Friday, May 6, 2016



 
Sii laudato Altissimo Signore…
La voce francescana in Sermoneta, come sui Monti Lepini, in effetti si è sempre levata con tacito fragore ben scandito nella sua presenza distribuita e varia, oltre il Convento francescano, prossimo all’attuale cimitero la chiesa e convento di duale origine sia allogante che architettonica, Francesco da Volterra e il Cortesilla, ai piedi della collina sermonetana, dei Cappuccini; le diverse decorazioni che attestano il culto francescano diffuso in Sermoneta con la relativa spirituale semplicità e modestia di mezzi credo che si adeguassero organicamente alla modestia economica di un paese fondante sulla pastorizia e l’artigianato come sul commercio assai modico; ma certamente mancava la presenza francescana laica ovvero secolare dei terziari; una vicenda che certamente sollecita interesse e curiosità ma che ancora resta quasi totalmente ignota, la documentazione, sempre ammesso che sia stata prodotta, non sussiste, almeno fino ad ora, comunque quella del francescanesimo secolare nel Convento di San Nicola, può agevolmente essere interpretata come una rimembranza di trascorsi francescani inerenti alla chiesa stessa che in effetti accolse già l’ordine durante il XIV secolo, prima dell’attuale Convento, quindi un ritorno alla originaria sede che con altra forma e regola vide la continuità dell’assisiate. Ma oltre la conventualità meramente sermonetana una modica documentazione ripristina anche qualche raccolto contesto cisternese, ossia nell’attuale Cisterna di Latina, dove un altro convento francescano emerge, almeno dalla visita dell’indefesso Ludovico da Modena, con il suo fragore decorativo, dalla cui esecuzione emerge anche il nome di Tullio Siciolante, figlio del ben più noto Girolamo; la questione riserva ancora qualche dubbio; forse Tullio era ancora troppo giovane per compiere una commissione, infatti leggendo attentamente il testo si evince agevolmente che Per Tullius Siciolantes anno Domini…Beatissima Virginis pinxit, et postea adornato…, quindi data la morte prematura di Tullio, che anticipò quella del padre avvenuta nel 1575, si comprende che la Sacra conversazione, descritta nel testo del francescano, si riferisca ad una dedica al figlio scomparso; inoltre resterebbe incomprensibile un secondo dato, ossia fu il Santo del sopradetto Tullio detto Gerolamo Siciolante, assai anomalo che Girolamo abbia poi assunto lo pseudonimo di Tullio, secondo quanto affermato, mentre resterebbe meglio comprensibile un’altra un’ipotesi, che l’opera firmata da Girolamo Siciolante, sia, come già accennato, una tela dedicata al figlio, e che quindi il frate abbia  troppo facilmente confuso la firma dell’autore, quindi Girolamo Siciolante, con il nome del figlio a cui era dedicata l’opera, infatti quel Per, come complemento di favore, esposto nella fase incipitale della descrizione, ed il seguito: egli medesimo(Girolamo) aspirando all’eternità lasciò nella detta Tribuna registrato…ma forse l’eternità a cui Girolamo anelava non era sua ma del figlio Tullio, quindi si potrebbe chiarire il Per, citato e l’aspirazione alla vita eterna, da cui la facile assimilazione del concetto che Girolamo abbia dipinto la pala per invocare la salvezza eterna del figlio Tullio, che certamente il nostro fra Ludovico ha confuso con l’autore della medesima pala.    
5 Settembre 1626
Istitutione della Congregazione de Tertiarii fatta da Padre Antonio Bisiautti Guardiano del Convento di San Nicola di Sermoneta de Minori Conventuali nella Cappella sotto l’invocatione della Santissima Concezione esistente nella Chiesa di detto Convento, in vigore della lettera del Padre Generale di detti Padri Conventuali. In Nome di Dio Amen Anno Mille Seicentesimo ventesimo sesto Indizione nona giorno quinto di Settembre Pontificato in Santissimo Cristo Padre, e Signore Nostro Signore Urbano Divina Provvidenza Papa Ottavo Anno suo quarto. In mia presenza personalmente costituiti Frate Antonio di Pilasicio di Sezze a favore del Guardiano del Venerabile Convento di San Nicola dentro Sermoneta che in forza delle lettere del Reverendissimo Frate Felice dei Minori Conventuali Generali, le quali portate per essere allegate nel presente strumento dopo che fu riportato il tenore che con se riportava degli infrascritti come da tergo. Al Reverendo Padre Guardiano de Minori Conventuali Sermoneta=San Nicola=Loco Sigilli=Intus vero Reverendo Padre= Mi contento possiate istituire in cotesta vostra Chiesa la Congregazione de Terziarii, quali procurino far beneficio alla detta Chiesa in quello miglior modo, che potranno. Pregate il Signore per me et Dio vi assista sempre. Roma 18 Luglio 1626. Di Vostro Padre Fratello nel Signore=Fra Felice Generale= di questo stesso le lettere apparendo spontaneante istituì la Congregazione dei Terziari di Sermoneta nella Cappella sotto l’invocazione della Santissima Concezione nel detto Convento di San Nicola esistente e quella del Signore Baldassarre Borniglioro, Pietro Milizia, Nicola Saporosio, Giovanni Battista Crispo, e Giovanni Battista Milanesi di queste stesso Convento dei Frati