Mala tempora
Animum semper in luto peccatium est! Afferma Sant’Agostino nel
petrarchesco Secretum, intendendo che
in verità l’indole umana rivolge, preferibilmente, al peccato la sua captante
natura; oltre il manicheo pessimismo agostiniano in effetti la teologia, con il
libero arbitrio, la voluntas atque
voluptas ossia la volontà ed il desiderio umano, convoglia ambedue sia
verso il piacere estatico che verso quello meramente goliardico; per la
susseguente documentazione il piacere rilevante potrebbe essere quello delle
vittime che ottengono giustizia, ma non credo che possa essere simbioticamente
rapportato ai rei, soprattutto quelli della prima condanna vidimata condannati
a morte tramite impiccagione, adumbratio
docet, ossia il disegno illustrativo sommariamente accennato. In effetti la
giustizia sermonetana non era certamente comprensiva di atti quali gli omicidi,
attenuanti non sussistevano, e la detenzione era solo un breve ovvero
prolungato termine di passaggio verso la sentenza definitiva, a maggior
chiarezza; oggi la detenzione coatta di un reo è considerata la punizione,
mentre, almeno sino al 1835, prima della riforma del Codice Penale, voluta da
papa Gregorio XVI, la condanna ovvero assoluzione, propriamente dette, erano
l’esito finale del processo; nulla di rilevante, certamente ma, rispetto alle
condanne si deve rimarcare che la detenzione in prigione era solo, ripeto, un
momentaneo passaggio verso l’assoluzione ovvero la condanna, e non la condanna
meramente identificata oggi con i criteri della giurisprudenza odierna; privare
un suddito della libertà, trattenendolo in detenzione, non era intesa affatto
come la condanna, poiché il suddito, e non cittadino, della libertà ne era
privo anche fuori delle prigioni stesse, quindi sarebbe stato alquanto illogico
privare un reo di un bene, come la libertà, di cui non godeva neanche fuori dei
procedimenti penali; quindi la sentenza sanciva il termine che non era mai
quello della detenzione coatta con la riforma precitata, in effetti una
radicale innovazione, riguardo al singolo cittadino, emerge, ossia privando
quest’ultimo della libertà, detenendolo in prigione, era un preclaro
riconoscimento della libertà stessa, quindi di un diritto di cui il cittadino,
e non più suddito, godeva. Ma Gregorio XVI, per la nostrana juxtitia, aè distante nel tempo e nel
concetto di emancipazione civica, quindi si era alquanto più diretti e risoluti
nelle sentenze, vidimate direttamente in
Costitutionibus, ossia sugli Statuti sermonetani del 1501.
12 marzo 1583
Nella città il 12 marzo 1583 Pietro Francischetti, ed
Alessandro Ciancia di Sermoneta testimoni Simone Chiatti di Riccio Chiatti,
Gregorina di Pietro Paldino. In Nome di Dio Amen. Noi Giovanni Bindo Nobile
senese et l’Illustrissimo Signore Illustrissimo
e Reverendissimo Signore Cardinale di Sermoneta, luogotenente e Giudice
conosciuta questa e vertendo fra il Magnifico Procuratore attore e così tenendo
anche Simone Chiatti, Riccio Chiatti, e Gregorio di Pietro Paladini di Bassiano
rei e tutti presenti per una parte e altra in questo tribunale e da questo
tribunale, e persuasi per spirito diabolico istigati mossero da questo luogo
verso latro luogo, furono ausi ed inseguirono Giovanni Antonio custode setino,
e con un sasso percossero lui sino a ferirlo, e fino a ché giunse a morte, e
come dalla deposizione si vede nel processo da dove quanto vista segue della
loro cattura, vista la citazione fra noi spedita e presa visione della
relazione del Signor Procuratore, visto il bando spedito quanto per legge
esatto visto infine e riconosciuto tutto il processo intentato, ed infine il
merito e considerando per il tribunale nel solito ruolo e cubicolo nella rocca
di Sermoneta. Poiché consta a noi et della nostra Curia, Simone Chiatti, Riccio
Chiatti, e Gregorina di Pietro Paladini, per legge punibili, nella seguente
forma della legge diciamo, sentenziamo e declamiamo, per testimonianza di
Simone Riccio, e Gregorina questi condanniamo i presenti alla pena della forca
e alla confisca di ogni loro bene senza che altro tempo intervenga come
affinché per quanto concesso gli stessi siano venuti e guidati dalla Potestà
della Curia e essere guidati come solito e qui per il Servizio a questo
candidato lascio il solito e sospenda così il suo mandato e questi con giusta
pena ed questi siano condotti alla giusta pena(…)così decidiamo e condanniamo nel miglior
modo, così la pronuncia.
