro per una chiave e serratura del granaro; (soldati corsi) A messere Cesare Bucci scuti sette per altrettanti da lui pagati alli soldati corsi per li utensili del mese di ottobre 1607per le mano di  meseere Giohanni Tomasso lepido; Al sudetto messere Cesare Bucci scuti vinti per altrettanti pagati a Timoteo Vittori medico della Comunità a conto dilla sua provisione. (Un acquisto nel granaio della Cattedrale) Esito. Ad Ersilia et Giustina galeazzo et compagne Julii trent’uno per haver comprato il grano di particolari nel granaro di Santa Maria come sotto li 11 de Gennaro 1608. Ad Ottavio sotto julii quindici per un paro di lenzola usate vendute per servizio dell’Arco Trionfale; A Cola di Monaco Julii cinque per haver portata la scena da Velletri in Sermoneta per recitare la Commedia alla venuta del Signor Cardinale; A mastro Giovanni Battista falegname et compagni scudi sei et sessantacinque per havere lavorato all’Arco Trionfale.(muratore) A mastro Francesco muratore julii quattro per havere accomodato la selcie della piazza per la parte che tocca  alla Comunità;(la visita citata è del Cardinale Bonifazio Caetani) A messere Giovanni Battista Tutio scuti centoquaranta sei et baiocchi vinti per tanti da lui spesi nel bacile et bocale d’argento donato all’Illustrissimo Signor Cardinale  Bonifacio Caetani-146:20.(bacile e boccale fatti eseguire a Roma) Ad Angelo d’Aritio scudo uno per essere andato con mastro Diogene a Roma a portare li denari a mastro Giohanni battista tutio per il bacile et bocale. Ad Alexandro Manetta baiocchi dieci per altrettanti da lui pagati in sue accomodature  la seratura della Porta Sorda-40.(un de Marchis) A Francesco di Marchi scuti docento trenta per vinti tre rubbia di grano venduto alla Comunità-50.(un Fiorentini)A Domenico Fiorentino julii dodici per essere stato l’anno 1607 d’ordine delli  Signori Ufficiali, a tener conto grano ch’andava alla mola.(un orologio) A messere Giulio Cesare sacrestano Julii undici et doi bajocchi et mezzo per il servitio di tre mesi in acconciare l’orologio. (un Siciolante sindaco)A messere Antonio Siciolante Julii vinti doi et mezzo per la sua provisione di essere stato Scindico della Comunità un’anno.(affitto del granai di Santa Maria) A Justino Justi scuti doi per la peggiore del granaro delli preti sublocato alla Comunità sin a nove ricolte.(Depositario della Carità)A mastro Flaminio quatrasso della Compagnia della Carità scuti cinquanta uno et bajocchi cinquantasei et un quatrino per la valuta di rubbia cinque di grano et una gallata et un massiccio venduto alla Comunità.(il sacrestano di Santa Maria)Ad Angelo Mirto sacrestano di Santa Maria julii ventidoi et mezzo per suo servitio dis ei mesi finiti li 15 de Xmbre1607 in acconciare l’orologio. (un muratore)A mastro Francesco muratore Genero di Gonnello et compagni scuti quattro et bajocchi sessant’otto per opera da lor fatta alla casa di Genova liberato per metterci li corsi.(uno spoletino)A filadro spoletino Julii quattro per doi giorni che ha imprestato il suo cavallo in rimenare i Teatinia Sezze. (la casa dei corsi soldati) A dì 18 detto(ottobre) a mastro Ambrogio Lombardo otto giulii per haver accomodato il sonile(campanello) a casa dove stanno li Corsi. (un pittore) A dì 22 di Xmbre detto a mastro Agostino pittore per un arme fatta e messa nelli panni verdi del banco di Santa maria per Mandato.(un convertito)A dì 6 di Febbraro 1609 ad un Giudio fatto Xristiano trenta per amor de Dio. (f.44r) (un Siciolante)Noi Jacomo Piede et Giulio Siciolante Scindici deputati dalli Signori Ufficiali habbiamo visto gli conti del Signor Pietro Pantanelli già Depositario in loco del Signor quondam Ludovico Toscano et trovamo che tutto l’introito administrato dal detto Signor Pietro importa scuti quattrocento trentaquattro et bajocchi dieci come se vede in questi a Carta 42 et l’essiti importa scuti quattrocento trenta quattro et bajocchi cinquanta nove il detto Signor Pietro per detta sua administrazione in giulii quattro et bajocchi nove, essendosi scomputato l’essito con l’introito di ciò che resta creditore.(un muratore)A mastro Geronimo Muratore Julii cinque per havere accomodata la pietra del pesce nella piazza-50.(un convertito)A Marc’Antonio Sabatino Giudeo Romano fatto Cristiano  Julii tre elemosine. (una convertita)A Settimia Sabbatina Giudea fatta Cristiana Julii tre per elemosina. (un Siciolante)A messre Antonio Siciolante, et ad un ragazzo che riportò il Cavallo di detto messere Antonio, che l’imprestò al Padre Predicatore che ritornò a Sezze Julii quattro in tutto-40.(un eretico)A Michele Rossetto Eretico, venuto alla Santa fede Julii tre de elemosina.(un fabbro)A Martiale  Simione bajocchi sette et mezzo per tanto ferro filato che serva per l’orologio-0:72. (la dimora dei soldati corsi)A massere Cola Pietro d’Angeli et per esso a messere Germano muratore scuti cinque a bon conto per la peggiore della casa dove stanno gli soldati corsi per un semestro da finirse lo primo di Febbraro 1620.(Razza Ufficiale)A mastro Giohanni organtino et messere Lorenzo Razza officiali scuti quindici per la provisione d’una anno ordinaria che se da alli officiali-25. (un macellaio)Ad Alessandro Tomarosio Macellaro scuti cinque a bon conto per la carne date alli primi Capuccini-5.

