Friday, May 6, 2016


Una muraglia sconosciuta[1]
La strada menzionata nel documento, certamente oggi assai agevolmente percorribile rispetto ai tempi trascorsi e parimenti utile allo svolgimento del traffico, è una modica ma rilevante deviazione dalla Via Appia, egualmente importante, anche perché precedente alla precitata, quantunque assai meno nota; siamo certamente usi trascorrere nell’accezione fisica e motoria del lemma, strade di cui non conosciamo quasi nulla, le fonti sono assai limitate sull’assetto stradario del basso Lazio, ma la rilevanza di questa deviazione acquisisce rilevanza riguardo alla fruizione per la sua facile transumanza quando, in passato, l’Appia era impraticabile; il sintomo manifesto di questa indispensabile praticità stradale è data proprio dal documento stesso, che ingiunge il ripristino di una muraglia che salvaguardi la strada stessa, da cui la rilevante presenza della medesima strada che resta un dato di notevole interesse pratico, per cui operare al ripristino era un motivo certamente fondante.
Io sottoscritto per la pura verità ricercato faccio veridica fede mediante il mio giuramento come avendo io esercitata la Carica di Capo Priore di questa Città Ducale di Sermoneta mia Patria per sino a tutto li 14 del corrente Agosto, ed in questo frattempo essendo da Sua Eccellenza il Signor Principe Don Emilio Altieri, e dal Architetto del Tribunale delle Strade  di Roma stato ordinato da questa comunità dovesse far fabbricare un muro per difesa della Strada Romana nel luogo ove il torrente, denominato il Fossato, aveva rotto l’argine, e danneggiata la medesima fu pertanto fatta passare per Consiglio una tale resolutione, e dal medesimo approvata, e per metter mano all’opera con maggior sollecitudine, fu fatto notificare alli muratori, che qui erano, che chi volesse attendere al tal lavoro avesse data la sua offerta in scritto, e sarebbe stato deliberato al migliore, e minore offerente, e difatto avute nel stabilito termine cinque offerte sigillate, queste in presenza di me Capo Priore, e degl’altri Priori, che compongono il Magistrato, come anco del Governatore, dal Segretario della detta Comunità aperte, in presenza altresì di tutti gl’offerenti, e ritrovata esser la migliore, e minore quella di Mastro Giuseppe Varesini fu al medesimo rilasciato il lavoro, e portatovi poscia di persona sul luogo gli segnai le lunghezza, l’altezza, e sito dove dovea fabbricarsi detto muro, il quale ad altro non dovea servire se non se l’acqua non corrodesse l’Argine, che dovea farsi dietro detto muro, e detto Argine dovea venir fatto nell’atto, che si sarebbe ripulito il letto di detto Torrente, giacché la materia, che sarebbesi levata nel fondo del medesimo dovea servire per arginare, gli fu fatta mettere in opera l’arena del medesimo Torrente, perché si è veduto coll’esperienza particolarmente nel lavoro ultimamente fatto del nuovo Ponte sopra lo stesso Torrente che detta arena per essere frigida, è ottima in particolare nell’estate, che mantiene fresco il lavoro, e non si brugia, come con la pozzolana ordinaria, anzi di più depongo, che doppo terminato il muro che fula sera dei sette del corrente Agosto per maggior cautela, dalla parte più esposta al sole lo feci coprire di terra, che veniva ad essere quella parte appunto, che doveva essere arginata, anzi nel mentre si lavorava mi sono portato più volte di persona a vedere il lavoro fusse ben fatto, ed il dì 10 del corrente Agosto mi portai a riconoscerlo e farlo misurare, fu misurato, ed in sequela di ciò gli fu fatto spedire l’ordine per il pagamento diretto a questo publico Depositario della Communità sottoscritto si da me come Capo, che dalli altri Priori e Segretario, essendo poi terminato il mio Officio, ed entrato il di 15 corrente Agosto il Magistrato nuovamente eletto, era incombenza di questo seguitare il lavoro, e far fare l’Argine dietro al detto nuovo muro assodato, che fusse, ma il dì 17 detto sul doppo pranzo per un caso fortuito, e inopinato d’una Pioggia che niuno qui si ricorda la simile, portò il detto Torrente, una piena così sterminata, che non si è mai veduta ai tempi, con portare alberi intieri, e persino una vaccina, talmente che il muro di fresco lavorato, benché fusse senz’Argine, doppo di aver resistito, non solo fintanto, che l’acqua lo saperò, ma altresì all’urto continuo delli detti Alberi, dovette finalmente cedere, e ne restò una porzione rovesciata. Mi portai giorni dopo  di persona nella faccia del luogo per vedere, ed esaminare oculatamente la rottura, e riconobbi ad evidenza per quella poca perizia, che ho delle matematiche, che tal rovesciamento era seguito per il gonfiamento dell’acqua, perché la luce del Ponte della Strada Romana non è sufficiente ad ingoiare un tal Torrente, talmente che se il muro era arginato averebbe dovuto soccombere il medesimo si per la violenza dell’acqua come per la percossa degli Alberi, che portava di fronte al Ponte il quale non avendo, che 20 palmi di larghezza, e 6 di raggio, o altezza non era sufficiente a ricevere una piena di 7 palmi di altezza, vale a dire più della luce, e 65 di larghezza, che tale era nella Porta della Clausura dei Padri Cappuccini, dove ha lasciato il segno visibile alla medesima poco lontana da detto Ponte. Li Periti dell’arte danno tre mesi di tempo acciò un muro sia assodato, e molto più ancora a quelli lavorati con arena frigida come questo, ciò non ostante è incontrovertibile, che il muro, abbenché fresco, avrebbe resistito se fusse stato arginato, come ànno resistito due pezzi restanti in piedi, uno de quali di 93 palmi di lunghezza all’imboccatura del Ponte, ove l’acqua faceva il maggior sforzo, perché vi era dietro l’Argine vecchio ben grosso, e ben assodato, e l’altro pezzo in faccia a detta Porta de Padri Cappuccini parimenti appoggiato all’Argine vecchio, ciò fa vedere, che detto muro era stato lavorato con buona materia, e ad uso di arte, come chicchessia puole occasionalmente riconoscere dalli sudetti pezzi restati, e questo è quanto posso attestare per la verità, e in fatto proprio in causa di scienza in fede Sermoneta questo di 31 Agosto 1773. Giacomo Razza mano propria.
Alessandro Lusana



[1] R.A.C., Misc. 449/174

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