XII Martii 1583
Et civitati in die 12 Martii 1583 petri francischetti, et
Alexandro ciancia de sermoneto testimonis Simone Chiatti Riccius Chiatti
Gregorina petri paladini. In Dei nomine Amen. Nos Johannes bindus Nobilis
senensis et Illustrissimus Dominus et Illustrissimi ac Reverendissimi Domini
Cardinalis de sermoneta, locumtenens et Judex et cognitor eaque et caput vertens
inter Magnificus Procuratorem actores et si tenentes et Simeone Chiatti,
Riccius chiatti, et Gregorina petri paladini de Bassiano reos tot et presens
parte ex altera in eo de eo, et suoer eo Diabolico spirito istigati moventes se
de loco pro ad locum, ausi sunt insegui Johannes Antonium custode setinum
fuggente, eundem quam saxis percuotere se tandem ipsumcompreserunt vulneribus
afficere ita et tale pro et dictus,
vulneribus inde mors fuit seguita, et primus Johannes Antonius mortuus est, et
als prelatius ex processus Unde nos quam
visa interi siquitur huius capta, visa citatione Intus pro nos expedita exacta
cum relazione nostri viso la pridicta Dominus Procuratorem, viso bando expedito
quam pro ut legis exacto viso denique et recognito toto processum in primis
fabbricato, et enim meritis, visis videri, et consideranda reperito pro
tribunali sedentes in quodam solio ligneo in nostro solito cubicolo intus arce
Sermineti Quia constat nobis et nostre Curie Simone chiatti, Riccius chiatti,
et Gregorina petri paladini fore et ceu cullabile et de jure punibiles, sequente
forma juris dicimus, sententiamus et declaramus pro testes Simone Riccius, et
Gregorina fore et eos condenandos presentes eos et quemlicet ipsos condenamus
in pena furcas et confiscationi, omnium suos bonitate si ullo unquam tempore
pervenerint ut qualibet ipsos venerit in Potestas Curia ducatur et duci debeant
ad solitum cum(…)et ibi pro Ministrum ad id deputatum laqueo solido apposito suspendat
ita et tali pro mandato(…)eos sibi condigna pena , et in laios
transeunter et(…)et quecunque mandata desuper necessarius et
opportuna pro pernitiosisexcitatione decernimus et relaxamus, et ita dicimus
sententiamus et condenamus sic meliori modo Ita pronunciationi, Ego Johannes
Bindus Locotens.Contro Antonio Petrillo. In Nome di Dio Amen. Causa fra il Magnifico procuratore ed Antonio Petrillo, processato e contumace da una parte ed altra per insulto per detto Antonio verso Giovanni Antonio Capolegio quando per più amplia pace fra i medesimi intercorsa primariamente dalla Potestà sedente a vedersi quanto a dirsi di Antonio questa pose per Pietro Capolegio dal detto Giovanno Battista, a vedere l’infamia sufficiente presa da questa, visto lo Strumento della pace, vista la citazione fatta dal detto Angelo, ed infine considerato e visto nuova istanza, dichiarò e condannò Antonio Petrilli alla pena contenuta in detto scritto, con pace, e del quale Petrilli constatiamo la contumacia….