Mala tempora
Animum semper in luto peccatium est! Afferma Sant’Agostino nel petrarchesco Secretum, intendendo che in verità l’indole umana rivolge, preferibilmente, al peccato la sua captante natura; oltre il manicheo pessimismo agostiniano in effetti la teologia, con il libero arbitrio, la voluntas atque voluptas ossia la volontà ed il desiderio umano, convoglia ambedue sia verso il piacere estatico che verso quello meramente goliardico; per la susseguente documentazione il piacere rilevante potrebbe essere quello delle vittime che ottengono giustizia, ma non credo che possa essere simbioticamente rapportato ai rei, soprattutto quelli della prima condanna vidimata condannati a morte tramite impiccagione, adumbratio docet, ossia il disegno illustrativo sommariamente accennato. In effetti la giustizia sermonetana non era certamente comprensiva di atti quali gli omicidi, attenuanti non sussistevano, e la detenzione era solo un breve ovvero prolungato termine di passaggio verso la sentenza definitiva, a maggior chiarezza; oggi la detenzione coatta di un reo è considerata la punizione, mentre, almeno sino al 1835, prima della riforma del Codice Penale, voluta da papa Gregorio XVI, la condanna ovvero assoluzione, propriamente dette, erano l’esito finale del processo; nulla di rilevante, certamente ma, rispetto alle condanne si deve rimarcare che la detenzione in prigione era solo, ripeto, un momentaneo passaggio verso l’assoluzione ovvero la condanna, e non la condanna meramente identificata oggi con i criteri della giurisprudenza odierna; privare un suddito della libertà, trattenendolo in detenzione, non era intesa affatto come la condanna, poiché il suddito, e non cittadino, della libertà ne era privo anche fuori delle prigioni stesse, quindi sarebbe stato alquanto illogico privare un reo di un bene, come la libertà, di cui non godeva neanche fuori dei procedimenti penali; quindi la sentenza sanciva il termine che non era mai quello della detenzione coatta con la riforma precitata, in effetti una radicale innovazione, riguardo al singolo cittadino, emerge, ossia privando quest’ultimo della libertà, detenendolo in prigione, era un preclaro riconoscimento della libertà stessa, quindi di un diritto di cui il cittadino, e non più suddito, godeva. Ma Gregorio XVI, per la nostrana juxtitia, aè distante nel tempo e nel concetto di emancipazione civica, quindi si era alquanto più diretti e risoluti nelle sentenze, vidimate direttamente in Costitutionibus, ossia sugli Statuti sermonetani del 1501.