Terziari presenti e portatori inchinati e tanto per loro, quanto altri terziari assenti una con me legittimamente ricevendo benedicendo concesse per il bene, e secondo la regola della Congregazione costituì per questa tanto di questa stessa Congregazione il Priore ed al Priore sopraddetto il Signor Baldassarre Borniglione presente con la facoltà necessaria e oltre ed opportuna  per la sopraddetta Congregazione per lo stesso e dall’ordine come sopra in detta Cappella istituita promise di mantenere e difendere con la Giusta Bolla dei Sommi Pontefici da chiunque e per contrario gli stessi al Signor Terziario detto venerabile Frate Guardiano presente promisero detta Cappella secondo il costume del buoni terziari e fedeli in Cristo tenere benevolmente secondo la detta Congregazione, e tenere. Ogni mandato e ordine per il tempo del Guardiano devono apparire, ed ogni altra cosa fare per il decoro della Cappella ad ogni cosa necessaria provvedere e in questa per quanto sia concesso dal testo recitare la Messa, per cui sia così che sia nelle mani del dello stesso venerabile Frate Guardiano giurarono  toccando questo Atto nel detto Convento di San Nicola, presenti Antonio Borio di Sermoneta, e Roccho Marchionno di Sezze abitante in Sermoneta testimoni ad ogni predetta vicenda. Io Giovanni Felice Tabarro di Sermoneta di Terracina diocesi pubblico di Dio grazia per Imperiale autorità Notaio del predetto rogato presente istrumento ho scritto e infrascritti e pubblicai il requisito e la fede che io faccio Notaio sopradetto quale Signore Galeazzo di Sermoneta è uno dai Terziari assenti, e da questa stessa Congregazione dei Terziari nel sopraddetto nello strumento espressa.
5 Settembre 1626: verba Francisci
Istitutione della Congregazione de Tertiarii fatta da Padre Antonio Bisiautti Guardiano del Convento di San Nicola di Sermoneta de Minori Conventuali nella Cappella sotto l’invocatione della Santissima Concezione esistente nella Chiesa di detto Convento, in vigore della lettera del Padre Generale di detti Padri Conventuali. In Dei Nomine Amen. Anno Domini Millesimo seicentesimo vigesimo sexto Indictione nona die vero quinta Septembris Pontificatus autem Santissimi in Cristo patris, et Domini Nostri Domini Urbani divina Providentia Pape Octavi, Anno ejus quarto. In mei personaliter constitutus Frater Antonius de Pilasiucius de Setia, ad propter Guardianus Venerabili Conventus Sancti Nicolai intus Sermoneta existens, qui in vim litterarum Reverendissimi Fratris Felicis Minorum Conventualium Generalis, quas mihi traditas ad effectum inserendi in presenti Instrumento postea secum reportavit tenoris infrascripti videlicet a tergo. Al Reverendo Padre Guardiano de Minori Conventuali Sermoneta=San Nicola=Loco+Sigilli=Intus vero Reverendo Padre= Mi contento possiate istituire i cotesta vostra Chiesa la Congregazione de Tertiarii, quali procurino far beneficio alla detta Chiesa in quello miglior modo, che potranno. Pregate il Signore per me et Dio vi assista sempre. Roma 18 Luglio 1626. Di Vostro Padre Fratello nel Signore=Fra Felice Generale=eiusdemque litteras parendo sponte omnibus instituit Congregationem Tertiarorum Sermonete in Cappella sub invocatione Santissime Conceptionis in dicto Conventu Sancti Nicolai existens, illamque Domini Baldassari Borniglioro, Petro Militie, Nicolao Saporosio, Johanne Baptista Crispo, et Johanne Baptista Milanensi ejusdem Conventus Fratribus Tertiaris presentibus et geribus flexis instantibus ac tam pro se, quam aliis tertiaris absens, una mecum legittime recipiens benedicens concessit et ad effectum bene formate, ac regulate Congregationis constituit pro hac vice tantum ejusdem Congregationis Priorem, et in Priorem supradictum Dominem Baldassarrem Borniglionem presentem cum facultatibus de super necessarii, et opportunis et in super supra dicta Congregatione per ipsum, et de ordine ut supra in dicta Cappella instituta mantenere ac Juxta Bullas Summorum Pontificum ab omni Persona difendere promisit et e converso iidem Domini Tertiari dicto venerabili Fratri Guardiano presenti promiserunt dicta Cappella more bonorum Tertiarum, et fideluim in Cristo bene uti, in dicta Congregatione sese bene versari, mandatisque, et ordinationibus, mandatisque et ordinationibus omnium pro tempore Guardianorum parere, omnique alia facere que decent et presentia dictam Cappellam sumptibus ipsorum de omnibus necessarii providere et in ea quolibet testo recitari facere Missam, quoniam sic atque sic in manibus ejusdem venerabilis Fratris Guardiani Juraverunt tactis super quibus. Actus in dicto Conventu Sancti Nicolai, presentibus Antonio Borio de Sermoneta, et Roccho Marchionno de Setia Incola Sermoneta testibus ad predicta omnia. Ego Johannes Felix Tabarrus de Sermoneta Terracina diocesis publicus Dei gratia Imperiali auctoritate Notarius de predictis rogatus presens instrumentum scrissi infrascripsi, ac pubblicavi requisitus ac fidem facio ego. Notarius sopradictus qualiter Dominus Galeazzius de Sermoneta est unus de Tertiarii absentibus, et de eadem Congregatione Tertianorum in supradicto in strumento espressa.
