CHARTA NOVA
Miscellanea documentaria sermonetana
Da Usbergo a Corte signorile
Il castello Caetani
esalta le virtù militari quanto quelle architettoniche di Sermoneta
risaltandone e, infine, risultandone come il referente turistico primario,
sempre considerando che lo stesso Castello resta il luogo più imponente ma non
certamente totalizzante dell’intero paese; quindi una panoramica che attesta
una fase, oramai più prettemente estetica che meramente bellica, dello stesso
Castello, è data da qualche inventario dove, oltre le presenze armigere ed
offensive, atte, ma con ritardo, alla difesa, date le nuove tecniche belliche
che avevano oramai modificato l’assetto polemico europeo, emergono, e con
risoluta presenza, anche apparati estetici che certamente apportavano supporti
esornativi da considerare, per comprendere come un criterio difensivo potesse
essere, sebbene non compiutamente, adeguato a fiere esibizioni estetiche
ingiunte per celebrare e solennizzare, quanto sancire, il decoro di una
prestigiosa famiglia che, oltre la florida genealogia, poteva anche aderire a
nuove preferenze sia estetiche che politiche, quindi, perseverare nella
celebrazione con un apporto aulico di riguardo; per cui terminato il prestigio
bellico comincia quello della pura e pacifica natura decorativa; tempora
currunt.
In Dei nomine Amen.
Sermoneta questo di 4 Marzo 1760. Inventario , o sia descrizione si fa
dall’Illustrissimo Signor Saverio Pitij Ministro dell’Illustrissimo et
Eccellentissimo Signor Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta Padrone de suoi
ordini et Comisione di tutte singole Robba esistenti nell’Armeria Batteria Appartamento Nobile et altre stanze della
Fortezza di Sermoneta
all’Eccellentissima Casa Caetani spettante, et per esse a Sua Signoria
felicemente Regnante, da me infrascritto Notaro Pubblico et sottoscritto
Onorevole Commissione del medesimo Signor Pitij a secondo de veneratissimi
comandi dell’Eccellentissimo Signore al medesimo diretti et sono questi.
Primieramente nel Corpo di Guardia nel primo ingresso tre fucili di tutta casa
ad uso de soldati a man dritta un Armario a sei ordini di legno. Altr’Armario
aveva una marca di legno a dieci ordini con quattro brandistocchi dico Picche,
e un brandistocco proseguendo= Due cannoniere con due pezzi da caricare a
sacchetti coll’Arme della Eccellentissima Casa Caetani. Sopra il medesimo corpo
di guardia due petriere, canne di bronzo, e codacchia di ferro, sette moschetti
a cavalletto. Nel secondo Ponte a primo ingresso= altri due pezzi di bronzo coll’arme sudetta e due casse
ferrate. A primo ingresso per andare all’armeria una stanza con cancello di
legno ad uso di ferraria. Un soffietto a mantice con la sua fucina. Un incutina
col suo piedistallo. Altra di fori a prim’entrata fatta colonnetta. Un
cannoncino di bronzo sopra la porta. Nella stanza sopra all’ultimo piano per
entrar all’armeria a mano dritta ad uso di bottega d’armarolo un bancone con
sua morza, incutinetta un (lacuna nel testo)…di legno a tre piedi per uso
dell’armarolo-una sedia d’appoggio sguarnita di legno molto vecchia. Altro
bancone fissato nel muro con spranghe di ferro. Nella prima stanza
dell’armeria= Nove armarij di legno con centotrentasette moschetti a
miccio=Altro consimile con tredici labarde di diverse sorte, e lavori. Un
bancone di legno attacco alla muraglia dirimpetto alla finestra=Una
p(illeggibile)… di legno con suo ferro. Un legno di moschetto da incassare.
Nella seconda stanza a mano manca guarnita d’intorno intieramente di armeri
fissati nel muro- Numero duecento e cinque moschetti a miccio 205. Altri sei
armari di legno in aria con altri cento e nove moschetti a miccio come sopra.
Nella prima cassetta di legno a prim’entrata a man sinistra lunga senza
coperchio quarantaquattro granate di bronzo liscie con altre tre di ferro.
Altra cassetta consimile trentadue granate liscie ed altre sette fatte a punta
di triangolo e due mortari di bronzo. Otto ordigni da montar cannoni e due
piedistalli di ferro da porre li mortari. Sei cassette con quantità di palle di
piombo da fucile=Altre due con palle a quadrello di ferro, et altre cinque con
palle di pietra. Nel Salone dell’Armeria -nel primo traverso Piazza d’Arme vi
sono appese cinquantasette fiaschette di legno da polvere in sei filze. Nel
secondo trentanove zeppi con fiaschetti circa(illeggibile)…e nove zeppi con
bandoliere. Nel terzo zeppi ventiquattro con fiaschetti circa. Nel quarto
diciassette fassi di fiaschetta vedi sopra. Nel quinto fassi ventitre
fiaschetti vedi sopra. Nel sesto vi saranno descritti tutti. Nel settimo li
fassi delli micci che sono. Nell’ottavo attaccati alle zeppi in detti travi,
Quattro armari di legno attaccati alle muraglie. Il primo a mano dritta
-Diciassette picche con loro aste lunghe. Uno stendardo di tela, con francie
con due pomi indorati fatto in tempo del primo passaggio delle truppe estere
con due balestre diverse a piè del detto armario due morze di ferro -un fascio
di regoletti. Nel secondo armario altre dieci picche con aste=20 aste lunghe e
corte senza picche, et altri fragmenti d’asta per terra con picche. Nel quarto
trentasei fra alabarde, picche sargentini, e di diverse maniere con loro aste.
Sotto detto armario con altre divere smontate una dell’istessa forma come sopra
ventiquattro moschetti a cavalletto montati. E più due altri moschetti a
cavalletto come sopra. Novantatre fassi di miccio tra grandi e piccoli. Altra
balestra con suo bilancione di ferro seperatemente altra balestra vicino al
detto bilancione. Una tagliola di ferro da prender lupi col suo carcano di
ferro. Quattrocento forchette con suoi bastoni per moschetti a miccio=Un
soffietto con la sua fucinetta=Una pietra(illegibile)… tinello col suo ferro. Altra stanza contigua
con sedici armari attacchi al muro. Duecentotrentasette fucili dico con
moschetto a miccio=Nove simili a terra. Nell’altra stanza contigua
centoquarantatre busti di ferro e cento e dieci canne tre moschetti a miccio, e
da munizione smontate e sciolte e settantotto smozzoni dell’istesse canne.
Nella stanza dell’armi nobili= Nel primo credenzone-Quattro busti, cioè due
forniti dorati e due con vernice nera guarniti di velluto turchino=Una
guarnizione di sella con guarnizione simile di testa da cavallo. Due timpani
turcheschi=Uno scudo dorato et ornamento di granzia di seta. Un taschino di
corame rosso ricamato -con due pallottoliere da far palle=Due elmi sciolti. Nel
secondo credenzone tre busti parimenti d’acciaro dorati=Tre scudi due grandi,
uno de quali guarnito di francia, et un piccolo fatto a cappello con sfogliami
dorati. Una guarnizione da seta -Un elmo sciolto -Un bracciale -cinque guanti
-Due gambali -e più un altro elmo=Un concetto con suo fodero=Un bastone
intersato di avorio con suo verdico e pomo consimile. Nel terzo credendone
ventitre pezzi d’arme incassati in diversi modi con fucili a riota. Macchina
francese a miccio, alla romana. Due de quali con due fucili. Un spingardone a
cavalletto alla romana. Altro parimenti con fucile consimile. Altro alla
turchesca intarsiata da avorio con fucile a ruota e canna(illeggibile)…Altro
archibugio di canna grossa ordinaria canna ottangolata senza fucile. Nel quarto
credenzone ventuno pezzi darme incastati ad uso cherubine con fucili a ruota,
otto con due fucili, uno con due canne(illeggibile)…sette alla turchesche, cioè
tre intersiate di avorio altri tre di legno interzati e guarniti con diversi
lavori, et uno col fucile alla francese un bastone curto di legno nero col suo
mascaroncino.
A dì 5 detto.
Proseguendo il sudetto inventario come sopra. Nel quinto credenzone ventidue
pistoni tre con fucili a ruota
-tredici con fucili
alla romana. Due alla spagnola et tre alla catalana nell’armario. Altri sette
con fucili a ruota alli lati del detto armario dua labarde un sargentina. Nel
sesto credenzone nell’armario -fatto a due ordini dodici pistoni con fucili
alla spagnola con casse di noce et uno alla romana, e due pistoncini uno con
fucile alla romana, et un altro(illeggibile)…et un'altra pistola sciolta a
martellina. Dentro una cassetta senza coperchio. Due pistole pariglia con canna
grossa con fucile alla catalana. Due pistole senza fucili. Un scorpione a
lancia ad uso balestrino. Sei mozzatati con fucili a ruota=altri tre curti con
fucili alla spagnola e due cannuccie di pistole curte -un'altra pistoletta
curta alla turchesca da olio -Altra pistoletta curta alla turchesca da olio
-Altra pistoletta con fucile alla spagnola e due spade con impugnatura d’argento
e guardia d’acciaro. Altra spada con guardia d’acciaro intagliata fatta a
conocchia. Un bastone di comando di legno con fiocco -Un martellino di ferro
con manico lungo di legno. Un scettro di legno, foderato di rame indorato. Nel
settimo credenzone -Nell’Armaria
-Ventuno archibugi
-Tre fucili a miccio nove con fucili alla romana=Due a martellina un altro con
fucile a ruota tre alla catalana e tre alla francese. Un archibugio con canna
grossa guarnizione di acciaro senza fucile=Una cherubina con fucile alla catalana
intagliato con treccia di corame. Altra cherubina incassata di noce liscia con
fucile alla romana. Altra parimenti con cassa liscia alla turchesca con fucile
a ruota boccaglio d’ottone=Altra cherubina altra cassa di noce fiammettata
d’acciaro con fucile a martellina e fiocco di seta rosso e veste di panno rosso
sciolti. Credenzone(illeggibile)…Una cassettina di legno senza coperchio dentro
quindici pallottoliere di bronzo calibro piccolo. Nell’ottavo credenzone -un
armario a due ordini=quaranta pistole lunghe di cavalleria. Ventisei tutte di
cassa bianca uniformi con fucili a ruota, e tre altre diverse una fiammettata d’acciaro un'altra liscia con
fucili uno a ruota et l’altro a martellina. Altri due con impugnatura tonda con
fucile a ruota compagne liscie, sette con fucili alla romana con casse liscie.
Nel nono crdenzone=Nell’armario quarantadue pistole da cavalleria tutte con
fucile a ruota uniformi. Nel decimo credenzone -Un armario con nove cherubine
con fucili a ruota e una alla spagnola, una alla romana et cinque alla spagnola
-Due pistole con fucile a ruota curte altra lunga con fucile a ruota -Un
archibugio senza fucile a ruota -Un altro con canna minuta quadra con fucile a
ruota -Diciotto pallottoliere di bronzo fra grosse e piccole e quattro di ferro
-Con due fondi di pistola -Un altro archibugio senza fucile. Nell’undicesimo
credenzone -Un armario con otto spade -quattro con fodero, e quattro senza
fodero. Sei sciabole senza foderi e pochi foderi rotti -tredici lame di spada
sciolte -Due fioretti da scherma sguarniti e due altri solamente in lana. Nel
duodecimo credenzone armario con ventuno cherubine, diciannove con fucili a
ruota, uno a miccio et l’altro alla romana -e quindici a ruota. Nel decimo
quarto credenzone trentasette fra sciabole e spade tutte senza fodero lunghe et
curte di diverse di diverse guardie con cherubine con fucili a ruota vecchie
con tiniri -Diciotto pugnali di diverse specie una cassetta con quindici focili
vecchi versi a ruota alla romana, e cinquantasette chiavi per li fucili a
ruota. El decimo quinto credenzone quattro cherubine con fucile alla
spagnola=altre tre cherubine con fucile alla catalana altre due con fucile a
ruota, una de quali con due cani. Altre
due senza due senza fucile, altre due cherubine con fucili alla turchesca
impellicciate d’avolio=Due spade una delle quali lunga con sua e l’altra
piccola con manico cristallo del Monta due pistoni uno con bocca a tromba
fucile alla spagnola fiammettato di ottone altro parimenti, d’ottone con fucile
alla catalana, Una cartella fodero tegrino, manico tortoglione e mascaroncino
puntale et d’argento -Un archibugio senza fucile liscio ordinario-Un verduco a
pie di gallo con la sua asta -E più cherubino con fucili a ruota et un
archibugio senza fucile. Nel decimo sesto credenzone, Un armario -Ventuno
cherubine -Dicotto de quali con fucili a ruota, ma sei sono a due cani e due
con fucile alla romana et una a miccio -Una cherubina alla turchesca con fucile
a ruota con cassa di noce scannellata e canna intagliata con due figure
d’acciaro dorate. Altre due cherubine ordinarie con fucile a ruota. Cinque
cherubine senza fucili senza cassa vecchie. Due casse senza canne con li soli
fucili. Nel decimo ottavo et ultimo credenzone nell’armario quattordici
cherubine con fucili a ruota con casse liscie -Altra cherubina senza fucile
-altra cherubina senza fucile -Quattro spacchetta pure di ferro.
Nell’appartamento di Piano detto del Cardinale. Nel Salone del medesimo. Sette
cannoncini smontati tre coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani, e quattro
coll’Arme di Casa et Conti. Nella stanza contigua a man dritta una cornice
grande per facciata senza figure. Nella batteria a primo ingresso tre rote di
cassa di cannoni smontate sciolte. Nella seconda cannoniera un cannoncino
coll’Arme dell’Eccellentissima Casa e Pignatelli con cassa senza rote. Nella
terza altro consimile con la medesima Arme con cassa e ruote. Nella quinta
consimile con arme cassa e ruote. Nella sesta mezza colombrina quadra coll’Arme
dell’Eccellentissima Casa Caetani con sua cassa e ruote ferrate. Nella settima
un cannoncino scannellato con cassa e ruote ferrate et Arme
dell’Eccellentissima Casa. Nella nona un altro mezzo sagro coll’Arme della Casa
Orsini parimenti con sua cassa e ruote ferrate. Altro cannone tirato dentro la
batteria detto Sagro coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani con sua cassa
e ruota ferrate. Nella decima altro mezzo Sagro coll’Arme sudetta con cassa et
ruote ferrate. Nell’undicesimo altro mezzo Sagro coll’Arme dell’Eccellentissima
Casa Caetani con cassa e ruote ferrate. Nella duodecima un altro cannoncino
coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Pignatelli in terra senza verun fornimento.
Nella decima terza nelle cannoniere del corridore scoperto. Altro cannoncino
consimile in terra senza cassa e ruote
coll’Arme sudetta. Nella decima quarta un cannone scannellato coll’Arme
dell’Eccellentissima casa con cassa ferrata e ruote senza ferri. Nella decima
quinta-Altro cannoncino coll’Arme dell’Eccellentissima Casa Pignatelli con
cassa e ruote ferrate. Dalla decima quinta fin alla cannoniere -Ventitre, un
cannoncino quadro coll’Arme dell’Eccellentissima Casa come sopra e sola cassa
ferrata senza ruote. Nella vigesima quarta altro cannoncino consimile coll’arme
come sopra e sola cassa ferrata senza
ruote. Nella stanza detta Santa Barbara fila di palle di diversi calibri di
ferro -Tre file di palle di pietra di diversi calibri come sopra -Nove pani di
solfi intieri, e due mezzi spazzoni -Due barili e mezzo barile per uso di
polvere senza fondo in una parte. Un cavalletto di legno. Due ruote di cannoni
rote-Due crivelli da polvere-Un servitore per li cannoni. Due stanga da leva.
Tredici cocchiare da polvere per caricare con le loro aste e quattro sciolte
quattro cacciapeli con suo battiballe. Un baullo con undeci palle di pietra da
colombrina. Una finestrina piena di ferri per casse e rote per cannoni -Un
porta miccio e otto mortari di ferro. Nella guardiola di casa Matta una
campanella per la sentinella. Avanti il quartiere delli soldati di guardia. Un
cannone detto Sagro in terra coll’Arme dell’Eccellentissima Casa senza cassa e senza ruote. In detto quartiere
sopra il ponte un altra campanella per la sentinella. Nel maschietto a primo
ingresso. Nella prima cannoniera un cannoncino coll’Arme di Pignatelli e Orsini
con cassa rotta. Nella seconda altra cannoncino senz’arme in terra. Nella terza
niente. Nella quarta altro cannoncino quadro senza arme in terra. Nella quinta
altro cannoncino coll’Arme Orsini e Pignatelli in terra. Nella sesta altro
cannoncino coll’Arme sudetta Pignatelli et Orsini. Nella settima altro
cannoncino quadro in terra coll’Arme della
Eccellentissima Casa Caetani. Un campanello corrispondente alla
sentinella del corpo di guardia. Nel Salone dell’appartamento nobile. Un
tavolino vecchio, e cinque sedie a braccio di legno lacere. Nella prima stanza.
Una credenzina per uso di bicchieri sotto della medesima un'altra credenza
sopra dimessa due putti senza braccia, una statua di Sant’Onofrio di legno, un
altra statua dorata con rappresentante Maggio et un quadretto con suo
piedistallo intagliato a due faccie rappresentante la Santa Annunziata, di coda
una parte l’angelo che tiene la mano in testa e due immagini, et dall’altra. Un
quadro mezzano con cornice di legno rappresentante la Madonna Santissima. Altro
senza cornice coll’immagine di San Gaetano, altro grande con cornice di legno
rappresentante un Pontefice. Altro con cornice di legno mezzano rappresentante
San Pietro d’Alcantara. Altro con cornice e cristallo davanti con reliquie et
dentro, et in mezzo l’Arme dell’Eccellentissima Casa Caetani et altro senza
cornice rappresentante una Dama. Otto quadri piccoli con cornicette et diverse
figure. Un quadro grande senza cornice, rappresentante Santa Maria celeste et
Costanza Caetani. Un quadretto piccolo con cornice rappresentante San Rocco. Un
quadro con cornice dorata semi grande che rappresenta Santa Teresa. Due
reliquiari ornati vecchi a filigrana, un quadretto con cornice nera in rame col
Volto del Santo. Un quadretto con cornice ottangolata rappresentante
Sant’Antonio. Altro quadro grande con cornice dorata rappresentante la Madonna
Santissima del Rosario, San Domenico et Santa Chiara, un quadretto in rame
rappresentante una Santa Vergine Regina. Altro con cornicetta nera. Altro semi
grande con cornice di legno rappresentante un Crocefisso in mezzo alla Madonna
e alla Madalena lavorato a ricamo Altro quadretto piccolo quatro cornice nera
rappresentante la Madonna della Stella col suo attaccaglio di sopra intagliato.
Altro quadretto in tavola cornice nera cortonato in oro rappresentante con
diverse figure. Altro di avorio con cornice nera rappresentante Israele ove
dice Suscepit Israele Puerum Suum. Altro quatretto con cornice nera
rappresentante la testa di San Giovanni Battista. Altro quatretto in tavola con
cornice nera fondo dorato rappresentante due figue(illeggibile)…Pietra con
cornice nera rappresentante sant’Agata. Altro piccolo bislungo rappresentante
San Nicola da Bari. Altro quadro in rame cornice nera rappresentante San
Girolamo. Altro quadro semi grande con cornice dorata rappresentante il Volto
Santo. Una croce col suo Crocefisso spirante. Sette carte rappresentante sette
piazze. Un quadro senza cornice rappresentante la Madonna Santissima col suo
bambino. Alto quadro piccolo senza cornice rappresentante la Madonna. Un altro
quadro bislungo rappresentante Bonifacio Ottavo. Un tavolino ordinario con
sopra un serigjetto con dodici secretini et piedistalli dorati. Altro tavolino
impellicciato di ebano con suoi piedi torniti sopra del quale un Crocefisso in
basso rilievo, rappresentante Gesù Cristo che si pone in Croce, di marmo. Altro
Crocefisso parimenti di marmo col suo piedistallo con l’intorno il piedistallo
coll’Arme dell’Eccellentissima casa di Marmo. Un bauletto a punto di Spagna. A
dì sei detto. Proseguendo l’inventario come sopra. Nella stanza contigua per
uso di cocina. Un quadro bislungo con cornice intagliata rappresentante. Altro
quadro con cornice vecchia e stampato. Un altro senza cornice con fiori. Un
arme di cocina o vaso di rame con quattro piedi di ferro con sue canizze, e
coperchio. Un paro di capofochi di ferro e catena di ferro con quattro pomi due spiedi grandi
da fuoco. Altro spiedo piccolo. Nell’altra stanza contigua una tavola grande
lunga di noce una cassa piana vecchia.
Una canula intagliata con figure Stemma di Casa Colonna indorata. Altra canula
più piccola e più vecchia. Un baullo con sudetto, quadro intagliato. Un baullo
piano vecchio ma questo nella stanza contigua due cassoni lisci piani per uso
di farina. Due para di capofochi. Una navicella di ferro. Un paro di molette.
Un tira brage. Una paletta una forcina tutto con pomi dì ottone. Quattro
colonne di ferro da letto con sue
bandinelle di corame, con suo ferro sopra la porta. All’altra stanza contigua.
Un credenzone con due sportelli di sotto con dieci tiratori. Un bavullo coperto
di corame vecchio sbrancato di ferro. Due banchi di ferro. Un torciere di ferro
e un focone di quattro piedi di ferro lungo. Nell’anticamera contigua al Salone
dell’appartamento nobile. Un scrignetto con diverse figure intagliate di noce,
con suoi tiratorini dentro, mandandovene una frangia a color paonazzo sbiadito.
Nell’altra stanza contigua. Un scrigno impellicciato di ebano, e residui di
balaustre da avorio con sua maniglie di ferro, e diversi tiratorini e
serratini. Un tavolino ordinario con gambe di ferro di noce. Nell’altra
contigua. Un quadro lungo rappresentante un bosco e fontana e donne a lavare,
et animali con cornice dorata nell’angoli. Altro quadro più piccolo rappresentante
due satiri; et altre figure cornice nera con gli angeli doratia spicolo. Altro
quadro cornice nera a spicoli dorati boscarecci con alcune figurine. Due altri
consimili parimenti boscarecci. Nella cappelletta. Altare con suo Paliotto di
tela dipinta turchina con una croce di Malta con sua scalinata, quattro
statuette di legno rappresentanti San Matteo, San Lorenzo, Sant’Andrea e la
Madonna Santissima con sue canti Gloria e libretto di corame lavorato, et in
principio. Quadro grande con cornice verde spicolata d’oro, rappresentante la
Santissima Annunziata. Altro più piccolo con cornice liscia, rappresentante
l’Ecce Homo, con sua tela turchina sopra l’altare, e piastrella di legno. Una
nicchia di noce con sue colonne a tartaglione capitelli indorati con dentro una
statua di marmo bianco fino rappresentante Santa Rosa. Nella stanza contigua.
Due banchi di ferro di letto con quattro tavole grandi, due matarazzi, due
portiere di seta e bombace verdi e gialla. Due quadretti uno con cornice negra
piccola liscia col suo vetro rappresentante San Francesco d’Assisi, l’altro
fatto di nocetta rappresentante la Madonna Santissima. Un comodo e servitore di
bicchieri(illeggibile)…Nella camera contigua. Otto seggi d’appoggio di
vacchetta rossa con trine turchine con suoi pomi indorati. Nella dispensa.
Tredici vettine da oglio vote grandi di Creta. Nella stanza contigua alla
Dispensa sudetta. Un capo foco di ferro con due pomi di spiedi, quattro bauli
vecchi sfogiati, due casse piene vecchie, due girelloni di ferro per tirar su
li cannoni, un bilancione da peso di ferro. Un altra bilancia più piccola, un
girella grande di legno con stanche di ferro. Un ferro di verrocchio di pozzo
per turar l’acqua, sette ferri da cassa di cannoni, Sei cerchi da barilli da
cannoni, sei altri grandi da secchi, un merchetto dell’Eccellentissima Casa,
una lettica inservibile, altri ferri vecchi di(illeggibile)…Un altro martello
di ferro da orologio. Un catenaccio grosso due occhietti di ferro, quattro
colonnette rosse di legno da letto liscie, con altri pochi ferracci vecchi di
niun valore. Nella Cappella di Santa Barbara. Suo altare col quadro
rappresentante Santa Barbara, con suoi scalini. Sei candelieri con Croce,
quattro vasi inargentati di legno, e quattro rami di fiori, altri quattro candelieri
d’ottone con sue carte, gloria e lavabo et in principio, con simili altri
candelieri di legno, altri due candelieri d’ottone con sua Croce parimenti, due
tovaglie d’altare con suo merletto, un legio d’altare, un paliotto di corame
fiorata coll’Arme dell’Eccellentissima Casa. Nelle due nicchie due statue con
piedistalli di marmo una rappresentante il Martirio di Sant’Andrea, l’altra
rappresentante(illeggibile)…coll’Arme dell’Eccellentissima Casa, e più due
banchi, un inginocchiatore et un confessionale. Nella sagrestia. Un calice
d’ottone indorato con sua patena borza, velo e palla, una pianeta di tutti
colori con trine gialle. Il camiso di cortina
liscio, con angoli, e messale di corame. Una cassa piana di legno. Un
inginocchiatore. Due tovaglie bone, et una sotto tovaglia. Campana per messa e
un(lacuna nel testo)…Una credenza con corame vecchi sopra. Due depositi con li
suoi cristalli(illeggibile)…e colonnette. Un libro coperto di carta
pecora-L’Azzienda di Sermoneta dell’anno 1693. …Due banchi di ferro con sue
colonne di ferro.
Inoltre…
In primis avanti il Corpo di guardia, di detta fortezza
chiamato la Cittadella, un largo con sei arbori d’olmi, e due celsi, et una
stanziala. Item attaccato al detto largo un giardino circondato da muraglia con
arbori di melangoli, con due pozzi, et alcuni arbori di granati. Item il Corpo
di Guardia con il suo Ponte levatore attaccato con due catene di ferro, e
dentro a detto corpo di guardia quattro cherubine a ruota con due forcine, e
quattro bandoliere con tre alabarde con li suoi rotelli, e sopra al detto Corpo
di Guardia, una maiana tutta di metallo con il manico di ferro, con il segno di
un C. un L. et una Croce, e due altre, moiane di metallo con la cassa , dove va
il martello di ferro con l’impronta di San Marco. Item ventidue mortaretti di
ferro e tre simili crepati, e tre altri da moiane in tutte numero ventotto.
Item un altro Ponte levatore attaccato con due catene di ferro con la sua
serratura, et avanti detto Ponte dodici pietrere di metallo, sei lavorate con
l’impronte sopra di un Aquila, Imperiale, e sei altre liscie coll’Arme
dell’Eccellentissima Casa Caetana di sopra con le sue casse. Item attaccata al
detto Ponte la Chiesa di santa barbara con il suo quadro, et in un altra stanza
dentro una Capra di legno per mettere a cavallo li pezzi con palle di ferro tra
grandi e piccoli numero mille quattrocento ventidue. Item una campana di
piccolo metallo per la detta Chiesa. Item un altra stanza, cioè la Cappella. In
primis il quadro della Santissima Annunziata con cornice indorata, e suo velo
di seta, Item un Crocefisso di legno, sei Candelieri con sua Croce, Tre
reliquiari indorati, quattro statue piccole indorate a mezzo busto, e due altri
simili parimenti, due(lacuna nel testo)…piccoli indorati. Sei vasetti indorati
una statua piccola di legno della Madonna del Rosario, quattro statua, tre
grandi, ed una piccola di marmo, tre delle quali coll’Arme dell’Eccellentissima
Casa, due altre statue di legno piccole, una statua di Santa Rosalia di marmo
con sua nicchia di noce foderata di taffetano rosso, trentasei quadretti di
diverse imagini tra grandi, e piccoli con cornice senza, nove quadri un po’ più
grandi, due de quali con cornice indorata, sei perni di vetro, un quadretto di
marmo con il suo piedistallo, con torciero di legno inargentato attaccato al
muro, un paliotto d’altare a due faccie, una di Co(lacuna nel testo)…rosso, e
l’altro paonazzo. Una pianeta di raso rosso con la fodera gialla, un altro
paliotto di altare di raso rosso con l’Arme dell’Eccellentissima Casa, un altra
pianeta bianca di camelotto, un'altra paneta di capra rossa, un altro paliotto
di velluto nero frissato d’oro, un cuscino rosso di seta, un altro paliotto di
seta vecchio, un camoscio con sette borze da calice di diversi colori, due delle
quali ricamate, un calice di argento con sua patena, due cerei grossi, uno de
quali con l’Arme…
Doni bellici
Ma tempora de pacis
deficiant, ossia la guerra durante il pontificato clementino era in vigore ed
era una ferale necessità, che ancora assecondava le nette preferenze politiche,
ed umane, del tempo, quindi il para bellum di romana memoria non tralasciava
ancora il posto ad una sana intesa verbale, a cui, forse, sarebbe anche seguito
l’atto bellico, ma che probabilmente sarebbe stato anche preterito, limitando
così i danni; comunque all’epoca l’attenzione imperava, anche perché le scelte
politiche e territoriali, inerenti pur sempre alla dinamica politica, erano
soggettivamente assunte da chi signoreggiava e non era certamente materia di
scelta ovvero partecipazione democratica, nell’accezione greca del termine,
ossia un’opzione che doveva provenire dalle classi subalterne che,
storicamente, ben inteso, spesso trovavano anche motivo di guadagni, magari non
lauti, ma ben sostanziati da saccheggi e razzie, fattori e dinamiche sempre
aduse in ambito bellico, oltre le paghe già garantite dallo stesso fautore
della dinamica bellica; quindi i sermonetani provvidero, al rifornimento di
armi forse in seguito alla tensione creata da una probabile avanzata turca
verso il Friuli che indusse Clemente VIII papa al coinvolgimento di diversi
stati italiani per fronteggiarne il progresso islamico; quindi il pensiero
giuridico e i doveri statuali già presenti nella legiferazione in atto dal 1271
che prevedeva gli armamenti e la partecipazione della popolazione alla guerra,
infatti: Intorno all’uscita con prede ed armi . Inoltre se la guerra fosse
generale interna che con altri territori nemici di Sermoneta e un uomo come
uomini di Sermoneta prendessero una preda, per metà spetti a loro e l’altra
metà alla curia. Le armi minute se fossero quelle che qui cervelliera, gorgia,
coltello, ciroteca, caliga, cappello e scudo, elsa, lancia, clava e diplomo,
cappuccio ferreo e braccioli abbiano per la preda duci ovvero combattenti.
Altre armi, come la lorica, la panciera, la lameria con il cappuccio e cavallo,
con la sella ed il freno, lo abbia la sola curia, passo legislativo che
suggerisce quanto fosse precipua e dovuta l’adesione della cittadinanza alle
vicende belliche del paese, l’anticipo cronologico e certamente morale del
successivo, ossia cinquecentesco particulare giucciardiniano, che teorizzava la
difesa delle città per il diretto intervento popolare, che avrebbe così
provveduto alla difesa dei propri beni materiali; una forma di egoismo umano
che certamente lo storico fiorentino conosceva bene, e di cui suggerì di fruire
politicamente per salvaguardare il potere stabilito in un territorio. Sebbene
questo non appaia il caso guicciardiniano e assimilabile al riportato assunto
giuridico medievale, certamente possiamo valutare che l’assuefazione al
contributo, fosse esso umano ovvero siderico, quindi delle armi, era ancora
viva, ovvero non ancor morta, citando il Petrarca, per cui resta assai
encomiabile lo spirito umano, qui meramente sermonetano, che assume il compito
di operare materialmente e finanziariamente alla difesa, per un attacco
polemico quantunque solo ipotetico. Onore al grande merito sermonetano e alla
sentita aderenza alla propria terra!
La comunità di
Sermoneta fornisce l’Armeria della Rocca di 100 Archibugi a Rota, con la spesa
di scudi 670 .
In Dei Nomine Amen.
Anno Domine 1594 Pontificatus Santissimi Domini Nostri in Cristo Patris Dominus
Clementis Pape VIII. Annus ejus tertio Indictione VII die ultimo Mensis
Martiis. Costitutus personaliter coram Magnifico et Excellentissimo Domino
Locumtenente Sermineti Cesare Scappuccio in Lodia Magnifici Domini Officiles
Terre Sermineti videlicet Domino Jacobus Cancellarius, Petrus Tuscanus, Marcus
Leardus, Hieronimus Casalis Officiales ejusdem Terre Sermineti presentes, et
representantes toto Consilio, et Communitates, et Univeritas eiusdem Terre
Sermineti ut nobis est non vis sed sponte omni meliori modo pro proviserunt, et
solemniter sese obligaverant in forma juris valida, et in meliori forma
Reverenda Camera Apostolica cum solitis Clausis solvere, et cum effecto
exbursare Magnifico Reverendo Don Petro Americo absenti, et pro eo Alexandro
Americo Americi presentis me notario scuta sexantis septuaginta in moneta argentea
pagati ad ratione juliorum decem pro quolibet scuto hinc per totum mensem
Augusti proxime absque alia exceptione, causa, et occasione emptionis centum
Archibugio nova a Rota factotum per dictum Reverendus Domino Petrus in Urbe pro
Magnifica Comunitate Sermineti de ordine Excellentissimi Ducis Sermineti ut
asserverunt quod Archibusios Magnifici Domini Officiales predicti nomine quo
supra habuerunt, et sibi consegnati fuerunt intus Arcem Sermineti a dicto
Domino Alexandro Americo nomine eiusdem Domino Petri in hunc modus videlicet
Archibusis sferrati numero 81, julii 60 per unum, Archibusis ferrati numero 18
ad julios 86 l’uno, et uno Archibugio ferrato al calare de reso julii 66 in
totum ascendunt ad summas dictorum Archibusorum centus, qui centus Archibusis
sicut sopra recepii asserverunt inserire pro defentione Comunitatis illos
distribuire, et vendere particularibus Petionis pro pretio predicto de ordine,
et commissione dicti Dominis Ducis Sermineti, ac etiam renunciarunt exceptioni
doli, mali et non habitorum, et non consignaverunt dictos Archibusios centus,
et omnibus alii exceptionisbus, omnique alio juris, et legaliter quomodocumque,
et qualitercumque ad eorum favorem facientibus Pro quibus omnibus, et singulis
firmiter observandi, et adibentis predicti Domini Officiales nomine quo supra
obligaverunt sese, ac omnes homines, et particulares personas ejusdem dicte
Terre Sermineti, ac omnia ejus bona presentia, et futura ubicumque existentes,
et existentia tam stabilia, quam mobilia, et semoventia, jura, et actiones in
forma Camerae Apostolicae cum solitis clausibus susciientes ex nunc mandatu
executionis in forma, una tantum citatione predicte et promisses et juravant
factis licentis super quibus per Actum….
Magnifico et Excellentissimo Dominus Flaminio Pantanelli …La comunità di
Sermoneta fornisce l’Armeria della Rocca di 100 Archibugi a Rota, con la spesa
di scudi 670.
In Nome di Dio Amen.
Anno del Signore 1594 Pontificato del Santissimo Signore Nostro in Cristo
Signore Clemente Papa VIII. Anno del suo terzo Indizione VII nell’ultimo giorno
Mese di Marzo. Costituito personalmente di fronte al Magnifico ed
Eccellentissimo Signore Luogotenente di Sermoneta Cesare Scappuccio in Lodi del
Magnifico Signore Ufficiale della Terra di Sermoneta sia concesso al Signor
Giacomo Cancellieri, Pietro Toscano, Marco Leardo, Girolamo Casali Ufficiali
del medesimo presenti in Terra di Sermoneta, e rappresentanti di tutto il
Consiglio, e la Comunità, e l’Univarsità della stessa Sermoneta non da noi
voluta ma spontaneamente in ogni miglior modo provvidero, e solennemente
obbligarono nella forma giuridica valida, e nella miglior forma alla Reverenda
Camera con le solite Clausole da sciogliere, e con effetto di sborsare al
Magnifico Reverendo Don Pietro Americi assente e per Alessandro Americi
presente a me notaio scudi sessanta settecento in moneta di argento pagati a
razioni di giulii dieci per qual si voglia scudo per tutto il mese di agosto
prossimo da altra eccezione, causa, ed occasione di somma cento per Archibugio
a Ruota fatto per detto Reverendo Signore Pietro in Roma per la Magnifica
Comunità di Sermoneta dall’ordine dell’Eccellentissimo Duce di Sermoneta come
asserirono che gli Archibugi dei Magnifici Signori Officiali predetti nel nome
dove sopra ebbero, e a lui consegnati furono nella Rocca di Sermoneta dal detto
Signor Alessandro Americi in nome dello stesso Signor Pietro in questo modo
concede gli Archibugi senza ferri in numero 81, giulii 60 per uno, Archibugi
ferrati in numero 18 a giuli 86 l’uno, et uno Archibugio ferrato al calare de
resto giulii 66 in tutto ascendono alla somma dei detti Archibugi cento, i
quali cento Archibugi così sopra ricevuti asserisco servire per la difesa della
Comunità e quelli distribuire, e vendere con particolari richieste per il prezzo
predetto dall’ordine, e per commissione del detto Signore Duce di Sermoneta, e
anche rinunciando all’eccezione del dolo, male non secondo le abitudini, non
consegnando i detti Archibugi cento, con ogni altra eccezione, e ogni altro
giudizio, e legalmente in qualsiasi modo e di qualunque a favore di costoro
fare a favore di chiunque, e singoli fermamente osservando, ed adibendo i
predetti Signori Ufficiali in nome dove sopra si obbligarono, e tutti gli
uomini, e particolari persone della stessa detta Terra di Sermoneta, ed ogni
bene di questi presenti, e futura dovunque esistente, sia esistente che
stabile, quanto mobile, o semimobile, ad con diretta azione nella forma
giuridica della Camera Apostolica con le solite clausole da ora con mandato di
esecuzione in forma, una citazione predetta et promessa e giurarono fatte le
licenze sulle quali per Atto…Magnifico ed Eccellentissimo Signore Flaminio
Pantanelli…
Voce armigera
Un’istanza
documentaria però si levò anche dai disciplinati soldati sermonetani, che chiesero
determinati privilegi ed il compiuto rispetto degli stessi, ed inoltre che i
subalterni rispettassero i ruoli e la gerarchia ben ripartita all’interno dello
stesso corpo armato; forse qualche esagerazione emerge quando chiedono la
concessione di giochi che la legge non proibiva, ma per l’epoca, motivo di
grave ed indecoroso atteggiamento soprattutto per chi doveva rappresentare il
Ducato sermonetano ed il suo Signore, aderendo sia alle leggi istituite che a
quelle ufficiosamente e conformisticamente accolte con integro spirito di
partitanza, ossia la retta moralità, che restava all’epoca, come oggi, il
motivo principe di una felice rappresentanza, anche e soprattutto morale,
oltreché estetica, da cui non poter prescindere. Inoltre da notare che i privilegi
erano, rispetto alla popolazione comune assai più estesi, non è certamente da
imputare ad uno spirito di fanatismo militarista dei Caetani, ma, credo, solo
per placare spiriti che potevano essere sia fedelmente aderenti alla legge
caetanea come avrebbero anche potuto opinare sulla stessa ovvero,
eventualmente, perorare e condurre una azione belligerante all’interno dello
stesso paese. Considerando seriamente le istanze, dopo una accurata lettura del
documento riportato, i privilegi concessi non sono davvero eccessivi, quindi
una retta professionalità che veniva espressa tramite richieste non certamente
esose, il che palesa un retto spirito sia di corpo che di ferma disciplina; si
deve valutare inoltre che le armate, indipendentemente da qualsiasi luogo da
proteggere erano vitali, nell’accezione letterale del lemma, per la
salvaguardia della popolazione come del potere istituito, quindi i soldati
erano un fondamento specifico per la stessa vita del paese, e avrebbero potuto
certamente condizionare le stesse scelte signorili, se avessero avuto la
coscienza oggettiva e consapevole della loro importanza, ma purtroppo, ovvero
fortunatamente, in base alle singole e personali valutazioni dei miei quattro
lettori, di manzoniana memoria, non avevano tale retta consapevolezza;
l’assuefazione all’inferiorità sociale era un dato oggettivo, quantunque non
ancora sancito dalla psicologia, assuefazione che all’epoca era definita come
habitus, in senso giuridico, ovvero decoro.
Francesco Caetani
Duca di Sermoneta, e di San Marco, Principe di Teano, Marchese di Cisterna,
Signore di Bassiano, Ninfa, e San Donato, Barone Romano, e Grande di Spagna di
Prima Classe .
Desiderando Noi, che
gl’Officiali, e Soldati della Milizia della Nostra Terra di Sermoneta siano
distinti, e trattati a differenza degl’altri Nostri Officiali, e che abbiano a
godere tutti quei privilegi, onori, ed esenzioni, ne’ tempi trasandati hanno
goduto per concessione fattogliene dalli Nostri Antenati, affinché con maggior
fraquenza assistino, e siano vigilanti alle funzioni della Fortezza, ed in
tutt’altro, che riguarda il Nostro servizio, perciò di Nostra volontà
condiscendiamo a concederli tutti quelli privilegi che poi anno per anno si
troveranno annotati quali vogliono, e comandiamo a chiunque spetta, che siano
esattamente osservati sotto pena della Nostra disgrazia, ed oltre ad arbitrio.
E siccome è ben giusto ancora, che i soldati ascritti a detta nostra Milizia,
quali goderanno li detti Privilegi abbino i loro pesi, così vogliamo, che anco
loro debbano esser soggetti a tutto ciò, che viene da Noi contemporaneamente
ordinato. E primo doveranno essere obbedienti alli loro Officiali in occasione
del Nostro servizio. 2)Doveranno avere il vestito da soldato, Archibugio di
giusta misura, Spada, e Baionetta con sufficiente munizione. 3) Doveranno
essere ben vestiti, e con le loro Armi, quali non possino in verun conto
rendere, ed ingegnare, comparire nelle Mostre generali dell’Anno. 4)Che ogni si
batterà la Cassa debbano subbito accorrere vestiti, ed armati sotto la pena
dell’arresto per tre giorni se non passeranno attestato di legittima
scusa.5)Che ciuschedun Officiale, cioè Capitano, Tenente, Alfiere, Sargente
debba tenere l’insegna destante la sua Carica.
Privilegi
All’opposto poi
vogliamo primieramente, che non sieno molestati quando anderanno cantando di
notte per puro divertimento, ogni volta per altro, che non cantino canzone
disoneste, oppure con pretesto di canto non offendino l’onore altrui, ne quali
soli casi il Giudice possa procedere, come non fosse soldato, e non possa
portar Armi insidiose, ma solo la semplice spada e patente da soldato. 2)Che
possino portare per tutto il Nostro Stato Spada, e coltello non proibito di
giorno, e di notte con lume, e senza lume, e che possino andare a caccia ad Uccelli,
ed animali non proibiti, ed in luoghi non vietati nelli Nostri Bandi, e di già
agl’Officali, che possino portare ogni sorte d’Armi eccettuate le proibite
dalle Costituzioni, e Bolle Pontificie. 3) Che essendo trovati a giocare a carte, dati, ed altri giuochi
permessi non possa il Giudice procedere contro di essi. 4)Che non possino
essere condannati a pene infami, cioè Galera, Berlina, e Frusta se prima non
siano cassati dal Rollo. 5)Che non possino esser carcerati da Birri, ed altri
Ministri di Giustizia in tempo, che non si ritrovano vestiti da soldati stando
in fazione. 6) Che non siano molestati con mandati per debiti Civili se prima
dall’Officiale Maggiore non sarà passato l’Ostendator per tre giorni di tempo
al Mandato, passati i quali facendosi l’esecuzione di esso sieno tenuti al
pagamento solamente di mezza cattura, e dandosi il caso, che s’incontrasser ad
esser spedito il mandato nel tempo che sarà battuta la cassa debba godere otto
giorni di tempo prima, che venga eseguita da computarsi dal giorno, che sarà
battuta la Cassa. 7)Che il soldato, quale averà servito vent’anni, o che sia
inabile per il servizio prestato goda li stessi privilegi, ancorché fosse casso
dal Rollo, e rimpiazzato l’altro in suo luogo. 8)Che gl’Officiali, e Soldati
tanto se saranno attori, quanto rei, e così se vincono, o sieno vinti nelle
liti civili, o Cause Criminali per la parte loro, ancorché la causa sia tra
Soldato,e non Soldato, non potranno
astringersi a pagare fuorché la metà delle Catture, Sportule, Notule di decreti,
accessi, e qualunque altro atto
giudiziale, che si faccia in tali cause al Giudice, Cancelliere, ed esecutori,
benché le Cause non fossero militari, quando però non sieno di delitto infame,
per il quale ne sia seguita prima la Cassazione del Soldato, ordinando, che il
Giudice Cancelliere, ed esecutori quali contravverranno a queste esenzioni,
sieno tenuti del proprio alla restituzione del doppio, ed altre pene a Nostro
arbitrio. 9) Che accadendo rissa tra Soldati, e Soldati overo tra questi, e non
soldati nell’annual servizio della Milizia, o fuori di essa, purché non sia
seguita morte, mutilazione di membro, o alcuno di essi rimasto stroppiato, o
sfregiato siano essi Soldati dal capitano, o altri in di lui difetto giudicati,
e puniti more belli, o in altro modo terminar le differenze loro, purché ciò
segua in termine di tre giorni doppo la rissa, ed esibita, che sia in
Cancellaria la pace nel detto termine non possa il Giudice, e Cancelliere
procedere contro di loro con carcerazione, o altr’atto, ne astringere i
medesimi a pagamento di sorta alcuna, ma siano spediti gratis ubique come se
tal rissa non fosse seguita rispetto a Soldati, potendo procedere, come sarà di
giustizia contro quelli, che non sono soldati, ma non seguendo, ne riportandosi
in actis la pace nel termine delli tre giorni, il Giudice possa, spirati però i
tre giorni, procedere contro di essi soldati ancora, osservando però
l’antecedente capitolo intorno al pagamento, che non deve oltrepassare rispetto
a Soldati la metà; e perché si tolga ogni sospetto, che le dette paci, benché
esibite in actis si possano perdere, ordiniamo, che li Cancellieri debbano
tenere un Libro a parte, in le registrino di volta in volta, che saranno
esibite, o almeno notarle, per la quale esibizione i cancellieri non possin
pretender più, che un grosso, ancorché nella medesima pace fossero compresi più
soldati. 10)Che succedendo il capo, che il Giudice sia necessitato di
sottoporre all’esame o sia per causa Civile o Criminale qualche Soldato, debba
domandarlo al Capitano, al quale ingiungiamo, che senza ritardo subito ordini
al Soldato a portarsi dal Giudice per poterle esaminare, e così vogliamo
ancora, che il Giudice, e rispettivamente il Capitano, pratichino in qualunque
altro comando, che dal Giudice medesimo potesse giustamente darsi a i
Soldati.11)Finalmente ordiniamo, e comandiamo, che nascendo disputa intorno
all’interpretazione di detti Privilegi, il Giudice non possa per se stesso
dichiarare, come più gli piace, e venire ad alcuna risoluzione contro de Solati,
ma prima debba scriversene a Noi, per sentire la giusta dichiarazione; ed
acciocché non possa allegarsi ignoranza di detti Privilegi, che da Noi saranno
sottoscritti, vogliamo, che una copia de medesimi si conservino all’Archivio,
altra se tenga dal capitano, ed altra se n’affiggerà in cancellaria a pubblica
vista unitamente con il Rollo degl’Ufficiali, e Soldati della Milizia. Ditto
nel Nostro Palazzo Ducale di Cisterna questo dì 20 Luglio 1780. Francesco Duca
Caetani. Nicola Bartolomei Segretario.
Soldati
Copia. Privileggi, et
gratie, che concede il Signor Cardinale Caetano alli Soldati del suo Stato
descritti nella Militia d’Archibugeri a Cavallo. 1)Primariamente Sua Signoria
Illustrissima fa esenti li sudetti Soldati da tutti comandamenti tanto personali,
quanto de Cavalli, eccetto, che per uso di sella per servigio di Casa dentro
allo Stato di Sermoneta, non vole, che soggiccino ai comandamenti fuori allo
Stato in qualsivoglia maniera. 2) Item non vole Sua Signoria Illustrissima, che
contro li sudetti Soldati possa seguire mandato alcuno per Causa Civile,
rilassato dalli Tribunali dello Stato, ne realmente, ne personalmente, se prima
non sarà impetrata licentia o in scritto, o in voce del Capitano, o
Luogotenente, overo non sia segnato, dal suo Auditore il quale non lo debba mai
signare se non gli constarà che prima si sia fatta diligenza d’haver dimandata
detta licenza, et gli sia stata negata. 3)Nascendo rissa tra Soldati in
qualsivoglia modo, purché non ne segua effusione di sangue sudetto ne segua
pace, vuole Sua Signoria Illustrissima, che non si proceda contro di loro, ne
si metta penna in carta, ma solo per evitar maggior scandalo, li Giudici
procedano per via di precetti a fargli dar la sicurtà de non offendendo. 4)Item
gli concede Sua Signoria Illustrissima, che se li cavalli loro saranno trovati
siano essenti di pena, e siano tenuti solo alla refettione del danno. 5)Item se
gli concede portare ogni tipo d’Arme, che è lecita, e solo a portare la Corte,
eccetto, che non vole Sua Signoria Illustrissima, che di notte, passasse le due
ore, possino portare alcuna sorte d’Arme dentro i Luoghi murati, ma solo si
consenta, che posino andare senza lume, o fuoco, e dall’Ave Maria fino alle due
ore non possino andare più de due in Compagnia, ne possano portare il pugnale,
senza la spada. 6)Item, se gli concede che possino andare a caccia con
l’Archibugio ne Luoghi dove vanno li Frati giurati, ma non possino tirate ad
animali proibiti. 7)Item che possino far legna morta per uso proprio ne luoghi
dove la fanno l’altri affidati, che pagano. 8)Item vuole Sua Signoria
Illustrissima, che li sudetti Soldati siano obligati a servire in tutte
l’occasioni, che saranno necessarie alla Casa di valersi della sudetta
Soldatesca, come a dire per la Sede Apostolica contro li Banditi, batter le
Marine dello Stato in occasione de Turchi, per incontri de Signori, e de
Principi, per difesa delle caccie in Compagnia de Frati giurati, et altro
simile. 9) Item, che siano abedienti al loro Capitano, o Luogotenente in quelle
cose, che gli commandaranno pertinenti alla Soldatesca, et alle cose necessarie
per(lacuna nel testo)… possa far pagare il Capitano le pene alli disubbidienti,
con applicarle a luoghi pii, o in servitio della sudetta Soldatesca con
partecipazione del Signor Duca, o di chi sarà in suo luogo nello Stato di Sua
Eccellenza. 10) Item, vole et comanda, che ciascuno delli sudetti Soldati debba
tenere un cavallo buono, e sano d’approvarsi per tale dal Capitano, guarnito
con sella, e tutti l’altri fornimenti…Archibugi con la Spada, il Pugnale,
Stivali, e Speroni, et una Casacca dell’istessa livrea dell’altre all’uso
d’Archibugio a Cavallo, volendo, che nelle sudette cose in nessuna maniera
possa esser fatta esecuzione civile contro li sudetti Soldati. Il Cardinal
Caetano.
Nota dell’armi levate
qui nella Fortezza di Sermoneta per ordine di Sua Eccellenza per servizio di
guarnizione per la nuova fontana, consistendo inDue Cannoncini Quadri, Quattro
spingardi, o siano moschettoni a cavalletto, Otto Carabinette col fucile alla Francese,
Quattro Pistoni, Dodici Arme da taglio, a punta, consistendo in sciabole, e
spadoni, Dodici fiaschette, o siano stagnarole per polvere, Due fiasche per
polverino più grossa.
Soldati
Illustrissimo, et
Eccellentissimo Signore. Essendoci molto a cuore, che li Soldati della nostra
Fortezza di Sermoneta debbano non solo essere rispettati, ma sostenuti ancora
ne loro Privilegi, circa l’osservanza de quali si sentono introdotti
alcuni…, perciò qualora i medesimi Soldati
siano vigilanti al loro Ufficio, e vastano colla Montura, che devono avergli
fatta a proprie spese, abbiano determinato di meglio garantirgli ne loro
Privilegi, di maniera che secondo la disposizione del Capitolo VII.VIII.X., e
XI de loro Privilegi, che si dispone debba farsi all’intelligenza, e
sottoscrizione del Capitano, debba in avvenire oltre il consenso, Intelligenza,
e Sottoscrizione, che viene in detti Privilegi
incaricata al Capitano, debba in avvenire esserci il Consenso,
Intelligenza, e Sottoscrizione anche del Nostro Vice Castellano
copulativamente, di modo che senza il Consenso, Intelligenza, e Sottoscrizione
copulativa del Vice Castellano della Nostra Fortezza, non possano, ne debbano i
soldati essere pregiudicati. Procurerà pertanto Vostra Signoria di far comprendere a cotesti Soldati il
valore, ed il peso di questa Nostra Grazia, e dell’affezione, che dimostriamo
per maggior decoro de’medesimi, e che volendone godere, debbano unitamente
avere, e vestirsi colla Montura fatta a proprie spese, altrimenti non avendo,
ne portando i medesimi Montura, o sia Uniforme Militare, propria, non possano
godere il presente, ne altro Privilegio, essendo questa la Nostra
determinazione, che Vostra Signoria farà affiggere dal Nostro Luogotenente
anche nella sua Cancelleria, oltre il Registro della medesima che dovrà
esistere anche presso il Capitano perché ne casi occorrenti possa eseguirsi
senza alcuna restrizione. Tanto Vostra Signoria
farà essequire, e le auguro dal Cielo ogni contento. Roma 18 Dicembre
1770. Il Signor Antonio Cattaneo Vice Castellano di Sermoneta.
(f.41) A dì 15 Aprile
1782. Ordini da osservarsi dalli Soldati del Presidio della Rocca di Sermoneta.
1)Che nessun Soldato quando è di Guardia non possa partire dalla medesima per
qualunque pretesto sotto pena di esser fatto casso dal Ruolo, oltre il castigo,
che merita. 2)Che il Soldato, che è di Ritengo non possa parimente partir dalla
Guardia, se non che con la licenza del Vice Castellano o per servigio del
medesimo, o per altri bisogni. 3)Che il Soldato tanto di Guardia, che quello di
Ritengo debbano sempre stare con Montura, Stivaletti, e Padrina. 4)Che ciascun
soldato debba tenere il suo fucile ben pulito e la sua Padrona con tutte le
cariche, dovendone egli renderne conto, ordinando che tal’effetto ogni mese gli
si debba fare la revista. 5)Che il Corpo di Guardia, come luogo di rispetto,
non si possi ne giocare, ne far schiamazzi, e ne tampoco li Soldati, che
saranno di Guardia, e Ritengo in quei giorni fare in esso lavoro alcuno per
loro; ma bensì debbano unicamente invigilare, e fare diligentemente il nostro
servizio. 6)Chi contravverrà a tali ordini intendiamo sia per la prima volta
castigato con otto giorni di Vidone, e per la seconda casso dal Ruolo.
Francesco Caetani Duca di Sermoneta.
Desiderando Noi, che
gl’Officiali, e Soldati della Milizia della Nostra Terra di Sermoneta siano
distinti, e trattati a differenza degl’altri Nostri Officiali, e che abbiano a
godere tutti quei privilegi, onori, ed esenzioni, ne’ tempi trasandati hanno
goduto per concessione fattogliene dalli Vostri Antenati, affinché con maggior
frequenza assistino, e siano vigilanti alle funzioni della Fortezza, ed in
tutt’altro, che riguarda il Nostro servizio, perciò di Nostra volontà
condiscendiamo a concederli tutti quelli privilegi che poi anno per anno si
troveranno annotati quali vogliono, e comandiamo a chiunque spetta, che siano
esattamente osservati sotto pena della Nostra disgrazia, ed oltre ad arbitrio.
E siccome è ben giusto ancora, che i soldati ascritti a detta nostra Milizia,
quali goderanno li detti Privilegi abbino i loro pesi, così vogliamo, che anco
loro debbano esser soggetti a tutto ciò, che viene da Noi contemporaneamente
ordinato. E primo doveranno essere obbedienti alli loro Officiali in occasione
del Nostro servizio. 2)Doveranno avere il vestito da soldato, Archibugio di
giusta misura, Spada, e Baionetta con sufficiente munizione. 3) Doveranno
essere ben vestiti, e con le loro Armi, quali non possino in verun conto
rendere, ed ingegnare, comparire nelle Mostre generali dell’Anno. 4)Che ogni si
batterà la Cassa debbano subbito accorrere vestiti, ed armati sotto la pena
dell’arresto per tre giorni se non passeranno attestato di legittima
scusa.5)Che ciuschedun Officiale, cioè Capitano, Tenente, Alfiere, Sargente
debba tenere l’insegna denstante la sua Carica.
Saldi mensili
Rollo de Caporali e
Soldati della Torre di Montecerello in San Felice di soddisfare dal primo Marzo
passato tutto il maturato Mese di Maggio 1701 per tre mesi. Giovanni Domenico
Ungaretti Caporale di Torre Vittoria-14 et 70 moneta Innocenzo Botticelli
Soldato di detta Torre-9 et 60; Gaetano di Lisa Caporale della Torre del
Fico-14 et 70; Cesario di Lisa Soldato di detta Torre-9 et 60; Giovanni Antonio
Bracco Soldato-9 et 60; Erasmo Felice Soldato-9:60; Giacomo Cernila Soldato
Caporale della Torre Ceraia-14:70; Simone Ungaretti Soldato di detta Torre-9 et
60; Michele Camola Soldato di detta Torre; Marco Matteo Buonfigliolo nuovo
Caporale della Moresca-14:70; Sebastiano Calisi nuovo Soldato di detta Torre-9
et 60; Nicola Calambrogio Soldato di detta Torre-9 et 60; Antonio Raimo
Colambrogio Soldato di detta Torre-9 et 60.
Epistole maltesi
L’entrata di Gragorio
Caetani, figlio di Onorato IV Caetani nell’ordine dei cavalieri di Malta resta
certamente un gran privilegio per la famiglia, ma anche la documentazione
restataci per questo episodio palesa quanto oramai lo spirito di adesione e di
abnegazione alla fede, ancorché vigoroso, la Valletta ne sia esempio, si
rapportava a criteri declinati in relazione a chi veniva assunto nell’ordine;
se un aristocratico doveva mantenere un determinato prestigio e godere di
commende, ovvero territori ed entrate che fossero pari al prestigio familiare;
quindi il Gran Maestro informa della disponibilità di cui avrebbe goduto
Gragorio Caetani e delle diverse commende che a lui si potevano destinare. Non
si deve interpretare come una questione puramente mercantile, ma come la
necessità di salvaguardare l’ordine stesso con una presenza di gran prestigio,
in questo caso Gregorio Caetani, all’epoca tredicenne, che garantisse un
sostegno anche politico all’ordine, oltre ché finanziario se eventualmente ci
fosse stato bisogno.
Copia della lettera
del Gran Maestro di Malta scrive alla signoria Eccellentissima 8 di Agosto
1584.
Per mandare al Signor
Onorato Caetani. Illustrissima et Eccellentissima Signora mia. Mi è stato caro
che Vostra Eccellenza secondo mi significa per questa sua de 23 de luglio
habbia dato avviso all’Eccellenza del Marcantonio di quanto il Capaci à mio
nome le significo circa lo animo mio di conferire al Cancelliere Giorgio
Paleuno suo Nipote la Commenda di Mareggio in luogo di quella di Pulissi perché
sua Eccellenza conoscerà subito che quella è più presto avvantaggiata di valore
e qualità, che non è questa, e più comoda e più vicina a godersi parendomi che
dove non si ricerca interesso di roba, anzi più presto a vantaggio di utile, et
honore mi si possa, e debba dare questa soddisfatione, e comodità della sola
vicinanza intendendo di tenerla per mio uso particolare e del promettervi
Vostra Eccellenza dell’animo mio sempre prontissimo a servirla, e maggiormente
in assenza di Sua Eccellenza tiene ogni ragione perché mi effetto non facio
cosa alcuna di maggior mio gusto di questo, e parmi sempre che le opere che
restero inferiori al grande animo che ne tengo. Nonché a Vostra Eccellenza
baciole le mani, e prego Dio per il
colmo d’ogni sua maggior prosperità. Di Malta il dì 8 di Agosto 1584. Dominus
Vostre Eccellentiae. Arcacinzio . Illustrissimo et Reverendissimo mio padrone
ossequissimo. Non prima di questa sera ha auta comodità far saper a Vostra
Illustrissima quanto più passato mi torno alla mi Comenda che importava il
Signor Gregorio la voluta dal Gran Maestro saria di volerla cambiare a dar line
un altra della medesima che una terza o con castello in terza di Otrento che
fara vicino da seicento fochi per quanto dice il ricevitore, la Signoria
Eccellentissima li ha resposto che lei non ne ha da fare cosa niuna stante che
questa e cosa nata per mezzo del Signore Eccellentissimo al quale se vi è fatto
sapere questa voluntà che tiene il Gran Maestro di voler cambiarla li pone cosa
nova stante che sonno ormai quattro anni che li fu dato al signor Gregorio
tanto che si sta aspettando resposta chi del Gran Maestro come di Sua
Eccellenza, Signor mio Illustrissimo questa sia insignito e uno bello pezo ne
mancano da mano in mano farlli sapere quanto passarà intorno a questo negotio
passarà resposta si del Gran Maestro come di Sua Eccellenza, Signore mio
Illustrissimo che sta ora in Sicilia a una bella peza, non mancano da maroni in
mano farlli sapere quanto passarà intorno aperto tenerla acciò come più habito
non mancano dalla sua parte pure gran bontà di luna lì concessa longa cinta
come dissi cera e contentione lo bacio le Illustrissime mano di Palermo il dì
20 di Agosto 1584. Illustrissimo signore
mio cognato et fratello. La morte dil Comendator li Motta la seppi subitamente,
et mentre si stava facendo diligenza per vinire, et sapere quillo, chi bisognava
far per pigliar nostro, mi venni a parlar il Ricivitor, che sta qui, della
Religione, et con avermi dato parti di questa morti, mi disse ancora, che
ordine del Gran Maestro aveva già preso possesso di questa In commenda, et
ch’essendomi vacata per la midà parti un’altra nil Regno di Napoli nilla
Provincia di Terra di Otranto nominata Mareggio, tineva di commissionati di
trattare il cambio con questa de Pulizzi, la quale si bene, è in quali cosa di
maggior valori, è però assai manco di qualità, perché questa consisti in due
fighi, et certi altri Tireni, et Mareggio e una Tirra murata di circa 500 ò,
600 fuochi posta su la marina con un Palazzo signorili, et il Signore del
spirituale, et temporale, et anchor’ei sia un poco di disseguaglianza di
rendita dui, chi si putribbe rifere, con ponervi tanto minor gravezza di
quella, che fu quest’altra
Varia umanità
Se la vita dei
soldati non deponeva al meglio rispetto agli altri sudditi sermonetani,
considerando che i pericoli erano certamente maggiori, quella del Bargello, la
polizia odierna, non trascorreva nell’ozio; un lettera racconta qualche
avvenimento interessante per valutare un contesto sociale che talvolta
riservava notazioni di colore alquanto interessanti, quantunque il coniuge non
credo potrebbe comprendere il valore storico sociale del documento qui
riportato, anche perché non ne avrebbe il tempo; troppo impegnato a perseguire
se non eliminare feralmente l’amante della moglie la quale, una nota di merito
la guadagna, da nubile, ovvero secondo il testo “zitella”, addirittura
conquisce due uomini, complimenti Signora! Davvero notevole.
Illustrissimo et
Eccellentissimo Signore Padrone mio sempre Colendissimo. Hieri alle 20 hore
habbi la littera de Vostra Signoria Illustrissima spedetti subbito segretamente
per dieci giurati de Cisterna che questa notte se sonno uniti alla Torre
dell’acquapuzza con il Bargello et senza intoppo, et strepito sonno hora
tornati, et condotto in questa Rocca
Marco di Cola quale ha fatto mettere nella più secura secreta che ve sia, se
cominciava il processo della recognitione, et se verrà anco a tortura per
sapere se vi son stati complici et fautori, et se usaranno tutti quelli termini
che il caso richederà, et de mano in mano Vostra Eccellenza Illustrissima sarra
advisata. Il Signor Prospero responde alla mia littera et così anco il Capitano
de qual luogo il quale pretende qualche recognitione gli le mando acciò le
veda. Protesta me fece consapevole dell’animo de Vostra Signoria Illustrissima
d’esiliare, con qualche occasione Lionardo Scincia dal stato per un par d’anni
che veramente e bene per quiete di questa Terra, et per salute sua perché
prevedo che un giorno nasceria qualche scandalo, et oltre il caso del
Pantanello, che contra Leonardo vi è qualche suspicione, se bene reputo
difficilissimo venirne in piena cognizione essendo il fatto di notte, et lui
stesso non li ha conosciuti, vi è sopraggiunto che hieri venne da me a
querelarsi un giovanotto vegnicolo che ha preso per moglie quella Zitella che
svergino et impregno Leonardo, lamenandosi che sua moglie quattro notti sa
fuggita fori de casa per haverla voluta admonire, et che Leonardo li ha
braccato che non se parte da Sermoneta che lo vuole fare ammazzare, et se bene
non se possa provare io lo tengo per verissimo, et per questo consultai con il
Dita che se carcerasse Leonardo come già è stato fatto, et se retiene anco
peggiore quel giovane accio non facette qualche scappata contra la moglie ancor
lui, che quando Leonardo sarra fori del Stato forse se quietera et non se puol
far altro che fargli dare una scorta giurato sia de non offender sua moglie che
altro remedio non se può pigliare, qualli che ammazzorno quelle donne non se
sente che siano in Stato, et s’assecuro che ce usa esquisita deligenza. Credo
sara bene pubblicare un Banno che chi vole accasarsi nel Stato debbia comprare
almeno 10 scudi de stabili. Come anco che nelli adulteri, et fornicationi
publiche se possa procedere ex offitio non ostante la disposizione del Statuto
che vole se proceda solo a querela che cosi se troncaranno molti scandali, et
in esecutione stanno aspettando quel che me ordina. Se manda inclusa lista
dell’offitiali novi da nominarse da Sua Eccellenza Illustrissima, et secondo il
suo ordine ho segnati alcuni che me parono atti al governo, et boni per il
publico li Signori Affittuari corriano aprire un forno qui in Sermoneta et dar
pane a tutti lor fidati, et recorriano se proibissero li fornari che non
dettero pane alli detti fidati, saria cosa che necessariamente ne seguisca la
ordinanza in Terra se bene despiace alli particolari che hanno grano non mai
parso resolotione senza ordine, et senza de Vostra Signoria Illustrissima alla
quale fo umilmente reverenza da Sermoneta li 13 de Settembre 1605 Vostra
Signoria Illustrissima Devoto et Obbligatissimo Servitore Logotenente.
(Rescritto)Vaconio
Luogotenente Sermoneta 13 Settembre.
Lex mutanda est
La legge certamente
deve essere rispettata come anche, all’esigenza, cambiata nel suo valore
intrinseco ed oggettivo per adeguarla alle nuove esigenze sociali ed umane
rapportabili direttamente alle abitudini che tendono ad evolversi e quindi a
modificare gli assunti morali; quella del furto resta pur sempre un pessimo
costume, ma esiste, esisteva ed esisterà sempre, finché la volontà di potenza
prettamente umana sussiterà, ossia finché l’umano genere persevererà nella sua
presenza fisica e naturalmente concreta; Sermoneta non è certo eccezione, e la
legge provvide, con Guglielmo Caetani, Signore di Sermoneta, a reprimere la
cattiva abitudine di cui prima; ma l’evoluzione giuridica ovvero, in senso morale,
regressione, del contesto sermonetano, lo si evince dal cementificarsi di
supporti legislativi che devono sancire pene rapportate alla gravità del reato;
nulla di particolarmente entusiasmante, poiché ovvio, ma un modico particolare
nel testo legislativo identifica una franca evoluzione, intendo il passo in cui
il testo recita: Principe obviare per quanto si può a tutti li scandali et
pericoli che nel suo stato possono occorrere, et maximamente a quelli di li
quali il Statuto puocamente ne parla, qui emerge un’evoluzione alquanto
sostanziale nella Universitas sermonetana, ossia se uno statuto precedente,
credo sia quello che mi appronto a pubblicare ed ancora inedito del 1504, non
contemplando ampiamente la dinamica del furto, si dovette provvedere all’esigenza
legislativa con un sussidio statuale adeguato alla nuova piaga che, forse,
emergeva con netta prepotenza; quindi un cambio assai concreto delle certezze
legislative e delle sanzioni che dovevano essere perorate; da cui una netta
modifica della socialità, che intervenne evidentemente per una condizione
economica che marcava una deficienza notevole, dato il bisogno di sancire le
sanzioni riguardo al furto. Quindi la legge non è solo un documento legislativo
e giuridico ma anche un signum temporum che desta interesse per i diversi
ambiti di indagine storica, quali quelli economici. Il medesimo signum
precitato emerge con maggior risolutezza anche nel cambio, ossia incremento dei
Priori che devono curare gli interessi cittadini con altre modifiche statuali
da considerare; Priori provenienti dalla stessa popolazione, certamente
connotati da attributi di rilevante emergenza sociale che Francesco Caetani
accolse pienamente; una netta sensibilità politica che vede una sorta di osmosi
fra il popolo, variegato, ed il sovrano, che incontra le necessità, quindi le
garantisce, con il suo potere legislativo e decisionale. Ma il contesto
meramente lesivo che sovviene da un’aggressione viene ulteriormente affinato a
livello giuridico dal primo capitolo qui riportato, che richiede una sanzione
maggiormente severa per gli aggressori; rilevando che lo Statuto succitato
contempla sommariamente tale reato; probabilmente la popolazione era
incrementata durante la seconda metà del Cinquecento e le divergenze
aumentavano, gli stranieri, o meglio allogeni, erano molti, lo affermo con
certezza dopo un’accurata ricerca sulla popolazione sermonetana, dal 1575 sino
ai primi anni del XIX secolo, dove risultano rappresentati corsi, francesi,
tedeschi, romani, fiorentini, pisani; inoltre non mancano carpinetani,
bassianesi, coresi, setini ecc.; quindi anche le usanze e le moralità tendevano
a conflagrarsi, secondo Guicciardini, quello che a Firenze è reato a Ferrara è
legge; da cui una divergenza interpretativa ed etnica che poteva evolversi
verso individuali moralismi.
Statuta Terrae Sermoneti(sic)
Volendo lo
Illustrissimo Signor Camillo Caietano Signore di Sermoneta et altri luochi come
si conviene ad ogne buono et justo Principe obviare per quanto si può a tutti
li scandali et pericoli che nel suo stato possono occorrere, et maximamente a
quelli di li quali il Statuto puocamente ne parla accio li suoi subditi non
s’habbiano così facilmente et pericolosamente ad offendersi, et di loro male
oprare gloriarsi. Da parte et expressa commissione di Sua Signoria
Illustrissima si notifica fare banno et espresso commodamento a tutte et
singole persone di Sermoneta, o abitanti in essa di qual si voglia grado, stato
o conditione se sia che non ardischi ne presuma tirare con archibugi o scoppi di
qual si voglia sorte ad Huomini et tirando et non approntando quello il quale
tirargli caschi in pena di cinquantadue carlini da applicarse alla corte di Sua
Eccellenza ipso fatto et affrontando in qualche parte di la persona che non
restasse stroppiato o signato l’offeso caschi in pena di due et cinquanta
simili da applicarsi come di prima et di tre tratti di corda, et restando
stroppiato et debilitato alcuno membro de l’offeso o signato per tal botte in
qualche parte di persona caschi in pena di cinquanta scuti di oro da applicarse
come di sopra et di uno tratti di corda
da darseli in ognuno delli casi pridotti inremissibilmente, et morendo l’offeso
di tal botta di Archibugio o di scoppi tirati caschi in pena di la vita. Et in
ognun de li prefati casi alla medesima
pena. Chi facesse tirare o consigliasse o comandasse che fosse tirato o
chi lo sapia(…)notificarlo infra termine di tre giorni sotto pena di
venticinque ducati simili da aplicarse como di sopra et notificandolo alla
Corte et accusandolo(…)recito in Juramento essendo homo digno di
fede,(…)dichiarando che il presente banno s’intenda non solo ne la Terra di
Sermoneta, ma fuori ne la campagna, et in ciascuna parte del suo Stato, et che
habbia forza, et vigore come se fusse Statuto. Et accio nullo possi pretendere
ignoranza del presente Banno, s’è fatto bannimento per Leonardo publico
mandataro et trombetta di Sermoneta in la piazza et altri luochi soliti et
consueti affisso alla prima cossa di la
Loggia di la piazza. Sigillato alli altri statuti. Nostro solito sigillo et s’è
messo et aggiunto all’altri Statuti. Quod infrascipta sunt, vera esse, et
observanda, responsione assero. Ego 2 d’anno 92 Potestate quibus addo, quo
Potestate audire semper expedire sumarie, imputinori, et male in rigenerans audacia
reprimere, accusatuum in dannis datis innocentie consolatione male…
De furto
Fur qui occulte
furatur, nostro primo furto, si res subrepta non excedat valore bolonenorum
quinque in boloninorum XXX condemneto a bononensis quinque usqe ad decem, in
Julis quinque, a decem usque a vigenti in juliis decem a vigenti ad quadraginta
in juliis vigenti, a quadraginta usque ad trecentum in juliis sexaginta, et in
duplo valori rei subtractae. Ad trecentum vero
supra scutis decem, et praeterea in tribus tractibus funis, in pullio
infirendos condemnetur. Pro secondo autem ad trireme per omnium mittatur(…)ut
de esculentis, et poculantis esigui valoris, quo casu, mitiis iudicis arbitro
condonetur, qualitate personae considerari.Pro terbio vero furto laqueo furca,
suspendatur[……]parum profeto minor poena[…] et aliorum exemplum, profutura est
vilitas rei subtractae, furi ita consuetudi[..]esse sancimus quandoavider
convietudi furando non valor rei spectanda est Haec autem vari iubem quam vis
pro precedente vel praecedentem furtis non fuerit condemnatus. Furtum vero,
magnam, aut enorme, vel atrox quanimus semel patratum, loco, et tempore,
quantitate, ac qualitate personae consideratis, etiam usque ad mortem inclusive
nobis prius vel successoribus nostris
certioribus factis iudicis arbitrio puniatur.Die XX Septembris 1587
susprascriptum statute reformationium de furto fuit per Magnificum et
Excellentissimum Agapetum Gidetum de Lunatis Rome Potestate Sermoneta de
mandato Illustrissimi et Reverendissimi Abbatis Camillus Caietani servari
mandatum ac publice lectura in loco Sermoneta praesentibus et bastantibus
Magnifici Censuarii Sermonetae, Petro Cella, Francisco Flemarosio, Francisco
Sicciolante, Francisco Vangelista pro Populo Sermonetae vocato ad sonum tubae ad hunc effectum.
Intorno al furto
Il furto chi
occultamente compisse un furto, se il primo furto, se la cosa sottratta avesse
un valore pari fra i cinque bolognini a trenta bolognini venga condannato, da
cinque bolognini fino a trenta, a giulivi cinque, a dieci fino venti a giulivi
dieci, da venti a quaranta in giulivi venti, da quaranta fino fino a trecento
in giulivi sessanta, e fino al doppio del valore della cosa sottratta. A
trecento su scudi dieci, ed inoltre a tre colpi di fune. Inoltre per il secondo
alla trireme per tutti sia inviato(…), e se il valore fosse esiguo il giudice
emetta a suo arbitrio il condono della pena, considerando il valore della pena.
Per il terzo furto sia prevista la pena capitale, sia sospeso(…) parimenti sia
esposta la minor pena anche per altri esempi, proferendo il modico valore della
cosa sottratta, il furto così alla consuetudine(…)sanciamo e quando conviene al
furto se il valore della cosa rubata non sia ispezionato è questa vario ordine
quanto vuoi per la precedente condanna al furto. Il furto in verità, di grande
cosa, ovvero enorme, ovvero atroce sia preparato, nel luogo, e nel tempo, la
quantità, e la qualità della persona considerata, fin anche alla morte per noi
e nostri successori scritto il giudizio e con giusto arbitrio sia punito. Il
giorno 20 settembre 1587 il soprascritto statuto riformato intorno al furto fu
dal Magnifico ed Eccellentissimo Agapito Gideto di Lunati di Roma Potestà in
Sermoneta per mandato dell’Illustrissimo e Reverendissimo Abate Camillo Caetani
per conservare il mandato e dare pubblica lettura in luogo di Sermoneta ai
presenti e sufficienti Magnifici Censori di Sermoneta, Pietro Cella, Francesco
Flemarosio, Francesco Siciolante, Francesco Evangelista, per il popolo di
Sermoneta convocato al suono della tromba e quindi ad effetto.
(Libro de consegli
del 1636)Copia.
Costituzioni fatte dal Signor Duca
Noi Don Francecso
Caetano Duca Ottavo di Sermoneta, Marchese di Cisterna Signore di Bassiano,
Ninfa, et Santo Felice. Perché l’anno 1624 che il governo di quattro Officiali
che duravano un’anno da noi eletti, et così trovano essere stato osservato da
nostri Predecessori non veniva in utile del Pubblico, fu risoluto di crescere
il numero sino alli dodici mutando ogni quadrimestro quattro di loro, et
essendo seguito così tutti questi anni l’esperienza maestra delle cose ha
insegnato, che tale amministrazione è sempre passata con poco utile, anzi con
evidente danno del Pubblico, con nessuna soddisfazione de nostri vassalli di
Sermoneta, quali desiderosi, che il governo della Comunità possa con maggior
diligenza, sollecitudine, et cura con espresso memoriale di grazia numero di
essi vassalli sottoscritto, et a noi presentato ne suplicorno, che ci
degnassimo di mutare forma di governo con tornare ad eleggere il Magistrato di
quattro, che duri un’anno come prima si usava sopra avendo noi lungamente, et
sollecitamente pensato, e discorso più, et più con la più sana parte de nostri
Vassalli, et avendo da loro inteso le cause di tal motivo, et dimanda, che
parendo a noi giuste, e ragionevoli avendo maturamente considerato quanto in
questo negotio si doveva considerare inclinando benignamente alla preghiera di
detti uomini di Sermoneta, et di detta Comunità. Vogliamo, ordiniamo, e
comandiamo, che per l’avvenire inviolabilmente si osservino le seguenti nostre
costituzioni. 2)Che il governo, et amministrazione delli beni et ragioni della
detta Comunità sino eletti cinque Priori il primo de quali sia chiamato Capo
Priore, che sia Dottore, o delli
Principali di Sermoneta, et un Camerlengo rappresentino tutto il Corpo della
Comunità di modo, che tutto quello, che sarà fatto da loro deliberato, et
decretato nel modo, et forma, che si dirà nelli seguenti Capitoli habbia forza,
e vigore come se fusse stato, et decretato da tutto il Popolo della Comunità
predetta. 3)et perché in alcune cose gravi concernenti al Pubblico come locare
membri della Comunità, o d’imporre nuovo peso, o in occasione di raccolte, o
d’altro come più a basso si dirà non si stia al solo parere delli cinque,
nomineremo dodici Consiglieri, che uniti con li cinque Priori, et Camerlengo
stabiliscano, et determinano in Congregazione quello, che si dovrà fare, et che
l’offitio delli detti Priori duri un’anno, et che essi debbano nel principio
del loro officio, et con giuramento promettere esercitare la loro carica bene,
bona fide, senza loro dolo o fraude, e di perseverare, e mantenere la Terra di
Sermoneta, et li homini, et Abitanti di essa sotto l’obbedienza, fedeltà, et
sogettione nostra, et di nostri successori, difendere in quanto possono li
beni, et ragioni del Comune, et ricuperare le cose diperse, o da altri forse
occupate, et fare ogni altra cosa spettante alla tranquillità, et pace della
Comunità, et delli uomini, et abitatori di Sermoneta, et del nostro Stato. 4) Li
Priori, et Comunità abiano un Cancelliero che sia Notario idoneo degno di fede
il quale assista continuamente appresso li detti Priori, che scriva tutte le
proposte deliberazioni, et decreti, che si fanno dalli Priori, et Consiglieri,
nella Congregatione, e si roghi di tutti l’Istrumenti, che si fanno pro tempore
in un Libro particolare dalla medesima Comunità, et di quelli debbia dare di
quando bisognarà copia alli Priori senza pretendere alcuna sorta di mercede si
di rogiti, come copie oltre a quella, che se li da ogn’anno cioè di scudi
diciotto, e li emolumenti del Sigillo, et sia tenuto fare tutto quello, che si
dirà nelli seguenti capitoli. 5)Priori, che saranno pro tempore non possano per
se stessi esigere, riscotere, toccare, e maneggiare robbe, o denari della
Comunità sotto pena di un’anno di esilio dal Nostro Stato, et di scudi
cinquanta d’applicarsi per la metà alla nostra Camera, e l’altra metà alla
Comunità predetta. 6)Che li Priori debbano governare e fare tutto ciò è
necessario per la Comunità in detto anno concorrendo la maggioranza di essi
nella risolutione, eccetto che nell’imponere novi pesi, affittare, locare,
vendere membri della Comunità, far provisioni di grani, affittar forni pigliar
denari a censo in poca, o molta quantità, allumar candele, elezione di Medico,
e Mastro di Scola, e li offiti minori et altre cose urgenti non chiamato il
corpo della Comunità consistente nelli Priori, Camerlengo, e Consiglieri che
avesse da seguire come appresso si dirà, dichiarando per nullo, et invalido ogni
contratto, et di nessun valore. 7)Li Priori doppo, che averanno giurato debbono
fra tre giorni prossimi congregarsi insieme con il Cancelliero, et Consiglieri
e nominare, eleggere, et ordinare con il consenso, et approbatione nostra doi
Abbondantieri, quattro Groscieri o Soprastanti, quattro Acquaroli, o Stimatori,
doi Mastri di Campo, quattro Paceri, un Procurator de Poveri, doi Mastri di
Strada secondo la consuetudine osservata quali s’intendano eletti, et
fedelmente fatti quando da noi saranno approvati se saremo nel Stato, se non
dal nostro Luogotenente, comandando, et esortando a chi toccarà, fare elettione
di uomini pratichi, et da bene, non interessati ma fedeli, di bona vita, et
conditione, et timorosi di Dio, quali così eletti debbano giurare di bene, e
fedelmente con sincerità, e diligentia senza eccezione di persona esercitare il
loro officio. 8)Che li Consiglieri subbito, che saranno eletti, e nel principio
del loro officio debbano giurare avanti il nostro Luogotenente, et alla
presenza delli Priori per rogito del Cancelliero della Comunità di andare alla
Congregatione ogni volta, che si sarà intimato, e di là non partirsi se non
saranno licenziati dalli Priori, e nel dare il loro voto si spoglino d’ogni
interesse, et affettione avendo l’occhio solo al servitio di Dio, et utile del
Pubblico, et il tutto si facci con fedeltà, et secondo il lor giudizio senza
affettione, passione, o odio, e prezzo o preghiere d’altri, ma secondo che
crederanno essere spedienti al Pubblico, e comodo della Comunità sotto pena di
chi contravverrà di assistere, o partirà alla Congregatione senza licenza la
prima volta di cinque giulii da pagarsi di fatto la seconda di un scudo, la
terza di quindici giulii d’applicarsi, et pagarsi come di sopra. 9)L’officio
delli Consiglieri volemo, che duri un’anno, et poi a nostro arbitrio da
confirmarli, o rimovere secondo il merito, o demerito di ciascheduno.
10)Dichiariamo, et volemo, che l’offitio del Camerlengo sardi riscotere tutte,
e singole entrate, crediti di qualsivoglia somma della Comunità da essa
assignatili, e pagar li debiti della medesima Comunità con mandato però scritto
dal Cancelliero sottoscritto almeno da tre Priori, cioè dal Capo di essi, et
doi altri Priori, et in assenza del Capo Priore da tre altri delli Priori con
il Sigillo della Comunità, et se esso Camerlengo pagherà altrimenti sia suo
danno senza speranza de ripeterli, ne se li mandi fuori delli conti. Debbia
anco detto Camerlengo nel principio del suo officio dare idonea sicurtà a
contentamento delli Priori, et consiglieri di rendere bono, et fedel conto
della sua amministrazione restituire fatti li conti quello si resterà in mano.
Che il detto Camerlengo debba havere un Libro legato et sigillato con il
Sigillo della Comunità da darseli dalli Priori, nel quale debba bene, e
fedelmente scrivere, et annotare chiaramente, et distintamente di giorno in
giorno tutto quello, che esigerà, et pagare et quanto li entrerà in mano, et
debba anco tenere appresso disse una filza tutti li mandati per ragioni de
quali haverà pagati, acciò a suo luogo, e tempo quando renderà conto possa
mostrarli sotto la pena della perdita di quello, che averà pagato e scudi doi
per ogni che contravverrà d’applicarsi come di sopra, al quale per sua
provisione ogni Anno se li dia scudi due per cento di quelli che maneggiare nel
suo anno. Che il Cancelliero della Comunità habbia tre libri da consegnarseli
dalli Priori legati, et Sigillati con il Sigillo della Comunità, in uno de
quali scriva tutti li rogiti delli Istromenti, che si faranno pro tempore per
servizio della Comunità, et in un altro quale sarà chiamato Registro, o
rincontro esso Cancelliero registri tutti li mandati, o bollettini, et ordini
la giornata, che farà da verbo ad verbum tutte le minute delle lettere, che
scriverà a nome delli Priori, e Comunità, li quali Mandati, ordini, e lettere
siano nel detto registro da quelli medesimi Priori, che sottoscriveranno li
Mandati, et ordini, et che sigilleranno le lettere nell’istesso tempo, che li
Mandati, et ordini si sottoscriveranno, et le Lettere saranno sigillate come di
sopra acciocché il detto registro serva nelli conti, che si renderanno dalli
Priori, et Camerlengo sotto la pena della privazione dell’offitio, et perdita
del suo salario, et inoltre debba una o più filze di tutte le scritture sotto
le medesime pene. Con il Sigillo della Comunità debba stare in mano del Capo
Priore, et in sua assenza di un altro Priore a dominazione del capo Priore.
Occorrendo, che uno delli Priori, o Consiglieri vada in servitio della Comunità
fuori di Sermoneta in altre Città, o terre non pernottandovi non abbia più di
doi giulii il giorno, et il Cavallo sarà pagato dalla Comunità, et pernottando
fuori il cavallo habbia cinque giulii il giorno per il suo vitto, e cavallo, ma
in quelli giorni, che starà senza cavallo li si diano quattro giulii il giorno,
e non più, et in ogni caso sempre le mercede del cavallo sia pagata dalla
Communità. Nessuno di quelli, che saranno eletti ad officio possa ricusarlo
sotto pena di venticinque scudi per ciascheduno, che contravverrà d’applicarsi
come sopra, et non di meno sia con opportuno rimedio ad accettarlo, et
esercitarlo, il che non abbia luogo quando averà legittima scusa, o impedimento
da giudicarsi da noi. Li Priori non possano far radunare li Consegli a far Congregatione
per far proposte, risoluzioni, et decreti senz’ordine presente, et intervento
del nostro Luogotenente, et in sua absenza del Podestà, o di altro Giudice, che
sarà deputato da noi a questo affetto sotto pena tanto pecuniaria quanto
corporale d’arbitrio nostro et de nostri successori, et della nullità di tutto
quello che sarà stato fatto, risoluto, dichiarato, et decretato nella detta
Congregazione vogliamo, nel Libro della Congregazione il nostro Luogotenente, o
altro Giudice, che vi sarà intervenuto, et li Priori, et cancelliero, che ne
sarà rogato si sottoscrivano. La Congregazione non si intenda valida nelle
risoluzioni, et decreti, che in essa saranno fatti abbia alcuna forza, e vigore
se in quella non saranno stati presenti il nostro Luogotenente, o altro
Giudice, tre Priori almeno comprendendovi il Capo Priore quando non sarà
absente da Sermoneta, il Camerlengo, et almeno nove delli Consiglieri se non
saranno impediti da assenza, o infermità. Che li Priori tre di essi
congregandoci il Capo Priore quando non sarà absente da Sermoneta il giorno
prima, che si congreghi la congregazione debbano far intimare con ordine del
nostro Luogotenente dal Mandatario li Priori, Camerlengo e Consiglieri come il
giorno seguente ad un’ora destinata debbano trovarsi al luogo solito della
Congregazione, et il Mandatario avanti che la Congregazione si cominci debba
referire in scrignis in mano del Cancelliere d’aver fatta l’Intimazione, la
quale riceuta, et passata l’ora intimata si scriva il luogo della Congregazione,
et si faccino le proposte, et risoluzioni come è nelli seguenti Capitoli. Le
proposte si doverano fare dalli Priori che saranno presenti alla Congregazione,
et scrivere dal Cancelliere nel Libro a dettatura del Capo Priore se vi sarà, o
d’altro Priore nel medemo Libro si doveranno scrivere, e notare le risoluzioni,
che si faranno nella Congregazione doppo le dette proposte; fatte le proposte
si servi il silenzio da tutti, ne alcuno parli alla Congregazione se non sarà
stato terminato dalli Priori, o di lor licenza
sotto le pene espresse. Nessuno ardisca rispondere alla proposte se non
sarà andato a sedere nel luogo destinato, eccettuandone li Priori, alli quali
sia lecito rispondere dalli loro luoghi, o seggie, et nessuno abbia ardire di
dire, et proporre cosa nuova, ma rispondere alla questione proposta dalli
Priori, et scritta dal Cancelliere, et dire il suo parere una volta sola se non
volesse corroborare, o meglio decifrare il suo detto, nel qual caso gli sia
lecito per una volta sola, e nell’arringar nel rispondere alle proposte si
debba fare dalli Assistenti secondo l’ordine saranno chiamati. Il Cancelliere
debba scrivere, et annotare nel libro della Congregazione i nomi, et numero
delli Priori, et Consiglieri, che vi saranno presenti, et pigliare il numero
delli voti dati per le questioni proposte del numero delle fave, o ballotte
esprimendo chiaramente quante fave, o ballotte saranno trovate nella bussola
per la parte affermativa, et quante per la negativa, acciò che da questo si
possa conoscere quello sarà stato concluso, et risoluto. Tutti li decreti, et
risoluzioni si debbano fare, et ricevere con fave, o ballotte le quali si
mettano segretamente nella Bussola, et non altrimenti viva voce et li voti, et
decreti pigliati altrimenti siano nulli, et di(…)niun valore, et momenti, ne il
Cancelliere debba annotarli. Li Priori. Li priori che saranno pro tempore otto
giorni avanti, che finischino il loro officio faccino una lista di quaranta
persone da eleggersi da noi li Priori, Camerlengo, Cancelliere, et Consiglieri
per l’anno seguente, de quali quelli, che saranno confirmati da noi, o da
nostri successori s’intendano essere veri Priori, et Consiglieri, et
ripresentino tutta la Comunità predetta, riserbando a noi per questa prima
volta elegger li Priori, Consiglieri, Camerlengo, et Cancelliere. Il
Cancelliere della Comunità sia tenuto, et obligato il primo giorno, che entrano
li nuovi Priori, Camerlengo, et Consiglieri pro tempore leggere pubblicamente
li sopradetti nostro ordini, et costituzioni in presenza di tutti gl’altri
officiali sotto pena di dieci scudi per ciascuna volta, che contravverrà
d’applicarsi come sopra. Che il detto Cancelliere registri li presenti
Capitoli, et costituzioni nel principio del Libro delle Congregazioni, et
tenerne un’altra copia affissa nella Cancelleria della Comunità acciò tutti
possano vederla. Il Duca di Sermoneta. Ego Dionisius Gallus publicus Notarius,
et Cancellarius extraxi ex suo originalis. Loco + Signi.
Un caso risolto
Non infrequente sono
le notizie che, nella dinamica odierna, vengono tralasciate, quelle di
accadimenti tragici quali incendi ovvero vittime conseguite a questi; in
effetti se oggi sono sintetiche informazioni giornalistiche per i secoli
passati potevano essere motivo di accurate ispezioni che accertassero la vera
natura del ferale avvenimento; quindi nel 1728, una capanna che prese fuoco
perché colpita da un fulmine che la colpì, provocando così la morte di diversi
uomini lì ritiratisi, restava un avvenimento di eccezionale valore
cronachistico; che ingiunse la presenza di un medico chirurgo che accertasse
l’accidentalità del letifero incidente, come la descrizione puntuale e alquanto
macabra dei corpi, che probabilmente furono colti di sorpresa dall’evento, un
caso di tragica cronaca locale che anticipa le versioni oggi più comuni della
cronaca, poiché, in effetti, la sedula descrizione apportata ricorda da vicino
quelle meramente a noi coeve.
Die 27 Augusti 1728.
Compilatio in Cancelleria Criminali Terre Sermonete coram Illustrissimo Dominus
Locotenete Gelli meque. Io Impaccianti Prior Fiscalis qui non animo sed ex
debito sui offici exposiut et infra videlicet. Poco fa, che poteva essere circa
l’hore 22 notturne canonico, o sia semplice sacerdote da Sezze si è portato dal
Signor Flaminio Americi maestro di Casa in Sermoneta di Sua Eccellenza
Principe, e gl’ha riferito, che nella tenuta Tufette di questo Territorio,
spettante a Sua Eccellenza ritenuta in affitto da un certo sezzese vi siano
numero sette cadaveri d’homini, supponendo, che nella stravaganza del tempo di
questa matina di Piogge, e toni, mentre li sudetti homini incadaveriti tutti
assieme s’erano rifuggiati per le piogge in una piccola Capanna in mezzo di
detta tenuta situata, e sia in quel mentre caduto un fulmine nella medesima, il
quale non solo abbi privati di nanzi l’infelici homini, ma anche si suppone
abbi incenerita detta capanna(lacuna nel testo) all’incendio della medesima
siano morti, e mezzi bruciati detti uomini, giunta per tal notazione in Sezze,
il predetto Sacerdote è accorso al luogo del nominato conflitto, per dare
qualche soccorso spirituale alli detti Homini, ma non lì giunto in tempo, e che
poi dalla detta tenuta li si è portato qui a dar notazione, sapendo essendo
tenuta in questa Terra, con far istanza al predetto Flaminio Americi, come
Maestro di casa di Sua Eccellenza, acciò voglio fare trasportare in questa
Terra detti cadaveri e farli dare sepoltura, con esibirsi far pagare dai suoi
parenti tutte le spese, onde io hauta tal notazione sono comparso per debito de
mio officio a dare questa relazione facendo istanza, che si vada a fare la
detta recognitione si del luogo dove resti incendiata l’enunciata cappanna, o
per dir meglio la medesima come come anche li detti uomini incadaveriti prima
d’haverli il tutto per il bon servitio della Giustizia che è questa supra
quibus. Illustrissimus Dux Auditij per deputavit me per notum locum Dominus
Pacifici cogniti ad effusionem accedendi ad enunciata(lacuna nel testo)Dei lode
ad habundantiam recognitione(lacuna nel testo)rifare sicut etiam de prefata
Cappanna combusta pro Justitie ad implemento, omnia laia necessaria facente
tribueri mihi eodes facultates per omni
et atenta tardiate ora, ac considerata distantia, comisit michi per die crestina
valde mane accedi, et interim custodiri cadaveres ab invasione, seu
devastatione, Animalia. Hillarius de Fggiole Dia 28 prefati mensis Augusti
1728. Ego Notarius infrascripto deputatus, in vim supra scripti decreti, vocati
Baiullo, et Virgilio Ceccarelli Chirurgo huius Terre Sermonete ad affionem a
quibus associatus equtantes disciessi, et retto tramite cum prefati me contuli
ad nominata Tenuti Tufette huius terris, et pervento in medio circiter ejusdem,
in qua loco inveni effigie cuisdam tuguri seu capanne, et cadaveres enuncoatos,
mandavi vocare duos testes, qui in parva distantia in eadem tenuta, a loco
incendij laborabant et coram Dominus Virgilio Ceccarelli chirurgo Antonio
Santo, alias Grillo, a Rocco Benvenuti testifi, ac Philippus Calandrino Baiulo
Terre Sermonete peregi prout infra vidint. Giunto nell’enunciata tenuta delle
Tufette proprietà di Sua Eccellenza Principe, e circa in mezzo della medesima
trovo alcuni pochi residui di paglia da Cappanna brugiate le quali si vedono
disperse, e formano un circolo di sito come vi fosse stata ivi una picciola
Cappanna, et in oltre in mezzo di detto sito della medesima una poca quantità
di cenere con alcuni residui di tozzetti di legni, e tre spiche di grano turco,
o chiamasi siciliano vicino detta cenere, e legni, quale spiche con li suoi vachi
di detto sito si vede ocularmente esservi stato fatto il foco, et abitato da
persone, per esservi anche due buzzichetti voltati sottosopra, uno de quali in
essa una poca quantità di olio, dalla parte poi verso la marina di detto sito,
si vede esservi un spazio circa tre palmi, che non unisce il circolo(lacuna nel
testo)sito sudetto che apparisce essere stato tanto della circonferenza del
sudetto sito quando dal detto spazio, che non unisce, una cappanna per servizio
di detta tenuta, et in quella parte che non unisce verso la marina, avesse l’ingresso, et
intorno intorno alla circolare situatione di paglie sudette. In oltre trovo
numero sette cadaveri d’huomini, che distesi in terra sono posti quasi in
ordinanza di circolo intorno al luogo dove apparisce sia stato il foco dentro
al sito della medesima colli piedi voltati uno, verso l’altro, e le teste di
tutti verso il termine del circolo rotondo di essa cappanna; e per
distintamente descriverli detti cadaveri. Il primo de quali trovo essere d’homo
disteso in terra nel detto luogo, con la faccia verso il celo, con barba
nericcia, et abbrusticata capelli inaneriti senza vestimenti, e nudo, che da
due pezzi di panno piccole, chiamato pannetto bruciati, si vede, che detti vestimenti essere stati lacerati
dal foco, o bruciati, il cadavere ha la testa, il corpo, le braccia il membro
virile, le coscie, ma senza gambe, le quali restavano brugiate, per quello
ocularmente si vede, dal foco qual cadavere di mio ordine fatto voltare, e
rivoltare, et veduto, et osservato per tutte le parti del corpo non si trova
ferita veruna, solo la carne dapertutto rossiccia, et increspata, quli cose
tutte il Signor Chirurgo giudica e secondo la sua Arte scienza, e coscienza
dice essere state fatte di fresco causate dal foco, per il quale sia morto, e
detto cadavere mentre era in vita si chiamava, e si faceva da tutti chiamare,
secondo asseriscono li sudetti infrascritti testimoni Patrioti del medesimo
Antonio Mauritij da Sezze. Un altro cadavere delli sudetti, parimenti trovo
disteso in terra, con la faccia verso il celo, barba, e capelli inceneriti, e
la faccia abbrugiata et anerita in maniera, che lo rende difforme, vestimenti
parimenti incendiati, restando detto cadavere denudato a fatto, il quale
cadavere ha la testa, il corpo, le braccia alzate, et rechiolte(raccolte) verso
la testa, le mano con suoi cinque diti per ciascheduna di esse, le cosce, con
suo membro virile, le gambe con suoi piedi formalmente umani, bensì le medesime
retturate, et inarcate verso il corpo, la vestimenta del quale essendo come si
è detto incenerite, hò fatto di mio ordine voltare, e rivoltare il detto
cadavere per tutte le parti del corpo, non si trova ferita alcuna bensì la
carne da per tutto il corpo cotta, cio è arrostita, et increspata le budella, una
poca porzione fori del ventre nel lato però sinistro, e secondo dice, e depone
il sudetto Signor Chirurgo tutte detti segni, e cose ocularmente si vede essere
state fatte di fresco dal foco, per la violenza del quale siasi estratte le
fibre, e muscoli del corpo del cadavere crepato, e traverste dette poche
quantità di budella, e detto foco habbi cagionata al medesimo la morte, il qual
cadavere dalli sudetti segni, o per dir meglio membri del corpo si vede essere
d’homo di giusta statura, che per essere la faccia bruciata, detti testimoni
non ponno distinguerlo, e dire il nome del medesimo. In oltre vedo parimenti in
luogo sudetto un altro cadavero d’homo di giusta statura, che per essere la
faccia bruciata, detti testimoni non ponno distinguerlo, e dire il nome del
medesimo. In oltre vedo parimenti nel luogo sudetto un altro cadavero d’homo
disteso in terra con la faccia verso il celo, il quale hà la carne dimessa
bruciata, et annegriat, resta però tre palmi in circa distante dal sudetto
descritto di sopra; et per quello si vede et di giusta statura, con vestimenti
bruciati, per quello denoto due pezzetti di giubbetto di lana, e panno rozzo
bruciato vicino al medesimo, in maniera che detto cadavere resta, per quello si
conosce denudato dal foco, et il medesimo hà la testa, corpo, e braccia, emano,
agranchite, et aranciate verso la testa, le dite delle medesime simili, emezze
arse le sue cosce, membro virile le gambe e la carne di esse brugiate, li piedi
inceneriti, che di mio ordine fatto voltare, e rivoltare per tutte le parti del
corpo di esso cadavere non si trova ferita veruna, bensì la cerne per tutta la vita abrusticata, et
agrinsita, ed annegrita, e nel fianco, o lato sinistro crepato, et hà fori un
pezzo di budello, che il Signor Virgilio Chirurgo dice secondo la sua peritia,
arte e coscienza, che tutte dette cose siano state causate dal foco, e di
fresco, per l’attratione ch’ha fatto il medesimo l’ha in detta parte cepato e
fatto uscire fori dello budello, e per causa di detto foco sia deto cadavere morto,
il nome del quale non ponno li testimoni sudetti individuare per essere la
faccia di esso cadavere bruciata, e rasa di forme. Item trovo un altro cadavere
nel sudetto luogo e sito disteso in terra con la faccia verso il celo, di
giusta statura con la testa voltata verso il Portone dell’Acqua Puzza, e resta
distante dall’altro soprascritto cadavere, due palmi in circa, con vestimenti
bruciati et rasi, la carne della sua faccia, e testa bruciata, et anegrita, le
braccia, e mano aroncinate, verso il corpo, le dita similmente aranciate, il
corpo denudato tutto, eper quello si vede li vestimenti bruciati la carne di
esso arrossita et aggrinzata con il suo membro virile, le coscie, la carne
delle quali meza bruciata, e laltra arrossita le gambe, quella sinistra
incenerita a fatto, e la destra piegata, et in arcata verso il corpo, e voltate
verso il mare la detta estremità, il quale cadavere fattolo voltare, e
rivoltare in tutte le parti del corpo non si trova ferita veruna, solo nella
parte, ò lato sinistro sotto le coste, crepato, et un budello, o sia parte
diesso fori del corpo, quali cose appariscono essere state fatte di fresco e
secondo si vede oculatamente, e dice il sudetto Signor Ceccarelli Chirurgo
siano tutte dette cose causate dal foco, il quale attraendo, ò per dir meglio
habbi atratto le fibre e muscoli del corpo habbi poi crepato in detta parte, e
dato fori parte d’un budello, e che per detto foco il sudetto cadavere sia
morto, il qual cadavere per havere la faccia bruciata si rende diforme, e li sudetti
testimoni dicono non potere individuare il nome, e riconoscerlo. Item vedo, e
trovo un cadavere d’homo di mediocre statura con la faccia verso il celo di
tergo in terra, parte della vita, e la testa apogiata ad un altro cadavere cio
è ad una coscia dell’infrascritto cadavere, la qual testa è senza carne,
essendovi restato l’ossa del cranio, e della faccia nirite, e la carne essere
consumata dal foco, come ocularmente dalle ceneri apparisce, le vestimenta
parimenti incenerite, restando la carne di tutto il corpo, e la carne arrossita
senza mano, avendoci arse e inanerite, membro e testicoli anegriti e parte
staccati, le coscie, e gambe inarcate verso il celo voltate verso la marina li
piedi senza dita, e dalle ceneri appare essere state brugiate, e per detto
cadavere resta in tutto denudato. Io ho fatto quello voltare e rivoltare in
tutte le parti del corpo, trovo nel lato sinistro sotto le coste parte
dell’intestini o budelle fori, la qual apertura e travasione di detti interiori
il sudetto Signor Chirurgo secondo la sua peritia, scienza e coscienza dice
essere stato causato dal foco, il quale non solo, et hà arrossita la carne
tutta del corpo di detto cadavere, ma anche attratta e ritirata la medesima per
cui ha causato detta apertura e travasione d’intestini, e per chi è restata la
carne faccia e testa incenerita li sudetti et infrascritti Testimoni dicono non
poterlo riconoscere et individuare il nome di detto cadavere…
Media etas
La presenza di
documentazione inedita, inerente al Medioevo(Roma Archivio Caetani,
Misc.441/5), alquanto rara e non trattata da qualsiasi storico, poiché non
direttamente interessata ad eventi rilevanti e, soprattutto, distinta dalla
presenza di grandi personalità, lo studio ne resta ancora un vero miraggio
storico, quindi poter avere qualche informazione anche su presenze
assolutamente ignote, ma qui certamente rilevanti, più per la loro sussistenza
in un contesto sermonetano, che resta ancora incerto soprattutto riguardo ad
esponenti religiosi originari, da quanto afferma il testo nell’invocatio, ossia
il destinatario del documento, di Sermoneta in età anteriore alla feudale
storica presenza sermonetana dei Caetani, che qui, per l’anno riportato, sembra
essere ancora la signoria annibaldea; quindi da Sermoneta proveniva un Rainaldo
Canonico in Anagni, chi fosse però resta un mistero della fede, ovvero di
qualche altro testo documentario che sarebbe difficile identificare; quindi le
labili tracce di un Medioevo sermonetano, occasionalmente emergenti, restano un
conforto informativo di grande valore per sapere chi vi fosse, e che cosa
svolgesse qualche esponente ignoto alle attuali conoscenze.