12 marzo 1583
Nella città il 12 marzo 1583 Pietro Francischetti, ed Alessandro Ciancia di Sermoneta testimoni Simone Chiatti di Riccio Chiatti, Gregorina di Pietro Paldino. In Nome di Dio Amen. Noi Giovanni Bindo Nobile senese et l’Illustrissimo Signore Illustrissimo  e Reverendissimo Signore Cardinale di Sermoneta, luogotenente e Giudice conosciuta questa e vertendo fra il Magnifico Procuratore attore e così tenendo anche Simone Chiatti, Riccio Chiatti, e Gregorio di Pietro Paladini di Bassiano rei e tutti presenti per una parte e altra in questo tribunale e da questo tribunale, e persuasi per spirito diabolico istigati mossero da questo luogo verso latro luogo, furono ausi ed inseguirono Giovanni Antonio custode setino, e con un sasso percossero lui sino a ferirlo, e fino a ché giunse a morte, e come dalla deposizione si vede nel processo da dove quanto vista segue della loro cattura, vista la citazione fra noi spedita e presa visione della relazione del Signor Procuratore, visto il bando spedito quanto per legge esatto visto infine e riconosciuto tutto il processo intentato, ed infine il merito e considerando per il tribunale nel solito ruolo e cubicolo nella rocca di Sermoneta. Poiché consta a noi et della nostra Curia, Simone Chiatti, Riccio Chiatti, e Gregorina di Pietro Paladini, per legge punibili, nella seguente forma della legge diciamo, sentenziamo e declamiamo, per testimonianza di Simone Riccio, e Gregorina questi condanniamo i presenti alla pena della forca e alla confisca di ogni loro bene senza che altro tempo intervenga come affinché per quanto concesso gli stessi siano venuti e guidati dalla Potestà della Curia e essere guidati come solito e qui per il Servizio a questo candidato lascio il solito e sospenda così il suo mandato e questi con giusta pena ed questi siano condotti alla giusta pena(…)così decidiamo e condanniamo nel miglior modo, così la pronuncia.  
XII Martii 1583
Et civitati in die 12 Martii 1583 petri francischetti, et Alexandro ciancia de sermoneto testimonis Simone Chiatti Riccius Chiatti Gregorina petri paladini. In Dei nomine Amen. Nos Johannes bindus Nobilis senensis et Illustrissimus Dominus et Illustrissimi ac Reverendissimi Domini Cardinalis de sermoneta, locumtenens et Judex et cognitor eaque et caput vertens inter Magnificus Procuratorem actores et si tenentes et Simeone Chiatti, Riccius chiatti, et Gregorina petri paladini de Bassiano reos tot et presens parte ex altera in eo de eo, et suoer eo Diabolico spirito istigati moventes se de loco pro ad locum, ausi sunt insegui Johannes Antonium custode setinum fuggente, eundem quam saxis percuotere se tandem ipsumcompreserunt vulneribus afficere ita et  tale pro et dictus, vulneribus inde mors fuit seguita, et primus Johannes Antonius mortuus est, et als prelatius ex processus Unde  nos quam visa interi siquitur huius capta, visa citatione Intus pro nos expedita exacta cum relazione nostri viso la pridicta Dominus Procuratorem, viso bando expedito quam pro ut legis exacto viso denique et recognito toto processum in primis fabbricato, et enim meritis, visis videri, et consideranda reperito pro tribunali sedentes in quodam solio ligneo in nostro solito cubicolo intus arce Sermineti Quia constat nobis et nostre Curie Simone chiatti, Riccius chiatti, et Gregorina petri paladini fore et ceu cullabile et de jure punibiles, sequente forma juris dicimus, sententiamus et declaramus pro testes Simone Riccius, et Gregorina fore et eos condenandos presentes eos et quemlicet ipsos condenamus in pena furcas et confiscationi, omnium suos bonitate si ullo unquam tempore pervenerint ut qualibet ipsos venerit in Potestas Curia ducatur et duci debeant ad solitum cum(…)et ibi pro Ministrum ad id deputatum laqueo solido apposito suspendat ita et tali pro mandato(…)eos sibi condigna pena , et in laios transeunter et(…)et quecunque mandata desuper necessarius et opportuna pro pernitiosisexcitatione decernimus et relaxamus, et ita dicimus sententiamus et condenamus sic meliori modo Ita pronunciationi, Ego Johannes Bindus Locotens.
Contro Antonio Petrillo. In Nome di Dio Amen. Causa fra il Magnifico procuratore ed Antonio Petrillo, processato e contumace da una parte ed altra per insulto per detto Antonio verso Giovanni Antonio Capolegio quando per più amplia pace fra i medesimi intercorsa primariamente dalla Potestà sedente a vedersi quanto a dirsi di Antonio questa pose per Pietro Capolegio dal detto Giovanno Battista, a vedere l’infamia sufficiente  presa da questa, visto lo Strumento della pace, vista la citazione fatta dal detto Angelo, ed infine   considerato e visto nuova istanza, dichiarò e condannò Antonio Petrilli alla pena contenuta in detto scritto, con pace, e del quale Petrilli constatiamo la contumacia….
