Friday, May 6, 2016


Fiat voluntas paludis
La vita cappuccina di Sermoneta certamente no fu agevole, tanto meno per la vicinanza mefitica con la palude, mancava però ancora un referente documentario che permettesse di identificare l’uscita dello stesso ordine dal convento risalente al 1585[1], e voluto da Giovan Battista Gallo; la scelta fu certamente condizionata dalla presenza di una chiesa, quella di Santa Maria della Vittoria, di cui rimane qualche frammento strutturale, e forse dall’assetto stradario sermonetano che agevolava la frequentazione congiungendo sia la pianura che, ancorché palustre, era abitata, e la discesa della collina; ma l’ubicazione era alquanto infelice e impervia per una lunga permanenza; la palude avrebbe operato con indefessa alacrità e assai subdolamente, quindi il trasferimento dei frati avrebbe avuto luogo certamente, ma si deve anche considerare che per alcuni periodi lo stesso ordine cappuccino cercò tenacemente di reinsediarsi, ma sempre con esito fallimentare, fin quando però poi nel 1740 fu deciso che i Padri Cappuccini si servissero della chiesa di Santa Maria dei Monti, oggi inagibile, per le sole celebrazioni liturgiche.
Copia. Lettera, nella quale si vedi l’anno, et il motivo per cui partirono li Padri Cappuccini da Sermoneta.
La risoluzione della partenza dei Padri Cappuccini da costesto Convento, è seguita d’ordine della Congragazione deputata da Nostro Signore sopra la riforma de Regolari, ma mossa principalmente dalle informazioni, e per opera de medesimi Padri, che hanno riferito, cotesto Convento in luogo di cattiva aria, e che ogni anno vi si ammalano, e così tra quattro o cinque Conventi, che detta Congregazione ha levati a detti Padri v’è stato compreso anche cotesto di Sermoneta. Io non lascio d’adoprarmi perché segua il loro ritorno, ma non vi ho speranza, stare che essi hanno mostrato avversione di starci, faccio bensì diligenze, che le robbe della Chiesa restino alla medesima con rappresentare, che noi, e cotesti cittadini li avemo dati alla detta Chiesa acciò servano per lo culto di essa in accriscimento della devozione dei Cittadini, e non li havemo donati ai Padri, che le trasportino altrove, e così non sono fuori di speranza, che restino, o si faccino ritornare quelle, che sono state trasportate fuori, poiché serviranno per altra Religione, che venga ad abitare il Convento, e servire la Chiesa. Questo è quanto posso rispondere alla Lettera, che mi avete scritta in questo proposito, e Nostro Signore vi guardi. Roma 19 Maggio 1652.
Il duca di Sermoneta. Arciprete, e Canonici di Sermoenta. All’Arciprete, e Canonici di Sermoenta, che Dio guardi Sermoneta.

 
                                                  Transire ad proximam ecclesiam[2]
Essendo che all’Illustrissimo et Eccellentissimo Monsignor Don gaetano Francesco Caetani, Duca di Sermoneta et sua Eccellentissima Casa spetti, et appartenergli il Giuspatronato la chiesa in vocabolo la Madonna Santissima de Monti coll’abitazione che si trova esistente fuori della sua terra di Sermoneta, e che li Reverendi Padri Cappuccini abbiano, e ritenghino si poco distante un loro Convento, ove continuamente risiedano e che parte dei detti Padri Cappuccini, e il Reverendissimo Padre Provinciale sia stato supplicato di Eccellentissimo Duca, se si fosse voluto compiacere concedergli ospitio. L’uso di detta chiesa di Santa Maria de Monti con la sua abitatione senza pregiudizio  del sudetto Giuspatronato e totale pertinenza di detta chiesa, et abitazione e che detto Eccellentissimo Signore se ne sia compiaciuto nell’infrascritti modi, patti, condizioni e riserve, e non altrimenti. Quindi è, che personalmente costituito il signor Priore specialmente. Costituito da Eccellentissimo signor Duca come da chirografo fatto che egli da a me infrascritto notaro, e concede alli Padri detti Cappuccini, che al presente risiedono, e risiederanno nel detto Convento non molto lontano dalla chiesa il solo mero uso di detta chiesa di Santa Maria et abitazione ammessa, loro mero ospizio e non altrimenti, espressamente, di chi osando, e come convenendo che a tal uso, et ospizio, che si concede non sia acquistato, ne si acquisti alli detti Padri Cappuccini.
Alessandro Lusana



[1] A.Lusana, Terre lontane, Sermoneta 2005, p.34.
[2] Roma, Archivio Provinciale Padri Cappuccini, M.S.S., I, 95.

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