XV Martii 1583
Contra Antonium petrilli. In Nomine Dei Amen. In causa vertente,
et que habeat versa est inter Magnificum procuratorem insidente ex una, et
Antonium petrilli que relata, et processatum contumace parte ex altera de et
super insultum pro dictum Antonium factum pro Johannem Baptista Capolegium cum(…)prout latius in processu
sub pace inter ipsos prius inita Magnificum de Potestas sedentes in visa
querela quam dictu Antonium ea posit pro petrum capolegium dicti Johannes
Baptista, visa infamatione satis huius(…)capta, viso Instrumentum pacis, visa
citatione facta dicto Angelo visa quia quam ipsum incasata, visit denique
videndis et consideratis considerandis(…)novis instantiavit, declaravit, et con
condemnavit eum Antonium petrillus in pena contenta in dicto Infrascripto
pacis, attesta eius contumacia, et quodcumque motus de super necessarium
reclamavit ad modum…
XXVI Martii 1583
Contra Camillum Colesagni. In Nomine Dei Amen Johannes Bindus
Judex(…)et
cogniscitur volentes de et super causa differentia vertens et haeque versa est
inter Magnificum procuratorem actorem et insistente ex una, et Camillum
Colesagni deserta reum convenitum et carceratum parte ex altera det super
interfectione unius bubale deserlupis, in societate aliorum pro ex processum ac
empitone corei bubali doviti furto subtracti in scientia Cavilli prout ex dicto
processum unde viso et recognito toto processu supra premissis fabbricato, et
ipsius meritis, visis bannimentis de materia loquentis, visis denique videndis
et consideratis considerandis novum Declaramus sententiamus unius babule prout
in processu interfecte, ac in penam centum funis, sibi publice inferendos jure
formam prout bannimentos, et ad interim partis sive Domini presente babulis, et
pro corda bubali supradicti condannamus predictum Camillum in penam ducatorum
quindecim, Illustrissimi et Beatissimus Caroli applicans et quecumque
moneta desuper necessaria et opponendo
decernimus, et relaxamus, ad modum
meliori sententia. Johannes Bindus Locotenens.
IV Aprilis 1583
In nomine Dei amen. presentibus Tarquini Egidii, et Durante
Durantis de Teramo testibusque. In Nomine Dei amen, Nos Johannes bindus nobilis
senensis Illustrissimus Venerabilis Dominus, ac Illustrissimi et Beatissimi
Carolis deserta Senior, cognitor decisor causa et causas vertens, et sacramentibus
vertens inter mecum procuratorem agente et insistentes ex una, et Petrum
Chiattus, Johannem letus, Angelum palumbum, Julium Jacobi grillati, Rocchie
antij gregorii, oratium calandrinum, marcus petri paladini, et Antonium Auridis
Magnacarne de Bassiano reos confesso, Inquisitos et carceratos parti ex altera
in eo, de oe, et supra eo, quam petruschiattus in societate felicis, et oratis
pro maligno suora dictus in pectore percussent Johannes custode setinum,
impedendo eius offesa, et nonnullis pro ut in processu tentaverit pignus quod
ex suo offendendum ecceperat auferre, et pro petrus chiattus dicerit fere
incontinenti Rico et Simeoni de chiattis eius germanis ut illum Johannes aut
comprehenderunt, et interficeret, et inmediate supranunciati unam cum Simeone
et Rico pro et Righio petri paladini de eoque inerine in Johannem Antonium et
illum per multum spacium insequuti fuerint storta, corsista et sevire armati
respice in illum saxa proibendo, eundem percutiendo, ac in eum calmando, ut
dicet, “piglia ammazza” respice ut in processu, donec pro Johannem Antonium à
nonnulla pro fuerit compresensus, et cumpluribus, et multis letalis vulneribus
affectas, archibusium et pistolesium propria ipsius custodis arma auferendo
ipsi, assistentibus dicto Maleficio aliquo suprannominatis, prestando unus alii(…). Maleficio favorem et et
cohoperatum respice processu, ex quibus vulneribus primus Johannes ante mortius
est, et ad latius prout in eodem processu, Unde visis confessionis petri
Antonii, Johannis, Rocchi, Julius, Marci auritis, Oratii, et petri paladini prout
viso denique toto processu, et ubique contentis in eo, ac eorum meritis, visis
denique videndis, et consideratis considerandis Opinioni reperita, pro
Tribunali sedentes quia constat nobis et nostri Curie premissa fuisse etcetera,
et suopra notatos, et quem ipsos de
premissis fuisse et cetera cilpabile et de Jure punibile. Idcirco per sane
nostram diffinitiva sententiam, qua de suis peritum consilio in his scriptis
ferimus, dicimus, pronunciamus, et sentantiamus prout Petrum, Antonium,
Johannes, Rocchus Marcus auritij, filium, Oratium, et Marcum petri paladini, et
quolibet quoipsos fore et cum condenamus prout condenamus in hanc qui seguet
modo conditionis in penam dugentos ducatos, ac perpetui exilis à toto statu
presenti Illustrissimi et Beatissimi sub pena furcas. Antonium palumbus
condannatus in penam Trireme per triennium adibide dicto tempore remigando,
reservato in tenens presenti
Illustrissimi Johannes letum condennatus in pena centu ducatus, et exili
presenti Illustrissimi Domini declarandi, et nisi infra quindecim dies solverti
dicta pena pecuniaria dicatos centum condenamus eundem ad triremes ad tempus
adibidus remingando, ad arbitrio Illustrissimi Domini Rocchi auritij gregorij
condenamus in pena scutos quinnquaginta, et arbitrio presenti Illustrissimi
Domini declarandi. Marcum auritis condenamus in penam scutos quinquaginta
arbitrio presenti Illustrissimi declarandi. Juluim grillotis condenamus in
penam scutos quinquaginta, Oratium calandrini in penam scutos quinquaginta, et
Marcum petri paladini condenamus in penam quinquaginta scutos, et quinquaginta
de supra necessaria et opportuna
decernemus et relaxamus, et ita dicimus, pronunciamus sententiam et condenamus
ad modum meliori. Ita pronunciamus Ego
Johannes Bindus Locotenens.