 XV Martii 1583
Contra Antonium petrilli. In Nomine Dei Amen. In causa vertente, et que habeat versa est inter Magnificum procuratorem insidente ex una, et Antonium petrilli que relata, et processatum contumace parte ex altera de et super insultum pro dictum Antonium factum pro Johannem Baptista Capolegium cum(…)prout latius in processu sub pace inter ipsos prius inita Magnificum de Potestas sedentes in visa querela quam dictu Antonium ea posit pro petrum capolegium dicti Johannes Baptista, visa infamatione satis huius(…)capta, viso Instrumentum pacis, visa citatione facta dicto Angelo visa quia quam ipsum incasata, visit denique videndis et consideratis considerandis(…)novis instantiavit, declaravit, et con condemnavit eum Antonium petrillus in pena contenta in dicto Infrascripto pacis, attesta eius contumacia, et quodcumque motus de super necessarium reclamavit ad modum…
XXVI Martii 1583
Contra Camillum Colesagni. In Nomine Dei Amen Johannes Bindus Judex(…)et cogniscitur volentes de et super causa differentia vertens et haeque versa est inter Magnificum procuratorem actorem et insistente ex una, et Camillum Colesagni deserta reum convenitum et carceratum parte ex altera det super interfectione unius bubale deserlupis, in societate aliorum pro ex processum ac empitone corei bubali doviti furto subtracti in scientia Cavilli prout ex dicto processum unde viso et recognito toto processu supra premissis fabbricato, et ipsius meritis, visis bannimentis de materia loquentis, visis denique videndis et consideratis considerandis novum Declaramus sententiamus unius babule prout in processu interfecte, ac in penam centum funis, sibi publice inferendos jure formam prout bannimentos, et ad interim partis sive Domini presente babulis, et pro corda bubali supradicti condannamus predictum Camillum in penam ducatorum quindecim, Illustrissimi et Beatissimus Caroli applicans et quecumque moneta  desuper necessaria et opponendo decernimus, et relaxamus, ad modum  meliori sententia. Johannes Bindus Locotenens.
IV Aprilis 1583
In nomine Dei amen. presentibus Tarquini Egidii, et Durante Durantis de Teramo testibusque. In Nomine Dei amen, Nos Johannes bindus nobilis senensis Illustrissimus Venerabilis Dominus, ac Illustrissimi et Beatissimi Carolis deserta Senior, cognitor decisor causa et causas vertens, et sacramentibus vertens inter mecum procuratorem agente et insistentes ex una, et Petrum Chiattus, Johannem letus, Angelum palumbum, Julium Jacobi grillati, Rocchie antij gregorii, oratium calandrinum, marcus petri paladini, et Antonium Auridis Magnacarne de Bassiano reos confesso, Inquisitos et carceratos parti ex altera in eo, de oe, et supra eo, quam petruschiattus in societate felicis, et oratis pro maligno suora dictus in pectore percussent Johannes custode setinum, impedendo eius offesa, et nonnullis pro ut in processu tentaverit pignus quod ex suo offendendum ecceperat auferre, et pro petrus chiattus dicerit fere incontinenti Rico et Simeoni de chiattis eius germanis ut illum Johannes aut comprehenderunt, et interficeret, et inmediate supranunciati unam cum Simeone et Rico pro et Righio petri paladini de eoque inerine in Johannem Antonium et illum per multum spacium insequuti fuerint storta, corsista et sevire armati respice in illum saxa proibendo, eundem percutiendo, ac in eum calmando, ut dicet, “piglia ammazza” respice ut in processu, donec pro Johannem Antonium à nonnulla pro fuerit compresensus, et cumpluribus, et multis letalis vulneribus affectas, archibusium et pistolesium propria ipsius custodis arma auferendo ipsi, assistentibus dicto Maleficio aliquo suprannominatis, prestando unus alii(…). Maleficio favorem et et cohoperatum respice processu, ex quibus vulneribus primus Johannes ante mortius est, et ad latius prout in eodem processu, Unde visis confessionis petri Antonii, Johannis, Rocchi, Julius, Marci auritis, Oratii, et petri paladini prout viso denique toto processu, et ubique contentis in eo, ac eorum meritis, visis denique videndis, et consideratis considerandis Opinioni reperita, pro Tribunali sedentes quia constat nobis et nostri Curie premissa fuisse etcetera, et  suopra notatos, et quem ipsos de premissis fuisse et cetera cilpabile et de Jure punibile. Idcirco per sane nostram diffinitiva sententiam, qua de suis peritum consilio in his scriptis ferimus, dicimus, pronunciamus, et sentantiamus prout Petrum, Antonium, Johannes, Rocchus Marcus auritij, filium, Oratium, et Marcum petri paladini, et quolibet quoipsos fore et cum condenamus prout condenamus in hanc qui seguet modo conditionis in penam dugentos ducatos, ac perpetui exilis à toto statu presenti Illustrissimi et Beatissimi sub pena furcas. Antonium palumbus condannatus in penam Trireme per triennium adibide dicto tempore remigando, reservato in  tenens presenti Illustrissimi Johannes letum condennatus in pena centu ducatus, et exili presenti Illustrissimi Domini declarandi, et nisi infra quindecim dies solverti dicta pena pecuniaria dicatos centum condenamus eundem ad triremes ad tempus adibidus remingando, ad arbitrio Illustrissimi Domini Rocchi auritij gregorij condenamus in pena scutos quinnquaginta, et arbitrio presenti Illustrissimi Domini declarandi. Marcum auritis condenamus in penam scutos quinquaginta arbitrio presenti Illustrissimi declarandi. Juluim grillotis condenamus in penam scutos quinquaginta, Oratium calandrini in penam scutos quinquaginta, et Marcum petri paladini condenamus in penam quinquaginta scutos, et quinquaginta de supra necessaria et  opportuna decernemus et relaxamus, et ita dicimus, pronunciamus sententiam et condenamus ad modum  meliori. Ita pronunciamus Ego Johannes Bindus Locotenens. 