Ma come recita un
adagio popolare, ciò che esce dalla porta rientra dalla finestra quindi, i
Caetani che trionfalmente entrarono, nel 1297, a Sermoneta, dalla Porta oggi
appellata Valeria, intorno al 1301, erano ufficialmente signori di Sermoneta, e
la vicinanza, come humulissimi sudditi, per adottare una favella distinta e
distante dall’èra odierna, al Domino Papa Bonifacius VIII, è per ogni
sermonetano un riferimento ovvio, come lo resta la vicinanza, al medesimo papa;
quindi l’attacco sferrato ad Anagni da Sciarra Colonna, che, con il Nogaret,
sequestrarono Bonifacio nel suo palazzo anagnino, per costringerlo sia al
ritiro della scomunica verso i cardinali Colonna, che alla rinuncia al papato.
Questo prologo in effetti sarebbe meno che anodino, se non fosse utile ad
introdurre una cronaca inedita, pubblicata nel 1872, qui presentata nella sua versione italiana,
dopo quella latina e francese, che garantisce ai sermonetani una visione
certamente europea, nell’accezione greca del lemma, ossia di amplia visione,
dell’accaduto caetaneo in Anagni.
Bolla di Urbano IV
anno 1262 die 13 Januari
Urbano al diletto
figlio. Quanto detto dal Guardiano dei Frati intorno a Reginaldo di Sermoneta
Canonico Anagnino con faziosità…Dei Minori Anagnini Salute e Apostolica
Benedizione. Alla nostra udienza pervenne che Rinaldo di Sermoneta Canonico
Anagnino gia ora con…una figlia nata da Pietro di Acato cittadino anagnino per
le parole stesse dei presenti, adibite alla solennità dei testimoni contrasse,
e matrimonio fra loro per congiungimento carnale consumato, i benefici
ecclesiastici per molti modi recepì le cura delle anime, che conservi per la
propria salute il dispendio, e lo scandalo dei molti. Poiché in verità non
possiamo e non dobbiamo conviventi percepire con gli occhi connivenze e
progenie tacite in virtù dell’obbedienza, quante sopra questo ricerchi
pienamente e sollecitamente la verità, per questo a noi l’impegno per le tue
lettere chiuse sotto il sigillo tuo fedelmente intimare. Dato in Viterbo nei
giorni di Gennaio, Pontificato Nostri anno primo.
Bolla di Urbano IV
anno 1262 die 13 Januari
Urbanus dilecto
filio.Que dicebatur Guardiano Fratrum de Reginaldo Sermonetanus Canonico
Anagnino facinora …Minorum Anagninensis Salutem et Apostolicam Beneditionem.
Ad audientiam
nostrane pervenit quod Rainaldus de Sermineto Canonicus Anagninus jamdudum
cum…puella nata Petri de Acato civis anagninus per verba de presenti, adibita
testium solemnitate contraxit, ac matrimonio inter eos per subsecutam carnalem
copulam consumato, beneficia ecclesiatica post modum plura recepit animarum
curam habentia, que detinet in propri salutis dispendium, et scandalum
plurimorum. Quia vero hec, si vera sunt, non possumus ac debemus conniventis
oculis progenie discrezioni tue in virtute obedientie discricte percipiendo
mandamus, quatenus super hoc inquiras plene, et sollecite veritatem, et quod
ingeneri, nobis studeos per tuas litteras clausas sub sigillo tuo fideliter
intimare. Datum Viterbi diebus Januari, Pontificatus Nostri Anno Primo.
In Bonifacium: una
cronaca poco conosciuta dell’attacco contro
Bonifacio VIII ad Anagni
Lo schiaffo di Anagni
assume certamente connotati che storicamente hanno determinato, post mortem
pontificis, processi e condanne morali da parte di Filippo IV il Bello, re di
Francia, e altri suoi seguaci, che cedettero di astendere un cesaropapismo di
matrice ottoniana, quindi altomedioevale sulla chiesa di Bonifacio (K.de
Lettenhove, Une relation inédite de l’attentat d’Anagni, in Revue des questions
historiques, 1872, n. XI, pp.511-520): Intorno all’orribile insulto e rapimento di Bonifacio papa: Nel
sabato, alla vigilia della Natività della Beata Vergine Maria, all’alba venne
un esercito di uomini armati da parte del re di Francia e da parte dei due
cardinali Colonna condannati, che vennero verso le porte di Anagni che erano
aperte e sferrarono l’attacco al Palazzo del papa. Quando il clamore su Anagni
cominciò, sia gli uomini che le donne si alzarono dai letti, e ai nemici
aprirono quando il clamore di questi avanzava, certo fu che Sciarra Colonna
fratello dei cardinali Colonna venisse nella città con grande schieramento di
armi da lui acquisita per il Re di Francia per rapire il papa e portarlo morto
in Francia. Quando il popolo di Anagni sentì, fu suonata la campana, vennero in
un luogo e secondo il costume trattarono a vicenda per quanto fosse concesso,
per quanto il tempo lo permettesse, la medesima comunità anagnina elesse un
capitano, il quale tutta la comunità dovesse dirigere e governare. Fu eletto
Adinolfo uomo assai potente e nemico fervente del papa, a cui il popolo giurò
fedeltà ed obbedienza e promisero il loro comando. E mentre avvenivano queste
vicende per il popolo di Anagni, il predetto Sciarra attaccava alacremente il
palazzo del papa e anche verso il palazzo del nipote del papa e al palazzo dei
tre cardinali, come al signor penitenziere Gentile, il signor Francesco Signore
del papa e del signor Pietro Ispano. Ma i familiari uscirono e lo stemma della
famigli papale era colpito e gettando a terra le stesse epigrafi intento che in
alcun modo era possibile a loro di entrare nel palazzo del papa, ma tre
cardinali considerati stretti amici del papa entrarono e qui ogni tesoro
trovarono portarono via, e gli stessi cardinali appena possibile fuggirono. Fin
qui durante questo attacco ecco quindi che sopraggiunse Adinolfo capitano, portando
con se Reginaldo di Supino che è grande nemico del papa e grande signore della
Campagna, e portò con se i figli del signor Giovanni di Chitaux, il cui padre
il papa teneva in carcere, e quando il detto capitano raggiunse Sciarra
Colonna, ed il suo esercito, lo stesso capitano e i suoi si unirono a Sciarra,
quindi tutti i nemici capitali del papa, quindi entrarono con irruenza contro
il papa ed i nipoti, per cui sia il papa che il loro stemma non poterono, come
si era creduto, a lungo difendere; quindi il papa chiese una tregua che fu
concessa da Sciarra fino all’ora nona di detto giorno della vigilia della
Natività della Beata Vergine Maria, sapendo che la tregua sarebbe cominciata
dall’ora prima fino alla nona come già detto. Il papa in segreto inviò lettere
al popolo di Anagni affinché potessero salvare la vita sua e dei nipoti,
promise che se questo avessero fatto li avrebbe lautamente ricompensati, ma il
popolo rispose che avrebbe prestato fedeltà al capitano eletto e in lui avrebbe
riposto la piena potestà, senza il quale capitano nulla avrebbe fatto, il papa
udito questo allora inviò ambasciatori. Il papa chiese a Sciarra di esporre le
richieste con cui il papa condannava i cardinali Colonna, e perciò avrebbe
approntato un secondo concistoro con cui avrebbe emendato le condanne. Sciarra
rispose che mai avrebbe dimesso il papa dalla sua vita le tre cose che seguono:
primo che integrasse i cardinali Giacomo e Pietro Colonna, già da lui
condannati, sia nella funzione spirituale che temporale, e non solo loro ma
tutti i loro consanguinei, ed inoltre che il papa rinunciasse al papato dopo
aver esaudito il primo punto, e che il corpo del papa fosse a sua completa
disposizione. Ascoltate queste richieste il papa rispose: Povero me, dure
queste parole! E quindi intervennero i nuntii per quanto fosse possibile, ma in
nessun modo poterono cercare accordo. E venendo l’ora nona il papa esclamò: “Andate! Andate, è volgare e
vale tanto quanto: A lui, a lui e prese l’esercito per irrompere contro il
papa, ed i suoi nipoti, e così si difesero con tanto coraggio, Infine la madre
Chiesa della Beta Maria di Anagni fece per loro impedimento e giunsero al
palazzo del papa, e quindi i cardinali posero incendio alla porta della chiesa
cosicché i nemici della chiesa fossero arsi e gli uomini di Sciarra e perché
lui salvasse la vita sia al capitano che ai suoi figli, e uno dei suoi figli
fuggì in una camera e fu tradotto in carcere. Il papa non potè più difendersi
dall’attacco di Sciarra ed i suoi uomini, rotte le porte come le finestre per
più luoghi del palazzo fu accesso il fuoco da altra parte, e finalmente
l’esercito entrò con voce furibonda e contro il papa si scagliò portandogli
gravi offese e minacce, alle quali il papa non rispose, essendo il papa posto
alla rogazione se il papato volesse deporre se non voleva perdere la testa,
disse costantemente di no, ed anzi in volgare rispose, “Ecco il collo, ecco la
testa”, e subitamente protestato fu da ognuno che al papato non mai rinunciasse
per quanto ancora potesse vivere. Sciarra avrebbe voluto uccidere il papa, ma
gli fu impedito poiché il male nel corpo che affliggeva il papa non recedeva.
Il signor Pietro Ispano assisteva il papa in tutto questo conflitto, ma tutti i
familiari del papa erano fuggiti e lasciarono lui ai suoi nemici, e gettarono
sia gli ordini maggiori che i minori, sono nominati i custodi del papa in
carcere, Reginaldo da Supino e molti altri con lui. E così fu rapito il papa i
suoi nipoti e lo stemma, il papa ebbe un malore la notte, fu rapito all’ora
VII, et come l’esercito nel suo primo ingresso fu creduto, il Papa ebbe un
malore nella notte. Ma non nell’accesso fu permesso che derubassero il Papa, la
sua camera e i suoi tesori di vasi e le vesti, ornamenti, d’oro ed argento e di
ogni altra cosa che qui era posta, intento che il papa era restato così povero
come Job dopo la notizia tristissima che gli fu annunziata. Lo stesso Papa
guardando dovunque quale genere di uomini scellerati era giunta e prendeva i
suoi vestiti e tutte la mobilia stando quindi che prendeva una cosa e chi
un’altra null’altro disse che: “Il Signore diede, ed il Signore toglie”. E
chiunque prendeva ciò che poteva, sottraeva, e asportava, ma al Papa ora più
nulla importava ne di rei che di qualunque altro ribaldo. In verità non si
crede che tutti i re del mondo possano avere tanti tesori entro un anno, quanto
fu sottratto da palazzo del Papa e dal palazzo del marchese e dei tre
cardinali, e in questo nella breve ora del giorno. Sopra Simone Gerardo
mercante del Signor Papa fu totalmente derubato il quale riuscì a salvare la
vita. E così restarono il Papa ed i nipoti suoi sotto la custodia di questi
stessi militari e di altri laici dalla Vigilia della Natività della Beata
Vergine Maria fino al terzo giorno seguente, e fino al giorno della luna che fu
nel successivo alla Beata Maria. Intanto era trattato da Sciarra se il Papa
dovesse essere ucciso ovvero portato vivo dal re di Francia. Udendo il popolo
di Anagni che il Papa doveva essere portato morto come volevano lui ed i suoi
uccidere il Papa, la stessa comunità di Anagni fece qualche invocazione fra
loro in qualche luogo segreto ignorando il capitano, sia Sciarra che gli altri
custodi del Papa che questa riunione fu certamente svolta il giorno dopo del
giorno della Maria Vergine, circa all’ora terza. In vero in quella riunione in
verità dissero fra loro che il Papa fece molti mali nella sua vita, ma non
certo è lecito uccidere lui:“ Se il papa in questa città fra noi tutti, è detto
per tutto il mondo che noi siamo morti per questa cosa e restiamo interdetti,
intanto che non mai sarà celebrata la messa in questa villa. E per questo fatto
tutta la cristianità sorgerà contro di noi e così saremo rovinati tutti”altri
dissero“Che cosa allora si deve fare?. Altri risposero:“Andiamo tutti al Palazzo
del Papa e sottraiamo il corpo del Papa e del marchese nipote dalla mani dei
loro custodi, e assumiamone noi la custodia e così avranno salva la vita. E
tutti giurarono che se i custodi, e Sciarra avessero resistito, nessuno da loro
vivo sarebbe sortito. E così con questa deliberazione il popolo di Anagni, la
stessa comunità, che aveva diecimila uomini bene armati, come si crede, corsero
verso il palazzo del Papa dove lo stesso era prigioniero, e volendo entrare non
poterono per la presenza dei custodi. Ma infine scacciati i custodi e da questi
allontanati, accedette il popolo di Anagni verso il Papa, e uno di questi disse
per tutti:“Padre Santo, noi veniamo qui affinché la Vostra vita sia salva e per
questo vogliamo avere la custodia della vostra persona fin quando non sia
placata questa tempesta. Sentite queste parole il Papa levò gli occhi e le mani
al cielo, e ringraziò sia il Signore che il popolo da cui fu liberato dalla
morte. E similmente la comunità liberò anche i nipoti del Papa e li tennero
sotto la loro custodia. Udite queste cose Sciarra recedette dalla villa con il
suo esercito contro il popolo di Anagni e molto irato e minato gravemente. E
così fu liberato il Papa dal popolo di Anagni il giorno dopo la Natività della
Maria Vergine circa dopo la nona ora. E così lo stesso popolo e lo stesso Papa
si fece portare dal suo Palazzo fino alla grande piazza di fronte a tutto il
popolo, e ringraziando Dio e tutti i Santi il Papa lacrimò e predicò a tutti e
il popolo di Anagni per la sua vita. Ora sarebbe lungo narrare quanto il Papa
disse ma disse queste cose:“Buoni uomini e donne, voi ben sapete quali nemici
contro di me vennero e sottrassero a me che alla Chiesa beni preziosi, e tanti
che gli stessi lasciarono me povero così come fu Job perciò a voi dico che
nulla ho da mangiare e bere e perciò sono digiuno. Perciò se sia un qualche
buona donna che mi voglia aiutare con la sua elemosina con pane e vino, e se il
pane ed il vino non avesse, almeno poca acqua io darò a lei la benedizione di
Dio e la mia, e chiunque volesse portare anche se modico in sovvenzione mia,
assolverò dai peccati loro e dalla pena e dalla colpa. E tutti acclamavano
:“Viva il padre santo”. E allora tutti gli uomini che le donne correvano al
Palazzo del Papa offrendo a lui qualche vino, qualche poco di acqua che in un
momento solo la sua camera fu ripiena di pane, vino ed acqua. Ed ora tutti
potevano andare dal Papa buoni e malvagi, grandi e piccoli, e così ora tutti
potevano parlare con il Papa come un uomo povero e umile. Il papa vedendo che
ancora fosse libero uscì con licenza e benedisse tutti, e ringraziò Dio ed il
popolo per la vita salva:“Ieri nulla avevo ma fui povero come mai lo fu Job.
Benedetto l’altissimo e fatto per me tramite voi pane e vino, e così assolse
tutti dalla pena e dalla colpa gli astanti nella città, tranne i derubatori e
spgliatori dei beni della Chiesa romana ed anche dei cardinali e degli altri
della curia che non assolse se non questi i beni non restituissero entro tre
giorni. In verità il Papa rimise espressamente a tutti coloro che i beni suoi
asportarono purché i beni asportati non fossero del tesoro della Chiesa romana
ma del suo proprio; e così il papa insultato perché volle avere e ripristinare
la pace con i cardinali Colonnesi e gli altri suoi nemici, e preparato era
anche a riparare con i Colonnesi sia nel temporale che nello spirituale; e per
questo fece proclamare nella città. E così stette il papa con i suoi nipoti
sotto la custodia della città di Anagni dal giorno dopo della Natività della
Beata Maria, dall’ora vespertina fino al venerdì dopo prossimo seguente.
Intanto in verità furono riportati i beni nella lro prima quantità; ma noj
credete che furono restituiti integralmente, poiché qualche soldo certamente
fuoriusc’ dalla camera del Papa, che non mai fu restituito. Il venerdì dopo
l’ottavo la Natività della Beata Maria, il papa subito si ritirò da Anagni verso Roma con la massima moltitudine degli
armati il giorno di mercoledì dopo l’ottavo della Natività della Beata Maria e
pernottò presso il Laterano, e qui restò per due giorniE nel terzo giorno si
trasferì a San Pietro, ove restò valido ma triste, come sembra, e non potè
salvare sé stesso in questo luogo se non nella città romana. Dovunque infatti
aveva nemici che appena giunto qualche città della Toscana ovvero Campania che
possa lo stesso Papa difendere contro i Colonnesi, e se non il popolo romano si
allontanò dal Papa e lo stesso mantenesse, e si temeva che il papa in poco
tempo fosse distrutto. Gli Orsini erano stretti al Papa, ma molti latri romani
erano contro il Papa e con i Colonnesi.
E così è diviso il popolo romano perciò noi siamo qui nella città di
Cesena, siamo radicalmente turbati, e aspettiamo quando saremo derubati dei
cavali e degli altri nostri beni; né possiamo fuggire oltre la città, poiché da
ogni parte di Roma sono in agguato ladronie derubatori che aggrediscono
chiunque transiti. Così s evenissero
sessanta uomini bene armati e cadessero nelle loro mani non potrebbero
resistere. I senatori della città di Roma avvertendo il pericolo che era
imminente di giorno in giorno, restituirono il loro incarico nelle mani del
popolo Romano, e così nella città non restò alcuno che reggesse la legge ovvero
ci teneva i giuramenti, ma chiunque difese la propria testa. Quello che vide
premessa in questo modo scrisse… Detto in vero il Papa visse ancora poco tempo
dopo. Lui in vero compose il sesto libro delle Decretali; resse la Sede
Apostolica con il massimo rigore giuridico per nove anni; nell’anno del Signore
Millesimo Trecentesimo Terzo morì e diede l’anima al Signore. Ancora per poco
tempo vacante la Sede romana, secondo il costume, e vi successe Benedetto che
era cardinale, dell’ordine dei Predicatori, uomo di grande età, di vita santa
ed eminente nelle lettere, il quale assolse i predetti scomunicati e resse per
nove mesi e nove giorni. Per le discordie la Sede fu ancora vacante per un
anno, ma successe Clemente V, originario della Guascognia Arcipresbitero di
Bordeaux, nel cui tempo accadde il mirabile evento dei Templari; questo infatti
fu il proposito fatto al predetto Papa nel giorno di mercoledì prima della
Pentecoste, nel palazzo del Signore, venerabile Arcivescovo Pittavensi contro i
Templari per il Signor Guglielmo di Weiler, militare e dottore in legge primo proponente da parte del re di
Francia(K.de Lettenhove, riguardo alla fine della narrazione, in una nota
l’autore e curatore dell’edizione critica indica che: Le righe successive sono
state aggiunte in epoca posteriore.(Traduzione a cura dell’autore del presente
saggio)
Rex siculorum transit
La vicenda di
Ladislao re di Ungheria giunto a Roma per l’incoronazione a re d’Italia resta
uno dei tanti capitoli della nostra storia, soprattutto per quanto attiene le
incoronazioni di presunti e fugaci re che godevano del loro momento di gloria,
ma sembra che la storiografia non abbia mai conosciuto anche il passaggio a
sulle nostre terre. Che sembra avvenuto nel 1409, fino ad occupare
l’Acquapuzza, una regione assai modesta che però sollecitò notevoli interessi
sia da parte caetanea che setina.
Tella ad limes
In causa
Terracinennsis Roche…. Item premissis salvis excipit et dicit quod alias
quondam Ladislaus rex Sicilie manu armata cum excercitu potenti et valide
violenter et tirannice Campaniam Maritimam Urbem Romam et multas terras
Ecclesiae Romane immediate subiectas de facto et violenter tali vi et violentia
quibus resisti non poterat occupavit et quandam Johannem vicesimus tertium in
sua obedientia nuncupatum ex Urbe dieci et bonis predictis spoliaverit et illa
tirannice tenuit usque ad obitum et obitus tempore et quo dicta fuit et est
verum. V. Item quod inter alia bona que de facto occupavit ad romanam ecclesiam
pertinentia dictam Acqueputride similiter tenuit et occupavit et detinuit
occupatam usque ad obitum suum et obitus tempore. Et ita fuit et est verum.
Terra di confine
Nella causa della
Rocca di Terracina. Inoltre premesse salve sortì e disse che un tempo altra
cose in un tempo che fu Ladislao re di Sicilia con mano armata ed un esercito
potente et valido violentemente e tirannicamente la Campagna e la Marittima la
Città di Roma et molte terre della Chiesa Romana soggette di fatto e
violentemente tali e con forza e violenza alle quali non potè occupare e al
tempo di Giovanni XX terzo in sua obbedienza dalla Città dieci e buoni spogliò
e quella tirannide tenne fino alla morte e quanto è detto è vero. V. Inoltre
che fra gli altri beni che occupò e di stretta pertinenza della Chiesa Romana
la detta Acquaputrida conquistò e la tenne occupata fino alla sua morte.
Devotio in domo
Certamente la
devozione privata resta un assunto che garantisce lunga vita sia allo spirito
fideistico che all’anima, per chi l’avesse, identificando una sorta di elitaria
celebrazione che sembra quasi destituire di fondamento l’universalità del Cattolicesimo
che, per sua natura, come religione, deve tendere al concentrare il maggior
numero possibile di aderenti soggetti ad un unico dettato; una contraddizione
che oggi risulta tanto oggettiva che nessuno la vede; questo per l’aspetto
puramente teologico, ma per quello meramente umano, e quindi condizionato da
fattori prettamente terreni, la realtà storica sembra scalzare la teologia per
accogliere un codice morale definito da concrete abitudini sociali, che vedono
la gerarchizzazione di una società umana scandita in ruoli e timocratici
riferimenti materiali. Le cappelle private che affollano le nostre chiese ne
sono la rappresentazione, quasi una distinzione che denunci nettamente lo
spirito e l’orgoglio di appartenenza, motivo prettamente umano di legittima
fierezza. La famiglia Razza, già in Sermoneta dalla seconda metà del XIII
secolo non poteva essere un’eccezione, quantunque nessun attestato di nobiltà
li qualifichi furono una rilevante presenza che godè di grande rilevanza, e di
grande consapevolezza del ruolo sociale assunto in Sermoneta; quindi per il
fondamento espresso prima, quello della devozione privata era di rigore che la
stessa famiglia avesse un proprio oratorio, ovvero una cappella privata; la
quale ebbe certamente sussistenza da prima del documento riportato, stento a
credere che una famiglia quale quella Razza, che aveva, come accertato da una
visita pastorale nel Convento di San Francesco, dove viene riportato il
giuspatronato per la Cappella di Sant’Antonio, abbia voluto attendere il breve
episcopale per la devozione privata; forse, l’oratorio richiesto nel documento,
da principio era solo una piccola cappella che poi fu successivamente
arricchita e quindi legittimata. La memoria della universalità cattolica però
permane come un dato assunto e imprescindibile, solo in alcune feste della
Chiesa era possibile celebrare nell’oratorio Razza la liturgia, poiché
celebrare la messa ufficialmente era solo ed esclusivo compito della stessa
Chiesa, quindi anche i Razza dovevano recarsi nella stessa chiesa per ascoltare
la celebrazione ufficiale. Il punctum dolens resta purtroppo che dell’oratorio
non si hanno precisi riferimenti strutturali, quindi resta solo ipotizzabile il
luogo dove fosse originariamente.
Breve concesso dalla
Santità di Nostro Signore Papa Benedetto XIV li 22 decembre 1756 alli fratelli
Bernardo, e Giacomo Razza di Sermoneta di poter fare ed erigere nelle loro
private case, un oratorio per ascoltare la Santa Messa, diretta al Vescovo di
Terracina.
Benedictus Pontifex XIV. Venerabilis salutem, et
Apostolicam Beneditionem. Exponi Nobis fecerunt dilecti fili Bernardus, et
Jacobus fratres Razza Terracinensis, seu alterius civitatis, vel diocesis, quod
ipsi, qui, ut asserunt, more nobilium vivunt, pro eorum spirituali consolatione
Sacrosantam Missorum Sacrificium in privatis domorum sue abitationi sue
abitationis existentibus Oratoris celebrare facere plurimum desiderant. Nos
igitur ipsos exponentes specialibus favoribus, et gratis volentes, et eorum
singularis personas a quibusvis excomunicationis, suspensionis, et interdicti,
aliusqe ecclesiastici sententiis, censures, et penita Jure, vel ab homine a
quavis occasione vel causalis, si quibus quomodolibet in date, existens, ad
effectum presentium tantum consequendum horum serie absolventes, et absoluta
fare censentes, supplicationibus eorum nomine et Nos super hoc humiliter
porrectis inclinati Fraternitati tue per presentes committimus, et mandamus,
quatenus constito tibi de narrates eisdem exponentibus, ut ipsi in private
domorum sue habitationis in dioceses Terracinensis existentibus Oratoribus ad
hoc decenter muro extructi, et ornatis, seu extruendis, et ornandi ab omnibus
domesticis usibus liberis per Te prius visitandis, et approbandis, deque tui
licentia arbitrio tuo duratura, unam Missam pro unoquoque die, dummodo in
ejsdem domibus celebrandi licentia, que ad hoc duret, lateri concessa non
fuerit, per quecumque Sacerdotem a Te approbatum secularem seu superiorem
suorum licentia Regularem, sine tamen quorumcunque juriam Parrocchialium
prejudicio, ac Paschalis Resurrectionis, Pentecostes, et Nativitatis Domine
Nostri Jesu Christi, alique solemnioribus anni Festis diebus excepti, in sue,
ac Consanguineorum, et Affinium secum insimul in eadem domo habitantium,
familierque, et quod Oratoria ruri existentia etiam in hospitum nobilium suorum
presentia celebrari facere libere, et licite possint, et valeant, et quilibet
eorum posit, et valeat, licentiam auctoritate Nostra Apostolica arbitrio tuo
concedas, et indulgeas non obstantibus Constitutionibus, et ordinationibus
Apostolicis, ceterisque contraries quibuscumque Volumus autem quod
Consanguinei, ac Affines prefati dictam unicam Missam ipsis exponentibus
presentibus dumtaxat audire, numquam vero celebrari facere valeant, quodque
familiars servitiis sue tempore dicte Misse actu non necessari ibidem Misse
huismodi interessentes ab obligatione audiendi Missam in Ecclesia diebus festis
de precepto minime liberi censeantur. Datum Rome apud Sanctam Mariam Majorem sub annulo Piscatoris die XXII decembris
1756. Pontificatus Nostri Anno decimosptimo. Pro Domino
Cardinali Passioneo
Joannes Florius Substitutus.
Signum + AnuliExhibitus, et registrat in actis
Beneficialibus Gentis Curis Setine hac die 7 Januari 1758.
Breve concesso dalla
Santità di Nostro Signore Papa Benedetto XIV li 22 decembre 1756 alli fratelli
Bernardo, e Giacomo Razza di Sermoneta di poter fare ed erigere nelle loro
private case, un oratorio per ascoltare le Santa Messa, diretta al Vescovo di
Terracina.
Benedetto Pontefice
XIV. Venerabile salute, ed Apostolica Benedizione. Fecero a noi esposizione i
diletti figli Bernardo, e Giacomo fratelli Razza della Diocesi di Terracina,
ovvero di altra città, o Diocesi, che gli stessi, i quali, come asseriscono,
secondo costume nobile vivono, e per la loro consolazione spirituale vogliono
celebrare la Sacrosanta Messa nella loro privata residenza ovvero abitazione e
quindi desiderano erigere un Oratorio per celebrare. Noi stessi esponiamo un
particolare favore, e per grazia volendo, e per ogni singola persona, a chi
voglia scomunicata, sospesa, e interdetta, e di altri ecclesiastici le
sentenze, le censure, e punita per legge, oppure da uomo per qual si voglia
occasione o causa, se qualcuno in qual modo si voglia negasse, per effetto del
presente tanto con i seguenti in serie siano assolti, con le suppliche di
costoro in questo umilmente vicini a te fraterni per il presente ordiniamo, e
mandiamo, quanto a te sia stabilito e narrato a questi stessi, affinché possano
erigere Oratorio nella loro privata abitazione nella Diocesi di Terracina, con
gli ornati, ed ogni ornato in ogni domestico luogo per uso libero per te da
visitare ed approvare, e con questa licenza a tuo libera scelta la durata, una
messa per un giorno, secondo il modo di celebrare in casa secondo la licenza,
che amplia non sia concessa, con qualunque sacerdote da te approvato sia
secolare che superiore con loro regolare licenza, senza pregiudizio di
qualunque giuria parrocchiale, sia la Resurrezione pasquale, la Pentecoste, e
la Natalità di Nostro Signore Gesù Cristo, ed altre solennità degli anni e nei
giorni festivi esclusi, nella sua e dei consanguinei, ed affini simili ed non
affini in questa stessa casa i residenti, e i familiari, e che sia in oratoria
rurale anche in presenza di loro ospiti nobili egualmente si possa celebrare
liberamente, valendo così anche per chiunque soggiorni, e valga, la nostra
licenza Apostolica concessa a tuo arbitrio, che conceda nonostante le
Costituzioni, e gli ordinamenti Apostolici, e restanti contrari chiunque.
Vogliamo inoltre che anche valgano, anche per i consanguinei ed affini predetti
la Messa unica per gli stessi esponenti presenti che possano udire, e non mai
celebrare, neanche per servizio di qualche familiare nel tempo detto della
Messa almeno che non sia necessario alla stessa Messa, siano anche tenuti ad
ascoltare la Messa nella chiesa durante i giorni festivi siano considerati
minimamente liberi dal precetto. Dato in Roma presso Santa Maria Maggiore per
il Signor Cardinale Passioneo.
Giovanni Florio
Sostituto.Segno Anello. Esibito et registrato fra gli atti Beneficiali della
Gente della Curia di Sezze il giorno 7 Gennaio 1758.
Res nostra
Un inventario
certamente non eccita grandi entusiasmi culturali ma agevola la conoscenza di
una famiglia, qui quella Colavacchi, e soprattutto le proprietà che
cementificano, e non certo per un anodino classismo sociale, le informazioni su
cui poter fondare ulteriori certezze riguardo ai rapporti sia umani che
economici, e valutare quale fosse la rilevanza della famiglia stessa, quali i
gusti e le preferenze, il tutto desumibile dalla descrizione degli oggetti
conservati, come i quadri che non sembrano mancare in casa Colavacchi; ritratti
e pittori che emergono, che quindi
denunciano stretti rapporti con il contesto culturale romano da cui mutuare
anche interventi pittorici come quello di Biagio Ruggeri, citato come autore di
una tela; inutile dire che sarebbe altrettanto interessante sapere dove queste
opere siano ubicate odiernamente, per una valutazione stilistica e magari
l’inizio di un catalogo pittorico, ovvero l’arricchimento dello stesso, di un
pittore, come per scultori ed artigiani; ma la volontà viene frustrata dalla
carenza oggettiva del materiale primario e oggetto dell’indagine che ne
emergerebbe. L’importanza documentaria comunque emerge, almeno in questo caso,
anche dalla cappellania di Santa Maria delle Grazie, chiesa attualmente
inaccessibile, che sembra fosse stata lasciata direttamente da Annibale De
Paulis, il committente della ricostruzione della stessa chiesa, ma emergono
anche i rapporti di parentela con i Razza, precitati, quindi anche le genalogie
assumono qualche motivo di interesse che possono agevolare considerazioni
storiche riguardo ad eventuale altra documentazione.
Inventario della Casa
Colavacchi fatto nel 1702 per li atti della Curia Vescovile di Sermoneta, in
cui si individual il JusPatronato del beneficio della Madonna delle Grazie,
erecto da Monsignor de Paulis, spettante a detta Casa Colavacchi
Copia. Noi
sottoscritti col presente Chirografo deputiamo il Signor Francesco Maria
Colavacchi nostro Fratello Procuratore speciale a poter in nome nostro, e anche
del Signor Dottor Ferdinando Maria Colavacchi altro nostro Fratello assente, e
per il quale promettiamo de rato de comparire avanti il Signor Vicario Foraneo
della Curia Vescovile di Sermoneta o altro Giudice a fare istanza di essere
ammessi all’additione dell’heredità della bona memoria del Signor Giuseppe
Colavacchi nostro Padre col beneficio della Legge, et Inventario, e di fare, e
sottoscrivere anche in nome nostro il sudetto Inventario, e con facoltà di
esercitare qualunque altro atto per detto effetto necessario, e opportuno,
promettendo, e rilevando. In fede questi di 21 Ottobre 1702. Io Alessandro
Maria Colavacchi mano propria.
Io Filippo Maria
Colavacchi Canonico mano propria.
Inventario delli Beni
mobili, immobili, semoventi, e crediti e debiti ritrovati nell’eredità, e dopo
la morte della bona memoria del Signor Giuseppe Colavacchi da Sermoneta fatto
da me sottoscritto, in nome anche delli sudetti Signori Fratelli figli, e
heredi col beneficio della Legge…
Primariamente nella
casa della solita abitazione di esso Signor Giuseppe bona memoria posta dentro
di Sermoneta nel Rione del Borgo appresso suoi noti confini cominciando nella
Sala; Un Tavolone usato di quattro piedi, in mezzo di essa con sedie mozzette
di legno numero otto. Sedie di vacchetta d’appoggio alla francese con fusti di
noce numero dodici. Scabelletti di vacchetta simili numero sei. Quadri di tela
Imperatore rappresentanti diverse istorie con cornici di tartaruca, e cantonate
d’oro germania numero quattro. Altri dell’istessa misura con prospettive, e
figure senza cornice numero sei. Un altro quadro di palmi tre cornice bianca, e
turchina con una campagna, et hosteria. Un canterano di noce con quattro
tiratori con scudetti indorati alle serrature. Portiere di corame con opera
rabesca numero quattro, quali nobili cioè cominciando dalla garrita delle sedie
di vacchetta si dichiara esser stati compri col denaro pagato
dall’Illustrissimo Signor Giovanni della Molara in Roma alla Signora Ortenzia
Nevi vedova relitta del detto quondam Signor Gioseppe Calavacchi per prezzo di
22 scudi(…)Tavolini di noce con piedi storti numero due. Capofochi di ferro con
pomi ottone nel Camino della sala numero due. Alcune lucerne, e Candelieri
ottone, con piatto mezzo reale simile sopra il detto Camino. Nella prima stanza
mano dritta di detta Sala verso Strada. Un tavolino usato numero uno. Sedie di
legno a mozzetta numero due. Un baullo usato di corame con chiodetti d’ottone
con alcune vesti di saja, e di viveri ad uso di donna. Quadro da testa cornice
nera usato col ritratto della bona memoria del Signor Francesco Neti Padre di
detta Ortensia. Altro dell’istessa misura con cornice simile de frutti della
medesima Signora Ortensia. Altro parimente di detta misura con Marina, e la
Fortuna a sedere in una conchiglia tirata da tre Amoretti della medesima
Signora. Altra da testa rappresentante una delle Sibille della medesima. Nella
seconda stanza verso Strada. Una cassa di noce usata con dentro alcuni lenzuoli
usati para dodici. Altra cassa di castagno con dentro alcune camicie usate da
huomo, e da donna, con alcune da tavola, e salviette. Un quadro di palmi cinque
e sette vecchio rappresentante la
Madonna Santissima con il Bambino in braccio, San Giuseppe, e San Giovanni
Battista senza cornice. Altro quadro da testa colla Madonna, et il bambino
Giesù in braccio senza cornice della detta Signora Ortensia Neri donatogli dal
Signor Biagio Rugieri Pittore in Roma. Un letto con banchi, e tavole,
pagliaccio, e due matarazzi usati. Un inginocchiatore usato di legno. Nella
stanza mano manca la sala corrispondente
nel Giardino. Un letto con banchi, e tavole, pagliaccio, e due materazzi,
copertina distanza rossa, e lenzuoli usati. Baulli numero due di corame
chidetti ottone usati uno piano della Signora Ortensia sudetta dove sono alcuni
istromenti, e munizioni da caccia con vestiti parimenti da caccia, e da
Campagna del Signor capitano Alessandro Maria Colavacchi, ed altro arcato con
abiti da donna di seta, et operetta di seta a pelo. Un cimbalo a corda con due
registri, e piedi di legno dorato del Signor Ferdinando Colavacchi alla Casa.
Un tavolone vecchio con sovraccoperta, o tappeto vecchio con scancia di legno
sopra li ordini quattro con libri, e trattati di medicina spettanti alla bona
memoria del Signor Francesco Neri Padre di detta Ortensia. Alli lati inferiori
di detta scancia in due tiratorini vi sono, cioè nel destro alcune scritture, e memorie della casa, e nel
sinistro parimenti alcune memorie domestiche con Posate numero nove d’argento
cioè sei della bona memoria del detto Signor Giuseppe senza cortelli, ed il
resto della Signora Ortensia Neri sudetta. Una Cassetta da camera di legno. Quadri
da testa numero sei con figure, e teste di diversi Santi senza cornice. Altri
quadrucci di carta pecora con cornicetta negra numero sei. Altro quadro
bislungo da testa con San Michele Arcangelo, e altro quadretto con il
Santissimo Sacramento adorato da due angeli della Signora Ortensia sudetta,
Sedie mozzette di legno numero tre. Specchio di Cristallo d’un palmo a
ottangolo con cornice di cristallo della Signora Beatrice Maria Colavacchi
figlia di detto Signor Giuseppe. Nella seconda stanza mano manca della Sala.
Letto con lettiera di legno, e tavole, con pagliaccio, e due materazzi,
lenzuoli, e coperta rossa di lana, e filo ad opera. Casse di legno usate numero
quattro con diversi vestimenti, e biancheria ad uso di donna, con una coperta
di damasco giallo, e tornaletto simile compra col denaro della detta Signora
Ortensia ritratto dalla vendita di detto jus redimendi, con altra coperta, e
tornaletto di filo, e seta color gialla, e rossa, et altre coperte usate di
cera numero quattro, et una coperta di tela stampata. Nell’altra stanza ad uso
di cucina. Una tavola da mangiare con alcune sedie di paglia, pile, e brocche
di terra da acqua. Nell’ultima stanza corrispondente nel violetto, che non
riesce. Una tavola antica e vecchia, Una cassa da conservare robbe
commestibili, Un talaro da tessere. Nella stanza sopra le scale per andare al
secondo Appartamento. Tavolini numero due, Uno di noce con piedi storti, e
l’altro usato di noce, Sedie mozzette di legno numero due, Sedie di paglia con
fusti coloriti torchini, e dorati alla Napoletana numero due, Un studiolo di
due pezzi a modo di credenza scorniciato con termini laterali, tiratori, et
altri ornamenti usato dal quondam Signor Pietro Neri, hoggi della Signora
Ortensia sudetta. Quadri di tela Imperatore per lungo numero due uno
rappresentante un San Giovanni Battista, e l’altro San Giovanni Evangelista con
cornici negre, e filettate d’oro della medesima Signora Ortensia, Un altro
quadro da testa con cornice svenata di noce, e filettata d’oro rappresentante
San Francesco di Sales della medesima, due quadracci di un palmo con
prospettive senza cornice della medesima, Un altro da testa con cornice color
di noce svenata, con filetti d’oro con la Madonna e il Bambino in braccio, e
San Giovanni Battista della medesima, Un altro da testa usato con cornice filettata d’oro con
l’immagine di San Carlo Borromeo della medesima, Tonnini di legno con teste, e
campagne numero sei della medesima, Un quadro da testa con la Santissima
Annuntiata con cornice ornata di rabeschi d’oro, Un quadro di mezza testa in
rame col miracolo di Lazzaro risuscitato, con molte figurine, cornice d’ebano
filettata d’avorio donato al Signor Francesco Maria Colavacchi dal Signor
Giovanni Bernardino Saraniso bona memoria Cappellano già della fortezza di
Sermoneta suo Sartolo, Un quadretto di rame d’un palmo cornice negra usata con
la Pietà, e due Angioli lacrimanti della Signora Ortensia Neri, Un quadro usato
da testa con San Francesco senza cornice della medesima, Un letto con
pagliaccio, e due materazzi con lenzuoli, e coperta, e tornaletto di bambace a
opera color torchino, e bianca, Lettiera di ferro con pomi d’ottone compra col
danaro della detta Signora Ortensia proveniente dal detto jus redimendi
venduto, Un inginocchiatore di noce con tre tiratori con incrostatura svenati,
e termini laterali compro dal Signor Canonico Filippo Maria Colavacchi, Un
Baullo piano di corame chiodettato d’ottone della detta Signora Ortensia Neri
con entro alcuni abiti di detto Signor Canonico Colavacchi, Nel camino di detta
stanza due capofochi di ferro ordinarij, Un focone di rame con piede, Un
lavamano di legno, Una cassetta da camera di legno, Un specchio di palmo uno, e
mezzo con cornice di pero negro. Nella prima stanza a piano, che ha la porta
nella cantonata della Casa, che serve ad uso di Cucina, Una credenza usata da
Cucina, Due tavole usate da mangiare, Un cassone vecchio da conservare il
Foraggio. Nella seconda stanza. Letto per serva ordinario, Un arcone da farina,
Arca da fare il pane, et un tavolino, con un Cassabanco vecchi, Conche grandi
di rame numero tre, Conche da acqua numero uno, Caldara da mosto da una soma, e
mezza, altra di mezza soma, et altra ordinaria, con testi, e tielle di rame
numero tre. Nella terza ad uso di dispensa. Alcune vettine con poca quantità di
olio, alcuni formaggi, prosciutti, e sale. Nel secondo appartamento. Nel
salotto, fave di quantità rubia otto in circa…Stabili. La sudetta Casa di
solita habitatione di due Appartamenti, e piano nel Rione del Borgo con
Giardino annesso, Altra Casetta di due stanze nel Rione della Torrenuova
ritenuta in saleriano, Un'altra ritenuta da Giulia Caldaroni con patto
redinendi per scudi 50 sotto l’Hosteria, Tre stanze di Casa nel Rione della
Rocca secondo li confini antichi appresso li beni di Pietro Bobbi, e li beni di
Roberto Vitelli usurpata da ricuperarsi…
Copia di lettera
scritta dal fu Avvocato Francesco Maria Colavacchi con la data delli 27
decembre 1728.
Già all’offico di
Monte Citorio ho trovata prodotta una copia della Fondazione della Cappellania
della Santissima Vergine delle Grazie con farne l’investitura perpetua a Casa
Nostra da Anibale de Paulis Vescovo di Cervia, che questa è una cosa di
moltissimo rilievo, e che estinguendosi la Casa nostra, che Dio non voglia,
vada in Casa Razza nostri stretti Parenti, dove dice, che standoci un Chierico
di Casa lo possa quello ritenere con l’obbligo delle Messe, e non standoci
Chierici, che sia in nostra libertà conferirlo a chiunque, ed estinguendosi la
nostra Casa succeda come ha detto Casa Razza con l’istesse facoltà, onde non è
io come voi non essere ancora andato da Sua Eccellenza a parlargli, ma se
volete andarci, e portargli la copia della detta Fondazione avvisatemelo, che
subbito in risposta la mando, mentre queste sono cose da non dormirci, ed
essendo cosa nostra non è dovere se la godi Sua Eccellenza, che non ne ha di
bisogno.
Americis de Sermoneta
L’origine genealogica
della famiglia Americi forse potrebbe risalire, almeno ipotizzando da un
documento, da un altrimenti ignoto Americus de Sermoneta , che potrebbe aver
dato, per la coniugazione latina del genitivo di Americus, ossia Americi, il
cognome al ramo sermonetano, episodicamente presente, in diversi luoghi, nella
storia della Rocca, come maestri di casa Caetani, come servitori dei Caetani
durante la Battaglia di Lepanto, come committenti di cicli decorativi, ma anche
come decoratori, e senatori romani, come Pietro, di cui dopo una lettera da
Lione; quindi la presenza della famiglia resta una costante che quantunque
tacitamente, quanto timidamente, riemerge quasi imprevista, come la già notata
altrove , presenza di un pittore, Americo Americi, attivo nel 1671 in una
cappella del convento di San Francesco di Sermoneta.
Comunque le lettere
riportate sono rapportabili ad una duale autografia, quella di Pietro e
Alessandro Americi, che informano, per diverse ragioni, diversi referenti.
Alcune notazioni interessanti emergono da due delle tre lettere di Alessandro
che, con la lemmatica inconsueta per il tempo ma che definisce rettamente il
ruolo sociale della famiglia, si definisce Vassallo, in effetti
un’identificazione di matrice medioevale, ma che ancora vigeva per connotare,
almeno per il secolo di scrittura della lettera, il ruolo del servitore
nell’accezione lata del termine, ossia un collaboratore assai vicino al
signore, qui Filippo Caetani; un dato certamente trascurabile nella
storiografia ma che rivela l’identità e la vicinanza fra le due famiglie,
quella Caetani ed Americi, che in effetti perdurava da secoli. La lettera qui
di seguito certamente rivela una lemmatica assai approssimativa, e qualche
polemica, in fine, che lambisce sinceramente l’ironico, quantunque il disagio
sia alquanto rilevante; comunque è una lettera scritta durante la delegazione
del Cardinale Enrico Caetani, voluta da papa Sisto V, in Francia per cercare di
temperare le risolute posizioni fideistiche di Enrico IV di Navarra,
convintamene ugonotto; la delegazione ebbe esito fallimentare ma che in
compenso cercò di frangere il solido e compatto usbergo protestante in terra
gallica.
Epistola gallica
Noi non fossi sollo a
Raissana a Roma dove restati a brache calate, et non domani partiranno per la
volta de Parigi et più sa con che
sicurezza piaccia a Sua Maestà dirà di darci felice viaggio et bona fortuna non
vostri servitori a lungo ma posso per saver alcun da farsi che scrivere et
pregati. Duo solo dirrò che col primo corrieri mi mandiati copia se però saver
l’origginale de tutti l’inventari che si sanno, delle previsioni de tutti et
più sia a che tempo son pagati li sanatari; perché io non ne so parlare et fra
le robbe del Cardinale Beata Maestà che si è trovato più un foglio di ricordi
che se fosse ossuto saper qualche cosa può venir voglia alli padroni de dire
tirar qualcuno, et allintarlo a qualcuno dolersi partire, et non sapendo ciò
niente(…)indicati et il simile dico delli inventori de De Credenza per latri
offitii però vi prigo ad mandari: prigandovi bassarlemani de
all’Eccellentissimo duca nostro alle Signorie et Signori et a tutti acausa
nominata et a un Gioseppe nostro quadro lo veder di Lione agli ultimi di
novembre 1589.
Li denari volano, et
ne arricciano li capelli et li magnari et li manca.
Ille dixit:
Alessandro Americi a Filippo Caetani
Don Niccolò mi scrive
d’Ordine dell’Eccellentissima Signora Duchessa, e del Signor Antonio
Illustrissimo ch’io per domatina facesse trovare costì in Terracina più
sandoli, et fusse possibile per lo ritorno di Vostra Eccellentissima con questi
altri Signori dovendo tornare senz’altro per un corriero spedito hieri a Vostra
Signoria Illustrissima et Eccellentissima così ho fatto inviando Luca con essi:
al Monticchio ò l’Historie di Piedimonti sarà la carrozza di Vostra Eccellenza
venuta questa sera da Roma, con gli latri cavalli che stavano à Cisterna, acciò
possino venir quella sera à Cisterna per esser più comodo dove vorrà trovare
apparecchiato, emassime dovendo partire il giorno seguente per Roma e per fine
con debuta reverenda le bacio le mani. Da Sermoneta lì 18 di Settembre. Devoto
a Vostra Signoria Illustrima et Eccellentissima.
Negozi partenopei
Illustrissima et
Eccellentissima Signor Illustrissimo. Devo rispondere a Vostra Eccellenza di
due littire conforme già per Jacobo Matti inviami li scudi 450 d’oro in oro,
ch’havea hanti ad hora di manadare mandato altri quattrocento scudi riscossi
già di giovenchi. Da Napoli il Signor Settimio Suinci, et ritinne la rimessa
delli detti: quali tirrà così sino a suo ordine per questi ultimi ch’io l’invio
sentirà Vostra Eccellenza il presto accomodamento: del negotio et oltre la
pubblica voce, le particularità son vere, si ché si potrà, far di meno di andar
à Napoli: et credo ancora bisognarà andar a Roma per bon rispetto. Hoggi
aspetto Jacobo Matti. A Vostra Venerabile Eccellenza humilissimo bacio le mani,
e prego felicità. Da Cisterna lì 13 dì Settembre 1604. Humilissimo Vassallo
Alessandro Americi.
Varia res
Illustrissimo et Eccellentissimo
Signore. Per Jacomo Matti secondo il suo ordine Le mando li scudi quattrocento
cinquanta d’oro in oro, e se n’è pagato tre per d’aggio, et non s’è ossuto
haver a manco. Questa notte sono venuti tre forzeri da Roma uno con le robbe di
Vostra Eccellenza l’altro con le livree riposato li muli li mandarò, se bene
speso, et non occorrerà sendo prima lo ritorno per Jacomo Matti mi potrà
ordinare se debbo mandarli. L’Arciprete di Bassiano m’ha mandato l’incluso
Memoriale e se ben in esso desidera favore presso al Signor Don Filippo
tuttalvolta le basterà una lettera al Signor Tommaso de Renzi cognato delli
Signori Riccardi quale ad istanza di Vostra Eccellenza le farà ogni servitio
Don Giovanni è informato chi sia, à me ancora farà gratia, et à Vostra Eccellenza
umilmente bacio le mani: da Cisterna lì di(…)7mbre 1604. Humilissimo Vassallo e
Servitore Alessandro Americo Americi.
Visite farnesiane
Illustrissimo et
Eccellentissimo Signore A hore ho tanto il piego(lettera) di Vostra Eccellenza
et inviato à Roma ed ordine delli scuti quattrocento cinquanta d’oro, et
mandato subito per il Matto à Vostra Signoria Illustrissima. Hieri 8 del
corrente doveva far l’intrata ad hore 23 il Duca di Parma chiamato più volte in
Roma da Nostro Signore, e nel partire, et fece da Roma il Signor Bernardino
Matti già era preparata la cavalcata per incontrarlo, et inviata alla porta del
Popolo dove andò Illustrissimo Cardinale
Aldobrandino ed molti altri cardinali Creature di Nostro Signore, et il Signor
Giorgio Aldobrandino ed tutta la nobiltà di Roma, et per Roma si dice che viene
a partiti fatti, e negoti accomodati. Ho voluto avvisarlo à Vostra Eccellenza
per non tardare ad aspettarlo da Roma et à Vostra Eccellenza Illustrissima
Humilmente bacio le mani. Da Cisterna li 9 di 7mbre 1604. Devoto a Vostra
Signoria Illustrissima et Eccellentissima Humilmente Vassallo et servitore
Alessandro Americo Americi.
Una triade
documentaria attesta qualche riferimento, certamente non esaustivo, della
famiglia de Marchis, alquanto eminente in un contesto come quello sermonetano
del Seicento; l’attuale Palazzo della Cultura, lungo Corso Garibaldi di
Sermoneta, riporta, sugli architravi delle porte il nome di Stefano de Marchis,
nipote di Tullia, che detenne il giuspatronato della cappella della Madonna
degli Angeli, prima sulla navata destra della Cattedrale, ove è custodita la
nota pala di Benozzo Gozzoli, oltre quello della cappella di San Sebastiano,
terza dal fondo della medesima Cattedrale, e quindi altri riferimenti, qui
tralasciati, che risultano eminenti per una famiglia non certamente
annoverabile gli alti livelli dell’aristocrazia. Il primo documento riguarda la
cessione, nel 1595, a Tullia de Marchis
citata, della cappella della Madonna degli Angeli, già di San Leonardo, con
giuspatronato della famiglia Jannarello. Il secondo riguarda il testamento
della stessa Tullia de Marchis che commissiona una pala d’altare, oggi ancora
nella cappella di San Sebastiano, già restituita ad Angelo Guerra di Anagni ,
oltre alla cessione del giuspatronato al nipote Stefano de Marchis, citato,
canonico della Cattedrale.
Volvere cappellaniam
In Dei Amen Anno
Domini 1599 Pontifex Sacri Clementis Divina Provvidentia pape anno eius tertium
22 die Mensis Septembriss. Costituto Johannes Iannarellus de Sermoneta filios
Septimus Romano ad presens pate et
ordinatio Terrae Sermonetae sedente in undici ligni in dono Dominus
SaveriiJulii posta in Decarcia regionis valentis suis fines decens et penes et
ingenti quinque anni et male et cum habeat disponete pro necessitationis aliquo
de rebus suis et specie renunciare quod ius et ac heredis quam ipsa habeat de
Jure patronatus in quidam cappella positam ecclesia Sanctae Mariae de
Sermonetae in titulo Cappella di San Leonardo suos fines et ante eius non
voleat de aliis disponete ad effectum de ea ut ad eius
legittime disponete possis per ipso comparenti de legittimo curatori provideri
ad jure ac Jura tantum et cura multum comprovate probitate et bonitate et
sufficienti Ludovici Toscani. Si placet sua ipsum deputari simili ante deputari
aliis filii placuerit ea ad modum. Successive consitutus presens me notario Jus
Johannes Jannarello de Sermoneta cum presentia et licentia et consensu Ludovici
Toscani eius curatoris ac cum licenti aprente ac consensu Laure Jannerello sue
ma tris ac magnificus anteponi Ferrantis Jacobi Cancellatus ad presens offici
terrae Sermineti consanguinis jure officium ad presens in terra Sermineti non
ac esistentium ipse Johannes Jannarello juravit habere alios affines, nec
consanguineos Quatrassis et de Marchis retenter…
Cedere la cappella
In Nome di Dio Amen
Anno del Signore 1599 Sacro Pontefice Clemente per Divina Provvidenza papa anno
del suopontificato terzo giorno 22 mese
di settembre. Costituito Giovanni Jannarelli di Sermoneta figlio di Settimo
Romano appare alla presenza e nell’ordine
della terra di Sermoneta sedente in undici sedie in dono di Savrio Giulio posta
nella Decarcia della regione valendo i suoi confini e le pene entro cinque anni
e per male dovendo disporre per necessità di altre
proprietàsue e specie deve rinunciare al giuspatronato come gli eredi della
stessa cappella posta nella chiesa di Santa Maria di Sermoneta con la
titolazione di Santo Leonardo i suoi limiti non voglia di latri disporre
all’effetto di questa cappella come legittimamente diporre possa per lui stesso
comparendo legittimamente il curatore provvedere secondo il diritto e
giuramento e la cura che viene comprovata con onestà e bontà da Ludovico
Toscano che approva per sé stesso ed essere deputato parimenti anche da altri
figli in tale modo.
Extrema voluntate
In Nome della
Santissima Trinità di Maria Vergine et tutti li santi della corte celeste
questo anno mille et cinquecento novanta
cinque nel pontificato di papa Clemente VIII nell’anno suo quarto Indizione
ottava questo dì dieci di marzo 1595. Consta personalmente avanti a me noto, et
testimonis infrascritti Tullia de Marchis de Sermoneta qui sana Dio gratia di
corpo et di mente sappendo non esser cosa più della morte né cosa più incerta
dell’hora di essa et apparecchiasse come conviene ad ogni fidel, cristiano fa
questo suo ultimo testamento acciò nella
sua morte non caschi alcuna controversia sopra le soe robbe et per esser
l’anima molto più degna del corpo et ad essa bisogna principalmente provvedere
testa et dispone nel modo infrascritto. In primis raccomanda all’innipotente
Dio et al suo figliolo Gesù il quale recuperato del suo pretiosissimo sangue et
li chiede perdono di tutti li suoi peccati commessi dall’era che nacque fino al
passo della sua morte dice et si pretesta voler morire quando Sua Maestà
piacerà volentieri con tutti li Sacramnenti della Santa Chiesa come fedel
cristiana et dice che crede et tiene essa Santa Madre Chiesa Cattolica Romana
et nella fede di essa voler vivere etmorire et caso di qualche malattia per
qual si voglia accidente avesse à perdere il senso et sua ragione ò che venesse
a ricevere nella parte intellettiva fattagli ò tentazioni ò che da se istessa
necesserà in tutti li modi di protesta di non essere di sua intenzione di cui
mai dalla fede cattolica Romana mai venire ad alcuna eresia ne biastema di sua
propria volontà, de più se in qualche modo subitamente Dio per sua pietà la
libiri venesse in lacun modo a perder la parola de mo se protesta voler
l’assolutione di tutti li peccati delli quali se ne pente et incerta all’hora
ad accenni potesse mostrar cenno di contrizione questo scritto ne sia per segno
et testimonio se sia possibile et domanda se depinga la Santissima Madonna con
lo figlio in braccio et San Marco Evangelista et si spenda quanto costa purché
non possa venticinque scudi. In più vole et comanda che Stephano de Marchis sia
cappellano di detto jus et di tutte queste cose se ne habbia a fare un
juspatronato et se debba concedere alli più prossimi di casa de Marchis et
anche che li detti più prossimi habbino autorità di presentare cappellano il
quale debba essere sempre dello più dotto et idoneo di casa de Marchis et
quando non ci ne fusse niuno di lor parentato debbiano legare uno idoneo a loro
arbitrio et per ora essa testatrice elegge et vole che sia cappellano di detto
altare et juspatronato da farsi il detto prete Stephano de Marchis suo
nepote…
In Domo Stephani de
Marchis
Palazzina nel Borgo.
Portavisi strada quando si entra di due fusti di tavole così grossi foderati
con sue cornici centinate con intagli con due sportelli in detti fusti che si
aprono e serrono con due maniglie lavorate di ferro e battitore e catenaccio
piano al di dentro con suoi occhietti simili stanghetta di ferro, quattro
paletti di ferro grossi per parte, cioè uno in terra e l’altro in aria, androne
a volta con suoi muri incalcinati, e pavimento di selciata in detto androne, vi
è una porta scorniciata di due fusti con suoi mangani e bandette catenaccio
piano, ochietti simili, serrature chiave con paletto al muro. Segue una stanza
terranea avvolta con muri incolati bianchi e pavimento di mattoni a una
finestra a due fusti di legno scorniciati, con suoi gongoni e, bondelle e suo
paletto al muro di ferro con ferrata al di fuori lavorata a occhi tondi e nodi,
in detta stanza una scaletta di materiale che porta sopra un ripiano in guisa
di dormire. Altra porta in detto androne di correscente, simile suddetta con
simili ferramenti serratura e chiave e paletto di ferro. Stanza simile terranea
a volta con muri bianchi incollati pavimento di mattoni con finestra a due
fusti di legno scorniciati, bandelle e gongoli e paletto di ferro al muro con
telaro con due sportelli di legno, la metà dei quali oscuri con specchi di
tavole e l’altra metà di vetri conservati e con lamino di conci di pietra. Nel
cortile. Il pavimento di selciato con pozzo con suoi conci di pietra, e con
spranghe di ferro impiombate con uno balcone di conci di travertino per tirar
acqua con umino di ferro da prsi la girarla, detto pozzo com muri incollati, ed
acqua in esso, una bozza di pietra al muro per buttare l’acqua, una vaschetta
al muro nel cantone per buttare l’acqua
di muri incollati che resta sotto la scala dell’appartamento nobile, una
terrata liscia con conci di pietra a pinaterreno, una porta di pietra, porta di
legno con due fusti con gorgoni e bandette, catenaccio piatto ad occhietti
simili serratura a chiave. Dentro una stanza con mattoni nel pavimento fatto a
solaro con lamino di conci di pietra, con finestra con fusti di legno, gongoli bandette, paletto di ferro al
muro e suo telaro con quattro sportelli di vetri non mancanti. Dentro di detta
stanza altra porta simile alla
descritta, senza serratura, muri di detta stanza incollati bianchi. Scala
cordonata di selci e pietre lavorate, che porta di sotto ad altre stanze cioè
alla dispensa, cortine, stalle, giardinetto, in mezzo di detta scala una finestra in lato con ferrata una
strada lavorata e con occhietti tondi e
nodi in fine di detta scala portava un fusto gongoli e bandette serrature e
chiave con crociata di legno sopra. Porta della grotta, di due fusti a cancello
con bandette, gongoli, serratura e chiave, detta composta di un sol cavo e
nicchia in ottimo stato. Cantina con porta di legno con due fusti con
catenaccio piatto e occhietti simili, bandette, serratura e chiave, detta
cantimano con muri incollati, pavimento d’astrico con finestra in alto che
corrisponde in strada con ferrata
ornata, lavorata a occhi tondi e nodi con due posti di legno longhi, ed uno
corto, in detta cambino una ferrata e una ramata, che corrisponde alla
dispensa. Stalla tutta a volta con muri incollati con selciato nel pavimento,
con troghi di legno senza tavole sotto per lungo di detta stalla in cattivo
stato con dodici conganelli di ferro attaccate nei travi di detta mangiatora et
altre tre al muro, una vasca in detta stalla accanto alla sponda del pozzo con
suoi conci di pietra per lavare li panni porta in detta stanza che à altra
dispensa di un fusto con mangani, bandette, serratura, chiave, Detta dispensa a
volta con muri bianchi incollati con astrico nel pavimento con quindici gongone
che nella volta di ferro e ventidue modelli di legno nei muri cancellata di
legno in detta dispensa con porta di un fusto, gongoli, bandette e catenaccio
tondo, occhietti, portatore, serratura e chiave che forma un’altra dispensa ad
uso di oglio. Un pozzetto in terra per scolo di oglio, pavimento di mattoni
muri bianchi incollati soffitto simile al disopra descritto, una finestra a due
e due fusti di legno con gorgonie
bandetet, paletto di ferro al muro con telaro di quattro sportelli, due
di vetri non mancanti e l’altri due con specchi di legno, una nicchia con luogo
comune al muro col suo sportello di legno, una nicchia col luogo comune al muro
col suo sportello di legno, suoi gorgoni e bandette. Altra stanza con un sol
fusto senza serratura e chiave con paletto al muro al di dentro di ferro con muri rotondi bianchi incollati ove c’èuna scala alumaca di
legno in ottimo stato per mezzo della quale si và nell’appartamento nobile
superiore. Appiè di detta scala alumaca una finestra o suo fusto o suo telaro
di legno, con un sol sportello di vetri non mancanti e sua naticchia. Riuscendo
al cortile sudetto scala grande di muro a volta con ventitre scalini di pietra
con parapetto di muro e suoi modelli in numero di undici per uso di tener vasi.
Porta fuori della scal di due fusti foderati con cornici e maniglia di ottone
gorgoni, bandette, serratura e chiave, con stanghetta e paletto di ferro al
muro di dentro per forza di detta porta. Entrandosi in detta sala, pavimento di
mattoni muri bianchi incollati con fregio di varie pitture, solaro tutto foderato e scorniciato con sfondi
quadrati tutto ripiano con vari piori, camino grande di conci a architrave di
pietra, scorniciato con cappa di muro dipinta con varie pitture e due finestre
con suoi fusti di legno foderati, e scorniciati con suoi telari con quattro
sportelli di vetri, due piccoli e due grandi con specchi di legno alti grandi e
detti vetri intieri e non mancanti loggia al di fuori sopra ad uno degli
intagliati di pietra, il di cui pavimento è di una sol pietra con ferri intorno
uno sfiorato e tre pozzi di metallo fermi nei ferri. Porta che va dalla prima
camera di due fusti foderati, e scorniciati come gongoli in caso di rottura di
vasi, finestra con due fusti di legno con suoi mangani e bandette con paletto
di ferro al muro e ferrato di ferro e di fuori. Riuscendo in detta stalla, un palchetto di tavole sopra
due colonne di legno per uso di dormire con parapetto intorno di tavole,
finestra in detta stalla con due fusti di legno gongoli e bandette con paletto
di ferro al muro, e ferrata di ferro al di fuori. Porta che va al giardinetto
di un sol fusto, gargani, e bollette, paletto di ferro al muro con catenaccio
tondo con occhietti al di dentro. Giardinetto recinto di muri con due frammezzi
similmente di muri con numero quattro alberi di melangoli forti, porta che dal
detto giardino riesce alla strada detta la carbonara fatta con due fusti di
legno, con sue bandette, argani serratura e chiave. Ritornando nel cortile, una
stanza grande ad usi di cucina con sua porta di fusti due decorate,
scorniciata, bandette gangoni e maniglia di ottone, serratura e chiave con
catenaccio piano, occhietti simili con posatore, paletto di ferro al muro, sua
bussola di legno coperta con due porte
una ad un fusto e l’altra due fusti con suoi mangani bandette ed ancinelli di
ferro per chiudere un credenzone di tavole per uso di dispensa con uno
finestrino con ro0mata e gongone, e bandette con porta ad un fusto e suoi gongoli
e sua nicchia, e tre tramezzi di tavole di dentro, camino con suoi conci, e
architrave di pietra scorniciato cappa di muro con sua piattina di ferraccio
con il millesimo, 1697, con due muriccioli l’uno di là, e uno di qua del camino
con suoi archetti, uno sciacquatolo con concio di pietrana quattro dipartimenti
per uso di tenerci piatti, e pile due finestre con due fusti di legno di due
pezzi con suoi gongoli, bandette epaletti di ferro al muro con telari con
quattro sportelli e basi con specchi di legno e, li quattro altri con vetri non
mancanti con sue nicchie, pavimento di detta stanza di mattoni bianchi incollati, solaro con
travi e travicelli e tavole di lavoro. Altra porta di un sol fusto che va ad
una camera con bandette e gongoni senza serratura, bandette serratura e chiave,
stanchezza al muro di ferro con la maniglia di ottone, pavimento, muro,
soffitto simili a quelli della sala già descritta. In detta camera latra
porticina accanto alla di sopra, per la quale si va ad una credendola o telaro gongoli
e bandette, catenaccio piatto con suoi occhietti simili un finestrino entro la
medesima credenza con un telaro e
sportello di legno, un camino di conci di pietra scorniciati, una finestra con
due fusti di legno foderati scorniciati gongoli e bandette e paletto di ferro
al muro con suo fusto a quattro sportelli di vetri e sua nicchia.
Sala da Camera. Porta
di due fusti foderati scorniciati con suoi gongoli, bandette, stanghetta con
paletto di ferro al muro, pavimento, muri, fregio e soffitti simili a quelli
già descritti, una finestra con due fusti di legno e telaro con due sportelli
di vetri con paletto di ferro al muro simili in tutto alla descritta della
prima camera. Terza Camera Grande. Porta di due fusti di legno foderati e
scorniciati con gongoli, e bandette, paletto di ferro al muro, pavimento di
mattoni muri bianchi incollati con fregio di varie pitture, e soffitto tutto
foderato con cornici dipinte con vari fiorami, e sfondi quadri con putti in
essi
Esterna al contesto
urbano è la cappella della Madonna del Giglio, oggi limitata ai soli muri
perimetrali, e proprietà privata, che trattiene qualche labile traccia di
affrescatura e qualche ricordo archivistico che ne attesta il restauro; la
famiglia Bucci, commissiona nel 1600, anno del Giubileo, l’intervento di
ripristino che però resta ancora ignoto per la natura ed i luoghi che lo
riguardarono. Comunque resta un sinottico accenno nel testo di un’epigrafe
riportata da uno storico locale, Pietro Pantanelli , che recita: Antonius
Buccius sermonetanus. Hoc cum campana construxi, et dote sacellum: fac bona dum
vivis: mors inopia rapit. Lilla, qui sevis pietatis, carpo salutis Lilia; quae
quisquam severit, illa metet.
Un soterico
intervento
In Dei Nomine Amen. Anno Domini 1600 Pontificatus
Santissimi Patris Nostrum Domini Clementis Divina Providentia pape anno eius
nono sub ultima indizione mensis octobris costituti Stefano Justi vicario
foraneo seu commissario deputato Reverendissimo Dominus Episcopus Terracinensis
per litteras eius transmittas una cum pacibus precettis pro parte et
Reverendissimi Fabritius infrascripto compire(…)presenti hinstrumenti
annotabili et deferire sedente quidam sedici(…)posita in Decarcia la
Valle(…)Camillus Dionisius Caesar ac Franciscus Bucci coram patris curatores
dicta Stefania mia filia quondam Alexandri de Bucci a patris germani circa(…)no
suerunt denuo quale quondam pater magni(…)restauratur et meliorare formam
rechiederi in eccelesia divina Maria Gigli sitam in dicta terra Sermineti nec
quam dictus pater similiter erexit intus ecclesia Sancti Angeli novo altare sub
vocabolo Sancti Jeronimi, pater et concetione quondam Reverendissimi Jaccio
Ranuzza Episcopus Teracinensis omnia dare patet…
Il primo li assegano
et consegnano alla predetta chiesa Madonna del Giglio et altare San Girolamo
dote quattro tumula di terre poste nella Decarcia di Carapelle. Nelle prime
confinano ad li beni di Santo Angelo verso mare con li beni dell’ospedale da
verso l’acqua puzza et li beni della corte verso Sermoneta et alios suos fines,
un altro mezzo tumulo et mezzo nella dicta Contrada delle Carapelle alle
seconde appresso li beni delli sopradetti Francesco Nardo verso Velletri et li
beni della corte verso il mare et alios suos fines et più un altro tumulo et
mezzo nella contrada Carapelle al fine di Santicolone per confine con la terra
di messer Francesco Colavaco…
Fiat voluntas paludis
La vita cappuccina di
Sermoneta certamente no fu agevole, tanto meno per la vicinanza mefitica con la
palude, mancava però ancora un referente documentario che permettesse di
identificare l’uscita dello stesso ordine dal convento risalente al 1585 , e
voluto da Giovan Battista Gallo; la scelta fu certamente condizionata dalla
presenza di una chiesa, quella di Santa Maria della Vittoria, di cui rimane
qualche frammento strutturale, e forse dall’assetto stradario sermonetano che
agevolava la frequentazione congiungendo sia la pianura che, ancorché palustre,
era abitata, e la discesa della collina; ma l’ubicazione era alquanto infelice
e impervia per una lunga permanenza; la palude avrebbe operato con indefessa
alacrità e assai subdolamente, quindi il trasferimento dei frati avrebbe avuto
luogo certamente, ma si deve anche considerare che per alcuni periodi lo stesso
ordine cappuccino cercò tenacemente di reinsediarsi, ma sempre con esito
fallimentare, fin quando però poi nel 1740 fu deciso che i Padri Cappuccini si
servissero della chiesa di Santa Maria dei Monti, oggi inagibile, per le sole
celebrazioni liturgiche.
Copia. Lettera, nella
quale si vedi l’anno, et il motivo per cui partirono li Padri Cappuccini da
Sermoneta.
La risoluzione della
partenza dei Padri Cappuccini da costesto Convento, è seguita d’ordine della
Congragazione deputata da Nostro Signore sopra la riforma de Regolari, ma mossa
principalmente dalle informazioni, e per opera de medesimi Padri, che hanno
riferito, cotesto Convento in luogo di cattiva aria, e che ogni anno vi si
ammalano, e così tra quattro o cinque Conventi, che detta Congregazione ha
levati a detti Padri v’è stato compreso anche cotesto di Sermoneta. Io non
lascio d’adoprarmi perché segua il loro ritorno, ma non vi ho speranza, stare
che essi hanno mostrato avversione di starci, faccio bensì diligenze, che le
robbe della Chiesa restino alla medesima con rappresentare, che noi, e cotesti
cittadini li avemo dati alla detta Chiesa acciò servano per lo culto di essa in
accriscimento della devozione dei Cittadini, e non li havemo donati ai Padri,
che le trasportino altrove, e così non sono fuori di speranza, che restino, o
si faccino ritornare quelle, che sono state trasportate fuori, poiché
serviranno per altra Religione, che venga ad abitare il Convento, e servire la
Chiesa. Questo è quanto posso rispondere alla Lettera, che mi avete scritta in
questo proposito, e Nostro Signore vi guardi. Roma 19 Maggio 1652.
Il duca di Sermoneta.
Arciprete, e Canonici di Sermoenta. All’Arciprete, e Canonici di Sermoenta, che
Dio guardi Sermoneta.
Transire ad proximam
ecclesiam
Essendo che
all’Illustrissimo et Eccellentissimo Monsignor Don gaetano Francesco Caetani,
Duca di Sermoneta et sua Eccellentissima Casa spetti, et appartenergli il
Giuspatronato la chiesa in vocabolo la Madonna Santissima de Monti
coll’abitazione che si trova esistente fuori della sua terra di Sermoneta, e
che li Reverendi Padri Cappuccini abbiano, e ritenghino si poco distante un
loro Convento, ove continuamente risiedano e che parte dei detti Padri
Cappuccini, e il Reverendissimo Padre Provinciale sia stato supplicato di
Eccellentissimo Duca, se si fosse voluto compiacere concedergli ospitio. L’uso
di detta chiesa di Santa Maria de Monti con la sua abitatione senza
pregiudizio del sudetto Giuspatronato e
totale pertinenza di detta chiesa, et abitazione e che detto Eccellentissimo
Signore se ne sia compiaciuto nell’infrascritti modi, patti, condizioni e
riserve, e non altrimenti. Quindi è, che personalmente costituito il signor
Priore specialmente. Costituito da Eccellentissimo signor Duca come da
chirografo fatto che egli da a me infrascritto notaro, e concede alli Padri
detti Cappuccini, che al presente risiedono, e risiederanno nel detto Convento
non molto lontano dalla chiesa il solo mero uso di detta chiesa di Santa Maria
et abitazione ammessa, loro mero ospizio e non altrimenti, espressamente, di
chi osando, e come convenendo che a tal uso, et ospizio, che si concede non sia
acquistato, ne si acquisti alli detti Padri Cappuccini.
Panem et calcem
Artigiani ed
artigiane all’opera
Il vicolo interno che
collega l’attuale Piazza del Popolo, centrale a differenza dei secoli passati, con
il secondo quartire sorto nell’urbanistica sermonetana, ossia quello della
Torre Nuova, dalla torre eretta intorno al 1451, che per l’assetto cittadino
del XV secolo, risultava di nuova erezione rispetto alle altre già esistenti,
dovette subire interventi di pianificazione che ne agevolassero il
raggiungimento, e certamente non solo agli appiedati cittadini, ma forse ai
carri e animali, di singole abitazioni e centri di guardia come l’attuale
Bastione del Castriotto, che definisce il termine urbanistico del quartiere;
quindi l’ampliamento della stradina interna era fondante; ma anche qui bisogna
notare che la data, 1785, è un dato assai significativo che suggerisce qualche
valutazione al riguardo; l’età di tale pianificazione, tarda rispetto alla
sussistenza e notificazione documentaria della nascita del quartiere stesso,
1451, agevola serie considerazioni su di un probabile inediamento abitativo che
venne, gradualmente nei secoli, a raccogliersi intorno al quartiere; ad esempio
sappiamo che l’attuale caserma dei Carabinieri, intorno agli anni
dell’intervento descritto dopo, era il dormitorio per i frati Cappuccini che
erano tornati in Sermoneta, quindi probabilmente l’addensarsi di abitazioni per
diversi servizi potrebbe aver comportato la pianificazione e l’apertura di una
strada secondaria che, poi, divenne primaria. Ma il quartiere precitato era
certamente assai considerato, sia per l’imponente struttura difensiva databile
al 1546, del Castriotto precitato, sia per la definizione difensiva che svolsero
le mura erette durante il 1448, conclusasi, almeno per il quartiere in
questione, con la Torre descritta, che vide la coopresenza di molteplici
artigiani qui citati solo assai parzialmente, che vi lavorarono con retta
efficacia allo scavo dei fossati ovvero fondamenta delle stesse mura, quindi
una presenza artigianle che conforta sia per l’opera svolta, dato l’odierno
segno storicamente materiale, sia per la presenza altrettanto materiale della
documentazione che comporta una conoscenza assai maggiore rispetto al
Quattrocento sermonetano. Ma non mancano, da quanto risulta, interventi
posteriori che migliorino ulteriormente le condizioni degli accessi, quindi la
Porta del Pozzo, oggi l’entrata principale del paese conserva ancora la sua
rilevanza, visto l’intervento deciso nel consiglio comunale, il che palesa una
netta sensibilità, certamente detatta da motivi pragmatici più che culturali,
ovvero estetici, che però oggi ci permette di valutare quale potesse essere
l’assetto di Sermoneta. Dato, ancor meglio emergente, dal consiglio comunale, del 1709, qui riportato,
che attesta l’apertura di uno spazio antistante la Porta del Pozzo e che
possiamo immaginare sia la formazione originaria dell’attuale Porta. Inoltre
l’intervento sulle campane della cattedrale sono un’altra nota, in effetti un
primo intervento lo abbiamo durante il 1492, con un certo mastro Antonio da
Bergamo che lì lavora con suoi garzoni; quindi una continuità artigianale nella
storia sermonetana, che porta gradualmente ad acquisire informazioni utili per
ricreare vicende assai ignorate, che qui forniscono un quadro assai rilevante
per un contesto umano che viveva anche di queste piccole commissioni. Inoltre
una personale soddisfazione è quella della pubblicazione del documento inerente
alla statua di San Giuseppe, che finalmente traduce qualche notazione su di una
statua, oggi nella versione ottocentesca, ma già presente nel secondo Seicento,
oltre il culto del santo che certamente, oltre la normale affezione dei fedeli,
era divenuto il Santo Patrono di Sermoneta.
Lista delle Opere per
spianare la strada alla Torrenova, e cavar sassi per la porzione che spetta
alla Comunità, con la licenza della Sacra Congregazione.
Giovedì 7 Aprile
1785-Omini tre, Muratore, Donne sei; Venerdì 8 detto Omini quattro mezza
giornata, Muratore, Donne quattordici, Sabbato 9 detto Omini sei, Muratore,
Donne venti…Venerdì 15 detto Omini tre, Muratore, Polvere per le mine due, Al
Ferraro per accomodar de ferri…
Fossa fatta alle
Fortificazioni nella Torrenova .
In Nome di Dio Anno
1448 nel giorno penultimo di Giugno. Previdenti, e discreti uomini Leonrado di
Giacobbe, e Giovanni di Angelo Caccabari, il Visitatori e Sindaci della Terra
di Sermoneta, eletti, ed assunti, per eseguire l’ufficio per dodici
Consiglieri, principali Ufficiali della detta Terra, secondo il consueto
costume, in nome del ruolo di Sindacato, e per parte di tutti gli uomini e
singoli di tutta l’Università di Sermoneta la predetta Terra per la quale a
rate, e ratealmente promisero spontaneamente da una parte, non con Maestro
Giovanni(…)di Castro Ripi, che abita nella città di Napoli, come asserisce di
se proprio e dei soci che promise di condurre da altra stipulazione i Fossati,
ovvero valli che deve fare con Dio oltre la detta Terra di Sermoneta, nella contrada
della Torricella Torre nuova, per munire, e con buone cautele della detta terra
dalle offese dei nemici, dal beneplacito e la volontà del magnifico ed
Eccellente Signore Don Onorato Gaetani signore di detta Terra, e il primo
maestro Pietro Perrerio di sua sponte promise al predetto Leonardo et a
Giovanni Vistaleri, e ai Sindaci della predetta Terra, et agli stessi Uomini e
all’Università predetta fra lo spazio di otto mesi cominciando fra 15varia
umanitàgiorni del mese di Luglio per incidere e scavare e completare il loro
predetto Fossato misurato in longitudine, latitudine, ed in profondità, per lo
stesso maestro Pietro con il detto Magnifico Signore, e Vistaleri ed i Sindaci
promisero spontaneamente per l’opera completa per ducati cento di Carolini argentei,
dieci Carolini per ogni ducato e non mutare e non preparare ogni ferramenta
necessario, ed opportuna per riattare quanti siano gli espedienti ed opportuni
espedienti(…)della detta Terra di Sermoneta per tre soluzioni debbano essere in
questo modo sia permesso per Arra lo stesso Vistaleri, e i Sindaci saldino i
ducati dieci per detto Maestro, e quando dovrà iniziare l’opera assolvere sia
tenuto per quaranta ducati e nel compimento della metà della detta opera
cinquanta altri ducati e nessuno possa mutare per se Casa con un Cubilo e
promise lo stesso Fosso di purgare, evacuare, e purgare. Atto in Sermoneta in
Podio della finestra maggiore del Palazzo della Curia del detto Signore
presenti nobili, e attento notaio Giovanni Maglieri di Monterotondo Capitano
della detta Terra di Sermoneta, Maetsro Giovanni Nemaria, Leonardo di Pietro
Gauli(…)Cristoforo(…)Antonio, Giovanni Cola di Sermoneta. Testimoni.
Excavare oportet
In nomine dominis
Anno 1448 die penultima Junis. Providi, et discreti viri Leonardus Jacobi, et
Johannes Angeli Caccabarii, a Vistalerij, et Sindici Terre Sermonete, electi
quidam, et assumpti, ad huismodi offiucium exeguendum per duodecim
Consiliarios, principales Officiales dicte Terre, more solito, Sindicatio
nomine, et pro parte hominum omnium et singulorum totius Universitas pre fate
terra pro qua de rato, et rate habens sponte promiserunt ex una parte, nec non
Magister Petrus Johannis…de Castro Ripi, habitator autem civitatis Neapolis, ut
asseruit se pro ipso et sotii eius pre conducendi promisit ex altera super
fissione cuisdam Fossi, seu Valli perficiendi cum Dei nomine extra dictam
Terram Sermineti, in contrada Turricelle Turris nove, pro munitine, et bona
cautela dicte terre ad hostium insultibus volentis, de beneplacito, et
voluntate Magnifici, et excellentis Domini Don Honorati Gaytani domini dicte
terre, et primo dictus Magister Petrus Perrerius sponte promisit predictis
Leronardo, et Johanne Vistalerii, et Sindici prefate Terre, et ejus Hominibus,
et Universitate prefatis, infra spatium octo mensium et inchohandorum 15 die
mensis Julii pro incidere fodere et complere suis sumptibus totum prefatum
Fossum mensuratum quidam longitudine, latitudine, et profunditate, prout ipse
magister Petrus cum dicto Magnifico Domino, et Vistalerii, et Sindici sponte
promiserunt pro totali merito fossioris per ducatos centum, et( …)de Carolenis
argenteis, decem Caroleis pro prolibet ducatos nec non mutuare et preparare
omnia ferramenta necessaria, et opportuna, reactanda totiens quotiens fuerit
expediens, et opportunum exp[…]dicte Terre per tres solutiones fieri debent
ipsi Magistero in hunc modum videlicet nunc pro Arra ipsi Vistaleris, et
Sindici solvant ducatos decem dicto Magistero et cum fuerit ad initiandum opus
solvere teneatur per ducatos quadraginta et in complemento medietatis, dicte
operis quinquaginta laios ducatos, nihilominus mutuare sibi Domum cum Cubili et promisit ipsum
Fossum renundare, evacuare, et purgare. Actum Sermineti in Podio termie
fenestris majoris Palatij Curie dicti Domini presentibus nobili, et
circumspecto viro Notario Johannes Maglierij de Monterodono Capitaneo dicte
Terre Sermineti, Magistero Johannes Neimarie, Leonardo Petri Gualii(…)Cristoforo(…)Antonio
Johanni Perroni, Johanne Cole(…)de Sermineto Testibus Et ego Antonius Tuti.
Porta del Pozzo(1701)
Propongo ancora alle
Signorie Vostre come a richiesta de nostri Concittadini di Sermoneta si deve
restare, et ridurre in pristino la Porta comunemente detta del Pozzo, che anni
sono fu disfatta et aperta un’altra Porta assai angusta, et incomoda, quale
porta di novo aperta, et incomoda si deve rimurare et avendo fatto riconoscere
la spesa, che possi entrare nella detta opera, cioè reattazione, et muratura
della Porta incomoda, et angusta et altre spese, che entreranno per reattare
l’altre Porte da Periti hanno stimato vi possi entrare di spesa scudi doicento,
et perché la nostra Comunità si trova esausta di denari, stimerei di ricorrere alla
Sacra Congregazione per ottenere la licenza di potere imporre la colletta a
nostri Concittadini di Sermoneta, però loro Signori risolvano se si deve
supplicare alla detta Sagra Congregazione per detta licenza di potere imporre
detta Colletta, et dati paloli albis, et nigris albe denotari inclusive, et
nigre exclusive, et bussola per vota secreta, reperte fuerunt novem nigre, et
sex albe, et sic conclusit fuit.
Die 2 Aprilis 1702.
Risarcimenti di Mura, e Porte di legname per serrare le Porte.
Coram per Illustrissimi
exiti Dominus Bonaventura de Girardis Terre Sermonete neque coadunato, et
congregato Consilio in loco solito residentie Prioratis previa intimatione
esecuta per Joannem Calandrinus pubblicus Mandatarium heri pro hodie ut
retulit, in quo intervenerunt Illustrissimus Domini Johannes Baptista Tutius Primis Prior, Petrus Pitius,
Bernardus Franci Nardi, Francesco Porretat, et Dominus Johannes Franciscus Justus Priores Illustrissimi
Comunitatis Sermonete, nec non Petrus Spagnolus Primis Consiliarius, Petrus
Tomarosius, Joseph Scapigliatus, Joseph Baccarius, Gasparus Francus, Pasqualis
Colaleus, et Johannes Joseph Zazzarus, Joseph Stefanuccius, et Angelus Baronus
Consiliarij Illustrissimi Comunitatis Sermoente majore parte totumque Corpus
Consilii representant, licet absentibus Domini Julio Casale, Carolo Antonio
Borzo, et Sebastiano Coletta aliis Consiliaris, et previa invocatione Spiritus
Santi fuit per dictus Dominum Primum Priorem prepositum prout infra
videlicet=Propongo alle Signorie Vostre, che essendo stato fatto il
risarcimento delle Muraglie, et per serrare almeno tre Porte, et per tre Porte
di legname in questa Terra di Sermoneta già fatte, la nostra Comunità per detta
opera fatta debba pagare scudi ottanta, et perché la nostra Comunità si trova
esausta di denari, et non puol pagare detta somma, avendone la nostra Comunità
supplicato la Sagra Congregazione del Buon Governo, acciò che dasse la licenza
di poter imporre per detta spesa la Colletta, la medesima Sagra Congregazione
n’ha scritto al nostro Signore Luogotenente, il tenore della qual lettera è del
seguente tenore cioè=Al molto mio amatissimo. Il Governatore di Sermoneta=Intus
vero=Magnifico mio amatissimo=Per la spesa che si desidera di fare da cotesta
Comunità mediante il dipartimento di una Colletta per rifare le Porte
principali della Terra, et risarcire le Mura della medesima la Sagra
Congregazione vuole che sopra ciò si faccia la proposta del Pubblico Consiglio,
et che da Periti se riconosca la somma precisa, che richiederà per tali lavori.
Però dovere fare, che così segua con dar parte della risoluzione dell’istesso
Consiglio et con trasmettere la perizia de medesimi eseguisca dunque, et vi
prego salute. Roma 22 Marzo 1702=Vostro amorevole=Il Cardinale Imperiale
Sermoneta Governatore=Prospero Marefoschi Segretario. Quale spesa già fatta
essendo stata riconosciuta da Periti, che ascende alla detta somma di scudi
ottanta, risolvono che si deve fare la Colletta per la detta somma, et ottenere
la licenza della detta Sagra Congregazione et datis palolis albis, et nigris,
labe denotans inclusive, et nigre exclusive, et bussolatum per rota secreta,
repente furunt tredecim albe, et una nigra, et sic conclusus fuit.
Piazza della Porta
del Pozzo
Die 4 Novembre 1709.
Congregatus pubblicum(…)Si propone alle Signorie Vostre come giorni sono li
Signori Priori hanno risoluto al solito di dovere risarcire le strade della
Madonna del Monte, e Grazie, e perché si è stabilito far una muraglia per
riparo, per fare una piazza fuori la Porta del Pozzo, e perché la spesa ascende
a scudi sedici più, o meno tanto maggiormente, che concorrono a questa spesa
tutto il Popolo, et per il decoro del Luogo propongo voler fare la detta
muraglia, o riparo, onde dichino il loro parere, e chi vorrà la palla bianca, e
chi no la negra, e date furono trovate bianche numero dodici, et una negra.
Nuova Porta del Pozzo
Numero 96. Sotto li
16 Giugno 1780. Ordine di 2:60 a Mastro Giovanni Battista Jacomo Muratore per
aver disfatto il Portone dell’Acqua Puzza per applicarlo alla nuova Porta del
Pozzo-2:60; Numero 111. Sotto li 31 Luglio 1780. Ordine di 5:70 a Mastro
Giovanni Battista Jacomo in conto di tante giornate per fare l’apertura alle
mura per fare la nuova Porta(…)Numero delli ordini. Spesa per il lavoro della
Porta del Pozzo. Numero 512 Sotto li 18 Aprile 1782 ordine di 35 in conto delli
disegni fatti dal Signor Francesco Ferrari Architetto per la nuova Porta del
Pozzo-35; Numero 590 Sotto li 10 Ottobre 1782 ordine di 25 per saldo pagati al
sudetto Architetto delli disegni, accessi, e recessi-25;
Sotto li 26 di Maggio
1783 pagati 20 a Pietro Fabroni Scarpellino in conto de lavori-20; Numero 697
Sotto li 11 Giugno 1783 ordine di 3 a Sebastiano Carbone Ferraro per lavori fra
quali 24 Mollette baiocchi 60=3 zeppe di ferro baiocchi 30=altre 4 zeppe di
peso libre 42 in tutto=3; (f.9)Numero 117 Sotto li 19 Giugno 1784 ordine di 48
al Signor Vincenzo Auda Architetto per saldo, e final pagamento delle fatiche
fatte nell’assistenza prestata alla Costruzione della nuova Porta-48.
1654=5 Febraio.
Obligo fatto da Amodeo Godeo Campanaro a favore del Capitolo, e Canonici della
Collegiata di Santa Maria di rifare tre Campane scudi 60 compatti. A dì 5
febraro 1654 in Sermoneta.
Per la presente
personalmente costituti avanti di me ac testimoni il signor Francecso Molinari
Arciprete della Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta tento in nome
quanto da tutti signori canonici et capitolo de detta Collegiata, promettendo
far ratificare la presente da una parte, et dall’altra parte mastro Amodio
Godeo campanaro li quali spontaneamente e di comune consenso all’infrascritti
Capitoli per tre campane che sono rotte di detta Chiesa, da fondersi di nuovo
da detto mastro Amodio. In primis convengono che si debbano pesare dette tre
campane rotte et detto peso notarlo et consegnarlo nel fondere le nuove, et che
per difalco et calo di detto metallo da fondersi, si debba far buono dieci per
cento à detto Mastro. Item che nel far il conto del peso del metallo consegnato
difalcato il colo a dieci per cento, quel di più la Chiesa hqbbia da pagare al
mastro a raggione di dui giulivi la libbra e così trovandose di meno peso,
debba detto mastro farlo buono alla Chiesa al detto prezzo di dui giulii le
libra. Item chiese da dare stanza et letto franco per la sua persone, et anco
il luogo del muntano per poterle fundere. Item per far la Cava per dette
Campane la Chiesa debba dare un huomo per cinque giorni à spese della Chiesa.
Item che per colare le campane dal Campanile si debba dare l’ogiunto necessari.
Item doppo che saranno colate dette Campane et finite sia obligato detto mastro
consegnarle sane dentro la Chiesa. Item che tanto la Calce Arena mattoni legna
et ogni altra cosa et manifattura per fondere campane vada à spese di esso
mastro Amodio ma quanto bisognarà per detto servitio debba farlo trovare detto
Arciprete et canonici a spese di detto mastro et così anche l’humini necessari
ma cioè li paghi et tutto a suo conto. In che le tre Campane siano fatte
conforme le vecchie di grandezza se sarà possibile, et di buon servito ad uso
et consuetudine di buon maestro, et siano colate per netto il mese di marzo
prossimo, et atte a sonare. Item per pagamento di dette tre campane convengono
per scudi sessanta moneta, dieci de quali da pagarsi tutti otto giorni, et altri
cinquanta à Santa Maria di mezzo Agosto prossimo, si come l’uno all’altro
promettono osservar altrimenti super osservate delle cose predette et quanto si
conchiude in soprascritti capitoli, il detto Arciprete obliga li beni della
Chiesa et detto Amodeo…
Obligo fatto a favore
delli Canonici di Santa Maria di Sermoneta da Mastro Oratio Falcone Muratore di
restaurare il Molino a grano a Piedi monte appartenente a detti canonici, detto
di Santo Jagni.
In Nomine Domini.
Obligo fatto a favore delli Canonici di Santa Maria di Sermoneta da mastro
Oratio Falcone Muratore di restaurare il Molino a grano a Piedi monte
appartenente a detti canonici, detto di Santo Jagni. In nome di Dio Amen .
Presenti al pubblico In strumento a tutti, dovunque sia evidente, e sia noto
che nell’anno del Signore 1619. Indizione seconda, giorno 22 del mese di
Luglio, Pontificato dell’Illustrissimo in Cristo padre, e Signore Nostro Paolo
per Divina Provvidenza Papa V anno del suo pontificato quindicesimo. Essendo, e
il Reverendo Signore Paolo Siciolante Arcipresbitero della Chiesa di Santa
Maria di Sermoneta, il Reverendo Signore Vincenzo Antiochi, Il Reverendo
Signore Pompilio di Ascoli, Pietro Antonio Leardo, Camillo Marrocco, Bonifacio
Mazzancollo, Camillo Grapparello, Angelo Mirti, canonici della detta Collegiata
Chiesa si riunirono in Capitolo in Sacrestia della detta Chiesa secondo le cose
infrascritte, quando il moto ed il suono della Campanella, e come a Dio piace
le cose dette curino che divangano, e vollero asserire essere anche maggiori, e
la parte più anziana del detto Capitolo. Questo è ciò che in mia personale e
presenza dei testimoni costituito il Maestro Orazio Falcone di Pesco Costanzo
abitente in Guardia di San Raimondo della diocesi di Tolosa, spontaneamente
promise, e si obbligò a ridurre, e terminare il Mulino, che è detto di San
Giovanni, esistente in Monte Calce delal detat Terra di Sermoneta, proprietà
del detto Venerabile capitolo di Santa Maria, dei detti Canonici, e così del
detto Mulino valga, e possa macinare il frumento e la detta opera terminare per
il mese di Agosto prossimo venturo, e quello solcare per quanto allo stesso
Mastro Orazio fu detto, e consegnare la
materia necessaria per realizzare la detta opera, da costruire, e riducendola,
e restaurare, e terminare, infine senza notare deficenze dichiararono, e
vollero che il detto Maestro Orazio ora, dal caso non più ampio di essere
tenuto, e pretendere di non essere obbligato, e se nel presente strumento fatto
ciò che non è esistente, ed anche, se in parte, ovvero in tutto in detto
rifornimento della materia mancasse poiché così e non altra. Promisero i detti
Reverendi Signori e l’Arcipresbitero e i Canonici sopradetti che la detta opera
per Maetsro Orazio sia effettuata per la sua mercede, e lui sia soddisfatto per
giulii otto per quanto si voglia nei giorni, quando ovvero in quei giorni in
cui lo stesso Maestro Orazio lavorerà all’opera, quanto i suoi famigliari che
lo stesso Maestro Orazio eleggerà, ed altri da questi. Inoltre promise, il
detto Maestro Orazio, affinché fedelmente i materiali a lui siano portati per
il compimento dove sopra e altri da queste, e ogni cosa da queste. Per questi
il detto Maestro Orazio obbliga i suoi
eredi e con buona forma ogni cosa la Reverenda Camera Apostolica con le solite
clausole di consenso e al detto Reverendo Signore Arcipresbitero, e Canonici,
che sopra ogni buona cosa del detto
Venerabile Capitolo, consensiente una cosa rinunciante così rispettivamente
tocca le Sacre Scritture e il petto giurando su questi. Atto in detta Sacrestia
della detta Santa Maria di Sermoneta presenti i Signori Cherici Girolamo
Patarozzio, e Francesco Capoleggio Sermonetani testimoni…
Feudo pro Canonicis
Presenti publico In
strumento cunctis, ubique pateat evidenter, et sit notus quod anno eiusdem
Domini 1619. Indictione seconda, die vero 22 mensis Julii, Pontificatus
Illustrissimi in Cristo patris, et Domino Nostri Pauli Divina providentia Pape
V anno eius decimo quinto. Cum fuerit, et Admodum Reverendus Dominus Paulus
Siciolantes Archipresbiter Ecclesie Sancte Marie Sermonete, Admodum Reverendus
Dominus Vincentius Antiochius, Reverendi Domini Pompilius de Ascolis, Petrus
Antonius Leardus, Camillus Marrochus, Bonifatius Mazzancollus, Camillus
Grapparellus, Angelus Mirtus, canonici dicte Collegiate Ecclesie Capitulariter
congregati fuerunt in Sacrestia dicte Ecclesie ad infrascripta paragenda, ut
motis est ad sonus Campanelle, et ut Deo placuit ad infrascirpta divenire
curarunt, et voluerunt asserentes esse majores, et seniores partem dicti Capituli.
Hinc est quod in meis testiumque personaliter constitutus Magister Oratius
Falconus de Pesco Costanzo habitans in Guardia Sancti Raimundi diocesis
Tolosane, sponte omni promisit, et se obligavit reducere, restaurare, et
perficere Molendinus, quod dicitur de Sancti Janni, existens in Calce Montis
dicte Terre Sermonete proprietatis dicti Venerabili Capituli Sancte Marie, ad
dictorum Canonicorum, ita quod dictum Molendinus valeat, et possit Molere
frumentum et dictam operam perficere per totum mensem Augusti proximi venturi,
et illud incidere statim quod ipsi Magistro Horatio fuerunt tradite, et
consegnare materia necessaria ad dictam operam faciendam. Et versa vice dicti
Admodum Reverendi Archipresbiter, et canonici, ut supra capitulariter
congregati promiserunt, ad effectum quo supra, tradere et consegnare omnes
materias necessarias ad dictam operam faciendam, construens, reducens,
restaurans, et perficienda, quinus noteris deficientibus declaraverunt, et
voluerunt dictus Magistrum Horatium tunc, et ex casu non amplius teneri, et
obligatum esse pretende, et si presens Instrumentum factum non existens et,
etiam, si in parte, sive in totus in dicta subministratione materiarum
deficerens quia sic et non alias. In supra promiserunt dicti Reverendi Domini Archipresbiter,
et canonici supradictistatim dicte opere per dictum Magistrum Horatius perfecto
per eius mercede dicte operis effectuata, et sibi satisfacere ad rationem
Juliorum octo pro quolibet die, quo sive quibus idem Magister Horatius in dicto
Magisterio laboraverit tam ipse, quam suis Famuli et ipsius Magistrum Horatius
eligens alias de quibus quia sic et alias de quibus. In super promisit dictus
Magister Horatius bene, et fideliter uti materis sibi tradendo ad effectum quo
supra aliasde quibusque omnias de quibus pro quibus dictus Magister Horatius
obligavit se heredes ac bona omnia in forma Reverenda Camera Apostolice solitis
cum clausalis consensiens unica et dicti Admodum Reverendi Domini
Archipresbiter, et Canonici, qui supra bona omnia dicti Venerabili capituli,
consensientes unicas renunciantes sic respectiev tactis litteris et pectore
juraverunt super quibus. Actum in dicta Sacrestia dicte Sancte Marie Sermonete
presentibus Domini Clerici Hieronimo Patarozzio, et Francisco Capolegio
Sermonetani testibus…
Opus coementicium
Obbligo a favore delli canonici di Santa Maria
di Sermoneta fatto da Marco de Rossi Muratore di condurre sopra archi l’acqua
della Fontana al Lago della Mola di Santo Janni per scudi 130. In dei nomine
amen. Anno Domini 1626 Indictione IX die vero 24 Septembris, Pontificatus autem
Santissimi in Cristo Patris, et Dominus Nostri Urbani divina Providentia Pape
VIII anno quarto. In mei personaliter costitutus Magister Marcus de Rossi
Murator de Sermoneta, qui sponte omnibus promisit Reverendis Domininibus
Francisco Molinario, et Angelo Mirti canonicis Procuratoribus venerabili
Capituli Sanctae Mariae Sermonetae
presentibus et infrascripta opere facere ipsius Marci sumptibus, expensis ac
cum infrascriptis pactis, consitionibus, capitulis, declarationibus, et
expressionibus prout infra videlicet. In primis esso Marco promette si per
muro, come per archi pigliar l’acqua del Fonte dell’Acquaviva del detto
capitolo, e portarla dentro al Lago della Mola di Santo Janni dell’istesso
capitolo a spese di esso Marco come di sopra. Item promette fare detti muri, et
archi ben fondati di modo che no periscano e venendo a perire per difetto di
fondamenti, promette di rifarli similmente a sue spese, con patto però che non
sia tenuto detto Marco se no doppo un Anno finita l’opera. Item promette di
fare detti Archi, e pilastri a misura tale che non siano discosti uno
dall’altro più, che una canna. Item, che detti archi, e Pilastri siano larghi
di quattro palmi, con due palmi di muro sopra, dove bisognarà ad arbitrio di
uomini periti, et sopra detti muri vi debbia essere li corridori dell’Acqua ad
usanza di forma, con le spallette di muro di qua, e di là alte abbastanza per
ricevere detta Acqua, ma che esso Marco non sia tenuto ad altro, se non a fare
il detto Corridoio di muro arricciato ed incollato ad usanza di forma come
sopra. Item, che tanto gli Archi, e Pilastri, quanto la Muraglia, che va sopra
detti Archi siano arricciati da tutte le bande, cioè tutto quello, che si vedrà
sopra terra. Item, che detti Corridori, e spallette siano bene arricciate, et
incollate di fuori e di dentro. Item, che le Centole di legname, che vanno per
testatore delli detti Archi si debbano fare la metà dal detto Marco, e l’altra
metà dal detto capitolo, ma il detto capitolo, et procuratori di esso siano
tenuti a dare al detto Marco tutti li chiodi, che alle cento el bisogneranno a
spese del detto Capitolo. Item, la detta fabbrica esso Marco la debbia tirare
dalla detta Fontana dell’Acqua Viva, al detto Lago di San Janni per linea
retta, et da quella parte della detta
Fontana, che dall’Architetto, e Procuratori del detto capitolo gli sarà
designato. Mà il detto Marco nella detta Fontana non sia tenuto ad altro che a
fare il buco, e forame per donde debbia uscire l’acqua al Corridoro della detta
fabbrica. Item, che sia lecito al detto Marco per la detta Fabbrica pigliare di
dentro l’Arnale di esso capitolo tutti li sassi, che bisogneranno senza
recognizione alcuna. Item, che il detto Marco debbia havere data finita la
detta fabbrica al detto capitolo per tutti li 15 di Novembre prossimo da
venire, altrimenti il detto capitolo, e Procuratori di esso capitolo la possano
e le sia lecito farla finire alle spese, et interessi di detto Marco da altri
Maestri alla ragione di quanto più, et che troveranno. Item, che succedendo
lite sopra la detta opera fuora dal presente Instromento, et da Persone qui non
comprese ne espresse in tal caso detto Marco non possa pretendere altro che per
la rata di quello, che averà fatto, mà in tal caso il Capitolo sia obligato a
pagare al detto Marco tutta la materia condotta, eccetto li sassi per li quali
sassi non di meno esso Capitolo sia obbligato a pagare al detto Marco la
conduttura di essi sassi solamente. Item, accadendo capo d’infermità di detto Marco
si dichiara in tal caso, che il detto tempo non corra al detto Marco, se non a
giudizio di Periti,a giudizio de quali
Periti si debbia sempre rimettere ogni loro differenza sopra tal Fabbrica.