Aprilis 1583
In Nomine Dei amen. In
ea vertente inter de casu procuratorem insistente et agente ex una, et Missorem processatu, Inquisitum, carceratum
et causa conventum parte ex altera de et supra Insultum, ingriens in domu de
Camille Lazzani, et aliis in dicto processu per eundem acissorem cictam de
Camillam et attentatos prout et actis Magnificum Dominus potestas sedens viso
et recognito toto processu, et eius meritis, visa forma statuti de loquens visis denique videndis, et considetis
considerandis declaravit, sententiavit, et condanavit eum in penam libras
octuaginta quinque visa forma dicti statu reservatu tum eudem dicta Camilla
querelanti de jure pro contra dictam Missorem de jure quomodo competeret,
occasione querele iniuram per eam porresti prout latius in actis et ita ad
modum meliori et quodcumque relaxavit.
XXII Aprilis 1585
In Dei Nomine amen. In ea vertent, et que hacte versa et
inter Angelus procuratorem actorem et Insistente una, et Messere Johannes lucchesium reum convenuts,
et processatum parte ex altera de et supra vulnere pro ipsum illato in capite
Bernardo famuli Messeri Ambrosii lombardi, cum sangiunis effusione, prout
latius in processu causa Magnificus potestas sedens viso et recognito toto
processu in pati jam fabbricato, visis vivendi consideratis considerandis
sententiavit, declaravit, et condanavit eum Johannes lucchesius in penam vigenti
quinque florenos auri, formam bannimentum, que pena est medietas pene contente,
in sacri constitutionibus, et qodcumque motum relaxavit et ita datum sententiat,
et condenavit ad modum meliori. Rogerius Massimus
XXX Aprilis 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertent, et que hacta versa est
inter Magnificus Procuratorem actorem, et Insistente ex una, et Landinus petri
Joris, et Marchettus leonis de Cora ex
Cisterna reos conventos, carceratos, et Inquisitos parte ex altera de et supra
testimonio falsitatis per ipsos et ipsos quali deposito scontra Curia prout
Latius in processu cause ad quod relations Magnificus sedens in viso et
recognito toto processu in dicta causa fabbricato quod pro etenim meritis in
visis denique videndis, et consideratis et considerandis declaravit,
sententiavit et condanavit dictos Landinus, et Marchettus, et quali ipsos in penam vigenti ducatos, et
infamie pro quod jure formam statuorum et quodcumque matum desuper necessariam
relaxevit ad modum meliori. Johannes Bindus Locotenens.
IV Maj 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertent, et que hacta versa(…)inter Magnificus Procutorem
actorem, et Insistente ex una, et Johannes Messeri rensij Johannem monaci, et
Paulus fantaguzzi alias Tizzone ad desertas, reos conventos, carceratos, et
processatos parte ex altera de et super contraventione in aundo venitus per
ipsos, et ipsorum quolibet prout latius in processu cause in Magnificum sedens
in viso et recognito toto processu in
presenti causa frabricato, visis confessionibus prout Joannicchi,
Johanens monaci et Tizzoni, visis denique videndis, et consideratis
considerandis sententiavit, declaravit et condanavit joannacchini Johannem
monaci, et Tizzone, et quali ipsos in penam vigintiquinque scutos Illustrissimi
Carlis nec non in tribus iettibus funis ipsis, et ipsos inferendi in publico
jure formam bannimentos, et quocumque motum de super necessarium in relaxavit
et et ita ad modum meliori. Johannes Bindus Locotenens.
