Un
incipitale catalogo per Gherardo Filippo
Il recente
restauro di un ritratto di un Cardinale Caetani, precisamente quello del
cardinale Bonifacio Caetani, ha agevolato considerazioni stilistiche che,
supportate da un referente archivistico, permettono di considerare l’opera,
credo solo incipitale, di un pittore certamente ignoto, quanto operoso per
l’ambito caetaneo; un ignoto Gherardo Filippo, da quanto recita un documento
dell’Archivio Caetani(Roma Archivio Caetani, Scheda “Pittura”; G.Caetani, Domus caietana, San Casciano Val di Pesa
1933, pp.46-57), fu l’autore della copia di un ritratto di Niccolò Caetani, ora sito lungo la scalinata di accesso del Palazzo
romano della famiglia e sede della Fondazione Camillo Caetani, comunque il
documento menzionato recita: Ghirardo
pittore dimanda scudi quindici per aver fatto una copia del ritratto del
Illustrissimo Signore Cardinale Caetano fatta da Scipione Gaetano per servizio
del Illustrissimo, Monsignor Arcivescovo de Capua per portare a Capua, et il
tutto rimette alla volontà di Sua Signoria Illustrissima. Certamente un
valido sussidio, quello archivistico che facilita qualche considerazione
riguardo ad alcune opere ancora presenti sia nel medesimo Palazzo romano che
nel Castello Caetani di Sermoneta, mi riferisco al ritratto già citato di Bonifacio Caetani(Fig.1); il dato
stilistico emerge con retta impronta denuncia l’autografia gherardiana: le
ombreggiature, forse memori del ritrattista cardinalizio Ottavio Leoni,
ripartiscono drasticamente le fatture fisionomiche addensando, con fiero
contrasto, quanto la luce cangiante ed algida può mostrare, soprattutto nel
manicheo contrasto fra luce e buio. Il dato ancor maggiormente suffragante
l’attribuzione è la traduzione pittorica, quindi stilistica, delle dita del
Cardinale Nicolò, che si rapporta alla stessa partitanza autografa del collega,
e consanguineo, Bonifacio; la resa però tende a migliorare nella stesura
lapidea, quasi eburnea, emergente nel ritratto sermonetano, che quindi risulta,
a livello cronologico, posteriore; in effetti la definizione complessiva del Bonifacio Caetani assevera un dato di dirittura stilistica che accerta la
crescita oggettiva del pittore, tanto pregnante da esonerare anche il copiato
pulzoniano; ma la lezione di morellianesimo risulta utile, accerta, infatti,
che le connotazioni anatomiche continuano nella fattura del naso che omologa
ambedue i ritrattati, come in effetti persevera, la congiunzione formale per la
curva labiale che attesta una stretta vicinanza stilistica; la curvatura delle
sopracciglia che si lega organicamente al naso, ed inoltre il taglio degli
occhi accerta la specifica affinità stilistica dei due ritratti; ma si deve
considerare che in effetti la matrice pulzoniana, nel Nicolò Caetani, stenta ad
emergere; l’acribica traduzione stilistica, tipica di Scipione e, per quanto
l’imperizia di Filippo possa aver frustrato l’esito formale di Pulzone;
comunque resta da considerare che probabilmente il medesimo Filippo abbia
tradotto lo stilema del gaetano Scipione volendolo personalizzare, sino a
preterirlo, preferendo così la parziale replica stilistica della copia stessa.
Alessandro Lusana
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