V Aprilis 1583
 In Nomine Dei amen. In ea vertente inter de casu procuratorem insistente et agente ex una, et  Missorem processatu, Inquisitum, carceratum et causa conventum parte ex altera de et supra Insultum, ingriens in domu de Camille Lazzani, et aliis in dicto processu per eundem acissorem cictam de Camillam et attentatos prout et actis Magnificum Dominus potestas sedens viso et recognito toto processu, et eius meritis, visa forma statuti de  loquens visis denique videndis, et considetis considerandis declaravit, sententiavit, et condanavit eum in penam libras octuaginta quinque visa forma dicti statu reservatu tum eudem dicta Camilla querelanti de jure pro contra dictam Missorem de jure quomodo competeret, occasione querele iniuram per eam porresti prout latius in actis et ita ad modum meliori et quodcumque relaxavit.
XXII Aprilis 1585
In Dei Nomine amen. In ea vertent, et que hacte versa et inter Angelus procuratorem actorem et Insistente una, et  Messere Johannes lucchesium reum convenuts, et processatum parte ex altera de et supra vulnere pro ipsum illato in capite Bernardo famuli Messeri Ambrosii lombardi, cum sangiunis effusione, prout latius in processu causa Magnificus potestas sedens viso et recognito toto processu in pati jam fabbricato, visis vivendi consideratis considerandis sententiavit, declaravit, et condanavit eum Johannes lucchesius in penam vigenti quinque florenos auri, formam bannimentum, que pena est medietas pene contente, in sacri constitutionibus, et qodcumque motum relaxavit et ita datum sententiat, et condenavit ad modum meliori. Rogerius Massimus
XXX Aprilis 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertent, et que hacta versa est inter Magnificus Procuratorem actorem, et Insistente ex una, et Landinus petri Joris, et  Marchettus leonis de Cora ex Cisterna reos conventos, carceratos, et Inquisitos parte ex altera de et supra testimonio falsitatis per ipsos et ipsos quali deposito scontra Curia prout Latius in processu cause ad quod relations Magnificus sedens in viso et recognito toto processu in dicta causa fabbricato quod pro etenim meritis in visis denique videndis, et consideratis et considerandis declaravit, sententiavit et condanavit dictos Landinus, et Marchettus, et  quali ipsos in penam vigenti ducatos, et infamie pro quod jure formam statuorum et quodcumque matum desuper necessariam relaxevit ad modum meliori. Johannes Bindus Locotenens.

IV Maj 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertent, et que hacta versa(…)inter Magnificus Procutorem actorem, et Insistente ex una, et Johannes Messeri rensij Johannem monaci, et Paulus fantaguzzi alias Tizzone ad desertas, reos conventos, carceratos, et processatos parte ex altera de et super contraventione in aundo venitus per ipsos, et ipsorum quolibet prout latius in processu cause in Magnificum sedens in viso et recognito toto processu in  presenti causa frabricato, visis confessionibus prout Joannicchi, Johanens monaci et Tizzoni, visis denique videndis, et consideratis considerandis sententiavit, declaravit et condanavit joannacchini Johannem monaci, et Tizzone, et quali ipsos in penam vigintiquinque scutos Illustrissimi Carlis nec non in tribus iettibus funis ipsis, et ipsos inferendi in publico jure formam bannimentos, et quocumque motum de super necessarium in relaxavit et et ita ad modum meliori. Johannes Bindus Locotenens.