Un’eco riformata: il convento di Santo Antonio Abate[1]
Cisterna antico sito e comodo luogo della vasta campagna romana di Roma situato lungi dalla città  che nel modo tutto è capitale 26 miglia secondo Alveri, e secondo Abramo Ortelio 36 incirca: sotto il dominio dell’Eccellentissima Casa Gaetana, e della medesima Eccellentissima per la maggior parte, come diremo appresso siede in una bellissima pianura di un territorio assai amplo, e a maggior segno abbondante trhaendosene tutto ciò che all’humano sostentamento è necessario non solo, mentre di ricche e delitiose cacciagioni mirabilmente abbondanti mercé l’immensità delle selve, che à bella posta quei magnanimi principi con gelosia, e generosità vi conservano; al che parte dal ciel medesimo destinato, mentre anche nei trapassati secoli i precedenti Imperatori, et altri gran personaggi di quel sublime impero abbandonati e riservate caccie vi avevano; così aggiunto per antiche tradittioni a severi vecchi affermano, dicendo che Tiberio, e Marco Agrippa vi avessero ciaschedun di loro nobilissime e delitiose caccie, in prova di che adducono essere a due gran tenute restarci di quegli antichi padroni i nomi, dicendosi ancora oggi a quella di Tiberio, la Tiberia e con nome corretto. Quale un miglio in circa della terra distante e dicono che  di lui palazzo fosse in quel medesimo sito ove oggi la vigna del Principe si vede. L’altra che fu di Marco Agrippa, con nome Agrippara, e volgarmente Grippara viene chiamata: anzi la porta medesima per dove si va a Sermoneta, Sezze, Napoli per via chiamata Agrippara, ò porta Grippara, a cagione dicono l’intendenti del luogo, che vi era del  sopraddetto Marco Agrippa il Palazzo. Dicono, e non s’habbiamo citato di sopra che questa terra fosse edificata da uno della sopradetta Eccellentissima Casa Gaetana, quali conviso il sito da diversi possessori della città di Sezze, va quali il principal venditore fu dell’antica e nobile Casa Ormesini, e ben vero che il posto con qualche abitazione si sa esservi stati già più di sedici secoli passati. Questo è il famosissimo luogo detto anticamente Tre Taberne: ci cui parla il Santo Apostolo Paolo, che negli Atti Apostolici a lìultimo capitolo, ove dice “enimus Romam et inde cum audissent fratres occurrerunt nobis usque ad Appi Forum ac tre Tabernas” che ciò s’intenda in questo luogo, hoggi detto Cisterna, e del quale non qui parliamo si tiene da quegli abitanti per infallibile avendo egli, per prova di questo un’antichissima, e stabile tradizione sia di presente in piedi il carcere in cui fu il Santo Apostolo rinchiuso per il tempo che ivi si trattenne serve anche oggi per carcere; diversi scrittori dell’antichità il medesimo affermano, tra quali Abramo Orchio così ne parla=Tres Tabernae circa romani, non longe ab Urbe Via Appia; Cicerone teste; Inter Romam, et Appi Forum e Cisternam vacari ait Baronices in Annalibus qui vicus; habet celsu cittadines et in medio Vie Appie 36 miliumpassus ab Urbe. Onofrio in Cronico Pontificium, vacat Tres Tabernas apud Nimpham” che si ha che detto luogo sia molto antico mentre in tempo che ripassò San Paolo, che fu l’anno di nostra salute 50, nel quale anno in Roma entro a 6 di Luglio, come si ha dal Platina nella Cronologia ecclesiastica vi erano habitationi anche per passeggeri, vi dimorano genti per riceverli. Se il Foro di Appio era, come dice il citato Onofrio, apud Nimpham; acuto è che era  ivi vicino e in tal caso saria d’uopo dire che vi fossero molte e comode habitationi per ricevervi la moltitudine che à debiti tempi vi concorreva=Ma essendo varie le opinioni circa il luogo ove veramente fosse al foro di Appio, volendo ascrive il Biondo, et altri che fosse vicino à Piperno, in quel medesimo sito, ove oggi è il gran monastero, et insigne Abbadia detta Fossa Nova, in cui il gran Tommaso d’Acquino trovandosi di passaggio lasciò la spoglia mortale, e salì all’Empiro; lasciò che in questo ognun creda quello che pareva più verosimile. Questa terra, che su la tanto celebre decantata Via Appia si vede fondata, di cui per molte miglia se n’ammirano grandi Vestigia, viene composta di 350 fuochi in circa all’uso moderno con bellissima simmetria disposta, sono in detta terra tre chiese, cioè la matrice con l’Arcipèrete, 4 canonici, tre beneficiati, e alcuni cappellani. L’altra è della congregazione dei Buoni Fratelli, di cui l’Eccellentissimo Signor Duca di Sermoneta, e Marchese di Cisterna e primo ufficiale. La terza è l’Hospedale dei poveri  con stanze assai belle e comode, dove si da ai sacerdoti  Peregrini ricovero, et è ricca di buone entrate. Non vi sono fontane, ma non per questo pensiamo li abitanti di acqua, essendovi molti pozzi perfettissime acque. Gode nel suo