IX Maj 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertent, et que hacta versa est
inter Magnificus Procuratorem actorem et insistente ex una, et Petrum Francisci
Sigismundus reum conventum, carceratum, et processatum parte et altera de et supra
vulnere ipsum illato in capite ferentis Cesaris ad effusione sangiunis proutprocessu
in Magnificum potestas sedens in viso et recognito toto processu in presenti
causa fabbricato, etenim mentis, visa confessione dicti Petri, nisi denique
videndis, et consideratis considerandis eundem petrus condanavit in penam
vigenti quinque florinos que pena est medietas pene contente in Costitutionibus
Marchie jure formam bannimentos, nec non ad satisfacionem nec de nobis per
dictum Laurentium passos occasione prout in et quomodo motum relaxavit in et
ita ad modum meliori.
IX Maj 1583
Presentibus Messere Ulisse absalone, et dicto Johannes
Antonius Mazzancollo testibus. In Nomine Dei amen. Nos Johannes Bindus nobilis
senensis(…)ac
Illustrissimi et Beatissimi Carlis de Setia judex cognitor, et decisor causa
vertens inter Magnificum Procuratorem actor, et insistente, ex una, et
Gratianum alias Gratianellatum Pauli Sblandide deserta reum conventum
carceratum, et processatum parte ex altera in eo, de eo, et supra eo quod
dictus Gratianella diversis temporibus interfecerit nucte bubulas, e multos
porcos diversorum dominos et alias prout latius in processu cause. Unde per nos
qui supra viso et recognito toto
processu in presenti causa fabbricato, et eius meritis, visis confessionibus,
et ratificationibus dicti Gratianello visis denique vivendi, et consideratis
considerandis Causa in Christi Nomine reperito sedentes pro Tribunali quia
constat nobis et in Curie dicto Gratianella, et de Jure punibile, propria
sequentes formam juris cum solum Deum pre oculis habente dicimus, sententiamus,
declaramus, et condenamus, dicta Gratianellam in pena perpetuam Triremis, ad
ibidem perpetuo remigando, et ad satisfaciendum de benum et interesse partibus,
reservato tam arbitrio prefati Illustrissimi Domini Carlis et quentaginta
moneta de super necessaria, et opportuna decernimus, et relaxamus, et ita
dicimus, pronunciamus, sententiamus, et condenamus de meliori modo. Ita
Procuratorem Ego Johannes Bindus Locotenens.
X Maj 1583
In Nomine Dei amen. In causa vertenti, et que hacta versa est
inter Magnificum procuratorem actorem et insistente ex una, et Donatum
Castelliccij reum conventum, carceratum, et processatum partibus altera de et
supra interfetione unius porci, prout latius in processu Magnificus Dominus
Sedens viso et recognito toto processu in presenti cum fabbricato, visis
denique vivendi, et consideratis considerandis, visis meritis dicti processu,
visa confessione dicti Donati, visa forma bannimentos de magna loquitur,
Christi nomine declaravit, sententiavit, et pronunciavit dictum Donatum fac et
ex condanamus, conditionis debere, prout condanavit in penam vigintiquinque
Camere Illustrissimi Dominus trinta iactus funis dicta Donato in publico
inferendis jure formam dictos bannimentos, nec non ad satisfaciendum dannum et Interesse danno
porci, et quadraginta moneta de supra necessitate relexavit et itain modo
meliori. Johannes Bindus Locotenens.