IX Maj 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertent, et que hacta versa est inter Magnificus Procuratorem actorem et insistente ex una, et Petrum Francisci Sigismundus reum conventum, carceratum, et processatum parte et altera de et supra vulnere ipsum illato in capite ferentis Cesaris ad effusione sangiunis proutprocessu in Magnificum potestas sedens in viso et recognito toto processu in presenti causa fabbricato, etenim mentis, visa confessione dicti Petri, nisi denique videndis, et consideratis considerandis eundem petrus condanavit in penam vigenti quinque florinos que pena est medietas pene contente in Costitutionibus Marchie jure formam bannimentos, nec non ad satisfacionem nec de nobis per dictum Laurentium passos occasione prout in et quomodo motum relaxavit in et ita ad modum meliori.


IX Maj 1583
Presentibus Messere Ulisse absalone, et dicto Johannes Antonius Mazzancollo testibus. In Nomine Dei amen. Nos Johannes Bindus nobilis senensis(…)ac Illustrissimi et Beatissimi Carlis de Setia judex cognitor, et decisor causa vertens inter Magnificum Procuratorem actor, et insistente, ex una, et Gratianum alias Gratianellatum Pauli Sblandide deserta reum conventum carceratum, et processatum parte ex altera in eo, de eo, et supra eo quod dictus Gratianella diversis temporibus interfecerit nucte bubulas, e multos porcos diversorum dominos et alias prout latius in processu cause. Unde per nos qui supra  viso et recognito toto processu in presenti causa fabbricato, et eius meritis, visis confessionibus, et ratificationibus dicti Gratianello visis denique vivendi, et consideratis considerandis Causa in Christi Nomine reperito sedentes pro Tribunali quia constat nobis et in Curie dicto Gratianella, et de Jure punibile, propria sequentes formam juris cum solum Deum pre oculis habente dicimus, sententiamus, declaramus, et condenamus, dicta Gratianellam in pena perpetuam Triremis, ad ibidem perpetuo remigando, et ad satisfaciendum de benum et interesse partibus, reservato tam arbitrio prefati Illustrissimi Domini Carlis et quentaginta moneta de super necessaria, et opportuna decernimus, et relaxamus, et ita dicimus, pronunciamus, sententiamus, et condenamus de meliori modo. Ita Procuratorem Ego Johannes Bindus Locotenens.

X Maj 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertenti, et que hacta versa est inter Magnificum procuratorem actorem et insistente ex una, et Donatum Castelliccij reum conventum, carceratum, et processatum partibus altera de et supra interfetione unius porci, prout latius in processu Magnificus Dominus Sedens viso et recognito toto processu in presenti cum fabbricato, visis denique vivendi, et consideratis considerandis, visis meritis dicti processu, visa confessione dicti Donati, visa forma bannimentos de magna loquitur, Christi nomine declaravit, sententiavit, et pronunciavit dictum Donatum fac et ex condanamus, conditionis debere, prout condanavit in penam vigintiquinque Camere Illustrissimi Dominus trinta iactus funis dicta Donato in publico inferendis jure formam dictos bannimentos, nec non  ad satisfaciendum dannum et Interesse danno porci, et quadraginta moneta de supra necessitate relexavit et itain modo meliori. Johannes Bindus Locotenens.
XIII Maj 1583
In Nomine Dei amen, Nos Johannes Bindus nobilis senensis Illustrissimus Dominus, Illustrissimi et Beatissimi Carlis de Sermineta Locotenens, cognitor et decisor cause et causarum vertens inter Magnificum procuratorem actore, et insistente ex una, et Ciccum, et Honorata Nicolasse alias de Paniottis silique germanis de Cisterna conventus et processatos partibus ex altera. In eo de eo, et supra eo, quod cum quodam sero mensis presenti alio veniri tempore prout latius in processu cause Antonius Caporali(…)Alleva, et Adrianus eius socii invenissent prout(…)cepissent, et ad carceres adducete vellent, incontinenti Honorato germanus frater Cicchi presenti ac natus, et forsam allis ac modum generibus invit in prout(…)auferendo dictum Ciccus et manibus eorum, et dato dicto Cicco quodam, à quidam persona, cuius nomen hic pro meliori tacet, iidem Ciccus, et Honoratus presenti sic armati ausi fuerunt irruere qui prout birruario, eosdem multis vehementibus effimere prout affecerunt respicie et alias prout latius in dicto processu. Unde nos qui  in viso, et recognito toto processu in presenti causa fabbricato, et eius meritis visis denique videndis et consideratis considerandis Christi Nomine reperito pro Tribunali sedentes quia constat nobis, et in Curie prout Ciccu, et Honoratum, et  quelibet ipsos ex culpabilis, et de jure punibilis, idcirco equentes forma juris, ac Bullat Pontificium, et altera Declaravit, sententiamus, et pronunciamus prout Ciccu, et Honoratus predictos, et quelibet ipsos fore et cetera condenandos conditionis debere prout contentos prout Ciccus et Honoratus, et quelibet ipsos in pena ultimi supplicij, et confiscationis omnia quorum bonorum Camere Illustrissimi et si ullo unque tempore pervenerint ut quolibet ipsos pervenerunt in fortias Curie, ducat, et duci debeat ad locum solitum Justitie, et ibi pro ministrum ad id deputatum, laqueo Cicchi et Honorati collo apposito,  furcis suspendant, et suspendt, ita tali quod moriant et moriat et moriat, et animam à corpore penitus separet, ita ipsis, et cuilibet ipsorum sit condigna pena, et liis transita in  exemplum quecumque mandatus de supra necessaria et opportuna decernimus, et relaxamus, et ita dicimus pronunciamus sententiam, et condenamus ad modum meliori. Ita procuratorem, Ego Johannes Bindus. 