Item, che debba, et sia obligato il detto capitolo, fatto tagliare, che averà
esso Marco il legname farli carreggiare una carozzata di legna a spese di legna
a spese di esso capitolo nel loco della detta opera. Item promette esso Marco,
che Paolo Mastrojanni suo Cognato accederà la presente Contratto a favore del detto
Capitolo, altrimenti vuole potere essere astretto, et vuole essere tenuto a tutti danni, spese, et interessi,
delli quali sopra…
Copia Restauro della fontana
Die 30 Augusti 1666
Coram per Illustri, et Admdum Excellenti Dominus Angelo Marchetti Terre
Sermonete Locumtenente neque. Coadunato, et congregato Consilio more solito in
loco solito facta prius intimatione per Jacobum Palladinus publicus Mandatarius
puteat retulit, in quo intervenerunt Dominus Jacobus Razza Caput Priorus, et
Domini Francisci Corbanus, Mariangelus
Dragus, et Johannes Roscinus, absente Dominus Marsilio de Monte, Priore
Illustri Communitatis Sermonete nec non Dominus Innocentius Gallus Caput
Consiliarorum Johannes Santorum, Nicolaus Petrus Auzzettus, Angelus
Impacciantes, Andreas de Livias, Marcus Conteatus, Petrus Aloisius Campimelle,
Nicolaus Antonius Zazzinellus, et Alexander Lupus Consiliarii, absentibus
Alexandro Luciano, et Josepho Spagnolo Consiliariis, quibus cum Antonio
Consiliario novo electo…Si soggiunge alle Signorie Vostre, che è necessario di
risarcire la Fontana per il bene publico, che di presente si ritrova guasta,
del che propongo, che per detto risarcimento stimo efficace Giuseppe Allorati a
risarcirla, e per prezzo d’essa ha stabilito con il medemo per Poliza di scudi
sette, e baiocchi 80 con obligo, che detto Giuseppe debba mantenere detta
Fontana risarcita per un anno altrimenti sia tenuto a tutti danni, spese, et
interessi, il quale debba mettere tutta la calce, che sarà di mestiere eccetto
che l’Arena, quale è stata condotta da Particolari cittadini senza dispendio
della Comunità, sicché stimerei necessario di valerci delli denari della Fida
di Piedinolfo fatta da Bassianesi, però ogn’uno de lor Signori dica il suo
parere, che però Et datis pallolis albis, et nigris, et votatus per vota
secreta fuerunt repente tote albe, et sic fuit conclusum, et acceptatum…
Copia Statua di San Giuseppe
Die 31 Decembris
1675.Coram Per Illustri et Admodum excellenti Domini Joanni Antonio Rainaldo
Locumteneti Sermonete neque. Coadunato, et congregato Consilio more
solito…Dominus Jacobus Buccius Caput Prioribus, et Domine Marsilio de
Monte…Domini Josepho Casale…Dominus Julius Pitius Caput Consiliarorum, nec non
Domini Gregorius Pitius, Christophorus de Marchis…Dominucus Mancioccus, Angelo
Impacciante…Si propone parimente alle Signorie Vostre, che sarebbe bene di far
dare dal nostro affittuario qualche elemosina per servizio della Statua del
Protettore San Giuseppe con far un mandato di cinque, sei scudi dalla nostra
Comunità, e farli pagare ad effetto, che venga a terminarsi detta statua, però
diano i loro voti se si dovrà farne il mandato da noi Priori a detto
Affittuario=et datis pallulis albis, et nigris, albe denotans inclusive, et
nigre exclusive…et sic fuerit resolutum ut fiat charitas pro ornamento dicte
Statue Sancti Josephi…
Indorare l’ornamento
di San Giuseppe
Signori Priori, e
Consiglieri si propone anche alle Signorie Vostre, che questa nostra terra stà
sotto la protezione del glorioso San Giuseppe nostro Protettore, e perciò
ciascheduno è obbligato a portargli ogni dovuta riverenza, e noi in particolare
per essere nostro Avvocato, e dovendosi indorare le cornici della statua di
detto Santo, che la spesa ascenderà alla somma di quaranta, e più scudi, e non
potendosi questi interamente trovare per elemosina dalli Cittadini, et ad
effetto di portare a quell’ossequio, e devozione dovuta al medesimo Glorioso
Santo nostro Protettore, sarei di parere ad effetto di poter adempire
intieramente detta in doratura di far un ordine al nostro Affittuario di scudi
venti moneta per poter comprare l’oro, che vi sarà necessario, et in sussidio
della sudetta spesa, con il solito beneplacito di Sua Eccellenza Padrona, però diano i loro voti…
Per finire
l’ornamento di San Giuseppe
Die 20 Octobris
1680…Propongo anche alle Signorie Vostre, che per finire l’ornamento
incominciato al nostro Protettore Glorioso San Giuseppe gli farebbe di bisogno
di scudi dieci, perché l’elemosine avute non arrivano a pagare il lavoro, però
sarei di parere di farli dare dalla Comunità scudi dieci pertanto dicano li
loro voti Jacobus Buccius primis Prior…Petrus Tomarosius, Joannes panciardus…Roccus
Spagnolus…
Sii laudato Altissimo
Signore…
La voce francescana
in Sermoneta, come sui Monti Lepini, in effetti si è sempre levata con tacito
fragore ben scandito nella sua presenza distribuita e varia, oltre il Convento
francescano, prossimo all’attuale cimitero la chiesa e convento di duale origine
sia allogante che architettonica, Francesco da Volterra e il Cortesilla, ai
piedi della collina sermonetana, dei Cappuccini; le diverse decorazioni che
attestano il culto francescano diffuso in Sermoneta con la relativa spirituale
semplicità e modestia di mezzi credo che si adeguassero organicamente alla
modestia economica di un paese fondante sulla pastorizia e l’artigianato come
sul commercio assai modico; ma certamente mancava la presenza francescana laica
ovvero secolare dei terziari; una vicenda che certamente sollecita interesse e
curiosità ma che ancora resta quasi totalmente ignota, la documentazione,
sempre ammesso che sia stata prodotta, non sussiste, almeno fino ad ora,
comunque quella del francescanesimo secolare nel Convento di San Nicola, può
agevolmente essere interpretata come una rimembranza di trascorsi francescani
inerenti alla chiesa stessa che in effetti accolse già l’ordine durante il XIV
secolo, prima dell’attuale Convento, quindi un ritorno alla originaria sede che
con altra forma e regola vide la continuità dell’assisiate. Ma oltre la
conventualità meramente sermonetana una modica documentazione ripristina anche
qualche raccolto contesto cisternese, ossia nell’attuale Cisterna di Latina,
dove un altro convento francescano emerge, almeno dalla visita dell’indefesso
Ludovico da Modena, con il suo fragore decorativo, dalla cui esecuzione emerge
anche il nome di Tullio Siciolante, figlio del ben più noto Girolamo; la
questione riserva ancora qualche dubbio; forse Tullio era ancora troppo giovane
per compiere una commissione, infatti leggendo attentamente il testo si evince
agevolmente che Per Tullius Siciolantes anno Domini…Beatissima Virginis pinxit,
et postea adornato…, quindi data la morte prematura di Tullio, che anticipò
quella del padre avvenuta nel 1575, si comprende che la Sacra conversazione,
descritta nel testo del francescano, si riferisca ad una dedica al figlio
scomparso; inoltre resterebbe incomprensibile un secondo dato, ossia fu il
Santo del sopradetto Tullio detto Gerolamo Siciolante, assai anomalo che
Girolamo abbia poi assunto lo pseudonimo di Tullio, secondo quanto affermato,
mentre resterebbe meglio comprensibile un’altra un’ipotesi, che l’opera firmata
da Girolamo Siciolante, sia, come già accennato, una tela dedicata al figlio, e
che quindi il frate abbia troppo
facilmente confuso la firma dell’autore, quindi Girolamo Siciolante, con il
nome del figlio a cui era dedicata l’opera, infatti quel Per, come complemento
di favore, esposto nella fase incipitale della descrizione, ed il seguito: egli
medesimo(Girolamo) aspirando all’eternità lasciò nella detta Tribuna
registrato…ma forse l’eternità a cui Girolamo anelava non era sua ma del figlio
Tullio, quindi si potrebbe chiarire il Per, citato e l’aspirazione alla vita
eterna, da cui la facile assimilazione del concetto che Girolamo abbia dipinto
la pala per invocare la salvezza eterna del figlio Tullio, che certamente il
nostro fra Ludovico ha confuso con l’autore della medesima pala.
5 Settembre 1626
Istitutione della Congregazione
de Tertiarii fatta da Padre Antonio Bisiautti Guardiano del Convento di San
Nicola di Sermoneta de Minori Conventuali nella Cappella sotto l’invocatione
della Santissima Concezione esistente nella Chiesa di detto Convento, in vigore
della lettera del Padre Generale di detti Padri Conventuali. In Nome di Dio
Amen Anno Mille Seicentesimo ventesimo sesto Indizione nona giorno quinto di
Settembre Pontificato in Santissimo Cristo Padre, e Signore Nostro Signore
Urbano Divina Provvidenza Papa Ottavo Anno suo quarto. In mia presenza
personalmente costituiti Frate Antonio di Pilasicio di Sezze a favore del
Guardiano del Venerabile Convento di San Nicola dentro Sermoneta che in forza
delle lettere del Reverendissimo Frate Felice dei Minori Conventuali Generali,
le quali portate per essere allegate nel presente strumento dopo che fu
riportato il tenore che con se riportava degli infrascritti come da tergo. Al
Reverendo Padre Guardiano de Minori Conventuali Sermoneta=San Nicola=Loco
Sigilli=Intus vero Reverendo Padre= Mi contento possiate istituire in cotesta
vostra Chiesa la Congregazione de Terziarii, quali procurino far beneficio alla
detta Chiesa in quello miglior modo, che potranno. Pregate il Signore per me et
Dio vi assista sempre. Roma 18 Luglio 1626. Di Vostro Padre Fratello nel
Signore=Fra Felice Generale= di questo stesso le lettere apparendo spontaneante
istituì la Congregazione dei Terziari di Sermoneta nella Cappella sotto
l’invocazione della Santissima Concezione nel detto Convento di San Nicola
esistente e quella del Signore Baldassarre Borniglioro, Pietro Milizia, Nicola
Saporosio, Giovanni Battista Crispo, e Giovanni Battista Milanesi di queste
stesso Convento dei Frati Terziari presenti e portatori inchinati e tanto per
loro, quanto altri terziari assenti una con me legittimamente ricevendo
benedicendo concesse per il bene, e secondo la regola della Congregazione
costituì per questa tanto di questa stessa Congregazione il Priore ed al Priore
sopraddetto il Signor Baldassarre Borniglione presente con la facoltà
necessaria e oltre ed opportuna per la
sopraddetta Congregazione per lo stesso e dall’ordine come sopra in detta
Cappella istituita promise di mantenere e difendere con la Giusta Bolla dei
Sommi Pontefici da chiunque e per contrario gli stessi al Signor Terziario
detto venerabile Frate Guardiano presente promisero detta Cappella secondo il
costume del buoni terziari e fedeli in Cristo tenere benevolmente secondo la
detta Congregazione, e tenere. Ogni mandato e ordine per il tempo del Guardiano
devono apparire, ed ogni altra cosa fare per il decoro della Cappella ad ogni
cosa necessaria provvedere e in questa per quanto sia concesso dal testo
recitare la Messa, per cui sia così che sia nelle mani del dello stesso
venerabile Frate Guardiano giurarono
toccando questo Atto nel detto Convento di San Nicola, presenti Antonio
Borio di Sermoneta, e Roccho Marchionno di Sezze abitante in Sermoneta
testimoni ad ogni predetta vicenda. Io Giovanni Felice Tabarro di Sermoneta di
Terracina diocesi pubblico di Dio grazia per Imperiale autorità Notaio del
predetto rogato presente istrumento ho scritto e infrascritti e pubblicai il
requisito e la fede che io faccio Notaio sopradetto quale Signore Galeazzo di
Sermoneta è uno dai Terziari assenti, e da questa stessa Congregazione dei
Terziari nel sopraddetto nello strumento espressa.
5 Settembre 1626:
verba Francisci
Istitutione della
Congregazione de Tertiarii fatta da Padre Antonio Bisiautti Guardiano del
Convento di San Nicola di Sermoneta de Minori Conventuali nella Cappella sotto
l’invocatione della Santissima Concezione esistente nella Chiesa di detto
Convento, in vigore della lettera del Padre Generale di detti Padri
Conventuali. In Dei Nomine Amen. Anno Domini Millesimo seicentesimo vigesimo
sexto Indictione nona die vero quinta Septembris Pontificatus autem Santissimi
in Cristo patris, et Domini Nostri Domini Urbani divina Providentia Pape
Octavi, Anno ejus quarto. In mei personaliter constitutus Frater Antonius de
Pilasiucius de Setia, ad propter Guardianus Venerabili Conventus Sancti Nicolai
intus Sermoneta existens, qui in vim litterarum Reverendissimi Fratris Felicis
Minorum Conventualium Generalis, quas mihi traditas ad effectum inserendi in
presenti Instrumento postea secum reportavit tenoris infrascripti videlicet a
tergo. Al Reverendo Padre Guardiano de Minori Conventuali Sermoneta=San
Nicola=Loco+Sigilli=Intus vero Reverendo Padre= Mi contento possiate istituire
i cotesta vostra Chiesa la Congregazione de Tertiarii, quali procurino far
beneficio alla detta Chiesa in quello miglior modo, che potranno. Pregate il
Signore per me et Dio vi assista sempre. Roma 18 Luglio 1626. Di Vostro Padre
Fratello nel Signore=Fra Felice Generale=eiusdemque litteras parendo sponte
omnibus instituit Congregationem Tertiarorum Sermonete in Cappella sub
invocatione Santissime Conceptionis in dicto Conventu Sancti Nicolai existens,
illamque Domini Baldassari Borniglioro, Petro Militie, Nicolao Saporosio,
Johanne Baptista Crispo, et Johanne Baptista Milanensi ejusdem Conventus
Fratribus Tertiaris presentibus et geribus flexis instantibus ac tam pro se,
quam aliis tertiaris absens, una mecum legittime recipiens benedicens concessit
et ad effectum bene formate, ac regulate Congregationis constituit pro hac vice
tantum ejusdem Congregationis Priorem, et in Priorem supradictum Dominem
Baldassarrem Borniglionem presentem cum facultatibus de super necessarii, et
opportunis et in super supra dicta Congregatione per ipsum, et de ordine ut
supra in dicta Cappella instituta mantenere ac Juxta Bullas Summorum Pontificum
ab omni Persona difendere promisit et e converso iidem Domini Tertiari dicto
venerabili Fratri Guardiano presenti promiserunt dicta Cappella more bonorum
Tertiarum, et fideluim in Cristo bene uti, in dicta Congregatione sese bene
versari, mandatisque, et ordinationibus, mandatisque et ordinationibus omnium
pro tempore Guardianorum parere, omnique alia facere que decent et presentia
dictam Cappellam sumptibus ipsorum de omnibus necessarii providere et in ea
quolibet testo recitari facere Missam, quoniam sic atque sic in manibus ejusdem
venerabilis Fratris Guardiani Juraverunt tactis super quibus. Actus in dicto
Conventu Sancti Nicolai, presentibus Antonio Borio de Sermoneta, et Roccho
Marchionno de Setia Incola Sermoneta testibus ad predicta omnia. Ego Johannes
Felix Tabarrus de Sermoneta Terracina diocesis publicus Dei gratia Imperiali
auctoritate Notarius de predictis rogatus presens instrumentum scrissi
infrascripsi, ac pubblicavi requisitus ac fidem facio ego. Notarius sopradictus
qualiter Dominus Galeazzius de Sermoneta est unus de Tertiarii absentibus, et
de eadem Congregatione Tertianorum in supradicto in strumento espressa.
Un’eco riformata: il
convento di Santo Antonio Abate
Cisterna antico sito
e comodo luogo della vasta campagna romana di Roma situato lungi dalla
città che nel modo tutto è capitale 26
miglia secondo Alveri, e secondo Abramo Ortelio 36 incirca: sotto il dominio
dell’Eccellentissima Casa Gaetana, e della medesima Eccellentissima per la
maggior parte, come diremo appresso siede in una bellissima pianura di un
territorio assai amplo, e a maggior segno abbondante trhaendosene tutto ciò che
all’humano sostentamento è necessario non solo, mentre di ricche e delitiose
cacciagioni mirabilmente abbondanti mercé l’immensità delle selve, che à bella
posta quei magnanimi principi con gelosia, e generosità vi conservano; al che
parte dal ciel medesimo destinato, mentre anche nei trapassati secoli i
precedenti Imperatori, et altri gran personaggi di quel sublime impero
abbandonati e riservate caccie vi avevano; così aggiunto per antiche
tradittioni a severi vecchi affermano, dicendo che Tiberio, e Marco Agrippa vi
avessero ciaschedun di loro nobilissime e delitiose caccie, in prova di che
adducono essere a due gran tenute restarci di quegli antichi padroni i nomi,
dicendosi ancora oggi a quella di Tiberio, la Tiberia e con nome corretto.
Quale un miglio in circa della terra distante e dicono che di lui palazzo fosse in quel medesimo sito
ove oggi la vigna del Principe si vede. L’altra che fu di Marco Agrippa, con
nome Agrippara, e volgarmente Grippara viene chiamata: anzi la porta medesima
per dove si va a Sermoneta, Sezze, Napoli per via chiamata Agrippara, ò porta
Grippara, a cagione dicono l’intendenti del luogo, che vi era del sopraddetto Marco Agrippa il Palazzo. Dicono,
e non s’habbiamo citato di sopra che questa terra fosse edificata da uno della
sopradetta Eccellentissima Casa Gaetana, quali conviso il sito da diversi
possessori della città di Sezze, va quali il principal venditore fu dell’antica
e nobile Casa Ormesini, e ben vero che il posto con qualche abitazione si sa
esservi stati già più di sedici secoli passati. Questo è il famosissimo luogo
detto anticamente Tre Taberne: ci cui parla il Santo Apostolo Paolo, che negli
Atti Apostolici a lìultimo capitolo, ove dice “enimus Romam et inde cum
audissent fratres occurrerunt nobis usque ad Appi Forum ac tre Tabernas” che
ciò s’intenda in questo luogo, hoggi detto Cisterna, e del quale non qui
parliamo si tiene da quegli abitanti per infallibile avendo egli, per prova di
questo un’antichissima, e stabile tradizione sia di presente in piedi il
carcere in cui fu il Santo Apostolo rinchiuso per il tempo che ivi si trattenne
serve anche oggi per carcere; diversi scrittori dell’antichità il medesimo
affermano, tra quali Abramo Orchio così ne parla=Tres Tabernae circa romani,
non longe ab Urbe Via Appia; Cicerone teste; Inter Romam, et Appi Forum e
Cisternam vacari ait Baronices in Annalibus qui vicus; habet celsu cittadines
et in medio Vie Appie 36 miliumpassus ab Urbe. Onofrio in Cronico Pontificium,
vacat Tres Tabernas apud Nimpham” che si ha che detto luogo sia molto antico
mentre in tempo che ripassò San Paolo, che fu l’anno di nostra salute 50, nel
quale anno in Roma entro a 6 di Luglio, come si ha dal Platina nella Cronologia
ecclesiastica vi erano habitationi anche per passeggeri, vi dimorano genti per
riceverli. Se il Foro di Appio era, come dice il citato Onofrio, apud Nimpham;
acuto è che era ivi vicino e in tal caso
saria d’uopo dire che vi fossero molte e comode habitationi per ricevervi la
moltitudine che à debiti tempi vi concorreva=Ma essendo varie le opinioni circa
il luogo ove veramente fosse al foro di Appio, volendo ascrive il Biondo, et
altri che fosse vicino à Piperno, in quel medesimo sito, ove oggi è il gran
monastero, et insigne Abbadia detta Fossa Nova, in cui il gran Tommaso
d’Acquino trovandosi di passaggio lasciò la spoglia mortale, e salì all’Empiro;
lasciò che in questo ognun creda quello che pareva più verosimile. Questa
terra, che su la tanto celebre decantata Via Appia si vede fondata, di cui per
molte miglia se n’ammirano grandi Vestigia, viene composta di 350 fuochi in
circa all’uso moderno con bellissima simmetria disposta, sono in detta terra
tre chiese, cioè la matrice con l’Arcipèrete, 4 canonici, tre beneficiati, e
alcuni cappellani. L’altra è della congregazione dei Buoni Fratelli, di cui
l’Eccellentissimo Signor Duca di Sermoneta, e Marchese di Cisterna e primo
ufficiale. La terza è l’Hospedale dei poveri
con stanze assai belle e comode, dove si da ai sacerdoti Peregrini ricovero, et è ricca di buone
entrate. Non vi sono fontane, ma non per questo pensiamo li abitanti di acqua,
essendovi molti pozzi perfettissime acque. Gode nel suo distretto il tanto
famoso lago di fogliano, abbondantissimo di Casali; et per il pesce, che dal
mare artificiosamente allettati, vi entrano=Nella via Appia di cui ne gode
questo territorio 25 miglia in circa si vedono ancora alcuni torrioncini, che si
suppone che servisse in quei tempi di termini per distinguere le miglia, uno
dei quali vien hoggi tre ponti, per essere ivi un bellissimo e ben inteso ponte longo uno stadio meno un quinto, con
tre famossimi archi, lavorati di pietre ben riquadrati, e grosse, e senza calce
ivi allocate; nelle quali pietre sono molte lettere antiche, e geroglifici. Due
miglia di questa terra distante vicino alla detta strada Appia vedesi un
profondo e spaventevole pozzo largo 200 passi di circonferenza, e chiamasi
comunemente casa affondata, ma
corrottamente: Casa fondata; di cui ciò che sono per raccontare, si narra=era
ivi raccontano per tradizione i più vecchi abitanti, un’insigne osteria, di cui
l’oste era tanto perverso che faceva mangiare carne humana, togliendo a diversi
passeggeri la vita, aveva due figli uno maschio detto Annibale, et una fimina
detta Eufemia, giunte che furono le iniquità
all’eccessivo grado, volle il sommo Giudice, alla misura degl’errori,
darli castigo, e salvare insieme due figli innocenti, quindi mandato, come si vede esecutor dei suoi decreti un Angelo,
vollero risorsero li due giovinetti accusati, ingiungendoli come d’appunto fece alla famiglia di Lot, non si
fermassero, ne si voltassero indi se non volivano in quel medesimo luogo
disobbedivano restare esserci non seppero quei curiosi innocenti la curiosità
superare: doppoché Annibale si fece da mezzo miglio incirca allontanato,
voltandosi indietro in qual luogo, vedesi anche al presente una diruta muraglia
detta da paesani Sant’Anibale=Eufemia girò più avanti da 100 passi incirca ma
non tanto che bastasse: onde anch’ella voltatasi per vedere il successo, nel
luogo medesimo rese lo spirito in memoria di che anch’ivi di detto divorato
muro chiamavano comunemente Santa Eufemia=Intanto che quegli poveretti si
allontanavano, eseguì la divina giustizia il delegato onde al sotto la casa, e
con tutto il contenuto della terra ingoiata restò per memoria del facto il
sopradetto lago spaventevole et horrido a vedersi. In questo territorio e
probabilmente vicino alla terra dicono alcuni succedessero quei mirabili e
prodigiosi fatti, al Nostro Santo Padre accaduti mentre la divina parola
proponeva, come si ha delle croniche del Santo Padre Marco da…, ultimamente
ristampate da Santo Padre Leonardo di Napoli libro 2º capitolo numero 127, e
129: cioè che volendo egli a quel numeroso popolo predicare non essendosi luogo
sollevato, per esseri tutta pianura ad una quercia antica quercia a rembarsi ma
veduto essere di formiche ripieno che immantinente d’indi si sparissero l’intimò rigoroso precetto, qualora sentito il suo vedere, a
trovarsi in altra parte ricovero tute si incamminarono, passando per l’apertura
factali dal popolo per ordine del santo ne mai più ivi si videro. L’altro si è
che, nella medesima predica rappresentando à popoli delle loro colpe la
bruttezza. Una donna dal demonio tentata, con un pastore campanaccio,
impedita che sentisse l’udienza della Divina parola e con il medesimo Iddio
inspirato. Portare la satanassa che ell’è suo libro; e ad un tratto,
prendendola, per li capelli la sollevò de altezza in aria ne mai fu più veduta.
Altri però vogliono, non avvenissero meraviglie si grandi nella terra, a loco
di Cisterna in campagna, di cui parliamo, ma in Cisterna in Umbria vicina al
borgo San Sepolcro. Vicino a questa doviziosa terra, consiste la sua mercantia
in animali, cera, e da ivi cento passi in circa fa da un tale Bonifacio
primario all’hora dell’Eccellentissima Casa Gaetana a tutte sue spese eretto a
somma gloria del supremo monarca sotto l’invocation di Santo Antonio Abbate, il
devoto e venerabile convento, che hoggi si mantiene,e concesso per abitazione,
con actività Apostolica, a Padri osservanti l’anno 1572 regnando nel Vaticano
Gregorio 13, il grande; la cui bolla, dice il Gonzaga, al presso detti Padri si
conserva. Hoggi però non si trova a benché diligente inquisitione se ne sia
fatta Cinquantacinquenni doppo passò da gl’osservanti a Riformati di questa
nostra Provincia Romana; a distanza dell’Eccellentissimo signor Duca Gaetani, regnando
Urbano 8, l’anno 1628, per ordine del medesimo Pontefice dato a Monsignor
Tagnari: allora della Santa Congregatione, sopra lo stato de Regolari; come
consta dalla lettera precettoria di detto Monsignor scritta al Padre Generale
Benigno di Genova che è come segue. Di fuori=Al Reverendissimo in Cristo Padre.
La Santità di Nostro Signore ha ordinato che li conventi di Santo Antonio di
Cisterna e di San Francesco di Sermoneta, si diano alli frati Riformati. Il ché
significa a Voi Padre Reverendissimo per commissione della Santità sua affinché
non manchi di dare gli ordini opportuni a chi bisogna, perché sia eseguita
puntualmente la volontà di sua Beatitudine, facendo che li frati, che la
presente sono di stanza nei medesimi due conventi sieno distribuiti in altri
della famiglia. Conché alle sue(…)affettuosissimi mi raccomando. Di essa lì 30
giugno 1628: Venerabile Padre Reverendissimo
=Servitore
affettuosissimo Padre Fagnano. L’originale di questo ordine si conserva con la
dovuta diligenza in questo Archivio Provinciale. Era in questi tempi
Procuratore per l’osservanza, e Riforma il Padre Reverendo Angelo da Carpineto
Dicreti custodiali per la Riforma erano
li Padri Bartolomeo di Santo Vito, Silverio di Poggio Fidone, e Vitale di Roma
et era il loro 3º anno. Era di questo convento, quando passò alla Riforma,
competente comodo: con due dormitori, ma l’industria di diversi Guardiani
Riformati, in forma assai migliore e ridotto, in cui sono stanze abitabili in
numero di 16, oltre tutte le officine necessarie.=Vi si mantengono di
quotidiana mendicatione 12 frati, e quando questa non arriva supplisce Eccellentissima Casa
provedendo con bon ducale carità di ogni bisogno. La libraria e la medesima
stanza del Guardiano abitata perciò non esservi comodità migliore, in cui sono
alcuni pochi libri sino al numero di 184. Il coro, che non è, all’uso d’altri
conventi, dietro l’altare maggiore, ma in cornu evangeli al piano del
dormitorio per maggiore comodità de
Religiosi trovasi di libri…in li appartamenti ben proveduto. In sagristia, in
cui fa nuovamente fatto il bancone, di
bella noce, à lavoro e ben inteso, da un nostro laico detto fra Pietro da
Norma, essendoci Guardiano il Padre Alessio di Sermoneta; oltre una competente
precisione di supelletili sacre, in cui sono anche dei quadi in tela in tela di
competente bontà, da mano a noi incognita dati alla luce; uno dei quali
rappresentano i Santi Diego e Pasquale genuflessi in atto di orare, e
supplicare la pietosissima Vergine, quale con lo stensorio in mano, da una risplendente
nocciola si affaccia. L’altro la pregata Santissima Vergine del Suffragio si
addita in atto di(…)suo figlio l’anima preganti dipinte sotto una nuvola da cui
pietosamente si affaccia, e con occhi benigno le riguarda. In chiesa che è
assai bella, e da Architettura ben intesa, sono 7 altari numerandovi il
maggiore, al Santo Abbate Antonio dedicato di cui vi è l’immagine dipinta in
pietra, che lo rappresenta insieme con il Padre fondatore de Domini Paulo
Sancto in piedi fissati ambidue in rimirare la Vergine Sacrosanta dipinta nella
parte superiore con il Bambino in braccio. Dai lati di detta Vergine sono
alcuni Angeli, che riverenti l’adorano: e da i lati de prefati santi Antonio
Abbate e Paolo eremita si riveriscono graziosissimi santi Francesco d’Assisi, e Antonio il
Padovano ambedue genuflessi in atto di supplicanti=opera del famoso Tullio
Siciolante di Sermoneta, quale a perpetua memoria il suo nome vi scrisse. Per
Tullius Siciolantes anno Domini…Beatissima Virginis pinxit, et postea adornato,
essendo le cornici di marmo fino, e le colonne di breccia di frassino.
Ammiransi nei vani di questo Altare, e Tribuna molti, e diversi quadri
rappresentanti misteriosi fatti nelle Scritture Sacre descritte, et anche
alcuni prodigi de sopradetti dui Santi Antonio Abbate, e Pavolo eremita in
pietra, o in muro dipinti, secondo veniva al famoso pittore in acconcio e fu il
Santo del sopradetto Tullio detto Gerolamo Siciolante, egli medesimo aspirando
all’eternità lasciò nella detta Tribuna registrato, et hoggi così da curiosi si
legge in faccia alla fenestra del coro. Hieronimus Siciolantes ex Sermoneta
fecit 1571. Dalla parte del Vangelo del detto Altar Maggiore, vi è la prima
cappella al serafico Padre Nostro consacrata, di cui vi è la divinitissima
immagine in un quadro in tela ove viene da incognita mano nello surprendissimo
atto di ricevere le sacre stimmate rappresentato con uno de suoi compagni, che
sedendo quasi spaventato si mostra, e fa con la mano in aria, un assai
riguardevole gesto; et è la detta mano si ben fatta da celebri pittori è
stimata di molto. La cappella con finissimi stucchi è lavorata, cui più sublime
parte vedesi in muro l’eterno Padre dipinto in atto di sostenere con la
sinistra il mondo, e con la destra salvevoli benedizioni diffondere=Dalle bande
vi sono dipinti similmente in muro alcuni prodigi di nostro Santo Padre. Dalla
parte del Vangelo si adora da nobil pittura rappresentato la fenice dei
Predicatori Antonio Santo di Padova con il solito giglio nelle mani. Dalla
parte opposta il Porporato serafin di Bagnate con il cappello cardinalizio ai
piedi; Pittura tutte in muro, e non ingrata bontà ma di incognita mano, nella
sommità della cappella vi sono le
gentilizie insegne della Eccellentissima Casa Caetani di stucco, et in parte
indorate. Seguita doppo questa la seconda cappella del medesimo ordine, in cui
si rappresenta il Redentor risorto con
un badile in collo, in quell’atto che all’amorosa Madalena comparve, nei lati
della capella si ammirano vagamente disposti alcuni misteriosi fatti del
medesima Cristo=quivi con Simon vedesi alla mensa sedere, e la Madalena tutta nel baciarle i piedi impiegata=In altro
luogo si scorge la Madalena medesima di odorosi(…)ben proveduta giungesse al
sepolcro ansiosa ad effetto di ungere il già morto signore. Vi si scorge
similmente il grande Apostolo Pietro con le chiavi della celeste corte in mano;
e con la spada e il libro: opera del famoso già soprannominato Siciolante data
alla luce l’anno 1572, come ivi si legge. Viene in 3º luogo, l’ultima cappella in
quest’ordine alla purissima Immacolata Concezione di Maria Consacrata in atto
di calcare coi santi pié la luna: sotto la quale sono alcuni di questi spirti
celesti che mostrano considerabile forza per sostenerla. Due altri mostrano
volerla incoronare et uno fuori del quadro dipinto in muro, che mostra
affacciarsia rimirare sopra si degna della mano del Divin Artefice. Sono
all’intorno di esso quadro i soliti emblemi, ò misteriosi significati dallo
Spirito Santo all’Immacolata Concettion di Maria attribuiti: cioè lo specchio
con il motto “Speculum sine macula”. Il puro e bianco giglio tra le pungenti
spine, con il motto, Turris Davidica. Una odorifera Rosa con il motto: “Rosa
mostica” e finalmente un’altra intera torre, con il motto “turris eburnea”.
Vedesi anche in cornu Evangeli il serafico, e Porporato Bonaventura in abito
Cardinalizio in piedi et atto supplichevole. Dall’altra parte la gloriosissima
matrona Francesca Romana, con l’Angelo suo custode a canto con un libro aperto
nelle mani ove si leggono le seguenti parole, “Angelo Domini sempre Vobiscum”.
L’opera veramente è degna e molto ai divoti corrispondente ma non habbiamo del
maestro hauta notizia, benché si possa dalla seguente inscrittione argomentare:
Mercurio favorito. Anno Domini 1616. Dalla parte dell’Epistola del soprannominato altar maggiore vi è la
prima cappella al glorioso Apostolo Andrea Santo dedicata la cui effigie in un
bellissimo quadro in tela, in piedi con un libro nella destra, e un pesce nella
sinistra pendente, vien dottamente rappresentata; nella cui parte superiore
mostra affaccirasi un Angelo, e con honore rechi palme in mano, venire sul dal
cielo a precipitio.=Si dice che a molti
che a quasto mobilissimo e impareggiabile quadro sia venuto di Francia,
nella parte sinistra di questo Altare, vedesi il nostro Apostolo in atto di
servire il suo Santo Evangelio, a cui un Angelo il calamaio, e lo scrittoio
sostiene.= Sopra il cielo della cona il Dio Padre viene rappresentato in mezzo
di lucidissima nube da tre serafini sostenuta. Alla destra dell’Eterno Padre
sono tre quadretti rappresentanti uno li santi Andrete Pietro Apostoli in atto
di tirare sopra la loro rete di numerosi pesci ripiena. L’altro il medesimo
Santo Apostolo Andrea alla presenza del tiranno condotto=et il 3º quando fu
posto in Croce sotto la quale veggonsi i carnefici con qualche numero di fedeli
mescolati. In corrispondenza di questo tre altri ne sono nella parte opposta, e
rappresentano, uno il Divino(…)che seguì i suoi cari discepoli, chiama con la
divina parola, indicare Matteo.=L’altro il miracoloso risanamento che fa d’un(…)il medesimo
Apostolo Andrea con molti che ivi intorno al letto genuflessi di moderno.=Il 3º
il glorioso, e sublime suo martirio ne dà a vedere seguendo il medesimo ordine,
trovasi la 2º cappella alla Madre Santissima detta della Pietà, conservata, di
cui vi è al quadro in tela, che con arte ingegnosa Cristo della Croce schiodato
ne rappresenta insieme con Giuseppe, e Nicodemo, quale sopra un lenzuolo
allocarlo devotamente studiano: La gran Maria Madalena, Veronica e Giovanni
tutti in atto di mestizia grandissima, con la gente della corte, et il Calvario
con le tre Croci, che una vaga lontananza cui il Crocefisso si rappresenta,
alli di cui lati la madre, e Giovanni in somma mestizia s’amirano, e viene da
dui angeli sostenuto. Nel cielo della capella lo Spirito consolatore si adora
alla cui(…)sono tre quadri=In uno si vede Christo orante nell’horto.=nell’horto
la di lui presa.=Giuda che con un finto bacio lo tradisce, e Pietro che taglia
al servo Matteo l’orecchio=nel 3º quando fu al Tribunale del perfidissimo Caifa
condotto. Altri tre ne sono alla sinistra, e ne rappresentano il primo la
flagellattione alla colonna il 2º dolorosa coronatione di spine, con altri
scherni, e penosi obbrobri et il 3º il medesimo Christo che con la pesante
Croce su le flagellate sue spalle se ne va al Calvario, tutti dipinti in muro,
ma non di molta bontà; il quadro però maggiore, che è come si disse, in tela è
stimato di molto, e ne lascia del suo
fattore il peso. Viene in 3º et ultimo luogo la cappella del santo de miracoli
consacrata: ad honore di cui ivi si vede una bellissima statua di rilievo
allocata, nella base di cui è scritto come segue. Vincentius Capius. In questa
chiesa è un bellissimo organo fatto da poco tempo in qua dall’Eccellentissimo
Principe per solennizzare con il dovuto decoro del Glorioso Antonio santo di
Padova la festa, quale celebra Sua Eccellenza ogni anno in rendimento di gratie
di haver ottenuto per li meriti del santo un figlio maschio. Celebra Sua
Eccellenza detta festa con tutta solennità; et in vigore di un particolare
Brevetto la solennizza quando avanti e quadrodoppo il giorno della sua festa,
avendo alla comodità de’popoli(…), et insieme de musici quali manda da Roma e
ogni anno vi ottiene l’indulgenza plenaria sulla porta della chiesa di fuori,
vi è l’arma di rilievo in pietra, dell’Eccellentissima Casa: e ivi si legge
come segue: Bonifacius Caietanus a fundamentis erexit. Annus salutis 1568.
Sopra questa arma in elmo posta la Ducal corona, dal che il sopradetto
Bonifacio fondator del luogo non fosse cardinale, coem lo asserisca il nostro
Gonzaga, et altri del medesimo parere. Che la detta chiesa sia consacrata si
deduce dall’invecchiata consuetudine di celebrarne a dui Aprile l’officio, e si
vede notato in piccola cartella in coro affissa ma non essendovi memoria
dell’anno, ne di chi la facesse, ne restiamo ansiosi. Una sola memoria ci è
venuta alla mani, che indica l’anno nel quale fu fatta ma non chi la facesse, e
questa è un’indulgenza di 10 anni, e 10 quarantene Gregorio 13 concesso data il
17 Marzo 1576; et per il giorno di haverse la detta consacratione accadere,
onde può essere che alli 2 di Aprile facesse. Il Brevetto è del tenor che
segue: Gregorio Papa Tertius decimus Universis Cristo fidelibus presentes
litteras inspecturis salutem, et Apostolicam benedictionem: augendam fidelium
Religionem, et animam salutem celestibus ecclesiae thesaurus, pia charitate
intenti, omnibus civitate secus Christo fidelibus veri penitentibus, et confessis,
ecclesia monasteri Santi Antoni Terrae Cisternae in eo, die Dominico alia
festivitate, in qua dicta ecclesia Santi Antoni, sicut accepimus consecratibus
a Vesperis usque ad occasum solis eiusdem festi devote visitaverint, et ibi pro
Christianorum principem concordia, et unione, ac herectum(…) sancte Matris
ecclesiae exaltatione pias ad Deum preces effuderint, decem annos, et decem
quadragenas, quomodolibet debitis poenitentis misericorditer in Pro presentibus
post dictum festum minime valet. Datum Romae apud Santi Petrum sub Annulo
Piscatoris die 17 Martii 1576. Pontifice nostri anno 4º. Da cui si ha la
certezza della consacratione e l’anno gode questa chiesa di molte altre
indulgenze, oltre quelle dei santi nostri et era questa chiesa una Plenaria perpetua
per il giorno di Santo Antonio Abbate concessa dal sopraddetto Gregorio 13 li 20 Settembre 1576, nel modo che segue.
Gregorio papa 13 Universis Cristo fidei presentes litteras, et Apostolicam
Beneditionem et Ampliam fidelium religionem, et animarum salutis, et ecclesiae
thesaurus pia charitate intenti, omnibus utriusque sexios Christi fidelibus
vere penitentibus, et confessis, qui ecclesia Santi Antonii(…) in festa eiusdem
Santi Antonii a Virginis iusque ad occasum solis eiusdem estis singuli annis
devote visitaverit, et ibi Vicarorum Principium concordia, et unione, ac
effunderit plenariam principuim peccatorum quorum indilgentiam, et remissionem
misericorditer in Pro concedit; et elargimus contrareis non obstantibus
quibuscumque. Presentibus per peccatis futuris temporibus validiter Datum Romae
apud Santi Petrum sub Annulo Piscatoris die 20 Settembris 1576. Un’altra ve ne
anche più singolare concessa dalla Santa memoria d’Innocenzo 4º ad septemnium 9
Aprilis 1689 per ogni seconda domenica del mese da decenni diversi però
dall’ordinario, et in quanto a giorni et in quanto a gli altari a vinticinque
visiterà li 7 altari in detta chiesa si concedono dico tutte quelle indulgenze,
e remissioni dei peccati e pene perché sono concesse a quei divoto fedeli che
visitano li altari in detta chiesa si concedono li 7 altari in San Pietro in
Vaticano, et è del seguente tenore. Innocentius Papa Undecimus. Universis
Christi fidelibus(…)litteras salutis, et Apostolicam beneditionem ad augendam
fidelium Religionem et Animarum salutem, celestibus ecclesia thesaurus pia
charitate intenti omnibus ut iusque sexue Christi fidelibus a septima sita
sint, in ecclesia, Santi Antonii Abbatis, ordinis minoris Santi Francisci,
Reformati terre Cisternae Veliternus Diocesis per ordinarium loci designatus 12
vicibus pro quolibet anno eunem ordinarium specificandum devote visita venint,
et ibi pro ChristianorumParticipium concordia(…)ac Santa Matris ecclesiae
vocatione fiat ad Deum spes effunderit, qua vice agerent, ut omnes, et singulos
indulgentias, et peccatorum remissionens, ac penitentiarum relaxationes
consegnatus, quos consegnerunt 7 altaria
in Basilica Principis Apostolorum de Urbe sita, ad id designata pesonaliter et
devote visitarent, Apostolica authoritate, et more presentium concedimus et
indulgimus in consacrarium faciendum non obstantibus quibuscumque Presentibus
ad septennium tam valituris. Volimus pro imperatione, presentatione, admissione
seu publicatione presentium alique vel minimum décor, aut sponte ab latum recipiatur
presentes nulle sint. Datum Romae apud Santam Mariam Maiorem sub Anulo
Piscatoris die 9 Aprilis 1689. Pontificatus nostri anno 13. Gratis pro Deo. Il
chiostro di questo Convento è piccolino non però fuori di proporzione al
Convento, e vi sono da tre parti le nicchie dipinte in numero di 17 nelle quali
ci si rappresenta in buona parte de Nostro Santo Padre la vita et eroiche
attieni et cioè dalla tanto meravigliosa
et eroica attiene di spogliarsi nudo avanti l’assisiano Besuli, sino alla sua
canonizzazione. Cominciandosi dunque dalla porta del Convento si vede
nell’entrare a mano destra la prima nicchia in cui ne vien rappresentato il
santo Giovinetto nudo leva le braccia del Vescovo ricoverato. Sotto la pittura
si leggono due versi che a sufficienza spiegano
il fatto, cioè nudo Francesco, e con un cuor giocondo, che par preda dal
cielo, spreggia il mondo. Nella 2º nicchia ci si rappresenta il miracolo che
fece, mosso da Divin impulso, baciò ad un pellegrino l’impiagata faccia, e
sanò. Col bacio il santo sana ad un mendico d’una guancia impiagata il morbo
antico. La 3º nicchia ne rappresenta quando da masnadieri fu gettato dentro la
neve. Da masnada crudel gettato è il santo per nevoso borron. Dio loda intanto.
La 4º quando viene da Christo la Regola mentre il nuovo Mosè sul monte aspetta.
La Regola de Minori Christo la detta. Nella quinta la mistica riparatione della
chiesa di Laterano. Benché dormendo, il papa, il santo vede de Palma in stanza.
Nella sesta quando Honorio 3º li confermò la Regola. Conferma Honorio il foglio
al Pio dopo averlo dettato il Grand’Iddio. La 7º la Conversione dell’acqua in
vino a pro de muratori. Dal mormorar de falsi il santo astretto cangiare un
fonte d’acqua in vin perfetto. L’ottava quando risuscitò un giovinetto annegato
nell’acqua. Vien sommerso dall’onde un putto, il santo lo richiama alla vita e
cessa il pianto. La nona il miracolo sanamento del chierico Gedeone e la sua
stortura. La decima quando invitato da
donna impura si adagiò. La chiama al Cielo col gettarsi al fuoco. L’undecima
quando ottenne l’indulgenza detta di Porciuncolo. Per franar molto l’impulso
ottenne Rose. L’offerse a Dio, e Indulgenza espose. La duadecima, quando
ricevette le Sacre Stimmate. Tra serafini il Divo all’hor fu ascritto. Quando
gli impresse i segni il Dio confitto. La terza decima quando con l’acqua con
cui aveva lavati i piedi aspersi i bestiami infermi guarirono. L’acqua che tutta ogni hor piante innocenti aspersa,
fuga i morbi e gli egri armenti. La 14º la sua morte nudo con Christo il corpo
in terra aggira, chiede per carità lhabito, e spira. La 15º come convocato da
marinari in orribil tempesta gli libera. Accenni di Francesco il mar si frena,
e l’agitato legno in salvo mena. La 16º ne rappresentail miracolo che fece in
liberare una giovane che caduta nell’acque era in pericolo di morte. La 17º
nicchia ne rappresenta la di lui gloriosa canonizzazione. Nella 2º et
9º quelle di Domenico
Bassano, e fa un braccio armato di ferro con una spada in mano, nella 3º, 4º,
5º, 6º e 12º quelle della Casa Gaetana, nella 13º quella di Venato Ricci, e fu
un Riccio con una stella sopra. L’ottava, e del signor Antonio Cancellieri, e
fa un can bianco in campo rosato sopra una sbarra gialla, e più su un’acquila
nera in campo turchino nella 9º nicchia sono 4 pezze legate in due mazzetti in
campo turchino, quali vengono separate da 3 stelle, et è di Nicolasso Mariotti.
Il pittore è un di Core di cui non ho potuto sapere il nome.
…rimembri ancora
In effetti con la
presenza di un medico si trattiene la presenza e le si prolunga sulla terrenità
antropica, ma anche il trascorso sembra sollecitare qualche attenzione; in
effetti una memoria storica di Sermoneta, oltre ad interventi certamente più
recenti sul nostro archivio storico, ricordo sia l’ultimo che quello precedente,
che vide l’intervento soterico, nell’accezione letterale del lemma, che operò
sentitamente per il ripristino della nostra memoria storica tramite la
salvaguardia materiale dello stesso archivio; una rimarchevole sensibilità che
trova ancora referenti più antichi, quantunque non esclusivamente destinati
alla materia cartacea ma bensì a quella
umana, vedono una sincera partitanza del consiglio comunale settecentesco per
l’impegno archivistico, non certamente di ricerca, dato il tempo del documento,
in cui non esisteva certamente, se non per motivi prettamente giuridici e di
altro genere, comunque esenti da quelli meramente storici, quantunque anche una
ricerca giuridica, per confermare e fruire di diritti acquisiti nei secoli, sia
in effetti una ricerca storica ma sollecitata dalla volontà di possesso più che
da quella culturale; comunque Sermoneta in questa fase si mostra assai
sensibile verso la salvaguardia di un archivista a cui, più per dignità
piuttosto per sincero trasporto umano, viene corrisposto un incremento sul
compenso. Per quanto mi riguarda davvero encomiabile, considerando il tempo con
cui datare il documento.
Prospero Caffarello
Protonotario Apostolico in Ambedue le Segnature del Santissimo Signore Nostro
Papa Referendario con la curia delle cause della camera Apostolica Generale
Auditore Universale, e singoli in questa presente pubblico Istrumento di vedere
con decreto, lettura parimenti, ed udire vollero quanto appresso, ed
infrascritta per parte, e ad istanza della Comunità e degli Uomini di
Sermoneta, principali contro, ed avversi all’Eccellentissimo allora Don
Francesco Caetani Duce di Sermoneta rivolto Giovanni Battista del Santissimo
Nostro Signor Papa Curiale riportò contro gli scritti nel giorno diciassette in
questa casa spedita la copia al Reverendissimo Padre il Signor Baranzotto
nostro Luogotenente infrascritto aver citato l’Esimio allora Duce Don Francesco
Caetani Duce di Sermoneta contro il Principale a dire contro le liti pendenti,
dalle quali negli atti in forza di quello, ed altre tutte a vedere nelle parti
sulla pretesa deputazione del Cancelliere della Comunità, e in occasione di
quello, e ne qualcosa altro tentare sotto qualsivoglia pretesto e dei decreti
di qualunque contro il primo giorno dall’Istanza di questa stessa Comunità, e
agli Uomini di Sermoneta ovvero Relazione fatta che comparve a queste stesso
Luogotenente nostro Signore Giovanni Battista Procuratore della detta Comunità
e degli Uomini, e riprese la pendenza della lite, dalla quale negli atti, e
chiese, e ottenne di inibire e da questo alla forma dei decreti con inibizione
di tutto con intimazione fu eseguita, e nell’atto infrascritto dal Notaio
riprodotta. Il tenore del decreto per la parte della Comunità sotto il primo
Mese di Giugno 1653 tale appare per eseguire lecitamente, sotto la citazione
contro la detta Eccellenza del Signor Duce, la sesta relazione fatta nel mese
di Giugno comparve al Signor Giovanni Battista Procuratore della detta
Comunità, e degli Uomini di Sermoneta, chiese ed ottenne come sopra detto di
mantenere in possesso l’elezione della Comunità il Cancelliere, e l’Archivista,
e non poter rimuoverlo se non fra tre con intimazione, la quale intimazione fu
parimenti eseguita, e come sopra
riprodotta per voi tutti e singoli sopradetti con il tenore dei presenti
intimiamo ed inibiamo a tutti, anche singoli sopradetti ne osi in qualche parte
rinnovare, ovvero attentare, ne contro il giudizio trarre, se non difronte a
noi per qualsivoglia pretesto sotto pena
del predetto altro giudizio nostro. Fidando di questi dato in Roma dalla nostra
corte in questo giorno diciannove Settembre 1653…
Libro de Consegli.
Die 15 Martii 1701.
Coram Per
Illustrissimi et Reverendissimo Dominus Petro de Pantanelli domus Prefecto
Illustrissimi et Excellentissimi Domino Ducis Sermonete Pro Vice Locutenentes.
Coadunato, et congregato Consilio in loco solito residentie Prioralis
precedente intimatione executa per Johannes Calandrinus Publicum Mandatarius
pro hodie retulit, in quo intervenerunt Illustrissimi Domini Johannes Baptista
Tutius Primis Prior, Gregorius Pitius, Petrus Antonius Santorus, Camillus
Ciocius, et Nicolaus Campielli Priorem
Illustrissimi Comunitatis Sermoente, nec non Domini Petru Pitius Primis
Consiliarum, Franciscus Nonnasantus, Joseph Corbanus, Gregorius Mancioccus,
Bernardua Francisci Nardi, Petrus Tomarosius, Franciscus Porretta, Joseph
Baccarius, Johanens Franciscus Justus, Dominicus Zazzinellus, et Felix de
Magdalenis Consiliari Illustrissimi Comunicate Sermonete majores parte,
totumque consilio representas, licet absente Dominus Josepho Spagnolo alio
Consiliario, et facta prius invocatione Spiritus Santi…Propongo anco alle
Signorie Vostre come conoscendo le fatiche straordinarie, che il Signor
Giuseppe Scatafasso cancelliere della nostra Comunità ha prestato, et continua
a favore della medesima Comunità, et perché non pare di dovere, che abbia a
servire per dodici scudi l’anno solamente, tanto più che la Costitutione della
bone memoria dell’Eccellentissimo Signor Duca Francesco dispone, che il Cancelliere
debba avere annualmente scudi diciotto, ho pensato per li detti scudi sei
cresciuti alli detti scudi dodici fargli godere l’Archivio di Sermoneta gratis,
però loro Signori risolvano se si contentano, et datis pallubis albis, et
nigris, albe inclusive, et nigre exclusive, et bussolatorum per vota secreta
repone fuerunt quattordecim albe, et due nigre, et sic conclusum fuit.
Editto. Annibale del
titolo di San Clemente Prete Cardinale Albani della Santa Romana Chiesa
Camerlengo
Essendo continui li
Ricorsi, che si presentano sopra li abusi, che sono stati introdotti
nell’Archivio di Sermoneta in occasione dell’estrazzione di copie d’Istrumenti,
e d’altre scritture, per le quali esigono emolumenti maggiori de 3 dovere
contro la disposizione della Tassa statuaria di detta Terra, e contro gli
ordini, sopra di ciò altre volte pubblicati da nostri Antecessori, come costa
dagli atti di Petrucci Segretario della Reverenda Camera; E volendo noi
precludere la strada a simili
inconvenienti, et agravij in sollievo de poveri Collitiganti e del Popolo di
detta Terra, d’ordine di Nostro Signore datoci à bocca e coll’autorità di
nostro Officio di camerlengato ordiniamo, et espressamente comandiamo tanto al
moderno Archivista, quanto à gli altri, che succederanno nell’Appalto, ò
amministrazione di detto Archivio, che in ogni futuro tempo debbano
onninamente, e rimossa qualunque eccezione, e pretesto osservare la detta Tassa
statuaria non solo nell’estrazzione delle copie di detti Istromenti de Notari
desunti, mà ancora in ogni altro, che vien disposto nella medesima sotto la
pena di scudi 25 moneta d’applicarsi alla Reverenda Camera Apostolica
senz’alcuna remissione. Inoltre ordiniamo, et espressamente comandiamo, che per
le semplici visure di detti Istromenti, e scritture non possino detti
Archivisti affligere maggior somma di baiocchi cinque in tutto, compresovi
anche l’interesse degli Eredi di detti Notari desunti, per qualsivolglia visura
di ciascun Istromento, e che il ritener aperto l’Archivio nell’ore destinate,
osservino esattamente quanto si prescrive nel Bando Generale al cap.20. E
finalmente ordiniamo, che il presente nostro Editto pubblicato, che sarà nei
luoghi soliti della sudetta Terra di Sermoneta astringa li medesimi Archivisti
all’osservanza di quanto in esso si contiene, come se fosse stato loro intimato
personalmente, e che dopo pubblicato si debba ritenere affisso in Archivio à
publica vista per notizia di tutti sotto la pena di scudi dieci d’applicarsi
parimente come sopra. Dato in Roma nella Camera Apostolica questo dì 20
Settembre 1724.
Legere et scribere
La certezza di
apprendere è data senza dubbio dalla presenza di un’istituzione che ne
garantisca la didascalica sussistenza, ma anche da un governo, che quantunque
modico nelle sue ragionate scelte provveda anche alla cauta istruzione che riesca a dimidiare
l’analfabetismo; esisgenza che in Italia a differenza di altri paesi europei,
ebbe una diretta influenza sulle abitudini sociali, l’analfabetismo, a dispetto
delle nostre straordinarie patrie lettere, aveva una eccezionale diffusione,
ben pochi erano dotati di capacità letterarie minime, in ogni secolo, quindi
poter considerare che in Sermoneta la volontà specifica dell’allora consiglio
abbia optato direttamente per questa presenza scolastica, resta un assunto
davvero rimarchevole, pensando e risolutamente che la richiesa non venne certo
dai sermonetani delle classi infime, un uomo del Cinquecento che appartenesse a
classi sociali modeste, se non ultime, non era certamente proiettato verso la
propria emancipazione culturale, le singole esigenze erano di altro genere;
quindi che la scalta di un maestro sia stata solo dettata dal desiderio dello
stesso consiglio comunale di poter sensibilizzare i costumi verso gli elementi
minimi della conoscenza. Valutare gli effetti sarebbe alquanto incerto, non
credo che si sia radicalmente diffuso il senso profondo delle Umanae Litterae,
ma comunque l’esempio è rimarchevole per un modesto paese che quantunque
ricchissimo di variegate e crescenti storie umane quanto prettamente
artististiche ed urbane, non può essere assunto certamente come modello della
diffusione scolastica ausonica. Una nota certamente curiosa è quella che emerge
da un passo del testo riportato, nel quale quasi si auspica che la
frequentazione scolastica possa raccogliere una varietà di o preti, o seculari
che siano, et in questo anno ch’è condotto admaestrarli, et dar le bone
creanze, cominciando prima tutte l’altre scientie impararsi il timor di Dio, et
la sua dottrina, quale è nominata dottrina Christiana et poi; nulla di
rilevante, ma certamente anomalo che ad un prete debba essere insegnato il
timor Dei, ovvero la dottrina di Dio, capisco qualche assenza dal corso tenuto
in Seminario, ma un prete che avesse dovuto imparare la dottrina da un maetsro
di scuola forse no fu veracemente vocato; ma oltre il celio, questa nota
riportata attesta che anche fra coloro che in effetti avrebbero dovuto, per il
tempo del documento, rappresentare il baluardo della cultura, in effetti erano
assai epidermici e molto approssimativi, forse, anzi certamente vocati per
necessità piuttosto che per spiritualità. Ma talvolta accidenti spiacevoli
distolgono dalle litterae, per orientarsi sulla praticità fattiva, quindi un
caso è documentato dal Maetsro di scuola Oddo dell’Atti, maestro attivo al
medesimo impegno didascalico chedeve lasciare Sermoneta per raggiungere la
sorella , per tale repentina fuoriuscita deve chiedere al Signore di Sermoneta
che certamente lo concesse.
Gennaio 1574: Docere
litteris
Si fa piena et
indubitata fede oggi VI de gennaio 1574 qualmente Camillo Cappone, Antonio de
papa, Bonifacio Borzo, et Bonifacio Vari al presente offitili de Sermoneta per
ordine et commissione del Illustrissimo Signor Bonifacio Caetano Nostro Patrone,
si come appare per littere de Sua Signoria conclusono mastro Ferrante Bresciano
maestro di scola in detta Terra promettendo darli per suo salario per uno
ano scuti quaranta di moneta il letto
comodo per dormire dico 40 incominciando l’anno dal primo de Decembre prossimo
passato da finisse similmente al detto tempo nel 74. Et esso mastro sudetto
s’obliga insegnar tutti de la sudetta Terra ch’andando in detta scola tanto
fanciulli come grandi, o preti, o seculari che siano, et in questo anno ch’è
condotto admaestrarli, et dar le bone creanze, cominciando prima tutte l’altre
scientie impararsi il timor di Dio, et la sua dottrina, quale è nominata
dottrina Christiana et poi l’altre virtù de mano in mano secondo il scolare
harra di bisogno, ciò, imparato de leggere, de scrivere, de grammatica et tutte
che complete l’Humanità. Et In Fede del vero Io Francesco Quatrasso Cancelliero
di la sudetta Terra ho fatta la presente a dì mese et anno come di sopra quale
tanto di sopra nominati Signori officiali come esso maestro sudetto vogliono
habbia qual rigore che si suol dare a qualsiasi instromento fatto per publico
Notario corroborato ed tutte solite clausule, et per più testimonianze che
vengosi sotto scrivando, et così si sono convenuti, et obligati. Io Camillo Cappone
notari ed firmo quanto sopra. Io Francecso Quatrasso Concelliero.
Di signori Officiali
vogliono che tutti quelli ch’anderando alla detta scola o grandi o piccoli, o
preti, o seculari che siano di qualunche stato et conditione portino al detto
maestro le legna et il pane, non facendo però escusati quelli che non si
vogliono scaldare per non portarle legna ch’o, il pane secondo el solito et
costume antiquo de la Terra de Sermoneta.
Illustrissimo et
Eccellentissimo Signore e Padrone mio Colentissimo. Missere Oddo dell’Atti
Mastro di scola di sermoneta ha dimandata
licenza per occasione di certi travagli scussandoli per la morte di una
sua sorella; Per tanto in questo
particolare Noi non l’havemo resoluto à cosa acuna senza ordine di
Vostra Eccellenza Illustrissima alla quale gli rimettemo il tutto, et per fine
le bagiamo umilmente le mano, et Dio Nostro Signore li conceda ogni felicità da
Sermoneta li 25 di Agosto 1588.
Maestro di Scuola.
Die 21 Maggio 1705.
Coram …Si propone anco alle Signorie vostre, come ritrovandosi questo Pubblico
senza Maestro di Scuola per la qual causa li Giovini di questo Loco marciscono
nell’ozio tiranno della virtù, et Padre de vizi, et restano privi di apprender
quelle virtù, che sono tanto necessarie ad esser formale dell’homo, come anco
di sapere d e privilegi, come anco di saper li principi et fondamenti della
nostra Cattolica Fede, senza la di cui notizia non possiamo slavarci, et male
educati crescono nell’età, et assieme nelli vitii, et però starei bene, per
ovviare simili disordini di mettere un Maestro di Scuola, ma però Forestiere,
et che sii di buone qualità, et intelligenza, con la provisione di scudi
cinquenne l’anno da pagarsi dalla nostra Comunità, però risolvano se vogliono
accettarlo, et datisi pallolis albis, et nigris, albe denotanti inclusive, et
nigre exclusive, et votans per vota
secreta, reperte fuerunt indecim albe, et una nigra, et sic conlusum fuit.
Hora certa
Oggi appare risibile
che un orologio cittadino non segni l’ora esatta, sebbene sia la norma, ma per
il Settecento sermonetano risulta straordinario che vi fosse un orologio, oltre
le diverse meridiane diffuse per le campagne; in effetti la scansione
cronologica giornaliera anche per l’epoca era una necessità, gli orari assai
più elastici e continuativi rispetto al tempo odierno permettevano di valutare
il rporpio impegno nelle diverse attività, quantunque fossero assai consuete e
quindi scandite dalle abituali mansioni nel breve tratto di una giornata, ma
una novità quale quella della misurazione scientifica autoptica del tempo
certamente favorì una più corretta scansione temporale anche degli impegni.
Campana per
l’orologio.
Die 25 Julii 1710.
Coram per…Propongo alle Signorie Vostre , che dovendosi rifondere la Campana
dell’orologgio esistente nella Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoenta,
et perché li Signori Arciprete, e Canonici nella spesa da farsi non si trovano
comodi ne hanno di farla sollecitamente, et con spender tutto il denaro, che fa
di bisogno, ed essendo il rifondar detta Campana molto necessario per il
Pubblico affinché ogn’uno si possa regolare col tempo nel sentire l’ore, e
benché la nostra Comunità non sia tenuta ad alcuna contribuzione in detta spesa
nondimeno per questa volta solamente sarei di parere quando le Signorie Vostre
volessero condiscendere di dare per la detta spesa di elemosina, e non per titolo d’obbligo scudi quindici,
fondata, che sarà la detta Campana, però chi si contenta, che si facci detta
elemosina pona la palla bianca, e chi non se contenta la poni negra… fuerunt
albe decem, et nigre quattuor, et conclusum fuit. Coram…Propongo anche alle
Signorie Vostre come nella risoluzione del Consiglio da nostri Antecessori
fatto risolsero pagare per la fattura della Campana dell’Orologgio già
rifondata scudi quindici, e perché il Capitolo di Santa Maria non poteva venire
a tal manifattura per scarsezza di denaro ci fu richiesto di dovere la nostra
Comunità in supplemento del prezzo di pagare altri scudi cinque, che in tutto
fa la somma di scudi venti, come anco avendo fatto pingere, et indorare il
Pulpito, nel quale si predica dentro la Collegiata Chiesa di Santa Maria di
Sermoneta per prezzo di scudi sei compimento di scudi quindici per detta
fattura pagando altri nove li Signori, e Canonici di detta Chiesa, però se li Signori
si contentano, che la nostra Comunità paghi di scudi undici mettano la palla
bianca e chi non si contenta metti la palla negra…per vota secreta repente
fuerunt omnes albe, et sic conclusum fuit.
Capitoli fatti tra li
Padri Conventuali di San Nicola, e li
Fratelli della Cappella de Crociferi di San Giovanni de’Battenti esistente in
detta Chiesa di San Nicola. 4 luglio 1518
Hec est copia sumptum
sive transcriptum quorundam Capitolorum celebratorum editorum, et factorum per
Religiosos Patres Fratres, et capitolorum Venerabilis Conventus Sancti Nicolai
de Sermineto ex una et Fratre Antonius quondam Joannis de Bassinao Prioris
Cruciferorum Cappelle sub vocabolo Sancti Joannis in dicta Ecclesia Santi
Nicolai scripta detta Capitula, et adnotata per me Giustaferrum
Archipresbiteris Sancti Salvatoris de Cora ostiensis Diocesis publicus notarius
inde rogatus et presentiorum Capitolorum…In Nomine Domini Amen. Anno Domini
Millesimo quinquagesimo decimo octavo Pontificatus Santissimi in Cristo Patris,
et Dominus Nostri Domini Leonis Pape decimi Inditione sexta mensis Juilii die
vero quarto. Infrascripta sunt capitula edita, et facta per religiosos Patres
Fratres, et Capitolum Venerabis Conventus Santi Nicolai de Sermineto
Congregatus ad sonum campane, in quo capitulo interfuerunt Venerabiles et
Religiosus Vir Frater Bernardinus de Sermineto Guardianus dicti Loci, Frater
Pacificus de Sermineto, Fratrer Martinus de Sonnino, Frater Leonardus de
Piperno, Frater Martinus de Bassiano, Major, et senior par dicti Conventus ad
dictum capitolum faciendas, et ex latera Frater Antonius, magisteri Joannis de
Bassiano, prior Cruciferorum Cappelle sub vocabolo Santi Joannis sito in dicta
ecclesia Santi Nicolai Conventus praedicti, nec Honoratus Basii Petri Nardi
Confrater dicta cappelle Joannes Colacele, Petrus Joannes Amati, et Cola
Capibasii etiam confraters dicta Cappelle asserentes dictas Fratres Antonius
Prior…In Primis li Frati di San Nicola siano obbligati officiare la cappella predetta delli Confrati
secondo li Capitoli, et per elemosina detti Offitti hanno per Anno s’obliga
detto frate Antonio Priore in nome della detta Confraternita dare ogn’anno alli
Beati Frati del detto Convento Carlini quattordici cominciando detto Anno nella
Pasqua di Resurrettione, et così finiendo de mano a mano, et tre libre de cera.
2)Item promette detto Priore per detta Compagnia, che quando accadrà morire
qualcuno della Compagnia delli Confrati de dare per elemosina alli venerabili
Frati predetti et Convento una torcia, et una libra di candele, et dieci soldi
per ragion della loro fatiga, et viatico. 3) Item promette, et si obbliga detto
Frate Antonio Priore nomine detto tutti, et singuli relicti, che si faranno di
detta loro Cappella dare a detti Frati, et Convento di San Nicola la canonica
portione zoè la quarta parte. 4) Item promettono detti venerabili Frati del
detto Convento cantore la Messa solennemente nella detta Cappella di San Joanne
nella sua Festa di San Giovanni Battista, et che l’offerta, che se farà si
devida communemente tra detti crociferi, et Convento. Actum Sermonete in
Ecclesia Santi Nicolai pesentibus ibidem Magistero Massari Magistero Petro de
Funnis, et Petro Antonio Tutii Marini Testibus de Sermineto…
Salus populi
Un consiglio comunale
del 1691 evidenzia che in effetti la salute cittadina non era secondaria, anche
perché, per oggettivi motivi politici, le braccia e la popolazione era utile
per la stessa economia, un salario, certamente assai modesto, ma forse anche
gratificante, ha garantito che la scienza medica penetrasse anche fra le mura
domestiche e cittadine, qualche altro medico lo troviamo registrato nella
documentazione ecclesiastica, un Giovan Battista de Rossi, medico di Cori,
residente in Sermoneta, ma di medici condotti non avevamo traccia, e quindi
l’attestazione che le nostre amministrazioni abbiano operato attivamente anche
alla salvaguardia della salus populi non senza saldi privati, allora la sanità
doveva essere pagata dal paziente, ma l’interesse verso, ripeto, la sanità
pubblica resta un fattore di grande modernità morale e politica da cui non
prescindere nella considerazione di anteriori tempi magari solitamente
considerati ferali. Inoltre la presenza ospedaliera è riportata in qualche
documento, quello di Sant’Antonio verso la Portella, e questo anche dell’Oratorio
dell’Annunziata, dove magari poveramente ma la Compagnia della Carità forniva
aiuti concreti per i malati, un servizio destinato ai soli poveri, che non
avrebbero potuto provvedere autonomamente, come altrettanto sollecita, la
stessa Compagnia, nello svolgimento dei conforti religiosi, che venivano pagati
dalla medesima. A ben guardare poi sembra, almeno attenendoci alla descrizione,
che lo spazio non mancasse, sono citate più stanze ed un apparato di notevole
entità di suppellettili, quindi evidentemente la compiaciuta vicinanza caetanea
alla popolazione anche da qui si evince; l’Oratorio aveva il giuspatronato dei
Caetani, quindi è probabile che siano intervenuti direttamente per suffragare
sia il compito sociale della Compagnia che per gli strumenti idonei allo
svolgimento di tale compito. Non ci si faccia trarre in inganno dalla dicitura
corrente; il documento di possesso della Compagnia, non è da intendere come un
possesso materiale, ma bensì come l’elezione di un membro alla responsabilità delle
finanze della stessa Compagnia, suggerito fin dal modico regesto con
l’intervento del Duca Caetani; infatti alla famiglia ducale spettava il diritto
di eleggere il Priore e il Camerlengo della Compagnia, che in questo caso è un
Colavacchi. Ma talvolta anche i caritatevoli fratelli della Compagnia
avvertono, ovvero ricordano che in effetti la risolutezza risulta efficace,
quindi qualche lamentela è rivolta al Priore Giacomo Razza
Libro de
Consegli Salario calato al medico
Januarij 1691.Coram
Per Illustrissimi et excellentissimi Domino Alexandro de Sanctis ac Terre
Sermonete Locumtenente, neque. Congregato, et cohadunato consilio more solito,
et in solita Residentia Domini Prioum Illustrissimi Communitatis Sermonete
facta jurius Intimatione per Jacobus Palladinus publicus Mandatarium, in quo
interfecerunt Illustrissimus Josephus Pellegrinus Prior in capite, Johanens
Ciocius, Marsilius de Monte, Johanens Porretta Priores dicte Communitariis nec
non Domini Camillus Ciocius Primis Consiliarius, Carolus Antonius Borgius,
Alexander Colinus, Lucas Mazzancollus, Johannes Francisconus, Paschalis
Colaleus, Felix Magdalenis, Petrus Lucchesius, Bernardua Francisci Nardi, in
absentia Domini Nicolai Colalei, Francisci Porretto, et Josephi Spagnoli
Consiliarorum pro quibus de rato quatenus et facta prius invocatione Spiritus
Sancti more solito, fuit infra videlicet=Per sovvenire alla Comunità, che
presentemente si trova in stato bisognoso si potrebbe levare al Medico Condotto
scudi venti annui in modo che restarebbe al medesimo scudi centoventi a ragion
di scudi dieci il mese, però consideriamo quello si deve determinare, o di
levarglieli come si è detto, o di farlo continuare con la provisione solita, et
datis fabis nigris, et albis, et noniti quod Albe intelligantur favore Medici
Conducti, nempe quod continuet, cum solita provisione, nigre vero intelligantur
favore, Communitatis, scilicet, quod minuetur dicta provisio, et reducatur ad rationem scutorum
decem pro quolibet mense, dictisque fabbis recollectis fuerint inverte sexum
tantu albe, octo vero nigre, et sic determinatu, quod imposterus Meicus
inserviat ad rationem scutorum decem quolibet
mense, et ita.
Ospedale
dell’Annunziata
1779. Descrizione, o
sia Inventario della Chiesa, ed Ospitale della Madonna Santissima
dell’Annuntiata, e di tutte le suppellettili, et altre robbe esistenti nella
sudetta Chiesa ed Ospedale, e sono come in appresso, cioè. Una Chiesa fatta a
volta con sua facciata scorniciata sopra la quale vi è la Croce di ferro, porta di Conci
d’Ordine Dorico con Inscrizzione=Charitas Mille Cinque Cento Settanta Sette=
Con la sua porta di legno a due fusti, ad uno de quali vi è l’Arma della Carità, e all’altro di Sua Eccellenza Reverendissima il Duca di
Sermoneta, con serratura, due chiavi, Bandelle, Gangheri, et un paletto rotto
in una parte. Bussola di legno scorniciata dentro, e fuori con suoi ferramenti
per aprirla, e serarla…In Cornu Epistole vi è il letto de Paramenti, o sia
Credenza di legno colorati e scorniciata con sua Pratella parimenti scorniciata
con quattro tiratori, con serrature, chiavi, e scudetti d’ottone e con Maniglie
tonde di legno a ciascun Tiratore. Sopra detta credenza vi è altra credenza
dove si conservano Calici, veli, messali ed altro con sua chiave, serratura,
scudetto di ottone con due credenzini laterali con maniglie tonde di legno, con
sopra l’Arme della Compagnia rappresentante il Salvatore, che tiene con tutte e
due le mani una Croce rossa con fondo nero, e due piccoli Angioli in stato
d’Adorazione. Un Acquasantiera appena entrato nella Chiesa sulla dritta di
pietra scorniciata tonda, tutta d’una pezzo, con suo piede parimente di pietra
tutto d’un pezzo fatto a balaustra. Una credenza antica di legno scorniciata, a
due dipartimenti con sue chiavi, e serrature. Un Confessionale di legno
scorniciato dentro al muro con sue immagini sopra nelli rispettivi luoghi, con
sue travelle di latta, e suoi sportellini. Sopra detto confessionale vi è una
credenza messa al muro tonda con sue porte di legno imbiancate con serratuara,
e chiave. Numero 8 banchi di legno senza spalliere. Altro banco lungo fato
fatto a cassabanco con sue centine. Altro cassabanco nuovo scorniciato con sua
chiave, e serratura. Altro cassabanco lungo antico, con una serratura senza
chiave.Un genuflessorio grande con centine, chiave, e serratura, con suo
recettivo banco, e predella…Un legio di legno antico. Un inginocchiatoi
scorniciato avanti l’Altare con sua pretella. Altra credenza di legno antica, a
due porte scorniciata con due maniglie di legno grosse tonde, con sue
serrature, e chiave, sotto la qual credenza vi resta una menza d’Altare di
pietra tutta d’una pezzo. Una cassa di legno scorniciata di palmi tre
riquadrata con centini, serratura, e chiave. Un Cristo con sua croce
scorniciata ad oro buono. Due lanternini scorniciati, e dorati con suoi vetri e
stemma della Carità, e con inscrizione=Charitas= con sue aste. Due maniglie di
ferro, di là, e di qua al letto de paramenti, messi al muro, che servono per
detti lanternini. Sopra la credenza de Paramenti, sopra della quale vi sta il
descritto Crocifisso viè un piccolo Baldacchino scorniciato, e dorato. Un
stendardo per le processioni lacero, rappresentante da una parte il Santissimo
Crocefisso Spirante, e dall’altra la Santissima Annunziata, al di sotto con sue
Armi della Carità, del Papa, e di Sua Eccellenza Reverendissima, con sue aste,
pomi dorati, fiocchi undeci di seta mancanti due, e sue ventole, o siano
cordoni di seta. Due Cigne di scamoscio nero, con sue fibbie d’ottone, per
portare il Cristo nelle processioni lacero rappresentante da una parte il
Santissimo Crocefisso Spirante, e dall’altra la Santissima Annunziata, al di
sotto con sue Armi della Carità, del Papa, e di Sua Eccellenza con sue aste,
pomi dorati, fiocchi undici di seta mancanti due, e sue ventole o siano cordoni
di seta. Due cigne di scamoscio nero, con sue fibbie d’ottone per portare i
lanternini. Una cigna di scamoscio nero, con sue fibbie d’ottone, per portare
il Cristo nelle Processioni. Numero ventinove pezzi di apparati di camiciola,
seta fondo torchino, e fiori color di oro con le rispettive francie ad alcun
pezzo. Due portiere di simili apparati di quà e di là al Capo Altare, con suoi
ferri et anelletti. Numero sei candelieri di due palmi, ed un quarto con sua
Croce, Piedistallo, e Carte Glorie di legno dorati ad oro buono. Altri sei
candelieri con sua Croce, e Piedistallo di legno filettati ad oro buono con due
Carte Glorie feriali. Sei candelieri piccoli detti controlumi di ottone. Un
regolo scorniciato per comodo da celebrar le Messa. Un campanello d’ottone per
servizio della Messa. Una Pace di rame indorata. Un piattino di stagno, con un
con un paio di ampolline. Un smorzatolo di latta con sua bacchetta. In Cornu
Epistole. Nel sfondo vi resta un piccolo confessionale messo al muro con sua
gratella di latta ed immagine sopra per comodo di Fratelli. In cornu Evangeli.
Un porta di legno scorniciato, ove resta un credenzino al muro con due
sportelli per tenervi il bazzico per comodo della lampada, con sua serratura.
Un bazzico di latta con suo imboccatore staccato. Avanti al capo Altare una lampada di ottone
con sua lampada di vetro sostenuta da un ferro da capo a piedi. Una lampada
sopra detta chiesa con suoi finimenti, e fune per convocare i Fratelli. Una
picciola tabella scorniciata con l’iscrizione=Chorus. Altra tabella scorniciata
detta brario. Due finestre con suoi telari vetrate e due sportelli per
ciascuna, o siano scuri. Un calice d’argento con sua Patena dentro la custodia.
Un pianeta di lama d’argento guarnita d’oro con suo manipolo, e stola foderata
di Nobiltà rossa con suo stemma da piedi a detta Pianeta dell’Annunziata.Una
borza di lana d’argento, guarnita d’oro con quattro fiocchi bianchi con entro
il suo Corporale, e pala, Un velo di nobiltà bianco, ondato guarnito tutto
d’oro. Un altro velo nero di seta con sua trina gialla. Altro velo sospeso parimenti di seta nera
senza trina. Due tele stragule di tela torchina per coprire l’altari. Numero
otto tovaglie d’altare di cortinella parte con merletti, parte liscie, e parte
con francie. Altre sette tovaglie di Panno ordinario e rotte, compresa una
ripiena di bombace di lavoro a saia. Altra tovaglia di panno ordinario con sue
lenze intersecate, con sua francia. Sei candelieri con sua Croce, e
Piedistallo, carte Glorie di legno, indorate a vernice, con altri sei ordinari
dell’altezza di due palmi. Una lampada d’argento grande rappezzata, e rotta. Un
baretta da preti di stamigna nera. Ventinove purificatori. Cinque fazzoletti
per porre sopra l’ambolline. Un camice ordinario di tela casereccia con suo
merletto e cingolo. Una pianeta nera di saia per Messe da morti guarnita con
trina di seta color di perla, con suo manipolo, e stola fazzoletto nero di seta
per porre sopra il calice colla stessa guarnizione, e con borza nera con
guarnizione gialla e con la palla solamente. Altra pianeta di cornicciola di
tutti colori con francia di seta color d’oro, con suo manipolo, stola, borza
con entro corporale, e palla, e con suo velo similmente di tutti colori. Altro
velo di seta paonazzo con frangetta gialla. Un calice di metallo dorato con sua
coppa d’argento, patena d’ottone dorata con sua palla. Un messale da morti ed
altro da vivi. Un incensiere con sua navicella d’ottone, e cocchiarino di stagno.
Una bussola di latta per cercare l’elemosina. Un paliotto a due facciate una di
damasco rosso con trine d’oro, e l’altra di raso color perla ricamato con
fogliami di lustra d’oro in mezzo del quale vi è l’immagine della Santissima
Annunziata. Altro paliotto similmente a due facciate una di seta di tutti
colori, e l’altra di damasco bianco guarnito d’oro in mezzo del quale vi è
l’immagine della Santissima Annunziata. Altro di amove paonazzo guarnito d’oro
falso, in mezzo del quale vi è l’immagine della Santissima Annunziata. Altro
camice di tela ordinaria con suo merletto, e cingolo. Altro messale da vivi,
quasi nuovo.Un panno di seta, molto antico di porre sopra la legio, con
frangetta d’oro. Altro camice di sengilione arricciato con suo merletto, ammitto,
e cingolo. Una pianeta di damasco bianco, guarnita d’oro, con stemma della
Santissima Annunziata, con suo manipolo, stola, velo e borza con entro
corporale, e palla. Altra pianeta di
durante verde con sua striscia in mezzo paonazzo, guarnita con francia di seta
gialla con suo manipolo, stola, e velo. Altra pianeta di damasco rosso guarnita
d’oro con manipolo, stola, velo borza con entro il suo corporale, et palla.
Numero 13 libretti per dire l’Ufficio de morti. Due cuscini a due faccie di
damasco, da una parte bianco, e dall’altro rossa guarniti d’oro con suoi
rispettivi fiocchi di seta bianca, e rossa. Numero 47 abiti di barbantina nera
con suoi cordoni. Numero 4 aste nere con i rispettivi nodi con sopra il riporto
scorniciato con iscrizione Charitas, e con crocetta sopra, e con crocetta sopra
indorata a vernice per gli officiali. Numero 19 aste nere con suoi nodi, pomi,
e crocette sopra indorate a vernice, per i fratelli. Altre cinque aste nere con
suoi nodi, e pomi senza crocette indorate a vernice per i fratelli. Altre due
aste nere con pomi sopra indorate a vernice dette pastorali. Altre quattordici
aste nere antiche, rotte e mezze fraciche. Una Croce di legno tinta nera,
indorata a vernice, vecchia, e rotta. Numero 3 telari con trina sopra per formare
il catafalco de morti. Una Scaletta di legno con sette piroli vecchia. Altre
carte glorie indorate a d’oro buono scorniciate. Due tele nere con suoi
anelletti, e trine per tirarle in mezzo alla Chiesa. Numero cinquanta carte
nere de morti. Un atrezzo de legno con suoi chiodi per comodo dell’Officio
delle tenebre.
Nello Ospedale grande
detto lo Ospedalaccio.
Cinque travi in piedi
di legno con tavolato della lunghezza di venti palmi, largo otto con finestra
con crocetta di legno. Cammino grande, e luoghi communi. Un porta vecchia con
gangheri, bandelle, catenaccio, chiave, e serratura. Due stanze terratiche mal
ridotte con porta fracida senza alcuno terramento. Pozzo con sua vasca col
canone di baio quindici a favore dell’Insigne
Collegiata di Santa Maria, secchio con due cerchi, e maniglia di ferro, con sua
corda.
Nell’Ospedalle detto
delle donne.
Un cataletto di legno
per trasportare morti dalla campagna. Una porta con sue bandelle stanghette,
serratura, e chiave. Due pagliacci con due capezzali uno buono e l’altro in
cattivo stato con quattro banchi ed otto tavole di legno. Una fenestra con
ferrata, e sportello fracido di legno. Un porta con suoi gangheri, e bandelle,
che conduce al luogo comune. Un cammino con architrave di legno.
Nell’Ospedale di
sopra.
Porta di legno con
sue bandelle, gangheri, catenaccio tondo di ferro con passamano, e ochietti.
Chiave e serratura in buono stato. Numero 7 pagliacci parte in buono stato, e
parte in cattivo stato, con numero 28 tavole, e nove banchi, parte buoni e
parte cattivi, e cinque scannella alla bassianese. In detta stanza vi è un
ristretto, o sia tramezzo di tavole con suoi regoletti imbiancato dentro, e
fuori, con porta con sue bandelle, a due serrature e chiave.
Dentro a detto
tramezzo.
Due cassette, o siano
comodi, una delle quali inservibile.Una lettiera di legno fatta all’antica
ingessata, vecchia, e rota con suo pagliaccio, matarazzo, e capezzale nuovo di
lana. Un altro letto consiste in pagliacci, matarazzo, e capezzale di lane con
due banchi, e quattro tavole. Una fenestra con ferrata con telaro e sportelli
di legno rotti, e quasi inservibili con due scuri. Sette coperte di lana in
pessimo stato. Un tavolaccia pessima, mancante un piede. I luoghi communi senza
porta.
Nelle tre stanze
abbitate dallo Ospedaliere.
Porta foderata a
prima entrata con gangemi, bandelle, serratura, e chiave. Cammino con
architrave di legno. Una padella di ferro. Due finestre con suoi scuri di
legno, gangemi, e bandelle di ferro in cattivo stato.
Nella seconda stanza.
Porta di legno con
gangheri, bandelle senza serratura, e chiave. Un cassabanco o sia cassone senza
serratura, e chiave, dentro del quale. Numero 7 lenzuoli di tela ordinaria, due
de quali a tre tele, e li restanti a due, uno de quali inservibile. Altra
finestra con scuro di legno con suoi gangheri, e bandelle in cattivo stato.
Nella terza stanza.
Altra finestra con
telaro, e scuro di legno con suoi gangheri, e bandelle.
Copia. Possesso del
Camerlengato della Compagnia della Santissima Annunziata preso da Ferdinando
Colavacchi eletto dal Signor Duca
questa copia è stata estratta dal libro delli Istromenti di detta Compagnia.
In nome di Dio Amen
Anno 1682 Indizione 5º Pontificato Innocenzo Divina Provvidenza Papa
Undicesimo, anno suo sesto, giorno 30 mese di Agosto. In mia presenza e
testimoni, e personalmente costituito l’Illustre Signore Ferdinando Colavacchi
figlio dell’Eccellente Signore Dottore Giuseppe Colavacchi di Sermoneta da me
conosciuto, il quale con l’Illustrissimo ed Eccellentissimo Signor Francesco
Caetani di Sermoneta Duce Patrono nominato fu Cammerario dell’Ospedale sotto
l’invocazione della Santissima Annunziata della Terra di Sermoneta dalla
Lettera Patente spedita per detto Eccellentissimo Signore Duce da Vigna
Pontemolle a Roma sotto il giorno 14 Maggio prossimo per i quali il vigore fu
adempiuta il possesso dello stesso ufficio nel giorno sesto corrente mese di
Agosto, e volendo il contenuto in detta lettera ad adempiere spontaneamente in
ogni affetto promise, e solennemente obbligò il detto ufficio integralmente, e
fedelmente esercitare, ogni cosa, che sia tenuto ad adempiere, e fare, e con
rigoroso costume, e ricevere anche il dolo, e la frode integra, sincero e
fedele computo rendere ad ogni richiesta del detto ufficio bene amministrare
verso ogni danno di cui per questo Signore Ferdinando et per ognuno per se
stesso promise e presenta, et personalmente costituito il sopraddetto
Eccellentissimo Sommo Dottore Giuseppe Colavacchi del fu Alessandro filglio
intorno allo stesso per niente conosciuto; nessuno accede, e fede ingiunta,
come principale e principalmente, e se obbligò così entra lo stesso Signore
Ferdinando indenne a rilevare promise, così questo altro intorno a cui ognuno
sia lui che gli eredi e i beni, e giura nella forma più amplia alla Reverenda
Camera Apostolica con le solite clausole e oltre obbligarono a rinunciare,
consenzienti ed unica e se anche con il tatto giurarono. Sulle quali per Atto
in Sermoneta nella chiesa della stessa Santissima Annunziata presso i suoi e
presenti qui i Signori Marco Tullio Toscano, e Giulio Casale ambedue di
Sermoneta testimoni. Così è Francesco Gallo Notaio pubblico rogò.
Electio Camerlenghi
In Nomine Domini Amen
Anno 1682 Indictione 5º Pontificatus Innocentii divina provvidentia Pape
Undecimi, annus eius sexto, die vero 30 mensis Augusti. In meis testimque presens, et personaliter consistutus Illustri
Dominus Ferdinandus Colavacus filius Excellentis Dominus Phisici Josephi
Colavachi de Sermoneta mihi cognitus, qui cum ab Illustrissimo et
Excellentissimo Dominus Francisco Caetano Sermonete Duce Patrono nominatus
fuerit Cammerarius Hospitalis sub invocatione Santissime Annuntiate Terre
Sermonete ex litteris Patentalibus expedit per dictum Excelentissimus Dominum
Ducem ex Vinea Pontismolli Alme Urbis sub die 14 Maij proximi preteriti quorum
vigore adepta fuit possessionem eiusdem officij sub die sexta currentis mensis
Augusti, et volens modo contenta in dictis litteris ad implere sponte omnis
promisit, et se solemniter obligavit dictus officium integre, fideliter
exercere, omnia, ad que tenetur ad implere, et facere, et de exactis abiti, et
receptis absque dolo, et fraude integrum, sincerum, et fidele computum reddere
ad omnem requisitionem dictumque officium bene administrare aliter ad omnia
damna de quibus pro quo Domino
Ferdinando, et pro omnibus per ipsum promisit presens, et personaliter
constitutus supradictus Excellentissimus Sominus Phisicus Josephus Colavacus
quondam Alexandri filius de eodem nihil cognitus partes omnis sciens ad predicta non teneri; nihilominus
accessit, fideiussit, et uti principalis principaliter, et insolidum se
obligavit quem sic accedentem idem Dominus Ferdinandus indennem relevare
promisit, ita quod aliter de quibus omnibus sese et heredes et bona, juraque in
ampliori forma Reverenda Camera Apostolica cum solitis clausulis et citra
obligaverunt renuntiantes, consentientes et unica et sique tactis et
juraverunt. Super quibus per Actum Sermonete in ecclesia eiusdem Santissime
Annuntiate juxta suos et presentibus ibidem Domini Marco Tullio Toscano, et
Julio Casale ambobus de Sermoneta testibus. Ita est Franciscus Gallus Notarius
publicus rogavit.
Una querela
caritatevole
Altissimo Signore=
Essendo stato da noi costituito Priore di cotesto Ospedale, deve invigilare
sopra gli andamenti dei suoi subalterni, avendo Ella tutte le facoltà di
rimuoverle dal loro Officio in caso di mancanza notabile. Se cotesta
ospedaliera si è ostinata di ritenere gli animali neri nel sotto scala
dell’Ospedale, se ha voluto convertire quello delle Donne ad uso di Cantina, e
resiste ai suoi ordini anche in altri ragguargli con modi impropri, Ella
gl’intimi un congruo termine di dieci giorni all’esecuzione de medesimi, quale
spirato persistendo nella sua ostinazione la rimuoverà dal suo officio, mentre
sempre ricercheremo noi conto de suoi subalterni da, che l’abbiamo costituito
capo. Potrà servirsi di due delle colonne di legno tornite, che anticamente
servivano per sostenere trabacche da letto, per fare i due candelieri grandi da
tenere avanti la Chiesa di detto Ospedale. Così si regoli, e le auguriamo dal
Cielo ogni. Di Roma 25 Luglio 1782. Giacomo Razza Priore dell’Ospedale
Sermoneta.
Illustrissimo et
Reverendissimo Signore. Gl’Officiali, e Confrati della venerabile Compagnia del
Santissimo Crocefisso sotto il titolo della Carità canonicamente eretta nella
Chiesa della Santissima Annunziata di Sermoneta servitori Umilissimi di Vostra
Signoria Illustrissima, e Reverendissima devotamente rappresentano, che in
vigore dei Privilegi della loro Congregazione alla venerabile Arciconfraternita
del Santissimo Crocefisso in San Michele di Roma possono e fino fare in ogni
anno quattro processioni cioè nella feria V, ovvero nella Feria VI in Parasceve, nel giorno solenne dell’Epifania
del Signore, e nel giorno dell’Inventione, e Esaltazione di Santa Croce…
Partite estratte
dalli libri della Confraternita della Carità dello Spedale
A dì 8 di Febraro
1630= et più pagato a Giuseppe de Fonzo, et Antonio Andrea ospedaliero, e
compagni giuli sei per aver pigliato un morto alla Torre dell’Acqua Puzza
dico-60; A dì 30 di gennaro 1700 fu speso scudi 15 per pigliare dalla Torre
dell’Acqua Puzza Diana Barbata da Benevento inferma, che la portò Gasparo
Zanchi…; A dì detto cioè 17 Marzo 1633. Pagato a Francecso Francescone scudi 10
per lui, e per la Bestia, che sono andati a pigliar un infermo all’Abbadia;
1637 A di detto primo Agosto fu mandato a pigliare un infermo alla Torre
dell’Acqua Puzza portato da Genuese, et Alessandro Pietropace giulivi sei=60; A
dì 24 Settembre 1693. Speso per far condurre un cadavere del Aloisi da Piemonte
giulivi octo, che stava vicino Ninfa, e furno quattro uomini per prendere esso
cadavere.
Novembre 1759
Perché il signor
Vincenzo Fabrizi Pittore sia satisfatto terminare, che avrà il lavoro per il
Santissimo Salvatore di cotesta terra, mi contento ben volentieri che coteste
compagnie siano tassate perl’infrascritta pittura quota, e paghino in mano del
medesimo Priori, e Camerlenghi l’infrascritta somma di soli scudi quaranta, et
il restante consegnarlo in mano del predetto Camerlengo Monti per altra cosa,
che potete bisognar oltre al sudetto lavoro di pittura da darne poi conto a suo
tempo, dovranno per riportare i Priori, e Camerlenghi sudetti la solita
ricevuta per di loro giustificazione, mentre dal Cielo le prego ogni bene. Il
Signor Canonico Bucci per la Compagnia del Santissimo Sacramento in Santa
Maria-10; Il Signor Saverio Pizzi per la Compagnia del Santissimo Rosario-10;
Il Signor Farncesco Mattocci per la Compagnia del Santissimo Nome di Gesù-06; Giuseppe
Tranfunti per la Compagnia dei Battenti in Santa Maria-07; Antonio Corbani per
la Compagnia dei Battenti di Sant’Angelo-06; Gli eredi di Marco Zazzinelli per
la Compagnia de Battenti in San Nicola scudi sei, cioè scudo uno al suddetto
pittore, e scudi cinque al reverendo Canonico Monti sudetto.-06. Sezze 29
Novembre 1759.
Li Benefattori
inscritti sono quelli, che per loro devozione concorrono colle loro Carità, et
elemosine a fare la cappella, et Altare al Santissimo Salvatore, per poter
celebrare il venendo Sacrificio della Santa Messa, tanto in tempo, che stava
esposto, quanto in tutto l’anno. La casa del signor Filippo Razza un rubio di
grano-1; La casa de signori Tutij un rubio di grano, ed il signor Canonico Don
Lorenzo altro mezo rubio-1=½; La Casa de signori Pantanelli un rubio di grano,
ed il signor Canonico Don Onorato altro mezzo rubio-1=½; La Casa de Galli un
rubio di grano, ed il canonico Don Carlo Filippo altro mezo rubio-1=½; La casa
del signor Capitani Marco Maria Quadrassi un rubio di grano=1; La Casa de
signori Don Giovan Battista, e Giacomo Giorni mezzo rubio di grano=½; La Casa
del signor Giovanni Impacciante mezzo rubio di grano=½ La casa del signor
Ludovico Piti mezzo rubio di grano=½; La casa de signori Don Gioseppe, e
Saverio Piti mezzo rubio di grano=½.
Nota della
suppellettile Sacra, che deve farsi di nuovo
Un altro camice con
suo amitto, e cingolo; Un altro Corporale. E palla; Un altro velo di Calice;
Un’altra Paineta, stola, e manipolo; Un altro Paliotto di corame; Due altri cuscini
di corame.
1406= Nell’anno 1406
fu abbandonata la Terra di Ninfa, e le migliori cose vennero in Sermoneta.
Nell’anno 1406 fu
abbandonata la terra di Ninfa e per lo più quei abitanti si portarono ad
abitare in Sermoneta massime le migliori famiglie, e molte in Bassiano, ma
delle mediocre, ed infime, e vi vennero i Padri Conventuali, a quali fu data la
Chiesa di San Nicola quale in quel tempo era parocchia, e fu da San Nicola
trasferita in Sant’Angelo, e quella chiesa in Ninfa de Conventuali era sotto il
titolo di San Giovanni, Chi volesse sapere per qual causa fosse abbandonata
Ninfa legga la vita del Pontefice di Gregorio XII e(…)verrà in cognizione della
verità, fu dunque per cagione di scisma nella Chiesa della verità, guerre,
carestie, e pestilenze, et in quell’anno non furono seminati questi nostri
campi per cagione di Ladislao Re di Napoli, quale da inimico si portò in Roma.
Tella et pecunia
Attestato di perpetua
sopra li terreni spettanti al beneficio della Santissima Annunziata al presente
di Santo Stefano aggregato alla Cappella del Crocefisso della Collegiata di
Santa Maria. In Nomine Dei amen Anno Domini 1718 Inditione XI Pontificatus
Santissimi in Cristo Patris et Dominus Nostri Domino Clementis divina
Providentia Pontificatus XI anno eius 18 die vero sexta Mensis Martij. In mei
testiumque presentes, et personaliter costituti Marcus Maccioccus quondam
Dominaci flilius etatis sue annorum septuaginta, et Joannes Petrus Zazzarus
filius quondam Francisci etatis sue annorum septuaginta…Ricercati per la verità
attestano e deponemo come noi sapemo, e semo benissimo informati delli
infrascritti terreni, esistenti nel Campo, e Territorio di Sermoneta cioè
tumoli diecinove, e mezzo spettanti, e pertinenti al Beneficio sotto
l’Invocazione prima della Santissima Annuntiata, al presente di Santo Stefano
aggregato alla Cappella del Santissimo Crocefisso esistente nella Chiesa
Collegiata di Santa Maria di Sermoneta, de jure patronatus della Casa delli
Signori Quadrassi, et ultimamente presentato, e conferito al Chierico Signor
Giuseppe Galeazzi da Sermoneta per quanto havemo inteso, quali diciannove
tumoli, e mezzo di terreno, parte sono in Contrada la Vaccareccia, parte sono
in Contrada dell’Arco, parte sono in Contrada il scigitillo, e parte sono in
Contrada la carrara, quali terreni noi sapemo, che sono seminatori, e
fruttiferi, e sapemo, e semo informati, che li detti terreni da trent’anni in
qua in circa, non sono deteriorati da quel che erano…Acta Sermonete in domo mea
solite habitationis posit in Regione Sancte Marie juxta suos presentibus
Nicolao de Valle filio Caroli…Ego Joseph Scatafassus publicus Notarius
Sermonete Terracinensis Diocesis…
Estranei pacificatori
La presenza eugubina
in Sermoneta certamente non risulta anomala riguardo all’allogena derivazione;
stranieri in Sermoneta sono sempre registrati fra i diversi documenti
ecclesiastici; francesi come corsi, tedeschi, romani, milanesi, napoletani ecc.
hanno consolidato la loro presenza con incarichi vari e anche talvolta
complessi; ma sicuramente mancava un esponente di Gubbio, che certamente per
ricreare la concordia attestata dal documento, dovette vivere anche in
Sermoneta; purtroppo la vicenda si limita a questo documento, ma consola sapere
che anche la nostra Sermoneta abbia goduto di tale rilevante sussistenza
estranea.
1457= 6
Novembre=Antonio Tuzi Notaio pubblico di Sermoneta.
Procura di Onorato
Gaytani in persona di Antonio di Eugubino, e Onofrio de Macarij per comparire
avanti li Giudici compromissori per accomodare le differenze tra esso Onorato,
e li figli del quondam Nicola Rosa di Terracina sopra la Rocca di Cisterna.
Procura del Magnifico
Signore Gaetani nella persona del Signor Antonio eugubino, e di Ser Onofrio de
Machario. In Nome della Santa e Individua Trinità, Anno dalla Natività di
Nostro Signore Giesù Cristo 1457 Pontificato del Santissimo Signore Nostro
Callisto divina Provvidenza Papa III anno terzo giorno 6 Mese
Novembre,Costituito personalmente il Magnifico Signore Onorato Gaetani Signore
di Sermoneta asserendo, dichiarando non valere, e ne si possa dal presente lui personalmente conferire per i
molti negozi in Roma, e a lui sarebbe necessario essere presso la città per
proferire affinché la concordia sia compiuta con il figlio del fu Nicola Rosa
di Terracina, da e sulla rocca di Cisterna nella Provincia Marittima sita
presso il territorio di castro delle Coche, presso il territorio della Chiesa
rurale di San Lorenzo, presso il territorio della Torrecchia e presso altri
suoi confini…
Die 6 Novembris
Procura Magnifici
Dominus Gaytani in persona Dominus Antonii de eugubino, et Ser Onophriii de
Macharii. In Nomine sancte, et Individue Trinitatis, Anno a nativitate Dominus
Nostri Jesu Christi 1457 Pontificatus Santissimi Domini Nostri Calisti divina
Providentia Pape III anno tertio die 6 Mansis Novembris. Constitus personaliter
Magnificus Dominus Honoratus Gayetani Dominus Sermineti asserens, declarans non valere, nec posse de presenti
se personaliter conferre Romane per multa sua negozia, eique necessarius fore
ad Urbem proficisci ut Concordiam perficieret cum fili quondam Nobilis Viri
Nicolai Rosa de Terracina, de, et super Arce Cisterne in Provincia Marittime
situate juxta Territorium castelli veteris ipsius Dominus Honorati ab una
parte, juxta territorium Castri Concharum ab alia parte, juxta Territorium
Ecclesie ruralis Sancti Laurentii ab alia parte, juxta Territorium Torrecchie
ab alia parte, et Juxta alios suos fines…
Orare oportet
Un gesto certamente
cristiano quello della cessione di una Cappella in fruizione, che potrebbe apparire
come tale ed esclusivamente tale s e non vi fosse da considerare, e risulta
ovvio, dato che se non si può vivere di solo ossigeno, ovvero aria
nell’accezione comune dell’adagio, le Ave Maria certamente saturano lo spirito
ma non saziano l’intestino; quindi la fruizione ingiungeva anche un pagamento
come era previsto dalla consuetudine.
