Friday, May 6, 2016


Un caso risolto[1]
Non infrequente sono le notizie che, nella dinamica odierna, vengono tralasciate, quelle di accadimenti tragici quali incendi ovvero vittime conseguite a questi; in effetti se oggi sono sintetiche informazioni giornalistiche per i secoli passati potevano essere motivo di accurate ispezioni che accertassero la vera natura del ferale avvenimento; quindi nel 1728, una capanna che prese fuoco perché colpita da un fulmine che la colpì, provocando così la morte di diversi uomini lì ritiratisi, restava un avvenimento di eccezionale valore cronachistico; che ingiunse la presenza di un medico chirurgo che accertasse l’accidentalità del letifero incidente, come la descrizione puntuale e alquanto macabra dei corpi, che probabilmente furono colti di sorpresa dall’evento, un caso di tragica cronaca locale che anticipa le versioni oggi più comuni della cronaca, poiché, in effetti, la sedula descrizione apportata ricorda da vicino quelle meramente a noi coeve.     
Die 27 Augusti 1728. Compilatio in Cancelleria Criminali Terre Sermonete coram Illustrissimo Dominus Locotenete Gelli meque. Io Impaccianti Prior Fiscalis qui non animo sed ex debito sui offici exposiut et infra videlicet. Poco fa, che poteva essere circa l’hore 22 notturne canonico, o sia semplice sacerdote da Sezze si è portato dal Signor Flaminio Americi maestro di Casa in Sermoneta di Sua Eccellenza Principe, e gl’ha riferito, che nella tenuta Tufette di questo Territorio, spettante a Sua Eccellenza ritenuta in affitto da un certo sezzese vi siano numero sette cadaveri d’homini, supponendo, che nella stravaganza del tempo di questa matina di Piogge, e toni, mentre li sudetti homini incadaveriti tutti assieme s’erano rifuggiati per le piogge in una piccola Capanna in mezzo di detta tenuta situata, e sia in quel mentre caduto un fulmine nella medesima, il quale non solo abbi privati di nanzi l’infelici homini, ma anche si suppone abbi incenerita detta capanna(lacuna nel testo) all’incendio della medesima siano morti, e mezzi bruciati detti uomini, giunta per tal notazione in Sezze, il predetto Sacerdote è accorso al luogo del nominato conflitto, per dare qualche soccorso spirituale alli detti Homini, ma non lì giunto in tempo, e che poi dalla detta tenuta li si è portato qui a dar notazione, sapendo essendo tenuta in questa Terra, con far istanza al predetto Flaminio Americi, come Maestro di casa di Sua Eccellenza, acciò voglio fare trasportare in questa Terra detti cadaveri e farli dare sepoltura, con esibirsi far pagare dai suoi parenti tutte le spese, onde io hauta tal notazione sono comparso per debito de mio officio a dare questa relazione facendo istanza, che si vada a fare la detta recognitione si del luogo dove resti incendiata l’enunciata cappanna, o per dir meglio la medesima come come anche li detti uomini incadaveriti prima d’haverli il tutto per il bon servitio della Giustizia che è questa supra quibus. Illustrissimus Dux Auditij per deputavit me per notum locum Dominus Pacifici cogniti ad effusionem accedendi ad enunciata(lacuna nel testo)Dei lode ad habundantiam recognitione(lacuna nel testo)rifare sicut etiam de prefata Cappanna combusta pro Justitie ad implemento, omnia laia necessaria facente tribueri mihi eodes facultates  per omni et atenta tardiate ora, ac considerata distantia, comisit michi per die crestina valde mane accedi, et interim custodiri cadaveres ab invasione, seu devastatione, Animalia. Hillarius de Fggiole Dia 28 prefati mensis Augusti 1728. Ego Notarius infrascripto deputatus, in vim supra scripti decreti, vocati Baiullo, et Virgilio Ceccarelli Chirurgo huius Terre Sermonete ad affionem a quibus associatus equtantes disciessi, et retto tramite cum prefati me contuli ad nominata Tenuti Tufette huius terris, et pervento in medio circiter ejusdem, in qua loco inveni effigie cuisdam tuguri seu capanne, et cadaveres enuncoatos, mandavi vocare duos testes, qui in parva distantia in eadem tenuta, a loco incendij laborabant et coram Dominus Virgilio Ceccarelli chirurgo Antonio Santo, alias Grillo, a Rocco Benvenuti testifi, ac Philippus Calandrino Baiulo Terre Sermonete peregi prout infra vidint. Giunto nell’enunciata tenuta delle Tufette proprietà di Sua