distretto il tanto famoso lago di fogliano, abbondantissimo di Casali; et per il pesce, che dal mare artificiosamente allettati, vi entrano=Nella via Appia di cui ne gode questo territorio 25 miglia in circa si vedono ancora alcuni torrioncini, che si suppone che servisse in quei tempi di termini per distinguere le miglia, uno dei quali vien hoggi tre ponti, per essere ivi un bellissimo e ben inteso  ponte longo uno stadio meno un quinto, con tre famossimi archi, lavorati di pietre ben riquadrati, e grosse, e senza calce ivi allocate; nelle quali pietre sono molte lettere antiche, e geroglifici. Due miglia di questa terra distante vicino alla detta strada Appia vedesi un profondo e spaventevole pozzo largo 200 passi di circonferenza, e chiamasi comunemente  casa affondata, ma corrottamente: Casa fondata; di cui ciò che sono per raccontare, si narra=era ivi raccontano per tradizione i più vecchi abitanti, un’insigne osteria, di cui l’oste era tanto perverso che faceva mangiare carne humana, togliendo a diversi passeggeri la vita, aveva due figli uno maschio detto Annibale, et una fimina detta Eufemia, giunte che furono le iniquità  all’eccessivo grado, volle il sommo Giudice, alla misura degl’errori, darli castigo, e salvare insieme due figli innocenti, quindi mandato, come  si vede esecutor dei suoi decreti un Angelo, vollero risorsero li due giovinetti accusati, ingiungendoli come  d’appunto fece alla famiglia di Lot, non si fermassero, ne si voltassero indi se non volivano in quel medesimo luogo disobbedivano restare esserci non seppero quei curiosi innocenti la curiosità superare: doppoché Annibale si fece da mezzo miglio incirca allontanato, voltandosi indietro in qual luogo, vedesi anche al presente una diruta muraglia detta da paesani Sant’Anibale=Eufemia girò più avanti da 100 passi incirca ma non tanto che bastasse: onde anch’ella voltatasi per vedere il successo, nel luogo medesimo rese lo spirito in memoria di che anch’ivi di detto divorato muro chiamavano comunemente Santa Eufemia=Intanto che quegli poveretti si allontanavano, eseguì la divina giustizia il delegato onde al sotto la casa, e con tutto il contenuto della terra ingoiata restò per memoria del facto il sopradetto lago spaventevole et horrido a vedersi. In questo territorio e probabilmente vicino alla terra dicono alcuni succedessero quei mirabili e prodigiosi fatti, al Nostro Santo Padre accaduti mentre la divina parola proponeva, come si ha delle croniche del Santo Padre Marco da…, ultimamente ristampate da Santo Padre Leonardo di Napoli libro 2º capitolo numero 127, e 129: cioè che volendo egli a quel numeroso popolo predicare non essendosi luogo sollevato, per esseri tutta pianura ad una quercia antica quercia a rembarsi ma veduto essere di formiche ripieno che immantinente  d’indi si sparissero l’intimò rigoroso  precetto, qualora sentito il suo vedere, a trovarsi in altra parte ricovero tute si incamminarono, passando per l’apertura factali dal popolo per ordine del santo ne mai più ivi si videro. L’altro si è che, nella medesima predica rappresentando à popoli delle loro colpe la bruttezza. Una donna dal demonio tentata, con un pastore campanaccio, impedita  che sentisse l’udienza  della Divina parola e con il medesimo Iddio inspirato. Portare la satanassa che ell’è suo libro; e ad un tratto, prendendola, per li capelli la sollevò de altezza in aria ne mai fu più veduta. Altri però vogliono, non avvenissero meraviglie si grandi nella terra, a loco di Cisterna in campagna, di cui parliamo, ma in Cisterna in Umbria vicina al borgo San Sepolcro. Vicino a questa doviziosa terra, consiste la sua mercantia in animali, cera, e da ivi cento passi in circa fa da un tale Bonifacio primario all’hora dell’Eccellentissima Casa Gaetana a tutte sue spese eretto a somma gloria del supremo monarca sotto l’invocation di Santo Antonio Abbate, il devoto e venerabile convento, che hoggi si mantiene,e concesso per abitazione, con actività Apostolica, a Padri osservanti l’anno 1572 regnando nel Vaticano Gregorio 13, il grande; la cui bolla, dice il Gonzaga, al presso detti Padri si conserva. Hoggi però non si trova a benché diligente inquisitione se ne sia fatta Cinquantacinquenni doppo passò da gl’osservanti a Riformati di questa nostra Provincia Romana; a distanza dell’Eccellentissimo signor Duca Gaetani, regnando Urbano 8, l’anno 1628, per ordine del medesimo Pontefice dato a Monsignor Tagnari: allora della Santa Congregatione, sopra lo stato de Regolari; come consta dalla lettera precettoria di detto Monsignor scritta al Padre Generale Benigno di Genova che è come segue. Di fuori=Al Reverendissimo in Cristo Padre. La Santità di Nostro Signore ha ordinato che li conventi