XIII Maj 1583
In Nomine Dei amen, Nos Johannes Bindus nobilis senensis
Illustrissimus Dominus, Illustrissimi et Beatissimi Carlis de Sermineta
Locotenens, cognitor et decisor cause et causarum vertens inter Magnificum
procuratorem actore, et insistente ex una, et Ciccum, et Honorata Nicolasse
alias de Paniottis silique germanis de Cisterna conventus et processatos
partibus ex altera. In eo de eo, et supra eo, quod cum quodam sero mensis
presenti alio veniri tempore prout latius in processu cause Antonius Caporali(…)Alleva, et Adrianus eius
socii invenissent prout(…)cepissent, et ad carceres adducete vellent,
incontinenti Honorato germanus frater Cicchi presenti ac natus, et forsam allis
ac modum generibus invit in prout(…)auferendo dictum Ciccus et manibus eorum, et
dato dicto Cicco quodam, à quidam persona, cuius nomen hic pro meliori tacet,
iidem Ciccus, et Honoratus presenti sic armati ausi fuerunt irruere qui prout
birruario, eosdem multis vehementibus effimere prout affecerunt respicie et
alias prout latius in dicto processu. Unde nos qui in viso, et recognito toto processu in
presenti causa fabbricato, et eius meritis visis denique videndis et
consideratis considerandis Christi Nomine reperito pro Tribunali sedentes quia
constat nobis, et in Curie prout Ciccu, et Honoratum, et quelibet ipsos ex culpabilis, et de jure
punibilis, idcirco equentes forma juris, ac Bullat Pontificium, et altera
Declaravit, sententiamus, et pronunciamus prout Ciccu, et Honoratus predictos,
et quelibet ipsos fore et cetera condenandos conditionis debere prout contentos
prout Ciccus et Honoratus, et quelibet ipsos in pena ultimi supplicij, et
confiscationis omnia quorum bonorum Camere Illustrissimi et si ullo unque
tempore pervenerint ut quolibet ipsos pervenerunt in fortias Curie, ducat, et
duci debeat ad locum solitum Justitie, et ibi pro ministrum ad id deputatum, laqueo
Cicchi et Honorati collo apposito,
furcis suspendant, et suspendt, ita tali quod moriant et moriat et
moriat, et animam à corpore penitus separet, ita ipsis, et cuilibet ipsorum sit
condigna pena, et liis transita in
exemplum quecumque mandatus de supra necessaria et opportuna decernimus,
et relaxamus, et ita dicimus pronunciamus sententiam, et condenamus ad modum
meliori. Ita procuratorem, Ego Johannes Bindus.
XX Maj 1583
Hac daturum supremum
Dominum Interim et Sudice ut pro Tribunali
sedente in quodam solio ligneo in ejus solito cubiculo intus arce
Sermineti lectus rogans et recitatis pro mesi Juratum sub die xx Maj,
presentibus Johannes Francisco coliangeli deserta, et Dominus fabritij de
judicibus de nola, milite dicte arcis testibus. In Nomine Dei amen. Nos
Rogerius Massius de Santo Cleupidio Illustrissimus Venerabilis Dominus ac Terre
Sermineti Procuratores et Judex ordinarius cognitor, et decisor constat
vertentium inter Johannes et personas dicte Terre cognoscentes et conoscere
volentes de et supra causa vertens et que hactenus versa est inter Magnificus
Procuratores fiscale actore, et intendentes una, et Petrus Angeli Ludovici, ac Johannes baètistam
eius frategermanus de Sermineto reos conventos processatos et contumaces
partibusque ex altera eo quam de hoc
presenti anno sub die pro menis Aprilis ut alio veriori tempore pro ut latius
in processu predictis Petrus et Johannes baptista inquisiti pro diabolico
spirito istigati armati consensis moventes se de loca ad locum ausi fuerunt
animi alteri, et alter alteri auscultum coperationes prestando minadere et
assalire, Hectore Macchie incola Terre Sermineti in Territorio Sermineti ubi
dicit “la monechera” dictum qui Hectore pluribusque, et diversis vulnerabusque
afficiensa interficere, et alias prout latius in dicto processu. Unde nos quam
supraviso et recognito toto pro ulla in presenti causa fabbricato, et ejus
meritis, visa contumacia incusata pro supradicta Magnificus Procuratores pro
petri et Johannes baptista pro visis denique videns, et consideratis
considerandis Christi Nomine reperito pro Tribunali sedentes in quidam solio
ligneo in Cubicolo nostre solite residentie, quia constat nobis et nostre Curie
johannes baptistam attentatos, eos quia
esse culpabiles et de(…)Idcirco sequentes formam juris et statutus
Terre Sermineti pronunciamus sententiamus, et conenamus, per Petrum et Johannem