Eccellenza Principe, e circa in mezzo della medesima trovo alcuni pochi residui di paglia da Cappanna brugiate le quali si vedono disperse, e formano un circolo di sito come vi fosse stata ivi una picciola Cappanna, et in oltre in mezzo di detto sito della medesima una poca quantità di cenere con alcuni residui di tozzetti di legni, e tre spiche di grano turco, o chiamasi siciliano vicino detta cenere, e legni, quale spiche con li suoi vachi di detto sito si vede ocularmente esservi stato fatto il foco, et abitato da persone, per esservi anche due buzzichetti voltati sottosopra, uno de quali in essa una poca quantità di olio, dalla parte poi verso la marina di detto sito, si vede esservi un spazio circa tre palmi, che non unisce il circolo(lacuna nel testo)sito sudetto che apparisce essere stato tanto della circonferenza del sudetto sito quando dal detto spazio, che non unisce, una cappanna per servizio di detta tenuta, et in quella parte che non unisce  verso la marina, avesse l’ingresso, et intorno intorno alla circolare situatione di paglie sudette. In oltre trovo numero sette cadaveri d’huomini, che distesi in terra sono posti quasi in ordinanza di circolo intorno al luogo dove apparisce sia stato il foco dentro al sito della medesima colli piedi voltati uno, verso l’altro, e le teste di tutti verso il termine del circolo rotondo di essa cappanna; e per distintamente descriverli detti cadaveri. Il primo de quali trovo essere d’homo disteso in terra nel detto luogo, con la faccia verso il celo, con barba nericcia, et abbrusticata capelli inaneriti senza vestimenti, e nudo, che da due pezzi di panno piccole, chiamato pannetto bruciati, si vede,  che detti vestimenti essere stati lacerati dal foco, o bruciati, il cadavere ha la testa, il corpo, le braccia il membro virile, le coscie, ma senza gambe, le quali restavano brugiate, per quello ocularmente si vede, dal foco qual cadavere di mio ordine fatto voltare, e rivoltare, et veduto, et osservato per tutte le parti del corpo non si trova ferita veruna, solo la carne dapertutto rossiccia, et increspata, quli cose tutte il Signor Chirurgo giudica e secondo la sua Arte scienza, e coscienza dice essere state fatte di fresco causate dal foco, per il quale sia morto, e detto cadavere mentre era in vita si chiamava, e si faceva da tutti chiamare, secondo asseriscono li sudetti infrascritti testimoni Patrioti del medesimo Antonio Mauritij da Sezze. Un altro cadavere delli sudetti, parimenti trovo disteso in terra, con la faccia verso il celo, barba, e capelli inceneriti, e la faccia abbrugiata et anerita in maniera, che lo rende difforme, vestimenti parimenti incendiati, restando detto cadavere denudato a fatto, il quale cadavere ha la testa, il corpo, le braccia alzate, et rechiolte(raccolte) verso la testa, le mano con suoi cinque diti per ciascheduna di esse, le cosce, con suo membro virile, le gambe con suoi piedi formalmente umani, bensì le medesime retturate, et inarcate verso il corpo, la vestimenta del quale essendo come si è detto incenerite, hò fatto di mio ordine voltare, e rivoltare il detto cadavere per tutte le parti del corpo, non si trova ferita alcuna bensì la carne da per tutto il corpo cotta, cio è arrostita, et increspata le budella, una poca porzione fori del ventre nel lato però sinistro, e secondo dice, e depone il sudetto Signor Chirurgo tutte detti segni, e cose ocularmente si vede essere state fatte di fresco dal foco, per la violenza del quale siasi estratte le fibre, e muscoli del corpo del cadavere crepato, e traverste dette poche quantità di budella, e detto foco habbi cagionata al medesimo la morte, il qual cadavere dalli sudetti segni, o per dir meglio membri del corpo si vede essere d’homo di giusta statura, che per essere la faccia bruciata, detti testimoni non ponno distinguerlo, e dire il nome del medesimo. In oltre vedo parimenti in luogo sudetto un altro cadavero d’homo di giusta statura, che per essere la faccia bruciata, detti testimoni non ponno distinguerlo, e dire il nome del medesimo. In oltre vedo parimenti nel luogo sudetto un altro cadavero d’homo disteso in terra con la faccia verso il celo, il quale hà la carne dimessa bruciata, et annegriat, resta però tre palmi in circa distante