di Santo Antonio di Cisterna e di San Francesco di Sermoneta, si diano alli frati Riformati. Il ché significa a Voi Padre Reverendissimo per commissione della Santità sua affinché non manchi di dare gli ordini opportuni a chi bisogna, perché sia eseguita puntualmente la volontà di sua Beatitudine, facendo che li frati, che la presente sono di stanza nei medesimi due conventi sieno distribuiti in altri della famiglia. Conché alle sue(…)affettuosissimi mi raccomando. Di essa lì 30 giugno 1628: Venerabile Padre Reverendissimo=Servitore affettuosissimo Padre Fagnano. L’originale di questo ordine si conserva con la dovuta diligenza in questo Archivio Provinciale. Era in questi tempi Procuratore per l’osservanza, e Riforma il Padre Reverendo Angelo da Carpineto Dicreti custodiali  per la Riforma erano li Padri Bartolomeo di Santo Vito, Silverio di Poggio Fidone, e Vitale di Roma et era il loro 3º anno. Era di questo convento, quando passò alla Riforma, competente comodo: con due dormitori, ma l’industria di diversi Guardiani Riformati, in forma assai migliore e ridotto, in cui sono stanze abitabili in numero di 16, oltre tutte le officine necessarie.=Vi si mantengono di quotidiana mendicatione 12 frati, e quando questa  non arriva supplisce Eccellentissima Casa provedendo con bon ducale carità di ogni bisogno. La libraria e la medesima stanza del Guardiano abitata perciò non esservi comodità migliore, in cui sono alcuni pochi libri sino al numero di 184. Il coro, che non è, all’uso d’altri conventi, dietro l’altare maggiore, ma in cornu evangeli al piano del dormitorio per maggiore  comodità de Religiosi trovasi di libri…in li appartamenti ben proveduto. In sagristia, in cui fa nuovamente  fatto il bancone, di bella noce, à lavoro e ben inteso, da un nostro laico detto fra Pietro da Norma, essendoci Guardiano il Padre Alessio di Sermoneta; oltre una competente precisione di supelletili sacre, in cui sono anche dei quadi in tela in tela di competente bontà, da mano a noi incognita dati alla luce; uno dei quali rappresentano i Santi Diego e Pasquale genuflessi in atto di orare, e supplicare la pietosissima Vergine, quale con lo stensorio in mano, da una risplendente nocciola si affaccia. L’altro la pregata Santissima Vergine del Suffragio si addita in atto di(…)suo figlio l’anima preganti dipinte sotto una nuvola da cui pietosamente si affaccia, e con occhi benigno le riguarda. In chiesa che è assai bella, e da Architettura ben intesa, sono 7 altari numerandovi il maggiore, al Santo Abbate Antonio dedicato di cui vi è l’immagine dipinta in pietra, che lo rappresenta insieme con il Padre fondatore de Domini Paulo Sancto in piedi fissati ambidue in rimirare la Vergine Sacrosanta dipinta nella parte superiore con il Bambino in braccio. Dai lati di detta Vergine sono alcuni Angeli, che riverenti l’adorano: e da i lati de prefati santi Antonio Abbate e Paolo eremita si riveriscono graziosissimi  santi Francesco d’Assisi, e Antonio il Padovano ambedue genuflessi in atto di supplicanti=opera del famoso Tullio Siciolante di Sermoneta, quale a perpetua memoria il suo nome vi scrisse. Per Tullius Siciolantes anno Domini…Beatissima Virginis pinxit, et postea adornato, essendo le cornici di marmo fino, e le colonne di breccia di frassino. Ammiransi nei vani di questo Altare, e Tribuna molti, e diversi quadri rappresentanti misteriosi fatti nelle Scritture Sacre descritte, et anche alcuni prodigi de sopradetti dui Santi Antonio Abbate, e Pavolo eremita in pietra, o in muro dipinti, secondo veniva al famoso pittore in acconcio e fu il Santo del sopradetto Tullio detto Gerolamo Siciolante, egli medesimo aspirando all’eternità lasciò nella detta Tribuna registrato, et hoggi così da curiosi si legge in faccia alla fenestra del coro. Hieronimus Siciolantes ex Sermoneta fecit 1571. Dalla parte del Vangelo del detto Altar Maggiore, vi è la prima cappella al serafico Padre Nostro consacrata, di cui vi è la divinitissima immagine in un quadro in tela ove viene da incognita mano nello surprendissimo atto di ricevere le sacre stimmate rappresentato con uno de suoi compagni, che sedendo quasi spaventato si mostra, e fa con la mano in aria, un assai riguardevole gesto; et è la detta mano si ben fatta da celebri pittori è stimata di molto. La cappella con finissimi stucchi è lavorata, cui più sublime parte vedesi in muro l’eterno Padre dipinto in atto di sostenere con la sinistra il mondo, e con la destra salvevoli benedizioni diffondere=Dalle bande vi sono dipinti similmente in muro alcuni prodigi di nostro Santo Padre. Dalla parte del Vangelo si adora da nobil pittura rappresentato la fenice dei Predicatori Antonio Santo di Padova con il solito giglio nelle