baptistam, et quemlibet ipsios in penam ultimi supplici, ad furcas, Ita et tali
quam si ullo unque tempore Petrus et Johannes baptista presenti seu alij quos
ipsios in fortias Curie pervenerint seu pervenerint, ducatus et ducandus ad
locum justitie, inique pro ministri deputati laqueo collo apposito furcis
suspendant, et suspendat ita quod penitus moriant et moriat et anima à corpore
separet, ut ipsis sit condigna pena mors pro et alii transat in exemplum, et
ita dicimus, sententiamus, et
condemnamus istum et alio meliori modo per ipsos petri et Johannes baptista
quam ex forma status terre Sermineti pro veri et legittima confessione reputavimus,
et reputandus, prout et eos casu confessis et divietis haberi declaramus, Approbo
ego Johannes felice Notarius. Ita Pronunciamus et ego Rogans Mattius
Procuratores.In Nomine Dei amen. In causa vertens, et que hacta necessaria est inter Magnifum procuratorem actorem et insistente ex una, et Bernardini alias scapanuccio de piperno carceratus, et reum conventus partibus ex altera de et supra aspertatione pugionis, et at potere actis Magnificus Dominus protestate sedens viso et recognitio toto processo in presenti causa fabbricato, et ejus meritis juris denique videndis, et consideratis considerandis Christi nomine pronunciavit, declaravit, et sententiavit, eundem scapparicium fore et ex condennanda conditionis prout condanavit in penam decesectos Camere Illustrissimi apposito et triginta ictum funis dicto scappanucio pubblice inferendos, et quadraginta moneta de super necessarium et oportunum relaxevit et ita pronunciavit, sententiavit, et condanavit modo meliori.
VIII Junis 1583
Pro scappuccio supradicto quam prolem penitentim composit
idem coram et facto exit et producit preces cum(…)Illustrissimi Carli tenoris infrascripti
soluta meditate pena pecuniarie, de alia meditate, et depenna tortura origo gratia facimus. Datum
Romae die sexta Junij 1583. Locos sigilli, Johannes franciscus peranda
secretarius petit recipi et amitti modo meliori….In nomine Domini amen. In causa certente inter Magnificus
Procuratore fiscale inquirente et actore ex una, et Tedeum absalonne inquisitus(…)et carceratus parte ex
altera de et supra pugno pro ipsius dato Flaminio genero Angeli lupi rebusque
aliis prout ex actis Magnificus Dominus Potestas sedens in viso et recondito procellus in presenti
causa fabbricato, et ejus meritis, denique videndum, et consideratis Christi
Nomine( …)et sententiavit dictum Teseu fore et considerati, considerandis(…)prout
condenavit juntis de casis animus huius(
…)in penam scutos trium et baiocchis
duodecim cum dimidio iuxta formam bandimentos que pena est indicta pene
contente in costitutionibus Marchie, Camere Illustrissimi Dominus appositus et
quodcumque que tum relaxavit et ita dixit de modo Meliori.
Conclusioni
Credo di aver solo
modicamente contribuito alla conoscenza documentaria sermonetana, non penso e
non ritengo che qualcuno possa farlo di aver esaurito un argomento, quale
quello sermonetano, che richiede ancora
tanto impegno da profondere filosoficamente, nell’accezione greca del
lemma, la ricerca prosegue, e proseguirà in futuro; nuovi materiali e nuove
conoscenze emergeranno e daranno spunti di ricerca ancora più ampli; vicende
per ora riposte nel criptico, troveranno finalmente cittadinanza come meritano
nel contesto narrativo e nella loro dinamica fenomenologia. Questo contributo
apporta nuove considerazione che, come miscellanea, e non potrebbe essere
altrimenti, raccoglie disparati argomenti che delucidano alcune vicende
certamente ancora inedite, quindi assai interessanti nella loro drammatica
evoluzione; piccoli frammenti di vitale umanità artigianale, politica, sociale
e meramente economica, che credo possa indurre a considerare un paese come
Sermoneta sia la sede ufficiale del Castello Caetani sia anche quella
altrettanto pregnante di molteplici attività; intorno e dentro il citato
Castello, come esternamente a questo
viveva un paese di cui gli stessi Caetani erano integralmente partecipi, sia
come Signori feudali che come membri della stessa cittadinanza; e credo che
loro proprio abbiano avvertiro per primi e pensato con questo criterio la loro
vita sia nella Rocca di loro erezione che lo stesso paese.
Alessandro Lusana
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