XX Maj 1583
 Hac daturum supremum Dominum Interim et Sudice ut pro Tribunali  sedente in quodam solio ligneo in ejus solito cubiculo intus arce Sermineti lectus rogans et recitatis pro mesi Juratum sub die xx Maj, presentibus Johannes Francisco coliangeli deserta, et Dominus fabritij de judicibus de nola, milite dicte arcis testibus. In Nomine Dei amen. Nos Rogerius Massius de Santo Cleupidio Illustrissimus Venerabilis Dominus ac Terre Sermineti Procuratores et Judex ordinarius cognitor, et decisor constat vertentium inter Johannes et personas dicte Terre cognoscentes et conoscere volentes de et supra causa vertens et que hactenus versa est inter Magnificus Procuratores fiscale actore, et intendentes una, et  Petrus Angeli Ludovici, ac Johannes baètistam eius frategermanus de Sermineto reos conventos processatos et contumaces partibusque ex altera eo quam de  hoc presenti anno sub die pro menis Aprilis ut alio veriori tempore pro ut latius in processu predictis Petrus et Johannes baptista inquisiti pro diabolico spirito istigati armati consensis moventes se de loca ad locum ausi fuerunt animi alteri, et alter alteri auscultum coperationes prestando minadere et assalire, Hectore Macchie incola Terre Sermineti in Territorio Sermineti ubi dicit “la monechera” dictum qui Hectore pluribusque, et diversis vulnerabusque afficiensa interficere, et alias prout latius in dicto processu. Unde nos quam supraviso et recognito toto pro ulla in presenti causa fabbricato, et ejus meritis, visa contumacia incusata pro supradicta Magnificus Procuratores pro petri et Johannes baptista pro visis denique videns, et consideratis considerandis Christi Nomine reperito pro Tribunali sedentes in quidam solio ligneo in Cubicolo nostre solite residentie, quia constat nobis et nostre Curie johannes baptistam attentatos, eos  quia esse culpabiles et de(…)Idcirco sequentes formam juris et statutus Terre Sermineti pronunciamus sententiamus, et conenamus, per Petrum et Johannem baptistam, et quemlibet ipsios in penam ultimi supplici, ad furcas, Ita et tali quam si ullo unque tempore Petrus et Johannes baptista presenti seu alij quos ipsios in fortias Curie pervenerint seu pervenerint, ducatus et ducandus ad locum justitie, inique pro ministri deputati laqueo collo apposito furcis suspendant, et suspendat ita quod penitus moriant et moriat et anima à corpore separet, ut ipsis sit condigna pena mors pro et alii transat in exemplum, et ita dicimus,  sententiamus, et condemnamus istum et alio meliori modo per ipsos petri et Johannes baptista quam ex forma status terre Sermineti pro veri et legittima confessione reputavimus, et reputandus, prout et eos casu confessis et divietis haberi declaramus, Approbo ego Johannes felice Notarius. Ita Pronunciamus et ego Rogans Mattius Procuratores.
In Nomine Dei amen. In causa vertens, et que hacta necessaria est inter Magnifum procuratorem actorem et insistente ex una, et Bernardini alias scapanuccio de piperno carceratus, et reum conventus partibus ex altera de et supra aspertatione pugionis, et at potere actis Magnificus Dominus protestate sedens viso et recognitio toto processo in presenti causa fabbricato, et ejus meritis juris denique videndis, et consideratis considerandis Christi nomine pronunciavit, declaravit, et sententiavit, eundem scapparicium fore et ex condennanda conditionis prout condanavit in penam decesectos Camere Illustrissimi apposito et triginta ictum funis dicto scappanucio pubblice inferendos, et quadraginta moneta de super necessarium et oportunum relaxevit et ita pronunciavit, sententiavit, et condanavit modo meliori.