mani. Dalla parte opposta il Porporato serafin di Bagnate con il cappello cardinalizio ai piedi; Pittura tutte in muro, e non ingrata bontà ma di incognita mano, nella sommità  della cappella vi sono le gentilizie insegne della Eccellentissima Casa Caetani di stucco, et in parte indorate. Seguita doppo questa la seconda cappella del medesimo ordine, in cui si rappresenta  il Redentor risorto con un badile in collo, in quell’atto che all’amorosa Madalena comparve, nei lati della capella si ammirano vagamente disposti alcuni misteriosi fatti del medesima Cristo=quivi con Simon vedesi alla mensa sedere, e la Madalena  tutta nel baciarle i piedi impiegata=In altro luogo si scorge la Madalena medesima di odorosi(…)ben proveduta giungesse al sepolcro ansiosa ad effetto di ungere il già morto signore. Vi si scorge similmente il grande Apostolo Pietro con le chiavi della celeste corte in mano; e con la spada e il libro: opera del famoso già soprannominato Siciolante data alla luce l’anno 1572, come ivi si legge. Viene in 3º luogo, l’ultima cappella in quest’ordine alla purissima Immacolata Concezione di Maria Consacrata in atto di calcare coi santi pié la luna: sotto la quale sono alcuni di questi spirti celesti che mostrano considerabile forza per sostenerla. Due altri mostrano volerla incoronare et uno fuori del quadro dipinto in muro, che mostra affacciarsia rimirare sopra si degna della mano del Divin Artefice. Sono all’intorno di esso quadro i soliti emblemi, ò misteriosi significati dallo Spirito Santo all’Immacolata Concettion di Maria attribuiti: cioè lo specchio con il motto “Speculum sine macula”. Il puro e bianco giglio tra le pungenti spine, con il motto, Turris Davidica. Una odorifera Rosa con il motto: “Rosa mostica” e finalmente un’altra intera torre, con il motto “turris eburnea”. Vedesi anche in cornu Evangeli il serafico, e Porporato Bonaventura in abito Cardinalizio in piedi et atto supplichevole. Dall’altra parte la gloriosissima matrona Francesca Romana, con l’Angelo suo custode a canto con un libro aperto nelle mani ove si leggono le seguenti parole, “Angelo Domini sempre Vobiscum”. L’opera veramente è degna e molto ai divoti corrispondente ma non habbiamo del maestro hauta notizia, benché si possa dalla seguente inscrittione argomentare: Mercurio favorito. Anno Domini 1616. Dalla parte dell’Epistola  del soprannominato altar maggiore vi è la prima cappella al glorioso Apostolo Andrea Santo dedicata la cui effigie in un bellissimo quadro in tela, in piedi con un libro nella destra, e un pesce nella sinistra pendente, vien dottamente rappresentata; nella cui parte superiore mostra affaccirasi un Angelo, e con honore rechi palme in mano, venire sul dal cielo a precipitio.=Si dice che a molti  che a quasto mobilissimo e impareggiabile quadro sia venuto di Francia, nella parte sinistra di questo Altare, vedesi il nostro Apostolo in atto di servire il suo Santo Evangelio, a cui un Angelo il calamaio, e lo scrittoio sostiene.= Sopra il cielo della cona il Dio Padre viene rappresentato in mezzo di lucidissima nube da tre serafini sostenuta. Alla destra dell’Eterno Padre sono tre quadretti rappresentanti uno li santi Andrete Pietro Apostoli in atto di tirare sopra la loro rete di numerosi pesci ripiena. L’altro il medesimo Santo Apostolo Andrea alla presenza del tiranno condotto=et il 3º quando fu posto in Croce sotto la quale veggonsi i carnefici con qualche numero di fedeli mescolati. In corrispondenza di questo tre altri ne sono nella parte opposta, e rappresentano, uno il Divino(…)che seguì i suoi cari discepoli, chiama con la divina parola, indicare Matteo.=L’altro il miracoloso  risanamento che fa d’un(…)il medesimo Apostolo Andrea con molti che ivi intorno al letto genuflessi di moderno.=Il 3º il glorioso, e sublime suo martirio ne dà a vedere seguendo il medesimo ordine, trovasi la 2º cappella alla Madre Santissima detta della Pietà, conservata, di cui vi è al quadro in tela, che con arte ingegnosa Cristo della Croce schiodato ne rappresenta insieme con Giuseppe, e Nicodemo, quale sopra un lenzuolo allocarlo devotamente studiano: La gran Maria Madalena, Veronica e Giovanni tutti in atto di mestizia grandissima, con la gente della corte, et il Calvario con le tre Croci, che una vaga lontananza cui il Crocefisso si rappresenta, alli di cui lati la madre, e Giovanni in somma mestizia s’amirano, e viene da dui angeli sostenuto. Nel cielo della capella lo Spirito consolatore si adora alla cui(…)sono tre quadri=In uno si vede Christo orante nell’horto.=nell’horto la di lui presa.