Concessione in
perpetuo di orare, et eius seppellendi fatta dalli Padri del Convento di San
Francesco di Sermoneta a favore della Famiglia Giorgi, e di Tutij della Cappella
intitolata della Madonna degl’Angeli esistente nella chiesa di detto Convento.
In Nome di Dio Amen.
Anno del Signore 1647. Indizione decima quinta Pontificato del Santissimo
Nostro Signore Innocenzo divina Provvidenza Papa decimo anno terzo, giorno quindicesimo
di Aprile. Il Signor Paolo Cifra di Sermoneta Sindaco e generale Procuratore
del Venerabile Convento, e dei Reverendi Padri del Santo Ordine di San
Francesco Convento degli osservanti nella detta Terra di Sermoneta, con la
presenza, il consenso e la volontà del Reverendo Padre Andrea di Velletri di
questo stesso Convento Guardiano, il quale
Signore Paolo per autorità di cui funge in questo luogo, dove sopra è
nominato, e dalla Santa Sede Apostolica, e dalle Costituzioni sopradette a lui
concessa per inerente decreto in Roma dai Superiori del sopradetto Ordine fatto
su infrascritta cessione da fare, da questo decreto in lettere dello stesso
Reverendo Padre Andrea alla maniera del Reverendo Padre Giuseppe Rivaldo della
Provincia Romana Ministro sia trasmesso la citazione con il tenore seguente per
quanto sia concesso per essere= Al Padre Fra Andrea da Velletri Guardiano
Minore Riformato= San Francesco=Sermoneta=Locus + Sigilli=Intus vero= Già è
fatto il decreto, e sottoscritto, e registrato nell’Archivio di concede l’uso
della Cappella alla Signoria Claudia et al Signor Francesco per quello, che
possono li nostri Patri resta che Venerabile Padre faccia fare la sua parte al
nostro Procuratore come Sindico Apostolico, che faccia far l’Istromento per notario
del semplice uso della Cappella per il mantenimento, e la sepoltura, che il
dominio è della Sede Apostolica, circa la dote non la possiamo ricevere come
perpetua, se non fosse pensiero dell’herede per il tempo, che gli toccasse
mantenerla senza nostra obbligazione. Se poi voglia far l’elemosina come si
costuma in queste concessioni, potrà farlo non rimanendo modo di locrare il
Convento. Roma 13 Ottobre 1646.
Concessio orationis
In Dei Nomine Amen.
Anno Domini 1647. Inditione decima quinta Pontificatus Santissimi Domini Nostro
Domini Innocecentii divina providentia Pape decimi, anno tertio, die vero
decimaquinta Aprilis. Dominus Paulo Cifra de Sermoneta Syndicus et generalis
Procurator Venerabiles Conventu, et Reverendi Patrii Ordinis Sancti Francisci
strictioris Conventu, observantie dicte Terre, cum presentia, consensu, et
voluntate Reverendus Pater Andree Veliterni eiusdem Conventu Guardiani, qui
Dominus paulus aucthoritate qua fungitur in hac parte, quo supra nomine, et a
Sancta Sede Apostolica, et Constitutionibus supradicti sibi concessa inerendo
etiam decreto in Urbe a Superioribus supradicti Ordinis facto super
infrascripta cessione faccenda, de quo decreto in litteris ipsi Reverendus
Pater Andrae ab admodum Revendus Pater Josepho Rivaldo Romane Provincie
Ministro trasmissis fit mentio tenoris sequentis videlicet foris= Al Padre Fra
Andrea da Velletri Guardiano Minore Riformato=San Francesco=Sermoneta=Locus +
Sigilli=Intus vero= Già è fatto il decreto, e sottoscritto, e registrato
nell’Archivio di concede l’uso della Cappella alla Signoria Claudia et al
Signor Francesco per quello, che possono li nostri Patri resta che Venerabile
Padre faccia fare la sua parte al nostro Procuratore come Sindico Apostolico,
che faccia far l’Istromento per notario del semplice uso della Cappella per il
mantenimento, e la sepoltura, che il dominio è della Sede Apostolica, circa la
dote non la possiamo ricevere come perpetua, se non fosse pensiero dell’herede
per il tempo, che gli toccasse mantenerla senza nostra obbligazione. Se poi
voglia far l’elemosina come si costuma in queste concessioni, potrà farlo non
rimanendo nodo di locrare il Convento. Roma 13 Ottobre 1646.
Commistione di
soggetti
La cappella Bucci di
San Michele Arcangelo la seconda sulla destra dall’altare maggiore, la cui pala
d’altare ritrae la Madonna del Rosario, restituita a Giovan Domenico Fiorentini
, che lascia qualche imbarazzo sulla scelta canonica dei Santi ritratti; in
effetti oltre il San Francesco emerge anche il San Girolamo che sorprende per
la presunta vicinanza alle confraternite di tale natura; ma la commistione di
soggetti così diversificati è agevolemnte comprensibile dalla titolazione della
cappella stessa di cui la Confraternita godette, ossia San Girolamo, che
possiamo ipotizzare fu probabilmente eretta intorno al 1525, e certamente fu la
stessa Confraternita a commissionare la pala al medesimo Fiorentini; inoltre le
decorazioni ancora in loco, sulla volta trattengono lo stilema prettamente
fiorentiniano, non credo autografo ma certamente da lui ideato, almeno nella
resa grafica. La Confraternita non sapiamo quando subentrò alla famiglia Bucci,
ma certamente credo che abbia apportato qualche modifica alla struttura, vista la grandezza della cappella
stessa, che probabilmente fu adibita ad oratorio; quindi i confratelli
certamente vollero mantenere memoria della precedente titolazione inserendo
anche la figura di San Girolamo.
Concessione della
cappellania di San Girolamo nella Collegiata di Sant’Angelo Juspatronato della
casa Bucci con 24 tumoli di terreno per legato Pio, lasciato dal quondam Cesare
Bucci col peso di due messe la settimana.
In Nome di Dio Amen,
Anno del Signore 1646 Indizione XIV giorno primo Agosto Pontificato del
Santissimo Padre, e Signore Nostro Innocenzo divina Provvidenza Papa X Anno
secondo. In mia personale costituiti gli illustri Signori Pietro, ed Alessandro
Bucci di Sermoneta eredi con beneficio della Legge, e Inventario del fu Cesare
Bucci loro padre, i quali asserendo che nell’ultimo Testamento del detto fu
Cesare, che decedette e lasciò tumuli ventiquattro di terra nel detto
Testamento pienamente espressero, e declamato per legato pio con l’onere di due
Messe per quando si voglia nella settimana da celebrare nella Nuova Cappella di
San Girolamo nella Chiesa di Sant’Angelo esistente secondo il giuspatronato
degli stessi Signori Bucci il detto legato un tempo concesso al Signor Antonio
Pizi, e il detto Antonio Pizi già alla moglie aveva concesso dove essere fatto
il luogo per la detta vacanza del legato; Questo detto legato con i suoi oneri,
e onori spontaneamente per primo cedettero, concessero all’Illustrissimo, e a
modo al Signor Francesco Bucci di questi Nipoti presenti con tutti ed ogni cosa
per nessun legge di avere ponendo e costituendo dando e infine costituirono
promettendo la presenza dell’Istrumento predetto con Legato di concessione
sempre ed in perpetuo avere, grato, e fermo, e in nulla contraffatto con qual
si voglia pretesto altrui dai quali per chiunque loro eredi nella forma della
Reverenda Camera Apostolica con clausule oltre che obbligano e rinunciano e
censurano, e così con il tetto giurarono su queste. Atto in Sermoneta in casa
mia solita abitazione di proprietà venerabile capitolo di Santa Maria in
Regione della stessa Chiesa presso i suoi presenti il Reverendo Signore Carlo
Franco, e il Signor Alessandro Tomarosi, e Francesco Martello di Sermoneta
Testimoni. Io Giovanni Felice Tabarro di Sermoneta diocesi di Terracina,
pubblico di Dio grazia Apostolica autorità Notaio dai predetti rogato presente
Istrumento scrissi, sottoscrissi e pubblicai, e ho redatto in pubblica forma.
Concessio
Cappellaniam
In Nomine Dei Amen.
Anno Domini 1646 Inditione XIV die vero primo Augusti Pontificatus
Sanctissimiin Tristo patris, et Dominus Nostri Domini Innocentii divina
providentia Pape X Anno secondo. In meis personaliter costituti Illustres
Domini Petrus, et Alexander de Bucci de Sermoneta heredes cum beneficio Legis,
et Inventarii quondam Cesare Bucci eorum patri, qui asserentes dicto quondam
Cesare in suo ultimo Testamento, in quo decessit reliquisse tumulos
vigintiquattuor terrarum in detto Testamento plene expressarunt, et
declamata pro legato pio cum onere
duarum Missarum qualibet hebdomata celebrando in Cappella Nova Sancti Hieronimi
in Ecclesia Sancti Angeli Sermonete existens de jure patronatus ipsorum Domini
de Bucci, dictumque legatum olim concessisse Domino Antonio Pitio, dictumque
Domino Antonio Pitius iam uxore duxisse,
ubi esse tactus locum vacazioni dicti legati; Hinc propterea dictus Legatus cum
eius oneribus, et honoribus sponte cesserunt, concesserunt Illustrissimi et
admodum Domino Francisco Bucci eorum Nipoti presentibus cum omnibus et omnia
nullo jure ad habendum ponentes constituentes dantes et donec constituerunt
promittenets presens Instrumentu predicti Legati concessionis sempre, et
perpetuo habere ratum, gratum, et firmum, et in nihilo contrafaceres quovis
pretextu alias de quibus pro quibusque sese heredes ac bona in forma Reverendae
Camerae Apostolicae cum clausulis citra obligaverunt renuntiaverunt
consenserunt et sic tectis juraverunt superquibus. Actum Sermonete in domo meis
solite habitationis de proprietate venerabile capituli Sante Marie in Regione
eiusdem Ecclesie iuxta suos presentibus Revendus Dominus Carolo Francho, et
Domini Alexandro Tomarosio, et Fracisco Martello de Sermoneta Testibus. Ego
Joannes Felix Tabarro de Sermoneta terracinensis Diocesis, publicus dei gratia
Apostolica autoritate Notarius de predictis rogatus presene Instrumentum
scripsi, satiscripsi pubblicavi, et in publica forma redegis.
Una fedele caetanea
Ippolita Bettini,
assai prossima alla famiglia Caetani, credo che non potesse optare per un’altra
chiesa se non quella prettamente commissionata dagli stessi Caetani nel 1521,
Santa Maria della Concezione, ovvero qui riportata sinotticamente come della
Concezione; che volle la cappella riportata nel testo documentario;
l’originaria decorazione non sappiamo quale soggetto ritraesse, le rarissime e
brevi visite pastorali inoltre non agevolano l’indiretta conoscenza decorativa,
ma il dato che supporta meglio un palese dato morale, nell’accezione latina del
lemma, ossia una determinazione di costume era l’affinità diretta con i Caetani
che agevolò certamente l’erezione di una cappella, quasi a rimarcare la
vicinanza della Bettini; della stessa non abbiamo altre informazioni, in
effetti nella documentazione non appare, ma la contraddizione fra il mutismo
degli archivi contraddice perfettamente l’abbienza di cui certamente, vista la
commissione, la Bettini godeva; ma ripeto le carte tacciono quantunque il
ricercato e voluto prestigio sia ben documentato.
Istituzione, o
erezione della Cappellania sotto il titolo dell’Assunta nella Chiesa della
Concezione di Sermoneta[oggi San Giuseppe] fatta da Ippolita Bettini con
l’obbligo di tre messe la Settimana .
In Nome di Dio Amen.
Per questo presente pubblico Istrumento
a tutti dove appaia evidente, e noto sia, che la Signora Ippolita Bettini
moglie Carpena familiare per molti anni dell’Illustre Signore Caetani nel suo
ultimo Testamento preparò l’istituto suo universale agli eredi, concesso
dall’Illustrissimo, ed Reverendissimo Signore Enrico di Santa Romana Chiesa
Cardinale Camerario, Illustrissimo, e Reverendissimo Signore Patriarca
Alessandrino, ed Eccellentissimo Signore Onorato di Sermoneta Duce Generale con
i Fratelli Caetani residenti a Roma con onere, come detto la Cappella sia
tenuta da erigere nella Chiesa della Concezione della Beata Maria della
predetta Terra di Sermoneta, e quella dotare a scelta con facoltà perpetua di
eleggere, e presentare in perpetuo il Cappellano, il quale serva negli uffici
divini, e per la salvezza dell’anima della stessa testatrice, qui in perpetuo
tre Messe per quanto sia permesso celebrare nella settimana, ed altre più ampie essere contenute in detto Testamento, e
volendo a detto Signore la volontà degli eredi, e gli ordini detti della detta
Signora Ippolita per debita esecuzione parlare, e da detto Signore onere
esimere, e come più facilmente, et più liberamente per quanto riportato al
Signore Vescovo Terracinense della detta Terra di Sermoneta Ordinario, e
Pastore della detta Cappella presso dette disposizioni essere eretta, e possa
essere istituita. Questo è ciò che nell’Anno dalla Natività sua Mille
Cinquecento Ottanta nove Indizione seconda di Dio giorno vero nove Mese Luglio
Pontificato Santissimo in Cristo Padre ed Signore Nostro Dio di Papa Sisto per
Divina Provvidenza Quinto. In mia presenza Notaio pubblico, testimoni
infrascritti a questo specialmente chiamati, e rogato, presenti e personali
costituiti personalmente Illustrissimi Signori Enrico Cardinale, Onorato Duce,
e Camillo Patriarca fratelli germani Caetani spontaneamente ed tutti certa, e
deliberata volontà in esecuzione, del detto Testamento da tutti in migliori, modo,
via, e legge, causa, e forma, con i quali maggiore, e meglio potessero, e
dovessero, e possano, e debbano(…)ora per(…)detta Cappella per detto
Riferimento al Signore Vescovo Terracinense in detta Chiesa di Santa Maria
della Concezione sita in detta Terra di Sermoneta sotto infrascritte facoltà, e
condizioni eretta, e legittimamente istituita, e non ancora, in altro modo, da
questo espresse ante protestati sono, e siano
per protestare alla stessa Cappella così da erigere per la stessa dote,
che sostanzi di quello stesso per il tempo esistente del Rettore, ovvero del
Cappellano, e altra di cui ora fosse posta, che sarà, l’interesse che potesse
in qualche modo essere concesso in futuro stipulando, e accettando, dessero,
applicassero, con puro titolo, liberamente, in perpetuo, e irrevocabile
applicazione, e donazione fra vivi per loro, e i suoi eredi, e successori
qualunque con dichiarazioni, e altro intanto dicendo dovessero dare, e
concedessero per un anno il censo di scudi 25 moneta di giuli dieci per qualsivoglia
scudo dal prossimo come dissero per il
Signore Antonio Carrida di questa stessa Terra di Sermoneta sopra i suoi beni
presso disposizioni della costituzione felicemente ricordata di Pio Papa V
intorno al modo di creare il censo dell’imponibile e lo stesso Illustrissimo
Signore donatori di scudi 400 monete di vendere per Istrumento sopra celebrato,
e stipulando nella città, ovvero in Terra di Sermoneta come concede e appare
per(…)e(…)chi(…) il detto censo così imposto, e a loro venduto fu, e ogni altro
migliore modo tanto che sia anche l’uso frutto, per la qual cosa cedendo per
questa, e ora a favore di questa Cappella, e di questo per il tempo esistente
Rettore, ovvero Cappellano ogni cosa, come singola, e ognuno, e singole azioni
reali, e personali, utili, e dirette, tacite, ed espresse, e altre dovunque in
nome a loro stessi nel qual modo concesso sia competenza, e competenti, e
imperituri, e sopra detto censo imposizioni, e venditori, e altri imponibili, e
vendita di quello in nel modo in cui è concesso loro si obbligarono, ed altri
comunque ad avere, tenendo, ed usando, e fruendo, e dando, e donando, e cedendo
e altre da detto censo annuo a sua diretta volontà, e disponendo, Parenti ed
anche ora per detta Cappella, ovvero Rettore nella legge Universale, luogo, e
privilegio degli stessi signori che dotano, nessuna legge, e nessuna cauzione
per loro stessi, ovvero dei loro eredi, e ai successori imponibile di
costituire e riservata la Cappella, e per il tempo esistente del Rettore,
ovvero Cappellano Procuratore irrevocabile e con Giuramento, come prestito
detto, come verso la cosa propria dalla detta legislazione, e azioni come sopra
cada, usando, e fruendo, ed ricercando nel giudizio, ed anche contro qualunque
persona, Comunità, Collegio, e Universita, e loro liberamente facciano, e
disponendo per chi vogliano intorno a simili cose, e disporre possa. Questa
concessione certamente, donazione, e dotazione fecero, e fare, per questa
Cappella debba in ogni seguente mese computandoli dal giorno dell’imposizione,
e dalla vendita sopra detto Censo del predetto Signor Vescovo, ovvero di lui il
Generale Vicario spirituale, per quanto infatti la legge, e la facoltà verso
questo abbia, nella detta Chiesa della Beata Maria della Concezione sotto
l’invocazione di Maria Assunta essere eretta, e istituita per uno di quei
Rettori, il quale qui in perpetuo tre messe singole nella settimana per la
salvezza dell’Anima sopradetta della fu Ippolita celebrare, e per i vivi, e
defunti le preghiere all’Altissimo siano profuse. Inoltre che il Giuspatronato,
e di presentare il Cappellano ovvero Rettore alla detta Cappella tanto dalla
prima stessa erezione, che per il luogo, ovvero designazione, permutazione,
ovvero qualunque altra dismissione per il tempo di ottenere quella, ovvero
altre nel cui modo lecito vacanza allo stesso Illustrissimo Signore e Fratelli
che ancora vivano, e di poi, per il tempo esistente del Duce di Sermoneta in
perpetuo, e concesso sia, e per il detto Reverendissimo Signore Vescovo in
detta erezione, ed istituzione, e declarato detto Giuspatronato, e di
presentare dei laici tanto, e nobili, e da meri laici, e non mista sia la
fondazione, e dotazione a cui competa, di avere la natura, dichiarando e
volendo, che se detta Cappella altro fosse, come è promesso, ed ora sia eretta,
e in questo caso sia nel presente dotata, e la donazione sia lo stesso
ordinamento, e lo stesso fatto essere censito, con nulla di invalido, e niente
sia operato e se fatta non fosse, poiché così, anche non altre, ne altro modo
dotare, applicare, e donare volessero, e dichiarassero, e anche più ampiamente
di ora per detto un tempo(…) quando per detta Cappella con predetto eretta, ed
istituita sarà, ne se diuturna la vacanza di quel Cappellano qualcosa di altro
in spirituale, e temporale detrimento debba patire, da attestazione,
conoscenza, vita e costumi del Reverendo Signore Orazio Organtini Presbitero
della Diocesi Terracinense. Canonici della Chiesa(…) essendo il Reverendo
Signore Orazio assente, tanto quanto possa alla detta Cappella così erigendo, e
dotata del Rettore, ovvero Cappellano, e nominano, lo stesso così eletto, e
nominato il sopradetto Reverendissimo Vescovo Terracinense in ogni migliore
modo, secondo legge, causa, e forma con cui maggiore, e migliore secondo legge
possa essere, istituendo, presentarono, ed essere presentato mandarono, e
rogando per il detto Reverendissimo Signore Vescovo come allo stesso Signore Orazio alla predetta
cappella, ovvero Cappellania da erigere, da governare, e a quello servendo che
sia abile, quanto idoneo quella a lui infine di questa elezione, e
presentazione sia conferita, e provvista, e quelli sempre salva promisero la
dotazione, applicazione, concessione, e donazione, in ogni tempo avere, valida
e ferma e quelle non richiedere, ne far revocare, ne contro quella chiunque
fare, dire, opporre, ovvero venire direttamente, ovvero indirettamente sotto
qualsiasi pretesto, o questione, e qualsiasi cosa sia, ed essere, e essere cosa
buona, valida, e bene, e legittimante fatta, e quanto tali sempre, ed in
perpetuo mantenere, e difendere, ed alcuna cosa fatto essere, ne nessuno mai in
alcun tempo fatto apparirà nel pregiudizio a detta Cappella, e per il tempo in
cui esiste il Rettore, ovvero il presente contratto, e il contenuto in esso,
altri in qualunque caso vogliano tenere le detta Cappella, e di questa il
Rettore, mentre è la promessa di tutti, e dei singoli la manutenzione, e la
custodia e l’osservazione, anche in verità verso ogni danno, le spese, e
interesse per detta Cappella, e per il tempo del Rettore, ovvero Cappellano in
occasione di subire le cose premesse, di sostituire, ed incorrendo, per
qualsiasi danno, con l’interesse, e credere volessero, e della semplice parola
con il giuramento al danno subito, e da questo onere e di altri al fare prove.
A favore dei quali, per tutte le premesse, così come sopra fermamente
inviolabilmente da osservare loro stessi, di questi eredi, e successori
qualunque siano, e contro ogni, e singoli mobili, e immobili, e in futuro anche
dove esistente sia nella forma della Camera Apostolica con le clausole sue per
qualunque costituzione rispettiva siano obbligati, e ipotechino, e per maggiori
cose delle predette mediante giuramento, come fra il prestito rinunciano a
qualunque appello, reclamo, e ricorso, per questi ovvero altri contro predetti,
o di questi no mai in nessun tempo sotto qual si voglia pretesto, ovvero causa
sotto qualunque pretesto, Giudice, Tribunale, ovvero Magistrato possa operare,
e rispettivamente interponendo, e così l’appello, ed il ricorso nella sua
maniera, l’effetto, e l’esecuzione anche presente. Nello strumento, e contenuti
in questo essere sospesi, essere impediti, ovvero in qualche modo ritardare non
possa, ma debitamente l’esecuzione debba, e così toccando per dita
Illustrissimo Signore Enrico Cardinale, e Camillo Patrarca il petto secondo il
costume dei Prelati, e per Illustrissimo Signore Onorato Caetani Duce con le
mani sulle Sacre Scritture nelle mani di me notaio sui Santi Evangeli
giurarono, sui quali ognuno, e singoli messe prima da richiesta furono poste, e
da me Notato Pubblico infrascritto uno, ovvero più cose pubbliche, o pubbliche
divengano, e feci Istrumento, ovvero Istrumenti. Atto in Roma in Palazzo di
questi, Urbanus dilecto filio.
Institutio
Cappellaniae
In Nomine Domini Amen.
Per hoc presente publicus Instrumentum cunctis ubique pateat evidenter, ac
notum sit, quod cum alias Domina Hippolita Bettina mulier Carpena familiaris
permultos annos Illustriorum Domini de Caetani suum ultimum Testamentum
condiderit institutis eius universalibus heredibus, scilicet Illustrissimus, et
Reverendissimo Dominus Henrico Sancte Romane Ecclesie Cardinali Camerario,
Illustrissimo, ac Reverendissimo Dominus Camillo Patriarcha Alexandrino, et
Excellentissimo Dominus Honorato Sermonete Duce Generalis Fratribus de Caetani
domicellis Romani cum honere, ut dicti heredes tenerentur erigere Cappellam in
Ecclesia Conceptionis Betae Marie predicte Terre Sermonete, illamque arbitrio
dotare cum facultate perpetua eligendi, et presentandi perpetuum Cappellanum,
qui illi in divinis deserviat, et pro refrigerio Anime ipsius Testatricis, ibi
perpetuo tres Missas qualibet hebdomata celebret, et alias prout latius
contineri dicitur in dicto Testamento capientes modo, et volentes dicti Domini
heredes voluntatem, et ordinationem dicte quondam Domina Hippolite debite
executioni demandare, seque a dicto onere esimere, et ut facilius, et liberius
per Referendum Dominum Episcopum Terracinensis dicte Terre Sermonete
Ordinarium, et Pastorem dictam Cappellam juxta dicte disposizione erigi, et
institui possit. Hinc est quod Anno a Nativitate eiusdem Millesimo
quinquagesimo Octagesimo nono Inditione seconda dei vero decima nona Mensis
Julii Pontificatus autem Santissimi in Christo Patris et Domine Nostri Dei
Sixti divina providentia Pape Quinti anno quinto. In mei Notari publici,
testiumque infrascriptorum ad hec specialiter vocatorum, et rogatorum
persentia, presentes et personaliter costituti Illustrissimi Domini Henricus
Cardinalis, Honoratus Dux, et Camillus Patriarcha germani Fratres de Caetanis
sponte et omni certa, deliberata voluntate in executione, dicti Testamenti e
omnibus melioribus, modo, via, jure, causa, et forma, quibus magis, et melius
potuerunt, et debuerunt, ac possunt, et debent(…)nunc pro(…) dicta Cappella per
dictum Referendum Dominum Episcopum Terracinensis in dicta Ecclesia Beate Marie
Conceptionis sita in dicta Terre Sermonete sub infrascriptis facultatibus, et
conditionibus erigatur, et legittime instituatur, et non la iter alias, nec
alio modo, de quo espresse protestati sunt, et protestantur eidem Cappelle sic
erigende, et instituende pro eius dote, et pro substentatione illius pro
tempore existentis Rectoris, sive Cappellani, me Notario uti publica, et
autentica prsona pro dicta Cappella, ac omnibus aliia quorum nunc interest,
intererit, aut interesse poterit quomodo libet in futurum stipulante, et
acceptante, dederant, applicaverunt, et donaverunt, ac titulo pure, libere,
perpetue, et irrevocabilis applicationis, et donationis inter vivos per se, suosque
heredes, et successores quoscumque cum declarationibus, et aliter infra
dicendis dederunt, et concesserunt unum annum censum scutorum 25 monete de
julii dece pro quolibet scuto de proximo ut dixerunt per Dominum Antonium
Carridam de eadem Terra Sermonete super eius bonis juxta dispositiones
constitutionis feliciter recordantia Pii Pape V de modo creandi census edite
imponens, et cerandus et ipsis Illustrissimi Dominiii donantibus pretio
scutorum 400 monete vendendum per Instrumentum de super celebrans, et stipulans
in Civitate, seu Terra Sermonete videlicet per(…)et(…)qui(…)dictus census sic
impositus, et sibi venditus fuerit, et omni alio meliori modo tam quoad usum
fructum, qua quoad proprietate cedentes propter ea, et nunc pro tunc dictam
Cappellam, et eius pro tempore existens Rectores, sive Cappellano omnia, et
singola jura, omnesque, et singulas actiones reales, et personales, utiles, ac
directas, tacitas, et expressas, ac alias quocumque nomine nuncupatas sibi
ipsis quomodolibet competentia, et competentes, et imperitura de, et super
dicto censu impositores, et venditores, et alios ad impositores, et venditionem
illius quomodolibet se obligatores, et alios quoscumque ad hebentem, tenendus,
usendus, fruendus, dandus, donandus, cedendus, concedendus ac alias de dicto de
dicto annuo censo ad sue libitum voluntatis facies, et disponens, Parentes
etiam nunc pro tunc dictam Cappellam, sive Rectores in universum Jus, locus, et
privilegium ipsorum dominorum dotantium, nullo jure, nullaque catione sibi ipsis,
vel eorum heredibus, et successoribus imposterum reservatis constituendes
tandem Cappellam, et pro tempore esistente Rectore, sive Cappellanum
Procuratores irrevocabiles et cum juramento, ut infra prestito, ut in rem
propriam a dictis juribus, et actionibus ut supra cessis, utendum, fruendum, et
expetiendum in judiciis, et etiam contra quascumque Personas, Communitates,
Collegia, et Universitates, et illis libere facies, et disponens pro quilibet de rebus similibus facere, et
disponete potest. Hanc autem concessione, donatione, et datatione fecerunt, et
facere dixerunt etiam, causis prenarratis, et cum infrascriptis
declarationibus, et reservationibus videlicet, quod dicta Cappella debeat in
omnino infratres menses computandos a
die impositionis, et venditionis supra dictus Census pre dictum Dominum
Episcopum, sive eius spiritualibus Generales Vicarius, quatenus tamen ius, et
facultate ad id habent, in dicta Ecclesia Betae Mariae Conceptionis sub
invocatione Beatae Marie Assumpte erigi, et institui pro uno illius Rectore,
qui ibi in perpetuam tres Missas singulis hebdonadis in refrigerium Anime
supradicta quondam Hipolite celebrare, et pro vivis, et defunctis preces
Altissimo fundere teneatur. Item quod jus Patronatus, et presentandi
Cappellanum sive Rectore ad dictam Cappellam tam a prima ipsias eretione, quod
per obitu, vel resignatione, permutatione, vel quamcumque aliam dimissione pro
tempore illam obtinentes, vel alias quomodolibet vecatione ipsis Illustrissimi
Domini Fratribus quoad vixerint, et deinde pro tempore esistenti Duci Sermonete
in perpetuum reservatum, et concessum sit, et per dictum Reverendissimum
Dominum Episcopum in dicta eretione, et istitutione decernatur, et declaretur
dictus Jus Patronatus, et presentandi Laicorum tantum, et nobilium, et ex meris
Laicalibus, et non mixta fundatione, et dotatione competere, naturam habere, ac
vim, et robur optinere, declarantes, et volentes, quod si dicta Cappella aliter
quas, ut promissum est, erigeretur tunc, et eo casu presens dotatio, et donatio
sit ipso jure, et ipso facto ac esse censeatur nulla, et invalida, nihilique
operetur perinde ac si facta non fuisset, quia sic, et non alias, nec alio modo
dotare, applicare, et donare voluerunt, et declararunt, amplius etiam nunc per
dictum quondam(…)quando dicta Cappella ut preferetur erecta, et instituta erit,
ne ob diuturnas illius vacatione aliquod in spiritualibus, et temporalibus
detrimentum patiat, confissi de prabatione, scientia, vita, et moribus
Reverendus Dominus Horatii Organtini Presbiteri Terracinensis diocesis Canonici
Ecclesiae(…)eundem Revendus Dominus Horatius hinc absente, tamquam possente ad
dictam Cappellam sic erigents, et dotatam in Rectorem, sive Cappellanum
erigerunt, et nominarunt, ipsumque sic electus, et nominatum suporadicto Reverendissimo
Episcopo Terracinensnis omni meliori modo, jure, causa, et forma quibus magis,
et meliori de jure fieri potuti, et debuit, instituens, presentarunt, et
presentari mandarunt, rogantes propterea dictum Reverendissimus Dominus
Episcopus ut eondem Domino Horatio ad predicta Cappelam, seu Cappellaniam
regenda, gubernandam, et illi inserviens habilem, et idoneus repertus
instituat, illamque ei ad tandem eorum electione, et presentatione conferat, et
providet, et illis semper salvis promiserunt dotatione, applicatione,
concessione, et donatione prefatas semper, et omni tempore habere ratas,
gratas, validas, et firmas illasque non
revocare, nec revocari facere, nec contra illas quicunque facere, dicere,
opponete, vel venire directe, vel indirecte sub quovis pretextu, aut quesito
colore, aliasque fuisse, et esse, ac sempre foras bonas, validas, ac bene, et
legittime factas, et tanquam tales semper, et perpetuo mantenere, et difendere,
sibique ferisse, quidquam facturos esse, ne ullo unquam tempore facto apparebit
in preiudicium dicte Cappelle, et eius pro tempore existens Rectores, vel
presentis contractus, vel contentorum in eo, alis in quocumque casu teneri
voluerunt erga dictas Cappellas, et eius Rectores quoscumque ne dum promisiorum
omnium, et singulorum manutenzione, et defentione, et observatione, verum etiam
ad omnia damna, expensas, et interesse per dictos per Cappellam, et eius pro
tempore Rectores, sive Cappellanum occasione premissiorum petienda, sustinenda,
et incurrenda, quibus quidam damni, expensis, et interesse stare, et credere
voluerunt soli, et semplici verbo cum juramento damnum passi, absque honere
alterius desuper facendo probationis. Pro quibus, omnibus et singulis
premissis, ita ut supra firmiter, et inviolabiliter observandis se ipsos,
heorumque heredes, et successores quoscumque, ac contra omnia, et singola
mobilia, et immobilia, sequemoventia preferita, et futura ubique existentia in
forma Camere Apostolice cum clausulis suis preterquamcumque constitutione
respective obligarunt, et hypothecarunt, et pro majori prefatorum robore
mediante juramento ut infra prestito renunciarunt cuicumque appellationi,
raclamationi, et recursu per eos vel alique contra predicta, vel eorum aliqua
ullo umquam tempore sub quovis pretextu, vel causa coram quocumque Judice,
Tribunali, vel Magistratu forsam haberi, et respective interponens, itaque
appellatione, et recursu huismodi non obstans vis, effectus, et executio
presentis. In strumenti, et contentorum in eo sospendi, impediri, aut quoquo
modo retardari non possit, sed debite executioni demandari debeat, et ita
tactis per dictos Illustrissimos Dominum Henricum Cardinales, et Cammillus
Patriarchas pectoribus more Prelatorum, et per Illustrissimum Dominum Honoratum
Ducem scripturis sacrosantis in manibus mei Notari ad sancta dei evangelia
juraverunt, super quibus omnibus, et singulis premissis petitus fuit a me
Notario publico infrascripto unum, vel plura publicum, seu publica fieri, et
confici Instrumentum, vel Instrumenta. Actum Rome in Palatio eorum solite residentie presentibus ibidem
Magnificis Dominus Riccio Garavino de Brisighello juris utriusque doctore, et
Antinio Ambrosi Clarico Urbinatem diocesis et Virgilio Bruni de Cingolo
utriusque Juris Doctore Testibus ad predicta omnia, et singola habitus, vocatis
specialiter atque rogatis, qui eorum propris manibus sese una cum prefatis
Illustrissimis Dominus Donantibus, de donatoribus modo infrascripte. Ego Henricus Cardinalis
Camerarius dono, et affermo ut supra. Ego Camillus Patriarcha Alexandrinus dono,
et et affermo ut manu propria. Ego Riccius Gararinus interfui pro teste ut
teste ut supra, et rogans subscripsi. Ego Virgilius Bruno de Cingulo interfuis
pro teste ut supra. Ego Antinus Ambrosius adfui pro teste ut supra illiusque
pro tempore esistente Rectore, sive Cappellano, et eventum approbo Franciscus
Belgius. Ego Franciscus Belgius Curie Causarum Camere Apostolice Notarius de
promisis rogatus presens Instrumenta subscripsi, et publicari requisitus.
Una muraglia
sconosciuta
La strada menzionata
nel documento, certamente oggi assai agevolmente percorribile rispetto ai tempi
trascorsi e parimenti utile allo svolgimento del traffico, è una modica ma
rilevante deviazione dalla Via Appia, egualmente importante, anche perché
precedente alla precitata, quantunque assai meno nota; siamo certamente usi
trascorrere nell’accezione fisica e motoria del lemma, strade di cui non
conosciamo quasi nulla, le fonti sono assai limitate sull’assetto stradario del
basso Lazio, ma la rilevanza di questa deviazione acquisisce rilevanza riguardo
alla fruizione per la sua facile transumanza quando, in passato, l’Appia era
impraticabile; il sintomo manifesto di questa indispensabile praticità stradale
è data proprio dal documento stesso, che ingiunge il ripristino di una muraglia
che salvaguardi la strada stessa, da cui la rilevante presenza della medesima
strada che resta un dato di notevole interesse pratico, per cui operare al
ripristino era un motivo certamente fondante.
Io sottoscritto per
la pura verità ricercato faccio veridica fede mediante il mio giuramento come
avendo io esercitata la Carica di Capo Priore di questa Città Ducale di
Sermoneta mia Patria per sino a tutto li 14 del corrente Agosto, ed in questo
frattempo essendo da Sua Eccellenza il Signor Principe Don Emilio Altieri, e
dal Architetto del Tribunale delle Strade
di Roma stato ordinato da questa comunità dovesse far fabbricare un muro
per difesa della Strada Romana nel luogo ove il torrente, denominato il
Fossato, aveva rotto l’argine, e danneggiata la medesima fu pertanto fatta
passare per Consiglio una tale resolutione, e dal medesimo approvata, e per
metter mano all’opera con maggior sollecitudine, fu fatto notificare alli
muratori, che qui erano, che chi volesse attendere al tal lavoro avesse data la
sua offerta in scritto, e sarebbe stato deliberato al migliore, e minore
offerente, e difatto avute nel stabilito termine cinque offerte sigillate,
queste in presenza di me Capo Priore, e degl’altri Priori, che compongono il
Magistrato, come anco del Governatore, dal Segretario della detta Comunità
aperte, in presenza altresì di tutti gl’offerenti, e ritrovata esser la
migliore, e minore quella di Mastro Giuseppe Varesini fu al medesimo rilasciato
il lavoro, e portatovi poscia di persona sul luogo gli segnai le lunghezza,
l’altezza, e sito dove dovea fabbricarsi detto muro, il quale ad altro non
dovea servire se non se l’acqua non corrodesse l’Argine, che dovea farsi dietro
detto muro, e detto Argine dovea venir fatto nell’atto, che si sarebbe ripulito
il letto di detto Torrente, giacché la materia, che sarebbesi levata nel fondo
del medesimo dovea servire per arginare, gli fu fatta mettere in opera l’arena
del medesimo Torrente, perché si è veduto coll’esperienza particolarmente nel
lavoro ultimamente fatto del nuovo Ponte sopra lo stesso Torrente che detta
arena per essere frigida, è ottima in particolare nell’estate, che mantiene
fresco il lavoro, e non si brugia, come con la pozzolana ordinaria, anzi di più
depongo, che doppo terminato il muro che fula sera dei sette del corrente
Agosto per maggior cautela, dalla parte più esposta al sole lo feci coprire di
terra, che veniva ad essere quella parte appunto, che doveva essere arginata,
anzi nel mentre si lavorava mi sono portato più volte di persona a vedere il
lavoro fusse ben fatto, ed il dì 10 del corrente Agosto mi portai a
riconoscerlo e farlo misurare, fu misurato, ed in sequela di ciò gli fu fatto
spedire l’ordine per il pagamento diretto a questo publico Depositario della
Communità sottoscritto si da me come Capo, che dalli altri Priori e Segretario,
essendo poi terminato il mio Officio, ed entrato il di 15 corrente Agosto il
Magistrato nuovamente eletto, era incombenza di questo seguitare il lavoro, e
far fare l’Argine dietro al detto nuovo muro assodato, che fusse, ma il dì 17
detto sul doppo pranzo per un caso fortuito, e inopinato d’una Pioggia che
niuno qui si ricorda la simile, portò il detto Torrente, una piena così
sterminata, che non si è mai veduta ai tempi, con portare alberi intieri, e
persino una vaccina, talmente che il muro di fresco lavorato, benché fusse
senz’Argine, doppo di aver resistito, non solo fintanto, che l’acqua lo saperò,
ma altresì all’urto continuo delli detti Alberi, dovette finalmente cedere, e
ne restò una porzione rovesciata. Mi portai giorni dopo di persona nella faccia del luogo per vedere,
ed esaminare oculatamente la rottura, e riconobbi ad evidenza per quella poca
perizia, che ho delle matematiche, che tal rovesciamento era seguito per il
gonfiamento dell’acqua, perché la luce del Ponte della Strada Romana non è
sufficiente ad ingoiare un tal Torrente, talmente che se il muro era arginato
averebbe dovuto soccombere il medesimo si per la violenza dell’acqua come per
la percossa degli Alberi, che portava di fronte al Ponte il quale non avendo,
che 20 palmi di larghezza, e 6 di raggio, o altezza non era sufficiente a
ricevere una piena di 7 palmi di altezza, vale a dire più della luce, e 65 di
larghezza, che tale era nella Porta della Clausura dei Padri Cappuccini, dove ha
lasciato il segno visibile alla medesima poco lontana da detto Ponte. Li Periti
dell’arte danno tre mesi di tempo acciò un muro sia assodato, e molto più
ancora a quelli lavorati con arena frigida come questo, ciò non ostante è
incontrovertibile, che il muro, abbenché fresco, avrebbe resistito se fusse
stato arginato, come ànno resistito due pezzi restanti in piedi, uno de quali
di 93 palmi di lunghezza all’imboccatura del Ponte, ove l’acqua faceva il
maggior sforzo, perché vi era dietro l’Argine vecchio ben grosso, e ben
assodato, e l’altro pezzo in faccia a detta Porta de Padri Cappuccini parimenti
appoggiato all’Argine vecchio, ciò fa vedere, che detto muro era stato lavorato
con buona materia, e ad uso di arte, come chicchessia puole occasionalmente riconoscere
dalli sudetti pezzi restati, e questo è quanto posso attestare per la verità, e
in fatto proprio in causa di scienza in fede Sermoneta questo di 31 Agosto
1773. Giacomo Razza mano propria.
Per fidem erigenda
est
La chiesa, oggi un
modico rudere, che ancora suggerisce le originarie dimensioni fu una seconda
chiesa caetanea, voluta dalla famiglia e ideata a livello progettuale e già
restituita, per i caratteri stilistici , a Francesco da Volterra; in effetti
della stessa chiesa sappiamo ben poco; oltre qualche succinto riferimento la
letteratura critica tace su interventi cosi rilevanti, per un paese come
Sermoneta, che possono certamente arricchire il catalogo di un architetto;
forse Onorato IV Caetani, duca di Sermoneta durante gli anni Novanta del XVI
secolo, decise che quella chiesa sarebbe stata destinanta ad accoglierlo dopo
la dipartita; inoltre una chiesa di tali proporzioni era anche un adempimento
non certo fideistico, come ancora si tende ad affermare, ma l’attestazione
diretta della famiglia committente che, in tendenza con la Riforma cattolica,
volle rimarcare la sua adesione spirituale e dottrinale al rigore morale del
feudo sermonetano, celebrando e consacrando il ruolo fondante della religione;
soprattutto a seguito dell’esperienza sistina dei Caetani, nella persona di
Enrico Caetani, creato Cardinale da papa Sisto V Peretti, che elevò al ruolo di
ducato Sermoneta; quindi una solida nota di prestigio che certamente indusse
alla erezione di una chiesa maestosa quanto amplia; quindi un complesso
sinergico di fattori che accentuò radicalmente l’onore familiare a cui si
dovette provvedere anche con strutture architettoniche aderenti al medesimo
ruolo ducale svolto dalla stessa famiglia, e soprattutto che celebrassero la
sepoltura dell’esponente di rilievo che in quel momento storico aveva svolto un
ruolo notevole, quantunque poco ricordato nella celebre battaglia di Lepanto
del 1571.
29 ottobre
1600.Consacrazione della Chiesa intitolandola la Madonna della Vittoria delli
Cappuccini di Sermoneta, fatta da Monsignor Camillo Caetani Patriarca
d’Alessandria in vigore delle facoltà dategli da Fabrizio Vescovo di Terracina
In Nome di Dio Amen.
Anno Milleseicento Indizione tredicesima Pontificato Santissimo in Cristo
Padre, et Signore Nostro Clemente per divina provvidenza Papa ottavo, anno del
suo pontificato nono, giorno ventinove Ottobre in mia notaio pubblico
infrascritto e testimoni infrascritti personalmente costituiti l’Illustrissimo,
e Reverendissimo Signore Camillo Caetani per grazia di Dio, e l’Apostolica Sede
Patriarca Alessandrino esistente nella Chiesa della Beata Maria Vergine della
Vittoria di Sermoneta per pontificali vesti investito, per primo vista per lui
stesso le lettere patenti a lui concesse, e trasmesse per il Reverendissimo in
Cristo Padre e Signore Fabrizio Vescovo di Terracina per grazia di Dio e della
Sede Apostolica per consacrare questa Chiesa di cui qualche lettera segue il
tenore come in seguito appare da dietro, Illustrissimo e Reverendissimo Signore
mio osservandissimo Monsignor Patriarca di Alessandria, Roma:Loco Sigilli mio
osservandissimo=Ho sempre desiderato efficacemente di essere fatto degno di
qualche comandamento di Vostra Signoria Illustrissima, ma nel ricercarmi, che
ella mi ha fatto della licenza di poter
consacrare la Chiesa delli Cappuccini di Sermoneta, io non riconosco altro, che
mia propria grazia troppo singolare, però non solo resto contento che Vostra
Signoria Illustrissima possa fare la sudetta attiene, ma anco riceverò per moltiplicati favori, quante altre
funzioni episcopali ella si degnarà di esercitare in tutta cotesta mia Diocese,
non parendomi di poter mai sperare, che altro Prelato dell’insigne qualità, et
della singolar bontà di Vostra Signoria Illustrissima sia per umiliarsi a
favorir me tanto, ne che meno fosse per consolare particolarmente l’Anime di
Sermoneta, nel modo, che io mi assicuro, che restaurando soddisfatte delle pie,
et sante attieni di Lei per la sincera devozione che osò, che portano
universalmente. Restami solo di supplicarla, che ante grazie soggionga spesso
qualche suo comandamento, che io li viverò sempre devotissimo servitore, et per
fine di questa le faccio umilissima riverenza, e li prego da Dio ogni
prosperità. Di Spoleti XIX di Ottobre
1600 =Di Vostra Signoria Illustrissima, e Reverendissima= Humilissimo, e
devotissimo servitore Fabritio Vescovo di Terracina. Con le quali viste e lette
da me apertamente all’ infrascritti testimoni, e alla piena udienza degli altri
qui proprio presenti, con l’autorità e la facoltà, e la licenza del predetto
Reverendissimo Signore Vescovo a me è concesso
il potere delle dette lettere, con ogni diritto, modo, e causa, quanto
forma , con cui anche può affinché meglio possa fare, e sia, e essere possa, e
agli intervenuti tutti chiunque con
solennità tanto il diritto, quanto i fatti, e la sostanza quanto simili ed
opportuni dal diritto e per consuetudine con aspersione di acqua benedetta, e
la Sacra unzione consacrata la detta Chiesa di Santa Maria della Vittoria, e
l’Altare Maggiore in questa esistente consacrando, dedicando, sia quella che
quello consacrò, e dedicò, sempre nella debita solennità, e riti secondo il
Rito e la consuetudine, e la forma,
della Santa Romana Chiesa. Sui quali ad ognuno richiesto fu da me pubblico
Notaio infrascritto, uno ovvero più cose, e preparai lo strumento ovvero gli
strumenti presenti, ascoltati e interletti dal Reverendo Signore Giacomo Fascio
Abbate di Sant’Angelo, dal Reverendo Signore Gaspare Franco Arcipresbitero, ed
il Reverendo Signore Stefano Giusti, il Reverendo Signore Marco Balordo, e il
Reverendo Signore Vincenzo Antichi Canonico della Collegiata della Chiesa di
Santa Maria di Sermoneta, testimoni per le predette cose citati, e rogati.
Andrea Impernicciati Notaio rogò.
Consacratio Ecclesiae
Sanctae Mariae Victoris
In Nomine Domini
Amen. Anno eiusdem Millesimo Sexecentesimo, Indictione decima tertia,
Pontificatus Santissimi in Cristo Patris, et Dominus Nostri Clementis divina
providentia Pape octavi, anno eius nono, die vero vigesima nona OctobrisIn mei
notari publici infrascripti, testiumque infrascriptorum personaliter constitus
Illustrissimus, et Reverendissimus Dominus Camillus Caetanum Dei, et Apostolice
Sedis gratia Patriarcha Alexandrinus existens in Ecclesia Beate Mariae Virginia
Victorie Sermonete pontificalibus, vestibusque inditus, visis prius per eum
litteris, patentibusque sibi concessis, et transmissis per Reverendissimum in
Cristo Patrem et Dominum Fabritium Dei, et Apostolice Sedis Episcoporum
Terracinensem pro ipsa Ecclesia consacrando, quorum quidam litterarum tenor
sequitur ut infra videlicet=a tergo Illustrissimo, et Reverendissimo Signore
mio osservandissimo Monsignor Patriarca di Alessandria, Roma:Loco Sigilli=intus
vero Illustrissimo, e Reverendissimo Signore mio osservandissimo=Ho sempre
desiderato efficacemente di essere fatto degno di qualche comandamento di
Vostra Signoria Illustrissima, ma nel ricercarmi, che ella mi ha fatto della
licenza di poter consacrare la Chiesa
delli Cappuccini di Sermoneta, io non riconosco altro, che mia propria grazia
troppo singolare, però non solo resto contento che Vostra Signoria
Illustrissima possa fare la sudetta attiene, ma anco riceverò per moltiplicati favori, quante altre
funzioni episcopali ella si degnarà di esercitare in tutta cotesta mia Diocese,
non parendomi di poter mai sperare, che altro Prelato dell’insigne qualità, et
della singolar bontà di Vostra Signoria Illustrissima sia per umiliarsi a
favorir me tanto, ne che meno fosse per consolare particolarmente l’Anime di
Sermoneta, nel modo, che io mi assicuro, che restaurando soddisfatte delle pie,
et sante attieni di Lei per la sincera devozione che io sò, che portano
universalmente. Restami solo di supplicarla, che a tante grazie soggionga
spesso qualche suo comandamento, che io li viverò sempre devotissimo servitore,
et per fine di questa le faccio umilissima riverenza, e li prego da Dio ogni
prosperità. Di Spoleti XIX di Ottobre
1600 =Di Vostra Signoria Illustrissima, e Reverendissima= Humilissimo, e
devotissimo servitore Fabritio Vescovo di Terracina. Quibus visis, et lectis
per me coram infrascriptis testibus, et ad plenam audientiam aliorum ibidem
stantium, auctoritate, et faculatte, ac licentia predicti Reverendissimi Domini
Episcopi sibi concessis vigore dictarum litterarum, omnibusque jure, via, modo,
causa, et forma, quibus et potest ut malius possit, et potest, et fieri, et
esse possit, intervenientibusque, quibuscumque solemnitatibus tam juris, quam
facti, etiam substantialibus, et similibusuqe opportuni de jure, et consuetudine
cum asperzione acque benedicte, et Sacre untionis impressione dictam Ecclesiam
Sancte Marie Victorie, et Altare Major in ea existens consacrandam, dedicandam,
ac consacrandum, et dedicandum duxit, et illam, et illum consecravit, et
dedicavit, servatis in his debitis solemnitatibusque, et ritibus iuxta Ritum et
consuetudinem, ac formam Sancte Matris Ecclesie. Super quibus omnibus petitum
fuit a me Notario publico infrascripto unum vel plura, publicum seu publico
fieri, et confici instrumentum seu instrumenta presentibus, audientibus, et
intelligentibus Reverendus Dominus Jacobo Fasci Abbate Sancti Angeli,
Reverendus Dominus Gaspare Franco Archipresbitero, et Reverendus Dominus
Stephano Justi, Reverendus Dominus Marco Balurdo, et Reverndus Dominus
Vincentio Antichi Canonicis Collegiate Ecclesie Sancte Marie de Sermoneta
testibus ad predicta vocatis, atque rogatis. Andreas Impernicatis Notarius
rogavit.
Fronti polemici
Con gran sorpresa,
confesso, lessi, durante la ricerca, questa nota cronachistica, poiché non
riuscì a rapportarla a nessuna vicenda nota che potesse sollecitare qualche
considerazione riguardo ad un attacco sferrato, la deficienza del regesto
iniziale, già notato dall’archivista Giacomo Razza, autore della raccolta
documentaria, qui parzialmente pubblicata, in effetti non agevola il
riferimento cronologico, resta ancora ignoto anche il luogo, che possiamo
immaginare come Sermoneta, ma resta solo un’ipotesi, quindi la narrazione segue
gli eventi che sono riportati da popolani, secondo il canone linguistico; gli
eventi restano però noti solo da questa cronaca, e non possiamo aggiungere
altro.
Manca al di sopra il
principio ….
Compagnia,
ammazzarono quarantotto homini, oltre il Capitano della Terra, quale fu
parimenti ammazzato. Super 4 dixit= Viddi similmente che doppo fatto questo li
detti Banniti dettero sacco alla Terra rubando panni, lenzola, et altri mobili
portandoli via, oltra i magnare e bere che buttorno anche via delle robba, e la
scarno le botte sturate. Super 5 dixit= le sudette cose sendo vere, et notorie
a tutti et io son statio presente a tutto quanto per essere andato in quel
tempo a revedere li messi seminati, che avevo in quel de Norma, et detti in
mano a detti Banniti, de quali per grazia de Dio scappai sano, e salvo, in
causa scientie. Cosmus herba de Magenzia alius testis ut supra inductus dictus
testis dixit ut infra videlicet. Super 1 dixit io viddi quando Marco de Sciarra
con altri Banniti, che potevano essere da secento vennero alla Terra di Norma
per entrare dentro, ma perche dalli homini li si faceva resistenza per ho detti
Banniti se allargorno intorno cercando de entrare per forza. Super 2 dixit è
anche la verità, che una parte de detti Banniti entrarno da un buco delle
muraglia della banna di piedi dove subbito furno tirate molte archibusate dalli
homini che erano dentro, et ci furono ammazzati tre Banniti, che veddi io, tra
quali ce era uno, che diceano, che se chiamava Hortenzio, et che era Caporale,
et Nipote Carnale de Marco de Sciarra, per la morte de quali Banniti li altri
subito sdegnati essendo entrati dentro la Terra attaccorno foco a tre case
donde potevano considerare per le archibusate fussero restati morti detti
Banniti. Super 3 dixit. Ho visto, che doppo li detti banniti per la
sdignatione, e colera della morte de loro seguaci pigliorno quanti uomini
possettero havere in quella Terra et li ammazzarono, che furno il numero di 48=
oltre il capitano che fu parimente ammazzato. Super 4 dixit è la verità
anchora, che doppo, che detti Banniti ebbero fatto tanto male non contenti
dettero ancho sacco universale alla detta Terra rubando panni linzola, et altre
robbe, che portoro via, oltre molta altra robba, che magnano, et buttorno per
terra. Super 5 dixit le sudette cose…vere, et notorie, et ne publica voce, et
fama, et io fui presente a quanto di sopra essendo io Mandatario in quella
Terra dove io allora, fugendo ne salvai con lo adiuto di dio, in causa
scientie. Antonius N. Petri de carpineto alius testis ut supera inductus et
dictus testis dixit ut infra videlicet. Super 1 dixitme so trovato presente nel
tempo, che arrivò Marco de Sciarra con li altri Banniti, che potevano essere da
secento per quanto si diceva…a Norma alli 18 di Aprile del 1592 dove travando
serrate le Porte, facendosegli resistentia da quelli di dentro, se dilatorno
intorno alle muraglie cercando di entrare forzatamente come fecero. Super 2
dixit similmente ho visto quando detti Banniti credendo che non possero
entrare…della Terra comenciorno ad entrare per un buco nella Terra la banna di
piedi dove poi subito furno tirate molte archibusate per le quali ristorno
morti tre banniti, che uno dicevano nipote di marco di Sciarra, e che si
chiamava Ortenzio Caporale, per il quale furno poi tanto… e misero a foco tre
case donde considerorno esser venute dette archibusate. Super 3 dixit viddi
quanno li detti Banniti doppo aver dato foco alle dette Case essendo tutti
entrati dentro, che avevano aperto le Porte pigliarono quanti homini possettero
havere che erano in numero di 48 quali tutti ammazzarono innediatamente, et io
me portai a sepelirli oltre il Capitano della Terra quale fu ammazzato nella
Strada. Super 4 dixit detti Banniti non contenti de tanto male, che avevano
fatto oltre il magnare buttorno della robba assai, et misero a sacco la Terra rubando
panni, et altre cose. Super 5 dixit le dette cose sono publiche, et fatti veri
lo so perché lo visto perché io era in quel tempo a Norma, che era andato a
pigliare il pane per portarlo fore, che io stavo fidato in quel di Norma, et mi
scusai perché li dissi, che io non era de Norma che non li aveva fatto male
nessuno, in causa scientie.
Flagellum Dei
La titolazione
certamente evoca trascorsi storici che un qualsisi cittadino di Aquileia, del V
secolo d.C., rapporterebbe meccanicamente alla fenomenologia che vide
l’invasione e la distruzione della predetta città, da parte di Attila, re degli
Unni; ma in questo caso l’assimilazione con la dicitura latina ha un senso
assai meno drammaticamente barbarico; ossia ci riferiamo ai flagelli della
Confraternita dei Battuti, che ebbe, sino agli anni Sessanta del secolo scorso
il suo Oratorio, il cui ideatore architettonico resta un mistero della fede,
ma, in compenso, riguardo alla decorazione pittorica , abbiamo specifici
riferimenti sia autografi che meramente documentari. La struttura
architettonica certamente non riserva grandi entusiasmi ma la si deve
rapportare direttamente alle esigenze della medesima Confraternita che
ingiungeva la fruizione pratica dello stesso Oratorio, per cui il perimetro era
fondante per la stessa sopravvivenza della Confraternita. Un dato interessante
è che la struttura, nel testo documentario, è definita esterna alla Cattedrale,
quindi intorno al 1460, possiamo immaginare che la chiusura sulla destra del
pronao ecclesiastico fosse la cappella de Ritiis, comunicante con la stessa
Cattedrale tramite la porta, ancor oggi esistente sulla sinistra della cappella
medesima, il che induce, nella ricostruzione ipotetica della struttura
quattrocentesca della Cattedrale, a ritenere che le altre cappelle lungo la
navata destra della stessa fossero già esistenti, fra cui certamente, per dati
documentari, quella oggi de Marchis, ma già titolata a San Leonardo, da cui si
evince agevolmente una susseguirsi di strutture private, quali le singole cappelle,
fra cui quella già citata de Ritiis che, ubicata esternamente alle navate della
Cattedrale, induce a credere ad una saturazione delle navate stesse, quindi
l’alternarsi di cappelle nella Cattedrale probabilmente ebbe inizio con i primi
anni del XIV secolo; dati ipotetici che potrebbero essere confortati da
referenti documentari che purtroppo sino ad ora non abbiamo ritrovato.
Concessione, che
fanno li canonici della Chiesa di Santa Maria a favore della Compagnia delli
Battenti in perpetuo della Cappella della Casa Ritij col peso di pagarli per
recognizione 4 libbre di Cera l’anno, et altri patti .
In dei nomine amen.
Hoc est sumptus sive transumptus cuiisdam in strumenti existens in libro
Instrumentorum Reverendi Domini Capituli Archipresbiteri, et canonicorum
Venerabilis Collegiate Ecclesie Sante Marie Sermonete per eosdem mihi Notario
ad hunc effectum consignatus folius 108 cuius tenor talis est ut sequitur
videlicet. In Nomine Sancte et Individue Trinitatis Patris, et Filii, et
Spiritus Sancti amen. Anno a Nativiate Domini Nostri Jesu Christi Millesimo
quadrigntesimo sexagesimo 1460. Pontificatus vero Santissimi Domini Nostri Pii
divina providentia Pape Secundi, anno tertio, Indictione octava Mensis
Novembris die decimo sexto. In presentia mei Notarii Antonii Tutii Magisteri
Petri de Sermineto publici Apostolica authoritate et Testium subscriptorum ad
hec specialiter vocatorum, et rogatotrum, congregati ad sonum Campanelle more
solito, et constituti personaliter in Capella esteriori Venerabilis Ecclesie
Sancte Marie de Sermineto Terracinensis Diocesis tamquam in loco Capituli, in
quo contracto locationus, et aliarum rerum ipsius Ecclesie solent communiter
celebrari Venerabiles Viri Dominus Johanens Magisteri Jacobi Dominus Johannes
Petri Gorii, Dominus Nicolaus Pontellus, Dominus Nicolaus Antonii Impaccianti,
Dominus Notarius Petrus Magisteri Antonii, Dominus Franciscus Angeli Natalis,
Dominus Johannes Nardi Veruni, Dominus Laurentius Notari Nicolai, Dominus
Johannes Nardi, Dominus Blasius Antonii Mancinelli, Dominus Antonius Notarii
Johannes Ritti, Dominus Johannes Blasii Piersauli, et Dominus Leonardus
Magisteri Petri Americi Archipresbiter, et canonici omnes, et singuli Ecclesie
prelibate, ipse vero Dominus Johannes Archipresbiter tamquam Vicarius Generalis
Reverendissimi in Cristo Patris, et Domini Corradis de Marcellinis de urbe Dei,
et Apostolice Sedis gratia episcopi Terracinensis de speciali commissione
ipsius Dominus Episcopi oracula eius vocis sibi facta, ut retulit mihi Notario
prudenter animadvertentes sane ruminantes, et mature considerantes fore quidam,
et esse opus pius, et charitatice, ac a deo meritorius Parrochiainos eorum, et
maxime devoto Religiosos seculares pervales Virgini Gloriosissima Matris
Christi avocare, locareque, fideliter congragare cum zelo paterne charitatis in
loco onesto, et congruo, in quo cultu divinus Deo gratis, eisque saluti ferunt
clandestine, et modestis sperentur, et cum omni studio exaltatione spirituali
quanto perventius poterunt monere, et concedere, ac ad huismodi obseqium
perseverantur exequerentur fideliter confortare, ut ipsi primi alios secundos,
secundique alios tertios, tertique alios quartos sic infine uberius
procedentes[dante Deo] eorum exemplo bono diligentius alleverit, et maxime
sincero vinculo fraterne charitatis ad idem servile Collegium Jesu Christi,
cuius quidam servitium fervens cuncta alia bona procedit, et suppeditat
huiusque cultores exigit sensus per eam viam ad Hierusalem supernam Gloriosam
Patriam Beatorum idcirco his, et aliis bonis respectibus Deogratis sponte, et
cuilibet eorum bonis, meritisque liberis, et spontaneis voluntatibus, et certis
scientis libere gere artitio, et non per errorem, de licentia, et bona
voluntate, et auctoritate dicti Dominus Episcopi re vera commissa ut predicitur
predominato eius Vicario tam pro se ipsis, quam pro eorum in dicta Ecclesia
legitimis successoribus, et pro ipsa Ecclesia, et principaliter proprio nomine
locaverunt, et titulo vere locationis dederant, cesserunt, et concesserunt jure
proprio prenominete Ecclesie in perpetuum discretis, et honestis viris Luce
Johannis Piccatelli nunc Priori, Francisco Honuphris Hercole camerario
Societatis, Fraticello Johannis Jacobi Cicci, Jacobo Andrea Carpineta, Nicolao
delli Sauli, Stephano Petri Ritij, Francisco Jacobo Cicci Pediis, Antonio
Colavelli, Antonio Tutio Jacobutii, Leonardo Antonio Johamnnis Amoris, Antonio
Petri Horati, et Johanni Nardi Corii de Terra Serminete flagellantibus asserits
saccaliis gloriosissime Regine Celorum presentibus locataris legittime
stipulantibus, et recipientibus pro se, ipsisque et eorum in huismodi
religione, et Societate Successoribus in perpetuum videlicet Cappellam de
Ritiis usualiter nuncupata, fabricatamque, et facta per quondam Petrum Ritius
vetere proprii sumptibus suis, et expensis pro sepoltura ipsius, et quorum
heredibus, et successorum per rectam lineam masculinam seriose descendentium in
perpetuum sita intus Ecclesia predicate et juxta Cemeterium eius sub speciali
vocabolo Beatorum Apostolorum Petri, et Pauli, nec non quoddam solum terre
predicti Cemeteris quatraturam contiguatorum per directam mano esteriori
predominate Cappelle, in quo quidam solo terre parietes fundamentorum de
fabbrica boni muri paululum relevati super terram, et facti per ipsos
locatarios pro laica nova fabbrica alterius Cappelle per eodem proprius
sumptibus costruendo, et desuper camminando quantum comode opus erit eius nova
janua fabricanda in pariete muri esteriori dicte Cappelle per quas januas fiat
introiutum honestus de una Cappella in alia prout decet de licentia quippe et
beneplacito dictorum locatariuorum, ipsaque nova Cappella postqua, Deo dante,
constructa fuerit, et completa totaliter proprio vocabolo nuncupabitur
vestitorius et spoliatorium Confratrus in Cristo ipsius religiose Societatis
cum omnibus, et singulis utriusque rei locate juribus, usibus, utilitatibus,
adiacentitiis, et pertinentis universis, et specialiter cum liberis
introitibus, et exitibus suis usque ad viam publicam, ad hebendum, tenendum,
possidendumque eos, nec non utendum, et fruendum eis prout decet Religiosos cum
honestis, et divinis obsequis, ministerisque devotis, et gestibus, et operibus
salutaribus animarum. Cum pactis tamen, et conventionibus hinc inde prossimis,
et confirmatis unanimiter, et
concorditer inter eos, et Primo reservatur propriis heredibus et successoribus
dicti quondam Petri Ritii veteris per recta linea masculinam descendentibus, et
descensuris usus sepoltura eorum fine etiam libera ab dutus a primo tempore
ipsius quondam Petri Ritii concessus sibi in Cappella predicta, exinde
Archipresbiter, et canonici eiusdem Ecclesie tam predicti, qua futuri teneantur,
et obligentur eligere, et deputare de numero eorum, vela inde quondam
Presbiterum, qui legat eis in dicta cappella quolibet die dominico, et quolibet
die festivo unicuiusque anni Missa de Beata Maria Virgine, nihliominos tradere
et dare eis, et cuilibet ipsorum
presentium, et futurum necessaria Ecclesie, et Sacramenta videlicet
Confessione, Comunione, et estrema untionem. Item quod omnia, et singola
Cadavera illorum de Confraternitate dictorum Religiosorum tam presentibus, quam
futurorum possint seppelliri in eadem Cappella, et de Officio viatici funeralis
debeat solvi pro quolibet funere pro elemosina tantum Capitulo dicte Ecclesie
solidos quindecim de moneta Romana, darique unus dupplicatum cereus pro ipsa
Ecclesia, et Candele sufficientes pro ipso clero Capituli predicti pro mercede
autem elemosina huius modi sepolture solidos tantum quadraginta de moneta
Romana. Completa vero cappella supradicta que vocabitur vestitorium, et
spoliatorium eundem pro funere cuiscumque Confrarum ibi seppelliri solus pro
mercede sepolture solvantur tantummodo quinque solidi de moneta Romana, pro
viatico autem illius solvatur totidem solidi, e tantummodo cere quot, et in
quantum solvebatur, et debebatur in prima Cappella. Item pro recognitione
Domini, et Patronatus eiusdem Ecclesie quolibet anno ex nunc in antea teneatur,
et obligetur ipsa Societas Confratrorum reddere, et tradere Procuratoribus
dicte Ecclesie quatuor libras cere, et pro merito de celebratione, seu lectura
Missarum totius anni, nec non pro datione predictorum trium Sacramentorum
Ecclesie libras octo denariorum de moneta Romana in festo Assumptionis
Gloriosissime Matris Christi benedicti, aut saltem per totam ejus octavam. Item
de uno quoque relicto, seu legato perficiens de Cappelle acquierat, et ipso facto
dicta Ecclesia ad perpetuum cultum integram tertiam partem, alia vero due
partes sint, et esse debeat dicte Cappelle, ad liram dispositionem ipsorum
Confratrum, et honorem, et commoditatem Cappelle predictam, preterquam de
relictis, seu legatis, que fient espresse in opere, seu paramentis, et
ornamentis Altaris dicta Cappella, de quibus sit exclusa totaliter predicta
Ecclesia. Item quando contingat non aliquem de Societate ipsorum Confratrum,
teneatur Presbiter eundem legere unam Missam de mortuis pro salute anima illius
defunti pro die lune seguenti in eadem Cappella, renunciantes quidam dicti
locatores, et locataris vicissim una pars ad cautelam alterius, et alteri
alterius exceptioni doli, mali in factum cationi erudizioni ad causam, et sine
causa rei predicta modo novo geste non totaliter celebrati contractus, et quod
metus causa lucri quo lesis seu deceptis subvenitur juri per quod generalis
renunciatio impugnatur fini, cui renunciare non potest, et generaliter omnibus,
et singulis alii exceptionisbus, juribus, et legibus, auxilii, tam canonicis,
quam civilibus, seu municipalibus, quibus vel ipsorum aliquo primo locationis
contractus, et que continentur in eo posse parti, aut totaliter minui, vel
infingi, seu quomodolibet vitiarint…
Religio est
Erezioni, e
Aggregazioni di Compagnie, e Cappelle, e Indulgenze
Flavio del Titolo di
Santa Maria del Popolo Santo Reverendo Eccellentissimo Presbitero Cardinale, e
Venerabile dell’Arciconfraternita del Santissimo Crocefisso dell’Urbe
Protettore Girolamo Mathhei Duce, Pietro dagli Altemps Duce della Gallia,
Ippolito Lante di Rovere Duce di Bomarzio, Pietro Angelo Cessio Duce
Acquasoarta Custode, et Pietro Paolo di Fabii Camerario. Diletti a noi in
Cristo in ambo i sessi Confratelli della Confraternita della Charità in Chiesa
ovvero Oratorio Santissima Annunciata di Sermoneta della Diocesi di Terracina
Apostolica e con ordinaria autorità canonico eretta salute in Dio sempiterno;
Noi che prossimi agli uffici nostri debito fedeli salute, di pietà e Religione
progresso procurare dobbiamo liberamente nostra Arciconfraternita ad altra
della medesima Confraternita Istituita aggiungiamo, ed aggreghiamo, a quella
così aggregati Indulgenza, facoltà, altra spirituale grazia, ed indilgenza
facoltà, ed altra a noi concessa dal Sommo Pontefice. Per la quale cosa per
Illustre, ed Eccellentissimo Signore Giovanni Francesco Perto Dottore in Ambe i
Diritti di Legge e della stessa Confraternita Procuratore aggregato, ed
indulegntie communione eminente chiese; a Noi Protettore, Custode, e Camerario
predetto tutta la stessa Arciconfraternita rappresentante felice regnante
Clemente Papa Ottavo Costituzione
sopra il suo modo aggregazione, e
celeste Chiesa tesoro comunicazione moderazione presso edito inerente, a lui la
nostra lettera del solo Dio amore, e pietà, e Religione Cristiana aumentando
zelo condotti, le Confraternite predette
Canonicamente, come sopra eretta Episcopo, ovvero ordinario luogo consenso, e
lettera testimoniale, con cui di questo
Istituto, Pietà, e Religione concessa a noi Arciconfraternita, nel quale modo
per Noi simil grazia ad altra Confraternita in detto luogo concessa, e nel
tempo stesso la concessione ad altra
Arciconfraternita aggregata non fosse stata giusta facoltà Apostolica a Noi
concessa aggiungiamo, ed aggreghiamo, ed inoltre agli stessi Confratelli
indulgenza, e grazia spirituale fra sigilli descritti, la nostra
Arciconfraternita per lettera Pontificale nominati espressamente, e
precisamente concessa elargiamo, e comunichiamo, di queste il tenore di parola
in parola, presso questa appare; Da
dietro. Diletti figli Guardiani, et Confratelli della Arciconfraternita del
Santissimo Crocefisso di Roma canonicamente istituite. In vero Paolo Papa V
Diletti figli salute, ed Apostolica benedizione concerta ed unica
Arciconfraternita Indulgenza, e grazia spirituale, con cui dalle altre
fruiscano e conduciamo alla prescrizione; Per questo a Noi la misericordia di
Dio onnipotente, e dei Beati Pietro, e Paolo Apostoli della sua autorità, e
singole Indulgenze, e remissione dei peccati, e relazioni delle penitenze
vostre all’Arciconfraternita, e dei Confratelli fin quando per qualunque Romano
Pontefice e predecessore nostro concessa sia revocata, e annullata, e nessun
rossore, e momento sia declamante, ed per ognuno ambedue i sessi a Cristo
fedeli, la quale detta Arciconfraternita dai restanti entrino, nel primo giorno
di questi l’ingresso, se veramente penitenti, e confessi Santissima Eucaristia
del Sacramento abbiano assunto e tanto di questo per tempo descrivendo, quanto
già descritto in detta Arciconfraternità ai Confratelli, e Consorelle veramente
penitenti, e confessi, e con la Sacra Comunione ricevuta, il quale
nell’Invenzione, ed esaltazione della Santa Croce nei giorni della festa di
questa stessa Arciconfraternita e Cappella sotto l’Invocazione sita nella
Chiesa di Roma nei primi vespri fino alla discesa del sole nei giorni e nei
singoli anni devotamente visiteranno, e qui per i Principi Cristiani la
concordia, e l’estirpazione dell’eresia, ed esaltazione della Santa Madre
Chiesa a Dio le preghiere pie saranno proiettate in via plenaria ai morti e ad
articolo, se parimenti, veramente parimenti, almeno contriti, ne non con
preghiere a Gesù, se potessero, certamente con il cuore devotamente invochino
la plenaria Indulgenza similmente di ognuno dei loro peccati, e la remissione
misericordiosamente nel Signore concediamo; Per cui questi stessi confratelli,
e Consorelle similmente veramente pentitenti, e confessi, e con la Sacra
Comunione ricevuta, chiunque nella Chiesa, ovvero Cappella di questo modo nella
Natività dell’Epifania del Signore Nostro Gesù Cristo, nella Pasqua di
Resurrezione, e nel giorno di festa della Pentecoste , e
neanche la Cappella
predetta feria quinta della Cena del Signore affinché visitino, e qui cinque
orazioni nella Domenica, e per la Salutazione Angelica dissero, e come sopra
pregarono; Né, le Arciconfraternite dalla Chiesa predetta nella Basilica del
Principe degli Apostoli di Roma nei singoli anni feria quinta della Cena del
Signore, ovvero feria sesta in Parasceve entro sette anni, e nello stesso
giorno quaranta; Il quale nella feria sesta quando permesso nella settimana la
Cappella predetta visitino, e come predetto, preghino per cento giorni, nelle
Processioni per la stessa Arciconfraternita negli Anni della Epifania, e
nell’Invenzione, ed Esaltazione della Santa Croce nei giorni della festa come
soliti avvennero, quanti anche nel proprio Oratorio ai divini uffici di quelli
soliti decantare come conviene, e i defunti Confratelli, con abito nero
nuovamente indossati alla sepoltura accompagnati fossero per cento giorni; I
quali anche la Santissima Eucaristia del Sacramento, e quando gli Infermi siano
portati, siano associati, cinque anni, e questi in verità, costoro predetti in
questo fare ricerchino, con segno udito delle Campane e a questo dato, con
ginocchia piegate e questa stessa orazione nella Domenica, e la Salvazione
Angelica e recitando per lo stesso Infermo preghino per cento giorni, e ne in
ambedue i sessi a Cristo fedeli della Santissima
immagine del Crocefisso, e quando dalla
sia estesa ai visitatori, e altre devote preghiere dinanzi a quello da
recitare, e per cento giorni, ovvero altri per quanto sia permesso dalle debite
penitenze nella forma consueta ingiunta dalla Chiesa ; E ulteriore ai Confrati
ogni predetta Arciconfraternita oltre Roma in questi giorni, ai quali le
indulgenze predette siano concesse, decenti se
sull’altare, ovvero luogo, nel quale sia l’immagine del Santissimo Crocefisso,
che devotamente visiteranno, e qui sette orazioni Domenicali, e Salvazione
Angelica recitino, e come detto, recitino, e queste stesse indulgenze, e in
questa Cappella visitino, concediamo, su questi Confratelli, e consorelle, e
monaci Cappuccini per quante Corone del Signore Nostro Gesù Cristo felicemente
regnante Gregorio XIII Predecessore nostro alla stessa Confraternita concessa
sesta feria di cui concessa la settimana nel premesso verso del Santo Dio,
Santo forte, Santo, e immortale misericordia abbia di noi per i vivi, e nel
giorno della Commemorazione dei defunti,
premesso verso la Requie eterna doni il Signore, e luce perpetua
risplenda su di loro, e riposino in pace per le Anime dei defunti recitassero,
come alle stesse Anime per modo del suffragio di tre anni, e tre quaranta di Indulgenze,
ed applicare possano, indulgiamo, ne allo stesso Confrati, e Consorelle, i
quali contriti, e nel animo loro confidenti nel tempo habbiano, la stessa
Corona angeli del Signore nei giorni devotamente recitino, cento giorni per il
quale ovvero; il quale altri giorni e alla stessa Corona recitino, similmente
per il quale cinquecento giorni ovvero altre nel modo concesso debba penitenti rilasciamo; Per ciò agli stessi
Confrati, e Consorelle, i quali nella Chiesa di Roma stazionino e visitino, e
qui, come sopra, preghino ovvero anche a questa stessa corona per le Anime dei
defunti dicano, come per le stesse Anime le Indulgentie predette per modo
suffragi applicare possano; infine Roma, e
la vostra Arciconfraternita come i Confratelli aggregare, e quelli tutti
sopradette Indulgenze servati nella forma tradotta secondo il vigore della
Costituzione del felicemente regnante Clemente Papa Ottavo del Predecessore
nostro sopra del dettato della
Confraternita , con il tenore dei
presenti e la facoltà concediamo, ed impartiamo. Non ostante le Costituzioni,
ed Ordinazioni Apostoliche, delle aggregazioni edite comunicare libere e lecite
possiate, e valide, con l’Autorità Apostolica, con il tenore dei presenti
concediamo la facoltà, ed impartiamo. Non ostante le Costituzioni, ed
Ordinamenti Apostolici, ed altri contrari con i quali anche Presenti in
perpetuo futuro tempi siano validi. Dato in Roma presso San Pietro sotto
l’anello del Pescatore 28 Febbraio 1608; Pontificato nostro Anno terzo. Con cui
ogni Indulgenza, e spirituale grazia, sul sigillo descritto predetto,
Confraternita, e di quella Confratelli, come possano godere presso la
Costituzione del felicemente regnante Papa Clemente Ottavo del tenore seguente
come appare// Clemente Papa Ottavo in Perpetua memoria dalla Sede Apostolica mosso dalla fedeltà a
Cristo la salvezza è concessa e si e se in questa maturo consiglio con grande
prudenza, e cauzione sancita, e decretata siano allora con Romano Pontefice
delle anime salute sollecito progresso nei tempi anima attenta e sensi altri
abuso in questo stesso statuto, e Decreto da osservare provenire debba con il
suo Pastorale ufficio munire loro opportuna ragione occorrere, e quanto con il
Signore possa, adibito salutare rimedio
provvedere. Poiché da molti Pontefici Romani Predecessori nostri, ed
anche da Noi non altro Regolare Ordine Religioso, ed Istituto, e anche fedeli
in Cristo Seculiarius Arciconfraternita, e Congregazione delle diverse Nazioni,
Nomi ed Istituti tanto in Alma Urbe nostra, quanto in altre Città, e Luoghi
Cristiani nel Mondo di erigere con facoltà, e di istituire in questi, ed altre,
e Collegi e non anche a se aggregate Confraternite, e Congregazioni nella
stessa Roma e altri luoghi esistenti, e con questi stessi privilegi le
Indulgenze, facoltà, altre speciali grazie, ed Indulti concessi rispettivamente
concesse di comunicare gli attributi furono, e nessuna forma certa, ovvero
ragione prescritta sia, la quale nel suo modo con erezioni, ed Istituzioni,
aggregazioni, e comunicazioni facendo e di conservare si debba. Per questo o la
negligenza dei Superiori Ordini della Religione, ed Istituti, ovvero Ufficiali
dell’Arciconfraternita, e Congregazione da erigere, e istituendo, e da
comunicare in Confraternitate, e Congregazione da erigere, ed aggregando, e con
queste comunicazioni dei privilegi, e delle Indulgenze, altre grazie predette
siano servano questa forma nel loro modo nelle erezioni, nelle istituzioni,
aggregazioni, e comunicazioni debba servarsi ne sia prescritto il modo il quale
privilegi, Indulgenti, facoltà, e altre grazie spirituali, ed indulti predetti
debbano conseguire, ovvero delle stesse Confraternite, e Congregazioni incuria
che non ricercano questa, alla quale prestare è opportuno, come quella che
consegue, e nonnulla patti e consuetudini, e molti incomodi da dove provebgono,
con cui Noi per commessa Apostolica a Noi con sollecito ufficio, paterna e
quindi per tutti la fede Cristiana con carità osservare volendo, In questa
nostra Costituzione con perpetuo validità guardiamo, ed inoltre stabiliamo come
imposero tanto di questa Alma Città nostra per la quale di altre Città, e
Luoghi di tutta la Cristianità del Mondo Regolari, Ordini, Religione, ed
Istitutori, con cui negli errori, e con chiunque altra Chiesa, e Collegi, e
Confraternite secolari da erigere, e istituire la facoltà concessa, e non anche
l’Arciconfraternita, e delle Congregazioni di qual si voglia Nazione, e Nome,
ed Istituto quelle siano, e in qualunque altra Chiesa, Casa, ed Oratorio tanto
secolare, quanto come prima detto e di cui anche Mendicanti Ordinari Religiosi, ed Istituzioni
Regolari per quanto sia ordinaria, ovvero altra in qual si voglia modo
introdotto, e con cui altre Confraternite, e Congregazioni istituite, da
erigere, e a loro aggregate, e quei privilegi, Indulgenze, facoltà, ed altre
spirituali grazie, ed indulti predetti da elargire, e comunicare la potestà dai
Romani Pontefici Predecessori nostri oppure da Noi, e dall’Apostolica Sede
attribuita fu, Magnifico Priore, Prepositi, Rettori, Governatori, Precettori,
Primiceri, Prelati, Custodi, Guardiani, Prefetti Amministratori, ed altri
Ufficiali, ovvero Superiori nel quale modo Regolari se certamente ordinari
Religiosi, ed Istituzioni una tanto Confraternita e Congregazione del consenso
Ordinario del luogo, e con lettera di questo testimoni, con cui la
Confraternita, e Congregazioni da erigere, ed istituire l’ufficio della pietà e
della Cristiana Carità, la quale di esercitare sia consueto presso questi
commendare, ed aggiungere, ed aggregare possano. A questa Confraternita, e
Congregazione da erigere, da istituire, ovvero aggregare questa con tanti
privilegi, le Indulgenze, le facoltà, e altre spirituali grazie, ed Indulti,
che gli stessi Ordini Religiosi, ed Istituto erigendo, insituenti, e
comunicanti, ovvero Arciconfraternita, e Congregazione aggreganti nominalmente,
ed in specie non certamente, che per estensione, ovvero comunicazione a se con
qual si voglia modo concessa sono e quella certamente non sotto alla generale
forma delle parole, ovvero espresse, ed in specie comunicare valgano, gli
Statuti certamente per regime degli Ordinari, Religiosi, ed Istituiti da
erigere, da istituire, e comunicanti, ovvero dell’Arciconfraternita, e
Congregazioni edite e Confraternite, come Congregazioni da erigere da istituire,
e da aggregare, e da cui le comunicazioni dei privilegi, ed altre predette
siano, impartire non possano se non questa per primi dal Vescovo Diocesano
esaminata e per ragioni del luogo approvata siano state, le quali nessun uomo
di questo stesso Vescovo decreto della moderazione, e correzione in ogni, e
sempre soggetta rimanga. Inoltre vogliamo, ed ordiniamo, come i predetti
ordini, Religiosi, ed Istituto da erigere e istituita, comunicante, né
Arciconfraternita, e Congregazione aggregante certa da erigere, da istituire,
da aggregare, e da comunicare la formula a Noi recentissimamente approvata e
diligentemente siano osservate, secondo quanto i privilegi, le Indulgenze, la
facoltà, ed altre grazie spirituali ed in altra dello stesso Ordine, Religione,
ed Istituto da erigersi, e comunicante, ovvero Arciconfraternita, e
Congregazione aggregante per nome, ed espressamente non per comunicazione,
né prossima, come sopra concessa e della
stessa Confraternita, e Congregazione da erigersi, istituire, ed aggregare, e
dalle quali sia comunicata, dalle quali Confraternite, e Congregazioni della
stessa Nazione, Nome, Ordine, Religione, ed Istituto dell’Arciconfraternita, e
Congregazione di quelle erette, istituite, ed aggregate, e dalle quali
comunicazioni fatte siano al Ministro, all’Ufficiale, ed altri sopradetti
privilegi, Indulgenze, facoltà, e altre grazie spirituali, ed Indulti previa
ricognizione dell’Ordinario luogo, adibito con due di queste stesse Chiese e Capitolo, di quella giusta Sacro Concilio
Tridentino il decreto promulgando speculi in tempo debito e valga la
promulgazione. Con questi anche i Ministri, Ufficiali, ed altri predetti,
elemosina, ed altra larga carità Cristiana i sussidi giusti, e la forma per
ordinario luogo prescrivendo remoti Mesi, e Capi, che nella Chiesa, e Oratorio
delle dette Confraternite, e Congregazioni pubbliche questo espongano e
conservino assumendo la potestà a loro data; Inoltre in questo stesso Ordine,
Religione, ed Istituto da erigere, istituito, e comunicato, che sia Arciconfraternita,
e Congregazione aggreganti tanto nell’Alma Roma nostra, quanto in altra città
di qualunque altra giusto modo dal Vicario della Città di Roma, e dagli
Ordinari Luoghi rispettivamente prescrivendo debbano osservare, le elemosine
come la colletta nella riparazione, e nell’ornato delle Chiese tanto ordinario,
Religioso, dell’Istituto da erigere, da istituire, e comunicare, e
l’Arciconfraternita, e Congregazione delle aggregazioni, quanto delle
Confraternite e Congregazioni da erigersi, da istiuire, ed aggregare, e con le
quali comunicazioni siano ovveri in altro uso pio a scelta dello stesso Vicario
nostro nella Città di Roma, e non ordinario luogo rispettivamente e fedelmente
esporre, ed erigere procurino come tutti riguardino i tesori della celeste
Chiesa, ovvero di qualche altro lucro, ma la pietà, e la Carità eccitante la
grazia, dall’Apostolica Sede con benigna fede Cristiana aprire; Per ciò
vogliamo, come Confessare nel vigore dei privilegi stessi degli Ordini, della
Religione, ed Istituto da erigersi, ed istituiti, comunicando, ovvero
Arciconfraternita, e Congregazione aggregante le concessioni, e Confraternite,
e Congregazioni aggregando di comunicare per il tempo che possano essere
elette, e possano Secolari nell’Alma Roma dal predetto Nostro Vicario, oltre la
Città in verità dai Luoghi ordinari Regolari non solo dal predetto nostro
Vicario, oltre la Città in verità dai luoghi Ordinari rispettivamente ma anche
dai suoi Superiori siano approvati. Come anche i Confratelli confidenti dei casi
criminali, e censure presso i detti privilegi [per quanto infatti siano in uso,
anche il Sacro Concilio Tridentino decretò, e i Romani Pontefici Predecessori
nostri, e con le nostre Costituzioni, né revocata, ovvero sotto qualche altra
revocazione siano compresenti] la forma, ed il tenore di assolvere valga.
Osserviamo inoltre, come questi stessi Confessori predetti Confratelli di
qualunque grado, stato e condizione, e preminenza anche se speciali di nota
degni siano dai casi contenuti nelle lettere, nel giorno della Cena del Signore
siano lette con consuetudine, né violazione dell’Immunità, e della libertà
ecclesiatica, e le chiusura dei Monasteri Monacali, se sia permesso senza
necessaria, ed urgente causa, e senza licenza dei Superiori, ovvero causa, e licenza
concessa al predetto Monastero all’ingresso siano, né violentemente le mani
siano brandite verso il Chierico, e singolari questioni, ovvero Duello, ed
altri casi tanto da Noi, quanto dal predetto in Roma Nostro Vicario, e dei
luoghi ordinari rispettivamente riservati, e per tempo da riservare, ed anche
da quanto si voglia la scomunica di un uomo sia amplia l’assoluzione, et sopra
le irregolarità, tanto da altro difetto proveniente, quanto occasione delitti
contratti con altro pretesto dispensare dei detti privilegi in alcun modo
possano. Non ostante quale si voglia Costituzione, et Ordinazione Apostolici, e
e di qualunque Ordine, Relione, ed Istituto ovvero Arciconfraternita,
Congregazione e Confraternita Secolare. Il restante poiché difficile sarebbe per
questa stessa presenza ai singoli luoghi dove vogliamo che siano riportati, e
simili autorità osserviamo di queste affermazioni impresse con mano da qualche
altro Notaio pubblico sottoscritte, e con Sigillo e di qualche latra persona in
digitate Ecclesiastica costituite munite queste stesse dove fede sia aderente,
queste stesse lettere, siano credute, se fossero esibite, ovvero ostentate.
Dato in Roma presso San Pietro sotto l’anello del Pescatore nel giorno 7
Dicembre 1604. Pontificato nostro anno terzo decimo. Nei quali ognuno, e
singoli fedele, e testimoniquesta nostra lettera e per nostra Scrivario
sottoscritti, e pubblicare mandiamo, e sigillo nostro Arcipresbitero
ingiungiamo, e facciamo espressione di munire. Dato in Roma in luogo solito
della nostra Congregazione anno dalla Natività del Signore Milleseicento75,
Indizione XIII giorno 18 Mese di Settembre Pontificato Santissimo in Cristo
Priore e Signore Nostro Clemente divina Provvidenza Papa Decimo anno 6º.
Cardinale Chisio Protonotario, Girolamo Mattei Custode, Pietro Altemps Custode,
Ippolito Lante della Rovere Custode, Federico Angelo Pietro donato della Città
Custode, Pietro Paolo di Fabii Cameriere. Bartolomeo Orlando Segretario.
Novam cappellam
erecta est
Francesco Beltramino
Dottore in ambedue i diritti di Dio, e dell’Apostolica Sede per grazia Vescovo
Terracinense. Diletti a Noi in Cristo Bonifacio, Antonio, e Tullio figli, ed
eredi del fu Annibale Bonifaci della Terra di Sermoneta laici da noi discesi
salute nel Signore sempiterno. Quando così…la vostra richiesta a Noi conteneva
che voi piamente,e devotamente una Cappella sotto il nome di Santa Maria della
Concezione della Betata Maria Vergine nella Parrocchia della Chiesa di
Sant’Angelo della detta Terra sotto il Patronato vostro, e dei successori
vostri per linea maschile discendenti, e in difetto della linea maschile, anche
per linea femminile della vostra Casa in perpetuo costituire, e fondare vi
avvallerete ovvero già sopra questa costituita, e fondata per Noi con consenso
ed autorità, e decreto nostro, la Cappellania in tale modo valida
nell’infrascritto doterete per quanto
sia valido. In primo due tumuli di terre nel Territorio di Ninfa nella contrada
detta la Teppia presso Cola Orlando
verso il mare, e verso Terracina e due altri ai lati delle terre di Candido
Colarenzi verso Tre Ponti, e verso la Città di Velletri, e altri confini.
Inoltre tre tinelli di terre nel territorio predetto nella contrada che è detta
Piazza Lunga dove è detta la Via Romana presso le terre della Chiesa di Sant’Antonio
verso la Città di Velletri sulla Via Roamana verso il mare, e le terre dotali
di Jacobello Petrincioni verso Terra di Sezze, ed altri confini. Inoltre due
tinelli di terre nel territorio di Sermoneta nella Contrada della Croce presso
le terre dotali di Verone Marco Macchiuti verso la via, le terre Jacobo Toscano
verso verso la Città di Velletri, ed latri confini. Con tali condizioni che
nella detta Chiesa, e prossima Cappellania due sepolcri costiuuire, uno per voi
e i successori vostri predetti, per seppellirvi i cadaveri, altro nella detta
Parrocchia Chiesa da donare e cedere per la salvezza delle anime vostre, e il
Cappellano nella detta Cappella esistente celebri nella stessa Cappellania sei
messe per quante Messe celebrate siano, e così in questa stessa petizione sia
aggiunto, ne dalla fondazione,
costituzione, orazione, ed latri premesse da altri in futuro contenga il
permesso di ogni cosa, e singola per loro, e sussistente fermezza del nostro
Vescovo la munizione corroborare. Noi ancora vostra in questa parte la giusta
petizione inclinati alla speciale grazia fare volete l’autorità, la facoltà, la
licenza, e potestà a voi per presenti concediamo, ed impartiamo in questo modo
la Cappellania di fondare, e costituire nel luogo predetto una con i sepolcri
predetti una con il sepolcro predetto, e dotato[per cui dotaste] sotto il detto
giuspatronato, ovvero già fondata, e costituita per il bene, il rito, e
vaidamente fondata e costituita, e di quella dotazione predetta, ed ogni, e
singola premessa tanto licita, e onesta, e nel rito, anche legittimo gesto, e
fatta l’autorità nostra episcopale, e per la quale fungiamo in questa parte il
tenore approviamo confermiamo, ed innoviamo, e con i presenti scritti il
patrocinio commettiamo, corroboriamo. Ne come voi, e ai vostri posteri,
discendenti, et successori dalla linea mascolina, et vostri posteri,
discendenti, e successori dalla linea mascolina, ein difetto, come premesso, dalla linea
femminile in perpetuo quanto prima Cappellania in questo modo eretta,
costituita, e fondata, e per quanto quella tanto per decesso ovvero in
abitazione ovvero altra per quanto si voglia modo vaghi, ovvero di vagare sia
contesa verso questa di qualunque Cappellano a voi, e ai vostri successori, e
discendenti antedetti bene visti[abile infatti, e idonei] presentare e
nominare, ed eleggere liberamente, e lecitamente potete, e valete il tenore dei
presenti concediamo, et indulgiamo; il quale infatti Cappellano sia tenuto in
detta Cappellania celebrare sei messe in sei mesi come in tutti i giorni di sabato, ed in latri
giorni, ed in latri giorni di mercoledì sino al numero di sei messe per i quali
mesi sotto la pena di giulii cinque per
quanto sia permesso, e per mancanza dei pii usi ad arbitrio nostro da
applicare. E di questo Patronato alla stessa Cappella, il Cappellano, ovvero
Cappellani idonei da presentare, e nominare, ed eleggere da voi e dai vostri
posteri, successori e discendenti predetti in futuro, ed in perpetuo spettare,
pertinente a quella se non alla presentazione, e nomina ed erezione a chi
essere conferito, ovvero da questa provvedere, ovvero nel quale modo sia lecito
ed essere disposto possa, e dichiariamo per i presenti tutti, e singoli tanto
nel diritto, quanto fatti difetti, e se qualcuno forse nel premesso intervenisse,
supplente e per quanto la nostra ordinaria autorità possiamo supplire e valga.
In tutti e singoli fede, e testimoni premessi questa presente lettera nostra
con mano sottoscritta per infrascritto Cancelliere scritta, e sigillata per
nostra apposizione giuridica munita. Dato in Sezze in casa del Vescovo nella
chiesa di San Paolo nell’anno del Signore Millecinquecentosessanta sette. Il
Pontificato del Nostro Signore Pio per Divina Provvidenza Papa Quinto. Anno
secondo Indizione decima mese di Agosto nel giorno undicesimo. Presenti
Leonardo Potier chierico, e il Signore Manilio della Rena Chierico Colleri
Rubbio ovvero Fiorentino con testimoni alla predetta vocata, abilitati,
specialmente rogati. Francesco Beltramino Vescovo Terracinense.
Concessione, che
fanno li canonici della Chiesa di Santa Maria a favore della Compagnia delli
Battenti in perpetuo della Cappella della Casa Ritij col peso di pagarli per
recognizione 4 libbre di Cera l’anno, et altri patti.
In nome di Dio Amen.
Questo è il sunto e trascrizione dello strumento esistente nel libro degli
strumenti del Reverendo Signore Capitolo dell’Arcipresbitero, e dei Canonici
della Venerabile Collegiata di Santa Maria di Sermoneta per questi stessi a me
notaio questo effetto a me consegnato il
foglio 108 il cui tenore è tale come segue.
In Nome della Santa
ed Individua Trinità del Padre, e del Figlio dello Spirito Santo amen. Anno
dalla natività di Nostro Signore Gesù Cristo Mille quattrocento sessanta.
Pontificato del Santissimo Signore Nostro Pio per divina provvidenza Papa
Secondo, anno terzo, Indizione ottava del Mese di Novembre giorno sedicesimo.
In mia presenza Notaio Antonio Tuzzi Maestro Pietro di Sermoneta della pubblica
Apostolica Autorità, e dei Testimoni sottoscritti a questa specialmente
richiamati, e rogati, riuniti al suono della campanella come l’uso comune,
e personalmente costituiti nella
Cappella esteriore della Venerabile Chiesa Santa Maria di Sermoneta Diocesi di
Terracina tanto in luogo del Capitolo, nella quale contratta la locazione, e di
altre cose della stessa Chiesa sogliono comunemente celebrare i Venerabili
uomini Signore Giovanni Magistri di Giacomo, il Signore Giovanni Pietro Gorii,
il Signor Nicola Pontello, il Signor Nicola Pontello, il Signor Nicola di
Antonio Impaccianti, il Signor Notaio Pietro Magistri di Antonio, il Signor
Francesco di Angelo di Natale, il Signor Giovanni Nardi Veruni, il Signor
Lorenzo del Notaio Nicola, il Signor Giovanni Nardi, il Signor Biagio di
Antonio Mancinelli, il Signor Antonio Notaio, Giovanni de Ritis, il Signor
Giovanni di Biagio di Pierpaolo, e il Signor Leonardo Magistri di Pietro
Americi Arcipresbitero, e i canonici tutti, e singoli della Chiesa, lo stesso
Signore Giovanni Arcipresbitero tanto Vicario del Generale Reverendissimo in
Cristo Padre, ed il Signor Corrado di Marcellino di Roma, vescovo di Terracina
per grazia di Dio, e della Sede Apostolica dalla speciale commissione dello
stesso Signor Vescovo dalla sua voce a lui rivolta, così riporta a me Notaio
prudentemente rivolgendosi sanamente, e saggiamente considerando che sarà
questo, essere opera e caritatevole, e da Dio meriti Parrocchiali di questi, e
massimamente devoto e Religioso secolare alla Vergine Maria Madre di Cristo
invocare, locare, fedelmente congregare con zelo paterno e carità in luogo
idoneo, ed opportuno nel quale per il culto Divino, sperando nella salute
segretamente, e con ogni studio l’esalazione spirituale per quanto poterono
pervenire e restare e concedere, e nel
modo con ossequio perseverando per confortare seguono fedelmente, così i primi
come i secondi, e ai secondi i terzi, e dopo i terzi anche i quarti e così
infine così più riccamente procedendo[volendo Dio] e di questi il buon esempio
allevino, e con il sincero vincolo fraterno la carità al medesimo Collegio
servire Gesù Cristo, e di cui qualche servizio fervente ogni altro bene
procede, e di questi cultori esige il senso per la stessa via verso Gerusalemme
suprema Gloriosa Patria dei Beati, ed altri beni guardando alla grazia di Dio
spontaneamente, a cui è concesso di questo il bene, i meriti liberi, e la
spontanea volontà, e le certe conoscenze portare, e non per errore, con
licenza, e buona volontà, e per autorità del detto Signore Vescovo con cosa
autentica inviata al suo Vicario tanto per se stesso, quanto a favore di questi
nella detta Chiesa del legittimo successore, e per questa Chiesa, e
principalmente in proprio nome locarono, e il titolo della locazione diedero,
cessarono, e concessero secondo legge alla prenominata Chiesa in perpetuo, e
gli onesti uomini Luca Piccatelli Priore, Francesco Onofrio Ercole Camerario
della Società, il Farticello Giovanni Giacomo Cicco, Jacopo Andrea di
Carpineto, Nicola dei Sauli, Stefano Pietro de Ritis, Francesco Jacopo Cicco
Piede, Antonio Colavelli, Antonio Tuzzi Jacobuti, Leonardo Antonio di Giovanni
Amere, Antonio di Pietro di Orazio, e Giovanni Nardi di Cori della Terra di
Sermoneta flagellanti asserito alla Gloriosissima Regina dei Cieli e con i presenti locatari legittimamente
stipulando, e ricevendo per loro, e gli stessi e di questi la religione e la
Società ai Successori in perpetuo sia concessa la Cappella de Ritis fabricata,
e fatta per il fu Pietro de Ritis anticamente con propri mezzi, e spesi per la
propria sepoltura, e i cui eredi, e successori per diretta linea mascolina
discendendo in perpetuo sita nella Chiesa predetta, e prossima al cimitero suo
sotto la speciale titolazione ai Beati Apostoli Pietro e Paolo,e non qualche
cosa è inclusa nella detta Cappella del predetto Cimitero dalla predetta
Cappella, nella quale solo le terre parete dei fondamenti della fabbrica e i
muri poco a poco rilevati sulla terra, e fatti per gli stessi locatori per
altra nuova fabbrica di altre Cappelle per lo stesso con propri soldi erigendo,
e camminando quanto comodamente sarà l’opera nuova le porte fabbricando nella
parete del muro esteriore della detta Cappella per le quali porte sia l’accesso
giusto da una Cappella verso altra certamente di licenza e beneplacito dei
detti locatori, e la stessa nuova Cappella dopo questa, Dio volendo, sarà
costruita, e completa totalmente con la propria titolazione di vestitori e
spolgliatori per i Confratelli in Cristo degli stessi della Società con tutti,
e singoli altri della cosa locata, con
l’uso, l’utilità, adiacente, e universalemnet pertinente, e specialmente con
accesso libero, ed uscita loro sino alla via pubblica, per avere, e tenere
questi, non usare, e fruire per questi per decoro degli stessi Religiosi con
onesti, e divini ossequi, e servizi devoti, e gesti, ed opere per la salvezza
delle anime. Con tali patti infine e convenzioni da qui prossimi, e confermati
unanimemente, e concordemente fra loro, e per primo riservato ai propri eredi e
successori del detto che fu Pietro de Ritis per diretta linea maschile discendenti
l’uso della sepoltura di questi infine sia libera sin dal primo tempo di questi
del fu Pietro de Ritis concesso nella Cappella predetta, e dall’Arcipresbitero,
e Canonici di questa stessa Chiesa tanto predetti, che nel futuro terranno, e
si obbligheranno ad eleggere, e deputare dal numero di questi, ovvero dopo
qualche Presbitero, il quale sia delegato nel giorno di domenica, e per qual si
voglia giorno festivo negli anni la Messa alla Beata Vergine Maria, e nessuno
possa portare e dare, e a chi si voglia di questi presenti, e futuri il
necessario alla Chiesa, ed i Sacramenti come permesso della Confessione, la
Comunione, e l’estrema unzione. Inoltre tutti, e singoli i Cadaveri dei
Confratelli dei detti Religiosi tento presenti, quanto futuri possono essere
sepolti nella stessa Cappella, e l’Ufficio del viatico del funarale debba
essere assolto per qualsivoglia rito funebre per elemosina tanto del Capitolo
della detta Chiesa per quindici soldi di moneta Romana, e dare un doppio di
cera alla detta Chiesa e candele sufficienti per lo stesso clero e Capitolo per
mercede certamente elemosinaria nel loro modo alla sepoltura soldi tanto
quranta di moneta Romana. Completa in vero la Cappella sopradetta per
vestimenti e spogliatoi per gli stessi funerali di qualunque fratello da
seppellire qui solo per mercede di salvazione e così cinque soldi di moneta
Romana, per il viatico sia assolta la spesa di moneta Romana, e tanta cera ,
per assolvere, e si debba nella prima Cappella. Inoltre per la visita del
Signore, e del Patronato di questa stessa Chiesa per quanto sia permesso
nell’anno da ora in precedenza si tenuto, e sia obbligata la stessa Societàdei
Confratelli, a rendere e dare ai Procuratori della detta Chiesa quattro libre
di cera, e per merito di celebrazione, ovvero lettura della Messa per tutti gli
anni, e non per concessione dei detti tre Sacramenti della Chiesa libre otto di
denaro di moneta Romana nella festa dell’Assunzione Gloriosissima della Madre
di Cristo benedetto, ovvero per tutta l’ottava. Inoltre di uno restato, ovvero
legato terminando della Cappella acquisisca, e lo stesso fatto per la detta
Chiesa in perpetuo culto integra la terza parte, altre due parti siano, ed
essere debba la detta Cappella, a disposizione degli stessi Confratelli, e onore,
e comodità della Cappella predetta, da cui sia esclusa totalmente la predetta
Chiesa, quindi dei restanti, ovvero legati, che siano espressi nelle opere,
ovvero paramenti, ed ornati dell’Altare nella detta Cappella, dai quali sia
esclusa totalmente la predetta Chiesa. Inoltre quanto contenga non da altra Società degli stessi
Confratelli, sia tenuto il Presbitero per leggere la Messa dei morti per la
salvezza dell’anima dei stessi defunti per il giorno e la notte seguente in
questa Cappella, rinunciando infatti i detti locatori, e i successivi locatari
una parte per riserva degli altri, ed alcuni ad altri ad eccezione del dolo,
male nel fare cauzione ed erudizione per causa, e senza la causa della predetta
cosa in modo nuovo con gesto non totalmente sia celebrato, e perciò causa del
timore di guadagno dove leso e dimodiato venga secondo legge per il quale la
generale rinuncia sia impugnata al fine, a cui rinunciare non può, e
generalmente tutti, e singoli altri con eccezioni, secondo legge, e il diritto,
con ausilio, tanto canonico quanto civile, ovvero municipale, con questi ovvero
degli stessi in altra prima locazione contratta, e che contenga in questo le
parti, ovvero totalmente minore
De patre ad filium
Un passaggio di
cappellania, ossia possesso di una cappella, non risulta certamente un grande
avvenimento storico per sancire radicali notazioni riguardo alla drammatica
alternanza cronologico umana, ma comunque attesta, e suggerisce, qualche
valutazione che potrebbe arricchire un patrimonio figurativo sermonetano, qui
riguardo alla committenza; in effetti il documento riportato, datato 1632,
sollecita qualche considerazione per una tela sita nella cappella titolata a
Santa Caterina, la prima dall’altare maggiore sulla navata destra della
Cattedrale; la tela, che specularmente ritrae la Santa a cui era titolata la
cappella, Santa Caterina, spetta ad un autore anonimo, già appellato
convenzionalmente dallo scrivente come il Maestro della Madonna del Rosario ,
assai attivo in Sermoneta ma, credo, originario di Cori; per la tela possiamo
ipotizzare la datazione intorno all’anno attestato dal documento, in base anche
e considerazioni stilistiche che lambiscono un caravaggismo chiaroscurale
mutuato, probabilmente, dal Fontebuoni corese, ed acuito dall’esempio pittorico
sia di Giovanni Baglione che dello Spadarino; in questo caso il contributo
informativo riguardo al nostro Maestro potrebbe essere dato dal passaggio del
giuspatronato della cappella, primi anni Trenta del XVII secolo, come già
notato, che agevolerebbe, ripeto, considerazioni probanti riguardo alla
committenza, probabilmente spettante al
Canonico Pietro Pistiglione, che potrebbe anche aver optato di rimarcare questo
passaggio di giusptronato, commissionando, all’autore precitato, la tela in
questione, certamente dopo il 1632; considerando che il carattere stilistico
adottato dal Maestro per questa tela è rapportabile a quello della Madonna del
Rosario, già restituita al medesimo Maestro da chi scrive , ora nell’ultima
cappella sulla destra della Cattedrale, ma già documentata nel 1635 nella cappella della Confraternita del
Santissimo Rosario, la cappella adiacente, sulla destra, all’altare maggiore;
il dato temporale quindi fra le due commissioni resta esiguo, tre anni
soltanto, che potrebbe aver garantito al Maestro precitato le due commissioni,
di cui, in questo caso, l’una sarebbe rapportabile al Canonico Pietro
Pistiglioni. Per esclusione, considerando sempre il dato stilistico dell’opera,
si può preterire il secondo dato cronologico riportato nel documento, ossia il
1603, per ipotizzare una probabile esecuzione della tela; l’oggettivo
caravaggismo chiaroscurale, premenzionato, sarebbe un dato alquanto anomalo per
il secondo dato cronologico, ossia prima della esposizione pubblica, e per
l’epoca anche indecorosa, della celebre cappella Contarelli, San Luigi de’
Francesi, Roma, per la quale il Caravaggio dipinse le tre celebri pale con il
ciclo di San Matteo; quindi ritengo che sia assai più credibile che la
diffusione dello stile caravaggesco sia sorta dopo la presentazione pubblica di
opere del latore di questo stilema, e certamente non prima; quindi il
caravaggismo nasce dalla pittura del Caravaggio e non il contrario, da cui la
datazione della nostra Santa Caterina credo sia posteriore di qualche anno al
1632, quando sia il Caravaggio che, soprattutto, il Fontebuoni corese avevano
già operato.