dal sudetto descritto di sopra; et per quello si vede et di giusta statura, con vestimenti bruciati, per quello denoto due pezzetti di giubbetto di lana, e panno rozzo bruciato vicino al medesimo, in maniera che detto cadavere resta, per quello si conosce denudato dal foco, et il medesimo hà la testa, corpo, e braccia, emano, agranchite, et aranciate verso la testa, le dite delle medesime simili, emezze arse le sue cosce, membro virile le gambe e la carne di esse brugiate, li piedi inceneriti, che di mio ordine fatto voltare, e rivoltare per tutte le parti del corpo di esso cadavere non si trova ferita veruna, bensì  la cerne per tutta la vita abrusticata, et agrinsita, ed annegrita, e nel fianco, o lato sinistro crepato, et hà fori un pezzo di budello, che il Signor Virgilio Chirurgo dice secondo la sua peritia, arte e coscienza, che tutte dette cose siano state causate dal foco, e di fresco, per l’attratione ch’ha fatto il medesimo l’ha in detta parte cepato e fatto uscire fori dello budello, e per causa di detto foco sia deto cadavere morto, il nome del quale non ponno li testimoni sudetti individuare per essere la faccia di esso cadavere bruciata, e rasa di forme. Item trovo un altro cadavere nel sudetto luogo e sito disteso in terra con la faccia verso il celo, di giusta statura con la testa voltata verso il Portone dell’Acqua Puzza, e resta distante dall’altro soprascritto cadavere, due palmi in circa, con vestimenti bruciati et rasi, la carne della sua faccia, e testa bruciata, et anegrita, le braccia, e mano aroncinate, verso il corpo, le dita similmente aranciate, il corpo denudato tutto, eper quello si vede li vestimenti bruciati la carne di esso arrossita et aggrinzata con il suo membro virile, le coscie, la carne delle quali meza bruciata, e laltra arrossita le gambe, quella sinistra incenerita a fatto, e la destra piegata, et in arcata verso il corpo, e voltate verso il mare la detta estremità, il quale cadavere fattolo voltare, e rivoltare in tutte le parti del corpo non si trova ferita veruna, solo nella parte, ò lato sinistro sotto le coste, crepato, et un budello, o sia parte diesso fori del corpo, quali cose appariscono essere state fatte di fresco e secondo si vede oculatamente, e dice il sudetto Signor Ceccarelli Chirurgo siano tutte dette cose causate dal foco, il quale attraendo, ò per dir meglio habbi atratto le fibre e muscoli del corpo habbi poi crepato in detta parte, e dato fori parte d’un budello, e che per detto foco il sudetto cadavere sia morto, il qual cadavere per havere la faccia bruciata si rende diforme, e li sudetti testimoni dicono non potere individuare il nome, e riconoscerlo. Item vedo, e trovo un cadavere d’homo di mediocre statura con la faccia verso il celo di tergo in terra, parte della vita, e la testa apogiata ad un altro cadavere cio è ad una coscia dell’infrascritto cadavere, la qual testa è senza carne, essendovi restato l’ossa del cranio, e della faccia nirite, e la carne essere consumata dal foco, come ocularmente dalle ceneri apparisce, le vestimenta parimenti incenerite, restando la carne di tutto il corpo, e la carne arrossita senza mano, avendoci arse e inanerite, membro e testicoli anegriti e parte staccati, le coscie, e gambe inarcate verso il celo voltate verso la marina li piedi senza dita, e dalle ceneri appare essere state brugiate, e per detto cadavere resta in tutto denudato. Io ho fatto quello voltare e rivoltare in tutte le parti del corpo, trovo nel lato sinistro sotto le coste parte dell’intestini o budelle fori, la qual apertura e travasione di detti interiori il sudetto Signor Chirurgo secondo la sua peritia, scienza e coscienza dice essere stato causato dal foco, il quale non solo, et hà arrossita la carne tutta del corpo di detto cadavere, ma anche attratta e ritirata la medesima per cui ha causato detta apertura e travasione d’intestini, e per chi è restata la carne faccia e testa incenerita li sudetti et infrascritti Testimoni dicono non poterlo riconoscere et individuare il nome di detto cadavere…
                                                                                                     Alessandro Lusana



[1] R.A.C., Misc. 444/634.

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