=Giuda che con un finto bacio lo tradisce, e Pietro che taglia al servo Matteo l’orecchio=nel 3º quando fu al Tribunale del perfidissimo Caifa condotto. Altri tre ne sono alla sinistra, e ne rappresentano il primo la flagellattione alla colonna il 2º dolorosa coronatione di spine, con altri scherni, e penosi obbrobri et il 3º il medesimo Christo che con la pesante Croce su le flagellate sue spalle se ne va al Calvario, tutti dipinti in muro, ma non di molta bontà; il quadro però maggiore, che è come si disse, in tela è stimato  di molto, e ne lascia del suo fattore il peso. Viene in 3º et ultimo luogo la cappella del santo de miracoli consacrata: ad honore di cui ivi si vede una bellissima statua di rilievo allocata, nella base di cui è scritto come segue. Vincentius Capius. In questa chiesa è un bellissimo organo fatto da poco tempo in qua dall’Eccellentissimo Principe per solennizzare con il dovuto decoro del Glorioso Antonio santo di Padova la festa, quale celebra Sua Eccellenza ogni anno in rendimento di gratie di haver ottenuto per li meriti del santo un figlio maschio. Celebra Sua Eccellenza detta festa con tutta solennità; et in vigore di un particolare Brevetto la solennizza quando avanti e quadrodoppo il giorno della sua festa, avendo alla comodità de’popoli(…), et insieme de musici quali manda da Roma e ogni anno vi ottiene l’indulgenza plenaria sulla porta della chiesa di fuori, vi è l’arma di rilievo in pietra, dell’Eccellentissima Casa: e ivi si legge come segue: Bonifacius Caietanus a fundamentis erexit. Annus salutis 1568. Sopra questa arma in elmo posta la Ducal corona, dal che il sopradetto Bonifacio fondator del luogo non fosse cardinale, coem lo asserisca il nostro Gonzaga, et altri del medesimo parere. Che la detta chiesa sia consacrata si deduce dall’invecchiata consuetudine di celebrarne a dui Aprile l’officio, e si vede notato in piccola cartella in coro affissa ma non essendovi memoria dell’anno, ne di chi la facesse, ne restiamo ansiosi. Una sola memoria ci è venuta alla mani, che indica l’anno nel quale fu fatta ma non chi la facesse, e questa è un’indulgenza di 10 anni, e 10 quarantene Gregorio 13 concesso data il 17 Marzo 1576; et per il giorno di haverse la detta consacratione accadere, onde può essere che alli 2 di Aprile facesse. Il Brevetto è del tenor che segue: Gregorio Papa Tertius decimus Universis Cristo fidelibus presentes litteras inspecturis salutem, et Apostolicam benedictionem: augendam fidelium Religionem, et animam salutem celestibus ecclesiae thesaurus, pia charitate intenti, omnibus civitate secus Christo fidelibus veri penitentibus, et confessis, ecclesia monasteri Santi Antoni Terrae Cisternae in eo, die Dominico alia festivitate, in qua dicta ecclesia Santi Antoni, sicut accepimus consecratibus a Vesperis usque ad occasum solis eiusdem festi devote visitaverint, et ibi pro Christianorum principem concordia, et unione, ac herectum() sancte Matris ecclesiae exaltatione pias ad Deum preces effuderint, decem annos, et decem quadragenas, quomodolibet debitis poenitentis misericorditer in Pro presentibus post dictum festum minime valet. Datum Romae apud Santi Petrum sub Annulo Piscatoris die 17 Martii 1576. Pontifice nostri anno 4º. Da cui si ha la certezza della consacratione e l’anno gode questa chiesa di molte altre indulgenze, oltre quelle dei santi nostri et era questa chiesa una Plenaria perpetua per il giorno di Santo Antonio Abbate concessa dal sopraddetto Gregorio 13  li 20 Settembre 1576, nel modo che segue. Gregorio papa 13 Universis Cristo fidei presentes litteras, et Apostolicam Beneditionem et Ampliam fidelium religionem, et animarum salutis, et ecclesiae thesaurus pia charitate intenti, omnibus utriusque sexios Christi fidelibus vere penitentibus, et confessis, qui ecclesia Santi Antonii() in festa eiusdem Santi Antonii a Virginis iusque ad occasum solis eiusdem estis singuli annis devote visitaverit, et ibi Vicarorum Principium concordia, et unione, ac effunderit plenariam principuim peccatorum quorum indilgentiam, et remissionem misericorditer in Pro concedit; et elargimus contrareis non obstantibus quibuscumque. Presentibus per peccatis futuris temporibus validiter Datum Romae apud Santi Petrum sub Annulo Piscatoris die 20 Settembris 1576. Un’altra ve ne anche più singolare concessa dalla Santa memoria d’Innocenzo 4º ad septemnium 9 Aprilis 1689 per ogni seconda domenica del mese da decenni diversi però dall’ordinario, et in quanto a giorni et in quanto a gli altari a vinticinque visiterà li 7 altari in detta chiesa si concedono dico tutte quelle indulgenze, e remissioni dei peccati e pene perché sono concesse a quei divoto fedeli che visitano li altari in detta chiesa si concedono li 7 altari in San Pietro in Vaticano, et è del seguente tenore. Innocentius Papa Undecimus. Universis Christi fidelibus()litteras