Cessione del Jus
Patronato della cappellania di Santa Caterina, e della Annunziata esistenti
nella Collegiata di Santa Maria, fatto da Nicola Pistiglione a favore di Giovan
Francecso Nardi, e Don Pietro suo figlio
In Nome di Dio Amen
giorno 13 ottobre 1632. In mia presenza attesto, e personalmente consituito il
Signor Nicola Pietro Postiglione asserendo allo stesso tanto quanto uno della
Famiglia Postiglione, quando un tempo fu Francesco Quadrassi, ed un tempo
Antonio Jardinelli parimenti della Famiglia Pistiglione debba spettare e
perviene il Giuspatronato della Cappellania della Santissima Annunziata, della
Cappellania di Santa Caterina esistente nella Collegiata Chiesa di Santa Maria
di Sermoneta, come constare disse dalla Bolla spedita dal Reverendissimo Signor
Fabrizio vescovo di Terracina nel giorno 9 Maggio 1603 e quando anche dalla
famiglia Postiglione sia il Signor Francesco Nardi, et il Signor Reverendo
Pietro suo figlio legittimo, e naturale, e da tutta la sua famiglia, volendo
quando sia permesso che chiunque suo Giuspatronato sia usato, e così venga
assunto, come cosa grata fare, il sopradetto non vuole, duolo, timore, frode,
ovvero altra sinistra macchinazione, e con la sua libera consapevolezza e
volontà in ogni miglior modo, legge, e forma, con cui più grandi, e mali possa,
e può il predetto Giuspatronato per la sua parte, e per ognuno, e qualunque
proprio diritto, ed interesse, che nel detto Giuspatronato abbia, e possa avere
per se, ed i suoi eredi, e successori in perpetuo riservi, e per ogni detto il
Signor Giovanni Francesco Nardi assente, ed il Reverendo Pietro suo figlio
Postiglione presenti e consenzienti, tali per loro quanto detto dal loro Padre,
e per i suoi eredi per questo stesso Signore Nicola Pietro, come sopra, e
accettare senza pregiudizio di tutti, e di chiunque, e qualunque sia allo
stesso Reverendo Signore Pietro, e Giovanni di Pietro competente, e non altri
da questo espressi protestano, e dicendo anche, e promettendo il detto Signore
Nicola Pietro per la detta rinuncia al detto Giuspatronato non interviene altra
frode, duolo, ne quanto voglia altra corruzione in questa detta rinuncia fare
da mera, e libera volontà, come sopra, e sul detto Giuspatronato, e per ognuno,
e dovunque il suo diritto, ed interesse questi stessi Signor Giovanni…
Caessio Juspatronati
In Nomine Dei Amen
die 13 octobris 1632. In mei testiumque presens, et personaliter constitutus
Dominus Nicolaus Petrus Pistiglionus asserens ad ipsum tam quam uno de Familia
de Pistiglionis, una cum quondam Francisco Quatrassi, et quondam Antonio
Jardinelli similter de familia de Pistiglionibus spectare, et pertinere Jus
Patronatus Cappellanie Sanctissime Nuntiate, et Cappellanie Sancte Catarine
existens in Collegiata Ecclesia Sancte Marie de Sermoneta, ut constare dixit ex
Bulla expeditas coram Reverendissimo Domino Fabritio episcopo Terracinensis sub
die 9 Maij 1603 seu et cum etiam de familia de Pistiglionibus sit Dominus
Joannes Franciscus Nardi, et Dominus Reverenus Petrus ejus filius legitimus, et
naturalis, et tota ejus familia, volens quamdecenseat quod unusquisque suo Jure
utatur, et ac veniat deceptus, ac re grata facere, supradictus non vi, dolo,
metu, fraude, vel aliqua sinistra machinatione cirumventus, et cum ejus
scientia libera voluntate omnibus melioribus modo, via, jure et forma, quibus
magis, et malius potuit, et potest predictum Jus Patronatus sibi parte ac pro
omni, et quacumque suo Jure, et interesse, quod in dicto jure Patronatus habet,
et habere potest pro se, suisque heredibus, et successoribus in perpetuum
reservavit penitus, ac omnino dicti Dominus Joannei Francisci Nardi assentia,
et Reverendus Petro ejus filio de Pistiglionibus presenti, et acceptanti, talis
pro se quam dicto ejus Patre, ac pro ejus heredibus, et successoribus per
eumdem Dominus Nicolaus Petrus, ut supra, acceptare sine prejudicio omnium, et
quoramcumque jure quomodocumque, et qualitercumque ipsi Reverendus Dominus
Petro, et Joanni ejus Petri competenti super dicto jure Patronatus cum
pretendant, ut asseritur ad ipsiorum spectare dictus Jus patronatus tamquam de
vera Familia de Pistiglionibus, et hec omnia facere animo jure juribus addendi
ad suorum favore pro dicto Jure Patronatus ipsis competens, et non aliter de
quo expresse protestatur, dicensque etiam, et promittens dictus Dominus
Nicolaus Petrus pro dicta renunciatione dicti juris Patronatus non intervenisse
alique fraude, dolus, nec quamvis alia corruptela in eo dicta renunciatione
facere ex mera, et libera voluntate, ut supra, et super dicto Jure Patronatus,
ac pro omni, et quocumque suo jure, et interesse eosdem Dominus Joannes…
Pecunia non olet
Magari gli ultimi
risorgimentali nostrani potranno certamente inveire contro il patrimonio che la
Compagnia della Carità ebbe in dono, perorando la distribuzione eque die beni
in nome della fruizione repubblicana, con risorgimentale laicismo e
anticlericalismo; ma dato che nel 1593 l’eroica Breccia di Porta Pia, non era
ancora un dato storico, i testatari optavano anche per lasciti più o meno
ubertosi a singole Compagnie religiose, che a dispetto di quanto si possa
credere, spesso erano il conforto, non solo spirituale, di tanti indigenti
Testamento di Camillo
Evangelista, copiato dal Libro degl’Istromenti della Confraternita della Carità
In Nomine Domini
Amen. L’anno della sua incarnazione 1593 [a dì 11] del mese di Giugno, al
pontificato di papa Clemente septimo l’anno secondo inditione sesta= Perché non
ci è più cosa certa, che la morte, ma incerta qual ora io Camillo Evangelista
di Sermoneta scrivo di mia propria mano, con li sette testimoni sottoscritti,
dico, in primo, raccomando in prima l’Anime all’Onnipotente Iddio, et alla
gloriosa sua Madre Maria, et a tutti i Santi, lascio, che in ciaschedun loco,
che morirò sia seppellito alla Chiesa cattedrale invitate tutte le Chiese, che
ivi sono, acciò et allo più cinque Chiese con una Torcia per Chiesa, et
essendoci comodità farmi l’offitio sopra terra, che se faccia,, et non il primo
commodo, che se facciano celebra cinque messe all’Altare privilegiato, et in
altri altari dieci Messe, et poi se faccia in capo di otto di se faccia un
altro offitio per l’Anima mia con vinti Messe…Io Camillo costituisco erede
universale, et generale l’Archiconfraternita della Santissima Carità della
Terra di Sermoneta di tutti miei beni, mobili, e stabili, presenti, e futuri,
et tutte le cose, che possono appartenersi a me Camillo sudetto, intendendosi
quest’Horto, il Prato qui sopra alla Madonna del Monte, il quale l’ho fatto
fare io Camillo, come apparisce al testamento di mio Padre, che lascia a
ciascheduno quello, che se ha fatto sia suo, questo l’ho retrovato io, è mio et
per la legitima, e Trebellianica, et altro de mia Madre, che se pigli alli
Terreni, che sono all’Anetto, et de tutte cose tanto mobili, che stabili la
detta Compagnia le venda, et detti quatrini siano messi a frutti, et de questi
frutti se mariti una Zitella vergine facendo de tutte una cartuccia, et a
quella che verrà la sorte sia fatto senza fraude: et non bastando fino al
numero di trenta scudi se habbi aspettare fin che li frutti siano di tal
numero, et tutte quelle persone, che iscriverò a nome, et cognome voglio, che
siano in prima di tutte le altre scritte di mano in mano: et morendo le sudette
Zitelle senza legittima erede et che detta erede abbia ancora ella fatta erede
debbia tornare alla detta Compagnia, et ne faccia detta Compagnia tanti
paramenti di Altari, et altri con il mio nome…
Testamento del Dottor
Metello Cifra, nel quale lascia due case per legato, alla Confraternita della
Carità, col peso di due messe la settimana una della Croce, e l’altra de Morti
In Nome di Dio Amen.
Anno del Signore 1588 Indizione 1 giorno 2 Mese dicembre Pontificato del
Santissimo Signore Nostro papa Sisto V anno del suo pontificato quarto. Di
fronte al Magnifico ed Eccellentissimo Signore Felice Sandro de Amerio e alla
presente Terra di Sermoneta Sedente davanti al Tribunale nella Rocca di
Sermoneta nella sua solita seggiola presso le Camere Pinctae in qualche sedia
lignea l’infrascritto atto al Tribunale stesso deputato, né il Notaio
infrascritto, e testimoni personalmente costituiti al Signor Oronzio figlio di
Antonio de Candida di Sermoneta, e dalla Signora Orinzia figlia del fu Signor Metellio
Cifra moglie del detto Antonio suo Padre asserendo al detto Signor
Luogotenente, e a noi, Notaio e Testimoni che nella Terra di Sermoneta fu
qualche Signor Metellio Cifra dello stesso Oronzo Ava Materna, che nei giorni
prossimi passati volendo preparare il testamento, e la sua ultima volontà
dichiarò apertamente ai testimoni, che in nessun modo con la morte quello fare
non potesse, infatti dalla sua stessa ultima volontà, ed animo quando Antonio
de Candida suo padre qui presente, come disse dal predetto Signor Metellio
fosse più certo a lui stesso dicendo già aver disposto il suo ultimo
Testamento, e quello fra le sua scritture così conscritte tenere, e secondo il
tenore del conscritto volle reperire e disporre delle cose dette nel detto
Testamento di mano propria del detto Signor Metellio, e perquisite le sue
scritture fu trovato e volle disporre intorno alle cose dette nel Testamento e
disporre delle sue cose dopo la sua morte. Questo è quanto detto dal Signor
Metellio, e rirovato fu e volle disporre delle sue cose dette nel Testamento di
mano propria del detto Signor Metellio scritto in due fogli di pergamena, ed è
questo, esibendo a me Notaio e al Signor Luogotenente e Testimoni due fogli di
pergamena similmente, ed in parte scritti con il concesso tenore= In nome di
Dio Giesù Cristo amen costituito a me Notaio…In primo raccomandò l’anima a Dio
Altissimo Creatore, e alla Beata Maria sempre Vergine suo Avvocato, volendo
dopo la sua morte che il suo corpo debba essere seppellito nella Chiesa Cattedrale
di Santa Maria di Sermoneta nella sua sepoltura associato ai Canonici, ed altri
presbiteri Fratelli…Inoltre legò per la salvezza della sua anima due scudi alla
Società del Santissimo Sacramento, altri due alla Società della Carità, uno
alla Società del Rosario, ed uno alla Società
di Gesù congedando con comodità gli eredi infradetti…Inoltre per la
salute dell’Anima sua, al Padre, alla Madre, e ai Figli lascia due Case
esistenti in Sermoneta nella Contrada detta di Santa Maria, la Casa di Attilia
Moglie di Eugenio di Camillo Dani, et la propria Casa dello stesso Testatore,
che deve essere locata, e dare a pigione ad un Presbitero da nominare dallo
stesso Testatore prima della sua morte, che debba celebrare due messe per la
sua Anima…
Testamentum Metalli Cifrae
In Nomine Domini
Amen. Anno Domini 1588 Inditione 1 die 2 Mensis decembri Pontificatus
Sanctissimi Domini Nostri Sixti pape V anno eius quarto. Coram Magnifico et
Excellentissimo Dominus Felice Sandro de Amerio et ad presens Terre Sermonete
Sedente pro Tribunali sedente intus Arce Sermonete in eius solito cubiculo
juxta cameras pictas in quadam sedia lignea ad infrascripto actus pro
condecenti Tribunali sibi deputatus, neque Notario infrascripto, et testium
personaliter constitutus Dominus Orintius Filius Antonij de Candida de
Sermoneta, ex quondam Domina Orintia Filia quondam Domini Metelli Cifra uxore
dicti Antonij major quatuordicim annorum ut dixit minor tamen vigintiquinque
cum presentia dicti Antonij sui Patris asserens coram dicto Domino Locotenente,
nobisque Notario, et Testibus quod in Terra Sermonete fuit quidam Dominus
Metellus Cifra ipsius Orintij Avua Maternus, qui hisce diebus proxime elapsis
volens condere testamentum, et sua ultima voluntate declarare coram Testibus,
nihilominus morte preventus illud efficere non potuit, de eius tamen ultima
voluntate, et animo cum Antonius de Candida eius Pater hic presens, ut dixit
sepe sepius a predicto Domino Metello fuisset certioratus eidem dicendo se iam
disposuisse suum ultimum Testamentum, et illud pene set inter suas scripturas
ita con scriptum retinere, et secundum illius tenores prout con scriptum
reperitur velle disponere de rebus suis post eius morte. Hinc est quod mortuo
dicto Domino Metello, et perquisitis eius scripturis fuit repertus velle
disponere de rebus dictus Testamentus manu propria dicti Domini Metelli
scriptum in duabus folis papiri, et est hoc, exhibendo mihi Notario coram dicto
Domino Locotenente et testibus duo folia
papiri simul, et in parte conscripta tenoris vide licet=In nomine Domini Jesu
Xristi amen constitutus coram me Notario…In primis autem recomandavit Animam
suam Altissimo Creatori, et Beate Marie semper Virginis eius Advocate,
volensque post eius morte corpus suum seppellire debeat in Ecclesia Cathedrali
Sancte Marie de Sermoneta in eius sepoltura associatus ab omnibus Canonicis, et
ab aliis Presbiteri Fratribus…Item legavit pro salute Anime ipsius Testatoris
duos scutos Societati Sanctissimi Sacramenti, duos alios Societati Charitatis,
unum Societati Rosarij, et unum aliud Societati Jesus solvendos cum commoditate
eredij infrascripti…Item pro salute Anime ipsius testatoris, Patris, Matris,
Filiarum reliquit duas Domos existens intus Sermoneta in Contrada dicta Sancta
Maria, propre Domus Autilie Uxoris Eugeniis Cammilli Dani, et propre Domus
alias ipsius Testatoris, que debeant locari, et pensionis dari debeant uni
Presbitero nominandum ab ipso Testatore ante ipsius morte, qui dicere debeat
duas Missas pro Anima…
Appalto del Forno
della Comunità di Sermoneta, con diversi Patti.
In Nomine Domini
Amen. Annus eius 1643. Indictione secunda, pontificatus Sanctissimi in Christo
Patris, et Dominus Nostri Urbani divina providentia Pape VIII, annus eius
duodecimo die vero 17 mensis Octobris. In mei personaliter constitutus Petru
Giudottus quondam Pauli filius de Sermoneta, qui sponte omni promisit, et se
obligavit Comunitati Sermonete, et pro ea Domini Marco Antonio Columne Capiti
Priorum, Jacobo Pitio, Felici Impernicato, Alexandro Corbano alias mallocca
Prioribus dicte Communitatis Sermonete presentibus promittentes de rato, et
prose alias mallocca Prioribus dicte Communitatis Sermonete presentibus
promittentes de rato, et pro seiusque frati habit in forma pro Dominus Cosma
Crucis eorum collega absente ita quod aliasde quibus cum presentia, et
asistentia Admodum Illustrissimi et admodum existentis Dominus Ascanij Catalani
Dominus Locotenentij generalis Sermonete pro se, suisque exercere eius Furnu
incipindo a die presentis Instrumenti, et ut sequitur finiendo per tota die 15
Augusti proximi venturi anni 1635 et mantenere dicta Comunitate in venditionis
panis sub infrascriptis capitulis, pactis, et conventionibus inter dictas
Partes mutua hinc inde stipulatione interveniens hinitis, et firmatis, quorum
copia mihi Notario infrascripto tradita fuit tenoris infrascripti, videlicet.
In primis esso Pietro Guidotti si obliga fare tutto il Pane necessario per la
Terra di Sermoneta, et alla Eccellentissima Casa per tutti li 5 d’Agosto
prossimo da venire del 1635. Item, che il pane a baiocco bianco debba essere di
undeci oncie, qual pane sia buono, et
recipiente, et staccato come si suol dire a gelosia ben staggionato, et cotto.
Item si obliga far pane a decina buono, et recipiente per detta tutta stagione
come sopra a baiocchi sette la decina, et di detto pane negro a decina ne debba
fare una fornata almeno la settimana. Item vole detto Pietro, che il pane che
farà a baiocco si debba pesare ogni mattina sino a mezzogiorno all’usanza di
Roma, et non essendo pesato, et revisto dalli Grescieri non possi venderlo
sotto pena di giulii cinque per volta d’applicarsi alla camera Ducale in caso
et ritrovandosi detto pane freddo calare due oncie per palata, che sono sei
pagnotte, non sia astretto a pagare cosa alcuna, ma caldo sia giusto: et
pesato, che sarà una volta non si possi pesare più ne sia tenuto a cosa alcuna,
et se calasse più de due oncie, et fusse più di un scudo per volta d’applicarsi
come di sopra, et il pane si habbia a vendere a peso corrente cioè undici oncie
a baiocco, et baiocchi sette la decina del pane negro: et se calasse tutto il
forno più de due oncie volle esser tenuto alla pena di scudi doi, et alla
perdita della metà del pane, cioè della fornata, che mancarà, d’applicarsi come
di sopra. Item mancando il pane più di sei ore vole essere tenuto pagar la pena
di giuli cinque per volta, purchè il lavoro stia impiedi, altrimenti vole esser
tenuto non essendo il lavoro impiedi alla pena di cinque ducati, et niente di
meno vole esser tenuto a fare il pane, et quante volte mancarà, tante volte
vole esser tenuto alla pena, come di sopra, d’applicarsi come di sopra. Item
vole detto Pietro che nessuno possi far pane a vendere, ne a biocco, ne a
decina, senza pregiudizio però di quello, che ha concesso per Instromento la
Comunità al suo Affittuario sopra questo particolare del Grano, et che non si
facci altro, che un Forno in Sermoneta, et le fornare di Sermoneta possino
vendere il fornatico, che li toccarà. Item vole poter vendere pane a chi parerà
al detto Pietro tanto a Cittadini, come a Forastieri a grosso, et a minuto
secondo li parerà, e piacerà senza incorso di pena alcuna, eccetto però alli
Fidati di Sua Eccellenza, alli quali non possi esso Pietro vendere pane sotto
pena di cinque giulii d’applicarsi come di sopra. Item vole, che li Signori
Priori si oligano di mantenere detto Pietro in pacifico possesso durante detto
termine, altrimenti quia sic et non alias. Item esso Pietro vole esser tenuto,
et obligato a pigliare, et spianare per servizio di detto Forno il Grano
dell’Eccellentissimo Signor Cardinale Caetano Patrone, che riceve la molitura
delle Mole di Ninfa, et Portatura, et quello pigliarlo a cinque Rubbia per
volta in dette Mole da misurarseli alla misura corrente, qual grano promette
pagarlo manualmente, et in contanti a ragione di giulij quarantadoi il Rubbio
et non pagando il detto grano in contanti, non vole esser tenuto
l’Eccellentissimo Signor Cardinale et per esso il Signor Filippo Piovezzica suo
Agente a darli grano, et che detto Pietro Guidotti non possi, ne li sia lecito
sotto qualsivoglia pretesto pigliere a spianare grano di altre Persone, etiam
in minima quantità, sotto pena di scudi venticinque, et di tre tratti di corda
da darseli in publico ipso facto contravenendo a pigliare, o compare, o
spianare grano di altri, eccetto quello dell’Eccellentissimo Signor Cardinale.
Item vole il detto Eccellentissimo Signor Cardinale, et per esso il Signor
Piovezzica suo agente esser tenuto et obligato dare, et consegnare al detto
Pietro Guidotti Fornaro tutta la quantità di grano per servizio di detto Forno
di Sermoneta al prezzo sopradetto, mentre il detto Pietro Fornaro lo pagherà in
contanti, il quale non pagandolo in contanti, non sia tenuto l’Eccellentissimo
Cardinale, et il detto Signor Filippo Piovizzica suo Agente consegnarli, et
darli grano in nessun modo…Actum Sermonete in Domo solita habitationis dicti
Petri Guidotti in Regione Burgi juxta suos fines presentibus Antonio quondam
Augustini de Rocco filio, et Carolo quondam Camilli Semenze filio de Sermoneta
Testibus ad predictas.
Committenti rivelati
La cappella di Santa
Lucia, la prima sulla sinistra nella chiesa di San Giuseppe, ha sempre
rappresentato un dedalico riferimento riguardo al giuspatronato, quindi alla
committenza degli affresci che, in base a confronti stilitici, lo scrivente ha
restituito ad Angelo Guerra di Anagni ; quindi abbiamo l’autore ma manca il
fattore fondante e determinante della medesima decorazione, il committente, che
adesso possiamo agevolmente rapportare, finalmente, alla famiglia Loffi,
Testamento di
Ottaviano Loffi, nel quale lascia alla Confraternita della Carità il jus di
conferire la cappellania, jus Patronato della fameglia de Loffi esistente nella
chiesa della Concezione[oggi San Giuseppe] sotto il vocabolo di Santa Lucia, e
lascia a detta Cappella due case col peso di due Messe la settimana.
In nome di Dio Amen.
Anno del Signore 1625 Indizione 5 giorno 29 Marzo Pontificato del Santissimo in
Cristo Padre, e Signore Nostro Urbano per divina provvidenza Papa VIII anno suo
secondo. Personalmente costituito Clerico Ottaviano de Loffi di Sermoneta che
sano di mente per grazia di Dio, e di intelletto, con retta locuzione, nel
corpo languido, e nel letto giacente consapevole che nulla di più certo della
morte e l’ora della morte incerta, temendo la futura morte, e non decedendo
intestato, dopo della sua morte lite, e controversie sorgano sui suoi beni, per
cui presente il Testamento, che dal diritto è detto senza scritti, in questo
modo segue, e curò di fare la forma, e= In primo che l’Anima è più nobile del
corpo, e all’onnipotente Dio, e di questo la gloriosissima Madre Vergine Maria,
e tutta la Curia Celeste raccomanda. E omesse altri. Inoltre per il diritto
lascia legati alla Venerabile Società della Carità di Sermoneta la Cappellania
con Giuspatronato di Famiglia de Loffi, esistente nella Chiesa della Concezione
di questa Terra di Sermoneta sotto il vocabolo di Santa Lucia, così permesso,
che esistente altra persona capace della famiglia della Signora Elisabetta del
fu Sacripante Bonifacio Andrea di Cori di suoi Nipoti, ora e sempre, e in
qualunque modo proferito, e dagli ufficiali della detta Venerabile Società
proferiti debbano altre persone estranee, e non da detta Famiglia alla detta
Cappellania, poiché così e non altri. Inoltre alla stessa Cappellania di Santa
Lucia dal Giuspatronato della famiglia de Loffi per legato siano le due
infrascritte case dello stesso Testatore l’una all’altra contigua poste nella
detta Terra di Sermoneta, nella Regione del Borgo presso da una, mediante via,
la quale conduce alla Torre nuova, alle
Mura della Terra di Sermoneta, da altro da Claudio Guardino, e Giovanni
Battista Lombardelli, ed altri con onere, per il tempo cappellano della detta
Cappella debba tanto per l’Anima dello stesso Testatore, che di suo Padre, e
Madre, ed degli altri della sua Famiglia già defunti, celebrare nella detta
Cappella due Messe per quando sia concesso nella settimana, e di cui una nel
giorno della Luna, e l’altra in qualsivoglia giorno a piacere del detto
Cappellano, condizione imprescindibile, che in detta Elisabetta di suo Nipote
voglia abitare le dette case, o una di queste, ora, e in questo caso non possa
questa espellere, ma questa invece ammettere deve e nella stessa vivere alle
dette dove è abitazione, e la detta Signora Elisabetta all’interno, e a rispetto
del detto Legato prometta di assolvere le pigioni delle dette case per scudi
otto a razione per scudo quattro per qualsivoglia delle dette case, e non altre
per detto tempo al cappellano…
Testamentum Ottavini
Loffi
In Dei nomine Amen.
Anno Domini 1625 Indictione 5 die vero 29 Martij Pontificatus autem Sanctissimi
in Christo Patris, et Dominus Nostri Urbani divina providentia Pape VIII anno
eius secundo. In mei personal iter constitus Clericus Octavianus de Loffij de
Sermoneta qui sanus dei gratia mente, et intellecto, recteque locutionij, licet
corpore languens, et in lecto jacens sciens quod nil certius est morte et hora
mortis incertius, timens future mortis eventu, et ne decedens intestatus, post
eius mortem lite, et controversie oriantur super eius bonis, ideo presens
nuncupatium Testamentum, quod de jure civili dicitur sine scriptis, in hunc qui
sequitur modus, et forma facere curavit, et= In primis qui Anima est nobilior
corpore, igitur illo omnipotenti Deo, eiusque gloriosissime Matris Virgini
Marie, totique Curie Celesti commendavit. Et omissis alios. Item jure legati
reliquit Venerabili Societati Charitatis Sermonete jus conferende Cappellania
de Jure Patronatus de Familia de Loffi, existens in Ecclesia Conceptionis
eiusdem Terre Sermonete sub vocabulo Sancte Lucie, conditione adiecta,
videlicet, quod existente aliqua persona capace de familia Domina Helisabette
quondam Sacripanti Bonifacis Andrea de Cora eius Nepotis, tunc semper, et quandocumque preferatur,
et ab officialibus dicte Venerabilis Societatis preferri debeat aliis Personis
estranei, et non de dicta Familia, ad dicta Cappellania, quia sic et non alios
aliter. Item eidem Cappelle Sancte Lucie de jure Patronatus Familie de Loffis
jure legati infrascriptas duas domos ipsius Testatoris unam alteri contigua
posita in dicta Terra Sermonete in Regione Burgi juxta ab uno, mediante via,
que ducit ad Turrim novam, Menia dicte Terre Sermonete, ab alio heredibus
quondam Francisci Monacelli, ab alio Claudie Guarcine, et Johanne Baptiste
Lombardelli, et alios cum onere tamen,
pro tempore cappellanus dicte Cappelle debeat tam pro Anima ipsius Testatoris,
quod suorum Patris, et Matris, et aliorum de eius Familia predefunctorum,
recitare in dicta cappella duas Missas quo pro quolibet hebdomada, quarum una
in die Lune, et altera in quolibet die ad libitum dicti Cappellani, conditione
etiam adiecta, quod indicta Helisabetta eius Nepotis velit habitare dictas
Domos, vel una ipsarum, tunc, et eo casu non possit ea expelli, sed ea admitti
debere ipsa vivere ad dictas habitatione, dummodo dicta Domina Helisabetta
intuita, et contemplatione dicti legati solvere promitatt pensiones dictarum
domorum pro scutis octo ad ratione scutorum quattuor pro quolibet dictarum
Domorum, et non alias aliter dicto pro tempore Cappellano…
Copia. Legati della
Compagnia del Santissimo Rosario. Legato della quondam Lucrezia Piacentini di
una Messa il Mese Legato della quondam Laurenzia Sementi di due Messe il Mese
ed un Anniversario.
Il Signor Giulio
Pizzi Cammerlengo, il Signor Canonico Domino Pietro Antonio Auzzetti, ed il
Signor Giacomo Razza Priori della venerabile Compagnia del Santissimo Rosario
esistente dentro la Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta devotissimi
oratori, e sudditi di Vostra Signoria Illustrissima, con ogni ossequio
l’espongono, come la quondam Lucrezia Piacentini di detto luogo nel suo ultimo
Testamento, con il quale morì, rogato dal Signor Giuseppe Scatafasso Notaro di
detta Terra li 25 Aprile 1694 ordina in detto suo Testamento a suoi eredi, che vene
dessero due suoi Tummoli di Terreno al Signor Domenico Balsani, e del prezzo di
essi si estinguesse un Censo, che lui avea passivo con la sopradetta Venerabile
Confraternita, e pagatone li frutti decorsi, del residuo del prezzo di quelli,
e del prezzo d’una Caldara di rame, e di cinque lenzuoli di tela grossolana,
che parimenti ordina si vene dessero se reformasse un legato perpetuo per
l’Anima sua, e suoi a favore della detta venerabile Confraternita, con il peso
doi messe da tassarsi da Vostra Signoria Illustrissima…
Legato della quondam
Laurenzia Sementi di due Messe il Mese ed un Anniversario.
Il Signor Giulio
Pizzi Cammerlengo, il Signor Canonico Domino Pietro Antonio Auzzetti, ed il
Signor Giacomo Razza Priori della venerabile Compagnia del Santissimo Rosario
esistente dentro la Collegiata Chiesa di Santa Maria di Sermoneta devotissimi
oratori, e sudditi di Vostra Signoria Illustrissima, riverentemente l’espongono
come , la quondam Lucrezia Sementi passata a miglior vita nell’ultimo suo
Testamento rogato dal Signor Giuseppe Scatafasso li 4 del Mese di Gennaro 1694
lasciò sua erede universale le detta Venerabile Confraternita con titolo di
Legato perpetuo per tutti i suoi beni in una casa di due stanze, che se ne cava
di frutto annuo di piggione scudi 2 e baiocchi 50= Due tummoli di terreno
aratorio, che l’anno fertile con l’infertile rende di frutto scudi 2= Una vigna
con alcuni piedi di olive, che l’un anno per l’altro rende di frutto scudi 2
moneta=et delle masserizie di Casa di già vendute se ne sono cavati scudi 70…
Ita omnis datum Setie hac die 3 Mensis Junis 1701…
Legato della quondam
Anna Maria Mozzarella di Messe 15 ogn’anno.
A dì 20 Ottobre
1730 per gl’atti del Signor Luca
Pacifici Notaro seguì l’assegna dei beni lasciati dalla quondam Anna Maria
Mozzarella, consistenti in una Casa di due stanze medie in Contrada la Portella
confinanti con li beni del quondam Giulio Caposio, al presente dotali di Biagio
Nannasanti, e la detta portella, ed altri in un tummulo, e mezzo di terreno
prativo in Contrada Piedenolfo…
In Nomine Domini Amen =Die 14 Februari 1752=In meis, ac
Testium Philippus Fiorentino Filius quondam Josephi, et Joseph Barzellona
Filius quondam Salvatori de Sermoneta mihi cogniti, qui sponte ad requisitionem
Tummulorum Dominii Priorum Illustrissime Communitatis Sermonete deposuerunt, ut
infra vide licet. Ricercati da Vostra Signoria deponiamo per verità e non
altrimenti, come essendo io Filippo Fiorentini l’anno prossimo passato stato
eletto dall’Illustrissimi Signori Capo Priore, e Priore di quest’Illustrissima
Communità…
Inventario della
Compagnia della Carità, ed Ospedale 1778.
Terreni nel Quarto di
casale Venditto. Rubbia sei in un Corpo detto il Casale della Carità in
Contrada la Gialla confinante con la strada della Gialla, e Dogana, con li beni
di Santa Maria di Ninfa, Pantanelli, Francesco Maria Pizi, li beneficiati di
San Paolo, ed altri. Tumoli cinque vicino il detto casale confinanti con
gl’eredi del quondam Giovanni Spagnoli, li Monaci di Sant’Antonio Abbate di
Roma mano la Teppia il Capitolo di Santa Maria di Sermoneta, ed altri. Tumuli
sette sodivi incolti di verun frutto in Contrada la Gialla rimanenze di campo,
confinanti con Tutij, il Benefitio di Sant’Antonio di Padova, ed altri. Tummoli
sette nel quarto della Vaccareccia confinanti con Galli, li Beneficiati di San
Paolo, li Beneficiati di Santa Maria di Ninfa, ed altri. Nel Quarto dei Mazza
Cornuta, e Settenole. Tumuli tre in Contrada la Via di Roma confinanti con
Galli, Razza la Teppia, ed altri. Tumuli tre in Contrada la Piscina confinanti
con li eredi del quondam Giovanni Spagnoli Quatrassi, il Beneficio di
Sant’Antonio di Padova, ed altri, nel Quarto di Mezza Cornuta. Nel Quarto di
Mazza Cornuta. Nel Quarto dello Schitillo, e Carrara. Tumuli tre in Contrada la
Cona di San sala confinanti col Capitolo di Santa Maria, Strada maestra,
Francesco Maria Pitij, ed altri. Tumolo uno, e mezzo in Contrada lo Schitillo
confinante con la Vigna di Francesco Maria Pitij, Angelo Maria Spagnoli, ed
altri. Tumuli quattro in Contrada li Federichi confinanti con Galli, Gragorio Verdone, il Capitolo di Santa Maria,
ed altri. Tumoli tre coltivi in Contrada sopra il Convento di San Francesco
detta il Pozzo dell’Orso, e Casali…
Copia dal Libro della
Compagnia della Carità.
Item la metà d’una
casa assegnata oggi 19 settembre 1673 da Camilla Tomarosi per la dote, che
hebbe quondam Clementia Cagnari moglie del quondam Francesco Tomarosi, la quale
dote ha havuto luogo alla restituzione
per esser morta essa quondam Clementia senza figli legittimi, et
naturali, si possiede in divisa con essa camilla, e sta sopra con patto
redimendi per scudi trenta conforme apparisce per Istromento rogato dal Signor
Onorato Casale Notaro sotto il giorno, et anno sudetto. La detta casa stà nella
Decarcia della Valle confinante con li beni dotali di Caetano Marrocco, et di
Giacomo Borzo, et la via publica. Item un’altra casa nella Decarcia del Borgo
apresso li beni delli Signori Pasquali, et la via publica. Item un’altra casa
nella Decarcia di Santa Maria appresso li beni di essa Chiesa et li beni dotali
di Francesco Santoro. Item una Casa nella Decarcia di Valle Pagana la possiede
indivisa con Caterina Martelli. Item un’altra Casa sotterranea sotto la
Cittadella della Fortezza sotto li beni dotali di Giuseppe Filavoro. Item un
casarile nella decarcia della valle Pagana confinata con li beni di Barone
lasciata dalla quondam Madalena Sgrafignia. Item un altro casarile nella
Decarcia della porta Sorda vicino li beni del quondam Giulio Cesare Spadone. La
Casa sotto la Rocca lasciata alal Compagnia della Carità di Sermoneta da notaro
Alessandro erario indivisa con li eredi di Antonio Buccio, confinante con la
Casa di Santa Maria lasciata dall’istesso Notaro, è stata appeggionata a Don
Vincenzo Antiochi per scudi cinque l’anno sotto il dì primo di Maggio 1603
vengono alla Compagnia per sua parte giulij venticinque. La Casa alla Decarcia
del Borgo confinante con Horatio Paquale la tiene in vita Madonna Laurentia
Pasquale conforme all’Istromento per averla murata Stefano suo marito, et ne
paga scudi sette l’anno. La Casa dell’heredi di Lucrezia Cipriani nella
Decarcia del Borgo è enfiteosi della Compagnia della Carità, et se ne paga per
annuo canone scudi 7 deve per tre anni finiti alli 15 di Agosto 1603 baiocchi
ventidoi, e mezzo. La Casa di Don Ottaviano Loffo al Borgo è emphiteosi
dell’Hospitale, et ne paga un carlino l’anno, et deve doi carlini per doi anni
maturati alli 15 di Agosto 1602. L’Orto di Piedinolfo lo tiene locato
Alessandro Monacello in terza generazione, ne paga giulij tre l’anno come per
Istromento rogato per Notaro Alessandro erario, tra esso Monacello, et Messer
Metello Cifra, o suo Padre, del quale la Compagnia è erede, deve per un anno
finito alli 15 Agosto 1602 giulij tre.
Alle sudette si
potrebbero aggiungere
Una Stanza di Casa in
Contrada della Torrenuova confinante con Don Salvatore Pretagostini, Giulia
Pretagostini Santoro, e la Strada, comprata dalla Compagnia scudi 30= da
Florinda, Rosa, ed Antonia sorelle d’Ariziao, come per Istromento rogato da
Francecso Tommaso Rossi sotto li 13 Marzo 1751. Una Casa in Contrada la Valle
di stanze cinque vicino li beni di Suor Maria Scatafassi, di laurenzia
Rossetti, e strada pervenuta alla Compagnia per grossa somma restato debitore
il fu Canonico Don Giuseppe Galeazzi Camerlengo di essa, come dal suo
Sindicato, ed Istromento rogato da Biagio Bruni lì 18 Febbraio 1761. La metà di
due stanze indivise con la Compagnia della Carità in Contrada l’Arco della
Torrenuova, confinanti con la muraglia del Cimitero di Santa Maria, con le
sorelle Razza, o Cattivera, e Vincenti scudi 34: 66 comprata da Caterina
Colonna, e Maria Vittoria sua fglia moglie di Loreto Stefanucci, come per
Istromento rogato da Francesco Tommaso Rossi sotto li 31 Agosto 1776.
Beni esistenti in
Sermoneta, e suo Territorio spettanti alla Chiesa Rurale di Santo Antonio
Abbate presentemente appartenente all’accademia nobile ecclesiastica di Roma.
Una Vigna in Contrada
l’Abbadia di due Tummoli, e mezzo, vicino li beni di Giuseppe Monti, e di
Giardini oggi li Fratelli Riccelli, strada publica ed altri. Un Canneto
confinante a detta, ora ridotto a vigna, ed unita colla sudetta, ed in
descrizione e stima stà espresso=ivi= Tummulo uno canneto nell’Territorio di
Sermoneta in Contrada la canneta vicino li beni di Giuseppe Ciocio, e del
Abbadia. Possessione vignata in contrada li canneti di tummolo uno, e canne
cento confinante da ponente, e Tramontana col Stradello vicinale, il Signor
Duca, e Scatafassi salvo altri coltivata oggi dalli eredi di Giuseppe Galante
alias Cuirmera. In detta contrada li Canneti altra Possessione Vignata della
quantità di quarta una, e canne 15 da Levante confina con camillo Amati o sia
il Legato Milizia, salvo altri in oggi coltivata da Salvatore Ferrari.
Possessioe vignata in Contrada le Cese di quarte due, e canne 30 confina da
Levante colla strada, che va a Carlacupa in oggi in oggi si ritiene da
Farncesco Cappelletti alias Scarafone da Norma e li altri confini sono con
Sant’Erasmo di Bassiano, e Tutij, salvo altri. Nella stessa Contrada le Cese di
tummoli due altra vigna coltivata da Pasquale Collinvitti di Norma oggi Stefano
Bianconi, confinante…
Sieguono li Oliveti
Un’Oliveto in
Contrada il Monte di Portatura, oggi detto del Porto di rubbia due recinto di
Macerai, che si riteneva da Domenico Martelli ed oggi dalli fratelli Riccelli,
confinanti con li Beni di Diodato Spagnoli, li stessi fratelli Riccelli, e Luca
Pacifici, e la Strada. Sotto la detta Strada altro Oliveto del quantitativo
parimenti di Rubia due ritenuto da Tutij come Affittuario.
Sieguono li terreni
Seminativi esistenti in mani di Tutij Affittuario, coem in appresso siegue,
cioè
Terreno in Contrada
il Ponte di sala di tummoli due, confina colli beni di San Nicola, e di San
Lorenzo, oggi Prativi. Terreno in Contrada il Ponte del Piagale di tummoli due
confina colli beni di Razza, e di San Nicola, salvo altri. Altro terreno
confinante col detto Ponte di Piagale, e il fiume di Ninfa, e la via Romana di
capacità di un tumolo, che prima era canneto, ed ora è seminativo. Altro terreno
che prima era vignato, ed ora seminativo in contrada il Ponte del Piagale di
tumulo uno, e mezzo, confina con li Beni di San Pietro di Corte, e di Bernardo
Razza, e la Strada publica salvo altri. Possessione aratoria in Contrada le
Perazzetta della capacità di rubbie due, confina con il Fosso del Rivo da
Levante il colle ditto di Mastro Marco Tizzani, Giuseppe Mirti, e Quatrassi,
salvo altri. Terreno seminativo di un Rubbio in Contrada la carrara, o sia la
Fuga di livia confinanti con li Beni della chiesa di Sant’Angelo, e di Tutij, e
la Fuga di livia, salvo altri. Altro in Contrada la Bocca della teppia, vicino
li Beni di Santa Maria di Sermoneta, e la Strada Publica, e la teppia stessa
salvo altri della quantità di un rubio.Terreno Contrada lo Schitillo di un
Tumulo, e contigua ad esso. Altro terreno di un altro tumulo, e mezzo, che in
oggi forma tutto un corpo con il detto e confinano colli beni di Santa Maria…
Sieguono le Case
entro la Città Ducale di Sermoneta
Casa a Piedi la
Piazza confinante con l’arco di numero 3 piani, che resta affittata scudi 22
l’anno compresa la Bottega vicina l’Arco. Casa in Contrada la Pescina
confinante con Francesco Morelli, e Barbarossa di stanze due erratiche, restano
affittate scudi 3:50 annui. Casa in Contrada li Travi confinante con Rosalba
Perna, e Girolama Colini di 4 piani, e sta affittata scudi 11 annui Casa alla
piazza, confinante col Palazzo di Corte, ed il Canonico Coltabaccari, di due
piani, e stà affittata per scudi 3 annui. Casa in contrada la Madonnella confinante
con andrea Pitij di numero 4 piani, e
stà affitatta scudi 7 annui. Casa in Contrada le Murella confinante con
Luca Pacifici, e Pietro Pietragostini, di tre Piani. La detta casa è indivisa
col capitolo di Sant’Angelo, e Giulia Didico, ora Pietro Tribuzi per una sesta
parte di quello se ne ricava di piggione spetta al sudetto capitolo, e Tibuzi,
e per tre seste parti spettano all’Accademia la quale viene ritenuta da detto
Pietro Tribuzi scudi 1:50 l’anno…
1653. 19 Settembre.
Sebastiano Pasquetti Notaro. Inhibitione a forma di Decreto ottenuto ad istanza
della Communità di Sermoneta contro il Signor Duca sopra la manutenzione
dell’Archivista, e Cancelliere, o sia Segretario .
Prosper Caffarellus
Prothonotarius Apostolicus Utriusque Signature Sanctissimi Domini Nostr43i Pape
Referendarius nec non Curie Causarum Camere Apostolice Generalis Auditor
Universis, et singulis hac presens publicum Instrumentum decreti visuri,
lecturi pariter, et audituri Noverint quod nuper, et infrascripta die pro
parte, et ad instantiam communitatis, et hominum Sermonete, principalium
contra, et adversos eccellentissimum dum don Franciscum Caetanum Decem
Sermonete exadverso Principalem, Johanne Baptista Sanctissimi Domini Nostre
Pape Curior retulit in scriptis se die decima septima huius domi dimissa copiam
coram Reverendus Pater Dominus Baranzono nostro in avibus locumtenente
infrascripto citasse dictum Eximium dum Ducem don Franciscum Caetanum dicem
Sermonete ex adverso Principalem ad dicendum contra litis pendentiam, de qua in
actis in vim illius, et alias omnis videndum sibi inhiberi ad statim subdictis
penis scuto rum mille, allisque arbitrio Domini ne aurea aliquid innovares in
parti bus super pretensa deputazione Cancellarij Communitatis, et illius
occasione, nec aliud quicquam attentare sub quovis pretextu et decretum
quodcumque ad primam diem Instantibus ejusdem Communitate, et hominubus
Sermonete sive Relatione facta comparuit coram eodem Locumtenente nostro
Dominus Johannes Baptista de Nobilibus Procurator dicte Communitatis, et
Hominum, et reperit Pendentiam litis, de qua in actis, et petiit, et obtinuit
inhiberi hinc inde ad formam decreto rum cum inhibitione omnis que quidem
intimatio fuit lgitime exequuta, et in actis infrascripti Notarij reproducta.
Tenor autem decreti pro parte Communitatis obtenti sub die septima Mensis Junis
1653 talis est vide licet, sub citatione contra dictam Excellentiam Dominus
Ducem exequire.Sexta die eiusdem mensis Juniis preteriti relatione facta
comparuit Dominus Johannes Baptista de Nobilibus Procurator dicte Communitatis,
et Hominum Sermonete, et petiit et obtinuit ut supra manuteneri Communitatem in
possessione eligendi cancellarium, et Archivistam, et amovendi nisi infra tres cum intimazione, que quidem
intimatio fuit pariter exequuta, et ut upra reproducta vobis omnibus, et
singulis supradictis tenore presentium intimamus atque inhibemus omnibus, et
singulis supradictis ne aurea aliquid in parti bus innovare, seu attentare, nec
alibi in judicium trahere, nisi coram Nobis quovis sub pretexto sub penis
predictis allisque arbitrio nostro taliter. In quorum fidens datum Rome ex
Edibus nostris hac die decima nona Septembris 1653…
Melius pecunia quam
Amor
Certamente oggi
sarebbe un pensiero esecrabile, almeno formalmente quantunque nella prassi in
effetti sia ancora prettamente e tacitamente accolto e razionalmente
giustificato, ossia il matrimonio d’interesse; in effetti resta un dato assai
consueto, che secondo i costumi morali odiernamente vissuti non dovrebbe,
formalmente, essere concepito, ma talvolta ci si accorge che in effetti
potrebbe non nuocere molto, anzi agevola. Tale considerazione se oggi è
ripudiabile, durante i secoli passati era l’abitudine, la scelta patrimoniale
surclassava quella prettamente morale ovvero sentimentale, che poteva
intercorrere e garantire un un lieto evento quale quello simbiotico fra due
amanti, nell’accezione latine del lemma, ossia chi si ama; i matrimoni della
storia erano fondanti per la vita dello Stato, accordi patrimoniali e
matrimoniali era indispensabili per garantire l’esito di una nazione, quindi le
certezze ereditarie che ne sarebbero pervenute, il sentimento, all’epoca ignoto
a tal genere di incontri, era il principio che solo raramente veniva a
svolgersi fra due coniugi, fondamentale era garantire il prosieguo della stirpe
e della parentela che agevolasse una famiglia regale contro altre che avrebbero
potuto contendere alcuni diritti terrieri e finanziari, a cui erano i possessi
territoriali stessi. Quindi Francesco Caetani, figlio di Filippo Caetani e Duca
di Sermoneta dal 1614, assecondò
rettamente le idee a lui contemporanee riguardo alla politica matrimoniale
seguita dalla sua famiglia; i risultati sono puntualmente descritti nei
seguenti Capitoli Matrimoniali .
Copia.Per lo presente
Albarano valido come pubblico Instrumento roborato con giuramento, e d’ogni
solennità necessario. Io Don Francesco Caetani Duca di Sermoneta dechiara, che
nilli capituli, cge si faranno sopra il matrimonio che haverà da contrahire tra
me e la Signora domina Anna Acquaviva d’Aragona figlia dil Principe di caserta,
si cediranno, e daranno in detto beneficio per la detta Anna li annui di
settemila che si devono per li Signor Duca, e Dudona di Montone per detti 100
mila che furono dati dilla quondam Donna Isabella Caracciola de Mendola
Cameriere di detta donna Anna, tutta volta siamo continuti, che dessi detti
settemila Io predetto Duca debba goderne anni detti 2500 solamente e gl’altri
detti 4500 dilla somma di detti annui detti settemila ristino a beneficio di
detta Principessa di caserta, sua vita
davanti, quali annui dati 4900 a maggior cautela di detta Principessa di
caserta di mia spontanea volontà dono a detta Signora Principessa, donatione
titolo irrevocabiliter inter vivos. Et di più perché mia istanza alcuni rispetti,
che movino la mi ametto detta signora Principessa promettendomi li annui detti
800, che adesso la Principessa si pagano per la Reverenda Corte per solo dilla
sua Compagnia di genti d’Arme, l’isattione de’ quali ridirà à carico , e
pericolo, e comodo mio del dì dilla detta cissione faciendo con far prouva alla
persona, e persone da me eligendo perché
debba cautione mi continuerà cedere, come da mò cedo, e do solutione e detta
signora Principessa di caserta similmente durante sua viat altrettanta summa
dilli detti anni detti 2500 che deverò goderria delli detti annui detti
settemila di modo che detta signora principessa abbia da godere mchi li detti
annui detti 800 durante sua vita annui detti 3300, quali prometto di più pagare
di proprio alla detat signora Principessa, ne farle molestare nell’assuntione
di detti annui detti 530 durante sua vita, tanto cotanto detto matrimonio
quanto ancora se premariamente detto la
signora Duchessa Anna, soprascritti però figlio o figli pareandi da detto
Matrimonio e premontando io per Duca superstite detta Duchessa Anna ò suoi
figli nascituri da presente Matrimonio, prometto che detta signora Principessa
non pone una molestia per la istituzione di detti annui detti 300 che si li
cadono, e rilasiano dalli detti annui detti settemila come di sopra et in caso
di qualsiasi molestia prometto per detto
Duca per me, e per gli miei heredi, e successori di pagare il detto Principe
tutta la quantità, che forse potria esser avocata con riface tutti i danni
spese et mostra de proprio. Et per la conservazione di detti annui 530 che
erstano, come di sopra a beneficio di deta signora Principessa dilla summa di detti annui detti
settemila prometto far procura invocabile in ampla forma, etiam in rem propriam
alla persona, ò persone che gira detto Principe, et quella mutare, e fu di
nuovo in la persona, ò persone che vorrà esso signor Principe tanto vole,
quanto li piacerà, con obbligo, come lo prometto di fare ogni anno sieguo che
risurgenno detti annui detti 3700 quietanza in amla forma alla persona che li
assegni, et successore in benefitio anche di detta signora Principessa. Anche
parimenti costitui provenire lo detto signore Principeò altra persona da lui
eligenda, come da mo lo costituisco a fare la quietanza di detta esattione. Et seguita
la morte di detta signora Principessa detti annui 5300 ristino a mio benefitio li quali annui detti
5300 e detto signor Principe debba godere sua viat durante solamente ettiam in
caso che premorirà al detto Principe la detta Donna Anna con i figli o figlie di detto Matrimonio come si è detto di
sopra. Di più prometto io presente Duca che la detta signora Anna sudetto
contratto detto matrimonio retroceda al detto signore Principe di Caserta suo
Principato tutti li beni stabili, che
per detat Città di caserta nilli luoghi ditti videre et il Borchato, et così
anco retroceda alla signora Principesas di caserta tutti li beni stabili a
detta signora Duchessa Anna donati per la detta signora Principessa, comprati
per la detta Principessa dalli Santoro attiso detti bini spittano a detti
Principi, Principesse, e Principessa, et in quilli detta Principessa signora
Donna Anna, e fameglia nella detta Terra
di Sermoneta utrisque Roma, ò in altra parte, fuora però dilla Città di Napoli.
Et di tutte le cose parte prometto di farne scrittura, ò scritture ali
medesimi, così publiche, come private una, ò più volte, et tanti quanti saranno
rechiesti ad eletti di detto Principe di cserta, et a connseglio di suoi
successori, etiam dogni contratto de matrimonio in amplissima forma et attuale
cose predette, non solo prometto come di sopra, ma anche come Cvaliero, sotto questa legge voglio onorare di più di
tutto, et obligato di oservare tutte le cose predette, et ogni una di esse, atteso
che d’altra maniera detto matrimonio non saria contrastato, ne conchiuso, ne
venuto in sotto, et alle cose predette, ò alcune di esse non posso contravenire
in nessuno futuro timpo, ne per qualsiasi causa opinata, et di nuovo super
venienti, et promisas di ragione, ita che contravvenendo etiam in minima parte
dibba essere imputato per mal cavaliero, et di haver fatto atto indegno
ristando sempre in suo robore il presente Albarano, con il quale obligo me,
miei heredi, e successori, e beni feudali, e titulati presinti, et futuri,
risirvato l’assenso Regio à rispetto d efeudali in Regno, e l’inteso Principe
per li bini faudali siti in notro stato Eccellentissimo con clausola di
costituto, e precario, et à maggior cautila ne giuro in presenzia dilli
infrascritto Notario con sottoscrivendolo di mia propria mano. Et perché io
Domma Camilla Caterina d’Aragona Duchessa di Sermoneta vedova , Madre del detto Duca di Sermoneta à contemplando
del sudetto Matrimonio donarò al detto Duca mio
Figlio detti 50 mila però in ogni miglior sia che posso, consento alla
sudetta rilasso attestazione et donatione fatta in vigore dil presente Albarano
per lo Duca mio Figlio al sudetto signor Principe di caserta dilli sudetti
annui detti 5300 dil modo che i contiene nil sudetto Albarano. Et più predetta
Duchessa di Sermoneta mi copntinto che li detti cinquantamila, che per me si
donaranno al predetto Duca mio figlio a contemplando dil detto matrimonio
ristino obligati al detto signore Principe, così per ossirvanda di tutto le
promesse, che per detto Duca mio figlio si daranno in detti Capituli, come per
osservanza dille promisse et obblighi fatti nil presente Albarano. Et per
cautela dil detto Signor Principe, et de suoi heredi, e successori, obligo me,
miei heredi e successori, et beni etiam fiudali presenti, et futuri col detto
assinso impetrando per li fiudali, et anco le mie doti, ragioni dotali…
Primum otiare
Esito fatto per mano
del Signor Antonio Trapani nella preparazione della venuta dell’Eccellentissimo
Signor Principe di Caserta in Napoli dalli 15 Gennaro dato per uttto li 9
febbraro 1656. A dì Gennaro dato accastasi per le trabacche, ed altre robbe
portate in San Severino-2-5; Dato à Gioseppe lupo per le centrella che ha
adoprato -0-17; A dì Gennaro dato per il l’affitto di due lettiere e quattro
matarazzi ed quattro coverte e tre coscini per quindici di cominciando da detto
a correre il mese à magione di carlini vintiquattro il mese in contro di detto
affitto se l’è dato-1;A dì detto dato per portatura di dette robbe à San
Severino-0-0-15; A dì detto per una
cassetta di corame rossa-3-10; per
portatura di essa-0-41; A dì 8 detto dato per caparra di quindici di per
quattro coverte à ragione di carlini otto il mese-2-0; A dì 20 etto dato per un cantaro, e 17 carboni-1-0-12; dato per
cinquanta sarcene della marina-1-0; a ragione di carlini vintiquattro
l’osterano; Dato per portatura di esse-0-10; dato per due boffette grande ed
linternoni per la cocina portatura-2-5; A dì 20 detto dato per portatura di due
matarazzi presi dalla casa del Signor Cavarretta-0-0-4; A dì 20 detto datoal
fabbricatore che fece li residui-8; di cocina per calce, e pozzolana-1 dato al
detto fabbricatore per sua massima-2; Dato a Gioseppe lupo per un cato per
chiodi e per una libra di candele di sicco-0; Dato per due mascature e due chiave
nove ed diversi, e più licchitti, et altri residui fatti alle camere-3; A 4 dì
febbraro dato pertre libbre di andette di secco-0; dato à Perino per
oglio-1-10; dato per 28 pezzi di cristalli tra giarrette e bicchieri, e
catini-3-10;Dato per cinque tremboni tra grandi e piccoli, emezani-2Dato per
quaranta piatti piccoli faienza-0Dato per sei piatti mezzani-1-5;Dato per un
destro di faienza-1-0; Dato per quattro orinali fini e le vesti e per un altro
ignudo-2-3; Dato per diversi pezzi di creta per la cocina-1 28 libra; dato per
una libra di candelotti-1-8;dato per diversi portatori in san severino di
robbe-2-5; dato al Signor Ciccio Trotta per la spesa della sera di detto di per
causa che s’aspettava il camarata del detto Principe come per sua lista appare-3-0;
A dì detto dato per portatura delle quattro coverte delli Signori della casa
del Signore Girolamo insansevi-0-2; Dato per una scopa, e bambace0-3; A dì
detto dato per tre libre di candelotti quel si diedero sopra la galera di Sua
eccellenza a ragione di grana vinti otto
a libra-4-4; Dato per quattro porta robba, che si portorno l’argenti in casa
del Signor Principe d’ottaviano-0-15; A
dì detto dato per portare li stigli di cocina al principe-0-8; dato per
l’affitti di essi-2-3.
Spesa fatta per mano di
disfatta in San severini in compagnia dell’eccellentissimo; formaggio, pane
cardoni, finocchi, e isalata, Ova Caolicchi et Angini, Per diverse specie, Per
vino Nero per strangola e comingalle.
Io Marcho
Antonio Petina Cocchiero con la presente
dichiaro haver ricevuto dal Signor Girolamo Pepe Agente dell’Eccellentissimo
Signor Duca di Sermoneta, e Principe di
caserta baiocchi Cinquantaquattro, et sono per una Giornata d’affitto di due
Carrozze da napoli a Pozzuoli a baiocchi sette che hanno servitio per detto Signor Marchese d’Alignano daCarlo
Pignatato per detto secundo della Deputatione Signor Filippo Mostillo, che
vanno a Baia, à riconoscer lo sbarco di detto Eccellentissimo Principe;
baiocchi 28 per due carrozze per due Giornate per portar l famiglia di detto
Principe in Caserta carlini trenta per detto Camino fatto la Notte per tutte
due Carrozze da baia à caserta per la strada d’Aversa a Infide di più per
Compagni di detti Cinquanta quattro altri nove, e sono per haver condotto con
dodici miei cavalli da Baio a Napoli tre carrozze di detto Eccellentissimo
Signor Principe, sbarcate dal Vascelo, che però ha fatto scriver sopra per mano
del Signor Giacomo de Stefano, segretario col Segno di Corce di mia propria
mano napoli li 24 Marzo 1658. Segnato di
Croce di me sopradetto Michel Angelo Petrini, Giacomo de stefano ho scritto la
presente di mia mano volontà del sopra detto Michel Angelo Petrini ed sono
testimone. Io Tommaso Siciliano col la
presente dechiaro haver recevuto dal detto Signore Gerolamo pepi dal mese di
novembre 1657 per tutto l’ultimo di questo mese de marzo 1658 scudi
Novanta ciò è venti cinque, ad ordine
scritto dell’Eccellentissimo Signor Principe de caserta pasati per il Porto
delle robbe da palermo in Napoli sedici spesi spesi nel andare e veniree
stanziare in pezzuolo dal detto mese de novembre per tutto detto di la venuta
del detto Eccellentissimo Principe e figli venni spesi nel sbarco delle robbe
de detto Eccellentissimo Principe in Baia, et in pezzuolo costi ancora per
magnare e per pagamenti di barche bastasi cavalcatare et altro che tato
necessario per detto effetto per i li trenta pagati ad Honofrio Castalano per
un viaggio, che e fatto de Palermo in Napoli quaranta denari detto ordine del
medesimo Eccellentissimo Principe et in fede ho fatto scriverla presente per
mano de Luca Trapani siguita ad Segno di + de me Tomaso Ciciliano in presenza delli tre
infrascritti Testimoni. Io li 31 Marzo 1658. Tomaso Ciciliano per mano di me.
Antonio Trapani per esso non sapeva scrivere à facto in la presente del + et in Fide…
Io Vincenzo Mecola,
Isidoro Gregantino, Vincenzo Carlino Angelo perugino, Andrea Gregantino,
Gregorio lanorso segretari con la presente dichiara haver ricevuto dal Signore
Dottore Girolamo Pepe Agente dell’Eccellentissimo Signore Principe di Caserta
ducati Vienti due per due giornate, et una notte, che la seggue haver servuto in portare
l’Eccellentissima Signora Principessa a caserta, et in fede n’hanno fatto
scrivere la presente e croce Sigritari dare propie mani Napoli 23 Marzo 1658.
Segno di croce di Vincenzo Mecola per non saper scrivere. Segno di croce di
Isidoro Gregantino per non saper scrivere. Segno di croce di Vincenzo Carlino
per non saper scrivere. Segno di croce di Angelo perugino per non saper
scrivere. Segno di croce di Andrea Gregantino per non saper scrivere Segno di
croce di Gregorio danorfo per non saper scrivere. Io Giacomo forluza ho scritto
la presente per volta delli
soprascritti, e sono testimone. Io Abondanzio de mauro sono testimone.
Speso per la Carozza
che pone il ticcio col medico a 20 Giugno. Ieno-1-10; paglia-1;
per due ferri-1-10; per stallaggio-1; per letto-10; per rinfrescari à Cardito, e altamare-1.
Signor Girolamo mio
servitore farà detto Principe carrlino
sette al presente stalliera per havere tenuta in sua stalla sei mule della
Carrozza di Sua Signor Principe, et di un’altra mula del Signor Giovanni
Berardino et a dì settembri Caserta li 12 1658
Omnes presentis
Uno Stato delle Anime
resta un assunto prettamente archivistico ecclesiastico che potrebbe, e
certamente lo scrivente non nutre pie illusioni riguardo al contrario, destare
tedio radicale; in effetti un asettica elencazione di famiglie e componenti
delle stesse con età rispettive, genitori e figli e le rispettive età comporta
una ovvia stanchezza, ma adottando un taglio critico riguardo alla valutazione
della natura del documento possiamo ovviare alla noia con altre considerazioni
che possono essere estese e rapportate ad altre concezioni storiche, preferendo
così l’asettica lettura per speculare la natura fenomenologia del dettato
documentario. La presenza di stranieri, la vita media in Sermoneta la presenza
di fanciulli, come i rispettivi nomi, dato da cui spesso si prescinde, ma che
in effetti rispecchia una tenuta morale assai diffusa nei centri di modesta
entità urbana come Sermoneta; la pletorica presenza di antroponimi quali
Giuseppe; un dato certamente trascurabile, ma considerando che il patrono di
Sermoneta, almeno dalla seconda metà del XVII secolo era San Giuseppe, non la
meccanica assimilazione per omonimia ma un sospetto di adesione partecipe al
culto di questo Santo forse si era diffusa notevolmente; la suggerita presenza
di stranieri, fra milanesi e romani, bassianesi, e carpinetani, qualche
discendente di origine tedesca, non registrato come tale, ma conosciuto da chi
scrive per una ricerca ancora in svolgimento sulle famiglie sermonetane;
toponomastica che oggi risulta assai incerta da identificare, ed altre
valutazioni che possono certamente ampliare l’esame del documento, che resta,
nella sua sussistenza storica, polivalente quantunque formalmente estraneo
all’interesse specifico per cui si vuole studiarne il valore storico.
Animae incolae
Status Animarum
Parochia Insignis Collegiata Ecclesiae Sancta Mariae Sermonetae.
Ab anno 1780
Ad annum 1783
Regio dicta la Piazza
Santa. Anno Domini 1780 die 13 mansis Martii. Numerum 1. Habitant in Aedea
Parrocchialis. Franciscus Zanzinelli quondam Johannis Baptista annorum 39;
Johannes Baptista ejus filius-2; Anna Maria Trofi, quondam Rochi, ejus
mater-71; Antonius ejus frater-31. Numerus 2. Aede Sanctae Mariae: Angelus
Maria Impaccianti quondam Francisci-11; Domina Elisabeth Ricelli, quondam
Philippi ejus uxor-56; ejus filii-Franciscus Xaverius-24; Maria Theresia-22
Catharina-20; Joseph-16; Julius-13; Antonia Catharina Manciocchi, quondam
Joseph, ejus matertera; Numerus 3. Angelus Maria Impaccianti; Numerus 4. Domina
Rosae Francesconi; Paschalis Tomarosi quondam Cosmae-56; Julia Mastranni
quondam Vincentii ejus uxor-48; ejus filii-Franciscus 28; Stella 16; Vincentius
13; Philippus 10; Numerus 5.Thomae Carfanfa; Thomas Caranfa quondam Antonii-56;
Jacobus ejus filius-17; Numerus 6. Seraphinae Tomarosi; Placidus Bernardini
quondam Paschasii-37; Magdalena Lupo quondam Joseph, ejus uxor-35; Anna Maria
ejus filia; Numerus 7. Rosa Lupi, quondam Joseph, vidua Januari Spositi-49;
ejus filiiMaria 17; Francesco Xaverius-14; Catharina-10; Numerus 8.Valentinus
Benedetti, quondam Antonii-41; Theresia Tomarosi, quondam Alexandri, ejus
uxor-37; Maria Francisca ejus filia-13; Numerus 9. Sancti Joannis; Maria
Rifonetti quondam Johannis-54; Numerus 10. Joseph Maggi quondam Nicolai-36;
Francisca Ferroni quondam Fanciscus, ejus uxor-28; ejus famuli Blasius Falciani
quondam Octavii-20; Antonii Montura-26; Franciscus Gonnello-21; Mattheus
Bernoia quondam Antonii-28; Numerus 11. Joseph Marcucci filius Ambrosii-28;
Angela Nalli, quondam Joseph, ejus uxor-36; ejus filii- Franciscus Xaverius-4;
Antonius-3; Rosa Maria-2.
La Piscina
Numerus 12. Maria
Rosarie Laino. Marcus Forcinella, quondam Petri-34; Maria Rosaria Laino,
quondam Francisci ejus uxor-29; ejus filii Rosa Maria-10; Maria Catharina-8,
Petrus; Maria Magdalena-2; Numerus 13. propria. Felix Antonius Laino quondam
Francisci-22; Catharina ejus soror-25; Numerus 14. propria. Dominus Michael
Angelus Rossi Scatafassi quondam Francisci-33; Domina Olympia Galli, filia Petri Antonii ejus
uxor-34; ejus filii-Enrica-5; Philippus-3, Franca-1; Domina Aurora Francisconi,
quondam Philippi, ejus mater-6; Reverendus Dominus Joseph ejus frater-40 Domina
Angelica Maria ejus soror-34; Elisabeth Longo, quondam Joseph ejus famula-16.
Numerus 15. Domo de Tuzi. Felix de Marchis quondam Joseph-56; Carolus
Marchionni ejus avunculus-79. Numerus 16. Domo Matthei Ricchi. Joseph
Manciocchi, quondam Francisci-31; Maria Stella Biancone, quondam Justini, ejus
uxor-36; ejus filii-Maria; Maria Angela-4 Franciscus Xaverius-1. Numerus 17.
Numerus 18. propria. Constantia Dovizi quondam-51; Maria Franchi, filia
Philippi, ejus uxor-46; ejus filii-Paschalis-18; Felicisius-16; Angela
Maria-13; Gertrudes-10. Numerus 19. propria. Philippus Barzellona, filius
Leontio-26; Rosa Ruticcia, quondam Joseph, ejus uxor-21; Maria Dominica ejus
filia-1. Numerus 20. Domo Joannis Fioretti; Thomas Antoniacci, quondam
Marci-45; Olympia Rifonetti, quondam Marci, ejus uxor-38; ejus filii Maria
Theresia-18; Joseph Antonius-4; Antonius Maria-10; Michael-5. Numerus 21.
ejusdem. Michael Angelus Leti, quondam Andreae-25; Maria Victoria Molinari,
ejus uxor-22. Numerus 22. Domo Michael Angelus Rossi Scatafassi. Francisca
Salvati, quondam Caroli, vidua Honorati Trofi-61; ejus filii-Maria Rosaria-29;
Joseph-21; Maria Angela-18. Numerus 23. Amati. Alojsius Corso, quondam Angeli
Mariae-33; Maria Elisabetta Carbone, quondam Paschalis, ejus uxor-21; Maria
Lucretia ejus filia-2; ejus sorores-Lucia-17; Crucifixa-14; Aurora Nannasanti
ejus nurus-61. Numerus 24. Eleonorae Bianchi. Alexander Franchi, quondam
Philippi-41; Eleonora Bianchi, quondam Christofori, ejus uxor-30. Numerus 25.
propria. Crescentius Zazzera, quondam Joseph-37; Angelica Spositi, quondam
Xaverii, ejus uxor-37; Franciscus Lonnello, quondam Philippi, ejus gener-28;
Candida ejus filia-19; Joseph Antonius ejus nepos-1. Numerus 26. Domo Benedecti
Ricciardelli. Vincentius del Rè, quondam Petri-31; Rosa Marcelli, quondam
Rochi, ejus uxor-24; ejus filii; Clementina-6; Franciscus-4; Attilia-2;
Raphael-1. Numerus 27. Domo Aloysii Pizi. Mattheus Franchi, quondam Caroli-86;
Angela Maria Colapenna, quondam Antonii, ejus nurus-46; Joseph Franchi, quondam
Dominici Antonii, ejus nepos-17. Numerus 28. Margarita Corso. Dominicus Feo,
quondam Matthei-34; Olympia Religio, quondam, ejus uxor-33; Rosa ejus filia-13.
Strada sopra il Borgo
Numerus 29. Domo
Andreae Pizi. Blasius Tomarosi, quondam Alexandri-53; Gratia Molinari, quondam
Aexandri, ejus uxor-34; ejus filii-Alexander-103; Rosa-12; Franciscus-8;
Francisca-5; Maria Angela-1. Numerus 30. ejusdem. Xaverius Granati, quondam
Joseph-37; Maria Dominica Neri, quondam Antonii, ejus uxor-38; ejus
filii-Joseph7; Maria Rosa-4; Alexandra-2. Numerus 31. Domo Aloysii Pizi.
Carolus Franciscus Galli, quondam Hyacinthi-35; Catharina Simoneschi, quondam
Andreae, ejus uxor-29; ejus filia Magdalena-2. Numerus 32. ejusdem domini.
Laurentius Cassoni, filius Angeli-36; Elisabeth Francesconi, quondam Jacob,
ejus uxor-31; ejus filii-Antonia; Maria Gertrude-1. Numerus 33. Numerus 34.
propria. Dominus Aloysius Pizzi, quondam Francisci-34; ejus sorores e
fratres-Attilia 37; Eugenia 31; Romualdus 29; Canonicus Joannes 21; Natalitia
Fantassa ; Sebastiani, ejus famulus-17. Numerus 35. propria Theresia Paisi,
quondam Nicolai, vidua Joseph Rusticia-56; ejus filii-Angelus Maria-25; Maria
Gertrudes-21; Clemens-18. Numerus 36. Domo Equitus Tuzi. Felix Ricci, filius
Baptista-31; Candida Zaccheo, filia Felicis, ejus uxor-31; ejus filii;
Rosaria-9; Joannes Baptista 8; Maria Angela-5; Maria Crucifixa-3; Joseph
Maria-2. Numerus 37. ejusdem domo. Franciscus Ricci, filius Joannes Baptista 45; Maria Magdalena Zaccheo, filia
Felicis etiam-36; Danilus Romanino ejus famulus-15. Numerus 38. Numerus
39. propria. Francesco de Angeli quondam
Angeli Mariae-45; Maria Victoria Mazza, quondam Joseph, ejus uxor-39; ejus
filii; Angelus Maria 21; Joseph-18; Attilia-17; Camillus-1; Vencentius-9;
Augustinus-4; Maria Magdalena-2. Numerus 40. propria et legataria. Antonia
Catherina Ciceromella, quidam Horatii vidua Antonii Mastranni-59; ejus filii;
Reverendus Dominus Joachim Mastranni-37; Dionisius-24; Reverendus Dominus
Angelus Abbas Mastranni-74; Magdalena ejus Glos-61; Maria Theresa Granati,
quondam Joseph, ejus famula-36; Joseph Pacifici, quondam Cosmae, ejus nepos-22.
Numerus 41. propria. Rosa Maria Francesconi quondam Enrici.
Dietro Santa Maria.
Numerus 42. propria.
Antonius Chiadroni, quondam Francisci Antonius-36; Coelestis Ludovici, quondam,
ejus uxor-35; ejus filii; Anna-7; Franciscus-5; Vincentius-3;Theresia-2.
Numerus 43. Domo Flaminii Americi. Alexander Rossi, quondam Joseph-41; Maria
Ctherina Scandriglia, quondam Josaphat, ejus uxor-41; ejus filii; Joseh 14;
Antonius-12; Vincentius-5. Numerus 44. Euphrasiae Testa; Didacus Vano
quondam-41; Virginia Botticella, quondam, ejus uxor-28; Francisca ejus filia.
Ibidem. Jacobus Antonius Modica, quondam-51; Eleonora Vano, quondam ejus
uxor-42; Anna Antonia ejus filia-12. Numerus 45. Sanctae Mariae. Blasius
Ludovici, quondam Marci-30; Angela Ciasco, filia Joseph, ejus uxor-31; ejus
filii; Francisca-5; Rosa-2. Numerus 46. ejusdem. Domina Antonia Giorgi, quondam
Lidani-61; Domina Theresia-25; Apollonia-26. Numerus 47. propria. Birgitta
Mazzancollo, quondam Ludovici, vidua Joseph Paisi-46; ejus filiae; Anna-19;
Gertrudes-17. Numerus 48. Cinthiae Pizzicatella. Antonius Maria Ferrari, filius
Thomae-26; Rosa, quondam Petri Pagliuca, ejus uxor-24; ejus filii; Joseph-6,
Franciscus-4. Numerus 49. Lucia Galli, quondam Caroli, vidua Joseph Lino-41;
Maria ejus filia-14; Numerus 50. Franciscus Barzellona, filius Joseph-29; Maria
Antonia Fantasia, filia Sebastiani, ejus uxor-25; Vincentius filius-4. Numerus
51. Angelus Scarpelli, quondam-46; Magdalena Preteagostini, quondam Francisci
ejus uxor51; Joannes Riozzicca, quondam Alexandri, ejus privignus-33; Dominicus
ejus filius-23; Felix ejus filia-20. Numerus 52. Antonius Battisti, quondam
Alexandri-33; Magdalena Carbone, quondam Joannis, ejus uxor-30. Ibidem. Monaca
Cinelli, quondam Cajetani, vidua Joannis Carbone-59. Numerus 53. Numerus 54.
Torre Nuova
Numerus 55.
Charitatis. Franciscus Belardi, filius Filippi-33; Camilla Franchi, filia
Antonii, ejus uxor-30; ejus fili; Anna Francesca-8; Rosa-1. Numerus 56. Domo
Castora. Franciscus Boffi, quondam Lidani-39; Elisabeth Spaziani, quondam
Crascentius, ejus uxor-30; ejus filii; Crescentius-6; Magdalena-4; Lidanus-1.
Numerus 57. ejusdem. Catharina Gonnello, quondam Laurentii-19. Numerus 58.
ejusdem. Petrus Ciammarucone, quondam Marini-35; Antonia Marcucci, quondam
Josephi, ejus uxor-26, ejus filii; Joseph-8; Marianus-6; Paschalis-2. Numerus
59. Domo Joseph Monti. Philippus Grifonetti, quondam Andreae-28; Theresia
Brevo, filia Josephi, ejus uxor-26; ejus filii; Andrea-6; Dominicus-4;
Angela-Maria-2. Numerus 60. Domo Bernardi Razza. Felix Perazzo, quondam
Josephi-25; Antonia Paisi, quondam Josephi, ejus uxor-39; Domina Antonia-18;
ejus filii; Marta-16 Theresa-10; Joseph-3. Numerus 61. Sancti Pois. Basilius
Lino, quondam Andreae-46;Victoria Nicodemo, quondam Joseph, ejus uxor-39; ejus
filii; Maria 17, Joseph-14; Anna-11; Angelus Maria 7; Barbara-5. Numerus 62.
Sancti Penti. Rosa Tomarosi, quondam Alexandri, vidua Laurentii Gonnello-46;
ejus filii; Lucia-12; Joseph-8; Petrus-6. Numerus 63. Annae Martocci. Joseph
Barzellona, quondam Salvatoris-61; Livia Rossi, quondam Joseph, ejus uxor-57;
Antonius ejus filius; Camillus Spaziani, quondam Crescetii ejus gener-23; Maria
ejus filia, et uxor Camilli-21. Numerus 64. Filiorum Domo Joseph Mancia.
Franciscus Gatti, quondam Felicis-31; Annuntiata Rossi, quondam Nicolai, ejus
uxor-25; ejus filii; Joseph-8; Vincentius-2; Lucretia-1. Numerus 65. propria.
Joseph Montim quondam Caroli; ejus sorores; Clementia-42; Costantia-40;;
Catharina-50; Joseph Antomius Tonio, quondam Antonii ejus famulus-25. Numerus
66. Domo Angelus Mariae Spagnoli. Joannes di Nicandro, quondam Philippi-43;
Maria Palma Carchitto, quondam Stephani, ejus uxor-39; ejus filii; Angelo
Maria-20; Maria Theresia-10; Gratia-8; Maria Francisca-3. Numerus 67. propria.
Franciscus Macale, quondam Cosmae-38. Numerus 68. Santissimi Senti. Joannes
Feluca, quondam Antonii-21; Angela Rossi, quondam Angeli, ejus uxor-21. Numerus
69. propria. Camilla transuati, quondam Paschalis, vidua Francisci
Guarnacci-46; ejus filii; Rosa Maria 21; Paulus 17; Magdalena vidua Francisci
Castellacci-22; Maria Clementina ejus nepotis, et filia Magdalenae-1. Numerus 70.
Domo equitis Tuzi. Marinus Spaziani quondam Francisci-42; Magdalena Benedetti,
quondam Antonii, ejus uxor-38; ejus filii; Catharina-16; Joseph-14; Michael
Angelus-9; Franciscua Xaverius-6; Aloysius-3; Clara-1. Numerus 71. Antonii
Riva. Francisus Rossi, quondam Angeli-34; Spes, ejus soror-26. Numerus 72. Domo
Cattivera Angela Cimmarucone, quondam Gregorii-61; Laurentia Laureti, quondam
Joannis-41. Numerus 73. propria. Antonius Riva, quondam Joseph-71; ejus filii;
Rosaria-36; Joseph-33; Clementina-30; Joannes-26; Francisca-23; Crescentius-22;
Reverendus Dominus Evangelista ejus frater-59; Rosa ejus soror-56. Numerus 74.
Domo Cattivera. Philippo d’Addamio, quondam Hiacinthi-31; Pudentiana Rifonrtti,
quondam Eleutheri, ejus uxor-25; ejus filii; Alexander-5; Maria Angela-2;
Joseph Antonius-1;Dominicus ejus frater-34. Numerus 75. Marie Mastranni.
Aloysius, quondam Antonia Tornaro, quondam Xaverii, ejus uxor-31; ejus filii;
Maria Angela-10; Franciscus-8; Paschalina-3; Maria Theresia-1; Lidana Canosa,
quondam vidua Xaeri Tornaro, ejus socerus-42; Ignatius Tornaro ejus levir-19.
Numerus 76. Joseph Marchetto. Aloysius, quondam Laurentii de Setia-30;
Margarita Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-27; ejus fili Laurentius-1. Numerus
77. propria. Bartholomei Velardi, quondam Angeli-29; Francisca Martini, quondam
Antonii, ejus uxor-20; ejus fratres; Aloysius-22; Joseph-17; Magdalena
Orefturi, quondam Aloysius, ejus mater-59. Numerus 78. Santi Senti. Rosa Maria
Brancacci, quondam Gerardi-70. Numerus 79. Domo Bernardi Razza. Antonius
Tiburtio, quondam Xaveri-79; Lucretia Rifonetti, quondam Salvatoris, ejus
uxor-61; Maria Renzella, quondam Aloysius, ejus nepotis-7. Numerus 80. Rosarii
Franciscua Ruticcia, quondam Silvestri-41; Maria Anna Caranta, quondam Petri,
ejus uxor-40; ejus filiae; Maria Stella-12; Catharina-10. Numerus 81. Angelus
Maria Corso, quondam Philippi-50; Maria Scandriglia, quondam Xaverii, ejus
uxor-41; ejus filiae; Anthonia Catharina-16; Constantia-12; Theresia-10.
Numerus 82. Petrus Rasi, quondam Laurentii-23; Constantia Nicodemo, quondam
Laurentii, ejus uxor-21; ejus fili; Anna Camilla-1; Rosa Nicodemo, quondam ejus
matertem-62. Numerus 83. Santi Joannis. Felix Maria Corso, quondam Philippi
vidua; Joseph Martocci-44; ejus filiae; Rosaria-20; Maria Angela-11. Numerus
84. Domo Angelus Maria Impaccianti. Laurentius Marcucci, quondam-48; Maria
Eleonora Reale, quondam ejus uxor de Setia-41; Angela Maria ejus filia-14.
Numerus 85. Pauli Spaziani. Joseph Grassati, quondam Francisci-33; Rosa Troti,
quondam Francisci, ejus uxor-47; ejus fili; Thoma-16; Antonia-11; Blasius-6;
Francisca-3. Numerus 86. Domo Bernardi Razza. Romualdus Proja, quondam
Antonii-51; Antonia Trofi, quondam Francisci, ejus uxor-50; Joseph ejus
filius-17. Ibidem. Martinus Spagnardi quondam-28; Theresa Castellussi, quondam
Joannis, ejus uxor-23. Numerus 87. ejusdem. Andrea Bonomo, quondam Philippi-30;
Victoria d’Ascoli, filia Josephi, ejus uxor-20. Numerus 88. ejusdem. Cajetanus
Rifonetti, quondam Philippi-32; Eusebia Salvi, quondam Benedicti, ejus uxor-35.
Numerus 89. ejusdem. Dionisa, quondam Dominici Campagna-25; Franciscus ejus
frater-13. Ibidem. Franciscus Ciantarani, uxor Slvatoris
Cecano absentis; Jacob ejus filius-3. Numerus 90. propria. Ignatius Gonnello, quondam Francisci-51; Maria Silvia
Santori, quondam Felicis, ejus uxor -37. Numerus 91. Domo Julii Impaccianti
Xaverius Tortolano, quondam Cajetani-61; Maria Peruzzi, quondam Joseph, ejus
uxor-47. Numerus 92. Joseph Paolelli. Gabriel Cantarani, quondam-31; Theresia
Ceccano, quondam Joanni, ejus uxor-36; Joseph Liburdi, quondam Joannis, ejus
consobrinus-21. Numerus 93. Sancti Francisci Xaveri. Brigitta Catone, quondam,
vidua-56; Innocentia Nonnasanti, quondam Michelangeli, ejus filius-22; Paulus
ricci, quondam Francisci, ejus filius-26. Numerus 94. Domo Joseph Monti.
Philippus Corso, filius Angeli Maria-23; Hiacintha Nonnasanti, quondam
Arcangeli, ejus filius-26. Numerus 95. Santae Mariae. Antonius Nicodemo,
quondam Joseph-42; Maria Agnes Corso, quondam Philippus, ejus uxor-40; Maria
Theresia ejus filia-13 Laurentius Nicodemo. Numerus 96. Antonii Riva. Ludovica
Macale quondam, Cosmae, vidua Francisci Scandriglia-38; ejus fili; Candida-9;
Paschalis-6; Antonia-4. Numerus XV. Domo Joseph Monti. Rosaria Molinari,
quondam Marci, vidua Antonius Nocandro-36; Aloysius ejus filius-6. Numerus 97.
Santi Francisci Xaveri. Joannes Colonna,
quondam Antonii-28; Catharina Peruzzi, quondam Joseph, ejus uxor-34; Joseph
Fratearcangeli, ajus frater-23; eorum filius-2. Numerus 98. Sancti Nicolai.
Maria Ricci, quondam Caroli, vidua Petrantoni-39; ejus fili; Joseph-20,
Dacius-16. Numerus 99. Julii Impaccianti. Blasius campagna, filius
Bartholomei-20; Maria Magdalena Gonnello, quondam Laurentius ejus vidua-21.
Numerus 100. Francisci Colletta; Joseph Rifonetti, quondam Andrea-28; Rosa
Tomarosi, filia Paschalis, ejus uxor-23; ejus filius; Andreas-3; Rosa
Manciocchi, quondam Felicis, ejus mater-59. Numerus 101. Joseph Marchetta.
Laurentius Nicodemo, quondam Joseph-40; Rosa ejus soror-70. Numerus 102. Domo
Julii Impaccianti. Joseph Bracco, quondam Eleutheri-59; Petrus Antonius, ejus
filius-27. Ibidem. Joannes Bracco, filius Joseph-28; Alexander Corso, filius
Angeli Maria, ejus uxor-28; ejus filii; Maria Angela-5; Angelus Cajetanus-1.
Numerus 103. Joannes Andreas di Litta, filius Joseph-23; Maria Hieronima
Tornaro, quodam Xaveri, ejus uxor-23. Numerus 104. Antonii Riva; Petrus Paulus
Conte, quondam Angeli-36; Franciscus Paulus, ejus frater-27; Dominica ejus
soror-19. Numerus 105. Santissimi Sacramenti. Anastasia Avvisatti, quondam Eracli-54;
Serfaina Tedesco, quondam Joseph, ejus uxor-62; Constantia Bassi, filia Caroli,
ejus nepotis-9. Numerus 106. Domo Julii Impaccianti. Anna Camilla la Valle,
quondam Nicolai, vidua Alexandro Fiorentini-56; Clementina ejus filia-20.
Numerus 107. ejusdem. Joannes Baptista Fontanella, quondam-40; Magdalena
Montalanico ejus uxor-37; Antonius ejus filius-2. Numerus 108.
ejusdem.Vincentius Franchi, filius Antonii-38; Eusebia Colapenna, quondam
Antonii, ejus uxor-43; ejus filii; Felix-14; Carolus-13; Severina-10. Numerus
109. Celestis Rossi, quondam Francisci,
vidua Francisci Borzo-38; ejus filii; Panatio-9; Angelus-2; Spes, ejus
soror; concessit habitandum, ubi nurus-116. Numerus 110. Domo Angelus Maria
Spagnoli. Franciscus Feluca, quondam Antonii-48; Victoria ejus filia-13.
Numerus 111. Domo Antonii Pane. Simon Caranfa, quondam Petri-31; Francisca
Colapane, quondam Antonii, ejus uxor-36. Numerus 112. Domo Julii Impaccianti;
Antonia Velardi Bartholomei-41. Numerus 113. Domo Cattivera. Stephanus d’Ori,
quondam Petri-38; Antonia del Giudice, quondam, ejus uxor-36; ejus filii;
Paschalis-11; Dominicus Antonius-8; Marta-4. Numerus 144. Reverendus Domo
Dominici Santoro. Arminia Polidori, quondam Antonii, vidua Nicolai Rossi-19;
Antonius Maria ejus filius-20. Numerus 115. propria. Antonius Zazzinchi,
quondam Marci-48; Anna Maria Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-44; ejus filii,
Franciscus-14; Maria Dominica-13; Vincentia-11; Loysius-7; Joseph-3;
Alexander-2; Generosa Fiorentini, quondam Dominici Antonii, ejus amita-66.
Numerus 116. Gregori Verdone. Adriana Corso, quondam Philippi, vidua eleutheri
Rifonetti-47; Rosa ejus filia-20. Numerus 117. ejusdem. Joannes Battista
Ciammarucone, quondam Marini-42; Camilla Mare, quondam Leonardi, ejus uxor-37;
Angela Rosa-11; Anna Victoria-9; Maria Francisca-4; Benedictus-1; Theresia Mare
ejus glos-18; Joannes Alexandrini, quondam Archangeli, ejus famulus-30. Numerus
118. Domo Angelii Maria Spagnoli. Dominicus Savelloni, quondam Joannis-61;
Magdalena Coletti, quondam Joseph, ejus uxor-56. Numerus 119. Flamini Parisi.
Petrus Tornaro, quondam Xaverii-31; Maria Theresa Valeriani, quondam Petri,
ejusdem uxor-41; ejus filii; Lucas-14; Aloysius-7; Joseph-4. Numerus 120.
Reverendus Domo Crescentii Mancone. Felix Cantarano, quondam Francisci-36;
Gratia Stampiglia, filia Joseph, ejus uxor-32; ejus filii; Franciscus-7; Maria
Agnes-4; Maria Camilla-1. Numerus 121. Mensae Episcopali. Maria Cajetana Lino,
quondam Cajetani-37. Numerus 122. Sancta Mariae. Franiscus Milanese, quondam
Joseph-39; Stella Ciammarucone, quondam Marini, ejus uxor-39; ejus filii;
Joseph-11; Dominicus Antonius-2. Numerus 123. ejusdem. Elisabeth Salvini,
quondam Xaverii, vidua Dominici Pane-45; ejus filii; Franciscus 17; Maria-15.
Numerus 124. Clericus Joannis Fioretti. Franciscus Beneacquisti-40; Ursula
Trofi, quondam Francisci, ejus uxor-38; Felix ejus filis-19; Maria Francisca;
ejus filia, ejus proximi-10; Maria Stella Trofi, ejus glos-12. Numerus 125.
Sancti Joannis. Joannes d’Ascoli, quondam Francisci-28; Theresa Rossi, quondam
Nicolai, ejus uxor-27; ejus filii; Paula 14; Angelus Maria-12; Perfecta-9;
Maria Rosaria-4; Angelus Cajetanus-1. Numerus 126. ejusdem. Chiara Rossi,
quondam Petri, vidua Ludovici Peruzzi-48; eius filii; Petrus Antonius-21;
Anna-15; Stella-9. Nuemerus 127. eiusdem. Rosa Mazzola , quondam, Dominici-61;
Maria Agnes, filia Aoysi Molinari ejus nepotis-11. Numerus 128. Antonii Riva. Joseph d’Ascoli, quondam
Francisci-46; eius filii; Fraciscus-17; Salvator-14; Angela-9. Numerus 129.
ejusdem. Bernardinus Proja, quondam-39; Gratia Manciocchi, quondam Francisci,
ejus uxor-37; ejus filii; Andrea-9; Franciscus -6; Joseph Antonius-2. Numerus
130. propria. Fraciscus Pacificis, quondam Cosme-25; Paula Lucchese, filia
Philippi, ejus uxor-21.
Avanti L’Annunziata
Anno Domini 1780 die
13 mensis Martii habitant in Aede
Numerus 131. Sanctae
Mariae. Aloysius di Cesare, quondam Nicolai-41; Gratia Cicciotto, quondam
Cerini, ejus uxor-31; ejus filii; Maria Angela; Carmina-1. Numerus 132.
Laurentia Molinari, quondam Alexandri vidua Dominici Ricci-49; Gertrudes ejus
filia-21. Numerus 133. Sanctae Mariae. Philippus Belardi, quondam Francisci 52;
Annuntiata Ricci, quondam, ejus uxor-58; ejus filii; Joseph-21; Maria-16.
Numerus 134. propria. Joseph Pacificus, quondam Cosme-21. Numerus 135. Domo
Michael Angelus Rossi; Angelus Cajetanus la Valle, quondam Nicolai-48; Anna
Martocci, quondam Mattia, ejus uxor-50; ejus filii; Franciscus-20; Maria
Magdalena-6; Paschalis-4; Cinthya Caranfa, quondam Joseph, ejus nepotis-15.
Ibidem. Joseph Antonius, filius Angeli Cajetani la Valle-25; Hyacinta Bonatti,
quondam Clemnetis, ejus uxor-25; ejus filii; Michael Angelus-9;
Dietro San Giuseppe
Anno Domini 1780 die
13 mansis Martii habitant in aede
Numerus
136.Charitatis, seu Hospitalis. Eugenia Boccie, quondam, uxor Sebastiani;
Fantasia-54; Joseph-21; Julia-15; Jacobus-11. Numerus 137. Domo Joseph
Moati-28; Theresia Biancone, quondam Basilii, ejus uxor-26; eorum filii; Maria
Diminica-1. Numerus 138. propria. Leonardus Cipriano, quondam Rochi-24; Angela
Vetica, quondam Antonii, ejus uxor-19; ejus filius Emilius-2. Numerus 139.
Piovezzicca. Philippus Antonius Andreoli, quondam Benedicti-29; Maria Stella
Trofi, quondam Honorati, ejus uxor-29; ejus filii; Clementina-8; Maria
Josepha-6; Franciscus Xaverius-3; Ursula-1. Numerus 140. Domo Francisci
Scapigliati. Aurora Rifonetti, quondam Philippi, vidua Landolfi-37; ejus filii;
Nicolai-17; Clementina-15. Numerus 141. propria. Antonius Calandrini, quondam
Dionysis-32; Hyacintha Cavalieri, quondam Melandri, ejus uxor-34; ejus filii;
Franciscus-11; Laurentia-8; Jopatia-2. Numerus 142. propria. Franciscus
Marcelli, quondam Rochi-32; Josephina Riozzi, quondam Alexandri, ejus uxor-28;
Antonia, ejus filia-2.
Strada della Madonne
del Refugio
Numerus 143. Domo
Aloysi Pizi. Anna Maria Martini, quondam Paschalis, vidua Antonii Martini-86.
Numerus 144. Beatae Virgini de Rifugio. Federico Preterimer, quondam
Dyonisius-33.
Borgo
Anno Domini 1780 die
13 mensis Martii habitant in aedae.
Numerus 145.
Franciscus Manauzzi, quondam Joseph-51; Marta Nana del Sasso, quondam Joseph,
ejus uxor-53; Augustinus ejus filius-21. Numerus 146. Augustinus Pretagostini.
Hieronimus Mansueto, quondam Dominici-35; Angela Antonia Stefania, filia Marci,
ejus uxor-24; ejus filii; Maria-4; Dominicus-1. Ibidem. Tomas Lisi, filius
Joannes Felici-21; Francisca Stafanacci, filia Marci, ejus uxor-22. Numerus
147. propria. Reverendus Domo Franciscus Concus Martocci, quondam Josephi-69;
ejus sorores; Soror Maria 5; Horatia-65; ejus nepotes; Hyacintha Fioretti-48;
Reverendus Dominus Joseph-44; Joannes-51; Domina Clementina Manni filia
Antonii, huius uxor, et ejus nepotis-22. Numerus 148. Magdalena Preteagostini.
Seraphinus Maccarelli, quondam Onophri-46; Elisabeta Nicodemo, quondam Petri,
ejus uxor-40; ejus filii; Joseph-18; Maria-10. Numerus 149. Aloysis Pizi.
Carolus Mastranni, quondam Vincentii-38; Margarita Corso, quondam Angeli Maria,
ejus uxor-34; ejus filiiVinentius-15; Michael Angelus 12; Anna-7. Numerus 150.
propria. Angelus Preteagostini, quondam Francisci-72; Angela Colonna, quondam
Joannis, ejus uxor-50; ejus filii; Ferdinandus-28; Theresia-21; Joseph-18.
Numerus 151. propria. Augustini Pretagostini, quondam Felici-29; Maria Rosa
Fiorentini, quondam Alexandri, ejus-25; ejus filius; Felix-1; Cosma ejus
frater. Numerus 152. Piovazzicca. Dominus Joannes Savelloni filius Dominici-26;
Anna Maria Martelli, filia Dominici, ejus uxor-22; ejus filii; Vincentius-3;
Joachim-1. Numerus 153. ejusdem. Philippus Lucchese, quondam Antonii-56; Maria
Agnes Lupi, quondam Joseph, ejus uxor-46; ejus filiae; Seraphina-19;
Clementina-17; Theresia-14; Maria-11; Rosa-8. Numerus 154. Domo Greorii Pizi.
Joseph Stampiglia quondam Antonii-60; Antonia Antini, quondam Simonis, ejus uxor-66.
Numerus 155. Domo Aloysi Pizi. Thomas Giannoli, quondam Antonii-30; Seraphina
Corso, filia Angeli Mariae, ejus uxor-27. ejus
filiae; Maria Clementina-2; Maria Rosaria-1. Numerus 156. ejusdem.
Alexander Negrosini, quondam Joseph-31; Attilia Stefanacci, quondam Jacob, ejus
uxor-31; ejus filii; Lucia-9; Vincentia-7; Joseph-5; Francisca Filauro, quondam
Caroli, ejus mater-70. Numerus 157. Domo Gregorii Pizi. Vincentius Mosca,
quondam Hyacinti-29; Laurentia Tuci, quondam Joannis, ejus uxor-49. Numerus 158.
Domo Deodati Spagnoli. Salvator Barzellona, filius Joseph-37; Eusebia
Agnarelli, quondam Sebastiani, ejus uxor-27; ejus filii; Lucia-6; Paschalis-3;
Angela Maria-1. Numerus 159. Domo Joannis Baptista Giorni; Michael Angelus la
Valle, filius Francisci-36; Anna Rossini, filia Joannis, ejus uxor-30; ejus
filii; Joseph-9; Paschalis-3; Maria-4; Salvator-3; Romualdus-2; Joannes
Rossini, quondam Joseph, ejus socer; ejus avunculi; Franciscus Coallo, quondam
Bernardi-64;Reverendus Dominus Joseph Canonicus Coallo, quondam Bernardi.
Numerus 160. Excellentissimi Ducis. Hieronimus Alberini Medicus-55; Aloysius
Colinvitti, quondam Caietani-40;
Margarita Leonardi, quondam Francisci, ejus uxor-25; Maria Archangela
ejus filia-1. Numerus 161. Charitatis. Salvator Biancone, quondam Joannes-39;
Angella Marazzotti, quondam Macarii, ejus uxor-36; ejus filii Franciscus
Xaverius-9; Laureta-6; Paschalis-2. Numerus 162. ejusdem. Bernardino Manauzzo,
quondam Joannis-59; Nicolina Ciammarucone, quondam Marini, ejus uxor-41; ejus filii;
Joseph 20; Maria Anna-13; Philippus-11; Clemens-9; Clementina-7. Numerus 163.
Domo Aloysii Pici. Bruno Martini, quondam Antonii-33; Rosa d’Arizzi, quondam
Joseph, ejus uxor-40; Joannes ejus filias-12; Maria Angela ejus filia-2. Numero
164. ejusdem. Joseph Ciarla, quondam-36; Maria de Angelis, quondam Petri, ejus
uxor-31; Petrus ejus filius-13. Numerus 165. Domo Deodati Spagnoli. Joseph
Ciarmatore, quondam Romualdi-32; Marta Agnes Rifonetti, quondam Caroli, ejus
uxor-31; ejus filiae; Antonia-6; Clementina-4; Maria-2. Numerus 166. propria.
Joannes Dominicus Cinelli, quondam Cajetani-48; Magdalena Rifonetti, quondam
Caroli. ejus uxor-47; ejus filii; Cajetanus-23; Antonius-20; Rifonetti quondam
ejus nepotes; Margarita-20; Maria Angela-15. Numerus 167. Ferdinandi Franchi.
Bendictus Germano, quondam Crescentii-43; Francisca Valente, quondam Francisci,
ejus uxor-39; ejus filii; Faustina-20; Eleutherius-17; Maria-11; Crescentius-9;
Arduinus-6; Nicolaus Barone, quondam Thome, ejus nepos-18. Numerus 168.
propria. Franciscus Pretagostini, filius Angeli-23; Maria Francisca Santilli,
filia Paschalis, ejus uxor-21. Numerus 169. Domo Deodati Spagnoli. Doctor
Paschalis Carolus Minerva-44. Ibidem. Antonius Favilla, quondam-57; Cypriana
Scafa, quondam Caroli, ejus uxor-56; Leonardus ejus filius; Felix Scarpelli,
filius Angeli, huius uxor, et ejus nurus-22. Numerus 170. Sancti Joseph. Sotius
Vacca, quondam Joannis Baptistae-52; Aurora Rusticcia, quondam Joseph, ejus
uxor-41; ejus filii; Franciscua-18; Clementina-16; Joseph-11;
Aloysius-5;Francisca-3; Joannes Baptista-1. Numerus 171. Domo Michel Angeli
Rossi. Aloysius Molinari, quondam Alexandri-46; Anna Maria Scandriglia, quondam
Cosmae, ejus uxor-39; ejus filii; Joseph Maria-15;Clementina-8; Alexander-5.