VIII Junis 1583
Pro scappuccio supradicto quam prolem penitentim composit idem coram et facto exit et producit preces cum(…)Illustrissimi Carli tenoris infrascripti soluta meditate pena pecuniarie, de alia meditate, et  depenna tortura origo gratia facimus. Datum Romae die sexta Junij 1583. Locos sigilli, Johannes franciscus peranda secretarius petit recipi et amitti modo meliori….
In nomine Domini amen. In causa certente inter Magnificus Procuratore fiscale inquirente et actore ex una, et Tedeum absalonne inquisitus(…)et carceratus parte ex altera de et supra pugno pro ipsius dato Flaminio genero Angeli lupi rebusque aliis prout ex actis Magnificus Dominus Potestas sedens  in viso et recondito procellus in presenti causa fabbricato, et ejus meritis, denique videndum, et consideratis Christi Nomine( …)et sententiavit dictum Teseu fore et considerati, considerandis(…)prout condenavit juntis de casis animus huius( …)in penam scutos trium et baiocchis duodecim cum dimidio iuxta formam bandimentos que pena est indicta pene contente in costitutionibus Marchie, Camere Illustrissimi Dominus appositus et quodcumque que tum relaxavit et ita dixit de modo Meliori.
Conclusioni
Credo di aver solo modicamente contribuito alla conoscenza documentaria sermonetana, non penso e non ritengo che qualcuno possa farlo di aver esaurito un argomento, quale quello sermonetano, che richiede ancora  tanto impegno da profondere filosoficamente, nell’accezione greca del lemma, la ricerca prosegue, e proseguirà in futuro; nuovi materiali e nuove conoscenze emergeranno e daranno spunti di ricerca ancora più ampli; vicende per ora riposte nel criptico, troveranno finalmente cittadinanza come meritano nel contesto narrativo e nella loro dinamica fenomenologia. Questo contributo apporta nuove considerazione che, come miscellanea, e non potrebbe essere altrimenti, raccoglie disparati argomenti che delucidano alcune vicende certamente ancora inedite, quindi assai interessanti nella loro drammatica evoluzione; piccoli frammenti di vitale umanità artigianale, politica, sociale e meramente economica, che credo possa indurre a considerare un paese come Sermoneta sia la sede ufficiale del Castello Caetani sia anche quella altrettanto pregnante di molteplici attività; intorno e dentro il citato Castello, come esternamente a  questo viveva un paese di cui gli stessi Caetani erano integralmente partecipi, sia come Signori feudali che come membri della stessa cittadinanza; e credo che loro proprio abbiano avvertiro per primi e pensato con questo criterio la loro vita sia nella Rocca di loro erezione che lo stesso paese.


1.       Enciclopedia Treccani-Dizionario Biografico degli Italiani, voce CAETANI Antonio, Vol.16
2.       ^ Studi dello storico Eros Ciotti nel suo libro Le Paludi Pontine del '500 e la Gioconda di Leonardo da Vinci e successivi studi su Francesco Melzi, allievo di Leonardo e presente con lui nelle Paludi Pontine.
3.       ^ Acquapuzza era un baluardo di difesa contro la piaga della pirateria diffusissima sulle coste e l'entroterra pontino, poiché i corsari avevano basi nelle spelonche marittime del Monte Circeo e nelle rade delle vicine isole di Ponza e Ventotene.
4.       ^ La fortezza era situata in una conca ricavata nel fianco basso della montagna, una specie di "podio" di roccia che valse l'ulteriore nome al sito di "Castrum Podii" o "Castel del Podio".
5.       ^ L. Fiora, Sermoneta e i Caetani: dinamiche.
6.       ^ P. Pantanelli, Notizie istoriche delle Terre di Sermoneta.
7.       ^ Ciò è confermato nel libro "Viaggi di Monaci e Pellegrini" di Pietro Di Leo pag. 29:" ...Torre d'Acquapuzza, Passo cattivissimo di spiaggia e sassi."
8.       ^ L. Fiora, Sermoneta e i Caetani: dinamiche.
9.       ^ M. Pacilli, La strada si racconta.
10.     ^ Studi dello storico Eros Ciotti nel suo libro “Le Paludi Pontine del '500 e la Gioconda di Leonardo da Vinci" e successivi studi su Francesco Melzi, allievo di Leonardo e presente con lui nelle Paludi Pontine.