salutis, et Apostolicam beneditionem ad augendam fidelium Religionem et Animarum salutem, celestibus ecclesia thesaurus pia charitate intenti omnibus ut iusque sexue Christi fidelibus a septima sita sint, in ecclesia, Santi Antonii Abbatis, ordinis minoris Santi Francisci, Reformati terre Cisternae Veliternus Diocesis per ordinarium loci designatus 12 vicibus pro quolibet anno eunem ordinarium specificandum devote visita venint, et ibi pro ChristianorumParticipium concordia()ac Santa Matris ecclesiae vocatione fiat ad Deum spes effunderit, qua vice agerent, ut omnes, et singulos indulgentias, et peccatorum remissionens, ac penitentiarum relaxationes consegnatus, quos consegnerunt  7 altaria in Basilica Principis Apostolorum de Urbe sita, ad id designata pesonaliter et devote visitarent, Apostolica authoritate, et more presentium concedimus et indulgimus in consacrarium faciendum non obstantibus quibuscumque Presentibus ad septennium tam valituris. Volimus pro imperatione, presentatione, admissione seu publicatione presentium alique vel minimum décor, aut sponte ab latum recipiatur presentes nulle sint. Datum Romae apud Santam Mariam Maiorem sub Anulo Piscatoris die 9 Aprilis 1689. Pontificatus nostri anno 13. Gratis pro Deo. Il chiostro di questo Convento è piccolino non però fuori di proporzione al Convento, e vi sono da tre parti le nicchie dipinte in numero di 17 nelle quali ci si rappresenta in buona parte de Nostro Santo Padre la vita et eroiche attieni et cioè dalla tanto  meravigliosa et eroica attiene di spogliarsi nudo avanti l’assisiano Besuli, sino alla sua canonizzazione. Cominciandosi dunque dalla porta del Convento si vede nell’entrare a mano destra la prima nicchia in cui ne vien rappresentato il santo Giovinetto nudo leva le braccia del Vescovo ricoverato. Sotto la pittura si leggono due versi che a sufficienza spiegano  il fatto, cioè nudo Francesco, e con un cuor giocondo, che par preda dal cielo, spreggia il mondo. Nella 2º nicchia ci si rappresenta il miracolo che fece, mosso da Divin impulso, baciò ad un pellegrino l’impiagata faccia, e sanò. Col bacio il santo sana ad un mendico d’una guancia impiagata il morbo antico. La 3º nicchia ne rappresenta quando da masnadieri fu gettato dentro la neve. Da masnada crudel gettato è il santo per nevoso borron. Dio loda intanto. La 4º quando viene da Christo la Regola mentre il nuovo Mosè sul monte aspetta. La Regola de Minori Christo la detta. Nella quinta la mistica riparatione della chiesa di Laterano. Benché dormendo, il papa, il santo vede de Palma in stanza. Nella sesta quando Honorio 3º li confermò la Regola. Conferma Honorio il foglio al Pio dopo averlo dettato il Grand’Iddio. La 7º la Conversione dell’acqua in vino a pro de muratori. Dal mormorar de falsi il santo astretto cangiare un fonte d’acqua in vin perfetto. L’ottava quando risuscitò un giovinetto annegato nell’acqua. Vien sommerso dall’onde un putto, il santo lo richiama alla vita e cessa il pianto. La nona il miracolo sanamento del chierico Gedeone e la sua stortura. La decima  quando invitato da donna impura si adagiò. La chiama al Cielo col gettarsi al fuoco. L’undecima quando ottenne l’indulgenza detta di Porciuncolo. Per franar molto l’impulso ottenne Rose. L’offerse a Dio, e Indulgenza espose. La duadecima, quando ricevette le Sacre Stimmate. Tra serafini il Divo all’hor fu ascritto. Quando gli impresse i segni il Dio confitto. La terza decima quando con l’acqua con cui aveva lavati i piedi aspersi i bestiami infermi guarirono. L’acqua  che tutta ogni hor piante innocenti aspersa, fuga i morbi e gli egri armenti. La 14º la sua morte nudo con Christo il corpo in terra aggira, chiede per carità lhabito, e spira. La 15º come convocato da marinari in orribil tempesta gli libera. Accenni di Francesco il mar si frena, e l’agitato legno in salvo mena. La 16º ne rappresentail miracolo che fece in liberare una giovane che caduta nell’acque era in pericolo di morte. La 17º nicchia ne rappresenta la di lui gloriosa canonizzazione. Nella 2º et 9º quelle di Domenico Bassano, e fa un braccio armato di ferro con una spada in mano, nella 3º, 4º, 5º, 6º e 12º quelle della Casa Gaetana, nella 13º quella di Venato Ricci, e fu un Riccio con una stella sopra. L’ottava, e del signor Antonio Cancellieri, e fa un can bianco in campo rosato sopra una sbarra gialla, e più su un’acquila nera in campo turchino nella 9º nicchia sono 4 pezze legate in due mazzetti in campo turchino, quali vengono separate da 3 stelle, et è di Nicolasso Mariotti. Il pittore è un di Core di cui non ho potuto sapere il nome.


[1] Roma, Archivio di San Francesco a Ripa, MS 13.
 
 

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