Numerus 172. Domo Deodati Spagnoli. Innocentius Barnardini, quondam Francisci
Xaveri-55; Ermilia Lupi, quondam Joseph, ejus uxor-50. Numerus 173. Charitatis.
Sebastianus Peruzzi, quondam Gregorii-33; Camilla Ricci, quondam Dominici, ejus
uxor-30; ejus filii; Michael Angelus-8; Maria Magdalena-4; Anastasia-3; Joseph
Antonius-1. Numerus 174. Domo Matthei Ricelli Alexander Melanesi, quondam
Joseph-28; Marta Angela Barzellona, fili Joseph, ejus uxor-24; ejus filii; Anna
Maria-6; Petrus-3; Franciscus Xaverius-1. Numerus 177. Anacleti de Angelis.
Magdalena Milanesi, quondam Joseph-49; Cajetanus, ejus frater-30. Numerus 178.
Franciscus Carpini. Aloysius de Ori, quondam Joannis-40; Eleonora Ciasco, filia
Joseph, ejus uxor-25; Clementina, ejus filia-2; Joseph Ciasco, ejus socer-70;
Dominicus Ciasco, huius, et ejus clevir-21. Numerus 179. Francisci de Angelis;
Cajetanus Molinari, quondam Alexandri-48; Beatrix Silveri, quondam Cajetani,
ejus uxor-54; Rosa ejus filia-20. Numerus 180. Ferdinandi Franchi Bernardina
Silvi, quondam vidua-47; ejus filia; Maria-17; Irsula-13. Numerus 181. propria.
Paschalis Filauro, quondam Caroli-66; Carolus ejus filius-38; Elisabeth
Mastranni, quondam Antonii, huius uxor et ejus nurus-34; ejus nepotes;
Joseph-12; Anna Theresia-10; Antonia-7. Numerus 182. Sancti JoannisFrancisus
Biancone, quondam Basilii-40; Victoria Talone, quondam Antoni, ejus uxor-31;
Maria Magdalena ejus filia-11. Numerus 183. propria. Leopoldus Cardone, quondam
Gasparis76; Theresia Cardone, quondam Nicolai, ejus nepotis-37. Ibidem. Joseph
Corciosi, filius Petri-32;Coelestis Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-34;
Tranquilla Neri ejus privigna-12; Benedictus, quondam ejus privignus-6; ejus
filii; Thomas Neri quondam Thomae privignus-4; Matildes ejus filii-2. Numerus
184. Paschalis Filauro Franciscus Zaccheo, quondam Donati-55; Maria Canobi,
quondam Jacobi, ejus uxor-46; ejus filii; Joseph-20; Maria Gertrudes-18.
Numerus…propria. Ferdinandus Franchi, filius Antonius Mariae -37; Joanna
Rifonetti, quondam Joseph, ejus uxor-36; ejus filii; Rosa-8; Lucia-6;
Philippus-5; Joseph-3; Felix Antonius-1. Numerus 185. propria. Antonius Riozze,
quondam Joseph-44; Joanna Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-42; Hyacinta ejus
filia-19. Ibidem.Vincentius Bonatti, quondam Clementis-29; Theresia Riozzi,
filius Antonii, ejus uxor-22; ejus filii, Paschalis-4; Maria Carolina-1.
Numerus 186. Domo Benedicti Ricciardelli. Thomas Ferrari, quondam Joseph-67;
Margarita Molinari, quondam Alexandri, ejus uxor-63; Joannes Pagliuca, quondam
Petri-24; Petrus Pagliuca, quondam Petri, ejus privigni-21. Numerus 187.
ejusdem. Joseph Carpini, quondam Nicolai-77; Laura Silveri, quondam Cajetani,
ejus uxor-63; ejus filii; Maria Magdalena-30; Philippus-25; Francisca
Scapigliati, quondam Francisci, uxor Philippi-30; Aurora Scapigliati, quondam,
amita Philippi-61. Numerus 188. Reverendus Domo Joseph Canci Coallo; Aloysius
Corso, quondam Philippi-41; Theresia Spositi, quondam Xaveri, ejus uxor-41.
Numerus 189. propria. Theresia Franconi, quondam Philippi, vidua Clementis
Bonatti-69; Angelus Maria, ejus filius-26. Numerus 190. Domo Bernardi Razza.
Dominicus Gondoli, quondam Marci-31; Candida Fiore, quondam Innocentii, ejus
uxor-27; Angelus Maria ejus filius-2; Xaverius Rizzi, quondam Antonii ejus
avus-30. Numerus 191. Sancti Antonii. Franca Antoniacci, quondam Alexandri,
vidua Alexandri Ciceromella-73; Joseph, ejus filius-47; Maria Stella, ejus
filia, vidua Joannis Baptista Nalli-49, quondam Joannis Baptista Nalli ejus
nepotes; Joseph Antonius-22; Salvator-19; Antonia-15. Ibidem.
Aloysius Villanova, quondam Joannis Baptista-34; Seraphina, ejus soror, quondam
Joannis Baptista-38. Numerus…Domo Joseph Monti. Aloysius Giorgi, quondam
Caroli-33; Victoria Infancelli, quondam Antonii, ejus uxor-39; ejus filii;
Aloysius-17; Franciscus-15; Antonia-11; Philippi-9 Maria-3.
Via della Carbonara
Anno Domini 1780 die
13 mensis Martii habitant in aedae
Numerus 192. propria.
Reverendus Dominus Joseph Canonicus Coalbaccari, quondam Annibalis-61; Laureta
Colbaccari ejus soror-60; Gertrudes Legni, quondam Julii, vidua Francisci
Xaverii Coalbaccari, ejus lavira-46; ejus nepotes Magdalena-17; Antonia-7;
Joachim-15. Numerus 193. Piovazzecca. Angela Capponi, quondam vidua Angeli
d’Alonzo-46; ejus filii; Alexandra-16; Franciscus-13; Blasius-10; Maria Rosa-8;
Joseph-4; Angelus-2; Leontius Capponi ejus frater-47. Numerus 194.
Excellentissimi Ducis. Dominus Locumtenens Nicolaus Morelli-69; Francisca
Spaziani, quondam…ejus famula-18. Numerus 195. Sancti Antonii. Rosa Tortolano,
quondam Cajetani, vidua Francisci Meo-57; ejus filii; Angelus-24; Domenicus
Antonius-12. Numerus 196. Santissimi Sacramenti. Dominucus Porrella, quondam
Caroli; Symphorosa Balordi, quondam
Nicolai, ejus uxor; ejus filii; Philippus; Joseph; Vincentius; Maria Angela. Numerus
197. Piovezzicca Joseph Ignatius Reali, quondam Antonii-37; Theresa Brunetti,
quondam Paschalis, ejus uxor-28; ejus filia; Maria Angela-2. Numerus 198.
ejusdem.Constantinus Bernacchio, filius Joannis-34; Camilla Feluca, quondam
Antonii, ejus uxor-28; ejus filii; Antonius-9; Petrus-5; Franciscua-3;
Paschalis-1.
Rione Vecchio
Numerus 199. Domo
Equitus Tuzi. Angelus Nicodemo, quondam Francisci-47; Laureto Joannis, quondam
Daci, ejus uxor-52; ejus filii; Severina-18; Dyonisius-14; Joseph Antonius-10.
Numerus 200. propria. Dominus Joannis Baptista Tuzi, quondam Antoni; Catharina
Solimani, quondam…ejus uxor; Franciscus ejus filius; Maria Lucchese, quondam
Angeli Maria, ejus famula-40; Francisca Lucchese, quondam Mario, ejus
famula-22. Numerus 201. Domo Bernardi Razza. Maria Borzo, quondam Alexandri,
vidua Francisci d’Aritis-61; Dominicus Antonius d’Aritis, quondam Franciscua
ejus filius-27. Numerus 202. Domo Julii Impaccianti. Paschalis Sartai, quondam
Bruni-59; Amilia Martina, quondam Dominici, ejus uxor-49; ejus filii;
Antonius-18; Lauretus-15; Virgilia Martini, ejus glos-45. Numerus 203. propria.
Dominus Bernardi Razza, quondam Philippi-52; ejus filii; Philippus-18; Anna
Maria-15; Aloysius Zampini, filius ejus minister-41; ejus famula; Victoria
Borzo, quondam Antonii-42; Marta Colini, quondam Marini. Numerus 204. Domo
Julii Impaccianti. Domina Marta Roseria Sorentini, filia vidua Domini Joseph
Impaccianti; ejus filii; Joseph Antonius; Lucretia; Reverendus Dominus ejus
levir-7;Domina Maria ejus levira-6; Domina Brigitta Berni, quondam vidua Domini Angeli Impaccianti, ejus glos-52; Antonia
Santoro, quondam Cajetani, ejus famula-31. Numerus 205. Domo Bernardi Razza.
Petrus Tomarosi, quondam Antonii-62; Flaminia Amati, quondam Innocentii, ejus
uxor-6; ejus filii; Innocentius-3; Rosa-2; Maria Theresia-1. Numerus 206. Domo
Julii Impaccianti; Joannes Marrocco, quondam Angeli-49; Olympia Amati, quondam
Innocentiii, ejus uxor-46; ejus filii; Anna Theresia-21; Maria Stella-18;
Franciscus-12; Antonius-10. Numerus 207. propria. Franciscus Coletta, quondam Joseph-58;
Franciscus Scandriglia, quondam Xaverii, ejus uxor-44; ejus filii; Clara-21;
Anna Maria-8;Paschalis-6. Numerus 208. Scandriglia. Antonius d’Alonso, quondam
Angeli-27; Catharina Trofi, quondam Salvatoris, ejus uxor-26; ejus filii;
Dominicus-7; Vincentius-3; Maria-2. Numerus 209. Domo Julii Impaccianti. Joseph
Ori, quondam-43; Maria Gregorii, quondam Vincentii, ejus uxor-34; ejus filii;
Anna-4; Franciscus Xaverius-1. Numerus 210. Amati. Antonius Stefanacci, filia
Rochi-24; Hyacinta Rappaia, quondam Thome, ejus uxor-19; ejus filius; Carolus
Maria-1. Numerus 211. ejusdem. Angelus Casinni, quondam Bartholomei-68; Rosalba
Viani, quondam Eleutheri, ejus uxor-65; Caesar ejus filius-22. Numerus 212.
propria. Reverendus Dominus. Joseph Canonicus, quondam Gasparus-60; Clara ejus
soror-47; Paschalis Trofi, quondam Salvatoris, ejus nepos17. Numerus 213.
propria. Andreas Fraleone, quondam Aurelii40; Oliva Bajola, quondam Joseph,
ejus uxor-41; ejus filii; Clementina-13; Anna Maria-13; Paschalis-8;
Dominicus-6. Numerus 214. Sancti Joseph. Aloysius Nicodemo, quondam Petri-42;
Stella castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-29; Joseph ejus filius-4; Joannes
ejus frater-33. Numerus 215. propria. Maria Gonnello, quondam Francisci, vidua
Antonii Paolelli-49; ejus filii; Joseph-13; Magdalena-9; Palmerinus Cozzo,
quondam Antonii, ejus famulus-22. Numerus 216. propria. Franciscus Xaverius del
Re, quondam Petri-35; Rosa Preterimer, quondam Diomedii, ejus uxor-31; ejus
filii; Joseph-7; Gertrudes-7; Gabriel-3; Maria Ludovica-1. Numerus 217.
prorpia. Dominicus Preterimer, quondam Diomedis-30; Diomedes ejus filius-3;
Anna Constantia ejus soror-17. Numerus 218. propria. Joseph Velardi, filius
Antonii-23; Maria Spes Preterimer, quondam Diomedi, ejus uxor-23.
Sotto la Fortezza
Numerus 219. propria.
Rosaria Merolli, quondam Dominici vidua Petri del Re-61; Dominicus Antonius del
Re, ejus filius-29; Joseph ejus frater-6. Numerus 220. propria. Antonius
Vitelli, quondam Salvatoris-46; Clara Merolli, quondam Dominici, ejus uxor-51;
ejus filii; Aloysius-22; Diomita-12 Numerus 221. Domo Dominici Savelloni.
Dominicus Montellanico, quondam …-31; Rosa di Falco, filia Joseph, ejus
uxor-20; Joseph Ricchi, filius Joannis
Baptista-30. Numerus 222. propria. Franciscus Scandriglia, quondam Nicolai-44.
Ibidem. Dominicus Blanchi, quondam…-77; Martia Galeate, quondam Joseph, ejus
pririgna-21; Paschalis-18; Antonius-16; Rosaria-14; Joannes Baptista-12.
Numerus 223. propria. Alexaner Pasquarelli, quondam Antonii-41; Maria Stella
Vincenzi, quondam Antonii, ejus uxor-32; ejus filii-6; Joseph Antonius-6; Maria
Rosaria-3; Beatrix Maddalena, quondam Angeli, vidua Antonii Vincenzi, ejus
socerus-65. Numerus 224. Domo Bernardi Razza. Andreas Galanta, quondam
Alexandri-44; Candida Ferrari, filia Thome, ejus uxor-35; ejus filii,
Alexander-13; Maria Theresia-7; Angela Maria-4; Dominicus-1. Numerus 225.
propria. Dominicus Masuglia, quondam-38; Maria Theresia-12; ejus filii;
Antonius -9; Francisca-4. Numerus 226. Domo Aloysius Quatrassi. Franciscus
Intancelli, quondam Antonii-46; Carmina Caritelli, quondam Antoni, ejus
uxor-43; Antonius ejus filius-11. Numerus 227. Domo Bernardi Razza. Michael
Angelus Antoniacci, quondam Cosme-54; Anna Francisca Vitelli, quondam
Salvatoris, ejus uxor-46; ejus filii; Franciscus 19; Clementina-17;
Vincentius-12; Clara-9. Numerus 228. Pantanelli. Libera Antonia Starco, quondam
Thomae, vidua Matthiae Colella-45; Joseph ejus filius-1. Ibidem. Joannes
Colella, quondam Matthiae-24; Maria Rosa Filia Antonii, ejus uxor-21; ejus
filius; Matthiae-1. Numerus 229. ejusdem. Antonius Volzi, quondam Gerardi-41;
Elisabeth d’Arizi, quondam Persii, ejus uxor-29; ejus filii; Paschalis-9; Anna
Maria-5; Michael Angelus-2. Numerus 230. Excellentissimi Ducis. Pietro
Sorrentiani, quondam Joseph-50; Theresia, quondam Antonii, ejus uxor-42; Joseph
ejus filios-30. Numerus 231. propria. Illustrissimus Dominus Aloysius
Quatrassi, quondam Joseph-47; Attilia Prosperi, quondam Caroli, ejus uxor-37;
ejus filii; Franciscus Xaverius-17; Joseph-13; Martia-9; Victoria-7; Anna Maria-6;
Catharina ejus soror-36; ejus famuli; Alfonsus Corsi, quondam…-35; Antonia
Nardigli, quondam Nonnorosii Diomira Vitelli, filia Anonius-15, Joannes
Rossini, quondam ejus vinitor-40. Numerus 232. propria. Reverednus Domo Petrus
CanonicusPantanelli Vicarius Foraneus-71, Joannes Baptista, quondam Francisci,
ejus frater-49; Joseph Antonius, quondam Paschalis, ejus nepos-24. Numerus 233.
Domo Aloysius Quatrassi. Paschalis Sturco, quondam Thomae-41; Julia Vitelli,
quondam Salvatoris, ejus uxor-36; Franciscus Xaverius ejus filius-5. Numerus
234. Domo Bernardi Razza. Franciscus Marcucci, quondam Joseph-28; Maria
Victoria Vitelli, filia Joseph, ejus uxor-25. Ibidem. Joseph Vitelli, quondam
Salvatoris-73; Severa la Valle, quondam Nicolai, ejus uxor-48; ejus filii; Salvator-17;
Maria Nimpha-13; Vincentius-10; Rosa-8. Numerus 235. Sanctae Mariae. Maria
Angela Lupi, quondam Joseph. Numerus 236. ejusdem. Petrus Massini, quondam
Felicis-29; Francisca Giansanti, quondam Antonii, ejus uxor-31; ejus filii;
Candida Rosa-9; Antonia-6; Felix-2.
Fortezza
Numerus 239. Dominus
Jacobus Razza, quondam Philippi-73; Angela Gueregni, quondam, ejus uxor-44;
ejus filii; Elisabeth-16; Joseph-14; Joannes Baptista-12; Franciscus-10.
Numerus 240. Ibidem. Joseph d’Antonio, quondam-31; Magdalena Corso, quondam
Franci, ejus uxor-58. Numerus 241. Ibidem. Stephanus di Giovanni, quondam
Dominaci-60; Catharina Simeoni, quondam Angeli, ejus uxor-38; ejus filii; Maria
gratia-20; Angela Antonia-17; Hieronima-15; Dominicus-14; Hyacinta-7; Joseph-6;
Antonius-3. Numerus 242. Ibidem. Leontius Barzellona, quondam Salvatoris-53;
ejus filii; Paula-20; Dominicus-19; Aloysius-17; Seraphina-14. Numerus 243.
Ibidem. Rinaldus Antonius Poggi quondam-70. Ibidem. Joannes Ginnelli,
quondam-28; Rosa Pedione, quondam, ejus uxor-23.
Sotto la Fortezza
verso i confini della Parrocchia
Numerus 244. propria.
Reverendus Dominus Dominicus Santoro, quondam Felicis-54; Reginalda Perna,
quondam Joseph, ejus famula-5. Numerus 245. propria. Reverendus Dominus
Crescentius Manciocchi, quondam Joseph-46; ejus sorores; Elesabeth-43;
Perfecta-27. Numerus 246. propria. Antonius Sancta Maria, quondam Joannis-59;
Magdalena Manciocchi, quondam Antonii, ejus uxor-29; ejus filii; Joseph-22;
Angelus-5; Eleonora Gonnello, quondam Caroli, vidua Antonii Manciocchi,ejus
socerus-63. Numerus 245. Petrus Pretagostini, filius Angeli-81; Gertrudes
Monni, quondam Crescentii, ejus uxor-23. Numerus 248. Santissimi Sacramenti.
Constantinus Scandriglia, quondam Josaphat-41; Anna Maria Andreoli, quondam
Marci Mariae ejus uxor-43. Numerus 249. ejusdem. Rosalba Nicodemo, vidua Joseph
Camardo-60; ejus filii Joannes-24; Petrus-19; Angelus-16; Antonius-14; Numerus
250. Angelus Maria Listerno, quondam Jacob-49; Serafina Marocco, quondam
Angeli, ejus uxor-42; ejus filii; Maria-15; Anna-13; Jacob-10; Maria Rosaria-7.
Nuemrus 251. Dominus Aloysius Pizi. Joannes Dominicis, quondam Joseph-41; Rosa
Corso, quondam Caetani, ejus uxor-41; ejus filii; Franciscus-14; Angelus-13;
Theresia-10; Joseph-6; Antonius-3. Numerus 252. Domo Gregari Pizi. Aloysius
Manauzzo, quondam Alexandri-34; Alexander Guarnaccia, quondam Benedicti, ejus
uxor-36; ejus filii; Joseph-8; Isabella-6; Andreas-4. Numerus 253. eiusdem.
Franciscus Reale-48; ejus filii; Ludovicus-18; Joseph-13. Ibidem. Antonius Reale,
filius Francisci-22; Apollonia Boni, quondam, ejus uxor-25. Numerus 254. Domo
Aloysii Pizi de Fundis. Magdalena Demedio, quondam Mauri, vidua Laurentii de
Angelis-24; Antonia ejus filia-1. Numerus 255. ejusdem. Innocentius Fiore,
quondam Joannis-28; Apollonia Nicodemo, quondam Petri, ejus uxor-32;ejus filia;
Maria Rosa-1. Numerus 256. ejusdem. Joseph Marocco, quondam Angeli-39; Maria
Antonia, quondam, ejus uxor-41; Laurentius ejus privignus-23; Angelus ejus
filius-13. Numerus 257. propria. Julius Carata, quondam Antonii-37; Maria
Josepha Massaroni, quondam Stefani ejus uxor-33; ejus filii; Maria
Magdalena-10; Antonius-7; Maria Rosaria-7; Vincentia-2; Candida Parisi, quondam
Joannis Baptistae, ejus socerus-62. Nuemrus 258. propria. Illustrissimus Dominus
Gregorius Pizi, quondam Ludovici-49; Maria
Anna Pantanelli, quondam Paschalis, ejus uxor-28; ejus filii;
Ludovica-8; Ludovicus-6; Maria Theresia-5; Stephanus-2; Betarix ejus soror-46;
ejus famulae; Dionira Cavalieri, quondam Alexandri-37 Emerentiana Tedesco,
quondam-57. Numerus 259. Domo Gregorii Pizi. Vincentius Tardone, quondam Angeli
Antonii-29; Angela Antonia Rifonetti, quondam Philippi, ejus uxor-29; ejus
filius; Aloysius-1; Antonia Transeunte, quondam Bartholomei, ejus socerus-48.
Numerus 260. Anacletus de Angelis quondam Angeli Mariae-40; Maria Zazzera,
filia Crescentii, ejus uxor-34; ejus filii; Aloysius-8; Catharina-3;
Dominicus-2; Agnes Zazzera, quondam Joseph, ejus amita-64; Reverednus Antonius
Canonicus Zazzera quondam Joseph, ejus patrinus-61; Oliva Zazzera, quondam
Christophori, ejus glos-16. Numerus 261. Domo Lucae Pacifici. Andreas
Sacripante, quondam Simonis-45; Anna Maria Tasciotti, quondam Ignatii, ejus
uxor-45; ejus filii; Antonia-17; Candida Rosa-12; Franciscus-8; Clementina-5.
Numerus 262. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Thomas Renella, quondam Antonii-52;
Magdalena Rossi, quondam Joseph, ejus soror-46; Maria ejus filia-10. Ibidem.
Franciscus Maria Renella, filius Thomae-20; Maria Carmina Macale, quondam
Joannis, ejus uxor-24. Numerus 263. propria. Philippus Ciammarucone, quondam
Cosmae-29; Theresia, quondam Joannis, ejus uxor-24; ejus filii; Anna Maria-4;
Alexander-1. Numerus 264. Vetica. Anna Camilla Laccucci, quondam Gregorii,
vidua; Joannis Macale-58; ejus filii; Joseph-30; Franciscus-26. Numerus 265.
Animarum Purgatorii. Rosaria Renella, quondam Caroli, vidua Joseph de Norma;
ejus filii; Barbara-18; Franciscus 15; Maria-12; Aloysia-10; Annuntiata-7;
Jacoba-4. Numerus 266. Rosarii. Joseph Putrella, quondam Horatii-30; Anna
Magdalena della Calce, quondam Joseph, ejus uxor-30; ejus filii; Maria
Domenica-6; Paschalis-4. Numerus 267. Domo Gregorii Pizi. Alexandra Minicosse
quondam Lidano , vidua Alexandri
Granati-6; Felix Maria Zazzinelli, quondam Antonii, vidua Aloisij Stefanucci,
ejus filia-3; filii, et ejus nepotes; Catharina, uxor Aloisij Barzellona-18;
Innocentius-18;Joseph huius Felicis Mariae-17 Michael Angelus-16. Numerus 268.
propria. Maria Manciocchi, quondam Hyacinti-22. Numerus 269. propria. Maria
Stella de Marchis, quondam Honorati, vidua Fabritii Andreoli-78; Salvator ejus
filius-33. Numerus 270. Domo Bernardi Razza. Aurora de Angelis, quondam Petri,
vidua Francisci Andreoli-33; ejus filii; Diomedes-12; Dominicus-10 Marta-8;
Matildes-6; Ermenegilda-4. Numerus 271. propria. Illustrissimus Dominus
Flaminius Americi, quondam Alexandri-47; Theodora Taloni, quondam Caroli
uxor-38; ejus filii; Catharina-12, Clementina-10; Alexander-5; Palmisera
Attili, quondam…ejus mater-68; Reverendus Dominus Canonicus Joseph, ejus
frater-43. Ibidem. Maria Americi, quondam Alexandri, vidua Blasij Bruni-40;
Reverendus Dominus Franciscus-23; Felicitas-20; Maria Theresia Talocco, quondam
eorum famula. Numerus 272. propria. Philippus Dilani quondam Gabrielis-39;
Rosalba Perna, quondam Joannis, ejus uxor-38; Rosa Maria-8; Antonia-2. Numerus
273. propria. Carolus Granati, quondam Alexandri-43; Laureta Ricci, quondam
Salvatoris, ejus uxor-44; ejus filii; Anna-22; Vincentia-18; Maria Angela-16;
Aloysius-13; Alexandra Mosaico, quondam …, ejus mater-68. Numerus 274. Domo
Flamini Americi. Franciscus Coreani, filius Antonii-21; Anna Domenica Rossi,
filius Alexandri, ejus uxor-22; Jacob, ejus filius-1. Numerus 275. Anna
Pacifici. Annibal Baccari, quondam Antonii-33; Crucifixa Sacripante, filia
Andrea, ejus uxor-23; Antonius ejus filius-1. Numerus 276. ejusdem. Joseph
Ferrari, quondam Antonii-36; Anna Camilla Scandriglia, filia Antonii, ejus
uxor-26; Vincentius ejus filius-2.
Numerus 277. Domo Bernardi Razza Topatia Corso, quondam-76. Numerus 278.
propria. Aloysius Taddei, filius Caetani-27; Martha Maria Corso, quondam
Francisci, ejus uxor-36. Numeurs 279. Domo Gregorii Pizi. Joannes Baptista
Rossigni, quondam Joannis-47; Theresia Taddei, filia Cajetani, ejus uxor-27;
ejus filii; Joseph-18; Paschalis-10; Anna -5; Maria Clementina-2. Numerus 280.
Domo Innocentii Galli. Joannes Manauzzo, quondam Alexandri-38; Virgilia
Angelilli, quondam Joannis Baptista, ejus uxor-35; ejus filii; Maria
Clementina-12; Maria Vincentia-10; Joseph Maria-6; Numerus 281. Domo Gregorii
Pizi. Joseph Andreoli, quondam Fabritii-42; Victoria Tardone, quondam Ageli
Antonii, ejus uxor-38; ejus filii; Joannes-15; Antonia-13; Tullia-7; Maria
Jacoba-2. Numerus 282. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Antonius Caritelli,
quondam-79; Laurentia Babbi, quondam Crescentii, ejus uxor-47; Lucia ejus
filia-17. Numerus 283. Domo Gregorii Pizi. Augustinus Zampetti, quondam
Joannis-33; Rosa di Mosto, quondam Francisci Antonii, ejus uxor-36. Numerus
284. Dominici Antonii Vetica. Joseph Stefanucci, quondam Angeli-43; Elisabeth Manciocchi,
quondam Philippi, ejus uxor-38; ejus filii; Maria Nympha-24; Angelus-17.
Numerus 285. Sanctae Mariae. Rochus Stefanacci, quondam Salvatoris-69;
Hyacintha Scandriglia, quondam Dominici, ejus uxor-56. Ibidem. Joseph
Stefanacci, filius Rochi-36; Elisabeth Villanova, quondam Joannis Baptistae,
ejus uxor-36; ejus filii; Jacobus-6; Vincentius-4; Joannes Baptista-2. Numerus
286. propria. Alexander Laureti, quondam Honofrii-47. Numerus 287. propria.
Nicolina Cuponi, quondam Joannis Baptista, vidua Caetani Corso-50; Cosmae ejus
filius-23. Numerus 288. propria. Franciscus Bellagamba, quondam Sebastiani-43;
Marta ejus uxor-52. Numerus 289. propria. Nicolaus Contili, quondam…-49; Angela
Ramaccia quondam Silvestri, ejus uxor-26; ejus filii; Catharina-6; Vincentius-1;
Lucia Mancini, quondam Joseph, vidua Silvestri Ramaccia, ejus socerus-50.
Numerus 290. Santissimi Sacramenti. Antonia Franzese, quondam…, uxor Francisci
la Valle-70. Ibidem. Salvator Marsella, quondam Victorii-50; Maria Theresia
Talone, quondam Antonii, ejus uxor-21; Aloysius filius-1. Numerus 291. ejusdem.
Paschalis Polidoro, quondam Thomae-46; ejus filii; Angela-15; Alexandra-8;
Clemens-7. Numerus 292. Domo Angeli Mariae Impaccianti. Maria Olivella, quondam
Benigni, vidua Horatii Perda-56; ejus filii; Antonia Catharina-34;
Francisca-21; Anna Camilla-19; Antonia Putrella ejus Lavira-45. Ibidem. Joseph
Francese, quondam Antonii-30; Angela Putrella, quondam Horatii, ejus uxor-33;
ejus filius; Franciscus Maria-1. Numerus 293. propria. Antonius di Litta,
quondam Joannis Andrete-39; Catharina Tolone, quondam Antonii, ejus uxor-41;
ejus filii; Joseph-20; Dominicus-17; Maria Angela-15; Maria Domenica-12;
Antonia 7; Andrea-9; Maria Francisca-3. Numerus 294. propria. Antonius
Cicerchia quondam Lidani-49; Theresia Rosa, filia Cosmae, ejus uxor-42; ejus
filii Maria Magdalena-14; Joseph-13; Anna Camilla-11; Angela Stella-8;
Alexander-5;Franciscus Maria-2. Numerus 295. Paschalis campagna, quondam
Joannis-31; Maria Rosa, filia Cosmae, ejus uxor-31; ejus filii; Joseph
Antonius-7; Candida Rosa-5; Joannes-2. Numerus 296. Domo Gregorii Pizi.
Cassandra, quondam Cosmae di barccio-72; Petrus Sanctus Monaco, quondam
Fortunati, ejus nepos-16. Numerus 297. Excellentissimi Ducis. Magdalena
Boccarozza, quondam Lucae-72. Numerus 298. Franciscae Tomarosi. Cosma Rosa,
quondam Moichaelis-70; Margarita Zampucci, quondam Augustini, ejus uxor-60.
Numerus 299. ejusdem. Franciscus Stella, quondam42; Constantia Ritis, quondam
Perii, ejus uxor-34; ejus filii; Antonia-7; Maria-3. Numerus 300. Domo Gregorii
Pizi. Franciscus Avvisati-32; Angela Maria Ciasco, quondam Jacob, ejus uxor-34.
Numerus 301. Excellentissimi Ducis. Philippus Polidori, quondam Thomae-63;
Martha Casini, filius Nicolai, ejus uxor-42; ejus filii; Clemens Polidori,
quondam…-25; Cajetanus Casini, filius Pauli-20. Numerus 302. Marthae Mariae
Carestia. Numerus 303. ejusdem. Oannes Antonius Tracci, quondam Thomae-40;
Victoria Babbio, quondam Crescentius, ejus uxor-37; ejus filii; Maria
sartia-16; Josephi-13; Simon-8; Paschalis-7; Philippus-2. Numerus 304. propria.
Sabina Conti, quondam Andrea-70. Numerus 305. Domo Deodati Spagnoli. Dominicus
Antonius, quondam Francisci-22; Maria
Victoria Cascone, quondam Laureti, ejus uxor-21; ejus filius; Franciscus-2.
Confini della
Parrocchia
Numero 306. propria.
Isidorus, quondam Thomae-43; Delphina della Valle, quondam Joseph, ejus
uxor-34; ejus filii; Rosa Maria-19; Magdalena-17; Carolus-11; Clara-9;
Angelus-6; Innocentius-1; Anna Coreani, quondam Honofri, ejus socerus-79.
Numerus 307. Domo Deodati Spagnoli. Alexandra Ricci, quondam Salvatoris, vidua
Laureti Casconi-49; Petrus Antonius ejus gener-32; Maria Catharina ejus
filia-22. Numerus 308. ejusdem. Ventura Fazione, quondam Marci Antonii-45;
Costantia Seppero, quondam Michaelis Arcangeli ejus uxor-43; ejus filii;
Clara-15; Aloysius-12; Thomas-5; Jacobus-1. Numerus 309. ejusdem. Joseph
casconi, quondam laureti-27; Elisabeth Manni, quondam Honorati, ejus uxor-29;
Maria Domenica, ejus filia-3. Numerus 310. Numerus 311. Mariae la Leta. Antonius
Didino, quondam Vincentii-48; Maria Antonia Pompei, quondam Niccolai, ejus
uxor-41; ejus filii; Vincentius-6; Nicolaus-3. Numerus 312. ejusdem. Benedictus
Fratini, quondam Joseph-35; Parasceves Pompei, quondam Nicolai, ejus uxor-36;
ejus filii; Rosolia-8; Joseph-5; Maria-3. Numerus 313. propria. Joseph Monti,
quondam Salvatoris-46; Beatrix Brigante, quondam Hyacinti, ejus uxor-38; ejus
filii; Salvator Hyacintus-8; Anna-16; Maria-16;
Franciscus Xaverius-3; uxoris
fratres; Vincentius-16; Antonius Maria-12;
Numerus 314. Domo Deodati Spagnoli. Angela Antonia Cappelletti, quondam
…vidua Angeli Borzo-40; ejus filii; Margarita-20; Joseph-18; Andreas-16; Lucia
Borzo, quondam Joseph, ejus Cevira-56. Numerus 315. propria. Jacobus Trazza,
quondam Angeli-42, Anna Con- stantia
Stefanucci, quondam Angeli ejus uxor-47; Angelus ejus filius-11. Numerus 316.
Petri caroli Colini. Paschalis Stefanucci, quondam Cosmae-50; Maria Borzo,
quondam Philippi, ejus uxor-46; ejus filii; Felix Maria-17; Philippus 14,
Lucia-10. Numerus 317. Aloysius Francioni, quondam Dominici-45; Magdalena
Ferrari, quondam Dominici, ejus uxor-40; ejus filii; Theresia-22; Elisabeth-19;
Dominicus Antonius-16; Paschalis-6. Numerus 318. Michaelis Ricci. Bartholomeus
Calvani, quondam Joseph de carpis-48; Regina Ermo, quondam Angeli, ejus
uxor-41; ejus filii; Angelus Maria-23; Joseph-17; Rosa Maria-13; Silvestre-9.
Numerus 319. Antonii Picione. Camilla Vetica, quondam Joseph, vidua Francisci
Stefanucci-42; ejus filii; Dominicus antonius-23; Magdalena-20; Petrus
Paulus-18; Vincentius-9. Numerus 320. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Cosma
Stafanacci filius Paschalis-19; Maria Clementina della Valle, quondam Joseph
ejus uxor-18. Numerus 321. propria. Joannes Belardi, quondam Francisci-76; Anna
Felix Biancone, quondam Laureti ejus uxor-50; ejus filii; Joseph-18;
Vincentius-13; Angela Antonia-9. Numerus 322. Domo Angeli Maria Spagnoli.
Franciscus d’Ascoli, quondam Angeli Mariae-49; Gertudes la Valla, quondam
Antonii, ejus uxor-39; Angelus Maria ejus filius-17. Numerus 323. Salvator
Porretta, quondam Caroli-37; Rosaria Vitelli, quondam Francisci, ejus uxor-34;
ejus filiae; Francisca-9; Rosa Maria-8, Metildes-5; Maria Theresia-3;
Quintilia-1. Gratia Ruticcia, quondam Francisci, ejus socerus-55. Numerus 324. propria. Petrus Carolus Colini, quondam
Dominaci-50; Rosaria Greco, quondam Archengeli, ejus uxor-49; ejus filii;
Hieronyma-24; Theresia-22; Camilla-20; Dominicus-18; Reverendus Dominus Julius
ejus frater-58. Numerus 325. Sancti Joannis. Angela
Coreani, quondam Joseph, vidua Joseph Francischetto-51; Franciscus ejus
filius-17. Numerus 326. Setini. Franciscus Carpini, quondam Nicolai-53; Angela
Pei, quondam Dominici, ejus uxor-52; Antonius ejus filius-17. Ibidem. Joseph
Carpini, flius Francisci-22; Maria Ciantarano, quondam Francisci, ejus uxor.
Numerus 327. Domo Matthei Ricelli. Andreas Manauzzi, quondam Alexandri-30;
Marta Francisca Tedesco, quondam Joachim, ejus uxor-23; Maria Angela ejus
privigna-2. Numerus 328. ejusdem. Paula Corso, quondam Antonii, vidua Angelii Antonii
Tardone-60; Marta Agela Tardone, quondam Angeli Antonii, vidua Gratigliani
Porcari-33; ejus nepotes; Maria Domenica-13; Rosa Maria-10.
Rompicollo di Pizi
Numerus 329. propria.
Arduinus Falcone, quondam Joseph-29; Rosa Micarelli, quondam Francisci, ejus
uxor-30. Ibidem. Joannes Tartaglia, quondam Alexandri de Priverno-23; Theresia
Micarelli, quondam Francisci, ejus uxor-25. Numerus 330. Dominicus Captano,
quondam…-30; Rosaria Stefanucci, quondam Francisci, ejus uxor-27; ejus filius;
Franciscus-4. Numerus 331. Domo Angeli Maria Spagnoli. Maria La Buona, quondam
Luca, vidua Aloysii Ciarle-30; ejus filii; Hyacintha-11; Paschalis-8; Franciscus Xaverius-3. Numerus
332. ejusdem. Joacobus Antonius Ceccano, quondam Joannis-41; Laurentia Tosto,
quondam Antonii, ejus uxor-43; Joannes ejus filius-17. Numerus 333. ejusdem.
Cajetanus Ferri, quondam…-47; Domenica Marchetti, quondam Joseph, ejus uxor-33;
Maria Magdalena ejus filia-6; Catharina Capiresi, quondam Viti, ejus
socerus-56. Numerus 334. Domo Joannis Fioretti. Lucia Battisti, quondam
Antonii, vidua Marci Liseo-70. Numerus 335. Salvator Mazza, quondam Joseph-46;
Felix Stefanacci, quondam , ejus uxor-37.
Strada delli due
Portici
Numerus 336. Domo
Aloysii Pizi. Aloysius di Rocco, quondam Dominaci-41; Domenica Sordi, quondam
Xisti, ejus uxor-35; ejus filii; Francisca-17; Victoria-11; Franciscus
Xaverius-5; Rosa Maria-3; Paschalis d’Amici, quondam Francisci, ejus
famulus-25. Numerus 337. ejusdem. Maria Antonia d’Alonzo, vidua Paschalis
Careglio-57; Salvator ejus filius-26. Numerus 338. ejusdem.Jacobus Filauro,
quondam Nicolai-36; Stella Monni, quondam Crescentii, ejus uxor-31; ejus filii;
Theresia-19; Nicolaus-14; Maria
Angela-12; Franciscus-6; Anna Maria-1; Maria Rosaria-1. Numerus 339. Domo
Innocentii Galli. Cynthia Borzo, quondam Antonii, vidua Salvatoris Mnauzzi-43;
Annuntiata ejus filia-16. Numerus 340. Domo Angeli Maria Spagnoli. Lucida
carata, quondam Josephi, vidua Angeli Mariae d’Ascoli-67; Felix ejus filia-40; Alexander la Valle, quondam
Joseph, ejus nepos-11. Numerus 341. Santissimi Sacramenti. Petrus di Mario, quondam Angeli-25; Maria
Rosa Ceccano, filia Jacob, ejus uxor-20; Angela ejus filius-2. Numerus 342.
Santissimi Joannis. Rosa Maria Vincentii, quondam Petri, vidua Francisci
Ghionni-77. Numerus 343. Sancti Nicolai.
Rosa Maria Giovannelli, quondam…vidua Francisci d’Addami-56; Joannes ejus filius-24; Maria ejus soror-25.
Numerus 344. Domo Julii Impaccianti. Antonius Maria Galante, quondam
Alexandri-48; Magdalena Polidori, quondam Thomae, ejus uxor-42; ejus filii;
Maria-17; Aloysius-11. Numerus 345. Santissimi Sacramenti. Archangelus
Biancone, quondam…de Norba-34; Maria Angela di Menica, quondam Caetani ejus
uxor de Setia-25. Maria Clementina ejus filia-3. Numerus 346. Domo Julii
Impaccinti. Rosaria Porretta, quondam Felicis-59.
Via della Portella
Numerus 347.
Preterimer. Laura Stefanucci, quondam Xaverii-77. Numerus 348.Domo Julii
Impaccianti. Aloysius Borzo, quondam Antonii-42; Natonia Stefanucci, quondam
Cosmae, ejus uxor-39; Joseph=Antonius ejus filius-3. Numerus 349. Sanctae
Mariae. Joseph Sturco, quondam Tomae-35; Aurora Castellani, quondam Joseph,
ejus uxor-29; ejus filii; Maria-7; Cosma-3; Vincentius-1. Numerus 350.
Santissimi Sacramenti. Joseph Ghionni, quondam Francisci-34; Maria Catharina castellucci,
quondam Joseph ejus uxor-24; Maria Domenica, eorum filia-1. Numerus 351.
Santissimi Joannis in Sancto Nicolai. Annuntiata de Angelis, quondam
Nicolai-21; Franciscus Rossi, quondam Angeli. Numerus 352. propria.
RosariaBoccarozozza, quondam Laureti, vidua Joseph Castellucci-48; ejus filii;
Salvator -18; Aloysius-16. Numerus 353. Theresia Francesconi. Quintia di
Giorni, quondam Antonii, vidua Salvatoi-55; ejus filii; Palmerinus -22;
Rosa-20. Numerus 354. Santissimi Sacramenti. Carolus Monaco, quondam Lidani-40;
Rosalia Casco, quondam Lidani, ejus uxor-44; ejus filli; Maria Celestis-20;
Joannes Baptista-15; Thomas-12; Maria Domenica-5; Franciscus Antonius, quondam
Clementis-20. Numerus 355. Sanctae Mariae. Joseph Bassone dell’Isola, quondam…21; Antonia
Catharina, filia Thomae ejus uxor-20. Numerus 356. Rosa Mosaici. Joachim
Quatrino, quondam-21; Maria Francisca Caciotti, quondam Antonii, ejus uxor-23;
Anselmus Caciotti, ejus uxorii frater-24;
Alexandra Colavecchio, quondam Michaelis, vidua Antonii, ejus
socerus-70. Numerus 357. propria. Marcus Stefanacci, quondam Jacob-37; Martha
Maria Polani, quondam Francisci, ejus uxor-37; Maria Magdalena, ejus filius-1;
Rosalba Franciscone, quondam Philippi ejus socerus-63. Numerus 358. propria.
Angelus Caldarone,filius Salvatoris-19; Maria Rosaria Ciollo, quondam Antonii,
ejus uxor-1. Numerus 359. Sanctissimi Sacramenti. Joseph di Falco-50; Clara
Scandriglia, quondam Joseph , ejus uxor-40; Michael Angelus, ejus filius-12.
Numerus 360. propria. Rosa Maria Mosai, quondam Silvestri-36; Maria Angela
Ciollo, quondam Antonii, ejus filia-13. Numerus 361. Rosae Mariae Mosai. Filii
Antonii Mariae Galanta; Joseph-23; Franciscus-21; Thomas. Numerus 362. Domo
Innocentii Galli. Salvator Caldarone,
quondam Antonii-49; Stella Scandriglia, quondam Josaphat ejus uxor-54; ejus
filii; Maria-19; Aloysius-14. Numerus 363. Domo Equitus Tuzi. Paschalis
Farnzese, quondam Antonii-39; Magdalena Cimino, quondam Bonifacii, ejus
uxor-29; ejus filia; Anna Maria-2; Apollonia Marangola, quondam vidua.
Ghetto antico di
Ebrei
Numerus 364. propria. Aloysius de Angelis,
quondam Antonii-35; Stella Tomarosi, quondam Horatii, ejus uxor-30; ejus filii;
Maria Theresia-9; Andreas-6; Bernardus-5; Magdalena-3. Numerus 365. propria.
Rosa Greco, quondam Archengeli, vidua Angeli Filippucci-79; ejus filii;
Archipresbiter Felix-37; Fidelis-34; Philippus ejus frater-71. Numerus
366. Beatae Virginia de Torrente.
Attilia Greco, quondam Arcangeli, vidua Horatii Tomarosi-72; Franciscus ejus
filius-25. Ibidem. Francisca Tomarosi, quondam Horatii, vidua Crescentii
Zazzinelli-37; Franciscus ejus filius-14. Numerus 367. Domo Equitis Tuzii.
Antonius Marcani, quondam Petri-49; Victoria Corso, quondam Gerardi, ejus
uxor-42; ejus filii; Joseph-18; Angelus Maria-13. Numerus 368. ejusdem.
Antonius Rosa, quondam Joseph-46; Felix Maria
Poretta, quondam Caroli, ejus uxor-48; ejus filii; Lucia-22; Crolus-19;
Philippus-10; Maria Angela-5. Ibidem. Numerus 369. propria. Maria Manauzzo,
quondam Joannis, vidua Jacobi Stefanucci-61; Reverendus Dominus Franciscua ejus
filius-30. Numerus 370. Josephi Rifonetti. Luca del Monte, quondam Antonii-21;
Antonia Catharina Feluca, quondam Cosmae, ejus uxor-25; Joannes Pane, quondam
Petri, ejus uxoris avunculus-45;Franciscus ejus uxoris frater-30. Numerus 371.
Domo Innocentii Galli. Horatius Morica, quondam Joannis-38; Beatrix Laino,
quondam Francisci, ejus uxor-30; Antonius Maria ejus filius-4. Numerus 372.
Francisci Coletta. Nicolaus Chiappino, quondam Eugenii-26; Maria Mancini,
quondam Francisci, ejus uxor-24; ejus filii; Francisca-4; Maria Angela-2.
Numerus 373. Sanctae Mariae. Joseph Luccone, quondam…-21; Theresia de Meo,
quondam Francisci, ejus uxor-21; Maria Francisca, ejus filia-1. Numerus 374.
ejusdem. Rosolia Taddei, quondam Felicis, vidua Antonii Ciceromella-50; ejus
filii; Camilla-20; Benedictus-15. Ibidem. Joseph Monelli, quondam Basii-55;
Catharina Pietrobono, quondam Xisti, ejus uxor-49; ejus filii; Thomas-17;
Maria-10; Matthia-5. Numerus 375. propria. Hieronimus Manciocchi, quondam Hyacinthi-26;
Gertrudes Irazza, quondam Angeli Maria, ejus uxor-43; ejus filii; Rosa-9; Maria
Catharin-7; Clementina-3. Numerus 376. Domo Flamini Americi. Ferdinandus
Antoniacci, quondam Francisci-36; Angela Trazza, quondam Angeli Mariae, ejus
uxor-34 Franciscus ejus filius-9; Elisabeth-1; Francisca Trazza, quondam Angeli
Mariae, soror ejus uxoris-23; CosmaTrazza, ejus sororis frater-19. Numerus 377.
ejusdem. Salvator Tuccinelli, quondam Alexandri-47; Constantia Maccarelli,
quondam Salvatoris, ejus uxor-34; ejus filii; Alexander-10; Maria Magdalena-5;
Maria Stella-2. Numerus 378. propria. Hyacintha Graco, quondam Joannis, vidua
Hieronimi Boccardi-58; ejus filiae; Theresia-38; Metilde-33; Petrus Capponi,
filius Leontii, ejus nepos-19. Ibidem. Joannes Baptista Boccardi, quondam
Hieroniymi-25; Rosa Cassoni, filia Angeli, ejus uxor-25; Maria Rosaria ejus
filia-1. Numerus 379. Lucia Sartorio. Antonio Volzi, quondam Gerardi-41;
Elisabeth d’Arizi, quondam Persii, ejus uxor-29; ejus filii; Paschalis-8; Anna
Maria-5; Michael Angelus-2. Numerus 380. propria. Mattheus Riccelli, quondam
Joannis-68; quondam Rochi Riccelli ejus nepotis; Felicitas-22; Canicus
Paschalis-19; Philippus-18; Michael Angelus-14; Clara-10. Lucia Casco, filius
ejus famula-21. Numerus 381. Equitis Tuzi. Angela Maria Rifonetti, quondam
Salvatoris vidua Caroli Poretta-60; Joannes ejus filius-24. Ibidem. Joseph
Ciammarucone, quondam Caroli-29; Maria Poretta, quondam Caroli, ejus uxor-26.
Numerus 382. propria. Anna Boccarozzo, quondam Laureti-64. Numerus 383. Antonii
Nalli. Aloysius Pacilli, quondam, Lidani-48; Gertrudes, quondam Petri, ejus
uxor-37; ejus filii; Maria Lucia-13; Lidanus-9; Angela Maria-6; Antonia-3.
Numerus 384. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Joseph Forcinelli, quondam
Crescenti-36; Laurentia Campagna, quondam Joannis, ejus uxor-36; ejus
filii;Franciscus Xaverius-11; Maria Catharina-4; Lucida-2. Numerus 385. Sancti
Joannis. Antonius Barzellona, quondam Salvatoris-41; Angela Scandriglia,
quondam Josaphat, ejus uxor-47; ejus filii; Joannes Baptista-20; Maria
Hyacintha-18; Maria-13; Vincentius-9;Lucia Farnzese, quondam Francisci, ejus
socerus-78. Numerus 386. Reverendus Dominus Crescentii Manciocchi. Andreas
Porretta, quondam Caroli-32; Anna Theresia la Valle, quondam Antonii, ejus
uxor-24; Carolus ejus filias-3. Numerus 387. propria. Illustrissimus Dominus
Angelus Maria Spagnoli quondam Baptista-49; ejus sorores; Roslaba-58 Rosa
Maria-50; ejus nepotes; Papi, filius Agapiti-18; ejus famulae; Felix d’Ascoli,
quondam Angeli Mariae-42; Marta Barzellona, filia Salvatoris, ejus famulae-14.
Numerus 388. propria. Petrus Monni, quondam Crescentii-33; Angela Ruficcia,
quondam Silvestri, ejus uxor-34; eorum filii; Crescentius-12; Joseph-10;
Anna-8; Antonius-5; Joannes Baptista-3; Vincentius-1. Alexandra Manciocchi,
quondam Joseph, ejus mater-64. Numerus 389. Domo Andrae Pizi. Ignatius
Caritelli, quondam Antonii-47; Felix Serapica, quondam Dominaci, ejus uxor-42;
Maria Francisca ejus filia-17. Ibidem. Dominicua Caritelli, filius Ignatii-21;
Rosa Vetica, filius Dominaci Antonii. Numerus 390. propria. Illustrissimus
Dominus Andreas Pizi, quondam Xaverii-33; Cassandra Pizi, quondam Francisci,
vidua Francisci Mariae Pizi, ejus lavira-34; ejus nepotes; Diomira-12;
Maria-10; Francisca-8; Reverendus Dominus Joseph ejus frater-42; Magdalena Capo
d’Annicchio, quondam Joannis ejus famula-60. Numerus 391. Domus Andrae Pizi.
Ignatius Bellocci-32; Camilla Bettucci, ejus uxor-29; Maria Domenica ejus
filia-2. Ibidem. Joseph Antoniacci, quondam-17; Angela Maria Ciollo, quondam
Matthei, ejus uxor-48. Numerus 392. propria. Michael Caleri, quondam
Sebastiani-48; Francisca Caranfa, quondam Dominaci, olim vidua Caroli Lattanti
nunc ejus uxor-46; ejus privigni; Margarita-25; Jacobus-23; Cecilia-21;
Laurentius-17; ejus filii; Vincentius-10; Maria Theressia-8; Athanasius-5.
Numerus 393. Domus Bernardi Razza. Joannes Antonius Gondoli, quondam Marci-47;
Theresia Paris, quondam Gregorii, ejus uxor-34; ejus filii; Marcus-26;
Dorothea-23; Franciscus-11; Joseph-6; Vincentius-3.
Strada di Brancacci
Numerus 394. Rosarii.
Joseph Vetica, quondam Petri-46; Laura Brancacci, quondam Leopardi, ejus
uxor-40; ejus filiae; Maria Theresia-18; Maria Angela-15; Maria Domenica-5;
Maria Catharina-2; Maria Colini, quondam Rochi, ejus…-68. Numerus 395. ejusdem.
Nonnosius Ciammarucone, quondam Antonii-56; Reonilda Colini, quondam Maximi,
ejus uxor-46; ejus filii; Joseph-13; Angela-11; Maria Theresia-8. Numerus 396.
Pantanelli. Petrus Iballa, quondam Joseph-41; Livia Lino, quondam Andrete, olim
vidua nunc ejus uxor-41; ejus privigni; Maria Agnes-13; Bartholomei-13; Maria
Francisca-9; Joseph ejus filius-2. Numerus 397. propria. Franciscus Manciocchi,
quondam Joannis-44; Hyacintha Bajola, quondam Angeli, ejus uxor-40; Clementia
Mastranni, quondam Dionisii, ejus socerus-68. Numerus 398. propria. Joannes
Galeazzi, filius Crescentii-46; Beatrix Mosai, quondam Silvestri, ejus uxor-39;
ejus filii; Margarita; Joseph-16; Magdalena-8; Salvator-5; Anna Maria-2;
Magdalena Gonnello, quondam Telli, ejus socerus-77. Numerus 399. Angela Capponi.
Alexander Bartolomeo, quondam…-41; Virgilia Berti, quondam Francisci, ejus
uxor-42; ejus filii; Vincentius-8; Antonia-2. Numerus 400. ejusdem. Vincetius
Castagna, quondam-28; Antonia Mellozzi, quondam, ejus uxor-27; ejus filii;
Thomas-7; Aloysius Maria-1. Numerus 401. propria. Crescentius Scandriglia,
quondam Xaverii-50; Gertrudes Nardi, quondam Joseph, ejus uxor-49; Joseph
Santoro. Numerus 402. Domus Innocentius Galli. Silvestre Berti, quondam
Laurentii-51; Diana Saporiti, quondam Augustini, ejus uxor-48. Ibidem. Salvator
Berti, quondam Laurentius-51; Diana Saporiti, quondam Augustinus, ejus uxor-48.
Ibidem. Salvator Berti, filius Silvestri-29; Virgilia Zaccheo, quondam
Francisci, ejus uxor-28; ejus filii; Rosa Maria-3; Franciscus Xaverius-1. Numerus
403. ejusdem. Rosa paris, quondam Gregorii-57; Maria ejus soror-51. Numerus
404. Domus Andrete Pizi. Blasius Galli, quondam-39; Gertudes Martignone,
quondam Joseph, ejus uxor-22; ejus filius; Joseph Antonius. Numerus 405.
propria. Alexander Spositi, quondam Januarii28; Maria Colini, quondam Philippi,
ejus uxor-29; ejus filius;Petrus-4. Numerus 406. Franciscae Tomarosi. Marcellus
Giusti, quondam Joannis Pauli-57; Rosa Tardone, quondam Francisci, ejus
uxor-13; Franciscus Antonius, ejus filius-32. Numerus 407. Domus Equitis Tuzi.
Philippus Nalli, filias Antonii-37; Magdalena Sancta Maria, filia Antonius,
ejus uxor-26; Aloysius ejus filius-8; Antonius Nalli, quondam Joannis Baptista,
ejus pater-61. Numerus 408. Antonii Talocco. Joannes Baptista Colajacchi, quondam
Dominaci Antonii-33; Anna amilla Dammj, quondam Francisci, ejus uxor-28; ejus
filiae; Maria Theresia-7; Anna-4. Numerus 409. Domus Equitis Tuzi. Caesar
Simeoni, quondam Crespini-37; Anna Maria Talone, quondam Antonii, ejus uxor-36;
ejus filii; Dominicus-8; Joseph Antonius-6; Aloysius-2; Angela Maria-1. Numerus
410. Domus Innocentii Galli. Anna Comardo, quondam Joannis-66. Numerus 411.
Domus Michael Angeli Rossi. Anna Maria Ceci, quondam Antonius, vidua Angeli
Giampaolo-42; Angela Maria ejus filia-16. Numerus 412. Marcantonio quondam
Felice Marino; Marco Maria-23; Elisabeth ejus soror-21. Numerus 413. Brancacci.
Bartholomeus Greco-57; Rosa Longo, quondam…ejus uxor-40; ejus filii;
Gesualdus-17; Severina-13. merus 414. propria. Anna Francisca Ciammaruconi,
filia Nonnosi-19; Seraphina ejus soror-15. Numerus 415. Domus Equitus Tuzi.
Aleysius Molinari, quondam Philippi-29; Theresia Cardini, quondam Nonnosi, ejus
uxor-28; ejus filii; Anna-6; Joseph-4; Franciscus Xaverius-2. Numerus 416.
Brancacci. Angelus Granati, quondam Joseph-30, Elisabeth Ciammarucone, filia
Nonnosi, ejus uxor-23; ejus filii; Fealix Maria-7; Joannes-5; Franciscus
Xaverius-2. Numerus 417. Sancti Joannis. Franciscus Benvenuti,
quondam Antonii-39; Julia Paris, quondam Franciscus, ejus uxor-37; ejus filii;
Ignatius-8; Maria Theresia-4. Numerus
418. Annae Franciscae Ciammarucome. Eleutheria Battisti, quondam Petri, vidua
Matthei Benvenuti-48.
Strada al fianco
della Portella
Numerus 419. propria. Franciscus
Dorie, quondam Philippi-41; Maria Tradione, quondam Angeli, ejus uxor-31;
Philippus ejus filius-6. Numerus 420. Sancti Joseph. Joseph Zampini, quondam Francisci-30; Maria Angela della
Calce, quondam Joseph, ejus uxor-26. Numerus 421. Domus Matthei Ricelli. Lucas
Antonius Biancone, quondam Joannis-53; Catharina Cicerchia, quondam Lidani,
ejus uxor-45; ejus filii; Elibeth-12; Maria-9; Joachim-4. Numerus 422. Domus
Angelii Mariae Impaccianti. Dominicus Bianchi, quondam Christophori-27;
Pudenziana Barcellona, filia Leontii, ejus uxor-29; Christophorus, ejus
filius-5. Numerus 423. Domus Mattehi Ricelli. Franciscus Antonius Marinari,
quondam Thomae-43; Catharina Pellegrini, quondam Marci Antonii, ejus uxor-44.
Numerus 424. ejusdem. Franciscus Transeunti, quondam Paschalis-32; Theresia
Ciammarucone, filia Nonnisii, ejusdem uxor-28; ejus filii; Paschalis-10;
Clara-8; Magdalena-3; Vincentia-1. Numerus 425. Sancti Joseph. Joseph
Scandriglia, filius Antonius-31; Candida Rosa Ciammarucone, filia Nonnosi ejus
uxor-27; Dominicus Antonius-5; Domenicus-3. Xaverius ejus frater-21. Numerus
426. Domus Matthei Riccelli. Joseph Olivero, quondam Dominaci-32; Angela la
Bocconica, quondam Lucae, ejus uxor-33; ejus filii; Margarita-8; Catharina-6;
Vincentia-4. Numerus 427. propria. Franciscus Rossi, quondam Joseph Antonius-28;
Stella Molinari, quondam Philippi, ejus uxor-22. Numerus 428. Dominaci
Preterimer. Philippus Zaccheo, filius Marci-30; Theresia Mnauzzi, olim vidua
Eleutherii Salvatorii, nunc ejus uxor-35; ejus privignae; Maria Domenica-12;
Rosa-6; Dominicus ejus filius-3. Numerus 429. Sancti Joannis Catharina
Rusticcia, quondam Caroli, vidua Joseph Greco-60; ejus fili;Franciscus-36;
Rosaria-18. Numerus 430. ejusdem Joseph; Anna Oliviero, quondam Honorati, olim
vidua Joseph de Grandis, nunc ejus uxor de Sancto Laurenzio-41; Joannes-20;
Dominicus-18; Alexander-12; Aloysius-5. Numerus 431. Ciceromella. Mattheus
Gianfusi, quondam…-34; Magdalena Donnicola, quondam Antonius, ejus uxor-40;
Angelus ejus filius-3; Franciscus ejus uxoris frater-23. Numerus 432. Dominaci
Preterimer. Matthias Corso, quondam Francisci-43; Elisabeth Ciammarucone,
quondam Antonii, ejus uxor-45; ejus filii; Petrus Antonius-20; Maria Gratia-16;
Carolus-11. Numerus 433. Gertrudes Nardi. Apollonia Donnicola, quondam Antonii,
vidua Francisci Colafranco-26; Maria Angela ejus filia-5. Numerus 434. Rosarii.
Franciscus Belardi, quondam Nicolai-37; Antonia Gnani, quondam Caesarini, ejus
uxor-34. Numerus 435. Francisca Tomarosi. Franciscus Rossi, quondam Joseph-28;
Angela Stella Molinaro, quondam Philippi, ejus uxor-24. Numerus 436. Dominaci
Preterimer. Mathias, quondam Dominaci-31; Maria Josepha del Giudice, quondam
Petri-28. Numerus 437. propria. Crescentius Jcoacci, quondam Stephani-43;
Jucunda di Critta, quondam Joannis, ejus uxor-40; ejus filius; Paulus-20;
Lucia-13; Joseph Antonius-4; Dominicus Luscone, quondam Andreae Euphraria
Testa, quondam Fabritii-11; ejus uxoris nepotes.
Strada della Piazza
Numerus 438. Rosarii.
Dominicus Martelli, quondam Laurentii-45; Camilla Colei, quondam Cajetani, ejus
uxor-52; ejus filii; Antonia-18; Jacob-17; Joseph-14; Anna Theresia-10;
Elisabeth ejus soror-50. Numerus 439. Domus Julii Impaccianti. Sebastiani
Carbone, quondam Joannis-33; Elisabeth Lupi, quondam Marci, ejus uxor-34; ejus
filii; Maria Angela-11; Joannes-6; Perfecta-3. Numerus 440. Domus Gregorii
Pizi. Joseph Santoro, quondam Joannis Baptista-42; Carlotta Rinaldi, quondam
Jacob. Ejus uxor-40; Paschalis ejus filius-15; Joannes Baptista Nicodemo,
quondam Nicolai-38. Numerus 441.
propria. Maria Mastranni, quondam Vincentii, vidua Philippi Lupi-41;
ejus filiae; Francisca-16; Lucretia-12. Numerus 442. Piovezzicca. Honoratus
Caranfa, quondam Antonii-43; Maria Catharina Granacci, quondam Alexandri, ejus
uxor-36; Franciscus ejus filius-12. Numerus 443. propria.
Franciscus Perna, quondam Philippi-32; Severina Preterimer, quondam Diomedis,
ejus uxor-27; ejus filii; Philippus 6; Aloysius-5; Angelus-2; Joseph ejus
frater-26. Numerus 444. propria.
Laura Tuccinelli, quondam Alexandri, vidua Antonii Silveri-43; ejus filii;
Cajetanus-18; Franciscua-13. Numerus 445. Domus Deodati Spagnoli. Michael
Angelus, quondam Gabrielis-30; Hyacintha Marcucci, filia Ambrosii, ejus
uxor-33; ejus filii; Maria Domenica-9; Gabriel-6; Maria Josepha-2. Numerus 446.
propria. Joseph Maranola, quondam Horatii-27; Paula Monni, filia Gaudentii,
ejus uxor-24; Margarita ejus filia-2. Numerus 447. Crescentius Marcucci,
quondam Francisci-17; Coelestis Antoniacci, quondam Marci, ejus uxor-43.
Numerus 448. Legati familiae Nalli. Blasius Ferrari, quondam Antonii-32; Rosa
Maria Avvisati, quondam Antonii, ejusdem uxor-38; ejus filii; Gertrudes-16;
Julia-12; Philippus-9; Anna Maria-3, Antonius Ciammarucone, quondam ejus
nepos-10. Numerus 449. Rosarii. Gaudentius Monni, quondam Francisci-40; Felina Maria d’Annuccia, quondam Nicolai,
ejus uxor-38; ejus filii; Horatius-8; Franciscus-6.
Strada della Porta
Sorda
Numerus 450. Sanctae
Mariae. Paschalis Rusticcia, quondam Silvestr-34; Francisca Monni, quondam
Crescentii, ejus uxor-32; ejus filii; Rosa Maria-12; Silvestre-11; Julius-9.
Numerus 451. Reverendus Dominus Crescentii Manciocchi. Paulus Spaziani, quondam
Crescentii-36; Anna Vitelli, quondam Francisci, ejus uxor-33; ejus filii;
Joseph-13; Franciscus-9; Crescentius-6; Maria Visctoria-3. Numerus 452.
propria. Lucidus la vale, quondam Nicolai-36; Clementia Monatti, quondam
Clementis, e jus uxor-33; Anna Maria-10; Franciscus Xaverius-9; Candida Rosa-7;
Domenica-5; Maria-3; Antonius Maria-1. Numerus 453. Ibidem, et propria.
Seraphina Brancacci, quondam Gerardi vidua Palmerini la Valle-47; ejus filii;
Franciscus-18; Maria Angela-15; Antonius-10. Numerus 454. Sancti Joannis.
Catharina Andreoli, quondam vidua Joseph Mercucci-50; ejus filii; Aloysius-23; Martha Maria-21;
Rosa Biancone, ejus mater-76. Numerus 455. Augustinus Pretagostini. Alexander
Baccari, filius Joseph-23; Felix Reali, quondam Dominaci, ejus uxor-21; Maria
Camilla, ejus filia-2. Numerus 456. Sanctae Mariae. Mariae Antonia Carenza,
filia Josephi, vidua Francisci Corso-41; Lucia ejus filia-15; Alexander ejus frater-34.
Numerus 457. propria. Angela Maria Caranfa, quondam Antonii, vidua Joannis
Porini-46; ejus filii; Alexandra-18; Hyacintha-14; Paula-10; Joseph-9. Numerus
458. propria. Maria Victoria Troti, quondam Gasparis, vidua Marci Lupi-53; ejus
filii; Angelus-29; Dominicus-16; Settimius ejus famuli-17.
Strada della Piazza
Santa
Numerus 459. Sanctae
Mariae. Joannes Philippus Biancone, quondam Augustini-29; Palma Franchi,
quondam Dominici; ejus uxor-22; eorum filii; Maria Domenica-7; Augustinus-3;
Dominicus Antonius-2. Numerus 460. propria. Reverendus Dominus Salvator
Talocco, quondam Salvatoris-33; Camilla Galante, quondam Alexandri, ejus
mater-60. Numerus 461. propria. Reverendus Dominus Antonius Tacconelli, quondam
Petri-61; Soror Maria, ejus soror-56; Stephanus Varesini, filius Joseph, ejus
nepos-3. Numerus 462. Legati Stella Razza. Salvator Battisti, quondam Petri-44;
Coelestis Zazzera, quondam Francisci, ejus uxor-15; Catharina ejus filia-10.
Numerus 463. propria. Camilla Monni, quondam Nicolai, vidua Salvatoris
Trofi-46; ejus filii; Cajetanus-23; Theresia-20; Gertrudes-17; Ludovicus-11;
Anna Maria-7; Salvator-4. Numerus 464. Domus Aloysii Pizi; Purifica Santoro,
quondam Salvatoris, vidua Rochi Marcelli-64; Casimirus ejus filius-19. Numerus
465. Charitatis. Vincentius, filius Crescentii-29; Anna Maria Carpini, filius
Joseph ejus uxor-27; ejus filii; Maria Angela-9; Seraphina-7; Maria Domenica-4;
Franciscus Xaverius-1. Numerus 466. Sanctae Mariae. Franciscus Marcucci, filius
Ambrosii-33; Felix di Prato, quondam Caroli, ejus uxor-27; eorum filii;
Vincentius-8; Annuntiata-3; Maria Francisca-1; Ambrosius Marcucci, ejus
pater-67. Numerus 467. propria. Cosma Camuso, quondam Caroli-37; Angela Diana,
quondam Basilici, ejus uxor-30; ejus filius; Andreas-6; Maria Victoria-2;
Angelus Maria ejus uxor frater-23. Aurora Nonnasanti. Dominicus Marci, quondam
Francisci-27; Constantia Rasi, quondam Alexandri, ejus uxor-22. Numerus 469.
propria. Antonius Ruticcia, quondam Joseph-35; Gratia Perna, quondam Caroli,
ejus uxor-33; eorum filii; Joseph-11; Maria Spes-9; Paschalis-7; Candida
Rosa-2. Catharina Cascone, quondam Cajetani, vidua Caroli Perna, ejus
socerus-56. Numerus 470. Paschalis Camuso. Franciscus, filius Cosmae-24;
Vincentius Francischetto, quondam Joseph, ejus uxor-25; Joseph Antonius ejus
filius-1. Numerus 471. propria. Cajetani Sebastiani, quondam Hyacinthi-48; Rosa
taccinelli, quondam Alexandri. Ejus uxor-36; Michael Angelus ejus privignus-16; Maria
Hyacintha eorum filia-10. Numerus
472. propria. Joseph Rosa filius Cosmae-38; ejus filii; Philippus-13;
Antonia-29; Candida Rosa-6; Maria Angela-1. Ibidem, et propria. Clara
Pretagostini, quondam Xaverii, vidua Ceccarelli-56; Theresia filia-19. Numerus
473. Attiliae Tomarosi. Petrus Collepardi, quondam-31; Maria Zaccheo, quondam
Felicis, ejus uxor-40; eorum filii; Aloysius-18; Catharina-14; Angela Maria-4;
Franciscus Xaverius-1. Numerus 474. ejusdem. Lauretus Stefanucci, quondam
Cosmae-43; Maria Victoria Sartori, quondam Felicis ejus uxor-46; Lucia Sartori,
soror ejus uxor-56.
Extra maenia Sermonetae ubi solus Archipresbiter habet
jurisditionem. In publico Hospitio,
vulgo la Posta.
Numerus 476. Aloysius
Pey, quondam Joannis-40; Colomba Barbara, quondam Pauli, ejus uxor-35;
Hyacintha eorum filia-1. Numerus 477. Publici Cursores in eodem. Ignatius
Putti, quondam Joannis-21; Ferdinandus Fantuzzi, quondam…; Andreas Saltavigna,
quondam Joannis-20; Franciscus di Nicola, quondam Joannis; Vincentius di
Nicola, quondam Joannis; Pampato. Numerus 478. In caupona Domini Razza, et
Cattivera. Franciscus di Nicola, quondam Livii-29; Anna Maria Cimini, quondam
Bernardini ejus uxor-45; Dominicus Taddei, quondam ubaldi, eorum famulus-25.
Numerus 479. In Eremitoris. Beatae Virginis de Gratis. Frater Alexander
Franzese, quondam Joseph-62; Beatae Mariae Virginis de Monte. Frater
Crescentius Galeazzi, quondam Joannis-66; Beatae Mariae Virginis de Torrente.
Frater Antonis Maria Franchi, quondam Caroli-76. Beatae Mariae Virginis de
Lilio. Frater Aloysius Tacconello, quondam Caroli Maria-46….
Supplementa
Numerus I.Domus
Bernardi Razza. Innocentia di Ori, quondam Joannis, vidua Marci Antonii Mastro
Nicola-46. Antonia Clementina ejus filia-17. Numerus II. pag. 18. Joannes
Andreas de Litta, filius Joseph-23; Maria Tornari, quondam Xaverii, eus
uxor-23; Felix Antonius eorum filii-1. Numerus III. pag. 23 Domus Joseph Monti
Liberius, quondam Antonii-37; Theresia
Giannetta, quondam Rosini, ejus uxor-30; eorum filii; Antonius-7; Joseph-3;
Marcus Maria-1. Numerus IV. pag.23. Domus eiusdem Rosaria Molinari, quondam
Marci, vidua Antonii Nicandro-36; Aloysius eius-8. Numerus V. pag.26 Jacob
Marcucci, filius Ambrosii-40. Silvestre-2. Numerus VI. pag 38 Domus Aloysii
Pizii. Franciscus Corso, quondam Angeli Maria-40; Liberata de Polis, quondam,
ejus uxor-45; eorum filii; Cynthia-19; Thomas-17; Joanna-13; Antonius ejus
uxoris frater-43. Numerus VII. Pag. Joseph Carestia 74. Antonius Papale,
quondam-21; Anna Crestia filia Joseph, ejus uxor-25. Numerus IIX pag.83.
Antonius Corso, quondam Gerardi-40; ejus filii; Angelus-12; Maria-10;
Franciscus-5. Numerus IX. Pag 108. Sancti Joannis. Joseph Petrella, quondam
Francisci.44; Thesresia Ricci, quondam Dominici ejus uxor-24. Numerus X. pag
88. Domus Matthei Ricelli. Nicolaus Trazza, quondam Angeli-37; Theresia Corso,
quondam Francisci, ejus uxor-38; eorum filii; Magdalena-17; Antonia-10;
Lucia-8; Aurora-4. Numerus XI. Domus
Aloysius Pizii Lucas Coppi, quondam Francisci-42; Jacoba Birilli, quondam
quondam Antonii, ejus uxor-40; Antonia Cangi, quondam Philippi, ejus
privignus-14. Numerus XII. Domus Parochiae Sancti Michaelis Arcangeli anno
Domini 1783 sunt 216. Absque domo.
Antonius Palazzo, quondam Caesarii-19; Felix Pomponii,quondam Caroli-27;
Antonius Scincia, quondam Andrae-34; Hieronymus Molinari,quondam
Stephani-30-30; Franciscus Forcinelli, quondam Joannis-33; Anacletus Greco,
quondam Nicolai-45; Cajetanus Talocco, quondam Caroli Mariae-40.
In hac Visitatione
1780. Visitavimus presente Librus Status Animarum et comperto, exaratus esse
juxta methedo in Rituali Romano prescriptas, Laudamus diligentiam.
Datus Sermonete in Sacra Visitatione hac die 25 Maji
1780. Benedictus Episcopus Terracinensis Privernensis, et Setinus. Josephus Maccaroni Secretari. Quae omnes suprascriptae
animae sunt bis mille nonagintaduae-2092.
Status Animarum
Parochia Sanctae Mariae Sermonetae Anno 1781 confactus a me Archipresbitero
Felice Filippucci
Regio dicta Piazza
Santa
Anno Domini 1781 die 1 mensis Aprilis habitant
in Numero 1. Hedibus Parochialis. Franciscus Zazzinelli, quondam Joannis
Baptista annorum-40; Joannes Baptista ejus filius-3; Anna Maria Troti, quondam
Rochi, ejus mater-72; Antonius ejus frater-32. Numerus 2. In Hedibus Sanctae
Mariae. Valentinus Benedetti, quondam Antonii, annorum-42; Teresia Tomarosi,
quondam Alexandri, ejus uxor-38; ejus filiae; Maria Francisca-14; Maria
Rosaria-1. Numerus 3. In aedibus propris. Angelus Maria Impaccianti, quondam
Francisci-52; Elisabeth Riccelli, quondam Philippi; ejus uxor-57; eorum filii; Franciscus Xaverius-25; Maria
Teresia-23; Catharina-21; Joseph-17; Julius-14.
Numerus 4. Domus Rosae Francescani. Paschalis Tomarosi, quondam
Cosmae-57; Julia Mastranni, quondam Vincentii, ejus uxor-49; eorum filii;
Franciscus-29; Stella-17; Vincentius-14; Philippus-11. Numerus
5. prorpiis. Thomas Caranfa, quondam Antonii-57; Jacobus ejus filius-18.
Numerus 6. Seraphinae Tomarosi.
Placidus Bernardini, quondam Paschalis de Priverno-38; Magdalena Lupi, quondam
Josephi, ejus uxor-36; Anna Maria eorum filia-4. Numerus 7. Sancti
Joannis. Maria Rifletti, quondam Joseph-55. Numerus 8. Sancti Joannis. Joseph Maggi, quondam Nicolai, de Camerino-37; Francisca
Ferroni, quondam Francisci, ejus uxor de Mareno-29; Camilla Ferroni, ejus
glos-21; ejus famuli; Blasius Falciaini, quondam Octavio-31; Dominicus Vergini
de Fiastro-23; Eleutherius de Bassiano-22. Numerus 9. Sanctissimi Sacramenti.
Joseph Marcucci, filius Ambrosii-29; Angela Nalli, quondam Joseph, ejus
uxor-37; eorum filii; Franciscus Xaverius-6; Antonius-4; Rosa Maria-3;
Philippus-1.
La Piscina
Numerus 10. propris. Maria Rosaria Laino,
quondam Francisci, vidua Marci Forcinella-30; ejus filii; Rosa Maria-11; Maria
Catharina-9; Petrus-6; Maria Magdalena-3. Numerus 11. ejusdem, et propriis.
Felix Antonius Laino, quondam Francisci-23. Numerus 12. Michael Angelus Rossi,
quondam Francisci-34; Olympia Galli, filia Pauli Antonii de Vilitri, e uxor-35;
eorum filii; Enricus-6; Philippus-4; Francisca-2; Aurora Francescani, quondam
Philippi, ejus mater-66; Maria Angela ejus soror-35. Numerus 13. Domus Equitis
Tuzi. Franciscus Avvisati, quondam Jucundi, de Bassiano-33; Angela Maria
Ciasco, quondam Jacob de Carpis, e uxor-35. Numerus 14. Domus Matthei Riccelli.
Joseph Manciocchi, quondam Francisci-32; Stella Biancone, quondam Augustini,
ejus uxor-35; eorum filii; Maria; Maria Angela; Franciscus Xaveri; Catharina di
Vita de Cisterna, quondam Nicolai, e socerus-60. Numerus 15. Constantii Dovizi.
Cosmae Talone, quondam Antonii-21; Teresia Biancone, quondam Basilici, ejus
uxor-21; Maria Domenica eorum filia. Numerus 16. propriis. Constantius Dovizi,
quondam Angeli de Palazzuolo-52; Maria Franchi, quondam Philippi, ejus uxor-47;
eorum filii; Paschalis-19; Felicissimus-17; Angela Maria-14; Gertrudes-11.
Numerus 17. propriis. Philippus Barzellona, filius Leontii-27; Rosa Rusiccia,
quondam Joseph, ejus uxor-22; Maria Domenica eorum filia-2. Numerus 18.
Philippus Barzellona. Joseph ,flius Salvatoris de Setia-31; Maria Agnes Giorni,
filia quondam Lidani, ejus uxor-30; eorum filii; Salvator-9; Margarita-1.
Numerus 19. Domus Joannis Fioretti. Olimpia Rifonetti, quondam Marci, vidua
Thomae Antoniacci-39; ejus filii; Maria Teresia-19; Joseph Antonius-17;
Antonius Maria-11; Michael Angelus-6. Ibidem. Joseph de Sanctis, quondam Thomae
de Arce in Rocca Nova-27; Antonia Catharina Antoniacci, quondam Thomae, ejus
uxor-22; Franciscus Xaverius eorum filius-1. Numerus 20. ejusdem. Michael
Angelus, Leti, quondam Andrete-26; Maria Victoria Molinari, Cajetani, ejus
uxor-24; Joseph eorum filius-1. Numerus 21. Domus Michaleis Angeli Rossi.
Francisca Salvati de Setia, quondam Caroli, vidua Honorati Trofi-62; Joseph
ejus filius-22. Numerus 22. Domini Amati de Fabriteria. Maria Elisabeth
Carbone, quondam Paschalis, vidua Aloysii Corso-22; Maria Lucretia ejus
filia-3; Aurora Nonnasanti, quondam Innocentii, ejus mater-62. Numerus 23.
propriis. Alexander Franchi, quondam Philippi-42; Eleonora Bianchi, quondam
Xristofori, ejus uxor-31. Numerus 24.
propriis. Crescentius Zazzera, quondam Joseph-58; Angelica Spositi de Sorrento,
quondam Xaveri, ejus uxor-58. Ibidem. Franciscus Gonnello, quonda
Philippus-29;Candida Zazzera, filia Crescentii, ejus uxor-20;Joseph Antonius
eorum filius-2. Ibidem. Elisabeth Darici, quondam Persii, vidua Antonii Volzi
de Norbis-29; ejus filii; Paschalis; Anna Maria; Michael Angelus. Numerus 25.
Domus Benedicti Ricciarelli. Vincentius del Rè, quondam Petri de Tridento-27;
Rosa Macelli, quondam Rochi de Coris, ejus uxor-23; ejus filiorum; Clementia-8;
Franciscus-7; Attilia-4; Raphael-1. Numerus 26. Domus Aloysius Pizi. Mattheus
Franchi, quondam Caroli-81; Angela Maria Maria Colapenna, quondam Antonii, ejus
nurus-47; Joseph Franchi, quondam Dominaci Antonii, ejus nepos-17. Numerus 27.
Margarita Mastranni. Dominicus quondam Matterei, de…-35; Olympia Religio de,
Joseph, et uxor-34; Rosa eorum filia-17.
Strada sopra il Borgo
Numerus 28. Domus Andrete Pizii. Raphael
Fusco, filia Simonis, de Teano-22; Elisabeth Cannavaro de Cajeta, Antonii, ejus
uxor-20; Rosa eorum filia-4. Numerus 29. ejusdem. Blasius Tomarosi, quondam
Alexandri-37; Gratia Molinari, quondam Petri, ejus uxor-35; Alexander ejus
filius-16; Rosa, quondam Caranfa, ejus privigna-13; eorum filii; Franciscu-9;
Francisca-6; Maria Angela-3. Numerus 30. ejusdem. Xaverius Granati, quondam
Joseph-34; Maria Domenica Neri, quondam Antonii, ejus uxor-36; eorum filii;
Joseph-8; Maria Rosa-3; Alexandra-1. Numerus 31. Domo Aloysius Pizi. Carolus
Franciscus Galli de Priverno, quondam Hyacinti-36; Catharina Simoneschi de
Priverno, quondam Andrea, ejus uxor-30; eorum filiae; Magdalena-3; Reonilda-1.
Numerus 32. ejusdem. Laurentius Cassoni de Norbis, quondam Angeli-37; Elibath
Francescani, quondam Jacob, ejus uxor-32; Antonia-4; Maria Gertudes-2. Numerus
33. propriis. Illustrissimus Dominus Aloysius Pizi, quondam Francisci-35; ejus
sorores; Attilia-38; Eugenia-32; Romualdus-30; ejus fratres; Canonicus
Joannes-20; Maria Agnes, quondam Francisci Vetica, ejus famula-17. Numerus 34.
propriis. Teresia Ruticcia, quondam Nicolai, vidua Josephi Ruticcia-57;ejus
filli; Angelus Maria-26; Clemens-19. Ibidem. Joannes Baptista Barzellona,
filius Antonii-21; Maria Gertrudes Ruticcia, quondam Joseph, ejus uxor-22;
Joseph eorum filius-1. Numerus 35. Domo Equitis Tuzi. Candida Zaccheo de Setia,
quondam Felicis, vidua Felicis Ricci-32; Rosaria-11; Joannes Baptista-9; Maria
Angela-6; Maria Crucifixa-4; Joseph Maria-3. Numerus 36. ejusdem. Franciscus
Ricci de Setia, quondam Joannes Baptista-46; Maria Magdalena Zaccheo de Setia, quondam Felicis, eorum
uxor-37. Numerus 37. Constantii Dovitij. Paschalis Marcelli de Ceccano, quondam
Fabii-36; Maria Rosaria Trofi, quondam Honorati, ejus uxor-30; Joannes eorum
filius-1. Numerus 38. propriis. Franciscus de Angelis, quondam Angeli Maria-46;
Maria Victoria Mazza, quondam Joseph, ejus uxor-40; Angelus Maria-22;
Joseph-19; Camillus-2; Vincetius-1; Augustinus…. Numerus 39. propriis, et
legaliter. Antonia Catharina Ciceromella, quondam Horatii, vidua Antonii
Mastranni-61; ejus filii; Reverendus Dominus Joachim34; Dominus Dionysius-27;
Reverendus Dominus Abbas Angelus Mastranni, ejus levir-71; Magdalena ejus
glos-6; Maria Teresia Granati, quondam Joseph, ejus famula-38; Joseph Pacifici,
quondam Cosmae, ejus nepos-27. Numerus 40. propriis. Rosa Maria Francescani,
quondam Erasmi-62. Numerus 41. propriis. ejusdem. Rosa Lupi, quondam Joseph,
vidua Januarii Spositi de Surrento-56; ejus filii; Maria -18; Franciscus
Xaverius-12; Catharina-11.
Dietro Santa Maria
Numerus 42. propriis.
Antonius Chiadrone, quondam Francisci Antonii, de Mareno-37; Coelestis
Ludovici, quondam Marci de Signiis, ejus uxor-36; eorum filii; Anna-8;
Franciscus-6; Vincentius-4; Joseph-1. Numerus 43. Domo Flaminii Americis.
Alexander Rossi, quondam Joseph-42; Maria Catharina Scandriglia, quondam
Joasaphat, ejus uxor-42; eorum filii; Joseph ejus filius-17; Antonius-13;
Vincentius-6. Numerus 44. Euphrasia testa, et Fratres. Didacus Vano, quondam
Nuntiii, de Setia-42; Virgilia Botticelli, quondam Matthiae, de Babuco, ejus
uxor-29; Maria eorum filia-2. Ibidem. Antonius Maria Ferrari, filius Thomae-22;
Rosa Pagliuca, quondam Petri, ejus uxor-21; eorum filii; Joseph…; Domenica….
Ibidem. Dominicus Luscone, quondam Andrae-11. Numerus 45. Sanctae Mariae, et
Sancti Joannis. Blasius Ludovici, quondam Marci de Signi-31; Angela Ciasco,
filia Joseph Felicis de Bassiano, ejus uxor-32;
eorum filiae-3; eorum filiae; Francisca-6; Rosa-3; Jacob Angelis,
quondam Antonii de Perdifumo, nepos-13.
Numerus 46. eorundem. Antonia Giorni, quondam Lidani, de Setia-62;
Teresia Apollonia-26; Giorni de Setia, quondam Lidani, ejus nepotes-17. Numerus
47. propriis. Birgitta Mazzancollo, quondam Ludovici-74; ejus filiae; Anna-20;
Gertrudes-18, Paris quondam Joseph. Numerus 48. Cyntiae Caranfa. Joseph la
Valle, filius Angeli Caetani-26; Hyacintha Monatti, quondam Clementis de
Vilitris, ejus uxor-26; ejus filii; Michael Angelus-7; Alexander-4; Cyntia
Caranfa, quondam Joseph, ejus consobrina-16. Numerus 49. Lucia Galli, quondam
Caroli, vidua Joseph Lino-42; Maria ejus filia-15. Numerus 50. Petri Franzese.
Franciscus Barzellona, quondam Joseph-30; Maria Antonia Fantasia, filia
Sebastiani de Setia, ejus uxor-26; eorum filii; Vincentius-5; Angela Maria-1.
Numeurs 51. ejusdem. Angelus Scarpelli della Rocca di Arce-47; Magdalena
Pretagostini, quondam Francisci, ejus uxor-52; Joannes Riozzi, quondam
Alexandri, ejus privignus-34; Casearia, eorum filia-20. Numerus 52. ejusdem.
Joseph Velardi, filius Antonii-24; Spes Preterimer, quondam Diomedes, ejus
uxor-24; Rainaldus eorum filius-1.
Torre Nuova
Numerus 53.
Charitatis. Franciscus Belardi, filius Philippi-34; Camilla Franchi, filius
Antonii, ejus uxor-31;eorum filiae; Anna Francisca-9; Rosa-2. Numerus 54. Domo
Cattivera. Franciscus Boffi de Setia, quondam Lidani-41; Elisabeth Spaziani,
quondam Crescentii, ejus uxor29; eorum filii; Crescentius…; Magdalena…;
Lidanus…; Numerus 55. ejusdem. Petrus
Ciammarucone, quondam Marini-36; Antonia Marcucci, quondam Joseph, ejus
uxor-27; Paschalis eorum filius-3. Numerus 56. Domo Joseph Monti. Philippus
Rifonetti, quondam Andrete-28; Teresia Bracco, Joseph, ejus uxor-25; eorum
filii; Andreas5; Dominicus5; Angela Maria-3. Numerus 57. Domo Philippi Razza.
Felix Peruzzo, quondam Joseph-21; Antonia Paisi, quondam Joseph, ejus uxor-42;
Quagliozza filii quondam Joannis ejus privigni; Dominicus Antonius-19; Maria
-17; eorum filii; Joseph-4; Constantia-1. Nuemrus 58. Sancti Joannis. Basilius
Lino, quondam Andrete-47; Victoria Nicodemo, quondam Joseph, ejus uxor41; eorum
filii; Maria-18; Joseph-15; Anna-14; Angelus Maria-8; Barbara-6. Numerus 59.
Santissimi Sacramenti. Rosa Tomarosi, quondam Alexandri, vidua Laurentii
Gonnello-41; ejus filii; Lucia-13; Joseph-9. Numerus 60. Annae Cartocci. Felix
de Marchis, quondam Joseph-32; Carolus Marchionni, quondam, ejus avunculus 81.
Numerus 61. Revendus Dominus Crescentius Manciocchi.Franciscus Latti, quondam
Felicis-32; Annuntiata Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-29; eorum filii;
Joseph-9; Vincentius-5; Lucretia-1. Numerus 62. propriis. Illustrissimus Domini
Joseph Monti, quondam Caroli-46; ejus sorores; Catharina-51; Clementia-43;
Constantia-41; Joseph Antonius Camuso, quondam Antonii,ejus famulus-26. Numerus
63. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Joanne de Nicandro, quondam Philippi, de
Traiecto-44; Maria Palma Carchitto de Setia, quondam Stephani, ejus uxor-40;
eorum filiae; Maria Teresia-11; Gratia-9; Maria Francisca-4. Numerus 64.
Santissimi Sacramenti. Joannes Feluca, quondam Antonii-22; Angela Rossi,
quondam Angeli, ejus uxor-22. Numeurs 65. propriis. Camilla Transeunti, quondam
Paschalis, vidua Francisci Guarnaccia-47; ejus filii; Rosa Maria-21; Paulus-16;
Magdalena, vidua Francisci Castellucci-23; Maria Clementina, huius filia, et
ejus nepotis-2. Numerus 66. Domo Equitis Tuzi. Marinus Spaziani, quondam
Francisci-43; Magdalena Benedetti, quondam Antonii, ejus uxor-39; eorum filii; Catharina-17; Joseph-15;
Franciscus Xaverius-7; Aloysius-4. Numeurs 67. Domo Antonii Riva. Aloysius
Pacilli de Setia, quondam Lidani-49; Gertrudes Forcinella, quondam Petri, ejus
uxor-38;; eorum filii; Maria Lucia-14; Lidanus-10; Angela Maria-7; Antonia4.
Numerus 68. Domo Cattivera. Angela Ciammarucone, quondam Gregorii-52; Laurentia
Laureti, quondam Joannis-42. Numerus 69. ejusdem. Philippus di Addamio, quondam
Hyacinthi-32; Pudentiana Rifonetti, quondam Eleutherii, ejus uxor-26; eorum
filii; Alexander-6; Maria Angela-4; Joseph Antonius-2; Dominicus ejus
frater-35; Rosa, soror ejus uxoris-21. Numerus 70. Laurae Brancacci. Aloysius
Pompei de Setia, quondam Joseph-42; Antonia Tornaro de Setia, quondam Xaverii,
ejus uxor-32; eorum filii; Maria Angela…; Franciscus…; Paschalis…; Maria
Teresia…; Lidana Caroso, quondam Stephani, vidua Xaverii Tornaro, de Setia ejus
socerus-43; Ignatius Tornaro ejus levir-21; Maria ejus glos-15. Numerus
71. propriis. Bartholomei Velardi,
quondam Angeli-27; Francisca Martini de Signiis, quondam Antonii, ejus uxor-25;
ejus frater; Aloysius-24; Joseph-15; Magdalena Orefici, quondam Aloysii, vidua
, et mater-6. Numerus 72. Santissimi Sacramenti. Rosa Maria Brancacci, quondam
Gerardi-51. Numerus 73. Domo Antonii Pane. Maria Scandriglia, quondam Xaverii,
vidua Angeli Mariae Corso-47; Antonia Catharina-15; Con stantia-13; Teresia-11.
Numerus 74. Domo Philippi Razza. Antonius Tiburio, quondam Xristophori-73;
Lucretia Rifonetti, quondam Salvatoris, ejus uxor-68; Maria Renella, quondam
Aloysius, eorum nepotis-1. Numerus 75. Rosarii. Franciscus Ruticcia, quondam
Silvestri-42; Anna Maria Caranfa, quondam Petri, ejus uxor-42; ejus filiae; Maria
Stella-17; Catharina-11. Numerus 76. Joseph Marchetto. Aloysius Intancelli de
Setia, quondam Laurentii-31; Margarita Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-25;
Laurentius eorum filius-2. Numerus 77. propriis. Antonius Riva, quondam
Joseph-72; ejus filii; Rosaria-37; Joseph-35; Clementina-31; Joannes 27;
Francisca-22; Crescentius-22. Reverendus Dominus Evangelista ejus freter-60;
Rosa ejus soror-57. Numerus 78. Sancti Joannis. Felix Maria Corso, quondam
Philippi, vidua Joseph Martocci-47; Rosaria-27; ejus filia; Maria Angela-12.
Numerus 79. Domo Angeli Maria Impaccianti. Lauretus Marcucci, quondam…
dell’Arnale-49; Maria Eleonora Reale de Setia, quondam Antonii, ejus uxor-42;
Angela Maria eorum filia-15. Numerus 80. Pauli Spaziani. Joseph Grassuti,
quondam Francisci de…-36; Rosa Trofi, quondam Francisci ejus uxor quondam
Antonii Dottore de Setia-48; ejus privigni; Thomas-17; Antonia-12; Blasius
eorum filius-7. Numerus 81. Domo Philippi Razza. Romualdus Proja, quondam
Antonii de Velitri-72; Antonia Trofi, quondam Francisci, ejus uxor-51; Joseph
eorum filius-18. Numerus 82. ejusdem. Martinus Spagnardi de Sperlonga, quondam
Thomae-29; Teresia Castellucci, quondam Joannis ejus uxor-24; Annuntiata
Spagnoli ejus soror-10. Numerus 83. ejusdem. Andreas Bonomo de Sancto Stephano,
quondam Philippi-31; Victoria d’Ascoli, filia Joseph, ejus uxor-21. Numerus 84.
Thomas Lisi de Pratica, filius Joannis Felicis-22; Francisca Stefanacci de
Pratica, filius Marci, ejus uxor-23. Numerus 85. Domo Julii Impaccianti.
Xaverius Tortolano, quondam Cajetani-62; Maria Peruzzi, quondam Joseph, ejus
uxor-48. Numerus 86. propriis. Ignatius Gonnello, quondam Francisci-52; Maria
Silvia Santoro, quondam Felicis, ejus uxor-40. Numerus 87. Maria Paolelli.
Gabriel Canterani de Ceccano, quondam-32; Teresia Ceccano, quondam Joseph,
de…ejus uxor-37: Joseph Librarti, quondam Joseph, ejus consobrinus-22. Numerus
88. Domo Josephi Monti. Liberius Grossi de Bassiano, quondam Antonii-36 Teresia
Giannetta de Bassiano, quondam Rosini, ejus uxor-31; Marcus Maria eorum
filius-2. Numerus 89. ejusdem. Joannes Marco Luca de Suessa, filius
Ambrosii-21; Diana Martelli de Arce Montina, filia Vincentii, ejus uxor-20;
Angelus eorum filius-1. Numerus 90. Sancti Francisci Xaverii. Brigitta Catone,
quondam Antonii, vidua quorum-51; Innocentius Nonnasanti, quondam Arcangeli,
ejus filius-24; Paulus Ricci, quondam Francisci, ejus filius-21. Numerus 91.
Domo Josephi Monti. Philippus Corso, quondam Angeli Mariae-26; Livia ejus
filia-1. Numerus 92. Sanctae Mariae Antonius Nicodemo, quondam Joseph-42; Maria
Agnes Corso, quondam Philippi, ejus uxor-41; Maria Teresia eorum filia-21;
Laurentius ejus frater-4. Numerus 93. Domo Antonii Riva. Ludovica Macale,
quondam vidua Francisci Scandriglia-39; ejus filii; Candida Rosa-10;
Paschalis-7; Antonia-9. Numerus 94. Sancti Francisci Xaverii. Joannes Baptista
Colò de Ceccano, quondam Antonii-29; Joseph ejus frater-21. Numerus 95. Sancti
Nicolai. Maria Ricci, vidua Petri Antonii-40; ejus filii; Joseph-21;
Dominicus-17. Nuemrus 96. Domo Julii Impaccianti. Blasius Campagna, filius
Bartholomei-21; Maria Magdalena Gonnello, quondam Laurentii ejus uxor-22.
Numerus 97. Francisci Coletta. Joseph Rifonetti, quondam Andrae-29; Rosa
Tomarosi, filia Paschalis, ejus uxor-24; Andreas eorum filius-4; Rosa Manciocchi,
quondam Felicis, ejus mater-60. Numerus 98. Josephi Marchetto. Rosaria
Molinari, quondam Maria, vidua Antonii Nicandro de…-37; Aloysius ejus filius-9.
Numerus
99. Domo Julii Impaccianti. Joseph Bracco, quondam Eleutherii-60; Joannes ejus
filius-29; Alexandra Corso, quondam Angeli Mariae, huius uxor, et ejus
nurus-29; horum filii et ejus nepotes; Maria Angela-6; Angelus Cajetanus-2.
Numerus 100. Domo Antonii Riva. Joannes Andreas di Litta, filius Joseph-24;
Maria Hieronyma Tornaro, quondam Xaverii de Setia, ejus uxor Felix eorum
filius-1. Numerus 101. ejusdem. Petrus Paulus Conte, quondam Angeli, de
Carpis-37; Franciscus Paulus, ejus frater-29; Domenica ejus soror-20. Numerus
102. Sanctissimi Sacramenti. Anastasius Avvisati de Bassiano, quondam
Erasmi-57; Seraphina Tedesco, quondam Joseph ejus uxor-62; Constantia Bassi,
filia Caroli de…eorum nepotes-10. Numerus 103. Domo Angeli Mariae Spagnoli.
Numerus 104. Domo Antonii Pane. Simon Caranfa, quondam Petri-38; Francisca
Colapenna, quondam Antonii, ejus uxor-37. Numerus 105. Domo. Cattivera.
Stephanus di Ori de Setia, quondam Petri-39; ejus filii; Paschalis-12;
Dominicus Antonius-9; Maria-5. Numerus 106. Referendum Dominus Dominaci
Santoro. Antonius Maria Rossi, quondam Nicolai-21; Maria caldarone, filia Salvatoris,
ejus uxor-20; Arminia Polidori, quondam Antonii, ejus mater-60. Numerus 107.
Domo Angeli Mariae Spagnoli. Antonius Battisti, quondam Alexandri-34; Maria
Magdalena Carbone, quondam Joannis, ejus uxor-31; Monaca Cinelli, quondam…ejus
socerus-60. Numerus 108. propriis. Antonius Zazzinelli, quondam Marci-49; Anna
Maria Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-45; eorum filii; Franciscus-15; Maria
Domenica-14; Vincentia-12; Aloysius-8; Joseph-4; Alexander-3. Generosa
Fiorentini, quondam Dominaci Antonii, eorum amita-67; Joannes Alexandrini de
quondam Archanngeli, et famulus-31. Numerus 109. Gregorii Verdone. Coelestis
Rossi, quondam Angeli, vidua Francisci Borzo-36; ejus filii; Paschalis-9;
Angelus-6; Spes ejus soror-27. Numerus 110. Joannes Baptista Cimmarucone, quondam
Marini-43; Camilla Mare de Bassiano, quondam Leopardi, ejus uxor-38; Angela
Rosa-12; Anna Victoria-10; Maria Francisca-5; Benedictus-2. Numerus 111. Domo
Angeli Mariae Spagnoli. Dominicus Savelloni de Aricia, quondam Joannis-62;
Magdalena Coletti de…, quondam Joseph, ejus uxor-58. Numerus 112. Flamini
Paris. Vincentia Franchi, filia Antonii-38; Eusebia Colapenna, quondam Antonii,
ejus uxor-40; eorum filii; Felix-12; Carolus-11; Severina-11. Numerus 113.
Reverendus Dominus Crescentii Manciocchi. Felix Ciantarano de Balzarano,
quondam Francisci-38; Gratia Stampiglia de Bassiano, filia Joseph,ejus uxor-35;
eorum filii; Franciscus-8; Maria Agnes-4; Maria Camilla-2. Numerus 114. Sanctae
Mariae. Franciscus Milanese, quondam Joseph-45; Maria Stella Ciammarucone,
quondam Marini, ejus uxor-41; ejus filii; Joseph-12; Dominicus Antonius-3.
Numerus 115. ejusdem. Elisabeth Salvini, quondam Xaverii, vidua Dominaci
Pane-46; Franciscus-18; Maria-16. Numerus 116. Domo Joannis Fioretti.
Franciscus Benacquisti di Schiavi de Sora, quondam…-41; Ursula Trofi,
quondam Francisci, ejus uxor-39; ejus
filii; Felix-20; Maria Francisca-11; ejus glos; Maria Stella Trofi, ejus
glos-73. Numerus 117. Sancti Joannis. Joannes d’Ascoli, quondam Francisci-39;
Teresia Rossi, quondam Nicolai, ejus uxor-38; eorum filii; Paula-15; Angelus
Maria-13;Perfecta-10; Franciscus-8; Maria Rosaria-5; Angelus Cajetanus-2.
Numerus 118. ejusdem.Rosa Mazzola, quondam Dominaci-62; Maria Agnes Molinari,
filia Aloysii, ejus nepotis-12; Silvestre Marcucci, filius Jacob, ejus nepos-3.
Numerus 119. Domo Antonii Riva. Joseph
d’Ascoli, quondam Francisci-47; ejus filii; Franciscus-18; Salvator-15; Angela-10. Numerus 120. Bernardinus Proia de
Fontanis, quondam Andrete-40; Gratia Manciocchi, quondam Francisci, ejus uxor-38;
Gratia Manciocchi, quondam Francisci, ejus uxor-38; eorum filii; Andreas-10;
Franciscus-7; Joseph Antonius-3. Numerus 121. propriis. Franciscus Pacifici,
quondam Cosmae-26; Paula Lucchese, quondam Philippi, ejus uxor-22.
Avanti la Santissima Annunziata
Anno Domini 1781 die 2 mensis Aprilis habitant in
Numerus 122. Aedibus Sanctae Mariae. Aloysius di
Cesare de Arpino, quondam Nicolai-42; Sartia Ciciotto de Carpineto, quondam
Cesina, ejus uxor-37; eorum filiae Maria Angela-6; Carmina-2. Numerus 123. ejusdem.
Innocenzia di Ori de Setia, quondam Joannis, vidua Marci Antonii Mastro-Nicola
de Palazzuolo-47; Antonia Clementia ejus filia-18. Numerus 124. ejusdem.
Philippus Belardi, quondam Franciscschi-53; Annuntiata Ricci, quondam Caroli,
ejus uxor-51; ejus filii; Joseph-22; Maria-17. Numerus 125. Domo Michaelis
Angeli Rossi. Angelus Cajetanus la Valle, quondam Nicolai-49; Anna Cartocci,
quondam Matthei, ejus uxor-51; ejus filii; Franciscus-21; Maria Magdalena-7;
Paschalis-5. Numerus 126. In aedibus Hospitii Pauperum. Dietro San Giuseppe.
Eugenia Boccia, quondam Caesaris, uxor Sebastiani Fantasia de Setia; Joseph-22;
Natalizia-18; Julia-16; Jacob-12. Numerus 127. Domo Joseph Monti. Dominicus
Barzellona, filius Leontii-20; Angela Maria Nicandro, filius Joannis de
Traietto-21; Franciscus Xaverius eorum filius-1. Numerus 128. propriis.
Leonardus Cipriano, quondam Rochi de-25; Angela Vetica, quondam Antonii, ejus
uxor-20; Emilius eorum filius-3. Numerus 129. Haeredum Piovezzicca. Philippus
Antonius Andreoli de Sancto Martino in Regno Neapolitano, quondam Benedicti-30;
Maria Stella Troti, quondam Honorati,
ejus uxor-30; Clementia eorum filia-9; Maria Josepha-4 Ursula-1. Numerus 130.
Domo Francisca Scapigliati. Aurora Rifonetti, quondam Philippi, vidua Gandolfi
de-38; ejus filii; Nicolaus-18; Clementina-18;Cajetani ejus frater-28. Numerus
131. propriis. Antonius Calandrini, quondam Dinysi-34; Hyacintha Cvalieri,
quondam Alexandri, ejus uxor-35; eorum filii; Franciscus-12; Laurentia-6;
Topatia-3. Numerus 132. propriis. Franciscus Marcelli, quondam de Coris-33;
Seraphina Riozi, quondam Alexandri, ejus uxor-29; Antonia eorum filia-3.
Numerus 133. Betae Mariae Virgininis de Rifugio
Borgo
Numerus 134. legati quondam Barucca. Franciscus
Manauzzi, quondam Joseph-52; Maria Anna de Sasso de Arriccia, quondam Joseph,
ejus uxor-54; Augustinus ejus filius-22. Numerus 135. Augustinus Pretagostini.
Benedictus Germano de Arce, quondam Crescentii-44; Francisca Valente, quondam
Francisci, ejus uxor-40; eorum filii; Faustina 21; Eleutherius-18; Maria-12;
Crescentius-10; Arduinus-7. Numerus 136. propriis. Joannes Fioretti, quondam
Petri-52; Hyacintha ejus soror-49; Reverendus Dominus Joseph ejus frater-45;
Florinthia Martocci, quondam Joseph, ejus matertera-67; Reverendus Dominus
Canonicus Franciscus ejus avunculs-67; Rosa Nicodemo, quondam ejus famula-63.
Numerus 137. Domo Aloysius Pizi. Carolus Mastranni, quondam Vincentii-39:
Margarita Corso, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-35; eorum filii;
Vincentius-16; Michael Angelus-13; Rosa-10; Anna-8; Joseph-2; filiae quondam
Angeli Mariae Corso, eorum glores; Lucia 19; Crucifixa-15. Numerus 138.
propriis. Angelus Pretagostini, quondam Francisci-56; Angela Colonna, quondam
Joannis, ejus uxor-51; eorum filii; Teresia-22; Joseph-19; Ferdinandus-29;
Catharina Gonnello, quondam Laurentii, huius uxor, eorum nurus-20. Numerus 139.
propriis. Augustinus Pretagostini, quondam Felicis-30; Maria Rosa Fiorentini,
quondam Alexandri, ejus uxor-26; eorum filii; Felix-3; Franciscus-2;
Alexander-1; Cosma ejus frater-22; Anna Camilla la Valle, quondam Nicolai,
vidua Alexandri Fiorentini, ejus socerus-57; Clementia huius filia, et ejus
glos-23. Numerus 140. Heredum Piovezicca. Maria Agnes Lupi, quondam Joseph,
vidua Philippi Lucchese-47; ejus filiae; Seraphina-20; Clementina-18;
Teresia-15; Maria-12; Rosa-9. Numerus 141. eorumdem. Joannes Savelloni, filius
Dominaci-27; Maria Anna Martelli, filius Dominaci, ejus uxor-23; eorum filii;
Vincentius-4; Joachim-2. Cynthia Corso, filius Francisci, eorum famula-20.
Numerus 142. Domo Aloysii Pizi. Thomas Giannolli de Aricia, quondam Antonii-31;
Seraphina Corso, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-28; eorum filiae; Maria
Clementina-4; Maria Rosaria-1. Numerus 143. ejusdem. Franciscus Corso, quondam
Angeli Mariae-41; Liberata de Polis de Babuco, quondam Dominaci, ejus uxor-46;
eorum filii; Thomas-18; Joanna-14; Antonius de Polis, ejus uxoris frater-44.
Numerus 144. Domo Gregorii Pizi. Joseph Stampiglia de Bassiano, quondam
Antonii-66. Numerus 145. ejusdem. Alexander Negrosini, quondam Joseph-32;
Attilia Stefanacci, quondam Jacob, ejus uxor-32; eorum filii; Lucia-10;
Vincentia-8; Joseph-6; Francisca Filauro, quondam Caroli, ejus mater-74.
Numerus 146. ejusdem. Vincentius Mosca de Fiorentino, quondam Hyacinthi-48.
Numerus 147. Domo Joannis Baptistae Giorni. Michael Angelus la Valle, quondam
Francisci-37; Anna Rossigni, filius Joannis, ejus uxor-31; eorum filii;
Joseph-10; Paschalis-8; Maria-6; Salvator-4; Joannes Rossigni, quondam Joseph,
ejus socer-60; Franciscus Coallo, filii quondam bernardi-67; Reverendus
Canonicus Joseph eorum avunculi-57. Numerus 148. Excellentissimi Ducis.
Hyeronimus Alberini, Medicus Conductus-51. Ibidem. Aloysius Coll’Invitti de
Norbis, quondam Caetani chirurgus conductus-41; Margarita Leopardi de
Montefortino, quondam Francisci-26; Maria Archangela eorum filia-2. Numerus
149. Domo Deodati Spagnoli. Salvator Barzellona, quondam Joseph-38; Eusebia
Agnarelli de Bassiano, quondam Sebastiani, ejus uxor-28; eorum filii; Lucia-7;
Paschalis-3; Angela Maria-1. Numerus 150.Charitatis. Salvator Biancone de
Setia, quondam Joannis-40; Angela Merazzotti de Setia, quondam Macarii, ejus
uxor-37; eorum filii; Franciscus Xaverius-10; Laureta-7; Paschalis-3;
Clementina-1. Numerus 151. ejusdem. Bernardus Manavizi, quondam Joannis-60;
Nicolina Ciammarucone, quondam Marini, ejus uxor-42; eorum filii; Joseph-21;
Anna Maria-14; Philippus-12; Clemens-10; Clementina-8. Numerus 152. ejusdem.
Justinianus Perizi, quondam Gregorii-34; Camilla Ricci, quondam Dominaci, ejus
uxor-31; eorum filii; Michael Angelus-9; Maria Magdalena-6; Anastasia-4;
Dominicus Antonius-2; Laurentia Molinari, quondam Alexandri, ejus socerus-50.
Numerus 153. Domo Deodati Spagnoli. Doctor Physicus Carolus Minerva de Roma-48.
Numerus 154. ejusdem. Antonius Favilla de Verulis-58; Cypriana Scata de
Signiis, quondam Caroli, ejus uxor-57; Leonardus eorum filius-29; Felix
Scarpelli, filius Angeli, huius uxor, et eorum nurus-23. Numerus 155. Sancti
Joseph. Aurora Rusticcia, quondam Joseph, vidua Sotii Vacca de…-42; ejus filii;
Franciscus Nerone, quondam Laurentii-19 Joseph-12; Aloysius-6; Francisca-4;
Joannes Baptista-2. Numerus 156. Domo Michaelis Angeli Rossi. Aloysius Molinari, quondam Alexandri-47; Anna
Maria Scandriglia, quondam Cosmae, ejus uxor-40; Joseph Maria-17; Agnes-13;
Clementina-10; Alexander-6. Numerus 157. Domo Deodati Spagnoli. Innocentius
Bernardini, quondam Francisci Xaverii de Bassiano-50; Ermilia Lupi, quondam
Joseph, ejus uxor-52. Numerus 158. Domo Matthei Riccelli. Alexander Milanesi,
quondam Joseph-29; Maria Angela Barzellona, quondam Joseph, ejus uxor-25; ejus
filii; Anna Maria-7; Franciscus Xaverius-2. Numerus 159. propriis. Franciscus
Pretagostini, filius Angeli-24; Maria Francisca Santilli de Signiis, filius Paschalis,
ejus uxor-22. Numerus 160. Paschalis Filauro. Joseph Pucinisco, quondam Jacobi
de Carpis; Eugenia Biancone de Bassiano, quondam Jacobi, ejus uxor-36; eorum
filiae; Gratia Maria-3; Maria Domenica-1. Numerus 161. Sancti Nicolai. Joannes
Gonnello, quondam Augustini-65; Angela Antonia Franchi, filia Matthei, ejus
uxor-43; eorum filii; Augustinus-21; Paschalis-15; Magdalena-12; Michael
Angelus-7. Numerus 162. Franciscus de Angelis. Cajetanus Molinari, quondam
Alexandri-51; Beatrix Silveri-38; Rosa
eorum filia-2. Numerus 163. Domo Canonici Pizi. Joseph Ciarla de Setia, quondam
Antonii-37; Maria de Angeli, quondam Petri de Bassiano, ejus uxor-32; Petrus
eorum filius-11. Numerus 164. ejusdem. Bruno Martini de Signiis, quondam
Antonii-35; Rosa d’Aritis, quondam Cavilli, ejus uxor-41; Joannes Marocco,
quondam ejus privignus-12; Maria Angela eorum filia-3; Maria Anna de Signiis,
quondam ejus mater-57. Numerus 165. propriis. Joannes Dominicus Cinelli,
quondam Caetani-49; Magdalena Rifonetti, quondam Caroli, ejus uxor-48; eorum
filii; Cajetani-24; Antonius-21; filiae Antonii eorum nepotes; Margarita
Rifonetti-21; Maria Angela Rifonetti-16. Numerus 166. Domo Deodati Spagnoli.
Joseph Ciurmatore de Bassiano, quondam Romualdi-34; Maria Agnes Rifonetti,
quondam Caroli, ejus uxor-32; eorum filiae; Antonia-7; Clementia-5; Maria-3.
Numerus 167. Ferdinandi Franchi. Livia Rossi, quondam Joseph, vidua Joseph
Barzellona-52; Antonius ejus filius-19; Camillus Spaziani, quondam Crescentii,
ejus gener-24; Maria huius uxor, et ejus filia-22. Numerus 168. Anacleti de
Angelis. Magdalena Milanesi, quondam Joseph-50; Cajetanus ejus frater-31.
Numerus 169. Francisci Carpini. Aloysius di Ori, quondam de Setia-41; Eleonora
Ciasco, quondam Joseph Felicis de Bassiano, ejus uxor-21; Clementina eorum
filia-3; Joseph Felix Ciasco de Bassiano, quondam ejus socer-71; Dominicus
huius, et ejus levir-2. Numerus 170. Ferdinandi Franchi; Bernardina Silvi,
quondam, vidua Bernardini Zaccara-48; Maria-18; Ursula-14. Numerus 171.
propriis. Paschalis Filauro, filius Caroli-67; Carolus ejus filius-39;
Elisabeth Mastranni, quondam Antonii, huius uxor, ejus nurus-35; horum fili, et
ejus nepotes; Joseph-13; Anna Teresia-11; Antonius-8 Maria Virginia-1. Numerus
172. Sancti Joanni. Franciscus Biancone, quondam Basilii-41; Victoria Talone,
quondam Antonimi, ejus uxor-32; Maria Magdalena eorum filia-12. Numerus 173.
proriis. Leopoldus Cardone, quondam Gasparis-77; TeresiaCardone, quondam
Nicolai, ejus nepotis-38. Numerus 174.
propriis. Joseph Circiosi Certosini de Monte Cervino, quondam Petri-33;
Celestis Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-35; ejus privigni; Tranquilla Neri
quondam Aloysii-13; Benedictus, quondam Thomae Apposito de Subloco-7; Matildes
eorum filia-3; Constantinus Minciacca de Setia, quondam-19. Numerus 175.
propriis. Ferdinandus franchi, filius Antonii Mariae-38; Joannae Rifonetti,
quondam Joseph, ejus uxor-37; eorum filii; Rosa-9; Lucia-7; Philippus-6;
Joseph-4; Felix Antonius-2. Numerus 176. Paschalis Filauro. Franciscus Zaccheo
de Setia, quondam Donati-56; Maria Canori de Setia, quondam Jacobi, ejus
uxor-47; eorum filii; Joseph-21; Maria Gertrudes-19; Laurentius Canori de
Setia, quondam Jacobi, ejus levir-60. Numerus 177. propriis. Antonius Riozzi,
quondam Joseph-40; Joanna Cardone, quondam Nicolai, ejus uxor-43; Hyacintha
eorum filia-20. Ibidem. Vincentius Monatti, quondam Clementis de Velitri-30;
Teresia Riozzi, filia Antonii, ejus uxor-22; eorum filii; Maria Carolina-2;
Philippus-1. Numerus 178. Domo Benedicti Riccelli. Thomas Ferrari, quondam Joseph-65;
Margarita Molinari, quondam Alexandri, ejus uxor-63; Petrus-2; Joannes-2,
Pagliuca, filii quondam Petri, ejus privigni; Antonia Sacripanti, filia Andrea
de Setia, huius uxor-1. Numerus 179. ejusdem. Joseph Carpini, quondam
Nicolai-51; Laura Silveri, quondam Caetani, ejus uxor-60; eorum filii; Maria
Magdalena-21; Philippus-23; Francisca Sca, quondam Francisci, huius uxor, et
eorum nurus-31; Aurora Scapigliati, quondam Franciscae amita-6. Numerus 180.
Reverendus Dominus Canonici Coallo. Aloysius Corso, quondam Philippi-49;
Teresia Spositi, quondam Xaveri de
Sorrento, ejus uxor-49. Numerus 181. propriis. Angelus Maria Monatti, quondam
Clementis de Velitris-27; Magdalena Ricci, filia Michaelis, ejus uxor-22; Teresia
Francescani, quondam Philippi, ejus mater-70. Numerus 182. Domo Philippi Razza.
Dominicus Gondoli, quondam Marci de Lascia-32; Candida Fiore, quondam
Innocentii, de Carpis, ejus uxor-21; quondam Innocentii, de Carpis-28; Angelus
Maria eorum filius-3. Numerus 183. Sancti Antonii Abbatis. Francisca
Antoniacci, quondam Alexandri, vidua Alexandri Ciceromella-72; Joseph ejus
filius-48; Maria Stella ejus filia, vidua Joannis Baptistae Nalli-50; Joseph
Antonius-23; huius filii, et ejus nepotes; Salvator-20; Antonia-16. Numerus
184. Ibidem. Ludovicus Villanova, quondam Joannis Baptistae de Gallia-35;
Seraphina ejus soror-39. Numerus 185. Domo Joseph Monti. Aloysius Giorni de
Setia, quondam Caroli-34; Victoria Infancelli de Setia, quondam Antonii, ejus
uxor-40; Aloysius-18; Franciscus, Luccone, filii, quondam ejus privigni-16;
eorum filii; Antonia-12; Philippi-10; Maria-4.
Via della Carbonara
Numerus 186. Reverendus Dominus Joseph Coalbaccari,
quondam Annibalis-63; Laureta ejus soror-61; Gertrudes Legni de Velitris,
quondam Julii, vidua Francisci Xaverii Coalbaccari, ejus frater glos-47; ejus nepotes; Antonia-18;
Joachim-16; Magdalena Gertrudes flia-18. Numerus 187. Heredum Piovezzica.
Angela Capponi, quondam Petri, vidua Angeli d’Alonzo de Setia-47; ejus filii;
Alexandra-17; Franciscus-14; Blasius-11; Maria Rosa-9; Joseph-7; Angelus-3;
Leontia Capponi, ejus frater-48. Numerus 188. Excellentissimi Ducis.
Locumtenens Caesar de Romanis, quondam Joannis de Afilis in Abbatia
Sublacensi-40; Theodora Ricci, filia Patritii de Nerula in Sabinis, ejus
uxor-25; eorum filii; Joannes-7; Rosa-5; Teresia-3; Maria Colini, quondam
Maximi, eorum famula-28. Numerus 189. Sancti Antonii Abbatis. Rosa tortolano,
quondam Cajetani, vidua Francisci Meo-58; Angelus-25; ejus filii; Dominicus
Antonius-13. Numerus 190. Santissimi Sacramenti. Dominicus Poretta, quondam
Caroli-37; Symphorosa Belardi, quondam Nicolai, ejus uxor-35; eorum filii;
Philippus-10; Joseph-8; Vincentius-6; Maria Angela-3. Numerus 191. Haeredum
Piovezica. Joseph Ignatius Reali de Setia, quondam Antonii-38; Teresia Brunetti
de Corsis, quondam Paschalis, ejus uxor-26; eorum filiae; Maria Angela-3; Maria
Domenica-1. Numerus 192. eorumdem. Constantinus Pernacchia de Bassiano, filius
Joannis-33; Gertrudes Ricci, quondam Dominaci, ejus uxor-22; ejus filii;
Antonius-10; Petrus-6; Franciscus-4.
Rione Vecchio
Anno Domini 1781 die 3 mensis Aprilis habitant
Numerus 193. in Aedibus Domini Equites Tuzi. Angelus
Nicodemo, quondam Franci-47; Laura Tuzi de Balzarano, quondam Dominici, ejus
uxor-52; eorum filii; Dyonisia-12; Joseph Antonius-10. Numerus 194. propriis.
Illustrissimus Dominus Equites Joannes Baptista Tuzi, quondam Antonii;
Franciscus ejus filius-12; Maria Lucchese, quondam Angeli Mariae, ejus
famula-42; Francisca Lucchese, huius soror-22. Numerus 195. Maria Borzo, quondam
Alexandri, vidua Francisci d’Aris; Dominicus Antonius ejus filius-28. Numerus
196.Domo Julii Impaccianti. Paschalis Santilli de Signia, quondam
Bruni-60; Attilia Martini, quondam
Dominaci, ejus uxor-50; eorum filii; Antonius-19; Lauretus-16; Virgilia de
Signia, ejus glos-46. Numerus 197. ejusdem. Candida Ferrari, filia Thomae,
vidua Andrete Galante-36; ejus filii; Alexander-14; Maria Teresia-8; Angelus
Maria-5; Dominicus-2. Numerus 198. propriis. Philippus razza, quondam
Bernardi-19; Maria Anna ejus soror-16; absentis, ejus famula Francisca
Cianfarano, uxor Salvatoris Cecano-47; Jacob huius famulae filius-4. Numerus
199. propriis. Illustrissima Domina Rosaria Sorentini de Terracina, filia vidua
Josephi Impaccinati-44; ejus filii; Joseph Antonius-7; Lucretia-5; Reverendus
Dominus Philippus, ejus levir-52; Maria, ejus glos-68; Birgitta Berni de Roma,
quondam Mariani vidua Angela Mariae Impaccianti, ejus glos-54; Teresia Mare de
Bassiano, quondam Leonardi, ejus famula-19. Numerus 200. Domo Philippi Razza.
Petrus Tomarosi, quondam Antonii-67; Flaminia Amati, quondam Innocentii, ejus
uxor-61; eorum filii; Innocentius-32; Rosa-23. Numerus 201. Domo Julii
Impaccianti. Joannes Marocco, quondam Angeli-50; Olympia Amati, quondam
Innocentii, ejus uxor-47; eorum filii; Anna teresia-22; Maria Stella-19;
Franciscus-13; Antonius-11. Numerus 202. propriis. Franciscus Coletta, quondam
Joseph-59; Francisca Scandriglia, quondam Xaveri, ejus uxor-45; eorum filii;
Anna Maria-9; Paschalis-7. Numerus 203. Scandriglia. Antonius d’Alonzo, quondam
Angeli de Setia-28; Catharina Triti, quondam Salvatoris, ejus uxor-27; eorum
filii; Dominicus-6; Vincentius-4; Maria-3. Numerus 204. Domo Julii Impaccianti.
Joseph de Ori de Setia, quondam Silvestri-40; Maria Gregori de Bassiano, quondam
Vincentii, ejus uxor-30; eorum filii; Anna-5; Franciscus Xaverius-2. Numerus
205. Amati. Antonius Stefanacci, filius Rocchi-25; Hyacintha Rappaja, quondam
Thomae de Setia, ejus uxor-20; Carolus Maria eorum filius-1. Ibidem. Lucretia
Andreoli, quondam Dominici, vidua Thomae Rappaja de Setia-47; Angela Teresia
ejus filia-17; Gratia ejus soror-38. Numerus 206. ejusdem.Caesar Cassoni de
Norbis, filius Angeli-23; Teresia Tomarosi, filia Petri, ejus uxor-19; Rosalba
Viani, quondam Eleutheri, de Norbis ejus mater-67. Numerus 207. Reerendus
Dominus Canonicus Joseph Trofi, quondam Gasparis-61; Calra ejus soror-50.
Numerus 208. Andreas Fraleone de Montelanico, quondam Aurelii-47; Oliva Bajola,
quondam Josephi, ejus uxor-43; eorum filii; Clementina-16; Anna Maria-14;
Paschalis-9; Dominicus-7. Numerus 209. Sancti Josephi. Aloysius Nicodemo,
quondam Petri-48; Stella Castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-37; eorum
filii; Joseph…; Dominicus…; Joannes Nicodemo ejus frater-27. Numerus 210.
Dominici Preterimer. Seraphinus Maccarelli, quondam Onophri-42; Elisabeth
Nicodemo, quondam Petri, ejus uxor-40; eorum filii; Joseph-15; Maria-12.
Numerus 211. propriis. Dominicus Preterimer, quondam Diomedi-32; Mastrilli de
Terracina, filius Bartholomei, ejus uxor-29. Numerus 212. propriis. Franciscus
Xaverius del Ré, quondam Petri de Tridento-31; Rosa Preterimer, quondam
Diomedis, ejus uxor-32; eorum filii; Joseph-8; Gertrudes-6; Gabriel-4; Maria
Ludovica-2. Numerus 213. propriis. Maria Gonnello, quondam Francisci, vidua
Antonii Padelli-50; Joseph ejus filius-14; Palmerinus Corso, quondam Francisci,
ejus famulus-23.
Sotto la Fortezza
Numerus 214. propriis. Rosolia Merolli, quondam
Dominaci de…vidua Petri del Rè de Tridento-67; Dominicus Antonius ejus
filius-27; Joseph ejus frater-63. Numerus 215. Antonius Vitelli, quondam
Salvatoris de Setia-49; Clara Merolli, quondam Dominici, ejus uxor-51; ejus
filii; Aloysius-23; Dionira-14. Numerus 216. Domo Dominici Savelloni. Dominicus
Montelanico de Coris, quondam Joannis Baptistae-33; Rosa di Folco, quondam
Joseph di Palazuolo, ejus uxor-21;
Angela Maria eorum filia-1. Numerus 217. propriis. Franciscus
Scandriglia, quondam Nicolai-43. Ibidem. Mattia Galante, quondam Joseph-26;
filii Dominaci Molinari; Antonius-17; Rosaria-17; ejus frater; Joannes Baptista-12.
Numerus 218. propriis. Alexander Pasquarelli, quondam Dominici, de Priverno-42;
Maria Stella Vincentii, quondam Antonii, ejus uxor-33; eorum filii; Joseph
Antonius-7; Maria Rosaria-4. Numerus 219. Beatrix Maddalena, quondam Angeli,
vidua Antonii Vincentii-66.
Numerus 220. propriis. Dominicus Masuglia, quondam
Marci Antonii, di Mondragone-39; Anna Maria Corso, quondam Francisci, ejus
uxor-27; ejus filii; Maria Teresia-12; Antonius-10; Anna Francisca-7. Numerus
221. Domo Julii Impaccianti. Antonia Velardi, quondam Bartholomei-42. Numerus
222. Domo Aloysius Quadrassi Xaverius Monacelli de Setia, filia Antonii-46;
Vincentius Barattolo de Priverno, quondam Felicis Antonii, ejus uxor-24.
Numerus 223. Sanctae Mariae. Michael Angelus, quondam Cosmae-48; Anna Francisca
Vitelli, quondam Salvatoris de Setia, ejus uxor-41; eorum; Franciscus-19;
Clementia-17; Vincentius-9; Clara-7; Salvator-1. Numerus 224. Domo Pantanelli.
Franciscus Trentossa, quondam Innocentii-26; Francisca Coltella, quondam
Matthiae de Arcesicca in Regno Neapolitano, ejus uxor-19; Maria Victoria eorum
filia-1; Libera Antonia Sturco, quondam Thomae, ejus socerus-46; Joseph
Spaziani, quondam Alexandri, huius nepos-7. Numerus 225. ejusdem. Antonius
Sancta Maria, quondam Joannis-60; Magdalena Manchiocchi, quondam Antonii, ejus
uxor-30; Angelus eorum filius-6; Eleonora Gonnello, quondam Caroli, vidua
Antonii Manciocchi, ejus socerus-70. Numerus 226. Excellentissimi Ducis. Petrus
Sorrentini, quondam Joseph, de Squillace-51; Teresia Pregoni, quondam Antonii,
ejus uxor-43; Severus Perli, quondam Ignatii, de Arce-23; Eleutherius d’Iddio,
quondam…de Arce-30. Numerus 227. propriis. Illustrissimus Dominus Aloysius
Quatrassi, quondam Josephi-42; Attilia Prosperi de Coris, quondam Caroli, ejus
uxor-34; Franciscus Xaverius ejus filius-18; eorum filii; Joseph-14; Martia-10;
Victoria-8; Anna Maria-7; Catharina ejus soror-30; ejus famulae; Lucia
Stampiglia de Coris, quondam Caroli-40; Joanna Morelli de Urbe, filia
Stephani-23; Joannes Rossi de Setia, quondam ejus vinitor-45; huius Joannis
filii; Angelus…; Marcus…; Aloysius Fuschi de Coris, quondam Dominici,
praedictae Luciae filius-18. Numerus 228. propriis. Reverendus Dominus
Canonicus Petrus Pantanelli, quondam Francisci-72; ejus frater; Joannes
Baptista-50; ejus soror; Teresia-60; Joseph Antonius, quondam Paschalis, ejus
nepos-25. Numerus 229. Domo Aloysi Quatrassi. Paschalis Sturco de Arce sicca in
Regno Neapolitano, quondam Thoma-42; Julia Vitelli, quondam Salvatoris de
Setia, ejus uxor-37; Franciscus Xaverius eorum filius-6. Numerus 230. Domo
Philippi Razza. Franciscus Marcucci, quondam Joseph-28; Maria Victoria Vitelli,
filia Joseph, ejus uxor-26; Maria Francisca eorum filia-1. Ibidem. Joseph
Vitelli, quondam Salvatoris de Setia-54; Severa la Valle, quondam Nicolai, ejus
uxor-49; eorum filii; Salvator-18; Maria Nympha-14; Vincentius-11; Rosa-9.
Numerus 231. Sanctae Mariae. Maria Angela Lupi, quondam Joseph-30. Numerus 232.
ejusdem. Petrus Massini de Priverno, quondam Felicis-23; Francisca Granasanti
de Setia, quondam Antonii, ejus uxor-34; eorum filii; Candida Rosa-9;
Antonius-7; Felix-3. Numerus 233. Reverendus Dominus Canonicus Joseph Rotondi,
quondam Joseph del Laureato-63; Sigismondus ejus frater-62. Numerus 234.
Excellentissimi Ducis. Gerosius Pasqualis, quondam Francisci, de Castro
gandulfo-44; Rosalba Porta de Albano, quondam Joannis Baptista, ejus uxor-48;
eorum filii; Hyacinthus-11; Joseph -7; Angela Peruzzi, quondam Ludovici, eorum
famula-17.
Fortezza
Anno Domini 1781 die 4 mensis Aprilis habitant.
Numerus 235. in Arce. Illustrissimus Dominus Jacob Razza, quondam Philippus,
Vico Castellanus-54; Angela Gueregni de Velitris, quondam ejus uxoris-45; eorum
filii; Elisabeth-17; Joseph-15; Joannes Baptista-13; Franciscus-11. in eadem.
Joseph d’Antonio de Cisterna, quondam-32; Magdalena, quondam…-32; Magdalena
Corso, quondam Francisci, ejus uxor-59; Leontius Barzellona, quondam
Salvatoris-54; Seraphina ejus filia-15. in eadem Rinaldus Antonius Poggi de
Monte Alboddo, quondam Joannis-71. in eadem. Joannes Giannchi, quondam de
Velitris-29; Rosa Pedicone de Praneste, quondam quondam Francisci, ejus
uxor-24; Maria Teresia eorum filia-1; Maria Antonia de Velitris, quondam Fede
de Velitris, quondam Nicolai, ejus Nicolai, ejus socerus-60.
Sotto la Fortezza, verso i confini della Fortezza
della Parrocchia
Numerus 236. propriis. Reverendus Crescentius
Manciocchis, quondam Joseph-47; ejus sorores; Elisabeth-44; Perfecta-38.
Numerus 237. propriis. Reverendus Dominus Santoro, quondam Felicis-54;
Reginalda Perna, quondam Joseph, ejus famula-55. Numerus 238. Antonii Sancta
Maria. Rochus Stefanacci, quondam Salvatoris-70; Hyacintha Scandriglia, quondam
Dominaci, ejus uxor-57. Numerus 239. ejusdem. Joseph Sancta Maria, filius
Antonii-23; Dominicus ejus frater-20. Numerus 240. Domo Mattai Riccelli. Petrus
Pretagostini, filius Angeli-29; Gertrudes Manni, quondam Crescentii, ejus
uxor-26; Joseph Maria eorum filius-4. Numerus 241. Santissimi Sacramenti
Constantinus Scandriglia, quondam Josaphat-49; Anna Maria Andreoli, quondam Marci
Mariae, ejus uxor-46. Numerus 242. ejusdem. Rosalba Nicodemo, quondam Petri
vidua Joseph Camardo-60; ejus filii; Joannes-27; Petrus-25; Angelus-17;
Antonius-13. Numerus 243. propriis. Angelus Maria Listerno, quondam Jacob-50;
Seraphina Marocco, quondam Angeli, ejus uxor-43; eorum filii; Maria-16;
Anna-14; Jacob-11; Maria Rosaria-8. Numerus 244. Domo Aloysii Pizi. Joannes
Darici, quondam Josaph-44; Rosa Corso, quondam Cajetani, ejus uxor-41; filii
quondam Clementis Battisti de Fontanis, huius filii; Franciscus-15; Angelus-14;
Teresia-11. Numerus 245. Domo Gregorii Pizi. Aloysius Manauzzo, quondam
Alexandri-33; Alexandra Guaranaccia de Norbis, filia Benedicti, ejus uxor-37;
eorum filii; Andreas3; Elisabeth-1. Numerus 246. Angeli Mariae Listerno.
Franciscus Reale de Setia, quondam Antonii-42; ejus filii; Ludovicus-19;
Joseph-14. Numerus 247. ejusdem. Antonius Reale, filius Francisci de Setia-22;
Apollonnia Boni, quondam Erasmi de…ejus uxor-26. Numerus 248. Domo Aloysius
Pizi. Magdalena de Medio, quondam Mauri de Fundis vidua Laurentii de
Angelis-25; Antonia ejus filia-2. Ibidem. Innocentius Fiore de Carpis, quondam
Joannis-29; Apollonia Nicodemo, quondam Petri, ejus uxor-33; Maria Rosa eorum
filia-2. Numerus 249. ejusdem. Stephanus Giovanni de Caserta, quondam
Dominici-61; Catharina Simoni de Cisterna, quondam Angeli, ejus uxor-39; eorum
filii; Maria Gratia-21; Angela Antonia-18; Hieronima-16; Dominicus-15;
Hyacintha-8; Joseph -7; Antonius-4. Numerus 250. propriis. Julius Caranfa,
quondam Antonii-38; Maria Josepha Massaroni, quondam Stephani di Pastena in
Regno Neapolitano, ejus uxor-34; eorum filii; Maria Magdalena-11; Antonius-8;
Maria Rosaria-6; Vincentia-3; Candida Paris, quondam Joannis Baptista, ejus
socerus-63. Numerus 251. propriis. Illustrissimus Dominus Gregorius Pizi,
quondam Ludovici-50; Maria Anna Pantanelli, quondam Paschalis ejus uxor-29;
eorum filii; Ludovica-9; Ludovicus-7; Maria Teresia-6; Stephanus-3; Beatrix
ejus soror-47; ejus famulae; Constantia, quondam Philippi-42; Catharina di
Stefanucci, quondam Aloysii-19. Numerus 252. Vincentius Tardone, quondam Angeli
Antonii-30; Angela Antonia Rifonetti, quondam Philippus, ejus uxor-30; Aloysius
eorum filius-2. Numerus 253. propriis. Reverendus Dominus Canonicus Antonius
Zazzera, quondam Joseph-65; Agnaes ejus soror-68; Anacletus de Angeli, quondam
Angeli Mariae, ejus nepos-41; huius filii, et ejus; Aloysius-9; Catharina-4;
pronepotes Dominicus-3; Magdalena Zazzera, quondam Xristophori, ejus
nepotis-21. Numerus 254. Domo Lucae Pacifici. Andreas Sacripanti de Setia,
quondam Simonis-46; Anna Maria Tasciotti de Setia, quondam Ignatii, ejus
uxor-42; eorum filii; Candida Rosa-13; Franciscus-9; Clementina-6. Numerus 255.
Domo Angeli Mariae Spagnoli. Thomas Renella de Setia, quondam Antonii-53;
Magdalena Rossi, quondam Joseph, ejus uxor-41; Maria eorum filia-10. Ibidem.
Franciscus Maria Renella, filius Thomae de Setia-24; Maria Carmina Macale de
Carpis, quondam Joannis, ejus uxor-23; Antonius eorum filius-1. Numerus 256.
propriis. Philippus Ciammarucone, filius Cosmae-30; Teresia Gonnello, filia
Joannis, ejus uxor-23; eorum filii; Anna Maria-4; Alexander-2. Numerus 257.
Dominaci Antonii Vetica. Anna camilla Luccucci de Carpis, quondam Gregorii,
vidua Joannis Macale de Carpis-52; ejus filii; Joseph-31; Franciscus-27.
Numerus 258. Animae Purgatorii. Rosaria Renella, quondam Caroli, vidua Joseph
di Norma de Setia-41; ejus filii; Franciscus-16; Maria-13; Aloysius-11;
Annuntiata-8; Jacoba-5. Ibidem. Aloysius Barzellona, filius Leontii-18; Barbara
di Norma, quondam Josephi de Setia, ejus uxor-20. Numerus 259. Rosarii. Joseph
Putrella de Sermoneta, quondam Horatii-31; Anna Magdalena della Calce, quondam
Joseph ejus uxor-31; Maria Domenica-7; Paschalis-5; Maria Vincentia-1. Numerus
260. Domo Gregorii Pizi. Alexandra Minicosse, quondam Lidani vidua Alexandri
Granati-68. Ibidem. Felix Maria Zazzinelli, quondam Antonii, vidua Aloisii
Stefanucci-38; ejus filii; Innocentii-17; Joseph-15; Michael Angelus-11.
Numerus 261. propriis. Laurentius Gagliarducci de Signiis, quondam, Cajetani-24;
Maria Manciocchi, quondam Hyacinthi, ejus uxor-23. Ibidem. Joseph Marocco,
quondam Angeli-40; Maria Antonia Santilli de Signis, quondam Bruni, ejus
uxor-42; Angelus eorum filius-13. Numerus 262. propriis. Maria Stella de
Marchis, Honorati, vidua Fabritii Andreoli-79; Salvator ejus filius-34. Numerus
263. Domo Jacobi Razza. Aurora de Angelis, quondam Petri de Bassiano, vidua
Francisci Andreoli-34; ejus filii; Diomedes-13; Dominicus-11; Maria-9;
Matildes-7; Hermenegilda-5. Numerus 264. propriis. Illustrissimus Dominus
Flaminius Americi, quondam Alexandri-45; Theodora Talone de Velitris, filia
Caroli, ejus uxor-39; eorum filii; Catharina-13; Clementina-11; Alexander-6;
Palmisena Attili de Setia, quondam…, ejus mater-69; Reverendus Canonicus
Joseph, ejus frater-44; Reverendus Dominus Joannes Baptista de Velitris, ejus
uxoris frater-46; Maria, vidua Blasii Bruni de Anagniis, ejus soror-41; huius
Mariae filii; Reverendus Dominus Franciscus-24; Felicitas; ejus nepotes-21.
Numerus 265. propriis. Philippus Dilani de… quondam Gabrielis-40; Rosa Perna,
quondam Joannis, ejus uxor-39; eorum filii; Rosa Maria-9; Antonia-3; Magdalena
Boccaiozzo, quondam Lucae, ejus socerus-73. Numerus 266. propriis. Carolus
Granati, quondam Alexandri-44; Luerta Ricci, quondam Salvatoris, ejus uxor-45;
eorum filii; Vincentia-19; Maria Angela-17; Aloysius-14. Numerus 267. Domo
Flaminii Americi. Franciscus Mareani, filius Antonii-22; Anna Domenica Rossi,
filius Alexandri, ejus uxor-23; eorum filii; Jacob-2; Joannes Baptista-1.
Numerus 268. Annae Pacifici. Annibal Baccari, quondam Antonii-31; Crucifixa
Sacripante, filia Andrete de Setia, ejus uxor-29; Antonius eorum filius-2.
Numerus 269. propriis. Joseph Ferrari, quondam Antonii-37; Anna Camilla
Scandriglia, filia Antonii, ejus uxor-28; Vincentius eorum filius-3. Numerus
270. propriis. Aloysius Taddei, filius Cajetani-24; Martha Maria Corso, quondam Francisci, ejus
uxor-35. Numerus 271. Domo Gregorii Pizi. Joannes Baptista Rossigni, quondam
Joannis-42; Teresia Taddei. filia Cajetani, ejus uxor-27; ejus filii;
Joseph-19; Paschalis-11; eorum filii; Anna-6 Maria Clementina-3. Numerus 272.
Domo Innocentii Galli. Joannes Manauzzo, quondam Alexandri-37; Virginia
Angelilli, quondam Joannis Baptista de Signis, ejus uxor-56; eorum filii; Maria
Clementina-13; Joseph Maria-7; Maria Anna-1. Numerus 273. Domo Gregorii. Joseph
Andreoli, quondam Fabritii-43; Victoria Nardone, quondam Angeli Antonii, ejus
uxor-39; eorum filii; Joannes Antonia-14; Tullia-8; Maria Jacoba-2. Numerus
274. Domo Angelo Mariae Spagnoli. Antonius Calatelli de Pratica, quondam …-60;
Laurentia Babbi de Magenta, quondam Crescentii, ejus uxor-46; Lucia eorum
filia-18. Numerus 275. Haeredum Piovezzica. Augustinus Zampucci, quondam
Joannis-34; Rosa di Mosto, quondam Francisci Antonii de…ejus uxor-31; Maria
Teresia eorum filia-8. Numerus 276. Marini Spaziani. Joseph Stefanucci, quondam
Angeli-49; Elisabeth Manciocchi, quondam Philippi, ejus uxor-38; Angelus eorum
filius-18. Numerus 277. propriis. Alexander Laurenti, quondam Honuphri-4. Numerus
278. propriis. Cosma Corso, quondam Cajetani-24; Anna Granelli, filia Caroli,
ejus uxor-23; Nicolina Cuponi, quondam Joannis Baptista, ejus mater-51. Numerus
279. propriis. Franciscus Francescani, quondam Sebastiani-44. Numerus 280.
Sancta Mariae. Joseph Stefanucci, filius Rochi-37; Elisabeth Villanova, quondam
Joannis Baptista de Gallia, ejus uxor-37; eorum filii; Jacobus-7; Vincentius-5;
JoanneBaptista-3; Seraphina ejus uxoris soror-39. Numerus 281. Nicolaus Contili
de Arcegurga, quondam…-50; Angela Romaccia, quondam Silvestri, ejus uxor-27;
eorum filii; Catharina-7; Vincentius-2; Lucia Mancini, quondam Joseph, ejus
socerus-51. Numerus 282. Sanctae Mariae,
et Sancti Joannis. Salvator Marsella di casale in Regno Neapolitano, quondam
Victorii-51; Maria Teresia Talone, quondam Antonii, ejus uxor-22; Aloysius
eorum filius-2; Rosa Carestia, quondam Cajetani, ejus socerus-62; Antonia
Francese, quondam…vidua Francisci la valle-71. Numerus 283. eorum. Paschalis
Polidoro, quondam Thomae-46; ejus filii; Angela 15; Alexandra-8; Clemens-5.
Numerus 284. Domo Angeli Mariae Impaccianti. Maria Olivella, quondam Benigni,
vidua Horatii Putrella-51; ejus filii; Angelus-36; Francisca-22; Anna
Camilla-20; Antonia Putrella, ejus glos-46. Ibidem. Joseph Francese, quondam Antonii-33;
Antonia Catharina Putrella, quondam Horatii, ejus uxor-34; Franciscus Maria
eorum filius-2; concessit ad habitandum ubi nurus-66. Numerus 285. propriis.
Antonius di Litta, quondam Joannis Andrete-40; Catharina Talone, quondam
Antonii, ejus uxor-42; eorum filii; Joseph-21; Dominicus-18; Maria Angela-16;
Maria Domenica-13; Andreas-10; Antonia-6; Maria Francisca-3. Numerus 286.
Joseph Carestia. Antonius Papale de Bassiano, quondam Francisci-27; Anna
Carestia, filia Joseph, ejus uxor-22; obit retro Parochiam, et huc venit ad abitandum supra Sacristiam.
Numerus 287. propriis. Antonius Cicerchia de Setia, quondam Lidani-51; Teresia
Rosa, quondam Cosmae, ejus uxor-49;
eorum filii; Maria Magdalena-18; Joseph-15; Anna Camilla-12; Angela
Stella-9; Alexander-7; Franciscus Maria-3. Numerus 288. Francisci Zazzinelli.
Innocentius Manni, quondam Honorati-27; Maria Nympha Stefanucci, filiia Joseph,
ejus uxor-23. Numerus 289. Domo Gregorii Pizi. Cassandra Antoniacci, quondam
Cosmae-53; Petrus Sanctus Monaco, quondam fortunati, ejus nepos-17. Numerus
290. Franciscae Tomarosi. Margarita Zampucci, quondam Augustini, vidua Cosmae
Rosa-61. Numerus 291. ejusdem. Franciscus Stellae de Carpis, quondam…-43;
Constantia Darizi, quondam Persii, ejus uxor-35; eorum filii; Antonius-9;
Maria-3 habiit extra parochia. Numerus 292. Domo Gregorii Pizi. Paschalis
Campagna, quondam Joannis-32; Maria Rosa, quondam Cosmae, ejus uxor-32; Joseph
Antonius-9; Joannes-3; Candida Rosa-1. Numerus 293. Philippus Polidoro, quondam
Thomae-6; Martha Casini de Velitris, quondam Nicolai, ejus nepos-27. Numerus
294. Marte Mariae Carestia. Joannes Antonius Tracci de Magentia, quondam
Thomae-43; Victoria Babbi de Magentia, quondam Crescentii, ejus uxor-31; eorum
filii; Maria Gratia-17; Joseph-14; Simon-9; Pascahlis-6; Philippus-3. Numerus
295. propriis. Sabina Conti, quondam Andrete-71.
Confini della Parrocchia a Tramontana, e a Ponente
Numerus 296.
propriis. Isidorus Papi, quondam Thomae-44; Delphisa la Valle, quondam Josephi,
ejus uxor-35; eorum filii; Rosa Maria-20; Magdalena-18; Carolus-12; Clara-10;
Angelus-17; Innocentius-2. Anna Morcani, quondam Honuphrii, ejus socerus-80;
Numerus 297. Alexandra Ricci, quondam Salvatoris, vidua Laureti Cascone de…-50;
Petrus Antonius Jannotta de Maranula, quondam ejus gener-33; Maria Catharina
huius uxor, et ejus filia-24. Numerus 298. Domo Deodati Spagnoli. Dominicus
Antonius Giorni de…, quondam Francisci-23; Maria Victoria Cascone, quondam
Laureti, ejus uxor-22; Franciscus eorum filius-3. Numerus 299. ejusdem. Ventura
Fazione de Babuco, quondam Marci Antonii-46; Constantia Seppero de Babuco,
quondam Michaelis Angeli, ejus uxor-44; eorum filii; Clara-16; Aloysius-13;
Thomas-6; Jacob-2. Numerus 300. ejusdem. Joseph Casconi de Sermoneta, quondam
Laureti-28; Elisabeth Manni, quondam Honorati, ejus uxor-30; Maria Domenica
eorum filia-4. Numerus 301. Felix Antonius Zaccheo, quondam Philippi de
Setia-23; Maria Teresia Francescani, filia Aloysi, ejus uxor-23. Numerus 302.
Mariae la Leta. Maria Antonia Pompei de Setia, quondam Nicolai, vidua Antonii
Didino de Fabriteria-41; eius filii; Vincentius-7; Nicolaus-4; Anna Maria-1.
Numerus 303. ejusdem. Benedictus Frattini de quondam Joseph-36; Parasceves
Pompei de Setia, quondam Nicolai, ejus uxor-37; eorum filiae; Rosolia-9; Maria-4.
Numerus 304. propriis. Joseph Monti, quondam Salvatoris-42; Beatrix Brigate,
quondam Hyacinti, ejus uxor-27; eorum filii; Anna-19; Maria-18; Salvator-8;
Franciscus Xaverius-5; Dominicus-3; ejus uxors frater; Vincentius-18; Antonius
Maria-13. Numerus 305. Domo Deodati Spagnoli. Angela Antonia Cappelletti
Borzo-41; ejus filii; Margarita-21; Joseph-19; Andreas-17; Lucia Borzo, quondam
Joseph, ejus glos-57. Numerus 307. prorpiis. Jacobus Trazza, quondam Angeli-44;
Anna Constantia Stephanucci, quondam Angeli, ejus uxor-48; Angelus eorum
filius-12. Numerus 306. ejusdem. Paschalis Stephanucci, quondam Cosmae-51;
Maria Borzo, quondam Philippi, ejus uxor-47; eorum filii; Felix Maria-18;
Philippus-15; Lucia-11. Numerus 308. propriis. Dominicus Scarpelli, flius Angeli
della Rocca di Arce-24; Hyeronima Colini, filia Petri Caroli, ejus uxor-25.
Numerus 309. propriis. Aloysius Francescani, quondam Dominici Antonii-46;
Magdalena Ferrari, quondam Dominici, ejus uxor-41; eorum filii; Elisabeth-20;
Dominicus Antonius-17; Paschalis-7. Numerus 310. Michaelis Ricci; Bartholomeus
Calvani de Carpis, quondam Joseph-43; Regina Ermo de Carpis, quondam Angeli,
ejus uxor-42; eorum filii; Angelus Maria-24; Joseph-15; Rosa Maria-14;
Silvestre-10. Numerus 311. Aloysii Borzo. Camilla Vetica, quondam Joseph, vidua
Francisci Stefanucci-43; ejus filii; Dominicus Antonius-24; Magdalena-21;
Petrus Paulus-19; Vincentius-10; huc veniit Constantia Rasi. Numerus 312. Domo
Angeli Mariae Spagnoli. Cosma Stefanucci, filius Paschalis-20; Maria Clementina
la Valle, quondam Josephi-19. Numerus 313. propris. Joannes Belardi, quondam
Francisci-77; Anna felix Biancone, quondam Laureti, ejus uxor-52; eorum filii;
Joseph-19; Vincentius-14; Angela Antonia-10. Numerus 314. Domo Angeli Mariae
Spagnoli. Franciscus d’Ascoli, quondam Angeli Mariae-50; Gertrudes la Valle,
quondam Antonii, ejus uxor-40; Angelus Maria eorum filius-18.
Scesa di Angelica
Numerus 315.
Sancti Antonii Abbatis. Salvator Poretta, quondam Caroli-36; Rosaria Vitelli,
quondam Francisci, ejus uxor-35; eorum filii; Francisca-10; Rosa Maria-9;
Matildes-6; Maria Teresia-4; Quintilia-2; Gratia Rusticcia, quondam Francisci,
ejus socerus-56. Numerus 316. Domo Angeli Maria Spagnoli. Paschalis di Giulio
de Fellettino, quondam Alexandri-37; Anna Maria di Norma de Setia; quondam
Lidani, ejus uxor-31; eorum filii; Maria Aloysia-9; Maria Elisabeth-7;
Alexander-2. Numerus 317. propriis. Petrus Carolus Colini, quondam Dominaci-51;
Maria Rosaria Greco, quondam Arcangeli, ejus uxor-50; eorum filii; Teresia-23; Camilla-21;
Dominicus-19; Reverendus Dominus ejus frater-59. Numerus 318. Sancti Joannis.
Angela Coreani, quondam Joseph, vidua Joseph Francischetto-52; Franciscus
Francischetto, ejus filius-18. Numerus 319. Setini. Franciscus Carpini, quondam
Nicolai-54; Angela Pei de Balzarano, quondam Dominici, ejus uxor-53; Antonius
ejus filius-18. Numerus 320. Domo Matthei. Riccelli. Andreas Manauzzo, quondam
Alexandri-31; Maria Francisca Tedesco, quondam Joachim, ejus uxor-26; Angela
Capo di Ferro, quondam Paschalis, ejus prevignus. Numerus 321. ejusdem. Maria
Angela Tardone, quondam Angeli Antonii, vidua Gratigliani Porcari de…-33; ejus
filiae; Maria Domenica-14; Rosa Maria-11; Paula Corso, quondam, ejus mater-6.
Rompicollo di Pizi
Numerus 322.
Dominicus Captano-31; Rosaria Stefanucci, quondam Francisci, ejus uxor-26;
Franciscus eorum filius-4; Numerus 323. propriis. Arduinus Falcone de
Fabriteria, quondam Joseph-38; Rosa Micarelli, quondam Francisci, ejus uxor-31.
Numerus 324. Domo Angeli Mariae Spagnoli. Antonius Corso, quondam Gerardi-41;
Angelus-13; Maria-11; Franciscus-6. Numerus 325. ejusdem. Jacob Antonius
Ceccano de Setia, quondam Joannis-42; Laurentia Tosto de Setia, quondam
Antonii, ejus uxor-44; Joannes filius-18. Numerus 326. ejusdem. Cajetanus Ferri
de Broco Sorae, quondam Dominici-48; Domenica Marchetti de Sgurgola, quondam
Joseph, ejus uxor-34; eorum filii; Maria Magdalena-7; Franciscus Antonius-1;
Anna Teresia-1; Catharina Capirasi de Sgurgola, quondam Viti, ejus socerus-57.
Numerus 327. Domo Joannis Fioretti. Lucia Battisti, quondam Antonii, vidua
Marci Liseo-72. Numerus 328. propriis. Salvator Mazza, quondam Joseph-47; Felix
Stefanacci, quondam Jacob, ejus uxor-38.
Strada del Portico della Portella
Numerus 329. Domo Aloysii Pizi. Aloysius di Rocco de
Sancto Vincentio, quondam Dominaci-42; Domenica Sordi de Frusinone, quondam
Xisti, ejus uxor-36; eorum filii; Victoria-12; Franciscus Xaverius-6. Ibidem.
Dominicus Jacobelli de; Rosa. Ibidem. Paschalis d’Amico de Verulis, quondam
Francisci-26; Joanna Francisca di Rocco, filia Aloysi de Sancto Vincentio, ejus
uxor-18. Ibidem. Archangelus Fontana de Frusinone, filius Philippi-37;
Catharina Sordi de Frusinone, quondam Xisti, ejus uxor-38; eorum filii;
Vincentius-18; Davius-15; Joseph Antonius-9; Sebastianus-5. Ibidem. Joseph
Crocca de Ferentino, quondam Antonii-21; Barnardina Fontana de Frusionone,
filia Archangeli, ejus uxor-22. Numerus 330. ejusdem. Maria Antonia d’Alonzo de
Setia, vidua Lidani Pasquali-58; Salvator ejus filius-27. Numerus 331. Domo
Julii Impaccianti. Jacob Filauro, quondam Nicolai-37; Stella Monni, quondam
Crescentii, ejus uxor-32; eorum filii; Teresia-20; Nicolaus-14; Maria
Angela-13; Franciscus-7; Anna Maria-1. Numerus 332. ejusdem. Maria la Bocconica
de Setia, quondam Lucae, vidua Aloysii Ciarla de…-31; ejus filii; Francisca-18;
Hyacintha-12; Paschalis-9. Numerus 333. Domo Innocentii Galli. Jacob Antonius
Mollica de…-52; ejus filii; Eleutherius-21; Anna Antonia-13. Numerus 334. Domo
Angeli Mariae Spagnoli. Lucida Caranfa, quondam, vidua Angeli Mariae
d’Ascoli-68; Felix ejus filis-41; Alexander la Valle, quondam Joseph, ejus
nepos-12. Numerus 335. Sancti Joannis in Sancto Nicolao. Cynthia Borzo, quondam
Antonii, vidua Salvatori Manauzzo-48; Annuntiata ejus filia-17. Numerus 336.
Santissimi Sacramenti. Petrus de Mario de Ceccano, quondam Angeli-28; Maria
Rosa Ceccano, filia Jacob Antonii de Setia, ejus uxor-21; Angelus eorum
filius-3. Numerus 337. Sancti Nicolai. Rosa Giordani, quondam Francisci38;
Maria d’Addamonio, quondam Francisci-35; Joannes d’Addamonio, quondam
Francisci, ejus filius-2. Numerus 338. Sanctae Mariae. Franciscus Caciotti de
Carpis, quondam Antonii-33; Flaminia Rossi, quondam Antonii, ejus uxor-34;
Catharina di Rollo de Arcesicca in Regno Neapolitano, quondam Francisci, vidua
Josephi Catalana, ejus socerus-50. Numerus 339. Santissimi Sacramenti.
Archaneglus Biancone de Norbis, quondam Petri-33; Maria Angela di Menica de
Setia, quondam Cajetanus, ejus uxor-26; Maria Clementina eorum filia-4. Numerus
340. Domo Julii Impaccianti. Antonius Maria Galante, quondam Alexandri-49;
Magdalena Polidoro, quondam Thoame, ejus uxor-43; eorum filii; Maria-18;
Aloysius-12. Numerus 341. ejusdem. Rosaria Poretta, quondamFelicis-60.
Via della Portella
Numerus 342. Preterimer, et alios. Lucas Coppi di
Palazzuolo, quondam Francisci-41; Jacobi Cerilli de Supino, quondam Antonii,
ejus uxor-43; Antonia Cangi de…, quondam Philippus, ejus privigna-15. Numerus
343. Domo Julii Impaccianti. Aloysius Borzo, quondam Antonii-43; Antonia
Stefanucci, quondam Cosmae, ejus uxor-40; Joseph Antonius eorum filius-4;
Numerus 344. Sanctae Mariae. Joseph Sturco de Arcesicca in Regno Neapolitano,
quondam Thomae-36; Aurora Castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-30. eorum
filii; Maria-8; Cosma; Cosma-4; Vincentius-2. Numerus 345. Santissimi
Sacramenti. Joseph Ghionni, quondam Francisci de…-35; Maria Catharina
Castellucci, quondam Joseph, ejus uxor-25; Maria Domenica eorum filia-2.
Numerus 346. Domo Matthei Riccelli. Nicolaus Trazza, quondam Angeli-38; Teresia
Corsi, quondam Francisci, ejus uxor-39; eorum filiae; Magdalena-18; Antonia-11;
Lucia-9; Aurora-5. Numerus 347. Sancti Joannis in Sancto Nicolao. Franciscus
Rossi, quondam Angeli-35; Annuntiata de Angelis, quondam Nicolai de ejus
uxor-22. Numerus 348. propriis. Rosaria Boccasozzo, quondam Laureti, vidua
Josephi Castellucci-49; ejus filii; Salvator-19; Aloysius-17. Numerus 349.
Teresiae Francisconi. Quintia di Giorni, quondam Antonii, vidua Salvatori de
Priverno-56; ejus filii; Palmerinus-23; Rosa-21. Numerus 350. Sanctissimi
Sacramenti. Carolus Monaco de Setia, quondam Lidani-41; Rosolia Casco de Setia,
quondam Lidani, ejus uxor-45; eorum filii; Maria Coelestis-21; Joannes
Baptista-16; Thomas-13; Maria Domenica-6. Numerus 351. Sanctae Mariae. Joannes
Coltella de Arcesicca in Regno Neapolitano, quondam Matthiae-25; Maria Rosa
Rosa(sic), filia Antonii, ejus uxor; eorum filii; Matthias-2; Maria Josepha-1.
Numerus 352. Rosae Mariae Mosaico. Joachim Quatrino de Carpis, quondam Francisci-22;
Maria Francisca Caciotti de Carpis, quondam Antonii, ejus uxor-24; Franciscus
Antonius eorum filius-3; Anselmus ejus uxoris frater-26. Numerus 353. propriis.
Marcus Stefanacci, quondam Jacob-38; Martha Maria Polani, quondam Francisci,
ejus uxor-38; Maria Magdalena eorum filia-2; Rosalda Francisconi, quondam
Philippi, ejus socerus-64. Numerus 354. Santissimi Sacramenti. Joseph di Folco
di Palazzuolo, quondam…-51; Clara Scandriglia, quondam Joseph, ejus uxor-41;
Michael Angelus ejus filius-13. Numerus 355. Rosae Mariae Mosaico. Filii
Antonii Mariae Galante; Joseph-24; Franciscus-22; Thomas-20. Numerus 356.
propriis. Rosa Maria Mosaico, quondam Silvestri, et uxor Josephi Longo de
Setia-23; Maria Angela Ciollo, quondam Antonii, ejus filia-11; Elisabeth ejus
privigna-1. Numerus 357. propriis. Angelus Caldarone, filius Salvatoris-28;
Maria Rosaria Ciollo, quondam Antonii, ejus uxor-19; eorum Antonia filia-1.
Numerus 358. Domo Innocentii Galli; Salvator Caldarone, quondam Antonii-51;
Stella Scandriglia, quondam Josaphat, ejus uxor-53; Aloysius eorum filius-11.
Numerus 359. Domo Equitis Tuzi. Paschalis Francese, quondam Antonii-30;
Magdalena Cimino, quondam Bonifacii, ejus uxor-21; Anna Maria eorum filia-3;
Apollonia Maranola, quondam…ejus socerus-60.
Ghetto antico di Ebrei
Numerus 360. propriis. Aloysius de Angelis, quondam
Antonii-36; Stella Tomarosi, quondam Horatii, ejus uxor-31; eorum filii; Maria
Teresia-10; Andreas-7; Bernardus-5; Magdalena-4; Joseph Antonius-1. Numerus
361. propriis. Rosa Greco, quondam Arcangeli, vidua Angeli Filippucci de
Auximo-74; ejus filii ego Archipresbitero Felix-38, 19 Maij 1743; Fidelis-35.
Numerus 362. Beatae Virginia de Torrente. Attilia Greco, quondam Arcangeli,
vidua Horatii Tomarosi-69; Franciscus ejus filius-26. Ibidem. Francisca
Tomarosi, quondam Horatii, vidua Crescentii Zazzinelli-38; Franciscus ejus
filius-15. Numerus 363. Domo Equitis Tuzi. Antonius Rosa, quondam
Joseph-47; Felix Mariae Poretta, quondam Caroli, ejus uxor-49; eorum filii;
Lucia-23; Carolus-20; Philipus-11; Maria Angela-6. Numerus 364. ejusdem.
Antonii Morcani, quondam Petri-50; Victoria Corso, quondam Gerardi, ejus
uxor-43; eorum filii; Joseph -19; Angelus Maria-14. Numerus 365. propriis.
Reverendus Dominus Franciscus Stefanacci, quondam Jacob-31. Numerus 366. Joseph
Rifonetti. Luca del Monte, quondam Antoni de Setia-22; Antonia Catharina
Feluca, quondam Cosmae, ejus uxor-26; Franciscus ejus uxoris frater-31. Numerus
367. Domo Innocentii Galli. Horatius Morica, quondam Joannis de Priverno-37;
Beatrix Laino, quondam Francisci de Calabria, ejus uxor-31; eorum filii;
Antonius Maria-5; Joannes-1. Numerus 368. propriis. Petrus Antonius Bracco,
filius Joseph-28; Clara Coletta, filia Francisci, ejus uxor-22. Numerus 369.
ejusdem. Nicolaus Chiappino de Frusinone, quondam Eugenii-37; Maria Mancini de
Supino, quondam Francisci-35; eorum filii; Francisca-5; Maria Angela-3;
Philippus Antonius-1. Numerus 370. Sanctae Mariae. Antonius Manauzzo, quondam
Salvatoris-28; Teresia Rosa, filia Antonii, ejus uxor-25; eorum filii;
Alexander-5; Maria Domenica-3. Numerus 371. Sanctae Mariae. Rosalia Taddei,
quondam Felicis, vidua Antonii Ciceromella-51; Benedictus ejus filius-19;
Joseph Galante, quondam Joanni Baptistae, ejus gener-23; Camilla huius uxor, et
ejus filia-21. Ibidem. Joseph Monelli de Sancto Laurenzio, quondam Blasii-56;
Catharina Pretebono, quondam Xisti, ejus uxor-41; eorum filii; Thomas-18;
Maria-11; Matthias-6. Numerus 372. Domo Equitis Tuzi. Angela Maria Poretta,
quondam Salvatoris, vidua Caroli Poretta-6; Joannes ejus filius-2. Ibidem.
Joseph Cimmarucone, quondam Caroli-31; Maria Poretta, quondam Caroli, ejus
uxor-27. Numerus 373. propriis. Hyeronimus Manciocchi, quondam Hyacinthi-29;
Gertrudes Irazza, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-31; eorum filii; Rosa-11; Maria
Catharina-8; Clementina-4; Hyacinthus-1; Cosmae ejus uxoris frater-20. Numerus
374. Domo Flamini Americi. Ferdinandus Antoniacci, quondam Francisci-37; Angela
Irazza, quondam Angeli Mariae, ejus uxor-35; eorum filii; Franciscus-10;
Elisabeth-2. Numerus 375. ejusdem. Salvator Tuccinelli, quondam Alexandri-48;
Constantia Maccarelli, quondam Salvatoris, ejus uxor-35; eorum filii; Maria
Magdalena-6; Maria Stella-3. Numerus 376. propriis. Hyacintha Greco. Quondam
Joannis, vidua Hieronymi Boccardi de Genua-59; ejus filiae; Teresia-31;
Matildes-34; Petrus Cappone, filius Leontii, ejus nepos-20. Ibidem. Joannes Baptista Boccardi, quondam
Hieronymi-26; Rosa Cassoni de Norbis, quondam Angeli, ejus uxor-26. Numerus
377. Lucia Sartori. Joseph Carpini, filius Francisci-23; Maria Ciantarano,
quondam Francisci de Balzarano, ejus uxor-23. Numerus 378. propriis. Mattehus Riccelli, quondam
Joannis-64; filii quondam Rochi
Riccelli, ejus nepotesFelicitas-24; Canonicus Paschalis-22; Philippus-20;
Michael Angelus-16; Clara-13; Catharina Laino, ejus famula-26. Numerus 380.
propriis. Anna Boccasozzo, quondam Laureti. Numerus 380. Antonii Nalli.
Franciscus Infacellli de Setia, quondam Antonii-47; Carmina Ceritelli de Setia,
quondam Antonii, ejus uxor-44; Antonius eorum filius absens-12. Numerus 381.
Domo Angeli Mariae Spagnoli. Joseph Forcinella, quondam Crescentii-37;
Laurentia Campagna, quondam Joannis, ejus uxor-37; eorum filii; Franciscus
Xaverius-12; Maria Catharina-5; Lucida-3. Numerus 382. Sancti Joannis. Antonius
Barzellona, quondam Salvatoris-42; Angela Scandriglia, quondam Josafat, ejus
uxor-48; eorum filii; Maria Hyacintha-19; Vincentius-10; Lucia Francese,
quondam Francisci, ejus socerus-79. Numerus 383. Reverendus Dominus Crescentii
Manciocchi. Andreas Poretta, quondam Caroli-33; Anna Teresia la Valle, quondam
Antonii, ejus uxor-25; eorum filii; Carolus-4; Joseph Antonius-2. Numerus 384.
propriis. Illustrissimus Dominus Angelus Maria Spagnoli, quondam Joannis
Baptista-50; ejus sorores; Rosalba-59; Rosa Maria-51; filiae Agapiti de
Proxeudo, ejus nepotes; Elisabeth-22; Clementina-19; ejus famulae; Felix
d’Ascoli, quondam Angeli Mariae-43; Maria Barzellona, filia Antonii-15. Numerus
385. propriis. Petrus Monni, quondam Crescentii-34; Angela Rusticcia, quondam
Silvestri, ejus uxor-35; eorum filii; Crescentius-13; Joseph-11; Anna-9;
Antonius-6; Joannes Baptista-4; Vincentius-2; Alexandra Manciocchi, quondam
Joseph, ejus mater-65. Numerus 386. Domo Andreae Pizi. Ignatius Ceritelli de
Setina, quondam Antonii-48; Felix Seraphica, quondam Dominaci, ejus uxor-43;
Maria Francisca eorum filia-18; Dominicus ejus filius-22; Rosa Vetica, filia
Dominaci Antonii huius uxor, et ejus nurus-20; Joseph Antonius horum filii, et
ejus nepos-1. Numerus 387. propriis.
Illustrissimus Dominus Andreas Pizi, quondam Xaverii-37; Cassandra Pizi,
quondam Francisci, vidua Francisci Maria Pizi, ejus glos-39; huius filiae, et
ejus nepotes-11; Maria-10; Francisca-7; Reverendus Dominus Joseph ejus
frater-4; Rosalba Cudibardo de Priverno, quondam Aloysii-40. Numerus 388.
ejusdem. Ignatius Bellocci de Urbe, quondam…-37; Camilla de Urbe ejus uxor-35;
Maria Domenica eorum filia-3. Numerus 389. ejusdem. Joseph Antoniacci, quondam
Marci-52; Angela Maria Ciollo, quondam Matterei, ejus uxor-49. Numerus 390.
propriis. Michaelis Caleri de Villafranca in Piedimonte, quondam Sebastiani-49;
Francisca Caranfa, quondam Dominaci, olim vidua Caroli Lattazzi de San Vita,
ejus uxor-45; ejus privigni; Margarita-25; Jacobus-29; Cecilia-22
Laurentius-15; eorum filii; Vincentius-11; Maria Teresia-9; Athanasius-6.
Numerus 391. Domo Philippi Razza. Joannes Antonius Gondoli de Ascea, quondam
Marci-48; Teresia Paris, quondam Gregorii, ejus uxor-35; Marcus ejus filius-27;
eorum filii; Franciscus-12; Joseph-7; Vincentius-4.
Strada di Brancacci. Anno Domini 1781 die 5 mensis
Aprilis habitant in aedibus
Numerus 392. Rosarii. Joseph Vetica, quondam Petri-47;
Laura Brancacci, quondam Gerardi, ejus uxor-41; Maria Teresia-19; Maria
Angela-16; Maria Catharina-3. Numerus 393. ejusdem. Nonnosius Ciammarucone,
quondam Antonii-17; Reonilda Colini, quondam Maximi, olim vidua Lucae
Franceschetto, nec ejus uxor-47; Joseph-14; Angelus ejus privigni-12; Maria
Teresia eorum filia-9. Numerus 394. Domo Pantanelli. Petrus Sballa, quondam
Joseph-42; Livia Lino, olim vidua Antonii Vetica, nunc ejus uxor-42; ejus
privigni; Maria Agnes-17; Bartholomeus-14; Maria Francisca-10; Joseph eorum
filius-3. Numerus 395. propris. Joannes Galeazzi, filia Crescentii-47; Beatrix
Mosaico, quondam Silvestri, ejus uxor-40; Margarita-20; Joseph-17; Magdalena-9;
Salvator-6; Anna Maria-3 Marianus-1. Numerus 395(sic)Vincentius Carfagna de
Priverno, quondam Francisci-29; Antonia Mellozzi de Priverno, quondam Angeli,
ejus uxor-28; eorum filii; Thomas-6; Aloysius-2. Numerus 396. propriis.
Crescentius Scandriglia, quondam Xaverii-51; Gertrudes Nardi, quondam Joseph,
ejus uxor-50. Numerus 397. Domo Andreas Pizi. Joseph Santoro de Priverno,
quondam Joannis Baptista-43; Carlotta Rinaldi de Priverno, quondam Jacob, ejus
uxor-41; Alexander ejus filius-16; Aloysius eorum filius-8. Numerus 398.
Sanctae Mariae Blasius Galli de Ceccano, quondam Joseph-40; Gertudes
Martignone, quondam de Mediolano, ejus uxor-23; Joseph Antonius eorum filius-2.
Numerus 399. Domo Innocentii Galli. Rosa
Pariis quondam Gregorii-58; Maria ejus soror-52. Numerus 400. ejusdem. Salvator
Berti de Setia, quondam Silvestri-30; Virgilia Zaccheo de Setia, filia
Francisci, ejus uxor-29; ejus filli; Rosa Maria-4; Franciscus Xaverius-2.
Numerus 401. propriis. Franciscus Manciocchi, quondam Joannis-45; Hyacintha
Bajola Angeli, ejus uxor-41; Clementia Mastranni, quondam Dionysii, ejus
socerus-69. Numerus 402. propriis. Alexander Spositi, quondam Januarii de
Sorrento-29; Maria Colini, quondam Philippi, ejus uxor-30; eorum filii; Petrus-5;
Franciscus Maria-1. Numerus 403. Franciscae Tomarosi. Marcellus Giusti, quondam
Joannis Pauli-58; Rosa Tardone, quondam Francisci, ejus uxor-54; Franciscus
Antonius eorum filius absens-33. Numerus 404. Domo Equitis Tuzi. Philippus
Nalli, filius Antonii-38; Magdalena Sancta Maria, filius Antonii, ejus filii-1;
Antonius Nalli, quondam Joannis Baptistae, ejus pater-62. Numerus 405. Antonii
Talocco. Joannes Baptista Colajachi de Signis, quondam Dominaci Antonii-34;
Anna Camilla di Dammio, quondam Francisci, ejus uxor-29; eorum filii; Maria
Teresia-8; Anna-5; Dominicus Antonius-1. Numerus 406. Magdalena vide numerum
248, unde discessit. Numerus 407. Domo Innocentii Galli. Anna Camardo, quondam
Joannis-67. Numerus 408. Domo Michael Angelus Rossi. Anna Maria Ceci, quondam
Antonii, vidua Angeli; Giampaolo de…-47; Angela Maria ejus filia-17. Numerus
409. Domo Equitis Tuzi. Caesar Simeoni de Maranula, quondam Crespini-38; Anna
Maria Talone, quondam Antonii, ejus uxor-37; eorum filii; Dominicus-9; Joseph
Antonius-7; Aloysius-3; Angela Rosa-2. Numerus 420(sic) Sancti Joannis. Joseph
Putrella de Bassiano, quondam Francisci-42; Teresia Ricci, quondam Dominaci de
Cori, ejus uxor-25; Franciscus eorum filius-1. Numerus 421. Sancti Joseph.
Joseph Scandriglia, filia Antonii-32; Candida Rosa Ciammarucone, filia Nonnosi,
ejus uxor-28; eorum filii; Dominicus Antonius-6; Thomas-1; Xaverius ejus
frater-22. Numerus 422. Domo Matthaei Riccelli. Franciscus Transeunti, quondam
Paschalis-33; Teresia Ciammarucone, filia Nonnosii, ejus uxor-29; eorum filii;
Paschalis-11; Clara-9; Magdalena-4. Numerus 423. ejusdem. Joseph Oliviero de
Setia, quondam Dominaci-33; Angela la Bocconica de Setia, quondam Lucae, ejus
uxor-34; eorum filiae; Margarita-9; Catharina-7; Vincentia-5. Numerus 424. propriis.
Franciscus Rossi, quondam Joseph Antonii-29; Stella Molinari, quondam Philippi,
ejus uxor-24; Domo Angeli Maria Impaccianti. Dominicus Bianchi, quondam
Xristophori-28; Pudentiana Barzellona, filia Leonti-30; Xristophorus eorum
filius-6. Numerus 426. Dominaci Preterimer. Philippus Zaccheo de Setia, quondam
Marci-31; Teresia Manauzzo, quondam Salvatoris, olim vidua Eleutherii de
Priverno, ejus uxor-36; ejus privignae; Maria Domenica-13; Rosa-7; eorum filii;
Dominicus-4; Vincentius-1; Maria Ursula ejus soror-6. Catharina Ruticcia,
quondam Caroli, vidua Joseph Greco-61; ejus filii; Francisus(sic)-37; Maria
Rosaria-19. Numerus 428. Dominici Preterimer. Anna Rotondi de sancto Laurenzio,
quondam Honorati vidua Joseph de Grandis-42; ejus filii; Joannes-27; Dominicus-19;
Alexander-13; Aloysius-6. Numerus 429. Reverendus Dominus Francisci
Ciceromella. Matthaeus Gialfusi de…quondam…-35; Magdalena Antonicola, quondam
Antonii de Bassiano, ejus uxor-41; Angelus eorum filius-4; Franciscus ejsu
uxoris frater-30. Numerus 430. Gertrudes Nardi. Petrus rasi, quondam
Alexandri-24; Constantia Nicodemo, quondam Laurentii, ejus uxor-22. Numerus
430.(sic) Santissimi Rosarii. Franciscus Belardi, quondam Nicolai-38. Numerus
431. Dominici Preterimer. Matthias Corso, quondam Francisci-44; Elisabeth
Ciammarucone, quondam Antonii, ejus uxor-46; eorum filii; Petrus Antonius-21;
Maria Gratia-17; Carolus-12. Numerus 432. Francisca Tomarosi. Matthias Ricci,
quondam Dominaci de…-32; Maria Josepha del Giudice, quondam Petri, ejus
uxor-29; Philippus eorum filius-1. Numerus 433. ejusdem. Ignatius Ruticcia,
quondam Joseph-28; Maria Rossigni, quondam Theodori, ejus uxor-25. Numerus 434.
propriis. Crescentius Jacoetia, quondam Stephani-44; Jucunda di Litta, quondam
Joseph, olim vidua Francisci Bracco, nunc ejus uxor-41; Paulus ejus
privignus-21; eorum filii; Lucia-14; Joseph Antonius-5; Euphrasia Testa,
quondam Fabritii de Terracina, eorum nepotis-12. 6 Aprilis 1781.
Strada della Piazza
Numerus 435. Sanctissimi Rosarii. Dominicus Martelli
de Florentia, quondam Lurentii-46; Camilla Colei de Neptuno, quondam Caetani,
ejus uxor-13; eorum filii; Jacob-18; Joseph-15; Anna Teresia-11; Elisabeth ejus
soror-51; Victoria Borzo, quondam Antonii, eorum famula-43. Numerus 436. Domo
Julii Impaccianti. Sebastianus Carbone, quondam Joannis de…-34; Elisabeth Lupi,
quondam Marci, ejus uxor-35; ejus filii;
Maria Angela-12; Joannes-7; Perfecta-4; Jacob-1. Numerus 437. propriis.
Maria Mastranni, quondam Vincentii, vidua Philippi Lupi-42; ejus filiae;
Francisca -17; Lucretia-13; Joseph Perna ejus privignus-27. Numerus 438.
Haeredum Piovezzica. Honoratus Caranfa, quondam Antonii-44; Maria Catharina
Guarnaccia, quondam Alexandri, ejus uxor-37; Franciscus eorum filius-13.
Numerus 439. propriis. Franciscus Perna, quondam Philippi-33; Severina
Preterimer, quondam Diomedis, ejus uxor-28; eorum filii; Philippus-7;
Aloysius-6; Angelus-3; Maria Magdalena-1. Numerus 440. propriis. Laura
Tuccinelli, quondam Alexandri, vidua Antonii Silveri-44; Cajetanus ejus
filius-19. Numerus 441. Domo Deodati Spagnoli. Hyacintha Marcucci, filia
Ambrosi, vidua Michaelis Angeli Dilani de Bassiano-34; ejus filii; Maria
Domenica-10; Gabriel-7; Maria Josepha-3. Numerus 442. propriis. Joseph
Maranola, quondam Honorati de Itrio-28; Paula Monni, filia Gaudentii, ejus
uxor-25; Margarita eorum filia-3. Numerus 443. Crescenti de Bassiano, quondam
Francisci-58; Coelestis Antoniacci, quondam Marci, ejus uxor-44; Numerus 444.
Legati Nalli. Blasius Ferrari, quondam Antonii-33; Rosa Maria Avvisati, quondam
Antonii, ejus uxor-39; eorum filii; Gertrudes-17; Julia-13; Philippus-10; Anna
Maria-4; Antonius Ciammarucone, quondam Aloysius, eorum nepos-11. Numerus 445.
Sanctissimi Rosarii. Gaudentius Monni, quondam Francisci-41; Felix Maria
d’Annuccia de Itrio, quondam Nicolai, ejus uxor-39; Horatia Maranola ejus
privignus-9; Franciscus eorum filus-7.
Strada della Porta Sorda
Numerus 446. Sanctae Mariae. Paschalis Ruticcia,
quondam Silvestri-35; Francisca Monni, quondam Crescenti, ejus uxor-33; eorum
filii; Rosa Maria-13; Silvestre-12; Julius-10. Numerus 447. Reverednus Dominus
Crescentii Manciocchi. Rosa Pretagostini, quondam Xaverii-50; Flaminius Paris,
quondam Joseph, ejus privignus-16. Numerus 448. Domo Fidelis Perazzotti. Paulus
Spaziani, quondam Crescentii-37; Anna Vitelli, quondam Francisci, ejus uxor-36;
eorum filii; Joseph-14; Franciscus-10; Maria Victoria-4; Antonius Maria-1.
Numerus 449. propriis. Palmerini della Valle-48; Franciscus-19; ejus filii;
Maria Angela-16; Antonius-11. Numerus 450. propriis. Lucidus Maria la Valle,
quondam Nicolai-37; Clementia Monatti, quondam Clementis, ejus uxor-34; eorum
filii; Anna Maria-11; Franciscus Xaverius-9; Candida Rosa-8; Dominicus-6;
Maria-4; Antonius Maria-1. Numerus 451. Sancti Joannis. Catharina Andreoli,
quondam Marci Mariae, vidua Joseph Marcucci-51; ejus filii; Aloysius-24; Martha
Maria-22; Rosa Biancone, quondam…ejus mater-77. Numerus 452. Augustini
Pretagostini. Alexander Carenzi, quondam Joseph de Magentia-31; Apollonia
Antonicola, quondam Antoni de Bassiano olim vidua Francisci Colafranco, nec
ejus uxor-27; Maria Angela privigna-6. Numerus 453. Sanctae Mariae Caetani
Carenzi de Magentia, quondam Joseph-34; Maria Marchetti de Magentia, quondam
Francisci, ejus uxor-35; eorum filii; Maria Victoria-14; Angelus-9; Stephanus-6;
Julianus-1. Ibidem. Maria Antonia Carenzi de Magentia, quondam Joseph vidua
Francisci Corso-42; Lucia ejus filia-16. Numerus 454. propriis. Angela Maria
Caranfa, quondam Antonii, vidua Joannis Porini de…-47; Alexandra-19;
Hyacintha-17; Paula-11; Joseph-10. Numerus 455. propriis. Maria Victoria Trofi,
quondam Gasparis, vidua Marci Lupi-54; ejus filii; Angelus-30; Dominicus-15;
Septimius Romanino de Urbe, ejus famulus-16.
Strada della Piazza Santa
Numerus 456.
Sanctae Mariae. Palma Franchi, quondam Dominaci, vidua Joannis Philippus
Biancone-24; ejus filii; Maria Domenica-8; Augustinus-4; Dominicus Antonius-3;
Maria Perfecta-1. Numerus 457. propriis. Reverendus Dominus Salvator, quondam
-36; Camilla Galante, quondam Alessandri ejus mater-61. Numerus 458. Ligati
Stella Razza. Salvator Battisti, quondam Petri-47; Coelestis Zazzera, quondam
Francisci, ejus uxor-59; Catharina eorum filia-11. Numerus 459. propriis.
Camilla Monni, quondam Nicolai, vidua Salvatoris Trofi-47; ejus filia;
Cajetanus-24; Teresia-22; Gertrudes-18; Paschalis-15; Ludovicus-12; Anna
Maria-8; Salvator-5. Numerus 460. Domo Aloysius Pizi. Purifica Santoro de
Coris, quondam Salvatoris vidua Rochi Marcelli de…-65; Casimirus ejus
filius-20. Numerus 461. Charitatis. Vincentius Zazzera, filius Crescentii-30;
Anna Maria Carpini, filia Joseph, ejus uxor-29; eorum filiae; Maria Angela-10;
Maria Domenica-7; Concesserunt ad habitandum ubi numerus 461. Numerus 462.
Sanctae Mariae. Franciscus Marcucci, filius Ambrosii-34.; ejus filii;
Vincentius-9; Annuntiata-4; Maria Francisca-2; Ambrosius Marcucci de Bassiano,
quondam… ejus pater-68. Numerus 463. propriis. Cosma Camuso, quondam Caroli-37;
Angela Diana de Norbis, quondam Basilici, ejus uxor-31; ejus filii; Andrea-7;
Maria Victoria-3; Alexandra eorum filia-1. Numerus 464. Aurorae Nonnasanti.
Hyeronimus Mansueto de Pratica, quondam Dominici-36; Angela Antonia Stefanacci
de Pratica, filia Marci ejus uxor-25; Maria eorum filia-5. Numerus 465. propriis. Antonius Ruticcia, quondam
Joseph-36; Gratia Perna, quondam Caroli, ejus uxor-34; eorum filii; Joseph-12;
Maria Spes-10; Paschalis-6; Candida Rosa-3; Catharina Cascone, quondam Caetani,
ejus socerus-57. Numerus 466. Paschalis Camuso. Franciscus Rosa, quondam
Cosmae-21; Vincentia Francischetto, quondam Josephi, ejus uxor-22; Joseph
Antonius eorum filius-2. Numerus 467. propriis. Cajetnaus Sebastaini, quondam
Hyacinthi, de Ferentino-49; Rosa Tuccinelli, quondam Alexandri, ejus uxor-37;
Michael Angelus, quondam Hieronimi Cappone, ejus privignus-17; eorum filiae;
Mariae Hyacintha-11; Maria Rosaria-2. Numerus 468. propriis. Joseph Rosa,
quondam Cosmae-32; Maria Leviti de Norbis, quondam Honorati, ejus uxor-22; eius
filii; Philippus-14; Antonia-10; Candida Rosa-7. Numerus 469. propriis. Clara
Pretagostini, quondam Xaverii, vidua Januarii Ceccarelli de Regno
Neapolitano-57; Teresia eius filia-20. Numerus 470. Attilia Tomarosi Petrus
Collepardo de Babulo, quondam Francisci-32; Maria Zaccheo de Setia, quondam
Felicis, ejus uxor-41; ejus filii; Aloysius-19; Catharina-15. Numerus 471.
Angeli Colonna. Lauretus Stefanucci, quondam Cosmae-44; Maria Victoria Sartori,
quondam Felicis, ejus uxor-47; Lucia Sartori ejus uxoris soror-57. Numerus 472.
ejusdem. Joannes Baptista Stampiglia de Bassiano, filius Joseph-37; Martha
Talone, filia Antonii, eius uxor-27; eorum filii; Maria-4; Vincentius-1.
Extra Moenia Sermoneta, ubi solus Archipresbiter habet
Jurisditionem. Die 7 Aprilis 1782
Numerus 473. Beaetae Virginia de Gratis. Alexander
Francese, quondam Josephi-63. Numerus 474. Beatae Virginia de Monte Crescentius
Galeazzi, quondam Joannis-67. Numerus 475. Beatae Virginis de Terrente filius
Antonius Mariae Franchi, filius quondam Caroli-77.
in Publico Hospitio vulgo la Posta.
Numerus 477. Aloysius Pizi de Narniis, quondam
Joannis-41; Colomba Barba de Coris, quondam Pauli ejus uxor-36; Hyacintha eorum
filia-2; Jacob della Mastra de Ancona, quondam Ambrosii, ejus famulus-26; Franciscus Valenti de Cisterna,
quondam Erasmi, ejus falulua-28; Petrus Monaco de Sermoneta, quondam Fortunati,
ejus famulus-16.
Publici cursores
Joannes Baptista Coltella de Mareno, filius
Antonii-38; Joannes Baptista de Tusculo-30; Joseph Boni di Pofi, filius
Antonii-32; Franciscus di Nicola di Nemi, quondam Joannis-35; Vincentius di
Nicola di Nemi, quondam Joannis-32; Bartholomeus de Tusculo-22. Numerus 478. In
Caupona Domini Philippi Razza. Anna Maria Cimini de Coris, quondam
Bernardini-46; Innocentius Vizzacca de Sancto Germano, quondam Joannis, ejus
famulus-25. Numerus 479. In Molendino
Sanctae Mariae. Gregorius Palleschi de Fontani, quondam Laureti-48.
Supplementa
Absque domo Joseph Valesini de Gimonio, diocesis
Comen, quondam Stephani-35; Antonius Scincia, quondam Andrete-35; Franciscus Forcinelli, quondam Joannis-34;
Anacletus Greco, quondam Nicolai-46;
Hyeronimus Farinella de Ancona-32; Anselmus Caciotti de Carpis, quondam
Antoni-32. Numerus I. Habitant ubi numerus 189. Joseph Zuccone de Setia,
quondam…-22; Teresia di Meo, Francisci, ejus uxor-22; Maria Francisca eorum
filia-2. Numerus II. Habitant ubi numerus
449. Petrus Antonius Peruzzi, quondam Ludovici-22;
Teresia Pasquali de Setia, quondam Lidani, ejus uxor-30; Stella ejus soror-10.
Ita est Ego Felix Filippucci Archipresbietr ex Parrochiae.
Domus mea; un catasto sermonetano del 1561
Giacomo di Cola di pietro postiglione disse havere una
casa nella decarcia della portella nella girada del jdolo dove abita appresso
alla pottecha di mastro frabritio ferraro da una banna et da altra ove era la
sinagoga delli ebrei; Et più un’altra casa nella decarcia di Santo Spirito
contigua alla casa di pietro di cardone; Et più otto tinelli di Terre alle Cese
di Nimpha appresso alle terre di Federico di matto; Et più cinque tumuli di
Terre alla Via di Roma appresso alle Terre di Antonio di faccenna; Et più 2
tumuli di Terre alla Pera appresso alle Terre di Giovanni battista di pasquale;
Et più un tumulo di Terra et alcuni piedi di oliva alli quatri appresso le cose
di Cola di stephano; Et più uno Oliveto alla colomba del puzzo profondo partito
et Cola Jardinello appresso alle cose di Giovanni giordano pitio; Et più sei
pezze di vigna alle salci appresso alle Terre di Santa Maria; Et più pezze 2 et
mezzo di Terre all’irto sordino appresso alle Terre di Giovanni Giordano pitio;
Et più un oliveto alla strada delli Martinelli appresso allo così 1 ducato; Et
più uno tumulo di Terra in Carracupa appresso alle terre di Giovanni Giordano
pitio; Et più dice havere detti beni dotali de Dianora sua moglie sei tumuli di
terre a mazzacornuta appresso le terre di Giovanni Pede; Et più tumuli doi alla
folla puro dotali appresso le terre di San Biasio di Meruta; Et più tre tumuli
et mezo di terra dotali al fiume di San Nicola appresso le terre delli Heredi
del Notaro Alessandro di Franceschi, et le terre di Santa Maria; Item dice
havere di cose soi pezzi quattro di terre a casale venditto da una banda
appresso le cose de Francesco Cifra, dal’altra le cose di Santo Paolo di Nimpha
et dal’altra verso Santo Felice Alessandro di Marco; Item tre tumuli di Terre
alla piscina confina verso Velletri la strada Maestra, che va a crodallo, verso
mare et Felice baniole; Item mezzo tumulo di Terra allo Fossato et quindici
piedi di oliva appresso de cose delli eredi di mastro Giovanni Battista Razaz,
et le cose de Camillo cappone; Item uno tumulo di terra allo fosso in doi
lochi, uno loco confina ad Santo Agnolo et Giovanni Saporoso, et l’altro
confina. Giovanni Leardo dice haver una casa in detta Decarcia appresso la casa
ch’era del quondam Capitano Ruggero d’Oddo a l’idolo da una banda, et
dall’altra la casa de Giovanni santo Martinello comprata dalli eredi del Notaio
Francesco Gratiano.
De Trabum(Il Trivio)
Matthia De Dominico disse havere una Casa nella
Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa delli eredi di Pietro
martinello da una banda et da l’altra la Casa di Notaro Francesco Gratiano; Et più una Casa in
detta Decarcia appresso alla Casa col furno di detto Notaro Martiali da una
banda, et da l’altra la casa delli Heredi di Mastro Giulio Americo; Et più una
Casa in la medesima Decarcia appresso alla Casa del Notaro Martiale da una
banda, e da altra la Casa di Chola et
Alessio di Francesco Caroso; Et più una Casa in detta Decarcia appresso alla
Casa di Micchele d’Ascoli da una banda et
da l’altra la Casa di Gianni Siciolante; Et più ventiotto tumuli di
terre insieme in la Contrada di Pedenolfo appresso alle Terre di Santa maria da
una banda, et da laltra in Sant’Heramo di Bassiano; Et più otto tumuli di
terre, in detta ConHannibale di Borzo et di mastro Antonio Barneo Giardino; Et
più uno Giardino con Arbori fruttiferi nella Contrada di Carapelle appresso
all’horti di Sebastiano Chola cella et alle terre sudette; Et più una Casetta
in detto Giardino; Et più venti tinelli di Terre vel circa in detta Contrada
appresso alle terre di Giohanni di Arpino a detto Gardino; Et più due tumuli di
terre alla Carrara appresso alle terre di Antonio di Giohanni di Marcho et
delli Heredi di Mastro Giulio Americo; Et più sei tinelli di terre vel circa infrattate nella Contrada di Carrara
cupa fra due Vie cio è fra la Via che si dice Via di meso, et fra la Via che va
a San Giovanni di Nimpha et appresso
alle cose del quondam Vergilio magna carne; Et più otto pezze di Vigna vel
circa nella Contrada delle Salce appresso alle cose di Santa Maria da una
banda, et da altra la Vigna di Giohanni Notaro Pietro; Et più circa venticinque
piedi di olive nella Contrada appresso alle cose di Santa maria et di Geronimo
Quatrasso; Felice di Tuccio disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi
dove abita appresso alla Casa col Forno
di Notaro Francesco grano, et delli Heredi di mastro Giulio Americi; Et più doi
quarti di terre a Casle Perillo appresso alle cose di Santa Maria di Norma, et
di Roccho di Antonino; Et più tre quarti di terra vel circa in Carrara cupa
appresso appresso le cose di Antonio Fatauzza, e le cose di Arcangelo di
Briante di Bassiano; Et più doi quarti di terra vel circa alla Torre di Tre
Ponti appresso alle terre della Gloria;
Lucretia di Giohannella disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi ove
abita appresso alla Casa di Felice di Tuccio da una banda et da l’altra la Casa
di Cassandra de Sylvestro Scafato; Et più doi tumuli di terre a tre Ponti
appresso alle terre di Notaro Martiali Caroso, et delli Heredi di Nardo di
Scincia; Cassandra de Sylvestro Scafato da una casetta dove abita nella
Decarcia delli Travi appresso alla Casa di Lucretia di Gioannella da una banda
et da altra la Casa delli Heredi di mastro Giulio Americi. Gratiano Absalon
disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa
di Antonio, allocata da Bernardino di Auzzetto; Et più quattro piedi di olive
in la Contrada sotto la Carbonara appresso alle cose di Pietro Cannibale di
Paulo, et di mastro Chola Giardinelli; Et più cinque pezze di Vigna allo Colle
di San Germano appresso alle cose di Bartholomeo Giardinello, et di Giacomo
Toscano. Mastro Marcho Siciolante dosse havere di beni dotali di Cassandra di
Cola d’Orlando sua moglie una Casa nella DEcarcia delli Travi dove abita
appresso alla Casa di Santo Antonio locata pro Bernardino Auzzetto da una banda
et da altra; La Casa di Anbrosi Zazzinello et la Via pubblica; Et più uno
tumulo di terra vel circa in doi lochi appresso alle Tombe delli Giudei
similmente dotali, con sei Piedi di olive appresso alle Terre di Chola Saporoso
verso lo Monte del Oviso, et appresso alle terre della Cappella verso Mare, et
le terre di la Madonna delle Gratie verso Velletri, et verso i Monti de i
casali appresso le Terre delli Heredi di Chola Pietro; Et più sette tumuli di
terra alla volta della Teppia appresso alle Terre di Hannibale di Borzo da una
banda et da latra le terre delli eredi di mastro Giulio Americo dotali; Et più
circa due pezze di Vigna di detti beni nella Contrada del Cerceletto appresso
alle Olive di Giulia di Rozo da una banda, et da l’altra banda appresso la
Vigna delli Heredi di Giacomo matterello alias mezzo diavolo, et Via vicinali;
Et più uno tumulo di terra alla Contrada
del Rioceco di detti beni con doi tumuli di terre di Antonio di Cola marroccho
per non partiti appresso le terre di
Alessandro Caroso verso Velletri, et appresso detto Rione ceco, et la strada
maestra versi Sermoneta; Et più uno tumulo di terra di Pantano, nella contrada
della Jsolozza appresso le terre di Stefanuccio verso Mare, et appresso le
Terre di Santa maria verso Santo Felice, per non partiti con le terre di
Antonio Ludovico, che stando da l’altra banda; Et più nella Contrada delle
Carapelle uno tumulo di terra;Ambrosio Zazzinello di sse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove
abita appresso alla Casa di Mastro Marcho Siciolante da una banda, et da
l’altra la Casa di Girolamo suo fratello ; Item alli Casali tre piedi di Olive
appresso; Item allo Puzzo quattro piedi di olive appresso; Item sette piedi di
Olive appresso; Item disse havere una Casa incolata da Infrascritto Geronimo
suo fratello In decta Decarcia. Geronimo Zazzinello disse havere una Casa nella
Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Ambrogio suo fratello da
una banda, e da l’altra la Casa di Giovanni Piatanella; Item disse havere una
Casa Incolata dal supradetto Giovanni Assalon In detta Decarcia. Giovanni
Piatanella disse havere una Casa nella DEcarcia delli Travi appresso alla Casa
di Girolamo Zazzinello da una banda, et de rincontro alla Casa di mastro
Daniele di mastro Stefano da Carpineto. Daniele di Mastro Stefano di
Carpineto ussorato in Sermoneta disse havere di beni dotali di Dianora
Zazzinello sua moglie una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso
alla Casa di Angelo Saporoso da una banda et da l’altra le Vie intorno; Item
nove tumuli di Terre allo Vado Largo
appresso alle Terre di San Paolo verso Velletri et appresso alle Terre dotali
di Giohanni di Fuano verso Sermoneta; Item doi tumuli di Terra alla Contrada
del Ponte con dua luci appresso le Terre di Grotta FErarta verso Velletri, et
le Terre di Francesco Felice verso Sermoneta; Item tre tumuli di Terre a Casale
Venditto appresso le terre di San Paolo verso Velletri et appresso le terre di
la figlia di Pietro Pede verso Sermoneta; Item doi tumuli di Terre allo Cavone
appresso le Terre di Terentio Pantanello verso Velletri, et lo Rio da l’altra
banda; Item doi quarti di Terre con lacuni piedi di olive alli Colli, appresso
le case di Giohanni Pede verso Velletri, et le cose di Renzo CHola Vaco verso
Sermoneta; Item un latro quarto di Terra in detta Contrada appresso le cose di
Mastro Alessandro Americo, et di Chola vaco verso Sermoneta, et le cose di
Giovanni Pede verso Mare; Item disse havere del suo proprio una Casa nella
Decarcia del Borgo comprata da Alessandro Martinello appresso alla Casa di
Principessa Mazancollo da una banda, et da l’altra la Casa di Agostino di
mastro Agostino et la Via Publica; Item uno Terratico per stalla sotto la Casa
di Giohanni piatanella nella Decarcia de’Travi comprata da Chola di Papap
appresso alla Casa di Girolamo Zazzinello; Item tre tumuli di terre alla pera,
appresso la torre di Sant’Antonio, verso Mare, et le terre di Sant’Heramo di
Bassiano verso Sermoneta; Item uno tumulo di terra nel medesimo loco stava per
non partiti ed le altre tre di sopra comprati da Francesco nardo; Item disse
havere di beni dotali di Camilla di Giohanni tartaglia suaNora in Prima doi
tumuli di terre alla Fontana appresso le terre di Francesco Cifra verso Mare et
appresso le terre dotali di Chola Piatanella verso li Monti;Item tre tumuli di
terre in Settemole appresso le terre di Chola di Stefano da una banda et da
l’altra lo fiume di Ninfa; Item doi tumuli di terra allo Piagale appresso li
Heredi di Santo Ludovico verso Mare, et da l’altra, lo Fiume; Item dua tumuli
di terre all’Irto Sordino appresso le terre dotali di Sebastiano Sciarretta da
la banda verso Sermoneta, appresso alle terre dotali del quondam Stefano Chola
cella verso Mare; Item quattro tumuli di terre alla Piscina appresso le terre
delli Heredi di Cola Pietro, verso li Monti,, et le terre di Francesco Bernardino
verso Sermoneta; Item doi tumuli di terre in Padenolfo appresso le terre delli
Heredi di messer Giulio Americi verso Sermoneta, et da l’altra banda lo Monte
dell’Acqua Puzza; Item tre tumuli di terre di Prato et pantano alla Fossella
fredda, appresso le terre delli Heredi di Messere Giulio Americo verso
Velletri, e di Terentio Pantanello verso Sermoneta; Et più una Casa comprata da
fidirico de matto nella decarcia di Santo Spirito appresso a Giordano et
Francesco matterello; Et più disse havere una casa nella Decarcia di Santo
Spirito che sta in Jsula appreso la Casa di Stefano di tartia da una banda e
dall’altra una casetta di Federico di Matto et la Via publica comprata da
Messere Alessandro de Stephanis; Item disse havere delli beni dotali di Camilla
di Giovanni Tartaglia sua Nora uno forno nella Decarcia di Santo Spirito
appresso appresso la Casa di Bellitia coccolone, et di Francesco palladino;
Item uno oliveto per la strada che va alle olive di pisa appresso alle cose di
Giovanni pede, et alle cose de Terrentio pantanello; Item doi tumuli di Terre
alle Cese di Nempha appresso alle Terre dotali de Verginia tartaglia sorella
di donna Camilla, et alle Terre di
Alessandro martinelli; Item uno quarto di terra al ponte de li monaci appresso
le case di Giovanni Giordano comprato da Federico de Matto; Chola Piatanella
disse havere di beni dotali di Angilella Chola pazzo sua moglie in prima,
quattro tumuli di terre nella Contrada della fontana, appresso alle terre di
Giovanni Pede da una banda, e da altra, le terre di bartholomero Pietro Chola;
Et più uno tumulo nella contrada delle fratte calanferne, appresso alle terre
di Matthia di di Rosa da una banda, e da
l’altra le terre delli eredi di Antonio Fregagioni; Et più doi tumuli di terre
nella Contrada della Fontana sudetta appresso la torre di Francesco Cifra, da
una banda, e da l’altra le terre delli Heredi del detto Antonio; Et più uno
tumulo di terra in Carrara Cupa appresso le cose di Angelo Vari da una banda e
da l’altra, di mastro Angelo di Chola di Angelo di Gnano. Li heredi di Giovanni
di Papa dissero havere una Casa nella Decarcia delliTravi dove abitano appresso
alla Casa di Chola di Papa da una banda, e da l’altra di Giovanni Pietro Ciccho
Luccidello; Et più sette quarti di terra nella Contrada del Schitillo appresso
alle terre delli eredi di messere Giulio Americo verso la Fiume Ferra et
appresso le terre di Antonio di Butio verso lo Fiume, et più mezo tumulo di
terra vel circa con cinque piedi di Olive alla Contrada dello Fosso appresso le
cose delli eredi di Chola di Orlando verso la Terra; Item dice haver havuto et
Recepito da Giovanni Fuano per la sua
madre doi tumuli di terre all’Isola appresso alle terre di giro a Notaio
Pietro; Item il sopradetto legato doi pezze di vigna al cortiletto appresso la
Vigna de Demetrio Frate et de Rosa Thorreo. Chola di Papa disse havere una Casa
nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa delli eredi di
Giovanni di Papa, soi Nepoti da una banda, et da l’altra la Casa di Messer
Marcho Melone; Et più tre tumuli di terre nella contrada delli colli appresso
le cose di Statio da una banda, et la Via Publica; Item dice di havere doi
tumuli di terre all’isola appresso a Giovanni Notaro Pietro confine da Giovanni
de Piano; Item confine dal sopradetto doi
pezze di vigna appresso a Demetrio Frate Antonio et di Rosa di Thomeo. Mastro Marcho di Melone disse havere una casa
nella Decarcia delli Travi, dove habbita, appresso la Casa di Chola di Papa da
una banda, et da l’altra, la Casa di Adrianna che fu moglie a stato di Ponte
Corvo, et la Via Publica. Adriana che fu
Moglie a Santo di Ponte Corvo ha una casa nella Decarcia delli Travi appresso
la Casa di mastro marcho di Melone da una banda, et da l’altra la Casa di Diana
Nipote di Matthia di Domino, et la Via Publica; Et più una Casa in detta
Decarcia appresso la Casa di Carlo Fiorentino, et Luciano di Antonio di Luca;
Et più tre tumuli di terre alla Via
delal Altura appresso le terre di Notaro Martiale.Diana Nipote di Matthia di Domino disse havere una
Casa nella Decarcia delli Travi dove abita appresso la Casa di Andriana che fu
Moglie di Santo di Ponti Corvo da una banda et da l’altra la casa di Camillo di
Francesco di Angelo di Grano et la Via Publica; Et più quattro tumuli di terre
nella Contrada delli Federici, appresso le terre di Chola di Stefano. Angelo di
Salvina di Maggio disse havere tre pezze di Vigna con uno tumulo di terra soda
nella Contrada delle Follette della Abbazia, appresso la Vigna di Camillo
Cappone, di Oratio Barbetta, et di Battista Ciabattino: Mastro Luca Antonio
Scarpellino disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi ove abita appresso
la Casa di Giovanni Maialozzo da una banda, et da l’altra la casa di Aurelia di
cinquemesse et la Via Publica; Et più tumuli doi e mezzo di terre nella
Contrada del carapelle appresso le terre di Giovanni suo fratello verso
Sermoneta, et di Giovanni Pede verso Mare, et le Terre di Santo Lorenzo verso
Velletri; Et più doi tumuli di terre allo Schitillo di beni similmente dotali.
Aurelia Cinquemesse disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita
comprata da Giovanni di Giacomo di Chescio di beni dotali di Cassandra di
Antonio Chola Caroso sua Moglie, appresso la Casa di Mastro Luca Antonio
Scarpellino da una banda, et la Via Publica. Antonio Giovanni Matto disse
havere una Casa dotale comparta da mastro Antonio Gregorio de Bassiano in
questa Decarcia appresso alla Casa de Cola Caruso e de li eredi de notaio
Francesco Gratiano. Chola Antonio del Barbieri. Sabetta Zaccagnino disse havere
una Casa nella Decarcia delli Travi appresso la Casa dotale Francesco Pietro nigro da una banda,
et da l’altra la casa dotale di Giovanni maialozzo; Et più una Vigna di pezze
quattro nella strada delle Celle di Sante Germano appresso di Giacinto Toscano
da doi bande et di Gioacchino di Gratiello cio è delli eredi; Et più uno tumulo
di Terra alla Folla appresso le case di Giovanni Scapigliato, et di Antonio di
Monaco. Francesco di Pietro nigro disse havere una Casa nella Decarcia delli
Travi dove abita di Letizia di Ruzo sua moglie appresso la Casa dotale di Chola
Antonio de Barbari da una banda, e da l’altra la casa di Ciarlo Picchardo
Fiorentino; Et più uno terratico nella Decarcia della Porta di San Nicola sotto
la casa delli heredi di Bernardino di Santo Razza appresso la casa di Maria
balia; Et più uno solaro di casa in detta Decarcia appresso la Casa di Oratio
di fuano et di Bartholomeo mezzo diavolo; Et più doi tumuli di terre nella
Contrada del carapelle appresso la casa di Santa maria et delli eredi di Pietro
Galonazzo; Et più doi tumuli di terre, appresso al Ponte di Piagali e le terre
di Girolamo Quatrasso et la Via Publica; Et più doi tumuli di terre alla
Contrada della Folla appresso le terre di uno di Bassiano e lo Fiume di Ninfa;
Et più uno tumulo di terra alla Contrada del Cerciletto appresso le Case di messere Francesco di valerio et di Mastro
Marcho Siciolante et la Via Publica; Et più doi tumuli di terre Lo varco
appresso le terre di Giacinto Toscano da una banda et da l’altra, le terre di Santa
Maria. Ciarlo Pichardo Ussorato(uxor moglie, quindi sposato) in Sermoneta disse
havere uno solaro di Casa nella Decarcia delli Travi comprata da Dianora di
Giacomo di Venafri appresso alla Casa dotale di Francesco di Pietro nigro da
una banda, et da l’altra la Casa di Luciano di Antonio di Luca; Et più dicono
havere un terreno sotto alla sudetta casa comprato da Adriana moglie di Santo
di Ponte Corvo. Giovanni di Antonio di Luca disse havere commune con Luciano
suo fratello una Casa nella Decarcia delli Travi dove abitano appresso alla
Casa di Ciarlo picchardo da una banda d’incontro alla Casa delli eredi di Santo
di Ponte Corvo; Item uno terraccio similmente, cioè nella Decarcia di Santo
Nichela appresso la Casa di Oratio di Francesco di fuano da una banda, et da
l’altra la Casa dotale di Bartolomeo matterello marito di Faustina Zamprinetto;
Item una possessione pur commune col Fratello con circa vinti piedi di Olive in
Contrada fuora la Porta di San Nichola appresso le Case di essa Chiesa da una
banda et da l’altra le cose dotali di Francesco Tatacola fornaio in la
Cisterna; Item sette Tumuli di terre non partite col sodetto Fratello nella
Contrada delle Cese di Nimpha appresso le terre di Marcantonio di Pasquale;
Item disse havere di beni dotali di Angilella di Antonio di Ponto sua moglie
una Casa nella Decarcia di Santo Nichela appresso la Casa delli eredi di Angelo
di gnano da una banda et da l’altra la Via publica; Item tre tumuli di terra a
Casale Venditto appresso le terre di Antonio Ludovico da una banda et da
l’altra le etrre di Santa Maria di Nimpha, pur dotali della detta; Item doi
tumuli di terre dotali al Ponte con due lecci appresso le terre delli
heredi di Francesco Lucertone da una
banda,et da l’altra le terre di Santa Maria di Nenfa; Item tre tumuli di terre
similmente dotali dello medesimo, alla Contrada del Pantanello appresso le
terre di Notaio Francesco Grano da una banda et da l’altra le terre di Santa Maria di Grotta
Ferrata; Item disse Luciano sudetto havere di beni dotali in Antonia di mastro
Giulio Ferarro sua moglie due tumuli di terre nella Contrada delle Cese di
Nenfa appresso alle sette sudette commune col Fratello da una banda et da
l’altra le terre di Gihoanni chola grifonetti; Item di detti beni doi pezze et meza di Vigna nella
Contrada del Colla di Santo Germano appresso la Vigna di mastro Nardo Gianni
mazancollo da una banda, et da l’altra, la Vigna delli eredi di mastro Giohanni
Gratielle ; Item disse havere la metà di detti tinelli de terre cioè con
Giohanni sopra scritto nilla contrada
dille Cese di Ninfa appresso le terre di Giohanni Cola Grifonetto da una banda
et da altra le terre de marco de pasquale per la metà sudetta; Item la metà de
una possessione cioè come di sopra con circa vinti piedi de olive for della Porta
Santo Nichola appresso le Case di ditta
Chiesa da una banda et e da l’altra la
casa dotale di Angelilla tutta con la metà sua; Item disse havere una Casa
nella Decarcia di santo Nichola comprata da Fabritio et Camillo de mastro
Giulio appresso alla casa de Marco Capo Bianco et la Casa de li eredi de
Belardino Santo Razza. Giohanni Marcho
fu genero a Santo di Ponte Corvo disse havere di beni di sua moglie una Casa
nella Decarcia delli Travi dove abita appresso alla Casa di Matthia di Dino da
una banda et da l’altra la casa dotale di Giohanni di Giacomo di Chescio; Item
un tirratico nella Decarcia de Santo Nichela appresso la Casa di Giohanni di
Lugano et sopra detto terratico la casa di Francesco pietro nigro comprato da
Giohanni et Luciano de Santo de Luca; Et più disse havere uno solaro de Casa
nella Decarcia di Santo Nichela sopra un solaro di Giohanni de Antonio di luca
appresso la casa di Francesco di Pietro nigro; Et più dice havere dei beni
dotali di Nobile figlia di Janni mastro Janni sua moglie una Casa nella
Decarcia della Porta sorda appresso alle cose dotali de ipso suo Cognato figlio
de mastro Janni, et dette chose dotali de Dominico Carbone da l’altra banda.
Giohanni di Giacomo Chescio disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi
dove abita di beni dotali di Cassandra careso sua moglie appresso la Casa di
Chola et Alexandro Carosi da una banda, et da l’altra la casa di Gihanni Marcho
di Santo di Ponte Corvo, et la Via da doi bande. Francesco de Tritio disse
havere tre tinelli di terre nella Contrada delle Terre di Ninfa appresso alli
beni di Impacciante, et cola renzi, verso lo Monte, et la corte.. Claudia di
Giohacchino di Chescio disse havere circa tre pezze di Vigna nella Contrada del
Colla di Santo Germano appresso la Vigna di mastro Nardo Gianni ferraro di
Pietro Malizia, et delli heredi di Chola di Thomeo; Item tre tumuli di terre allo Rio ceccho appresso
le terre delli eredi sudetti da doi bande et di Savello, et la Via che va a
Nenfa; Item doi tumuli di terre allo ponte novo appresso le terre delli eredi
di Francesco Lucertone di Prete Corvino et di la Cappella, et appresso la
Teppia.
Fabritio di Antonio Chola Caroso disse havere uno
tinello di terra alle cese di Nenfa appresso le terre di Guidone di SCincia da
la banda verso Sezze, et di Renzo chola Vaco verso Velletri; Item doi tumuli di terre nella Contrada del
carapelle appresso le terre di Giohanni di Francesco di Fuano verso Sezze; Item
uno bolaro di Casa nella Decarcia della Porta della Noce di beni dotali di la
figlia di Angelo scardapicchio sua moglie appresso la Casa di Matthia
Calabrese; Chola di Francesco Caroso disse havere una Casa nella Decarcia delli
Travi dove abita appresso la Casa Dotale di Giohanni di Giacomo di Chescio da
una banda et da l’altra la parte dove abita con Alessandro suo fratello, et la
Via publica; Item una Casa nella Decarcia della Portella, appresso la Casa
delli eredi di Gianni di Colello pede da una banda et da l’altra la Casa delli
heredi di Angela Franceschino…; Notaio Martiale Carso disse havere una casa
nella Decarcia delli Travi dove habita appresso la Casa di Chola Charoso et
Fratelli da una banda, et da l’altra la Casa Dotale di Pomponia di Felice di Tuccio et la Via
publica; Item uno Csarile di dietro a detta Casa appresso la Casa di Renzo
Chola Vaco, da una banda, et da l’altra, la casa di Matthia di Domino…;Pomponio
di Felice di Tuccio ha una Casa nella Decarcia delli Travi di beni dotali di
Chaterina di Pietro Pace sua moglie appresso la Casa di Alyssandro Zainetti
cioè di sopradetto et dall’altra banda la Casa di Notaio Martiale Charoso, et
la Via Publica. Silvestro Zampinetto ha una Casa nella Decarcia delli Travi
appresso la Casa di Ceccharello di Giohanni delle Baletre da una banda, et
sotto la Casa Dotale di Pomponio di
Tucci, et la Via Publica. Ceccarello di Giohanni mastro Gianni delle Balestre
disse havere una Casa nella Decarcia delli Travi dove abita di beni dotali di
Antonia marigiotto sua moglie appresso appresso la Casa di Sylvestro Zampinetto
da una banda, et da l’altra la Casa di Renxo Chola Vaco, et la Via publica.
Gianni di Antonio Vangelista disse havere una casa nella Decarcia delli Travi
dove abita appresso le case di Renzo Chola Vaco da doi bande.
(Uno straniero)Antonio Tagliaferro di Faenza disse
havere de beni dotali de chaterina de Janni antonio vangelista sua moglie una
casa in detta decarcia appresso alla Casa de renzo cola vaco da dui bande.
Giohanni di Stephano di Arpino disse havere…; Item una bottega de Casa in
Piazza della Decarcia di Santa Maria appresso una BOtteca delli eredi di mastro
Giulio Americo da una banda, et da l’altra una Casa di Ascanio Quatrasso…;
Ceccho di Gallese Ussorato in Sermoneta ha una casa nella DEcarcia delli Travi
dove abita appresso la casa di Chola di Stefano da una banda, et da l’altra la
Casa di Giohanni di Stefano di Arpino. Giovanni
Feniano disse havere una Casa dotale alla decarcia detta appresso alla
casa di principe ottaviano et alla casa delli lati de Giovanni de Lusci. Gianni
Ciciolante ha una Casa nella Decarcia sudetta appresso la Casa di Matthia di
Domino da una banda, et da l’altra di Pietro Bobbo. Antonio di Liardo ha una
Casa nella Decarcia sopra detta con cinque solara appresso la Casa di Pietro Bobbo da una banda, et da l’altra Casa
eadem decracia appresso alla sudetta
Casa et alla Casa di Nanna Sancto, comprata da Lucretia formicole.
De Nancti Nicola posto a Valle Pagana
Bartholomeo di Gioacchino matterello disse havere di
beni dotali di Faustina di Francesco Zampinetto sua moglie uno solaro di casa
nella Decarcia di Santo Nichela sopra uno solaro di Giohanni di Antonio di Luca appresso la casa
di Francesco di Pietro nigro…; Horatio di Francesco di Fiano disse havere
commune con Giohanni suo Fratello una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela
dove habita appresso la Casa Dotale di Giohanni di Antonio Capoccio; Item una
casa pur commune in detta DEcarcia all’incontro della Casa sopradetta et sotto
la Casa di Marcantonio Capirchio…; Giohanni di Antonio Capoccio ha una Casa
nella Decarcia di San Nichela dove abita appresso una Casa di Horatio di Fiano.
Giacomo de Thiano Ussorato in Sermoneta ha una Casa nella Decarcia sopradetta
appresso la Casa di Giohanni Capoccia. Francesco Perillo ha una Casa nella
sudetta Decarcia dove abita appresso la Casa di Francesco diVella ha una banda,
et da l’altra la Casa di Francesco Zampinetto. Francescha di Vella disse havere
una Casa nella DEcarcia di Sancto Nichela dove habita appresso la Casa di
Gioacchino di Thiano da una banda et da l’altra di Francesco Perillo. Francesco
Zampinetto disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nicola appresso la
Casa Dotale di Francesco perillo da una banda, et da l’altra banda la Casa
dotale di Dianora di Francesco di Serpe…; Dianora di Francesco di Serpe disse
havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di
Francesco Zampinetto da una banda, et da l’altra la Casa di Francesco Pietro
Nardo, Pavetto. Francescho di Pietro Nardo pavetto ha una Casa nella Decarcia
di Sancto Nichela dove abita appresso la casa di Dianora di Serpe da una banda,
et da l’altra la Casa dotale di Salvatore di Sancto Germano. A dì 20 Aprile
1582. Letizia sorella sopradetti dice havere una Casa sua Dotale ch’è la
sopradetta per relazione fattami dalli officiali et Istromento vistone in
publica forma da una banda vicino alli eredi da Angelo degnano da l’altra la
casa delli Heredi di Ludovico Defenderi et dalla altra la strada publica.
Aurelia di Vincenzo di Venafri disse havere una Casa nella Decarcia di
Sancto Nichola dove abita appresso la
Casa di Lucretia cinque messe da una banda, et all’incontro la Casa dotale di
Salvatore di Sancto Germano. Lucretia cinque messe disse havere una Casa nella
Decarcia di Sancto Nicola dove abita appresso la Casa di Aurelia di Vincenzo di
Venafri da una banda, et da l’altra la Casa dotale di Salvatore di Sancto
Germano…; Salvatore di San Germano Ussorato in Sermoneta disse havere una Casa
nella Decarcia di San Nicola dove abita di beni Dotali di Lucretia di Pacifico
sua moglie appresso la Casa di Lucretia cinque messe da una banda, et da
l’altra la Casa Dotale di Francesco Zazzaretto. Francesco Lazzaretto disse
havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove habita di beni dotali di
Aurelia di Pietro di Barone sua moglie appresso la Casa di Salvatore di Sancto
Germano da una banda all’incontro della Casa di Francesco di Pietro Nardo
pavetto…; Et più uno solaro di casa nella Decarcia della Portella appresso la
Casa di sotto MIcchele di Ascholi. Panta di Pietro Zazzinello ha una Casa nella
Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la casa Dotale di Giohanni
Antonio di Luca et la Via publica.
Giohanni di Francesco Zampinetto ha una casa di beni Dotali di mastro
Giohanni Ferraro nella Decarcia di Sancto Nichoal appresso la casa di Oratio di
Nardo Janni et la Via publica…; Missorillo disse havere uno solaro di casa
nella Decarcia di Sancto Nichela dove habita Giacomo de Rita et appresso la
Casa delli heredi di mastro Giohanni Fucinaro da una banda et da l’altra la
Casa di Mastro Defendino et la Via publica…; Item disse havere una Casa
comprata per la moglie da Francesco Biliardino cio è dui solara supra il furno
di detto Francesco in Decarcia de Valle pagana appresso la casa Francesco
Malizia et de Scolito Janni. Gioacchino
di Rita ha una casa nella Decarcia di
Sancto Nicola sotto la casa di MOsserillo et appresso la Casa di mastro
Defendino lombardo et la Via publica…; Mastro defendino Lombardo Ussorato in
Sermoneta disse havere doi solara di casa li beni dotali di Gismonda delli
Giudici sua moglie nella Decarcia di Santo Nichela appresso la casa di Giacinto de Rita et la Via publica…; Marcho
Antonio Capirchio disse havere una Casa nella
Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso le case di Mastro
Defendino da una banda, et da l’altra la Casa diaria balia, et la Via publica;
Item uno forno in detta Decarcia appresso la casa di Pietro Razza, et la Via
publica; Item una Casa ruinata nella medesima Decarcia appresso la Casa
abbruciata di Franceschi di Chiara…; Maria balia disse havere una casa nella Decarcia di
Sancto Nichela appresso la Casa di Marcho Antonio Capirchio da una banda et da
l’altra la Casa delli eredi di Bernardino di Santo razza, et la Via publica.
Amatoccia di Janni di Agostino che fu moglie di Bernardino di Santo Razza ha una
Casa nella Decarcia di San Nicola appresso la Casa di Maria balia da una banda,
et da l’altra la casa di Giohanni maialozzo et la Via publica. Giohanni
Maialozzo ha una Casa nella Decarcia di Santo Nichela appresso la casa delli
eredi Bartolomeo Sancto Razza da una banda
et la Via publica. Bernardino di Santo di Sorace disse havere una casa nella
Decarcia di Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di Cavillo di Francesco
di Angelo di Gnano…; Cavillo di Franceschi di Angelo di Gnano disse havere una
Casa nella Decarcia di Sancto Nichola dove habita appresso la Casa di
Bernardino di Sorece da una banda et da l’altra uno sedio suo…; Giovanni di Francesco Perillo
dice havere dei bei dotali di Sveretia di Giovanni Antonio detto Luca sua
moglie una Casa in detta in detta decarcia
appresso a Cavillo de Francesco di Angelo gnano, et la via publica…; Bernardino
di Giachomo di Santo disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichola
dove abita appresso la Casa di Gianni Celone…; Giacovello di Gianni Celone ha
una Casa nella Decarcia di San Nichola dove abita appresso la casa di
Bernardino di Giacomo di Santo da una banda, et da l’altra di Giohanni pietro
Ciccho. Giohanni Pietro Ciccho alias
Lucciolello disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto Nichela dove
abita appresso la casa di Gioachovello di Gianni celone Giachovello di Gianni
Celone ha una Casa nella Decarcia di San Nichela dove abita appresso la Casa di
Bernardino di Giacomo di Santo da una banda, et da l’altra di Gihoanni pietro
Cicchio. Giohanni Pietro Ciccho disse havere una Casa nella Decarcia di Sancto
Nichola dove abita appresso la Casa di Giacchinello di Gianni Celone; Item uno
solaro di Casa nella Decarcia appresso la casa anzi li sopradetti la casa
dotale di Giohanna amati bona. Giohanni di Francesco di Marcho disse havere una
Casa di beni dotali Marsilia di Giohanni martinelli sua moglie nella Decarcia
di San Nichela comprata da mastro Andrea Lombardo appresso la casa di mastro
Antonio Coperchio da una banda, et da l’altra la Casa di Francesco di Chiara et
di Giohanni Amato bona di beni loro dotali. Francesco di Luciano Pantanello vel
di Chiara ha una Casa nella Decarcia di Santo Spirito et appresso la Casa di
Pietro di Giacomo di Cardone et la Via Publica. Bonifacio Spagnolo dice havere
una Casa appresso a Francesco di Chiara, et la cose dotali di Giovanni di Marco
comprato da marco capo bianco. Giovanni Amata bona disse havere una parte di
Casa nella Decarcia di San Nichela dove abita appresso l’altra parte de ditta
Casa di Francesco di Chiara, di beni dotali di Aurelia di Mazzocchio sua moglie
et la Via publica. Antonio Quaranta disse havere una Casa nella Decarcia di San
Nichela dove abita appresso la Casa di Giacomo Molinaro da una banda, et da
l’altra la casa delli eredi di mastro Giulio di Centio. Marcho Pallocco disse
havere una Casa nella Decarcia di Santo Nichela delli beni dotali di Temperanza
sua moglie figlia di Antonio Quaranta appresso alla Casa di Giacomo molenaro da
una banda, et da l’altra alla Casa delli eredi di mastro Giulio di citio. Gioacchino
molinaro ha una Casa nella Decarcia di
Sancto Nichela dove abita appresso la Casa di mastro Giohanni Lombardo et la
Via pubblica. Mastro Giohanni Lombardo Ussorato in Sermoneta disse havere una
Casa nella Decarcia di Sancto Nichola dove abita appresso la Casa di Giacomo
Molinaro da doi bande. Benedetto di Centio disse havere una Casa nella Decarcia
di Sancto Nichola dove abita appresso la casa delli eredi di Giacomo Riccione
et la Via publica. Pietro di Antonio Palazzo disse havere una Casa in detta
Decarcia di beni dotali di Aurelia di Follato sua moglie appresso la casa di
Giohanni Amato bona da una banda et da l’altra la Casa di Bendetto dicenti.
Amata Ticcione disse havere doi solara di casa nella Decarcia di Sancto Nichela
dove abita appresso la Casa di Benedetto di Centio, et la Via publica.
(Una straniera)Giulia di Amato di Napoli…Giovanni
Battista di Segne Ussorato in Sermoneta ha una parte di Casa di beni dotali di
Portia Ticcione nella Decarcia di Sancto Nichela dove abita conionta con la
Casa di Amata Ticcione, et la Via publica. Giulia di Chola di Follato ha una
Casa nella sudetta Decarcia appresso la Casa dotale di Pietro Palazzo suo
parente et di Benedetto di Centio. Paolo di Segne Ussorato in Sermoneta genero
di Giulia Ticcione ha una parte di Casa Dotale nella Decarcia di Sancto
Nichela. Camillo di Chola Capo roscio disse havere mezza Casa nella Decarcia di
Santa Maria di beni dotali di quondam Aurilia
di Camilla di Monte sua Mogliera pro non partita con l’altra mezza di
Lucretia sua cognata et mogliera di Giulio suo fratello, appresso la Casa di
Francesco Cifra da una banda, et da l’altra di Savello. Giulio di Chola Capo
roscio disse havere mezza Casa nella Decarcia di Santa Maria di beni dotali di
Lucretia di Camilla del Monte sua mogliera per non partita con mezza altra Casa
dotale di Camillo suo fratello appresso la casa di Francesco Cifra da una
banda, et da l’altra la Casa di Savello. Giohanni Santo la vaccareccia disse
havere le cose dotali de Maria sua Moglie figlia de Giovanni la marca de core
un casarile con pocha de habitatione in detta Decarcia appresso la Casa di
Belardino Giacomo Santo da una banda et da l’altra la casa di Camillo d’Agilo
da Andrea comprati da Sebastiano de Palazzo.
De Valle Pagana
Silvio di
Pietro Cella disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita
appresso la Casa di Pietro di Giacomo Santo razza, et la via Publica. Pietro di
Giacomo Razza disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita
appresso lo forno di Marcho Antonio Capirchio, et la Via publica. Giochino di
Antonio Santo razza disse havere una Casa nella
Decarcia di Valle Pagana dove habita appresso. Felice di Giohanni
Antonio Tinello disse havere una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita
con uno sedile appresso lo forno di Marcho Antonio Capirchio da una banda et la
Via publica. Antonio di Monacho di Piovezzicca di Bassiano disse havere una
Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita dotali di Letizia di Maria
zaccagnino sua moglie appresso la casa di Antonio Ludovico da una banda et da
l’altra la Casa dotale di Sebastiano di Marsilio. Antonio di Ludovico disse
havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di
Felice di Giohanni Antonio Tinello Francesco Maddalena. Franceschi di Maddalena
disse havere una Casa nella Decrcia di Valle Pagana dove habita appresso la
Casa di Antonio Ludovico da una banda et da l’altra la Casa di Giagnuccio di
Stefano di Orrio et la Via publica. Giagnuccio di Stefano di Orrio ha una Casa
in detta Decarcia appresso la Casa di Francesco Maddalena da una banda, et da
l’altra di Giovanni di Francesco frate Antonio et la Via publica. Giohanni di
Francesco frate Antonio disse havere una casa nella Decarcia di Valle Pagana
dive abita appresso la Casa di Giagnuccio di Stefano di Orrio da una banda et
da l’altra di Gianni Martello, et la Via publica. Giugni martello disse havere
una Casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita appresso la Casadi Giohanni
Frate Antonio da una banda. La Casa di Chola di Agostino, et la Via publica.
Chola di Agostino disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove
abita appresso la Casa di Gianni Martello da una banda et da l’altra un’altra
casa comprata da Marcho di Domino. Pellegrino di Marchionno passone disse havere
una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Chola di
Agostino da una banda et da l’altra di
Francesco Gianmino. Francesco di Giamnino dfisse havere mezzo solaro di Casa
nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Tommaso di Pesaro. Thommaso
Credenziere disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita
appresso la casa di Sebastiano di Zazzaro, et la Via dei bandei. Annibale di
mastro Giohanni di Falvatera disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana
dove abita appresso la Casa delli eredi di Santo Lucertone et delli eredi di
Pietro riccione et la Via publica. Antonio di Pietro meione disse havere una
Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa di Annibale di
mastro Giovanni Falvatera da una banda
et da l’altra. Giovanni cinque messe disse havere una Casa nella Decarcia di
Valle pagana dove abita appresso la Casa di Antonio di Pietro meione, et di
Giohannetto di Scimmia da l’altra banda. Maria di Lucretia di razze disse
havere una Casa nella Decarcia di valle Pagana appresso la casa di Giohanni
cinque messe et del figlio di Matthia di barone. Pietro di brigida ha una Casa
nella Decarcia sudetta appresso la Casa di Giohannetto Scincia da una banda et
da l’altra la Casa. Alesandra del
quondam Antonio Cola cicco moglie dice havere una Casa et doi solari nella
Decarcia di Valle pagana appresso li beni Lidia Spadano di sotto et li beni
di Salice Palazzo et la via publica
ditta et vol stata data cum dote da Pavolo Cola cicco fratello. Vespasiano di Giohanni Vespasiano ha una Casa in la
Decarcia appresso la Casa di Antonio ciccho da una banda et da l’altra di
Francesco Capo roscio. Antonio Chola ciccho ha una Casa nella detta Decarcia
appresso la Casa delli eredi di Pietro di Frate Angelo da una banda et da
l’altra di Vespasiano di Giohanni Vespasiano. Gianni Balzano disse havere una
Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la Casa delli eredi di
Pietro di Frati Angelo. Bartholomeo mezzo Pianolo dice havere di cose dotali di
Benedetta di Antonio Silverio una Casa nella Decarcia della torre nova cio è al
borgo appresso la Casa di Jacomo periglio et la Casa di Jacomo Cancellero. Li
eredi di Pietro di Frate Angelo dissero havere una Casa nella Decarcia di Valle
pagana appresso la casa di Gianni Balzano da una banda, et da l’altra, la Casa
Giohanni Christoforo della Roccha. Giohanni di Christoforo della Roccha alias
Giohannella disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita
appresso la Casa delli eredi di Pietro di Frate Angelo da una banda, et da
l’altra, la casa di Giacovello Fantauzzo. Giacovello Fantauzzo dice havere una
Casa diuno solaro nella Decarcia di Valle Pagana appresso la Casa di Giohanni
di Christoforo della roccha da una banda et di Pietro di Stefano da l’altra.
Pietro di Stefano disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove
abita appresso la Casa di Giachovello Fantauzzo da una banda, et da l’altra la
Casa di Nanna di Marcho. Nanna di Marcho ha una Casa nella Decarcia di Valle
pagana dove abita appresso la casa di Pietro di Stefano da una banda, et da
l’altra la casa delli eredi di Francesco Palloceno.Li eredi di Franceschi
Palloccho disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abitano
appresso la casa di Nanna di Marcho da una banad, et da l’altra la Casa di
Matthia di Roasa. Matthia di Roasa disse havere una Casa nella Decarcia di
Valle pagana dove abita appresso la casa delli eredi di Francesco palloccho da
una banda et da l’altra la casa di Antonia Zacchagnino. Antonia Zaccagnino ha
una Casa in sopradetta Decarcia appresso la casa di Fabritio di Ciovitta da una
banda et da l’altra di Pietro di Brigida. Fabritio di Franceschi Luciti disse
havere uno solaro di Casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di
Antonia di Zacacheggio da una banda et di sottodetta casa, et di Francesco
Berardino. Mastro Stefano Lombardo Ussorato in Sermoneta. Cristiano di Zazzaro
disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso alla
casa di Thomasso Credenzieri da la banda di sopra et da l’altra banda la casa
di Giohanni di la Concordia. Giohanni di la Concordia disse havere una casa
nilla Decarcia di valle pagana dove abita appresso la Casa di Sebastiano
Zazzaro da una banda et da l’altra la casa di Gianni Marcello. Sebastiano di
Marsilio disse havere una Casa nella Decarcia di Valle pagana dove habita di
beni dotali di Rosa di Marcho Ciammarucone sua moglie appresso la casa di
Felice Vello da una banda, et da l’altra la Casa dotale di Francesco di Sarra.
Francesco di Sarra di Angelo di Prossedi ha una Casa nella sudetta Decarcia di
beni dotali di Catherina di Nuntiato Tartaglione appresso la Casa di Sebastiano
di Marsilio da una banda et da l’altra la Casa dotale di Giohanni. Giohanni di
Pietro barbetta alias poco arrosto ha una casa di beni dotali di Laura
massiccio sua moglie nella Decarcia della Valle pagana dove abita appresso la
casa di Liberato Cosimo et di Francesco di erra. Liberato Colino disse havere
una casa nella Decarcia di Valle Pagana dove abita appresso la casa dotale di
Giohanni di Pietro Barbetta alias poco arrosto da una banda, e da l’altra banda
un’altra casa sua, alla via publica. Mastro Stefano Ferraro della prierce
havere de beni de beni dal alias de sopra sua
moglie figlia di Liberato Cisimo
una casa dove habbita vicino la del suo
suocero et et la casa dotale de la
moglie del quondam Matthiae duprie. Catherina Scorpione havere una casa nella
Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Liberato Calmo da
banda, et da l’altra, la casa di Sylvio Pietro Cella et la Via publica.
Giohanni di Antonio grifonetto disse havere una casa nella Decarcia di Valle
Pagana appresso la Porta di San Nichela da una banda et da l’altra la casa di
Francesco di Serpe alias Checco et la Via publica. Francesco di Serpe di Checco disse havere una
casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Giohanni
Antonio grifonetto da una banda et da l’altra la casa di Stefano di Giannarello
et la Via publica. Stefano di Giannarello disse havere una parte di casa nella
Decarcia di Valle pagana sopra la casa di Checco appresso la casa di Guidone di
Nardo di Scincia et la Via publica. Guidone di Nardo di Scincia disse havere
una casa nella Decarcia di Valle pagana
dove abita appresso la casa di Stefano Giannaretto da una banda, et da l’altra
la casa di Maria di Picchione. Ambroscino Lombardo Ussorato in Sermoneta disse
havere una casina in ditta Decarcia appresso alla casa di Carolina di Gian Nicola…; Guidone di Nardo
di Scincia sopradetto et più disse havere nella decarcia di Santo Nichola un solaro di casa sotto la casa di Giovanni
d’Antonio di luca et appresso le cose di liberato colino comprata dalli eredi di Francesco di
Bernardino cassicino. Giohanni Ferro Ussorato in Sermoneta disse havere uno Cellaro
in detta Decarcia appresso la casa di Marcho Zaccagnino da una banda et da
l’altra si Sebastiano di Marsilio et la Via publica. Giohanni Maria Ussorato in
Sermoneta ha uno solaro di casa di emzzo di beni dotali di Giulia Coccia sua
moglie nella Decarcia sudetta sotto di quale solaro, et ha uno solaro terratico
liberato Calmo, et di sopradetto ce ha
uno solaro altro solaro ad simile Giovan Ferro. Hannibale di Antonio Vespasiano
a Chola hanno una Casa nella Decarcia
sudetta appresso la casa dotale di Giovanni Maria da una banda et da l’altra di
Pietro Antonio della Pieve; Et più uno solaro di casa sopra la Casa di Giulio
Teracinese in detta Decarcia. Pietro Antonio della Pieve Uxorato in Sermoneta
ha una casa nella Decarcia sudetta di beni dotali di Alessandro di Sebastiano
Lazzaretti sua moglie appresso la casa di hanibale di Antonio Vespasiano da una
banda et da l’altra la casa di Giulio Teracinese. Giulio di Teracinese disse
havere una casa nella Decarcia sopradetta appresso la casa di AStefano di Grifonetto
da una banda, et da l’altra la casa di Pietro paolo pelogallo. Li eredi di
Thomeo di Giardini hanno una casa nella Decarcia sudetta appresso la casa di
Giulio Teracinesi da una banda et da l’altra la casa di Pietro Paolo pelagallo.
Pietro Paolo pelagallo di Santo Lorenzo Ussorato in Sermoneta disse havere doi
solara di casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa delli eredi di
teracinese da una banda et da l’altra di Angelo di Veloccio. Angelo da Folio
Ussorato in Sermoneta disse havere di beni dotali di sua moglie figliola di
Chola di Velaccio una casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di
pietro paulo pelagallo da una banda, et la casa di Francesco Berardino da
l’altra banda. Francesco di Berardino Massiccio disse havere nella Decarcia di
Valle pagana una casa dove abita appresso la casa dotale di Angelo da Foligni
da una banda et da l’incontro la casa di di Gainni di Colonna, et la Via
publica. Li eredi di Santo Lucertone
dissero havere una casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di
Santo di Pietro in comune da una banda, et da l’altra la casa di Chola di
Gianni di Agostino et la Via in mezzo.. Matthia di Giannarello disse havere una
casa nella Decarcia di valle pagana dove abita da una banda appresso la casa di
Francesco Bernardino, et l’altra la casa di
Gianni di Colonna. Gianni di Colonna disse havere una casa nella
Decarcia di Valle pagana dove abita appresso la casa di Matthia Giannarello da
una banda et la via publica. Maria di Chola Saraceno disse havere uno solaro di
casa appresso la casa di Gianni di
Colonna da una banda la casa de Francesca Bevilacqua. Liheredi di Matthia di Pascholla dissero
havere una casa nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Maria di
Chola saraceno da una banda et da l’altra la casa di Rosa di Thomeo Sciarretta.
Rosa di Thomeo SCiarretta disse havere una casa nella Decarcia sudetta appresso
la casa di Gregorio Galeazzo, Gregorio Galeazzo disse havere una casa nella
Decarcia di Valle pagana appresso la casa di Rosa di Thomeo sciarretta da una
banda, et da l’altra la casa di Nardo pavento. Nardo pavento ha una casa nella
sudetta Decarcia appresso la casa di Pietro di Stefano. Santa Manauzzo ha una
casetta in detta Decarcia unita la casa di Giohanni Vangelista. Giohanni vangelista
disse havere una Csa nella Decarciaq et Valle pagana dove abita appresso la
casa del casarile di Pietro di Stefano et sotto la casa di Santo manauzzo.
Ascholito di Giannibello disse havere meza casa nella Decarcia di valle pagana
appresso la casa di benedetto Cicinella. Francesco di Tiburio disse havere una
casa comprata da Paolo Carso di Rita di Thomeo nella detta Decarcia di Val
pagana appresso la casa di Grigorio palazzo. Benedetto Cannella disse havere
una casa di doi solara nella Decarcia di Valle pagana appresso la casa di
Ascholito di Gianni bello da una banda, et da l’altra di Alessandro Martinelli.
Pietro Malizia disse havere mezza casa nella Decarcia di Valle pagana appresso
la casa di bendetto Coccinella da una banda, et da l’altra di Antonio Cella.
Luca Abbate Antonio disse havere mezza casa non partita con Pietro suo Fratello
nella Decarcia di Valel pagana, appresso la Casa diAntonio Cella da una banda,
et da l’altra di Benedetto Pianella; Et più uno cellario nella Decarcia della
Porta delle Noce appresso la Bottega di Antonio di Butio et la casa di Chola
Saporoso. Antonio Cella ha una casa nella Decarcia di Valle pagana dove abita
appresso la casa di Giacomo et Pietro malitia. Clementia di Nardo Chola
Giardinelli disse havere uan casa dove abita nella Decarcia di valle pagana
appresso la casa di Antonio di Bartolomeo Cella. Alessandro di Biasio
martinelli disse havere una casa in la sudetta Decarcia appresso la casa di
Marcho Martello da una banda, et da l’altra, la casa di Benedetto Cicinella.Bonifatio
di Giacomo malizia ha una casa in la sudetta Decarcia appresso la casa di
Antonio Fadauzzo, comprata da Giohanni cinque messe di beni dotali di sua
moglie Sylvia malitia. Lauretta d’Antonio Zaccagnino disse havere una parte de
casa nella sudetta Decarcia sopra la casa de Checco et appresso la casa de
Guidone de nando de Scincia et la via publica, barattata con un’altra sua casa
dotale de locretia de Antonia Zaccagnino
sua moglie con Stefano Jananrello. Giulio de Antonio de Sezze disse havere de
beni dotali de Flamia de Antonio Ciammarucone sua moglie una casa in detta
Decarcia da Val pagana appresso la casa di felice de vedo da una banda et
l’altra la casa dotale di Francesco diSaria comprata da Sebastiano marsili. Antonio Punto disse havere un solaro de casa in detta
Decarcia appresso la casa dove abita Francesco Belardino da una banda et da
l’altra un sedio di detto Francesco hauto in dota da Angila de marco. Francesco
Punto disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso
la casa di Cannibale Bonifacio da una banda, et da l’altra la casa delli eredi
di Luciano di Chola Bartholomeo et la Via publica. Camillo di Luciano di Chola
Bartholomeo disse havere una casa dove abita nella Decarcia di Santo Angelo
appresso la casa di Francesco punto da una banda, et da l’altra la casa delli
eredi di Francesco Lucertone, et la Via publica. Li eredi di Francesco
Lucertone dissero havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abitano appresso la casa di camillo di
Luciano di Chola Bartholomeo et la Via
publica. Camillo de Tomasso de Pesaro credenzero disse havere de robe dotali de Beatrice sua moglie figlia de
Sebastiano de zazzaro una casa nella Decarcia de Santo Angelo barattata con
Giovanni Verronzo…Giacomo di Antonio Belardino
et Giovanni Antonio Belardino fratelli dissero havere de cose dotali de
faustine de Francesco Cipriano et de flaminia de Francesco cipriano la moglie
una casa nella decarcia de Santo Angelo appresso la Casa de Flaminio Americi da
una banda et la casa de Girolamo manetta
alias cataroccio da l’altra. Gregorio de missorillo disse havere una casa nella
decarcia de valle pagana appresso la casa de Guidone de Scincia da una banda et
da l’altra la casa di Giohanni Francesco comprata da Lucretia de Giohanni
Pantanello Pietro de Francesco de Capua disse havere de cose dotali Giohanna
Luciolilla sua moglie una casa in detta decarcia appresso alla casa dotale de
Ambroscino lombardo verso mare et d sopra la casa dotale de Francesco palazzo. Carmosina moglie del
quondam Francesco Bernardino massiccio dice havere una casa nella Decarcia de
Valle pagana dove abita appresso la casa dotale de Angelo de foligni da una
banda et dal incontro la casa de Gianni de Colonna et la via publica.
Decarcia Santi Angeli
Marcho Martello disse havere una casa nella Decarcia
di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Alessandro Martinelli da una
banda, et da l’altra lo Furno di Francesco di Chola di Ceccha, et la via
Publica. Francesco di Chola di Ceccha ha una casa nella Decarcia sudetta dove
abita appresso la casa di Marcho Martello da una banda, et da l’altra dotale di
Pietro et Camillo di Francesco mastro Antonio vel di Vaccharella et la Via
publica. Pietro di Antonio mastro Antonio vel di Vaccharella disse havere mezza
casa nella Decarcia di Santo Angelo di beni dotali di Nanna di di Thomassino di Santa Felice sua mogliera
per non partita con mezza altra dotale de sua cognata moglie di Camillo suo
Fratello et figlia del detto Thomasino appresso la casa di Francesco di Chola
di Ceccha da una banda et da l’altra la casa di Andrea Corzo, et la Via
publica. Andrea di Nardo Corzo ha una casa nella Decarcia sudetta dove abita
appresso la casa dotale di Pietro et Camillo di Vaccharella da una banda et da
l’altra la casa di Allucina che fu
moglie a Domenico di Fondi et la Via publica. Antonio de Paisi disse havere una
casa con due solara dove abita nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa
delli heredi di Domenico di Fondi da una banda et da l’altra la casa di Antonio
fantauzzo et la via Publica.. Antonio Fantauzzo disse havere una casa nella
Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Giachovella di Antonio
di Paisi da una banda et da l’altra, la casa dotale di la figlia di Pietro
malizia mogliera di Giohanni cinque messe et la via publica. Li eredi di Giulio
Giardinelli dissero havere uan casa dove abitano nella Decarcia di Santo Angelo
appresso lo Furno de Cannibale di Bonifacio di Borzo, et la Via publica.
Scipione et Alexandro di Sebastiano Zazzaro dissero havere una casa per non
partita di beni dotali di cassandra et Rosa figliole di Giulio Giardinello loro
mogliere posta nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Francesco di
Chola Ceccha da una banda et da l’altra banda la casa di Camillod i Luciano di
Chola Bartholomeo et la via publica. Giohanni di Tullio Galeazzo disse havere
una casa dove abita nella Decarcia di Santo Angelo di beni dotali di sua moglie
figliola di Pietro Corvano appresso la casa di Prete Giohanni Corvino. Giohanni
di Colonna disse havere una casa dove abita nella Decarcia di Santo Angelo
appresso la casa dotale di Giohacchino di Tullio Galeazzo da una banda, et da
l’altra, la casa di Massimilla che fu moglie di Chola palazzo et la Via
publica. Massimilia de Giacchitello che fu moglie di Chola palazzo ha una casa
in appresso la casa dotale di Ambrosino lombardo, comprata da Pietro macellaro
cosa dotale di Maria di Lucre. Antonia di Alessandro Mazzancollo che fu moglie
di Marchionno passone disse havere una casa dove abita nella Decarcia di Santo
Angelo appresso la casa di Massimilla che fu moglie di Chola palazzo da una
banda, et da l’altra la casa di Giachovo di Choletta. Giacevo di Cholatta disse
havere mezza casa paritta con Pietro di Francesco di Capua nella Decarcia di
Santo Angelo appresso la casa di Antonia di Alexandro mazzancollo da una banda
et da l’altra la casa di Pietro di Capua. Pietro di Francesco di Capua disse
havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Giacomo di
Choletta da una banda, et da l’altra la casa di Sebastiano di Chola di Thomeo
Sciarretta.. Cristiano di Chola di Thomeo Sciarretta disse havere una casa
nella Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Pietro di Francesco di Capua
da una banda, et da l’altra banda la casa di Chola di Antonio di Benedetto
Caroso. Chola di Benedetto Charoso ha una casa nella Decarcia dove abita
appresso la casa. Prospero di Giacomo di Benedetto Charoso…; Li eredi di
Giacomo Zazzinello dissero havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo
appresso una casa di la Cappella di Battenti di detta Chiesa. Aurelia di Gianni
Bobbo disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso ad una casa
della Cappella delli Battenti di Santo Angelo Contusio Fregagione dice havere
beni dotali de Claudia sua moglie una casa ne la decarcia di Santo Angelo
appresso una casa della Compagnia dei Battenti de detta Chiesa. Sebastiano
rannasaro disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso la Casa
delli eredi di Gianni dano, et di Santo Pietro di Sermoneta in Santa Maria.
Maria di Giacomo che fu mogliera di Gianni Zaccagnino disse havere una casa
nella Decarcia di Santo Angelo. Francesco di gaeta Ussorato in Sermoneta ha una
casa nella Decarcia di Santo Angelo di beni dotali di Fortuna Pietro Cella sua
moglie dove abita appresso la casa di Maria di santo Verronzo da una banda et
la Via publica.. Maria che moglie di Santo diVerronzo ha una casa nella
Decarcia di Santo Angelo appresso la casa di Francesco di gaeta da una banda et
da l’altra la casa dotale di Pietro di Giovanni di segne, et la Via
publica.Pietro di Giohanni di Segne disse havere una casa in la sudetta
Decarcia di beni dotali di camilla figlia di Matthia di casbarro appresso la
Casa di Maria che fu moglie di Santo Verrozzo. Rosa Canoro disse havere una
casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Bellitia di
Nardo di Ceprano da una banda di sopra. Bellitia di nardo
di Ceprano ha una sua casa nella Decarcia di santo Angelo dove abita
appresso la casa di Rosa Canoro da una banda et da l’altra la casa. Alexandro
di Sora ussorato in Sermoneta ha una casa nella sudetta Decarcia di beni dotali
di Sabetta di Letizia di Furella appresso la casa di Bellitia di nardo di
Ceprano da una banda et da l’altra la casa di Dianora Charatti. Gerolimo di
Manfretta alias Cataroccia disse havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo
dove habitaappresso la casa delli eredi di Francesco Cypriana. Li eredi di
Francesco Cypriana dissero havere una casa nella Decarcia di Santo Angelo
appresso la casa di Flaminio Americo da una banda, et da l’altrala casa di
Geronimo di Manfretta alias Cataroccia.. Flaminio Americo disse havere una casa
nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso delli eredi di Francesco
Cypriano et la via publica. Dianora Charatti ha una casa nella Decarcia di
Santo Angelo dove abita appresso la casa di Giacomo buttarazzo et la Via
publica Giaceva Buttarazzo ha una casa nella Decarcia di Santo Angelo appresso
la casa di Francesco di Chola. Francesco di Chola Capo roscio disse havere una
casa nella Decarcia di Santo Angelo dove abita appresso la casa di Giacomo buttarazzo da una banda, et da
l’altra, la casa delli eredi di Pietro Mariano et la Via publica. Li heredi di
Pietro Mariano ha una casa nella decarcia di Santo Angelo dove appresso la casa
di mastro Giulio Carpinetta et la Via publica. Alessandro di Giovanetto di
Orlando disse havere de cose dotali da
Lucretia di Francesco de Capua sua moglie una casa a detta Decarcia, appresso la casa de Jacomo
coletta da una banda et da l’altra Antonio Sciarretta; Tomeo de Cola Sciarretta
disse havere una casa in ditta Decarcia appresso la casa delli eredi de
fortunia pietro cilla…; Francesco de Nardo corso dice havere una casa nella
Decarcia di Santo Agnolo appresso la casa delli eredi de Francesco Lucertone da
una banda, da l’altra degli eredi di Giulio Jardinelli et la via publica da
l’altra in dota da aurelia moglie di
quondam Luciano cola Bartolomeo ad Gismunda sua figlia moglie di detto
Francesco; Cola de Arpino disse havere comprata la infrascritta casa. Pasquale
Cote fisse havere una Casa dotale di
Valentia sua moglie comprata da Camillo Luciano posta nella sudetta
Decarcia appresso la casa alli heredi de Janni rastinollo et de Francesco Pinto
alla porta delle noci; Giohanni de pietro lanciano dissi havere una casa nella
Decarcia de Santo Angelo dotale de Ludovica de Sancto pinto sua moglie appresso
alli altri di animale borzo et delli beni de Luciano cola britocamo; Jerazza de
Francesco razza disse havere de boni dotali de nobilia figlia di paolo corsaro
una casa in detta Decarcia appresso alla casa delli eredi di Animale borzo da
dui bande et et la banda publica…;
Heredi de Vergilio pietro Vale dissero havere una Casa de beni materni una casa
nella Decarcia della Porta delle Noci nella Contrada del Serrone appresso la
Casa di Antonimo di Giohanni Chela leo…; Aurelio di Marcho di messere
Giohanni…; Benedetto Molinaro di Fontana Ussorato in Sermoneta disse havere una
Casa di beni dotali di lucia di Stefano di Choletti sua moglie nella Decarcia
della Porta delle Noci, e nella Contrada del Serrone dove abita, sotto la mezza casa con la Torre di Antonio di Butio…;
Antonio di Giohanni Cola leo disse
havere una Casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita nella Contrada
del Serrone appresso la casa di Marcho Piacentino da una banda, et da l’altra
la casa di messer Francesco di Valerio…; Antonio di Chola ha una casa nella
Decarcia della Porta delle Noci dove habita appresso la casa di Pompeo di
Pietro Grifonetto. Pompeo Grifonetto ha una casa nella Decarcia della Porta
delle Noci di beni dotali dove habita appresso la casa di Antonio Chola
Bartholomeo. Missere Francesco di Valerio disse havere una Casa nella Decarcia
della Porta delle Noci dove abita appresso la Casa di Francesco Locertone da
una banda, et da l’altra le mura della Terra, et la Via pubblica…; Mastro
Modena lombardo disse havere una casa dove abita nella Decarcia della Porta
delle Noci appresso la casa delli eredi di Matteho di Renzo et la Via publica…;
Francesco di Nardo Cappella disse havere di beni dotali di Camilla di Antonio
di Santo sua moglie una Casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove habita
appresso la Casa di Mastro Modena da una banda, et da l’altra, la casa di
messere Francesco di Valerio et la Via publica…; Vergilio de Noto de
Ceccharelli ha una casa nella Decarcia nella Porta delle Noci appresso la casa
dotale di Pietro Cappella da una banda, et da l’altro lo Forno di messer Franco
di Valerio…
A dì 5 7mbri 1585
Ludovico Toscano disse havere più di la metà d’una
casa così metà cola Toscano, nilla contrada dilla porta noci come appare a canto;
Sebastiano delli advisati di bassiano disse havere dui
tinella di terra da locretia cola cella
dui tinella de terra oprata da locretia
cola poste nella contrada del solpo appresso lo fiume de ninfa et le cese de
giulio de ruzzo.
Messere
Alessandro Stefani dice havere una Casa
nella Decarcia della Portella dove abita appresso ad una altra casa baraccata
colli eredi di Giovanni Cola vaco contigua alla sopradetta et dall’altra banda
alla casa delli eredi di Francesco Mazzacara, et la Via publica; Item una casa in detta Decarcia contigua alla
sopradetta ove abita da una banda, et da l’altra la casa delli eredi di camillo
di che serio hauta per il baratto fatto con un’altra casa con li eredi di
Giovanni Cola Vaco; Item uno Casarile in piede de Monte sopra l’hostaria
appresso la calcara…; Cola di Saporoso disse havere nella Decarcia della Porta
di Noci dove abita appresso la casa de Giachobello belle cosse…;Giacovello
belle cosse disse havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noci lassata
a lui da Mattheo di Renzo appresso la casa di Chola saporoso da una banda et da
l’altra la casa di messere Francesco di Valerio; Antonio di Fontana Ussorato in
Sermoneta disse havere una casa nella Decarcia della Porta di Noce appresso la
Casa di Gioachinello belle cosse et incontro la casa delli eredi di Gianni
dano…; Antonio de Faccenda et Fabritio
suo Fratello dissero havere una casa nella DEcarcia della Porta delle Noci dove
habbitano appresso la Casa delli heredi di Antonio di Valerio; Item una stalla
di sotto di Arcangelo di Core…; Pietro di Nardo Cappella ha una casa di beni
dotali nella Decarcia sudetta. Francesco di Gianni Bobbo disse havere una Casa
nella Decarcia della Porta delle Noci dove hasbita appresso le cose di
Cannibale di Borzo, et di Francesco Ponto.
A dì 4 di giugno 1574
Francesco di
Giacomo Matterello alias mezzo diavolo disse havere una casa dove abita nella
Decarcia della Porta delle Noci appresso la casa di Antonio di laura da una
banda, et da l’altra la casa di mastro Giusto et la Via publica; Antonio di
laura ha una casa nella Decarcia sudetta dove abita appresso la casa di
Francesco di Giacomo matterello da una banda, et da l’altra la casa di Matthia
Calabrese; Matthia Calabrese ha una casa nella Decarcia sudetta dove abita
appresso la casa di Antonio di Laura da una banda et da l’altra la casa dotale
di Fabritio Caroso…; Angelella di Schardapicchio ha una casa nella sudetta
Decarcia appresso la Casa di Giacomo
Ciccho; Giacomo di Antonio di Giacomo Cicchio disse havere una casa nella
Decarcia della Porta delle Noci dove abita appresso la casa di Angelella di
Scardapicchio da una banda, et da l’altra la Casa delli eredi di Villa marmo…; Patrizio di Vinitiano ha una
casa nella Decarcia della Porta delle
Noci appresso la casa di Giacomo di Antoni di Giacomo da una banda, et da
l’altra la casa di Chola Palladino…; Chola Palladino ha una casa nella Decarcia
dalla Porta delle Noci appresso la casa di Patrizio Vinitiano da una banda, et
da l’altra la casa dotale di Francesco di Alatro; Francesco di Alatro ussorato
in Sermoneta ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita di
beni dotali di Camilla Tinello sua moglie appresso la casa di Chola Palladino
da una banda, et da l’altra la casa di Chola di Grappello; Chola di Grappello
ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noci dove abita appresso alla casa
dotale di Francesco di Alatro da una banda, et da la’ltra la casa di Alessandro
di Vinitiano; Alexandro di Vinitiano ha una casa nell Decarcia della Porta
delle Noce appresso la casa di Chola di Grappello da una banda, et da l’altra
la casa delli eredi di Stefano Cicinella; Li heredi di Stefano Cicinella ha una
casa nella Decarcia della Porta delle Noce appresso la Casa di Alessandro di
Vinitiano da una banda et da l’altra la casa di Pietro di Antonio Bernardino;
Pietro di Antonio Bernardino disse havere una casa nella Decarcia della Porta
delle Noce dove abita appresso la casa delli eredi di Stefano Cicinella da una
banda, et da l’altra la casa delli eredi di Giachovella Bobbo…; Camillo di
Pietro Chola dano disse havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noce
di beni dotali appresso la casa di Biasio di Fascio di Antonella di Malizia sua
moglie da una banda, et da l’altra la casa dotale di Pietro di Antonio
Berardino; Giohanni di Fascio ha una casa nella Decarcia della Porta delle Noce
dove abita di due solara superiori, di beni dotali di Antonella Malizia vel de
Lysa sua moglie appresso la casa di Camillo Dano da una banda, et da l’altra lo
Casarile di la Moglie di Galeazzo; Li
eredi di Giohanni Puccio hano due solari di casa nella Decarcia della Porta
delle Noce sotto la casa dotale di Giohanni di Fascio, et appresso lo Casarile
delli eredi di Galeazzo mulattieri, et la Via publica; Li heredi di Galeazzo
mulattieri hano uno solaro di casa ruinata nella Decarcia della Porta delle
Noce la casa delli eredi di Giovan puccio da una banda, et da l’altra banda lo
solio di Bernardino di Pietro Spegnolo et la Via publica; Bernardino di Pietro
Spegnolo disse havere uno sedio di casa ruinata nella Decarcia della Porta
delle Noce appresso lo sedio delli eredi di Galeazzo Mulattieri…; Sora Antonia
Zazzinelli ha una casa in detta Decarcia appresso la casa di Giacomo Toscano da
una banda, et la Via publica; Nichoal di San Germano disse havere una casa
nella sudetta Decarcia appresso la casa delli eredi di Arcangelo di Chore, et
di Pasquale di Giohanni di Core, et le mura della Terra…; Lo herede di Pasquale
Chola leo ha una casa nella Decarcia appresso la Casa di Antonio Chola leo da
una banda, et da l’altra dotale di Pompeo grifonetto; Antonio de Butij disse
havere una casa nella Decarcia della Porta delle Noce dove abita appresso il
Cimitero di Santo Angelo da una banda, et da l’altra doi case; Item disse havere ditte due case insieme; Item
disse havere mezza casa con con torre in
detta Decarcia appresso la casa delli eredi di Stefano di Colesse da una banda,
et da l’altra uno suo giardino; Item disse havere una bottega di sotto detta
casa nella Via biblica; Marcho Piacentino disse havere una Casa nella Decarcia
della Porta delle Noce nella Contrada rone dove abita appresso le case di
Antonio Butio da una banda, et da l’altra di Antonio di Giohanni Chola leo.
Seguono li stabili di messere Flaminio Americi
comprati da messere Pietro Americi; Item tinelli tre nella fossella freda
confino con li eredi di Chola di Pregione; Item tinelli quattro nella fossella
fredda vicino li beni delli eredi…; Item tinelli otto nella piscina confina con
la strada della cona della teppia con
l’Illustrissima Corte; Item tinelli sette nella contrada dell’oppo confinano con l’Illustrissima Corte et li eredi di Pietro Bobo; Item tinelli
vinti nel ponte cordino con le due comprate dalla moglie di messere Franco
Simone confinano con Pietro Thoscano li heredi di Pietro Bobo et essi; Item
tinelli vintitre nel ponte sordino…; Item tinelli dieci nel ponte condaluce…;
Item tinelli quattro in la salce canto gli Arbusti dell’Eccellentissimo Signor
Duca; Item uno nelle Salce che fa a vigna; Item tinelli quattro e mezzo a tre
ponti…; Item tinelli due dove se dice li
giardini…L’Heredi Antonio Casale disse havere nella Decarcia del
Borgo una casa vicino alla Casa delli heredi di Rocco Antolino da una banda et
dall’altra l’heredi di Lucretia Zampanica et la via publica; Item disse havere
nella medesima Decarcia un’altra Casa patroni
vicino alla Casa delli eredi di Bastiano Marsilio et dell’heredi di
Vicenzo Gambate Vetica et la via publica. L’Heredi di Grandinio passone dicono
d’havere una Casa nella Decarcia di Vallepagana appresso alla Casa dotale di
Marco Montanaro da una banda, et da l’altra la Casa di Larcota Tagnatello, et
di Antonio tonia Ambroscinetto. Gerolamo Pasquale disse d’havere nella Decarcia
del Borgo una casa dove abita vicino alla casa delli eredi di Rocco d’Antolini
da una banda, et da l’altra la Casa delli eredi di Giohanni di Giorgi di
Bassiano et la via publicaItem disse de havere nella Decarcia di Valleracano
una casa divisa con l’heredi di Giovanni pantanello che delle cinque parti a
lui ne sonno toccate tre; Item disse de havere in Piedimonte una hostaria
vicino all’hostaria de Antonio Quatrasso che delle tre parti lui ce ne ha doi…;
Domenico di Guarcino dice havere una Casa posta nella Decarcia del Borgo quale,
è dotale appresso con la Casa d’Antonio casale et la Casa di Alessandro
Monacello; Bartholomeo Fiorentino abitante in Sermoneta; Horatio Pasquale Mazzancollo dice havere mezza casa posta nella
Decarcia del Borgo appresso alla Casa della Concepitone da una banda, et
dall’altra la Casa dello Hospitale; Item disse havere un forno nella medesima Decarcia appresso la casa di
mastro Giovanni Battista di Santo Angelo da una banda, et da l’altra banda
Pietro Toscano; L’heredi di Sacripante Andrea de Core dissero de havere nella
Decarcia del Borgo una casa appresso alla Casa dotale d’Alessandro Maroncelli,
et la via publica da doi bande; Francesco Monacelli compra la sopradetta Casa
dall’Heredi de Sacripante; Genova de Liberato pizzicarolo moglie de quondam
Vincentio Gamba de Vetica disse haver nella Decarcia del Borgo una casa dove
abita appresso la Casa dotale d’Olimpia de Loffo da una banda et da l’altra
casa d’Antonio casale et la strada publica; Antonio Colaiagni disse havere
nella Decarcia del Borgo una Casa dotale dove abita appresso alla Casa delli
eredi di Sacripante Andrea di Core da una banda, et da l’altra heredi di
Laudonia figliola del quondam Marc’Antonio Barbi
1607
In questo Libro si annoteranno tutte l’Intrate della
Comunità di Sermoneta, et Uscita di pagamenti, che si farranno così ordinati
dalli Signori Ufficiali moderni cio è li Signori Pietro pantanello; Dionisio
quatrasso, Giohanni Thomasso Lepido, et Diogine Giardinello.
(un
fornaio)Benedetta Cappone moglie di Bartholomeo fornaio con sicurtà di Giohanni
Sforza deve scuti sei per doisemestri di censi a 7 di Agosto 1607.
Messere Alexandro Americi deve alla Comunità venti uno
scuti per tre rubbia di grano che hebbe
per le mani. Il detto messere Alexandro deve trentanove scuti come sicurtà di Angelo Scarpellino il
quale hebbe denari per fare il fosso della Vaccareccia, che non lo fece, et li
fu tolta la casa quale li fu poi restituita con dilazione doi anni a pagare et
con sicurtà di detto messere Alexandro.
Messere Alexandro Americi pago per l’infrascritta
partita scudi vent’uno.
A dì primo di Giugno 1607. Alexandro Americi sicurtà
di Agnolo Scarpellino pago trent’uno scudi, et mezzo.
A dì 3 di Maggio 1607. Messere Jacomo Piede deve sette giulii per una detta di sale. Messere
Jacomo Piade pagò per la detta di sale
infrascritta giulii sette uno… A
dì 4 di 9mbre 1607. Messere Flaminio
Quatrasso deve sette giulii per una
detta di sale. Messere Cesare Bucci Depositario passato deve per resta da uno
esattore generale fatta da anni passati per resta della spica del 1605 1606 et
1607 et di quanto ha hauto a fare con la
Comunità di Sermoneta fino a questo dì
XX di 9mbre 1607 scuti cento quarantacinque et bajocchi dodici, et
mezzo; A dì 10 di Gennaro 1607. Messere Cesare Bucci pagò l’infrascritto
scrittura publica di 7 et di 12 come per mandato deliberante.
Dionisio Bucci esattore delli libri delle date, sive
il medico, sale, capo, Galere, robbe stabili, et bestiame deve per saldo fatto
delle sue esazioni di più anni tutti l’anno 1606, cioè tutti libri datili a
riscuotere e comprare il libro del 1606 deve per resto scuti di cento settanta
otto, et baiocchi settanta, et mezzo. De quali ne deve pagare alla Reverenda
Camera per resto di pesi camerali per un
anno ottantaquattro, et bajocchi trenta, et mezzo de quali, come havrà pagato,
se li darà credito in conto il resto è della Corte. A dì 15 di Gennaro 1607.
Messere Dionisio bucci pago à conto dell’infrascritta partita scudi cento venti
come è libro de mandati…. Messere Ludovico Toscano de per tanti che è restato
debitore per una sindacatione fattali da messer Cola d’Angeli, et Messere
Giulio Pitio Sindicatori della amministratione della Depositeria fatta da detto
Messere Ludovico l’anno cominciato del 1605 deve dico-25:93. A dì 12 Febbraro
1607 Lodovico Toscano si è fatto debitare a libro dei Mandati a dì per questi
l’è cessa la inconsistenza polita-25:93. Messere Antonio Rillisi fornaio alias
il Gallo deve alla Comunità scuti doicento trentacinque, et triocento, et
baiocchi novanta sette per tanti che li
sono avanzati in mano del grano dotale a far pane, et giulii trentacinque per
l’interesse di tutto deve scuti doicento trentanove, et baiocchi quaranta.
A dì 27 di 9mbre 1607. Messere Cancelliere licita di
Antonio Gallo fornaio per l’Inconsistenza patita pagò ducento trenta nove et
baiocchi 47. Paolo fornaio deve scuti
trecentosettantadoi, et baiocchi cinquantanove et mezzo per resto de grano che
ha hauto dalla Comunità, et lavorato sino alla ricolta del 1607 compresi li
frutti, et interi de censi conforme all’obbligo-372:59. A dì 29 di 9mbre 1607.
Paulo fornaio pago scuti trecentosettanta doi, et baiocchi 59 quam
l’Inconsistenza patita…-372:59. Jacomo Matto deve per doi rubbia di grano
venduto dalli Officiali passati scuti vent’otto à quattordici scuti il rubbio.
A dì 9 di Gennaro 1607. Jacomo Matto ha pagato scudi tredici à buon conto. A dì
15 di luglio. Jacomo Matto ha pagato per resto di scudi quindici…come per
Mandato-7:15. La Pizzicaria di Sermoneta
fu locata a Giovanni Battista Marrocco,
per scuti settantacinque l’anno per tre anni cominciando alli 15 di Marzo 1606
da pagarsi anticipatamente hora è stata ceduta a Cola d’ercole, il quale per
resto del secondo anno cominciato a dì 15 di Marzo 1607 deve scudi quindici,
gli altri li ha pagati al Depositario particolare-15. La Pesca della Teppia sta
allocata ad Agnolo Bagnorea per un anno cominciato a 26 Marzo 1607 per scuti
cinquanta l’anno da pagarsi sei mesi per sei mesi, et per detto vi sono doi
scuti di saldo, alla Comunità ne vengono quaranta otto scuti, et dovria
per il primo semestre mandato a 26 dì
Settembre 1607 scuti venti quattro. A dì 16 di Luglio 1607. Angelo Bagnorea con
pasquale scavratella con pagano scudi quaranta otto per tutto l’anno-48.
Notario Andrea Impernicciati deve per grano hauto dalla Comunità in più volte
scuti diciotto, et baiocchi quarantacinque-18:45. Luca del Sale, Medico, Capo,
Galere, robbe stabili, et bestiame del 1607 è dato a riscuotere a Dionisio
Bucci, il quale si è obbligato di fare le solite paghe alla Reverenda Camera
Apostolica in tempo, et con obbligo de
ogni spesa di Commissari, et altro vada a fine spese , et quel che sopra avanza pagato alla Corte per tutto
Agosto 1608 il suo salario et scuti
novanta et tutta…delle date ascendano alla somma scuti mille et cento
alle volte più, et alle volte meno, et li pagamenti da farsi alla Reverenda
Camera appariranno il libro d’uscita… Messere
Pietro Pantanello per doi dette di sale. 1608 Mastro Antonio Sanello ha
pagato la Comunità in tante spese della sua arte et peggione della Casa de Antonio dove fu il mastro de scola l’ammonta
fu in 7 et de censo facti d’acurdo con
li Signori Ufficiali con il Signor Pietro Pantanelli, Giohanni Usonalli Lepoldo
et Diogine Giardinello resta creditore delle sudette partite et opere fino
prezzo di 2 Aprile 1611 in giulii ventuno quali s’è fatto il mandato sotto il
dì detto. Agnelo Scarpellino per peggiore di casa fu messo pregione et vi
stette un pezzo per contro fu pigliata
la casa et si deve dare à peggiore et la chiave sta nell’Archivio. Dopi la feci
l’obbligo di pagare a dì 15 di febbraro 1609 in questo modo cio è scudi quattro
et baiocchi 32 ad Agosto prossimo et il resto ad Agosto ad sicurtà Alexandro
per ruzza, et Bernardino assaline, et Pietro Mancino…; Notaro Angelo Borzo è
debitore alla Comunità di Sermoneta scuti venti cinque, et baiocchi 66 per
tanti da lui ritratti da diversi di sorta per Archiviatura di polize, et altro
come appare in un Libro fatto di sua mano che sta nel Archivio. Gl’Heredi del
quondam Angelo Borzo Incontro suoi atti mostrano un conto de mano del quondam
Agnelo lor padre di sua mano quale sta in credenza dell’Archivioper
Incontroscritta somma de 7 et 25 et baiocchi 2 li la retrossi de Archivio alla
meta saldato restano debitori delli Heredi netti in scudi dodici, et baiocchi
ottanta tre dalli quali se ne devono levare scudi quattro pagati dal detto
quondam Angelo Borzo per tanti da lui pagati per la Comunità àFabri Mario lozzo come per mandato sotto scritto
dalli signori Ufficiali in qual tempo sotto il dì detto primo de luglio 1597.
1608. La Gabella de Cavalli, et delle fogliette è
restata ad Angelo d’Aritio à pubblico bannimento li restò la gabella delli
detti Cavalli, et delle fogliette per scudi settanta come per In strumento sotto il dì 12 di luglio 1607, et l’anno
l’intendenciato alli 4 di giugno 1608 da pagare sei mesi per sei mesi, et la
sicurtà de Diogine Giardinelli.
Introito(Per il depositario Ludovico Toscano e come
era eletto il sindaco)
Scindicationi di messereLudovico Toscano fatta da noi
Andrea Imperniato, et Jacomo Piede Scindici eletti dalli Signori Ufficiali cioè
Cosimo de Marchis, Pietro Tucci Benedetto Martinello, et Atenio Corbano
officiale del presente anno 1608 et
1609… (f.22v) (pittore ed artigiano)A Pietro Pittore scuti tre a conto de
quello deve havere della pittura dell’Arco Trionfale-3; A mastro Bartolino
Chiavaro giulii quattro per una chiave e serratura del granaro; (soldati corsi)
A messere Cesare Bucci scuti sette per altrettanti da lui pagati alli soldati
corsi per li utensili del mese di ottobre 1607per le mano di meseere Giohanni Tomasso lepido; Al sudetto
messere Cesare Bucci scuti vinti per altrettanti pagati a Timoteo Vittori
medico della Comunità a conto dilla sua provisione. (Un acquisto nel granaio
della Cattedrale) Esito. Ad Ersilia et Giustina galeazzo et compagne Julii
trent’uno per haver comprato il grano di particolari nel granaro di Santa Maria
come sotto li 11 de Gennaro 1608. Ad Ottavio sotto julii quindici per un paro
di lenzola usate vendute per servizio dell’Arco Trionfale; A Cola di Monaco
Julii cinque per haver portata la scena da Velletri in Sermoneta per recitare
la Commedia alla venuta del Signor Cardinale; A mastro Giovanni Battista
falegname et compagni scudi sei et sessantacinque per havere lavorato all’Arco
Trionfale.(muratore) A mastro Francesco muratore julii quattro per havere
accomodato la selcie della piazza per la parte che tocca alla Comunità;(la visita citata è del
Cardinale Bonifazio Caetani) A messere Giovanni Battista Tutio scuti
centoquaranta sei et baiocchi vinti per tanti da lui spesi nel bacile et bocale
d’argento donato all’Illustrissimo Signor Cardinale Bonifacio Caetani-146:20.(bacile e boccale fatti
eseguire a Roma) Ad Angelo d’Aritio scudo uno per essere andato con mastro
Diogene a Roma a portare li denari a mastro Giohanni battista tutio per il
bacile et bocale. Ad Alexandro Manetta baiocchi dieci per altrettanti da lui
pagati in sue accomodature la seratura
della Porta Sorda-40.(un de Marchis) A Francesco di Marchi scuti docento trenta
per vinti tre rubbia di grano venduto alla Comunità-50.(un Fiorentini)A
Domenico Fiorentino julii dodici per essere stato l’anno 1607 d’ordine
delli Signori Ufficiali, a tener conto
grano ch’andava alla mola.(un orologio) A messere Giulio Cesare sacrestano
Julii undici et doi bajocchi et mezzo per il servitio di tre mesi in acconciare
l’orologio. (un Siciolante sindaco)A messere Antonio Siciolante Julii vinti doi
et mezzo per la sua provisione di essere stato Scindico della Comunità
un’anno.(affitto del granai di Santa Maria) A Justino Justi scuti doi per la
peggiore del granaro delli preti sublocato alla Comunità sin a nove
ricolte.(Depositario della Carità)A mastro Flaminio quatrasso della Compagnia
della Carità scuti cinquanta uno et bajocchi cinquantasei et un quatrino per la
valuta di rubbia cinque di grano et una gallata et un massiccio venduto alla
Comunità.(il sacrestano di Santa Maria)Ad Angelo Mirto sacrestano di Santa
Maria julii ventidoi et mezzo per suo servitio dis ei mesi finiti li 15 de
Xmbre1607 in acconciare l’orologio. (un muratore)A mastro Francesco muratore
Genero di Gonnello et compagni scuti quattro et bajocchi sessant’otto per opera
da lor fatta alla casa di Genova liberato per metterci li corsi.(uno
spoletino)A filadro spoletino Julii quattro per doi giorni che ha imprestato il
suo cavallo in rimenare i Teatinia Sezze. (la casa dei corsi soldati) A dì 18
detto(ottobre) a mastro Ambrogio Lombardo otto giulii per haver accomodato il
sonile(campanello) a casa dove stanno li Corsi. (un pittore) A dì 22 di Xmbre
detto a mastro Agostino pittore per un arme fatta e messa nelli panni verdi del
banco di Santa maria per Mandato.(un convertito)A dì 6 di Febbraro 1609 ad un
Giudio fatto Xristiano trenta per amor de Dio. (f.44r) (un Siciolante)Noi
Jacomo Piede et Giulio Siciolante Scindici deputati dalli Signori Ufficiali
habbiamo visto gli conti del Signor Pietro Pantanelli già Depositario in loco
del Signor quondam Ludovico Toscano et trovamo che tutto l’introito
administrato dal detto Signor Pietro importa scuti quattrocento trentaquattro
et bajocchi dieci come se vede in questi a Carta 42 et l’essiti importa scuti
quattrocento trenta quattro et bajocchi cinquanta nove il detto Signor Pietro
per detta sua administrazione in giulii quattro et bajocchi nove, essendosi
scomputato l’essito con l’introito di ciò che resta creditore.(un muratore)A
mastro Geronimo Muratore Julii cinque per havere accomodata la pietra del pesce
nella piazza-50.(un convertito)A Marc’Antonio Sabatino Giudeo Romano fatto
Cristiano Julii tre elemosine. (una
convertita)A Settimia Sabbatina Giudea fatta Cristiana Julii tre per elemosina.
(un Siciolante)A messre Antonio Siciolante, et ad un ragazzo che riportò il
Cavallo di detto messere Antonio, che l’imprestò al Padre Predicatore che
ritornò a Sezze Julii quattro in tutto-40.(un eretico)A Michele Rossetto
Eretico, venuto alla Santa fede Julii tre de elemosina.(un fabbro)A Martiale Simione bajocchi sette et mezzo per tanto
ferro filato che serva per l’orologio-0:72. (la dimora dei soldati corsi)A
massere Cola Pietro d’Angeli et per esso a messere Germano muratore scuti
cinque a bon conto per la peggiore della casa dove stanno gli soldati corsi per
un semestro da finirse lo primo di Febbraro 1620.(Razza Ufficiale)A mastro
Giohanni organtino et messere Lorenzo Razza officiali scuti quindici per la
provisione d’una anno ordinaria che se da alli officiali-25. (un macellaio)Ad
Alessandro Tomarosio Macellaro scuti cinque a bon conto per la carne date alli
primi Capuccini-5.
Mala tempora
Animum semper in luto peccatium est! Afferma
Sant’Agostino nel petrarchesco Secretum, intendendo che in verità l’indole
umana rivolge, preferibilmente, al peccato la sua captante natura; oltre il
manicheo pessimismo agostiniano in effetti la teologia, con il libero arbitrio,
la voluntas atque voluptas ossia la volontà ed il desiderio umano, convoglia
ambedue sia verso il piacere estatico che verso quello meramente goliardico;
per la susseguente documentazione il piacere rilevante potrebbe essere quello
delle vittime che ottengono giustizia, ma non credo che possa essere
simbioticamente rapportato ai rei, soprattutto quelli della prima condanna
vidimata condannati a morte tramite impiccagione, adumbratio docet, ossia il
disegno illustrativo sommariamente accennato. In effetti la giustizia
sermonetana non era certamente comprensiva di atti quali gli omicidi,
attenuanti non sussistevano, e la detenzione era solo un breve ovvero
prolungato termine di passaggio verso la sentenza definitiva, a maggior
chiarezza; oggi la detenzione coatta di un reo è considerata la punizione,
mentre, almeno sino al 1835, prima della riforma del Codice Penale, voluta da
papa Gregorio XVI, la condanna ovvero assoluzione, propriamente dette, erano
l’esito finale del processo; nulla di rilevante, certamente ma, rispetto alle
condanne si deve rimarcare che la detenzione in prigione era solo, ripeto, un
momentaneo passaggio verso l’assoluzione ovvero la condanna, e non la condanna
meramente identificata oggi con i criteri della giurisprudenza odierna; privare
un suddito della libertà, trattenendolo in detenzione, non era intesa affatto
come la condanna, poiché il suddito, e non cittadino, della libertà ne era
privo anche fuori delle prigioni stesse, quindi sarebbe stato alquanto illogico
privare un reo di un bene, come la libertà, di cui non godeva neanche fuori dei
procedimenti penali; quindi la sentenza sanciva il termine che non era mai
quello della detenzione coatta con la riforma precitata, in effetti una
radicale innovazione, riguardo al singolo cittadino, emerge, ossia privando
quest’ultimo della libertà, detenendolo in prigione, era un preclaro
riconoscimento della libertà stessa, quindi di un diritto di cui il cittadino,
e non più suddito, godeva. Ma Gregorio XVI, per la nostrana juxtitia, aè
distante nel tempo e nel concetto di emancipazione civica, quindi si era
alquanto più diretti e risoluti nelle sentenze, vidimate direttamente in
Costitutionibus, ossia sugli Statuti sermonetani del 1501.
12 marzo 1583
Nella città il 12 marzo 1583 Pietro Francischetti, ed
Alessandro Ciancia di Sermoneta testimoni Simone Chiatti di Riccio Chiatti,
Gregorina di Pietro Paldino. In Nome di Dio Amen. Noi Giovanni Bindo Nobile
senese et l’Illustrissimo Signore Illustrissimo
e Reverendissimo Signore Cardinale di Sermoneta, luogotenente e Giudice
conosciuta questa e vertendo fra il Magnifico Procuratore attore e così tenendo
anche Simone Chiatti, Riccio Chiatti, e Gregorio di Pietro Paladini di Bassiano
rei e tutti presenti per una parte e altra in questo tribunale e da questo
tribunale, e persuasi per spirito diabolico istigati mossero da questo luogo
verso latro luogo, furono ausi ed inseguirono Giovanni Antonio custode setino,
e con un sasso percossero lui sino a ferirlo, e fino a ché giunse a morte, e
come dalla deposizione si vede nel processo da dove quanto vista segue della
loro cattura, vista la citazione fra noi spedita e presa visione della relazione
del Signor Procuratore, visto il bando spedito quanto per legge esatto visto
infine e riconosciuto tutto il processo intentato, ed infine il merito e
considerando per il tribunale nel solito ruolo e cubicolo nella rocca di
Sermoneta. Poiché consta a noi et della nostra Curia, Simone Chiatti, Riccio
Chiatti, e Gregorina di Pietro Paladini, per legge punibili, nella seguente
forma della legge diciamo, sentenziamo e declamiamo, per testimonianza di
Simone Riccio, e Gregorina questi condanniamo i presenti alla pena della forca
e alla confisca di ogni loro bene senza che altro tempo intervenga come
affinché per quanto concesso gli stessi siano venuti e guidati dalla Potestà
della Curia e essere guidati come solito e qui per il Servizio a questo
candidato lascio il solito e sospenda così il suo mandato e questi con giusta
pena ed questi siano condotti alla giusta pena(…)così decidiamo e condanniamo
nel miglior modo, così la pronuncia.
XII Martii 1583
Et civitati in die 12 Martii 1583 petri francischetti,
et Alexandro ciancia de sermoneto testimonis Simone Chiatti Riccius Chiatti
Gregorina petri paladini. In Dei nomine Amen. Nos Johannes bindus Nobilis
senensis et Illustrissimus Dominus et Illustrissimi ac Reverendissimi Domini
Cardinalis de sermoneta, locumtenens et Judex et cognitor eaque et caput
vertens inter Magnificus Procuratorem actores et si tenentes et Simeone
Chiatti, Riccius chiatti, et Gregorina petri paladini de Bassiano reos tot et
presens parte ex altera in eo de eo, et suoer eo Diabolico spirito istigati
moventes se de loco pro ad locum, ausi sunt insegui Johannes Antonium custode
setinum fuggente, eundem quam saxis percuotere se tandem ipsumcompreserunt
vulneribus afficere ita et tale pro et
dictus, vulneribus inde mors fuit seguita, et primus Johannes Antonius mortuus
est, et als prelatius ex processus Unde
nos quam visa interi siquitur huius capta, visa citatione Intus pro nos
expedita exacta cum relazione nostri viso la pridicta Dominus Procuratorem,
viso bando expedito quam pro ut legis exacto viso denique et recognito toto
processum in primis fabbricato, et enim meritis, visis videri, et consideranda
reperito pro tribunali sedentes in quodam solio ligneo in nostro solito
cubicolo intus arce Sermineti Quia constat nobis et nostre Curie Simone
chiatti, Riccius chiatti, et Gregorina petri paladini fore et ceu cullabile et
de jure punibiles, sequente forma juris dicimus, sententiamus et declaramus pro
testes Simone Riccius, et Gregorina fore et eos condenandos presentes eos et
quemlicet ipsos condenamus in pena furcas et confiscationi, omnium suos
bonitate si ullo unquam tempore pervenerint ut qualibet ipsos venerit in
Potestas Curia ducatur et duci debeant ad solitum cum(…)et ibi pro Ministrum ad
id deputatum laqueo solido apposito suspendat ita et tali pro mandato(…)eos
sibi condigna pena , et in laios transeunter et(…)et quecunque mandata desuper
necessarius et opportuna pro pernitiosisexcitatione decernimus et relaxamus, et
ita dicimus sententiamus et condenamus sic meliori modo Ita pronunciationi, Ego
Johannes Bindus Locotens.
Contro Antonio Petrillo. In Nome di Dio Amen. Causa
fra il Magnifico procuratore ed Antonio Petrillo, processato e contumace da una
parte ed altra per insulto per detto Antonio verso Giovanni Antonio Capolegio quando
per più amplia pace fra i medesimi intercorsa primariamente dalla Potestà
sedente a vedersi quanto a dirsi di Antonio questa pose per Pietro Capolegio
dal detto Giovanno Battista, a vedere l’infamia sufficiente presa da questa, visto lo Strumento della
pace, vista la citazione fatta dal detto Angelo, ed infine considerato e visto nuova istanza, dichiarò
e condannò Antonio Petrilli alla pena contenuta in detto scritto, con pace, e
del quale Petrilli constatiamo la contumacia….
XV Martii 1583
Contra Antonium petrilli. In Nomine Dei Amen. In causa
vertente, et que habeat versa est inter Magnificum procuratorem insidente ex
una, et Antonium petrilli que relata, et processatum contumace parte ex altera
de et super insultum pro dictum Antonium factum pro Johannem Baptista
Capolegium cum(…)prout latius in processu sub pace inter ipsos prius inita
Magnificum de Potestas sedentes in visa querela quam dictu Antonium ea posit
pro petrum capolegium dicti Johannes Baptista, visa infamatione satis
huius(…)capta, viso Instrumentum pacis, visa citatione facta dicto Angelo visa
quia quam ipsum incasata, visit denique videndis et consideratis
considerandis(…)novis instantiavit, declaravit, et con condemnavit eum Antonium
petrillus in pena contenta in dicto Infrascripto pacis, attesta eius
contumacia, et quodcumque motus de super necessarium reclamavit ad modum…
XXVI Martii 1583
Contra Camillum Colesagni. In Nomine Dei Amen Johannes
Bindus Judex(…)et cogniscitur volentes de et super causa differentia vertens et
haeque versa est inter Magnificum procuratorem actorem et insistente ex una, et
Camillum Colesagni deserta reum convenitum et carceratum parte ex altera det
super interfectione unius bubale deserlupis, in societate aliorum pro ex
processum ac empitone corei bubali doviti furto subtracti in scientia Cavilli
prout ex dicto processum unde viso et recognito toto processu supra premissis
fabbricato, et ipsius meritis, visis bannimentis de materia loquentis, visis
denique videndis et consideratis considerandis novum Declaramus sententiamus
unius babule prout in processu interfecte, ac in penam centum funis, sibi
publice inferendos jure formam prout bannimentos, et ad interim partis sive
Domini presente babulis, et pro corda bubali supradicti condannamus predictum
Camillum in penam ducatorum quindecim, Illustrissimi et Beatissimus Caroli
applicans et quecumque moneta desuper
necessaria et opponendo decernimus, et relaxamus, ad modum meliori sententia. Johannes Bindus
Locotenens.
IV Aprilis 1583
In nomine Dei amen. presentibus Tarquini Egidii, et
Durante Durantis de Teramo testibusque. In Nomine Dei amen, Nos Johannes bindus
nobilis senensis Illustrissimus Venerabilis Dominus, ac Illustrissimi et
Beatissimi Carolis deserta Senior, cognitor decisor causa et causas vertens, et
sacramentibus vertens inter mecum procuratorem agente et insistentes ex una, et
Petrum Chiattus, Johannem letus, Angelum palumbum, Julium Jacobi grillati,
Rocchie antij gregorii, oratium calandrinum, marcus petri paladini, et Antonium
Auridis Magnacarne de Bassiano reos confesso, Inquisitos et carceratos parti ex
altera in eo, de oe, et supra eo, quam petruschiattus in societate felicis, et
oratis pro maligno suora dictus in pectore percussent Johannes custode setinum,
impedendo eius offesa, et nonnullis pro ut in processu tentaverit pignus quod
ex suo offendendum ecceperat auferre, et pro petrus chiattus dicerit fere
incontinenti Rico et Simeoni de chiattis eius germanis ut illum Johannes aut
comprehenderunt, et interficeret, et inmediate supranunciati unam cum Simeone
et Rico pro et Righio petri paladini de eoque inerine in Johannem Antonium et
illum per multum spacium insequuti fuerint storta, corsista et sevire armati
respice in illum saxa proibendo, eundem percutiendo, ac in eum calmando, ut
dicet, “piglia ammazza” respice ut in processu, donec pro Johannem Antonium à
nonnulla pro fuerit compresensus, et cumpluribus, et multis letalis vulneribus
affectas, archibusium et pistolesium propria ipsius custodis arma auferendo
ipsi, assistentibus dicto Maleficio aliquo suprannominatis, prestando unus
alii(…). Maleficio favorem et et cohoperatum respice processu, ex quibus
vulneribus primus Johannes ante mortius est, et ad latius prout in eodem
processu, Unde visis confessionis petri Antonii, Johannis, Rocchi, Julius,
Marci auritis, Oratii, et petri paladini prout viso denique toto processu, et
ubique contentis in eo, ac eorum meritis, visis denique videndis, et
consideratis considerandis Opinioni reperita, pro Tribunali sedentes quia
constat nobis et nostri Curie premissa fuisse etcetera, et suopra notatos, et quem ipsos de premissis
fuisse et cetera cilpabile et de Jure punibile. Idcirco per sane nostram
diffinitiva sententiam, qua de suis peritum consilio in his scriptis ferimus,
dicimus, pronunciamus, et sentantiamus prout Petrum, Antonium, Johannes,
Rocchus Marcus auritij, filium, Oratium, et Marcum petri paladini, et quolibet
quoipsos fore et cum condenamus prout condenamus in hanc qui seguet modo
conditionis in penam dugentos ducatos, ac perpetui exilis à toto statu presenti
Illustrissimi et Beatissimi sub pena furcas. Antonium palumbus condannatus in
penam Trireme per triennium adibide dicto tempore remigando, reservato in tenens presenti Illustrissimi Johannes letum
condennatus in pena centu ducatus, et exili presenti Illustrissimi Domini
declarandi, et nisi infra quindecim dies solverti dicta pena pecuniaria dicatos
centum condenamus eundem ad triremes ad tempus adibidus remingando, ad arbitrio
Illustrissimi Domini Rocchi auritij gregorij condenamus in pena scutos
quinnquaginta, et arbitrio presenti Illustrissimi Domini declarandi. Marcum
auritis condenamus in penam scutos quinquaginta arbitrio presenti Illustrissimi
declarandi. Juluim grillotis condenamus in penam scutos quinquaginta, Oratium
calandrini in penam scutos quinquaginta, et Marcum petri paladini condenamus in
penam quinquaginta scutos, et quinquaginta de supra necessaria et opportuna decernemus et relaxamus, et ita
dicimus, pronunciamus sententiam et condenamus ad modum meliori. Ita pronunciamus Ego Johannes Bindus
Locotenens.
V Aprilis 1583
In Nomine Dei
amen. In ea vertente inter de casu procuratorem insistente et agente ex una,
et Missorem processatu, Inquisitum,
carceratum et causa conventum parte ex altera de et supra Insultum, ingriens in
domu de Camille Lazzani, et aliis in dicto processu per eundem acissorem cictam
de Camillam et attentatos prout et actis Magnificum Dominus potestas sedens
viso et recognito toto processu, et eius meritis, visa forma statuti de loquens visis denique videndis, et considetis
considerandis declaravit, sententiavit, et condanavit eum in penam libras
octuaginta quinque visa forma dicti statu reservatu tum eudem dicta Camilla
querelanti de jure pro contra dictam Missorem de jure quomodo competeret, occasione
querele iniuram per eam porresti prout latius in actis et ita ad modum meliori
et quodcumque relaxavit.
XXII Aprilis 1585
In Dei Nomine amen. In ea vertent, et que hacte versa
et inter Angelus procuratorem actorem et Insistente una, et Messere Johannes lucchesium reum convenuts,
et processatum parte ex altera de et supra vulnere pro ipsum illato in capite
Bernardo famuli Messeri Ambrosii lombardi, cum sangiunis effusione, prout
latius in processu causa Magnificus potestas sedens viso et recognito toto
processu in pati jam fabbricato, visis vivendi consideratis considerandis
sententiavit, declaravit, et condanavit eum Johannes lucchesius in penam
vigenti quinque florenos auri, formam bannimentum, que pena est medietas pene
contente, in sacri constitutionibus, et qodcumque motum relaxavit et ita datum
sententiat, et condenavit ad modum meliori. Rogerius Massimus
XXX Aprilis 1583
In Nomine Dei amen.
In causa vertent, et que hacta versa est inter Magnificus Procuratorem actorem,
et Insistente ex una, et Landinus petri Joris, et Marchettus leonis de Cora ex Cisterna reos
conventos, carceratos, et Inquisitos parte ex altera de et supra testimonio
falsitatis per ipsos et ipsos quali deposito scontra Curia prout Latius in
processu cause ad quod relations Magnificus sedens in viso et recognito toto
processu in dicta causa fabbricato quod pro etenim meritis in visis denique
videndis, et consideratis et considerandis declaravit, sententiavit et
condanavit dictos Landinus, et Marchettus, et
quali ipsos in penam vigenti ducatos, et infamie pro quod jure formam
statuorum et quodcumque matum desuper necessariam relaxevit ad modum meliori.
Johannes Bindus Locotenens.
IV Maj 1583
In Nomine Dei amen.
In causa vertent, et que hacta versa(…)inter Magnificus Procutorem actorem, et
Insistente ex una, et Johannes Messeri rensij Johannem monaci, et Paulus
fantaguzzi alias Tizzone ad desertas, reos conventos, carceratos, et
processatos parte ex altera de et super contraventione in aundo venitus per
ipsos, et ipsorum quolibet prout latius in processu cause in Magnificum sedens
in viso et recognito toto processu in
presenti causa frabricato, visis confessionibus prout Joannicchi,
Johanens monaci et Tizzoni, visis denique videndis, et consideratis
considerandis sententiavit, declaravit et condanavit joannacchini Johannem
monaci, et Tizzone, et quali ipsos in penam vigintiquinque scutos Illustrissimi
Carlis nec non in tribus iettibus funis ipsis, et ipsos inferendi in publico
jure formam bannimentos, et quocumque motum de super necessarium in relaxavit
et et ita ad modum meliori. Johannes Bindus Locotenens.
IX Maj 1583
In Nomine Dei amen.
In causa vertent, et que hacta versa est inter Magnificus Procuratorem actorem
et insistente ex una, et Petrum Francisci Sigismundus reum conventum,
carceratum, et processatum parte et altera de et supra vulnere ipsum illato in
capite ferentis Cesaris ad effusione sangiunis proutprocessu in Magnificum
potestas sedens in viso et recognito toto processu in presenti causa
fabbricato, etenim mentis, visa confessione dicti Petri, nisi denique videndis,
et consideratis considerandis eundem petrus condanavit in penam vigenti quinque
florinos que pena est medietas pene contente in Costitutionibus Marchie jure
formam bannimentos, nec non ad satisfacionem nec de nobis per dictum Laurentium
passos occasione prout in et quomodo motum relaxavit in et ita ad modum
meliori.
IX Maj 1583
Presentibus Messere
Ulisse absalone, et dicto Johannes Antonius Mazzancollo testibus. In Nomine Dei
amen. Nos Johannes Bindus nobilis senensis(…)ac Illustrissimi et Beatissimi
Carlis de Setia judex cognitor, et decisor causa vertens inter Magnificum
Procuratorem actor, et insistente, ex una, et Gratianum alias Gratianellatum
Pauli Sblandide deserta reum conventum carceratum, et processatum parte ex
altera in eo, de eo, et supra eo quod dictus Gratianella diversis temporibus
interfecerit nucte bubulas, e multos porcos diversorum dominos et alias prout
latius in processu cause. Unde per nos qui supra viso et recognito toto processu in presenti
causa fabbricato, et eius meritis, visis confessionibus, et ratificationibus
dicti Gratianello visis denique vivendi, et consideratis considerandis Causa in
Christi Nomine reperito sedentes pro Tribunali quia constat nobis et in Curie
dicto Gratianella, et de Jure punibile, propria sequentes formam juris cum
solum Deum pre oculis habente dicimus, sententiamus, declaramus, et condenamus,
dicta Gratianellam in pena perpetuam Triremis, ad ibidem perpetuo remigando, et
ad satisfaciendum de benum et interesse partibus, reservato tam arbitrio
prefati Illustrissimi Domini Carlis et quentaginta moneta de super necessaria,
et opportuna decernimus, et relaxamus, et ita dicimus, pronunciamus,
sententiamus, et condenamus de meliori modo. Ita Procuratorem Ego Johannes
Bindus Locotenens.
X Maj 1583
In Nomine Dei amen.
In causa vertenti, et que hacta versa est inter Magnificum procuratorem actorem
et insistente ex una, et Donatum Castelliccij reum conventum, carceratum, et
processatum partibus altera de et supra interfetione unius porci, prout latius
in processu Magnificus Dominus Sedens viso et recognito toto processu in
presenti cum fabbricato, visis denique vivendi, et consideratis considerandis,
visis meritis dicti processu, visa confessione dicti Donati, visa forma
bannimentos de magna loquitur, Christi nomine declaravit, sententiavit, et
pronunciavit dictum Donatum fac et ex condanamus, conditionis debere, prout
condanavit in penam vigintiquinque Camere Illustrissimi Dominus trinta iactus
funis dicta Donato in publico inferendis jure formam dictos bannimentos, nec
non ad satisfaciendum dannum et
Interesse danno porci, et quadraginta moneta de supra necessitate relexavit et
itain modo meliori. Johannes Bindus Locotenens.
XIII Maj 1583
In Nomine Dei amen,
Nos Johannes Bindus nobilis senensis Illustrissimus Dominus, Illustrissimi et
Beatissimi Carlis de Sermineta Locotenens, cognitor et decisor cause et
causarum vertens inter Magnificum procuratorem actore, et insistente ex una, et
Ciccum, et Honorata Nicolasse alias de Paniottis silique germanis de Cisterna
conventus et processatos partibus ex altera. In eo de eo, et supra eo, quod cum
quodam sero mensis presenti alio veniri tempore prout latius in processu cause
Antonius Caporali(…)Alleva, et Adrianus eius socii invenissent
prout(…)cepissent, et ad carceres adducete vellent, incontinenti Honorato
germanus frater Cicchi presenti ac natus, et forsam allis ac modum generibus
invit in prout(…)auferendo dictum Ciccus et manibus eorum, et dato dicto Cicco
quodam, à quidam persona, cuius nomen hic pro meliori tacet, iidem Ciccus, et
Honoratus presenti sic armati ausi fuerunt irruere qui prout birruario, eosdem
multis vehementibus effimere prout affecerunt respicie et alias prout latius in
dicto processu. Unde nos qui in viso, et
recognito toto processu in presenti causa fabbricato, et eius meritis visis
denique videndis et consideratis considerandis Christi Nomine reperito pro
Tribunali sedentes quia constat nobis, et in Curie prout Ciccu, et Honoratum,
et quelibet ipsos ex culpabilis, et de
jure punibilis, idcirco equentes forma juris, ac Bullat Pontificium, et altera
Declaravit, sententiamus, et pronunciamus prout Ciccu, et Honoratus predictos,
et quelibet ipsos fore et cetera condenandos conditionis debere prout contentos
prout Ciccus et Honoratus, et quelibet ipsos in pena ultimi supplicij, et
confiscationis omnia quorum bonorum Camere Illustrissimi et si ullo unque
tempore pervenerint ut quolibet ipsos pervenerunt in fortias Curie, ducat, et
duci debeat ad locum solitum Justitie, et ibi pro ministrum ad id deputatum,
laqueo Cicchi et Honorati collo apposito,
furcis suspendant, et suspendt, ita tali quod moriant et moriat et
moriat, et animam à corpore penitus separet, ita ipsis, et cuilibet ipsorum sit
condigna pena, et liis transita in
exemplum quecumque mandatus de supra necessaria et opportuna decernimus,
et relaxamus, et ita dicimus pronunciamus sententiam, et condenamus ad modum
meliori. Ita procuratorem, Ego Johannes Bindus.
XX Maj 1583
Hac daturum supremum Dominum Interim et Sudice
ut pro Tribunali sedente in quodam solio
ligneo in ejus solito cubiculo intus arce Sermineti lectus rogans et recitatis
pro mesi Juratum sub die xx Maj, presentibus Johannes Francisco coliangeli
deserta, et Dominus fabritij de judicibus de nola, milite dicte arcis testibus.
In
Nomine Dei amen. Nos Rogerius Massius de Santo Cleupidio Illustrissimus
Venerabilis Dominus ac Terre Sermineti Procuratores et Judex ordinarius
cognitor, et decisor constat vertentium inter Johannes et personas dicte Terre
cognoscentes et conoscere volentes de et supra causa vertens et que hactenus
versa est inter Magnificus Procuratores fiscale actore, et intendentes una,
et Petrus Angeli Ludovici, ac Johannes
baètistam eius frategermanus de Sermineto reos conventos processatos et
contumaces partibusque ex altera eo quam de
hoc presenti anno sub die pro menis Aprilis ut alio veriori tempore pro
ut latius in processu predictis Petrus et Johannes baptista inquisiti pro
diabolico spirito istigati armati consensis moventes se de loca ad locum ausi
fuerunt animi alteri, et alter alteri auscultum coperationes prestando minadere
et assalire, Hectore Macchie incola Terre Sermineti in Territorio Sermineti ubi
dicit “la monechera” dictum qui Hectore pluribusque, et diversis vulnerabusque
afficiensa interficere, et alias prout latius in dicto processu. Unde nos quam
supraviso et recognito toto pro ulla in presenti causa fabbricato, et ejus
meritis, visa contumacia incusata pro supradicta Magnificus Procuratores pro
petri et Johannes baptista pro visis denique videns, et consideratis
considerandis Christi Nomine reperito pro Tribunali sedentes in quidam solio
ligneo in Cubicolo nostre solite residentie, quia constat nobis et nostre Curie
johannes baptistam attentatos, eos quia
esse culpabiles et de(…)Idcirco sequentes formam juris et statutus Terre
Sermineti pronunciamus sententiamus, et conenamus, per Petrum et Johannem
baptistam, et quemlibet ipsios in penam ultimi supplici, ad furcas, Ita et tali
quam si ullo unque tempore Petrus et Johannes baptista presenti seu alij quos
ipsios in fortias Curie pervenerint seu pervenerint, ducatus et ducandus ad
locum justitie, inique pro ministri deputati laqueo collo apposito furcis
suspendant, et suspendat ita quod penitus moriant et moriat et anima à corpore
separet, ut ipsis sit condigna pena mors pro et alii transat in exemplum, et
ita dicimus, sententiamus, et
condemnamus istum et alio meliori modo per ipsos petri et Johannes baptista
quam ex forma status terre Sermineti pro veri et legittima confessione
reputavimus, et reputandus, prout et eos casu confessis et divietis haberi
declaramus, Approbo ego Johannes felice Notarius. Ita Pronunciamus et ego
Rogans Mattius Procuratores.
In Nomine Dei amen. In causa vertens, et que hacta
necessaria est inter Magnifum procuratorem actorem et insistente ex una, et
Bernardini alias scapanuccio de piperno carceratus, et reum conventus partibus
ex altera de et supra aspertatione pugionis, et at potere actis Magnificus Dominus
protestate sedens viso et recognitio toto processo in presenti causa
fabbricato, et ejus meritis juris denique videndis, et consideratis
considerandis Christi nomine pronunciavit, declaravit, et sententiavit, eundem
scapparicium fore et ex condennanda conditionis prout condanavit in penam
decesectos Camere Illustrissimi apposito et triginta ictum funis dicto
scappanucio pubblice inferendos, et quadraginta moneta de super necessarium et
oportunum relaxevit et ita pronunciavit, sententiavit, et condanavit modo
meliori.
VIII Junis 1583
Pro scappuccio supradicto quam prolem penitentim
composit idem coram et facto exit et producit preces cum(…)Illustrissimi Carli
tenoris infrascripti soluta meditate pena pecuniarie, de alia meditate, et depenna tortura origo gratia facimus. Datum
Romae die sexta Junij 1583. Locos sigilli, Johannes franciscus peranda
secretarius petit recipi et amitti modo meliori….
In nomine Domini amen. In causa certente inter
Magnificus Procuratore fiscale inquirente et actore ex una, et Tedeum absalonne
inquisitus(…)et carceratus parte ex altera de et supra pugno pro ipsius dato
Flaminio genero Angeli lupi rebusque aliis prout ex actis Magnificus Dominus
Potestas sedens in viso et recondito
procellus in presenti causa fabbricato, et ejus meritis, denique videndum, et
consideratis Christi Nomine( …)et sententiavit dictum Teseu fore et
considerati, considerandis(…)prout condenavit juntis de casis animus huius(
…)in penam scutos trium et baiocchis duodecim cum dimidio iuxta formam
bandimentos que pena est indicta pene contente in costitutionibus Marchie,
Camere Illustrissimi Dominus appositus et quodcumque que tum relaxavit et ita
dixit de modo Meliori.
Conclusioni
Credo di aver solo
modicamente contribuito alla conoscenza documentaria sermonetana, non penso e
non ritengo che qualcuno possa farlo di aver esaurito un argomento, quale
quello sermonetano, che richiede ancora
tanto impegno da profondere filosoficamente, nell’accezione greca del
lemma, la ricerca prosegue, e proseguirà in futuro; nuovi materiali e nuove
conoscenze emergeranno e daranno spunti di ricerca ancora più ampli; vicende
per ora riposte nel criptico, troveranno finalmente cittadinanza come meritano
nel contesto narrativo e nella loro dinamica fenomenologia. Questo contributo
apporta nuove considerazione che, come miscellanea, e non potrebbe essere
altrimenti, raccoglie disparati argomenti che delucidano alcune vicende
certamente ancora inedite, quindi assai interessanti nella loro drammatica
evoluzione; piccoli frammenti di vitale umanità artigianale, politica, sociale
e meramente economica, che credo possa indurre a considerare un paese come
Sermoneta sia la sede ufficiale del Castello Caetani sia anche quella
altrettanto pregnante di molteplici attività; intorno e dentro il citato
Castello, come esternamente a questo
viveva un paese di cui gli stessi Caetani erano integralmente partecipi, sia
come Signori feudali che come membri della stessa cittadinanza; e credo che
loro proprio abbiano avvertiro per primi e pensato con questo criterio la loro
vita sia nella Rocca di loro erezione che lo stesso paese.
1. Enciclopedia Treccani-Dizionario
Biografico degli Italiani, voce CAETANI Antonio, Vol.16
2. ^ Studi dello storico Eros Ciotti nel suo
libro Le Paludi Pontine del '500 e la Gioconda di Leonardo da Vinci e
successivi studi su Francesco Melzi, allievo di Leonardo e presente con lui
nelle Paludi Pontine.
3. ^ Acquapuzza era un baluardo di difesa
contro la piaga della pirateria diffusissima sulle coste e l'entroterra
pontino, poiché i corsari avevano basi nelle spelonche marittime del Monte
Circeo e nelle rade delle vicine isole di Ponza e Ventotene.
4. ^ La fortezza era situata in una conca
ricavata nel fianco basso della montagna, una specie di "podio" di
roccia che valse l'ulteriore nome al sito di "Castrum Podii" o
"Castel del Podio".
5. ^ L. Fiora, Sermoneta e i Caetani:
dinamiche.
6. ^ P. Pantanelli, Notizie istoriche delle
Terre di Sermoneta.
7. ^ Ciò è confermato nel libro "Viaggi
di Monaci e Pellegrini" di Pietro Di Leo pag. 29:" ...Torre
d'Acquapuzza, Passo cattivissimo di spiaggia e sassi."
8. ^ L. Fiora, Sermoneta e i Caetani:
dinamiche.
9. ^ M. Pacilli, La strada si racconta.
10. ^ Studi dello storico Eros Ciotti nel suo
libro “Le Paludi Pontine del '500 e la Gioconda di Leonardo da Vinci" e
successivi studi su Francesco Melzi, allievo di Leonardo e presente con lui
nelle Paludi Pontine.
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